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    Predefinito Riferimento: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Lettera a Monsignor Fellay in risposta alla mia espulsione
    della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

    di Padre Basilio Meramo, ex Superiore del Distretto del Messico della Fraternità S. Pio X

    Ho appena ricevuto, il 7 aprile, in mano propria, come era prevedibile, attenendosi alla logica conseguenza delle cose, dopo due avvertimenti canonici, la notifica della mia espulsione, che è naturalmente ingiusta ed invalida, sia giuridicamente che teologicamente, perché le ammonizioni erano di per se stesse inconsistenti, e di conseguenza respinte da me immediatamente,come si può desumere dalle mie due lettere in risposta alle stesse.

    Ad ogni modo, ricorro alla Roma Eterna, interponendo ricorso contro il decreto della mia espulsione, ai sensi del diritto canonico, canone 647 § 2 n° 4. Esso ha effetto sospensivo e così, giuridicamente l'espulsione rimane in bocciatura, senza effetto giuridico, fino alla risoluzione del ricorso, e questo resterà ad ogni modo indefinito, perché la Roma Eterna è oggi invasa da indegni prelati che non compiono il loro dovere, ex officio, confermando i fedeli nella fede, ma fanno tutto il contrario, per corrompere, prostituire la fede, il culto e la morale, violando la verità, il cui impero detestano quali anticristi; e questo per di più, come se fossero Dio, cioè, nel nome di Dio, della sacra obbedienza all'autorità e alla gerarchia della Chiesa. Non si è mai visto maggiore abominazione e desolazione in posto sacro, facendosi inoltre adorare come se fossero Dio, invocando la potestà divina, la quale pervertono ed calpestano. E per questo Monsignore Lefebvre disse che "Roma è occupata da anticristi" nella sua dichiarazione del 30 di giugno 1988. Ironia della sorte, il tema rimane, come per dire, pendenza fino alla Parusía di Cristo.
    Nonostante mi tocchi sopportare, soffrire, con pazienza ed integrità l'ingiuria ricevuta, rimanendo fermo nel combattimento frontale, come sacerdote cattolico, apostolico e romano, rimanendo fermo contro il modernismo della Roma anticristica, come un'altra volta Monsignore Lefebvre indicò nella stessa dichiarazione già menzionata, alla Roma modernista e liberale che perseguita a morte la sacrosanta ed infallibile Tradizione Cattolica, davanti alla quale oggi lei insieme a tutta la cupola direttiva della Fraternità e agli altri tre vescovi della stessa, impunemente e vigliaccamente claudica, consegnandoci sotto apparenza di bene nelle braccia del "magnanimo e paterno" Benedetto XVI, che è riuscito a sedurli con abile e sottile manipolazione facendo loro cadere nella trappola.
    Ora, se lei me lo permette, Le rigiro le sue fulminanti, benché assurde, accuse, almeno le più rilevanti e gravi, dato il contesto teologico-dottrinale di quello che è il problema. Mi si è accusato di false e gravi accuse contro il Superiore Generale, di danno grave per aver assunto una posizione contraria, di ostinazione, di ribellione contro l'autorità, di scandalo, etc.
    Volesse sapere, stimato e stimabile Monsignore, quali le accuse false sono contro di Lei, gravi in sé, ma false no; se c'è falsità ingiusta della mia parte, c'è bensì, e mi perdoni lei, giusta dalla sua, dato che ha un doppio linguaggio, da molto tempo e non è perché lei sia bilingue, ma per il suo gran dilemma su come portarci ad un accordo senza che si noti il tradimento, coperto sotto una falsa apparenza di bene.
    Come è possibile accettare quello che lei stesso disse otto anni fa, (in un'intervista al diario valesano la Liberai, l' 11 maggio di 2001, ed edita in DICI n° 8, il 18 maggio dello stesso anno) "che noi riconosciamo al 95% il Concilio Vaticano II", senza essere liberale e modernista,
    quando perfino gli stessi liberali e modernisti riconoscono che il Concilio Vaticano II fu, come disse il Cardinale Suenens: "Il 1789 nella Chiesa", cioè, la Rivoluzione Francese del 1789 dentro la stessa Chiesa, o anche come affermò l'allora Cardinale Ratzinger ed oggi Benedetto XVI: "Il problema del Concilio fu assimilare i valori di due secoli di cultura liberale" !
    (Lo detronizzarono, Monsignore Marcel Lefebvre, nell'introduzione)
    Quindi è chiaro ed evidente che chiunque che conservi o accetti il Concilio Vaticano II per il 95% accetta in un 95% la Rivoluzione Francese dentro la Chiesa, che assimila due secoli di cultura liberale nella Chiesa. Un 95% è una percentuale alta statisticamente e matematicamente considerato.
    Allora la gran domanda è: che ci vuole dire? Che cosa pretende di farci credere? Dicendo che si va a dialogare o a discutere con Roma dottrinalmente, che cosa discutete? Forse il 5% che rimane? Questo prova solo facilmente la parodia, l'inganno, la bugia e la falsità
    obiettivamente parlando, e questo per tappe con gran apparato di serietà, mentre in realtà tutto marcisce più velocemente.
    Per sè fosse poco, che cosa rimane della Fraternità, della resistenza davanti al modernismo se si guarda, se si fa proprio, se si mantiene o accetta il 95% del nefasto ed atipico Concilio Vaticano II, adogmático e per se stesso, assurdo, come quello concepire un circolo quadrato o un triangolo bilátero, un matrimonio cattolico non indissolubile, perché come fa vedere il teologo domenicano Marín Solá, successore nella cattedra dell'eminente teologo tomista in Friburgo, il Padre Norberto del Prato:
    "È rivelato che "tutto il Concilio ecumenico è infallibile", o la stessa cosa, cioè "è rivelato che "ogni Concilio è infallibile se è ecumenico".(L'Evoluzione Omogenea del Dogma Cattolico, Marín Solo,ed. BAC, Madrid 1963, p. 435); libro elogiato nel 1923, finchè lo lesse il Cardinale Merry
    del Val che fu Segretario di Stato di San Pio X, che lo utlizzò per combattere l'eresia modernista, che pretendeva un mutamento evoluzionistico ed eterodosso del dogma cattolico, tale quale oggi la concepisce Benedetto XVI, quando disse essendo Cardinale che "mette in dubbio che ci sia un magistero che sia permanente e definitivo nella Chiesa che non è oramai una verità permanente nella Chiesa, verità di Fede, dogmi in conseguenza, finirono i dogmi nella Chiesa, questo è radicale.
    Evidentemente questo è eretico, è chiaro, è orribile, ma è così. Come l'affermò Monsignore Lefebvre in una delle sue ultime conferenze spirituali ad Ecône, 8 e 9 febbraio di 1991 ( morì il 25 marzo di 1991).
    Ma ora è, secondo lei "magnanimo", "coraggioso", "paterno", l'ispira fiducia, è conservatore, ed ancora criticato dall'ultraprogressismo come favorevole alla Tradizione, in sintesi quasi un tradizionalista davanti al quale lei sta "quasi" correndo a Roma e l'ammira con ingenuità come si desume dal sorriso che si può apprezzare in alcune fotografie in una delle sue interviste, dove appare anche il Cardinale Castrillón Hoyos e che allego per più prove del suo inopinato e compromesso procedere. Monsignor Lefebvre denuncia un patto di non aggressione tra la Chiesa e la massoneria, e lei è disposto a scendere a patti con lui. "Un patto di non aggressione è stato concertato tra la Chiesa e la massoneria". E questo lo si è celato col nome di "aggiornamento" di "apertura al mondo", di "ecumenismo"., (Un Évèque Parle, p. 97). "D'ora in poi, la Chiesa
    accetta di non essere l'unica religione vera, l' unico mezzo per la salvezza eterna". (Ibid p. 97)
    Per questo, l'allora Cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI, arriva a riconoscere le altre false religioni come una strada o vie straordinarie di salvezza, come si può leggere in questo testo di corte conservatrice ma profondamente e subdolamente eretico: "… si è arrivati a mettere un'enfasi eccessiva nei valori delle religioni senza battesimo, tanto che qualche teologo arriva a presentare vie straordinarie di salvezza, perfino come strade ordinarie." (Relazione sulla Fede, Ed. BAC Popolare, Madrid 1985, p. 220 ultima pagina).

    Per se fosse poco, Monsignore Lefebvre segnala che: "Questo concilio rappresenta, tanto agli occhi delle autorità romane come ai nostri, una nuova Chiesa che essi chiamano, d'altra parte, "Chiesa Conciliare". (Ibid p. 97)
    Monsignor Lefebvre afferma che è un Concilio scismatico, e lei ne accetta il 95%, quindi è scismatico al 95%, magnifico livello! Citiamo il testo (di Mons. Lefebvre, n.d.r.): "Crediamo potere affermare, attenendoci alla
    critica interna ed esterna del Vaticano II, cioè analizzando i testi e studiando i particolari di questo Concilio che questo, voltando le spalle alla Tradizione e rompendo con la Chiesa del passato, è un Concilio scismatico. Si giudica l'albero per i suoi frutti." (Ibid p. 97)
    Così abbiamo paradossalmente e assurdamente che lei accetta il 95% della Nuova Chiesa post-conciliare, eretica ed apostata, per cui, avremmo in lei, ad un eretico ed apostata per il 95%, non sta male la percentuale, colui che dice essere il fedele e degno successore di Monsignore Lefebvre? Se questa non è una falsità ed un tradimento ditemi cos' è?
    Monsignore Lefebvre considera che: "Tutti quelli che cooperano
    nell'applicazione di questo “trastrocamiento”, accettano ed aderiscono a questa nuova "Chiesa conciliare"…entrano nello scisma", Ibid p. 98 ed oggi lei pretende di ottenere un accordo con questa nuova Chiesa conciliare eretica.
    Per sé fosse poco, lei pretende un riconoscimento ufficiale o regolarizzazione della Fraternità con la Roma modernista ed il suo ecumenismo apostata, come lo segnalò Monsignore Lefebvre: "Quelli che stimano un dovere minimizzare queste ricchezze e perfino negarle, non
    possono altro che condannare questi due vescovi e così confermano il loro scisma e la loro separazione da Nostro Signore e dal Suo regno, a causa del loro laicismo ed il suo ecumenismo apostata." (Itinéraire Spiritual p.9).
    Sì, ecumenismo apostata, perché quello è, in linguaggio moderno quello che le Scritture chiamano Gran Apostasia, cioè l'apostasia universale o ecumenica. Ed a questa apostasia ecumenica o ecumenismo apostata lei ci vuole avvicinare. Dopo, ci vuole trasformare in adulteri, scismatici, dato che come disse Monsignore Lefebvre: "Questa apostasia converte questi membri in adulteri ed in scismatici opposti ad ogni tradizione, in rottura col passato della Chiesa, e pertanto, con la Chiesa di oggi nella misura in cui rimane fedele alla Chiesa di Nostro Signore. Tutto quello che continua ad essere fedele alla vera Chiesa è oggettodi persecuzioni selvagge e continue.", Ibid p. 70-71.
    Nella lettera ai Vescovi del 10 di marzo di 2009, Benedicto XVI afferma, dopo avere fatto allusione alla "remissione" della scomunica, come un gesto di buona e paterna volontà, per invitare al ritorno “del figlio prodigo”, i quattro vescovi della Fraternità, ma ricordando
    chiaramente ed esplicitamente che "non esercitano legittimamente ministero alcuno nella Chiesa", dato che non hanno missione o posizione canonica, poiché incorrono in sospensione a divinis fino a tanto la sua situazione si regolarizzi accettando, dopo le discussioni dottrinali, il Concilio Vaticano II, come ha espresso in questi termini (mostrando col dito la luna piena della Pasqua):"con questo si chiarisce che ora i problemi che devono essere trattati sono di natura essenzialmente dottrinale, e si riferiscono soprattutto all'accettazione del Concilio il Vaticano II e del magistero postconciliare dei Papi. (…) Deve rimanere chiaro alla Fraternità che non si può congelare l'autorità magistrale della Chiesa all'anno 1962". Con questo si vede quale sia l'obiettivo della Roma modernista e apostata e lei e gli altri tre Vescovi della Fraternità ci dicono che vanno
    a Roma per predicare la verità, per convertirli, etc.
    Questo è sbagliarsi ed ingannarci e tutti rimangono inebetiti, ingenuamente, come lo stupido che rimane guardando il dito quando gli segnalano la luna con la mano. Ma per di più, lei stesso conferma quasi con le stesse parole di Benedetto XVI, e in risposta che: "Lontano da volere fermare la Tradizione in 1962, noi desideriamo considerare quel Concilio Vaticano II e l'insegnamento postconciliare…" (Lettera del 12 di marzo di 2009, col quale Lei risponde prontamente, due giorni dopo, al messaggio di Benedicto XVI, quando le segnala chiaramente la luna. Questo solo accerta e dimostra, e mi perdoni Monsignore, il suo doppio linguaggio, modernista e liberale, manifestando la sua falsità e tradimento. Quindi Monsignore, è assurdo ed ingiusto che per resistere pubblicamente ed apertamente alla sua sinistra politica di reintegrazione nella cornice ufficiale della Nuova Chiesa conciliare col suo ecumenismo scismatico ed apostata, lei osi, nell'esercizio abusivo della sua autorità, compromessa e claudicante coi peggiori e principali nemici della Chiesa, espellermi,
    accusandomi falsamente e ingiuriosamente di disubbidienza, insubordinazione, ostinazione, scandalo, insurrezione, privo di emendamento, dannoso verso il bene comune della Fraternità;
    tutte accuse che molto facilmente potrei rigirarle e stropicciarle nel viso; ma di questo si incaricherà quel Divino Giudice quando verrà a giudicare vivi e morti; in Lui metto la fortuna della mia causa e lì ci vedremo; e tra tanto, chiedo per lei che Dio la perdoni, perché non sa quello che fa, né con la Fraternità, né con me, che mi defenestra come un vile delinquente, in mezzo alla strada, senza risorse, a 55 anni, come accadde con molti sacerdoti reticenti ai innovazioni nell'epoca del Concilio; e questo dopo avere dato tutto di me con totale e generosa consegna al servizio della Fraternità, alla quale appartenni per 29 anni, lasciando tutto, rinunciando a tutto per servire Santa Madre Chiesa nella Fraternità, resistendo e combattendo contro il modernismo eretico ed apostata, al quale oggi lei ci guida soave, dolce, ma sicuramente.
    Oggi lei mi esclude della Nuova Fraternità riciclata ai piedi della Nuova Chiesa conciliare, Nuova Fraternità e Nuova Chiesa alle quali appartenni mai né voglio appartenere mai, io continuerò ad appartenere alla vera Chiesa e la vera Fraternità. Lei mi espelle, per meglio dire mi scomunica della sua Nuova Fraternità, poco mi importa, come poco importò a Monsignore Lefebvre che lo scomunicassero dalla Nuova Chiesa, essendo ciò, lontano da un stigma, da un affronto, una vera onorificenza immarcescibile ed una prova della sua ortodossia, e non mangio Voi, i quattro vescovi, che imbarazzati chiedete che vi sia tolto tale affronto davanti agli occhi del mondo, non volendo continuare a sopportare la Croce, considerandola ignominiosa, come sì Cristo sarebbe sceso dalla Croce, strumento di massimo obbrobrio e sofferenza, ma non lo fece; preferì morire crocifisso, vessato, preso a sputi, frustato, spogliato del suo abbigliamento e da tutti abbandonato, per fondare la sua divina Chiesa consegnandoLe il testamento del suo Sangue versato sulla Croce. E questo testamento firmato col suo divino sangue, il suo corpo tutto immolato, è la Sacra Messa che in qualche modo lei ignora oggi come unica ed esclusiva, accettando la Messa spuria e bastarda, come la chiamò Monsignore Lefebvre, come tutti i nuovi sacramenti e i sacerdoti, come rito principale, ordinario e legittimo mentre la Messa Tridentina passa ad essere un rito occasionale, straordinario, nella Nuova Chiesa, che è, o sarà, la sede dell'Anticristo-Pseudoprofeta, perché come disse Nostra Sig.ra della Salette: "Roma perderà la fede e sarà la sede dell'Anticristo". Quello che abbia occhi che veda, e quello che abbia udito che senta. Per ironico che sembri, ma così sono le cose, oggi lei mi decapita, senza magari ricordarsi che grazie a me, lei accettò l’incarico di Superiore Generale, dato il mio intervento nel Capitolo Generale del 1994, ostacolando così la rielezione del Padre Schmidberger che da due anni prima cominciò a disporre tutto per essere rieletto e che quasi ci riuscì, perché a sorpresa lei fu l'eletto, contro i suoi piani, e che grazie al mio intervento alzando la mia voce per dirle che accettasse l’incarico come una croce, ad immagine di San Pio X che accettò con peso e fino alle lacrime l'essere scelto miracolosamente nel conclave; e così lei dopo essersi ritirato alcuni momenti da solo col Padre Schmidberger nella stanza contigua (sala di registrazioni), lei andò da lui, al quale mi opposi alzandomi in mezzo al concorso, impavido e muto degli assistenti, compresi gli altri tre vescovi, per dirigermi dal Padre Aulagnier, allora superiore della Francia, e chiedergli che intervenisse ostacolando questi segreti, ma senza ottenere nessun risultato; e così lei, ritornando alla gran sala accettò la sua elezione, concluso il breve intendimento col Padre Schmidberger.
    E per maggiori ironie, dopo avere saputo questo, mi tratta come (maltrattamento) succede in qualche romanzo, come avvocato del diavolo, potrà dire: "così paga il diavolo a chi bene lo serve."
    Tutto questo dramma apocalittico che vive la Chiesa è contenuto profeticamente in tutta la liturgia della Quaresima, di maniera grandiosa e solenne nella Settimana Santa ed il Triduo Sacro che ci mostra la Chiesa desolata, l'altare smantellato ed il tabernacolo vuoto, chiara immagine di lui accaduto non solo 2000 anni fa con la Passione e morte di Cristo nella Croce, ma anche di quello che succederebbe alla Chiesa, corpo mistico di Cristo negli ultimi tempi apocalittici, prima della sua gloriosa Parusía che tutti dobbiamo sperare e che chiediamo incessantemente magari molte volte senza rendercene conto, chiedendo nel Paternostro:” venga il tuo regno, adveniat regnum tuum”, o come dice anche San Juan Evangelista terminando il libro dell'Apocalisse: “Vedono Sig. Gesù, Maranatá”.
    Che Dio la perdoni, Monsignore, con tutto il suo Capitolo, che quale concilio sinedrita mi condanna e esclude, ricordandomi quello che fece con Nostro Sig. Gesù Cristo il popolo eletto, ma dopo corrotto, risuonando nei miei uditi le parole della liturgia: "Dissero gli infedeli opprimiamo l'uomo giusto perché è contrario alle nostre opere.", (5ª antifona di Lode di Martedì Santo). Ma vengono anche nella mia mente le riconfortanti parole del Profeta: "Il Sig. Dio è il mio protettore, per quel motivo non sarò imbarazzato; e così ho presentato il mio viso come una pietra dura, e so che non rimarrò confuso". (Is 50) 7.
    Perciò non rimanendo un'altra alternativa che quella di tacere e claudicare nel vile silenzio davanti a quello che vedo, o quella di parlare chiaro e fermamente al prezzo dell'esclusione, ho compiuto il mio dovere sacerdotale senza tradire né Dio né la mia coscienza. Ora non mi rimane che deambulare con la testa tra le mani come accadde a San Dionisio quando lo decapitarono, prima di cadere e morire.
    La saluto in questo patetico e significativo Triduo Sacro della solenne Settimana Maggiore, pieno di profetica allusione a quello che potrebbe accadere alla Chiesa negli ultimi tempi apocalittici, che è il necessario preludio per la futura e gloriosa Pasqua di Resurrezione.

    Basilio Méramo Pbro.
    Orizaba, Giovedì Santo, 9 aprile di 2009

    da agerecontra.it

  2. #12
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    Predefinito Riferimento: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    A margine della conferenza di Mons. Fellay a Roma (2/2/2004)
    don Francesco Ricossa

    N° 57
    “Mons. Bernard Fellay, successore di Mons. Lefebvre alla guida della Fraternità sacerdotale San Pio X, sbarca a Roma lunedì prossimo 2 febbraio (ore 11,30) per tenere una conferenza sul tema: ‘Dall’ecumenismo all’apostasia silenziosa. Un appello al Papa e ai cardinali’. “Giovanni Paolo II –scrivono i tradizionalisti considerati scismatici
    dalla Santa Sede – riconosce in particolare che il tempo in cui viviamo è quello di una ‘apostasia silenziosa’. Una delle cause di questa situazione è senza dubbio l’ecumenismo”.
    Curioso il fatto che la conferenza si terrà in via della Conciliazione, nell’Hotel Columbus dei cavalieri del Santo Sepolcro, ordine equestre
    ufficialmente riconosciuto dal Vaticano e posto sotto la protezione della Santa Sede”.
    Fin qui il Foglio (del 27 gennaio 2004, p. 3), il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara.
    Poiché non ho potuto assistere alla conferenza stampa di Mons. Fellay, mi sono procurato presso la DICI (del 2/02/04) i documenti prodotti in questa occasione.
    Si tratta di una lettera a tutti i cardinali, datata 6 gennaio 2004, e sottoscritta da Mons. Fellay, dal suo primo assistente generale, Franz Schmidberger, e dagli altri tre vescovi della Fraternità (de Galarreta, Tissier de Mallerais e Williamson), e di uno studio intitolato:
    Dall’ecumenismo all’apostasia silenziosa.
    Venticinque anni di Pontificato.
    La lettera ai cardinali è scritta per presentare lo studio in questione.
    Devo dire che le 15 pagine di Dall’ecumenismo all’apostasia silenziosa sono un’analisi ben fatta, rigorosa e seria, dell’ecumenismo, com’è difeso dal Vaticano II, da Giovanni Paolo II e dal cardinal Kasper.
    Per quel che riguarda l’analisi (e la condanna) dell’ecumenismo, non posso che felicitarmi con la Fraternità San Pio X per il lavoro compiuto, e invitare i nostri lettori a prenderne conoscenza. E considero anche favorevolmente il fatto che questo studio sia stato inviato ai cardinali: è nostro dovere te-
    stimoniare la Fede e condannare l’eresia proprio davanti a quanti, di fatto, occupano i posti di responsabilità nella Chiesa.
    Tuttavia, la Fraternità, nel suo studio, ricorda anche, citando tra l’altro la Congregazione per la Dottrina della Fede, che “poiché tutti i dogmi sono frutto della Rivelazione, devono essere creduti con la stessa fede divina”
    (n. 34). Ci spiace dirlo, allora, ma sia nella lettera ai cardinali, sia nel documento Dall’ecumenismo all’apostasia silenziosa vi è
    un errore contro la fede divina che rovina totalmente il lavoro fatto dalla Fraternità, poiché la fede o è integra o non è. È triste constatare come – in uno scritto nel quale si accusano gli altri di eresia – si cada purtroppo
    nell’eresia…

    L’eresia di Mons. Fellay e la sua origine

    L’eresia di Mons. Fellay (e degli altri responsabili della Fraternità che hanno sottoscritto i due documenti) consegue necessariamente
    dal riconoscere la legittimità di Giovanni Paolo II e, prima di lui, di Paolo
    VI. In quest’ipotesi, infatti, gli insegnamenti del Vaticano II (promulgati da Paolo VI) e di Giovanni Paolo II sarebbero per il fatto stesso attribuibili alla Chiesa cattolica. E poiché la Fraternità San Pio X taccia – a ragione
    – di eresia questi insegnamenti, ne consegue che per detta Fraternità è la Chiesa cattolica (e non solo Giovanni Battista Montini o Karol Wojtyla) a essere nell’errore e persino nell’eresia.
    Ecco quanto scrivono i cinque responsabili della Fraternità ai cardinali:
    “…noi Vi supplichiamo di fare tutto ciò
    che è in Vostro potere affinché il Magistero
    attuale ritrovi presto il linguaggio multisecolare
    della Chiesa, secondo il quale ‘la riunione
    dei cristiani non si può procurare in altro
    modo che favorendo il ritorno dei dissidenti
    all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale,
    precisamente, ebbero l’infelice idea di staccarsi’
    [Pio XI]. Allora la Chiesa cattolica
    ritornerà ad essere ad un tempo faro di verità
    e porto di salvezza di un mondo che
    corre alla sua perdizione…”

    Da questo testo si evince che il Magistero avrebbe perso il linguaggio multisecolare della Chiesa: ma il Magistero non è per l’appunto,
    il “linguaggio della Chiesa”? E si evince pure che la Chiesa non è più faro di verità e porto di salvezza per il mondo. Ora questa è una eresia contro l’indefettibilità della Chiesa.
    Non altrimenti si esprime il documento presentato dalla lettera. Al n. 42 troviamo scritto:
    “La prassi ecumenica delle dichiarazioni
    di pentimento dissuade gli infedeli dal venire
    alla Chiesa cattolica, dato che è essa stessa a
    dare una falsa immagine di sé”.
    Paradossalmente, questo testo commette lo stesso errore che condanna nelle “dichiarazioni di pentimento”: addossa cioè alla Chiesa la colpa di dare “una falsa immagine di sé”. Per Giovanni Paolo II questa colpa è
    stata commessa dalla Chiesa nel passato, per Mons. Fellay la Chiesa la commette nel presente, ma in entrambi i casi è alla Chiesa che
    viene attribuita una colpa incompatibile con la sua santità. È ben vero che le “dichiarazioni di pentimento” danno una falsa immagine della Chiesa che allontana da essa gli infedeli, ma questa falsa immagine non se la
    dà la Chiesa da sé, ma la dà Giovanni Paolo II che non rappresenta la Chiesa se non apparentemente.
    Al n. 47 leggiamo un’affermazione che, se possibile, è ancora più grave:
    “Ma l’ecumenismo liberale messo in pratica
    dalla Chiesa attuale e soprattutto dopo il
    concilio Vaticano II, comporta necessariamente autentiche eresie”.
    Qui la Chiesa – alla quale i vescovi della Fraternità dicono di appartenere (“consci di appartenere di pieno diritto a questa stessa Chiesa…”) – è esplicitamente accusata di eresia. L’autore di quest’accusa – come si
    legge in nota – è Mons. Lefebvre stesso in una conferenza del 14 aprile 1978, dal che si deduce la fedeltà dei discepoli al maestro, ma anche che la radice dell’errore è ben profonda. Intendiamoci: Mons. Lefebvre ha
    del tutto ragione quando accusa l’eresia dell’ecumenismo montiniano. Egli però non si rendeva conto (?) che, per difendere Paolo VI (egli sarebbe ancora Papa) preferiva accusare la Chiesa.

    Conclusione

    Sodalitium ha già più volte trattato di quest’argomento: ci ripetiamo. Ci ripetiamo perché si ripetono – purtroppo – i nostri confratelli della Fraternità San Pio X. Che peccato nel vedere come una così ben argomentata denuncia dell’eresia ecumenista perda autorevolezza e valore ecclesiale a causa di quest’unico errore concernente l’autorità di Giovanni Paolo II che conduce – per altre vie che quelle ecumeniche – all’eresia (vogliamo sperare solo materiale). Solo per questo Sodalitium
    e l’Istituto Mater Boni Consilii non possono appoggiare l’azione della Fraternità San Pio X e il per altro pregevole documento contro l’ecumenismo.
    Ultima modifica di Luca; 19-08-11 alle 13:26

  3. #13
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    Predefinito Riferimento: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Signor Socci,

    nell'articolo "Duro attacco al papa. Così ringraziano i lefebvriani" ("Libero 25 aprile) Lei fa riferimento a due articoli della rivista "sì sì no no" che contengono un'analisi assai serrata del pensiero di Joseph Ratzinger. Tale analisi approda alle conclusioni che il pensiero di colui che viene ritenuto Papa non è cattolico. Anzichè confutare nel merito tale analisi, lei preferisce replicare sul piano "politico", vedendovi il tentativo di un settore intransigente del lefebvrismo di boicottare la "mano tesa" di Benedetto XVi alla Fraternità.
    Ammettiamo per un istante che sia così, anche se la rivista fondata nel 1975 da don Francesco Maria Putti di v.m. è coerente con le sue posizioni di sempre (il 30 settembre 1992 l'articolo "Il card. Ratzinger, la Civiltà cattolica e la Chiesa non più santa" ricorda come il card. Ratzinger, allora teologo consultore, si fosse pronunciato al Concilio per la formula della "Chiesa peccatrice" e che tale scandalosa affermazione si trova ancora nel suo volume "Introduzione al Cristianesimo"; il 31 marzo 1993 un articolo di sette pagine a firma Stanislaus sul card. Ratzinger, per la serie "Quelli che pensano di aver vinto", era intitolato "Un prefetto senza fede alla Congregazione per la fede"; non si contano gli altri articoli sul personaggio, sempre nella stessa chiave). Come Lei stesso scrive, si tratta di testata indipendente dalla FSSPX e il cui direttore (a cui - possibile che non lo sappia? - sono sempre attribuibili gli articoli anonimi) è suor Maria Caso di Velletri, ma la cui anima è attualmente don Curzio Nitoglia, un sacerdote uscito dalla Fraternità un quarto di secolo fa (1984) proprio per l'aria di "inciucio" che già allora tirava.
    In ogni caso la Fraternità (che, (che, questo è vero anche se non è la Sua penna che lo deve certificare, attualmente conduce una politica all'insegna dell'ambiguità: un volto per i media e uno per i fedeli) risponderà, se crederà, per quel che le compete.
    Il fatto è che alcune Sue affermazioni sono del tutto inaccettabili e i lettori avrebbero il diritto di leggere i testi che Lei critica per verificare che la critica sia fondata. La tesi del primato della coscienza sul Papa, che Ratzinger mutua dal card. Newman, non è cattolica, con buona pace di Innocenzo III che però certo non intendeva ratzingerianamente la coscienza tout court, ma, come la Chiesa ha sempre insegnato, la coscienza vera, ossia illuminata dal Magistero. ("di me stesso posso e devo diffidare, ma non della parola del Papa Vicario di Cristo"). Il che non si applica a Joseph Ratzinger, che come ampiamente dimostrato non è cattolico (e che, a proposito, a sedici anni era già in grado di intendere e di volere e in ogni caso non ha mai cambiato le sue idee di allora).
    Lei definisce poi i cattolici che hanno rifiutato la "revoca della scomunica" (ma la FSSPX non ha affermato per vent'anni che essa era invalida?) "un pugno di presuntuosi", da cui invita perentoriamente Mons. Fellay a "prendere le distanze". Ebbene, questo "pugno di presuntuosi", di cui mi onoro di far parte e la cui "presunzione" consiste nel voler restare a tutti i costi fedeli alla dottrina che fu loro insegnata da bambini, è costituito o da sacerdoti come don Nitoglia che da ventiquattro anni non fa parte della Fraternità o da sacerdoti che ne sono stati espulsi come don Floriano Abrahamowicz o come don Basilio Méramo. Quindi Mons. Fellay ha purtroppo già deciso con chi stare. Il nostro don Floriano, lo dico a Sua consolazione, è stato sbattuto sulla strada nottetempo mediante la sostituzione delle chiavi della sua residenza, privato degli effetti personali e costretto (in mancanza di quella dei suoi confratelli) a ricorrere alla carità dei fedeli per avere un tetto sotto cui dormire e i paramenti per celebrare. Attualmente celebra sotto un gazebo di fortuna. Analoga sorte è toccata don Méramo, priore del Messico, e toccherà d'ora in avanti a tutti i dissidenti. Questo regime di terrore viene applicato per volontà del "buon" Ratzinger, del "Papa buono" che "come un padre misericordioso" apre la porta a "un figlio scappato di casa" (spero che Mons. Fellay trovi la digmità di replicare almeno a quest'ultimo insulto: scappato di casa chi, Mons. Lefebvre che ha sempre insegnato la stessa dottrina e celebrato la stessa Messa?) e che è prodigo di sorrisi solo con i giudei infedeli (a proposito, perché non commenta la bestemmia ratzingeriana del "doppio canale di salvezza" che per i soli giudei non richiederebbe la fede in Nostro Signore Gesù Cristo?) e con tutti i nemici della Chiesa.
    Per completezza aggiungo che l'offerta di "accoglierlo ed aspettarlo a Rimini" da parte dei confratelli di don Floriano non e un tentativo di riabilitarlo (cosa che dovrebbe succedere per mezzo stampa) ma si tratta di speculare sulla sua difficolta di stabilirsi in Veneto per poi mandarlo da pentito e graziato fuori dell' Ítalia. Il diritto canonico invece del quale si sono avvalsi don Davide Pagliarani e don Fausto Buzzi prevedrebbe un indenizzo.
    C'è un'ultima menzogna, signor Socci, che non Le può essere lasciata passare, ed è quella relativa al protocollo del 1988 e quindi alla fedeltà a Mons. Lefebvre.
    Sappia allora che nel giugno 1988, subito dopo le consacrazioni, il fondatore della Fraternità disse: “Noi siamo scomunicati da parte di modernisti, gente che è stata condannata dai papi precedenti. Allora che cosa ci può fare ciò? Siamo condannati da gente che è condannata! Da gente che dovrebbe essere condannata pubblicamente!”, e che nel successivo novembre dichiarò: “Supponendo che fra qualche tempo Roma ci chiami,…. Imposterò il discorso sul piano dottrinale: “siete d’accordo con le grandi encicliche di tutti papi chi vi hanno preceduti? Se non accettate la dottrina dei vostri predecessori, è inutile parlare. Finché non accetterete di riformare il Concilio considerando la dottrina di questi papi che rihanno preceduti non è possibile dialogare. E’ inutile.” (Fideliter, nr.66, nov.dic.1988).
    Sappia che in una conferenza contro il sedavacantismo a Flavigny sempre nel 1988 dichiarò peraltro: “Non metto la mia mano nel fuoco che questo sia papa” .
    Sappia che due mesi prima di morire, in una lettera ai domenicani di Avrillé, Monsignore definiva gli occupanti il Vaticano "assassini della fede cattolica" e che il desiderio di colloquiare ufficialmente con la Roma modernista per ottenere, nel caso di uno sbocco felice di tali colloqui, una soluzione di regolarizzazione canonica per la Fraternità, era respinto da lui come “illusione puerile”: “Mettersi dentro la Chiesa, che cosa vuol dire? E anzitutto di quale chiesa si parla? Se si tratta della chiesa conciliare, noi che l’abbiamo combattuta per vent’anni perché vogliamo la chiesa cattolica, dovremmo entrare in questa chiesa conciliare, per così dire renderla cattolica? E’ un’illusione totale! (…) Questa storia della chiesa visibile (...) è puerile. E’ incredibile che parlando di chiesa visibile si possa parlare di chiesa conciliare, in opposizione alla Chiesa Cattolica che noi cerchiamo di rappresentare e di continuare.” (…) (Fideliter nr. 70 luglio-agosto 1989).
    Si rassicuri, quindi: nessun pericolo per il Grande Inciucio che arriverà "trionfalmente" al suo naturale esito, ossia alla fagocitazione della Fraternità nel calderone modernista di Ratzinger e nella sua completa neutralizzazione.
    A opporsi alla congiura satanica (la "rivoluzione in tiara e cappa" preconizzata dalle logge massoniche e che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, anzi in gran parte è già compiuta) che tenta di spazzar via il cattolicesimo, il sacerdozio, la Messa e la Chiesa resteranno solo quei pochi "presuntuosi", ma stia asicuro che finchè avranno vita non cesseranno di combattere la buona battaglia. Anche nelle catacombe, se necessario, e se necessario anche dando la propria vita.


    Franco Damiani
    addetto stampa del Circolo "Christus Rex"

  4. #14
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    Predefinito Riferimento: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    La "resistenza" di Monsignor Williamson


    Roma, 9 lug. (Apcom) - Il Concilio Vaticano II è una "torta avvelenata" che va buttata nella "pattumiera", secondo il vescovo lefebvriano Richard Williamson, che, nonostante il silenzio impostogli dal suo superiore dopo le note dichiarazioni negazioniste sulla shoah, rilascia un'intervista al sito internet 'True Restoration' (la vera restaurazione). E si dice convinto che i tradizionalisti, alla fine, non firmeranno un "accordo sbagliato" con il Vaticano. Il Papa ha appena riordinato la Curia romana in vista dei colloqui con i lefebvriani, sollevando dall'incarico della pontificia commissione Ecclesia dei (il dicastero vaticano responsabile dei rapporti con i tradizionalisti) il cardinale Dario Castrillon Hoyos, principale consigliere della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. In vista dei negoziati sul Concilio vaticano II tra Santa Sede e Econe, Benedetto XVI ha stabilito, con un Motu proprio intitolato 'Ecclesiam unitatem' firmato il 2 luglio e presentato ieri, l'assorbimento di questa struttura nella Congregazione per la dottrina della fede del cardinale William Joseph Levada, sottolineando che, fintantoché le divergenze dottrinali non saranno "chiarite", la Fraternità sacerdotale San Pio X "non ha uno statuto canonico nella Chiesa". Per Williamson, tuttavia, il Concilio vaticano II va abbandonato. "E' come una torta avvelenata. Se dai una torta avvelenata ad una madre pensi che lei ne darebbe una fetta al proprio bambino? Ovviamente no. L'intera torta deve andare nella pattumiera", afferma il vescovo nominato da Lefebvre negli anni Ottanta dopo essersi convertito al cattolicesimo dall'anglicanesimo. "Il Concilio deve essere essenzialmente abbandonato. Come le autorità della Chiesa possano abbandonare i sedici documenti del Concilio senza minare alla base la loro autorità è effettivamente un problema per il futuro. Un problema amministrativo. Non so come faranno, ma dovranno farlo". Secondo Williamson, il concilio voluto da Papa Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI "è stato cattolico nella convocazione, perché è stato il Papa che ha convocato tutti i vescovi del mondo, ma non è cattolico né nel suo contenuto, né nel suo funzionamento". I documenti finali dell'assise sono scritti in modo "non cattolico" perché contengono "profonde ambiguità", mentre "il Vangelo chiede di parlare 'sì sì, no, no'". Accettare il Concilio come chiede il Vaticano, per Williamson, sarebbe siglare un "accordo sbagliato". "Vogliono riportarci nella Chiesa 'mainstream', che è la Chiesa del Concilio. Ma se noi tornassimo al conciliarismo, tradiremmo la fede. Comprometteremmo la difesa della fede e della tradizione cattolica". La conclusione che Williamson trae da queste considerazioni è netta: i lefebvriani, alla fine, non firmeranno un accordo con Roma, propedeutico al pieno reintegro della fraternità integrista nella Chiesa cattolica. "Conosco gli altri leader della Società e conosco molti preti della Società. La maggior parte non vuole un accordo sbagliato con Roma. Non penso che lo faranno. Penso che neppure il superiore, seppure lo volesse, lo farebbe". In questo senso, anche il protocollo firmato il 5 maggio del 1988 dall'allora cardinale Ratzinger e da monsignor Lefebvre citato nell'ultimo Motu proprio di Ratzinger, "rischiava di essere un accordo sbagliato: per questo alla fine monsignor Lefebvre ha ritirato la sua firma". Nell'intervista, più specificamente, Williamson sostiene che gli altri tre vescovi nominati da Lefebvre sono "ampiamente" d'accordo con le sue idee. Con un discorso che, se non fa emergere una spaccatura in seno alla Fraternità San Pio X, certo mette in evidenza una differenza di vedute, Williamson cita recenti dichiarazioni di Tissier de Mallerais (il Concilio va "cancellato") e di Alfonso de Gallareta (non c'è "molto da salvare" del Concilio). Quanto al superiore, Bernard Fellay, quando disse che il "novantacinque per cento" del Concilio era accettabile "intendeva dire - secondo Williamson - che se non si scava troppo a fondo, la superficie di molti documenti va bene. E' quello che fanno molti cattolici conservatori. Lo ha detto per essere gentili con i giornalisti con cui parlava, per essere carino con la Chiesa conciliarista. Ma non credo che lo ripeterebbe". Il successore di Lefebvre, secondo il suo confratello britannico, "è sempre diplomatico e incline a parlare nel modo in cui si attendono i suoi interlocutori. Non vuole offendere, vuole costruire ponti con Roma, piuttosto che farli esplodere. Ma penso che veda perfettamente i problemi di fondo e quindi non penso che la sua posizione sia sostanzialmente differente". E lei, Eccellenza, si diverte a far saltare i ponti?, domanda l'intervistatore di 'True Restoration'. "Non parto con l'idea di creare problemi, ma con l'idea di ricordare a tutti qual è la realtà. Altrimenti viviamo nell'illusione. A volte dico cose che risultano problematiche, ma sono vere".

    Fonte Apcom

  5. #15
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    Predefinito Riferimento: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Peccato che la Fraternità si sia trovata avvinta dalle spire post-conciliari, ma viste le contraddizioni teologiche in lei presenti si dalle origini, era difficile immaginare che finisse in modo diverso...

  6. #16
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    Predefinito Riferimento: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Citazione Originariamente Scritto da Giuseppe Colombo Visualizza Messaggio
    Peccato che la Fraternità si sia trovata avvinta dalle spire post-conciliari, ma viste le contraddizioni teologiche in lei presenti si dalle origini, era difficile immaginare che finisse in modo diverso...
    Non solo teologiche.

    Credo che in Fraternita' ci sia una fame di "poltroncine" di curia romana.
    Don Dario dovra' pur riempirli quei cadregoni vuoti.iaociao:

  7. #17
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    Predefinito Riferimento: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Inviamo la traduzione italiana dell'intervista rilasciata da don Floriano Abrahamowicz al sito:

    True Restoration (di Stephen Heiner) dove si possono leggere le versioni in inglese e francese. Questo testo si trova anche su agere link Ultime novità.


    Lunedi 13 Luglio 2009
    Intervista con don Floriano Abrahamowicz a Parigi



    Stephen Heiner: Padre, in America siamo ben noti per non seguire bene le notizie. Ecco perche qualche d'uno potrebbe non essere al corrente del Suo allontanamento dalla SSPX. Se ce lo permette, possiamo cominciare dall'inizio? Come Le è nata l'idea della Messa Tradizionale, e poi, della Sua vocazione?

    Fr. Abrahamowicz: Ho conosciuto la Messa tradizionale nel 1978 a Vienna in Austria. Quando ero presente alla vecchia Messa per la prima volta, sono stato fortemente impressionato dalla differenza tra il nuovo e vecchio rito - tanto che prima non pensavo che il vecchio rito facesse parte della religione cattolica! Successivamente, è stata la mia grande gioia, ho scoperto questo tesoro che ci era stato nascosto dalla Messa giudeizzata. Ho iniziato a conoscere la FSSPX gia nel 1976. Dieci anni più tardi, dopo tre anni trascorsi all'istituto universitario della Fraternita a Parigi, sono entrato nel seminario di Flavigny e sono stato ordinato sacerdote nel 1992 a Écône, dal Vescovo Licinio Rangel.

    S.H.: Da quanto tempo Lei è sacerdote? Per quanto tempo superiore? Quali altri incarichi ha esercitato nella Società?

    Fr. R.: Sono sacerdote dal 1992. Sono stato incaricato dell'apostolato in Albania e della formazione di giovani albanesi nel nostro pre-seminario in Austria. Ho insegnato per tre anni nel nostro seminario a Zaitzkofen. Per gli ultimi undici anni sono stato responsabile dell' apostolato nel nord-est d'Italia, ma non sono mai stato un superiore.

    SH: Quando ha iniziato ad entrare in disaccordo con Menzingen? C'erano altri sacerdoti che erano d'accordo con Lei? Che cosa Le hanno consigliato?

    Fr. R.: Il mio primo disaccordo con Menzingen è iniziato nel 2001, quando la possibilità di un accordo con la Roma modernista è stata sollevata per la prima volta. A quel tempo ero ben lungi dall'essere solo. Il Priore di Rimini, don Ugo Carandino e don Davide Pagliarani si erano opposti con veemenza al venire a patti con la Roma del Concilio. Poi ci sono stati altri sacerdoti, rettori di seminario, professori e priori che si opposero esplicitamente e molto efficacemente a questo indirizzo. Il nostro dovere di coscienza ci spinse a dichiarare apertamente ai nostri superiori che non avremmo potuto seguire la Società nel caso in cui essa si fosse accordata con la chiesa modernista, guidata, in quel momento, da Giovanni Paolo II.

    S.H.: Su quali argomenti ci sono stati i disaccordi?

    Fr. A. Il disaccordo è stato teologico, e comprendeva delle conseguenze pastorali. La Roma modernista non rappresenta la Chiesa cattolica. Non vi è alcun motivo di chiedere dalla chiesa conciliare di essere accettati, riconosciuti, e comprensi. Il nostro dovere è quello di esigere la piena cattolicità da parte della persona che occupa la Sede Apostolica. L'idea di giocare il ruolo di "infiltrati" della Roma modernista per poi convertirla "dal di dentro", sarebbe una illusione puerile. O la Chiesa è cattolica o non lo è. La Chiesa cattolica non può esistere all'interno di un altra chiesa (modernista). Dopotutto, la Chiesa non è mica un partito o una corrente di pensiero politico che può essere più o meno presente in altri enti.

    SH: Delle Sue dichiarazioni pubbliche in merito alla controversia sull' Olocausto, che cosa ha provocato il maggior problema e perche?

    Fr. R.: I confratelli concordavano con ciò che ho detto nell'intervista con la "Tribuna de Treviso" Ma nessuno immaginava l'effetto mediatico che avrebbe suscitato. Così è stato il fatto stesso di attaccare pubblicamente gli ebrei che ha fatto tremare i miei confratelli e superiori che poi hanno cambiato atteggiamento verso di me togliendomi la loro amicizia. Toccare il nuovo Messia, cioè criticare la politica sionista, rappresenta il crimine de lesa maestà per eccellenza. Attualmente, il Vaticano si china davanti al regno sionista. Quindi la Fraternita, entrata in amicizia con il Vaticano di Ratzinger doveva "sacrificare agli dèi": una volta che il Vaticano, tramite il suo portavoce Lombardi, aveva preso le distanze da P. Abrahamowicz, la Società ha fatto di meglio: ha espulso un suo membro a vita e ha detto che le dichiarazioni del sacerdote espulso hanno gravemente danneggiato l'immagine della Società, al servizio della Chiesa. Ma quale Chiesa?

    S.H.: Che cosa pensa circa il Vescovo Williamson? Cosa ne pensa di ciò che è accaduto a lui?

    Fr. A.: il Vescovo Williamson non è stato espulso, ma è stato deposto dai suoi incarichi e le sue osservazioni circa gli aspetti tecnici delle camere a gas sono state condannate dai suoi confratelli nel sacerdozio e nell'episcopato. Egli è stato ridotto al silenzio dal suo superiore, Mons. Fellay. Per non dire che è vietato toccare il nuovo Messia, la vicenda è stata classificata come un "problema storico", che non rientra nelle competenze di un vescovo. E' questo il vero motivo per cui non Gli è più consentito di esercitare il suo ministero?

    SH: Alcuni dicono che Lei è un disobbediente, un agitatore. Come risponde?

    Fr. A.: Rispondo che tutto ciò che ho fatto è stato fatto con l'accordo dei miei superiori. Disobbedienza - una buona e santa disobbedienza - è iniziata quando sono rimasto nella mia cappella dopo essere stato espulso "per gravi motivi disciplinari". Pur non resistendo fisicamente, sono rimasto comunque nella mia cappella e ho continuato a dire la Messa per un mese, fino a quando sono stato violentemente cacciato dai miei superiori. Sì, ho trasgredito l'ordine di mentire pubblicamente. Avrei dovuto sconfessare pubblicamente le verità pofessate il giorno precedente. Il problema non è venuto da me, ma dal modo in cui il superiore generale ha reagito alla campagna mediatica contro il Vescovo Williamson e me. Invece di proteggere e difendere i suoi membri, li ha scaricati. Questa è una vittoria del Vaticano che, pur conoscendo l' intervista di Williamson continua a fingere di non aver saputo nulla delle opinioni revisioniste di Mons. Williamson!

    S.H.: Bp. Williamson dice di essere completamente in disaccordo con Lei per quanto riguarda il giudizio sul Motu Proprio. Si spieghi, per favore.


    Fr. A.: Monsignore Williamson non e d'accordo con il mio giudizio sul Motu Proprio. Come Monsignore Fellay, egli si rifiuta di un giudizio definitivo su questo Motu Proprio. A mio parere, la Messa del Motu Proprio non è la Santa Messa cattolica. Materialmente i gesti e le parole sono le stesse, ma formalmente, il rito si trova nel contesto di una gerarchia modernista e apostata, che rende illecito partecipare a questo culto, così come è vietato partecipare a riti eretici e scismatici. L'articolo 1 del Motu Proprio afferma chiaramente che l'autorità impone che anche il rito antico deve esprimere pubblicamente la fede della nuova messa. Questo vale indipendentemente da chi celebra il rito proprio perché si tratta di un rito, una funzione i cui gesti e le cui parole hanno il significato stabilito dal legislatore. Siamo quindi in presenza di un antico rito con una nuova fede, un rito bastardo, come quello della nuova massa. Mons. Williamson segue il Vescovo Mons. Fellay, rifiutando di esprimere un giudizio sulla Messa del Motu Proprio. Ma secondo l'ordine dei fatti, la reazione alla sua promulgazione è stata il canto del "Te Deum"".

    S.H.: Che cosa intende fare ora?

    Fr. R.: Ora rimango al servizio dei fedeli, che non intendono abbandonare la lotta della Tradizione e che hanno intenzione di farlo rimanendo fedeli all'eredità spirituale di Mons. Lefebvre: nessuna discussione con la Roma Modernista. Si tratta di una puerile illusione credere che Roma possa essere convertita "dal di dentro", diventando una parte nel sistema della chiesa conciliare. Dobbiamo semplicemente continuare a santificare noi stessi. Questo è ciò che voglio fare nel piccolo spazio che ho affittato e che ho chiamato "Domus Marcel Lefebvre" (Via Pietro Nenni, 6, 31038 Paese (TV) Italia). Santa Messa ogni Domenica, catechismo, istruzione, ecc. Oltre ai doni dei fedeli cerco di lavorare nel mondo della traduzione per affrontare le spese dell'apostolato.

    S.H.: Che cosa pensa che accadrà alla FSSPX, ai sacerdoti e ai fedeli?

    Fr. R.: Non conosco il futuro, ma il presente è davanti ai nostri occhi. La SSPX ha cantato un Te Deum per il Motu Proprio, ha espresso la sua gratitudine per il ritiro delle false scomuniche che non erano mai esistite, ha espresso fiducia in Ratzinger, che oggi è ancor più un "serpente" che nei giorni in cui così lo appellava l'arcivescovo Lefebvre. Tutto questo sta portando la Società verso l'assurda situazione della Fraternita San Pietro, del monastero Le Barroux, ecc. Certo questo tradimento non e ratificato giuridicamente. Un documento non è stato firmato. Ma, ahimè, de facto, il tradimento è avvenuto. La prova è che quello che ho imparato in seminario e insegnato in seminario e ho predicato durante undici anni, qui in Italia è stato dichiarato dal mio superiore (nel comunicato stampa che annunciava la mia espulsione) essere in contrasto con la posizione della Fraternita. Voglio restare fedele agli insegnamenti che ho ricevuto in seminario, e sono sicuro che e la dottrina cattolica.

    SH: Mons. Tissier de Mallerais ha recentemente scritto in risposta ad una domanda di un sacerdote: "Io ammetto che un sacerdote o che i fedeli possono avere dubbi circa la validità di un papa come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ..." Lei si felicita in merito a tali dubbi? Lei li condivide? Le Sue convinzioni personali sono vicine a coloro che non riconoscono Benedetto XVI come un legittimo papa? Cosa ne pensa della posizione conosciuta come sedevacantismo?

    Fr. R.: Sono molto felice di rispondere a questa domanda, negli stessi termini che ho utilizzato sul nostro sito
    agere.
    Quando gli altri mi accusano o tentano di demonizzare me come un sedevacantista, io rispondo che mi rifiuto di dichiararmi un sedevacantista, non perché io sia un "papista", nel senso di coloro che, pur ammettendo che Benedetto XVI non è cattolico, ancora affermano che egli è papa. Insisto nell'offrire le seguenti riflessioni e nel lasciare al lettore tirare le proprie conclusioni:
    quando Mons. Lefebvre ha dichiarato, a conclusione e verso la fine della sua vita, quindi dopo un lungo percorso di maturazione del suo atteggiamento nei confronti di Roma, con la quale, fino alle consacrazioni episcopali del 1988, cercava un accordo: "la Chiesa ufficiale non rappresenta la Chiesa cattolica. (...) Si tratta di una puerile illusione voler diventare parte di essa, al fine di convertirla dal di dentro", mi sembra che il problema che si propone vada ben al di là della semplice " Sede vacante ".
    La sede vacante, nel senso del papa che in virtù di eresia cessa di essere Papa, è stato preso in considerazione dai teologi, nel contesto normale di una Chiesa cattolica. Ma oggi il problema - mistero apocalittico - è diverso. Insieme con il "papa", è il orbis catholicus che non professa più la fede cattolica, il corpo dei vescovi che non sono più cattolici, i fedeli - anche coloro che sono in buona fede - che non sono più cattolici. Dobbiamo, pertanto, renderci conto che il problema, oggi è superiore a quello del papa eretico. Forse è questo uno dei motivi per cui l'arcivescovo Lefebvre ha respinto la soluzione sedevacantista come "troppo semplice": la questione è molto più complessa. Poi vi è il fatto che Joseph Ratzinger, anche se non è il papa, regna in Vaticano - occupandolo, usurpando, se si vuole - ma è lì, e la grande massa dei cosiddetti cattolici lo accetta.
    Come si spiega alla massa che il "pap" non e cattolico? Come si spiega alla massa che essa stessa non professa piu la fede cattolica? Queste difficolta possono essere il motivo per cui l'arcivescovo Lefebvre ha scelto, in tutta semplicità di costruire scuole, chiese e seminari, denunciare l'apostasia in tiara e cappa, ponendo il dubbio sulla legittimita dei ultimi papi, lasciando che la storia giudichi definitivamente dei "papi" che, oggi, sembrano davvero aver dato tutti segni di non essere stati papi. La Fraternita, oggi, ha ancora la credibilità per affermare tali verità?
    Con la diplomazia e la politica addottata da essa, di fatto il sale non sta perdendo forse il suo sapore? Dio nella sua onnipotenza può suscitare altri araldi della fede. Forse qualche vescovo che da tempo sogna di convertirsi dallo scisma e dall'eresia orientale al cattolicesimo? Alcuni precursori della conversione della Russia? E' molto importante ammettere il carattere altamente misterioso della situazione attuale, senza cercare di razionalizzare il mistero della generale apostasia. Pertanto, al di là della sede, è la Chiesa che è in un certo senso VACANTE, rimanendo visibile nella sua umanità e nella sua divinità dovunque si professa la fede di sempre, senza compromessi con la Roma modernista.

    Fonte: agere

    Ultima modifica di Guelfo Nero; 25-10-09 alle 02:06

  8. #18
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    Predefinito Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Dernières Nouvelles du Blog de Virgo-Maria
    Publication du 15 septembre 2009
    L’abbé Méramo (FSSPX réfractaire) réussit sa percée à Paris…

    … et déclare que l’église Conciliaire n’est pas l’Église catholique, dans le droit fil de la fidélité au combat de Mgr Lefebvre contre le modernisme et le maçonnisme apostat.

    Alors que l’abbé Méramo (expulsé par Mgr Fellay en raison de son opposition au ralliement) reprend le combat de Mgr Lefebvre à Paris, Mgr Fellay continue à appliquer la politique soutenue par la loge, explicitée par l’abbé Celier dans son livre « Benoît XVI et les traditionalistes », édité et préfacé par J-L. Maxence, franc-maçon avoué et militant « depuis plusieurs décennies » de la Grande ∴ Loge ∴ de France ∴ (« Le Point » – Hors série – sept 2009)

    La salle où l’abbé Méramo disait sa première messe à Paris le 13 septembre 2009 était comble, l’affluence ayant dépassé les prévisions des organisateurs.

    Plus de 100 fidèles s’étaient déplacés, des jeunes et des familles, les personnes âgées étant peu représentées, signe que le combat de Mgr Lefebvre pour le Sacerdoce a de l’impact auprès de la jeune génération. Ce petit nombre est significatif, peu d’abbés pourraient se valoir d’attirer d’emblée – nouveau venu dans un pays étranger de surcroît – une centaine de fidèles très motivés dès une première messe publique annoncée sur Paris.

    Le prêtre d’origine syrienne, a eu le courage d’affronter Mgr Fellay, de se faire expulser, puis de venir s’installer en France, car il a compris que c’est en France que se joue l’avenir du combat de la Tradition. À contrario, Mgr Fellay n’ose plus affronter publiquement les fidèles français… en février il avait fait diffuser une interview en boîte, en prétextant de se déplacer au Trévoux, pour ne pas avoir à répondre aux questions de la salle… l’évêque philo-maçon a peur de se faire interpeller publiquement et de se faire remettre en place vertement… il est terrorisé …

    La quête fut abondante pour l’abbé Méramo, signe de la forte motivation des fidèles venus entendre une messe dite par un prêtre de la FSSPX réfractaire à la politique de ralliement de Mgr Fellay, soutenue par la Loge maçonnique.

    (...)

    .
    Durant son sermon, l’abbé Méramo, en des termes très forts, a dénoncé la « Rome apostate » et déclaré avec force que l’église Conciliaire n’est pas l’Église catholique.

    Les oreilles des paroissiens de l’abbé Legal n’entendent pas un tel discours de vérité habituellement, car Verrua, abrité derrière une revendication formelle de « non una cum », abrite en réalité une stérilité convenue du combat catholique contre le modernisme et le maçonnisme clérical de la Rome apostate, et contre son chef l’abbé apostat Ratzinger-Benoît XVI. Alors que l’abbé Ricossa a lancé un appel de fond pour étendre la « rue bleue », il se peut que désormais, cette paroisse se vide et soit littéralement « siphonnée » par l’abbé Méramo qui a un autre charisme et un discours beaucoup plus vigoureux et débarrassé des compromissions envers l’église Conciliaire…

    L’abbé Méramo, expulsé par Mgr Fellay, tient désormais un propos libre et débarrassé de tout conditionnement : le langage catholique qui combat sans peur pour conserver aux fidèles, que le Bon Dieu lui confie, la Foi catholique authentique sans laquelle « nul ne saurait être sauvé ».

    Nous recevons un témoignage sur la messe de 10h30 à Saint-Nicolas le même dimanche :

    « L’assistance était un peu clairsemée, surtout, beaucoup de chaises au pied de la chaire d’où prêchait l’abbé Beauvais étaient restés étonnamment vides, témoins d’une désertion rampante qui ronge Saint Nicolas du Chardonnet depuis la mise en œuvre du processus de ralliement applaudi par la Franc-Maçonnerie avec la Rome, moderniste amçonnique et mondialiste apostate.

    Après une première partie de sermon très abstraite et consacrée à l’exposé de la valeur de l’homme intègre, l’abbé Beauvais prolongea par un éloge de l’intégrisme.

    Pour l’abbé Beauvais, Notre Seigneur Jésus-Christ est le chef et le modèle des intégristes, la Très Sainte Vierge Marie, la protectrice de l’intégrisme et les saints étant les premiers des intégristes.

    Selon l’abbé Beauvais, l’intégrisme n’est que l’un des noms de la sainteté.

    Depuis la levée du décret d’ « excommunication » et la compromission de plus en plus grande de Mgr Fellay avec le Vatican moderniste, l’abbé Beauvais a fait disparaître toute trace des enregistrements des sermons du dimanche.

    Indice d’une purge à venir plus radicale des textes de la Tradition ? Il est sûr que le fondateur Mgr Lefebvre est devenu maintenant le grand gêneur qu’il faut éliminer. » Fin du témoignage

    Ce soudain éloge de l’intégrisme par l’abbé Beauvais, après des années de tiédeur et de torpeur silencieuse, trahirait-il une réaction du Curé de Saint Nicolas du Chardonnet pour tenter de retenir ses paroissiens désireux d’entendre enfin un sermon revigorant et dans la ligne de Mgr Lefebvre, comme l’abbé Méramo n’a crainte de le faire ?

    À mesure de l’abandon du combat de Mgr Lefebvre, l’abbé Beauvais voit fondre l’effectif de ses paroissiens, sa collaboration désormais publique (depuis le numéro de juin du Chardonnet) avec les philo-maçons de Suresnes ayant dévoilé son jeu louvoyant pour préserver son confort au prix de l’abandon du combat pour la préservation du Sacerdoce sacrificiel catholique sacramentellement valide. Selon nos sources, à Saint-Nicolas l’argent de la quête est en baisse, les fidèles ne voulant pas financer la politique pro-G∴L∴F∴ de Mgr Fellay.

    Il nous a été dit aussi par une autre lectrice :

    « Aux dernières nouvelles l’abbé Beauvais intervient dans les cercles nationalistes où il se rend pour prononcer des éloges appuyés du général Franco. Il y donne des exposés élogieux sur le Caudillo qui enflamment les jeunes militants politiques qui viennent l’écouter, et qui révèlent sa profonde passion pour le sujet. » Une lectrice

    Les conférences pour célébrer Franco ! Déjà, à la demande de l’abbé de Cacqueray, l’abbé Beauvais avait prononcé un éloge vibrant du Maréchal Pétain sur sa tombe à l’Ile d’Yeu en 2007 : « Maréchal, nous voilà ! ». Un exutoire pour l’abbé Beauvais ? Pauvre et pathétique dérive sur le terrain du temporel qui n’est pas le terrain de compétence des clercs catholiques, d’un clerc qui abandonne le terrain du combat religieux qui est le sien, pour livrer par procuration un combat laïque où son zêle paraît d’autant plus suspect qu’il cohabite avec sa complaisance avec Suresnes aux mains de l’abbé Celier, ce prêtre qui choisit dans la Grande ∴ Loge ∴ de France ∴ l’éditeur et le préfacier de son livre programme du ralliement de la FSSPX à la Rome maçonnique mondialiste apostate : « BenoîtXVI et les Traditionalistes », diffusé depuis plus de deux ans dans tous les prieurés de France, et vendu par l’abbé de Cacqueray à Nantes, le Supérieur du District de France de la Fraternité lui-même en personne !!!

    L’abbé Méramo, un abbé opposant à la politique maçonnique de Mgr Fellay, vient de bousculer les lignes en révélant qu’au sein des grandes institutions de la Tradition, que ce soit à la FSSPX, ou à Verrua, se déroule un combat intense entre les prêtres qui veulent poursuivre le vrai combat de la Foi catholique, et les collaborateurs ou taupes cléricales de tout poil qui cherchent des accommodements avec la Rome maçonnique apostate, quand ils ne font pas carrément, ou n’appuient pas discrètement, son jeu subversif mortel pour la Foi et le Salut éternel des fidèles.

    Cette irruption conquérante de l’abbé Méramo à Paris dévoile qu’une réforme du combat de la Tradition, expurgé des éléments subversifs qui l’ont infiltrée depuis près de 40 ans, est en marche et bouillonne dans le silence des prieurés et des foyers de laïcs.

    Cette ligne de fracture traverse à la fois la FSSPX et l’Institut de Verrua, et le temps approche où une recomposition des camps de la Tradition pourrait s’opérer, sur un thème commun qui pourrait être celui de la défense et de la préservation du Sacerdoce sacrificiel catholique sacramentellement valide, qui constituait l’objet même de l’œuvre fondée en 1970 par Mgr Lefebvre après la catastrophe conciliaire des années 60.

    Continuons le bon combat

    La Rédaction de Virgo-Maria


    CETTE MESSE DE L’ABBÉ MÉRAMO À PARIS EST DÉSORMAIS HEBDOMADAIRE

    TOUS LES DIMANCHES À PARIS
    MESSE St PieV CHANTÉE À 10 H 30
    PAR M. L’ABBÉ BASILIO MÉRAMO

    (CONFESSIONS A PARTIR DE 9 HEURES 30) À :
    L’ESPACE DUBAIL
    (18 PASSAGE DUBAIL 75010 PARIS).

    L’entrée dans le passage Dubail se fait en voiture et à pied à l’angle du 54 boulevard de Magenta et à pied uniquement par le 120 faubourg Saint-Martin.
    Métros proches : Gare de l’Est, Jacques Bonsergent et Château d’eau.
    Parking au 14 passage Dubail.

    Prochaine messe :
    dimanche 20 septembre 2009

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    Predefinito Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    22-10-09
    LEFEBVRIANI: MONS.FELLAY, PROBABILE SOLUZIONE 'PRELATURA PERSONALE'

    (ASCA) - Citta' del Vaticano, 22 ott - C'e' ''molto di certo'' nelle voci che prevedono una soluzione 'stile Opus Dei', con la creazione di una Prelatura Personale, per la lefebvriana Fraternita' Sacerdotale San Pio X, al termine dei colloqui dottrinali con la Santa Sede che inizieranno lunedi' in Vaticano. A dirlo, in un'intervista al quotidiano cileno El Mercurio dello scorso 18 ottobre, e' il superiore della Fraternita', mons. Bernard Fellay. ''Credo che il Vaticano si stia indirizzando verso questa soluzione canonica'', afferma il vescovo tradizionalista.

    Fellay nega anche che la sua comunita' sia mai stata in condizione di ''scisma'' con la Chiesa di Roma: ''Ci sono lotte, cosi' come un certo rifiuto di una parte della Chiesa, ma questo non significa separazione. Non c'e' mai stata una dichiarazione di scisma da parte della Chiesa nei nostri confronti. Si parlo' per un certo periodo della scomunica dei vescovi, pero' mai di una separazione''. Quanto al caso Williamson - il vescovo lefebvriano che ha negato l'Olocausto in una intervista tv - per mons. Fellay si e' trattato di un ''attacco molto ben pianificato non contro la Fraternita', ma direttamente contro la persona di papa Benedetto XVI, per macchiare la sua gestione''.

    ''Ma - conclude il prelato lefebvriano - il papa e' molto piu' aperto di alcuni vescovi della Chiesa cattolica''.

    asp/sam/bra

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    Predefinito Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Piccolo glossario della FSPX

    MAGISTERO TRADIZIONALE: è UN'ESPRESSIONE MOLTO USATA NEL CONTESTO LEFEBVRIANO CHE INDICA UN PRESUNTO MAGISTERO "DI SEMPRE", OPPOSTO INVECE AD MAGISTERO MODERNISTA O ANTITRADIZIONALE DEL VATICANO II.
    IN REALTà L'ESPRESSIONE è MERAMENTE TAUTOLOGICA: NON C'è MAGISTERO ECCLESIASTICO O PONTIFICIO CHE NON SIA SCRITTURALE E TRADIZIONALE.
    IL MAGISTERO INFATTI CHE NON SIA TRADIZIONALE NON è MAGISTERO E NON PROVIENE DALL'AUTORITà.
    MEGLIO DIRE "MAGISTERO DELLA CHIESA" O "MAGISTERO PONTIFICIO": A SECONDA DI COSA SI PARLI.

    SANTA MESSA TRADIZIONALE: ALTRA ESPRESSIONE CHE GIà DI PER Sè LEGITTIMA IL FATTO CHE VI POSSA ESSERE UNA SANTA MESSA NON TRADIZIONALE. (COESISTENZA DEI RITI "TRADIZIONALE E MODERNISTA": CAVALLO DI BATTAGLIA DELLE TRATTATIVE FSPX-MODERNISTI)
    IL CHE è ASSURDO: LA "MESSA" DI PAOLO VI NON è UNA MESSA, è SOLO UN RITO ACATTOLICO. MEGLIO DIRE QUINDI "LA SANTA MESSA CATTOLICA" O "LA SANTA MESSA" E BASTA (CHE INSIEME ALLE MESSE DEI RITI LOCALI E ALLA MESSA ILLECITA DEGLI ORIENTALI è L'UNICA CHE POSSA ESSERE DEFINITA PROPRIAMENTE MESSA)

    "MONSIGNORE": è UNO SOLO. SULLA SUA PAROLA E SUL SUO GIUDIZIO "PRIVATO" SI SONO FATTE PERSINO 5 CONSACRAZIONI EPISCOPALI. è RIMASTA FAMOSA UN'INTERVISTA DEL 1999 A MONSIGNOR TISSIER DE MALLERAIS, VESCOVO CONSACRATO DA MONSIGNOR LEFEBVRE, IN CUI SUA ECCELLENZA MOTIVAVA IL SUO RIFIUTO DEL SEDEVACANTISMO IN BASE ALL'INTUIZIONE SOVRANNATURALE E ALLA GRAZIA DI STATO DI MONSIGNOR LEFEBVRE CHE AVEVA RIFIUTATO QUEST'APPROCCIO AL PROBLEMA.

    PAPOLATRIA: NEL "VOCABOLARIO LEFEBVRIANO PRO POPULO" QUESTO GROSSOLANO TERMINE INDICA UNA PRESUNTA AMPLIFICAZIONE INDEBITA DELLE PREROGATIVE PAPALI OVVERO TUTTO QUELLO CHE ESTENDE L'INFALLIBILITà PONTIFICIA OLTRE I CONFINI DEL PURO DOGMA SOLENNEMENTE PRONUNCIATO.
    RITENERE CHE I CATTOLICI DEBBANO ESSERE IN TUTTO E PER TUTTO (NON SOLO PER QUANTO RIGUARDA IL MAGISTERO MA ANCHE NELLE PURE FACCENDE DI DISCIPLINA) SOTTOMESSI AL ROMANO PONTEFICE è CONSIDERATO "PAPOLATRIA".
    RITENERE CHE (ABITUALMENTE: CHE NON INDICA UNA MERA CONTINUITà TEMPORALE MA UN HABITUS MENTALE, MORALE, PERSONALE) NON SI POSSA RIFIUTARE OBBEDIENZA AL ROMANO PONTEFICE è PAPOLATRIA.
    TUTTA LA RIFLESSIONE TEOLOGICA SUCCESSIVA AL VATICANO I (1870-1958)PER COGLIERE LA REALE E AMPLISSIMA PORTATA DEL DOGMA APPENA PROCLAMATO DA PAPA PIO IX è PAPOLATRIA.
    VA BENE PER I TEMPI DI FESTA E NON PER QUELLI DI CRISI: UNA VERITà A TEMPO, UNA POESIA VENUTA MALE!

    PRUDENZIALE (O NELLA VERSIONE DI VELLETRI "MITIGATO"): VORREBBE INDICARE UNA SCELTA MEDIANA CHE SI ASTIENE DA ECCESSI MA NELLA PRASSI DELLA FSPX INDICA LA SCELTA DEI MEZZI SBAGLIATI, DIFESA POI CON LE ARGOMENTAZIONI SBAGLIATE, PER RAGGIUNGERE UN GIUSTO FINE: OVVERO LA DIFESA DELLA FEDE, L'OPPOSIZIONE AL "VATICANO II", LA CONSERVAZIONE DELLA SANTA MESSA.
    IN REALTà SINONIMO DI RIFIUTO VOLONTARISTICO DI LEGGERE I FATTI PER COME CI SI PRESENTANO, SOSPENSIONE "AD INFINITUM" DEL GIUDIZIO PER MERI FINI DI PRATICITà E SPENDIBILITà ECCLESIALE.

 

 
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