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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (3 giugno 2009)


  2. #12
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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (3 giugno 2009)

    Ultima modifica di Guelfo Nero; 16-10-10 alle 19:18

  3. #13
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  4. #14
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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (3 giugno 2009)



    La copertina dell'ottimo libro: in distribuzione dal 6 dicembre 2010.

  5. #15
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  6. #16
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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (3 giugno 2009)

    Ultima modifica di Guelfo Nero; 11-12-10 alle 13:57

  7. #17
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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (3 giugno 2009)

    INTERVISTA AD ANDREA GIACOBAZZI AUTORE DEL LIBRO: “L’ASSE ROMA – BERLINO –TEL AVIV” EDITO DA IL CERCHIO

    1. Due anni di studi e ricerche, cosa l’ha spinta ad addentrasi nel rapporto che diverse organizzazioni ebraiche hanno avuto negli anni Trenta con quello che oggi vien chiamato “male assoluto”, cioè fascismo e nazionalsocialismo?

    Principalmente il mio interesse per il Medio Oriente e per la storia europea negli anni della seconda guerra mondiale.
    In secondo luogo, un elemento di forte interesse che mi ha spinto a condurre questa ricerca, consiste nell’ossimoro che è presente nella domanda che mi avete appena posto. L’idea che il presunto ed ideologico “male assoluto” - insieme con i carnefici da esso generati- , potesse avere non solo punti di contatto ma ampie e chiare coappartenenze con le “forze del bene” ed addirittura con alcune delle vittime è qualcosa di non irrilevante nella comprensione del passato recente e dell’attualità.
    Questa complessità della storia, che va oltre le semplificazioni a cui gran parte del pubblico assiste, è stata per me una scoperta e, al tempo stesso, un forte incentivo nella conduzione del mio studio.


    2. Gli elementi razziali dell’entità ebraico-sionista quanto hanno pesato nell’iniziale “vicinanza” tra sionisti e “nazi-fascisti”? può parlarsi di un razzismo ebraico spurio e laico? Quanto ha pesato in questo frangente della storia ebraica la frattura tra laici e religiosi all’interno del mondo ebraico?

    Il sionismo nasce, all’interno dell’ebraismo, in contrasto con le posizioni religiose-ortodosse. In esso però molti elementi della “elezione ebraica” come la discendenza di sangue, la distanza rispetto ai gentili e diversi altri aspetti fortemente identitari emersi nella storia del giudaismo, finiscono per riproporsi in una chiave moderna e nazionalista: statale-nazionale o, addirittura, social-nazionale.
    Il razzismo ottocentesco ha certamente avuto un’influenza non trascurabile sul sionismo. Non comprendere l’importanza della discendenza “di sangue” nell’ebraismo e l’impulso razzistico e nazionalista del diciannovesimo secolo all’interno del sionismo, significa rimuovere una parte importante delle premesse su cui si fonda l’ideale statale ebraico. Seppure con fasi diverse ed intensità discontinua, quanto appena scritto riguarda questo percorso politico da Herzl (inauguratore del sionismo politico) fino ai giorni nostri.

    3. Può in breve distinguere i filoni che hanno preso contatto con i regimi di Roma e Berlino, e indicare le loro specificità?

    Potremmo dire “3 x 2”. I tre filoni sono “ebraismo in genere”, “sionisti” e “sionisti revisionisti”, questi ultimi detti i “fascisti del sionismo” per la loro maggior comunanza ideologico-dottrinale con quelle che saranno le potenze dell’Asse. Il “x 2” indica invece i rispettivi rapporti con le due entità politiche prese in esame: Italia fascista e Germania nazionalsocialista.
    Facendo una grande sintesi si può dire che il mio saggio cerca di analizzare gli intensi rapporti che hanno coinvolto le più diverse organizzazioni ebraiche (religiose, non religiose, socialiste, nazionaliste, sioniste, sioniste-revisioniste) e le gerarchie politiche dell’Italia di B. Mussolini e della Germania di A. Hitler. Alcuni tra i temi affrontati sono: la presenza massiccia di ebrei tra i dirigenti dello stato fascista, il caso del giornale ebraico-fascista “La Nostra Bandiera”, gli intensi e proficui scambi tra i dirigenti sionisti e l’Italia di quegli anni in campo economico e politico, il rapporto privilegiato dei sionisti-revisionisti di Jabotinsky e le organizzazioni di regime, in particolare la nascita, presso la scuola marittima di Civitavecchia, di un corso ebraico, nucleo della futura marina israeliana; in ambito tedesco: l’esistenza di gruppi organizzati di ebrei “assimilati” favorevoli all’instaurazione del nazionalsocialismo, la presenza tutt’altro che ridotta di esponenti di origine ebraica nelle forze armate e negli apparati di potere tedeschi, un cenno alle fonti finanziarie del regime hitleriano, i forti legami e gli importanti accordi “nazi-sionisti” tra cui l’Haavara (per il trasferimento delle proprietà ebraiche in Palestina) e gli Umschulungsläger (campi di addestramento per i pionieri sionisti presenti in Germania), le collaborazioni con i sionisti-revisionisti ed in particolare le proposte di alleanze di guerra avanzate dal Lehi al Terzo Reich in cambio d’aiuto per la creazione dello stato ebraico. A questi passaggi se ne aggiungono diversi altri ma mi fermo qui per brevità.

    4. In Italia quando finisce la “vicinanza” tra sionisti e fascisti? Esiste un Mussolini amico degli ebrei e filo-sionista? Con le leggi razziali del 1938 come si pongono le emanazioni sioniste in Italia?

    Mussolini non era estraneo a cambi di posizione, arrivò anche a dirsi “sionista” e ad atteggiarsi a “protettore degli ebrei”. I rapporti con i sionisti, come è facile immaginare, nella seconda metà degli anni ’30 saranno sempre più prossimi al raffreddamento, in particolare da quando il regime inizierà ad esprimere simpatie antigiudaiche. Va però detto che per alcuni anni, e fino al 1938, i “sionisti revisionisti” avranno un corso speciale presso la Scuola marittima di Civitavecchia. Da questo corso usciranno diversi esponenti della futura marina israeliana. La copertina del libro consiste in una foto di questo corso con alcuni allievi che festeggiavano sotto la scritta “W IL DUCE”.
    Pare che alcuni contatti “revisionisti” abbiano continuato ad esistere anche dopo le leggi razziali. Comunque sia i “revisionisti scissionisti” dell’organizzazione “Lehi”, ebbero contatti con la Germania nazionalsocialista nel 1940-1941.
    In generale, tornando al discorso italiano, va ricordato che con il 1939 anche la stampa ebraica sarà soppressa. Molto interessante, a proposito dell’evoluzione dei rapporti con l’avvicinamento delle leggi razziali, è un confronto tra Paolo Orano e Leone Carpi (leader italiano della componente revisionista) circa il rapporto sionismo-italianità-fascismo. In questa occasione Carpi arriverà a dire, parlando degli esponenti del suo movimento, che questi “furono a più riprese onorati dell’appellativo di «fascisti» da amici e avversari, perché strenui assertori di un puro ordinamento nazionale corporativo, con assoluta abolizione della lotta di classe”. Contestualmente i dirigenti revisionisti saranno classificati come “soldati italiani e fascisti”.

    5. Nella Germania hitleriana come sopravvive un contatto di “sangue ebraico” fin anche nelle forze armate tedesche? Quale il rapporto “strategico” tra Organizzazione Sionista e Terzo Reich?

    Molti erano gli esponenti che nelle forze armate tedesche - per usare un’espressione diffusa al tempo - avevano almeno una parte di “sangue ebraico”. Le statistiche che ho riportato parlano di circa 150.000 unità.
    In relazione ai sionisti: vi era una quantomeno parziale complementarità di progetti. I nazionalsocialisti e i sionisti volevano un’Europa meno ebraica possibile. In questa ottica furono sviluppati i rapporti e gli accordi che accennavo poco fa. Un’ulteriore prova di questo si ha nel fatto che la relazione del sionismo con gli “antisemiti” era certamente precedente rispetto alla nascita del nazionalsocialismo, già dai tempi di Herzl, ebbero luogo contatti di questo tipo. La critica ebraica al sionismo non ha mai mancato di ricordare che i sionisti facevano proprio il grido dei nemici stessi del popolo ebraico: “Ebrei andatevene!”.

    6. In conclusione, come crede sarà giudicato dagli storici professionisti e dalla comunità ebraica italiana questo lavoro?

    Nell’introduzione ho chiarito che l’obiettivo delle pagine del libro sta nell’esporre ed approfondire queste relazioni positive senza avere, ovviamente, la pretesa di ridurre al mio saggio la storia ebraica degli anni ‘20, ‘30 e ’40; allo stesso tempo, svolgendo le ricerche, ho cercato di condurre lo studio rifacendomi semplicemente ai principi della libera e serena analisi storica.
    Questo libro - lo dico per spiegare il percorso in cui si è formato e per rispondere alla vostra domanda - è il frutto di due anni di studi svolti in diversi archivi in Italia ed in Israele.
    In esso ho riportato molti estratti di riviste e periodici ebraici dell’epoca. Delle 800 note presenti nel libro (oltre a quelle relative ai documenti ed agli estratti della stampa), la larga maggioranza fa riferimento ad opere di autori aventi cittadinanza israeliana o origine ebraica. In molti casi, ed in particolare in relazione alle basi teoriche del sionismo, sono stati citati direttamente testi e riflessioni degli stessi protagonisti del sionismo.
    Dico questo per dimostrare che sono principalmente le fonti ebraiche che hanno permesso la formazione del saggio. Al momento non vedo ragioni per cui possano scatenarsi polemiche.
    Come conclusione di questa ultima risposta, vorrei anche ringraziarvi per l’attenzione che avete rivolto al mio libro ed augurarvi buon lavoro.

    Fonte: www.rinascita.eu
    Ultima modifica di Guelfo Nero; 17-01-11 alle 10:55

  8. #18
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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (3 giugno 2009)

    Giulianova. Intervista ad Andrea Giacobazzi sul libro “L’Asse Roma-Berlino-Tel Aviv”

    sarà presentato prossimamente al Circolo Il Nome della Rosa

    di Pietro Ferrari

    1) Claudio Mutti e Alberto Rosselli hanno descritto l’infatuazione arabo-islamica per i regimi degli anni ’30 in Europa e il variegato e complesso intreccio di strategìe che coltivarono insieme in funzione antibritannica, lei come giudica questi rapporti alla luce della sua ricerca per certi versi speculare?

    Il principio era simile. Mussolini aveva certamente meno pregiudiziali di Hitler nel confrontarsi con quel mondo ebraico che così insistentemente voleva avere un suo spazio nel Mediterraneo, un mare strategicamente importante per la Gran Bretagna e fondamentale per l’Italia. Ridurre però la questione all’aspetto anti-inglese non è corretto. I nazionalsocialisti, dal canto loro, non mancavano di guardare con attenzione al sionismo: li avrebbe facilitati nello svuotare l’Europa dagli ebrei. In questa ottica si svilupparono contatti, collaborazioni e accordi. Inoltre, c’è l’aspetto ideologico: anche il sionismo è un erede del nazionalismo e molti aspetti della cultura ebraica presenantano caratteri tutt’altro che inclusivi.

    2) Quanto eredita il differenzialismo sionista dal clima culturale europeo del XIX Secolo e quanto invece, dal messianesimo del giudaismo novotestametario?

    Il sionismo è una riedizione – ben impastata con elementi moderni – di ciò che era l’ebraismo tradizionale. Una riedizione certamente deformata, nazionale-statale, e contrapposta alla dottrina del rabbinato, i cui esponenti – per anni – guardarono con indifferenza o disprezzo ai tentativi di ricostruire uno stato ebraico. Molto si è scritto su messianismo e sionismo. Per come intesa dal rabbinato “ortodosso” la colpa del sionismo sta proprio nel voler forzare la volontà divina, fondando uno stato ebraico senza l’attesa del tempo messianico.

    3) Cosa spinse Vladimir Jabotinsky ad avvicinarsi al nazionalista ucraino Simon Petliura, intriso di antigiudaismo?

    Petliura e le sue “truppe” ucraine erano considerati pericolosi e violenti antisemiti dalle comunità ebraiche del paese. Nella lotta anticomunista che attraversava l’Ucraina dopo la prima guerra mondiale, Jabotinsky decise di studiare un accordo con il leader “nazionale” Petliura per scortare con una gendarmeria ebraica le sue truppe ed evitare così violenze ai danni dei giudei nella lotta che si stava conducendo contro i comunisti. La proposta generò moltissime accuse da parte ebraica contro Jabotinsky, che era un fervente anticomunista ed un ammiratore del nazionalismo.

    4) La scissione di Avrham Stern dall’Irgun all’interno del revisionismo sionista, fu connaturata da differenze ideologiche rispetto all’altalenante Jabotinsky?

    Stern era per natura un rivoluzionario, con tutta l’idealità e la “follia” che sono proprie dei rivoluzionari. Era pronto a tutto pur di debellare il giogo britannico sulla Palestina, anche di legarsi alle forze dell’Asse. Aveva studiato in Italia ed aveva ammirazione per molti aspetti della politica mussoliniana, il suo nazionalismo era – se possibile – ancor più forte di quello jabotinskyano, certamente era meno “politico”. Allo scoppio della guerra la sua linea entrò in netto contrasto con il leader revisionista e si arrivò alla scissione da cui nacque l’ “IZL in Israel”, poi “Lehi”, che tenterà di mettere in campo un’alleanza di guerra con la Germania di Hitler.

    5) Quali caratteristiche della figura di Joseph Trumpeldor, addirittura ufficiale zarista, ispirarono la nascita del gruppo paramilitare del Betàr in Lettonia?

    È il soldato-modello del Betar, il movimento giovanile di ispirazione sionista-revisionista. Il Betar sommava in sé elementi militaristi e nazionalisti. Trumpeldor era esattamente questo: un militare nazionalista pronto ad ogni sacrificio per la sua terra. Morì in un attacco arabo a Tel Hai nel 1920.

    6) Secondo lei, la lettura del suo libro infastidirà più gli ambienti di una certa destra radicale o quelli moderati e/o progressisti imbevuti dalla storiografìa “ufficiale” (cioè di propaganda)?

    Scrivere questo libro mi è servito per riscoprire la complessità del passato. La storia semplificata e propagandistica cessa di essere “storia” per diventare qualcosa di ideologicamente appagante. Ho riscontrato approcci molto trasversali sia per quanto concerne l’approvazione sia per le critiche. Va detto che siamo ancora in una fase iniziale. Colgo l’occasione per ringraziarVi di questo spazio e Vi auguro buon lavoro.

    Pietro Ferrari

    Fonte: www.giulianovanews.it
    Ultima modifica di Guelfo Nero; 17-01-11 alle 10:52

  9. #19
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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (3 giugno 2009)

    075 Rapporti tra le organizzazioni ebraiche tedesche e il Nazionalsocialismo

    Davide D’Amario

    Rinascita ha incontrato Andrea Giacobazzi, autore del libro “L’Asse Roma-Berlino-Tel Aviv"

    D: Due anni di studi e ricerche. Cosa l’ha spinta ad addentrasi nel rapporto che diverse organizzazioni ebraiche hanno avuto negli anni Trenta con quello che oggi vien chiamato “male assoluto”, cioè fascismo e nazionalsocialismo?

    R: Principalmente il mio interesse per il Medio Oriente e per la storia europea negli anni della seconda guerra mondiale. In secondo luogo, un elemento di forte interesse che mi ha spinto a condurre questa ricerca, consiste nell’ossimoro che è presente nella domanda che mi ha appena posto. L’idea che il presunto ed ideologico “male assoluto” - insieme con i carnefici da esso generati - , potesse avere non solo punti di contatto ma ampie e chiare co-appartenenze con le “forze del bene” ed addirittura con alcune delle vittime è qualcosa di non irrilevante nella comprensione del passato recente e dell’attualità. Questa complessità della storia, che va oltre le semplificazioni a cui gran parte del pubblico assiste, è stata per me una scoperta e, al tempo stesso, un forte incentivo nella conduzione del mio studio.

    D: Gli elementi razziali dell’entità ebraico-sionista quanto hanno pesato nell’iniziale “vicinanza” tra sionisti e “nazi-fascisti”? Si può parlare di un razzismo ebraico spurio e laico? Quanto ha pesato in questo frangente della storia ebraica la frattura tra laici e religiosi all’interno del mondo ebraico?

    R:Il sionismo nasce, all’interno dell’ebraismo, in contrasto con le posizioni religiose-ortodosse. In esso però molti elementi della “elezione ebraica” come la discendenza di sangue, la distanza rispetto ai gentili e diversi altri aspetti fortemente identitari emersi nella storia del giudaismo, finiscono per riproporsi in una chiave moderna e nazionalista: statale-nazionale o, addirittura, social-nazionale.
    Il razzismo ottocentesco ha certamente avuto un’influenza non trascurabile sul sionismo. Non comprendere l’importanza della discendenza “di sangue” nell’ebraismo e l’impulso razzistico e nazionalista del diciannovesimo secolo all’interno del sionismo, significa rimuovere una parte importante delle premesse su cui si fonda l’ideale statale ebraico. Seppure con fasi diverse ed intensità discontinua, quanto appena scritto riguarda questo percorso politico da Herzl (inauguratore del sionismo politico) fino ai giorni nostri.

    D:Può in breve distinguere i filoni che hanno preso contatto con i regimi di Roma e Berlino, e indicare le loro specificità?

    R: Potremmo dire “3 x 2”. I tre filoni sono “ebraismo in genere”, “sionisti” e “sionisti revisionisti”, questi ultimi detti i “fascisti del sionismo” per la loro maggior comunanza ideologico-dottrinale con quelle che saranno le potenze dell’Asse.

    Il “x 2” indica invece i rispettivi rapporti con le due entità politiche prese in esame: Italia fascista e Germania nazionalsocialista. Facendo una grande sintesi si può dire che il mio saggio cerca di analizzare gli intensi rapporti che hanno coinvolto le più diverse organizzazioni ebraiche (religiose, non religiose, socialiste, nazionaliste, sioniste, sioniste-revisioniste) e le gerarchie politiche dell’Italia di Benito Mussolini e della Germania di Adolf Hitler.

    Alcuni tra i temi affrontati sono: la presenza massiccia di ebrei tra i dirigenti dello stato fascista, il caso del giornale ebraico-fascista “La Nostra Bandiera”, gli intensi e proficui scambi tra i dirigenti sionisti e l’Italia di quegli anni in campo economico e politico, il rapporto privilegiato dei sionisti-revisionisti di Jabotinsky e le organizzazioni di regime, in particolare la nascita, presso la scuola marittima di Civitavecchia, di un corso ebraico, nucleo della futura marina israeliana; in ambito tedesco: l’esistenza di gruppi organizzati di ebrei “assimilati” favorevoli all’instaurazione del nazionalsocialismo, la presenza tutt’altro che ridotta di esponenti di origine ebraica nelle forze armate e negli apparati di potere tedeschi, un cenno alle fonti finanziarie del regime hitleriano, i forti legami e gli importanti accordi “nazi-sionisti” tra cui l’Haavara (per il trasferimento delle proprietà ebraiche in Palestina) e gli Umschulungsläger (campi di addestramento per i pionieri sionisti presenti in Germania), le collaborazioni con i sionisti-revisionisti ed in particolare le proposte di alleanze di guerra avanzate dal Lehi al Terzo Reich in cambio d’aiuto per la creazione dello stato ebraico. A questi passaggi se ne aggiungono diversi altri ma mi fermo qui per brevità.

    D: In Italia quando finisce la “vicinanza” tra sionisti e fascisti? Esiste un Mussolini amico degli ebrei e filo-sionista? Con le leggi razziali del 1938 come si pongono le emanazioni sioniste in Italia?

    R: Mussolini non era estraneo a cambi di posizione, arrivò anche a dirsi “sionista” e ad atteggiarsi a “protettore degli ebrei”. I rapporti con i sionisti, come è facile immaginare, nella seconda metà degli anni ’30 saranno sempre più prossimi al raffreddamento, in particolare da quando il regime inizierà ad esprimere simpatie antigiudaiche.
    Va però detto che per alcuni anni, e fino al 1938, i “sionisti revisionisti” avranno un corso speciale presso la Scuola marittima di Civitavecchia.
    Da questo corso usciranno diversi esponenti della futura marina israeliana. La copertina del libro consiste in una foto di questo corso con alcuni allievi che festeggiavano sotto la scritta “W IL DUCE”.
    Pare che alcuni contatti “revisionisti” abbiano continuato ad esistere anche dopo le leggi razziali. Comunque sia i “revisionisti scissionisti” dell’organizzazione “Lehi”, ebbero contatti con la Germania nazionalsocialista nel 1940-1941. In generale, tornando al discorso italiano, va ricordato che con il 1939 anche la stampa ebraica sarà soppressa.
    Molto interessante, a proposito dell’evoluzione dei rapporti con l’avvicinamento delle leggi razziali, è un confronto tra Paolo Orano e Leone Carpi (leader italiano della componente revisionista) circa il rapporto sionismo-italianità-fascismo. In questa occasione Carpi arriverà a dire, parlando degli esponenti del suo movimento, che questi “furono a più riprese onorati dell’appellativo di «fascisti» da amici e avversari, perché strenui assertori di un puro ordinamento nazionale corporativo, con assoluta abolizione della lotta di classe”. Contestualmente i dirigenti revisionisti saranno classificati come “soldati italiani e fascisti”.

    D: Nella Germania hitleriana come sopravvive un contatto di “sangue ebraico” finanche nelle forze armate tedesche? Quale il rapporto “strategico” tra Organizzazione Sionista e Terzo Reich?

    R: Molti erano gli esponenti che nelle forze armate tedesche - per usare un’espressione diffusa al tempo - avevano almeno una parte di “sangue ebraico”. Le statistiche che ho riportato parlano di circa 150.000 unità.
    In relazione ai sionisti: vi era una quantomeno parziale complementarità di progetti. I nazionalsocialisti e i sionisti volevano un’Europa meno ebraica possibile. In questa ottica furono sviluppati i rapporti e gli accordi che accennavo poco fa. Un’ulteriore prova di questo si ha nel fatto che la relazione del sionismo con gli “antisemiti” era certamente precedente rispetto alla nascita del nazionalsocialismo, già dai tempi di Herzl, ebbero luogo contatti di questo tipo.Ein Nazi fährt nach Palästina.JPG(nella foto la medaglia commemorativa della collaborazione tra ebrei tedeschi e governo Nazionalsocialista.waa) La critica ebraica al sionismo non ha mai mancato di ricordare che i sionisti facevano proprio il grido dei nemici stessi del popolo ebraico: “Ebrei andatevene!”.

    D: In conclusione, come crede sarà giudicato dagli storici professionisti e dalla comunità ebraica italiana questo lavoro?

    R: Nell’introduzione ho chiarito che l’obiettivo delle pagine del libro sta nell’esporre ed approfondire queste relazioni positive senza avere, ovviamente, la pretesa di ridurre al mio saggio la storia ebraica degli anni ‘20, ‘30 e ’40; allo stesso tempo, svolgendo le ricerche, ho cercato di condurre lo studio rifacendomi semplicemente ai principi della libera e serena analisi storica.
    Questo libro - lo dico per spiegare il percorso in cui si è formato e per rispondere alla vostra domanda - è il frutto di due anni di studi svolti in diversi archivi in Italia ed in Israele. In esso ho riportato molti estratti di riviste e periodici ebraici dell’epoca. Delle 800 note presenti nel libro (oltre a quelle relative ai documenti ed agli estratti della stampa), la larga maggioranza fa riferimento ad opere di autori aventi cittadinanza israeliana o origine ebraica. In molti casi, ed in particolare in relazione alle basi teoriche del sionismo, sono stati citati direttamente testi e riflessioni degli stessi protagonisti del sionismo.
    Dico questo per dimostrare che sono principalmente le fonti ebraiche che hanno permesso la formazione del saggio. Al momento non vedo ragioni per cui possano scatenarsi polemiche.
    Come conclusione di questa ultima risposta, vorrei anche ringraziarvi per l’attenzione che avete rivolto al mio libro ed augurarvi buon lavoro.

    Fonte: 075 Rapporti tra le organizzazioni ebraiche tedesche e il Nazionalsocialismo : Olo-truffa

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    Predefinito Rif: Mysterium iniquitatis: Una controstoria (MIlano 3 giugno 2009)

    Circolo virtuoso Il nome della Rosa

    Giulianova Alta, Via Gramsci 46/a

    Venerdì 4 febbraio ORE 21,30

    SAGGISTICA

    “L’ASSE ROMA-BERLINO-TEL AVIV“

    Incontro con:

    Andrea GIACOBAZZI

    A cura di:

    Pietro FERRARI

 

 
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