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  1. #11
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    Le Sette Sorelle



    Le “majors” del petrolio, per più di un ventennio, tra il 1950 e il 1970, furono padrone assolute del mercato del petrolio.
    L’inglese British Petroleum (BP), il gruppo anglo olandese della Royal Dutch-Shell (Shell), e le statunitensi Standard Oil of New Jersey (Esso), la Standard Oil of California (SoCal poi Chevron), la Standard Oil of New York (Mobil Oil), la Gulf Oil e la Texas Oil Company (Texaco) controllarono in quel periodo quasi l’ottanta per cento delle riserve, della produzione e della capacità di raffinazione di petrolio esistente nel mondo al di fuori degli Stati Uniti, del Canada e dei paesi allora sotto l’ombrello sovietico.
    Le "Sette Sorelle", come le definì Enrico Mattei, controllavano la quasi totalità del petrolio del Golfo Persico e di tutto il Medio Oriente, grazie alle concessioni ottenute nei lontani anni Venti e Trenta. Furono queste grandi compagnie in sostanza a fissare il prezzo internazionale del petrolio, con il meccanismo del posted price, letteralmente prezzo affisso.
    Il prezzo del petrolio veniva cioè fissato sulla base delle previsioni di domanda del greggio di ciascun paese e successivamente comunicato ai paesi produttori. Stabilito il prezzo che doveva consentire a questi stessi paesi un certo ritorno concordato, le compagnie si accollarono il rischio (calcolato) di assorbire le fluttuazioni negative del prezzo reale. Occorreva quindi "soltanto" vigilare in modo tale che l’offerta non eccedesse la domanda. Tutto questo fu possibile grazie a due fattori: l’intreccio di partecipazioni nelle grandi concessioni petrolifere e il controllo dell’intera filiera del petrolio, dalla produzione alla commercializzazione del prodotto finito.
    Le Sette Sorelle di fatto determinarono le quantità di greggio da estrarre da ogni singolo paese mediorientale, senza utilizzarne mai l’intera capacità produttiva ma bilanciando le produzioni in modo da non avere mai eccesso di offerta sul mercato. Considerando poi il ciclo virtuoso degli anni del boom economico tra il 1950 ed il 1970, per le Sette Sorelle non ci furono grandi problemi. A spezzare il gioco furono la nascita dell’Opec, (che sostituì però di fatto un cartello con un altro cartello), le nazionalizzazioni ed il ritiro delle concessioni.

    .
    L'evoluzione dell'elite petrolifera: dalle Sette Sorelle degli anni '70...
    ...alle Quattro Super-Majors del terzo millennio

    Nella tabella che segue il percorso delle principali variazioni nelle compagini societarie delle sette sorelle del petrolio.



    BP British Petroleum
    British Anglo - Persian Petroleum


    Principali acquisizioni:
    - Amoco (American Oil Com. ex Standard Oil Indiana)
    - Sohio (Standard Oil of Ohio )
    - Arco (Atlantic Refining & Richfield Petroleum Com.)
    - Solar Refining Company
    - Canfield Oil







    Royal Dutch Shell
    Royal Dutch Shell


    Principali acquisizioni:
    - Pennzoil




    Exxon Mobil
    Jersey Standard & SOCONY

    - Exxon
    Standard Oil New Jersey (Jersey Standard)


    Principali acquisizioni:
    - Humble Oil & Refining Company (Texas)
    - Standard Oil Company of Pennsylvania
    - Standard Oil of Kentucky (Kyso)
    - Standard Oil Company of Louisiana
    - Standard Oil of Kansas
    - Stanocola, Carter Oil, Imperial Oil (Canada)
    - Colonial Beacon Oil Company - Ohio Oil Company
    - Prairie Oil & Gas Company - Solar Refining Company
    - South Penn Oil Company - Tidewater Oil- Sinclair Oil
    - Anglo-American Oil Company- Skelly Oil - Signal Oil

    - Mobil
    Standard Oil of New York (SOCONY)


    Principali acquisizioni:
    - Vacuum Oil Company
    - Magnolia Petroleum Company (Texas)
    - General Petroleum (California)
    - White Eagle (Minnesota) - Independent Oil (PA)
    - Metro Oil (NY) - Gilmore Oil Company (California)







    Chevron
    Standard Oil of California (SOCAL)


    Principali acquisizioni:
    - Gulf Oil Corporation
    - Texaco (Texas Oil Company)
    - UnoCal (Union Oil of California)









    SacerPetroli.it: Approfondimenti: Le Sette Sorelle

  2. #12
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    Mattei, un taxi driver contro le Sette Sorelle


    Il nome di Enrico Mattei viene sovente citato in relazione alla sua morte misteriosa, avvenuta in un incidente aereo nel tardo pomeriggio di sabato 27 ottobre 1962. Le circostanze, mai chiarite, dell’evento hanno fatto parlare di omicidio – corroborate dai numerosi intoppi nelle indagini che, a quarant’anni di distanza, ancora non consentono una ricostruzione attendibile dei fatti. Tavolta, poi, Mattei riaffiora alla memoria come un piccola grande eroe che, armato solo della propria italianità ruspante, si lanciò contro le multinazionali del petrolio. Quelle “Sette Sorelle” (etichetta, probabilmente, di suo conio) che vedevano in lui soltanto un “petroliere senza petrolio”, non certo capace di stare al tavolo degli adulti.



    La recente biografia curata da Carlo Maria Lomartire, Mattei. Storia dell’italiano che sfidò i signori del petrolio (Mondadori) si colloca all’esterno sia del primo filone (quello investigativo-complottista), sia del secondo (quello agiografico). E’ una ripresa dall’alto, distaccata e serena, della vita irregolare di un uomo che, forse più di ogni altro, ha segnato la storia del nostro paese nel Dopoguerra. Di natali modesti, Mattei fu studente impaziente e svogliato, ma brillante. Politicamente, aderì dapprima al fascismo (di cui gli rimasero addosso l’esaltazione nazionalistica e l’istinto populista), per poi approdare (grazie all’intellighenzia cattolica lombarda) alla sinistra democristiana, passando attraverso le coraggiose gesta della Resistenza e la certosina amministrazione dei fondi del CLN.



    Amico di Gronchi e Fanfani e La Pira, legato da un rapporto ambiguo e opportunistico a De Gasperi, Mattei ebbe numerosi scontri con don Sturzo. Ugualmente ambigua fu la sua relazione coi partiti di sinistra: il suo proclamato anticomunismo faceva a pugni col suo progetto, chiarissimo, di perseguire la nazionalizzazione di tutti i settori strategici tenendo a balia i governi di centrosinistra. In ogni caso, egli ebbe sempre un approccio piuttosto elastico alla politica: la vedeva semplicemente come un mezzo per ottenere i suoi scopi. Dei partiti politici, diceva che fossero come taxi: “li prendo, mi faccio portare dove voglio e alla fine li pago e scendo”.



    Il massimo risultato ottenuto da Mattei fu la costituzione dell’Eni, nell’ambito del quale vennero riorganizzate tutte le partecipazioni statali nell’ambito degli idrocarburi. Quest’argine venne rotto con l’acquisto della Pignone, una fabbrica di tubi e turbine con sede a Firenze. Quando ne fu annunciata la chiusura, verso la fine del 1953, gli operai occuparono, non senza il sostegno del “sindaco santo” del capoluogo toscano. L’Eni finì per rilevarne il 60%. “Comincia così – scrive Lomartire – la lunga storia dei salvataggi di imprese private in crisi da parte dello Stato, la storia del cosiddetto ‘sistema delle partecipazioni statali’, di quel capitalismo di Stato all’italiana che è arrivato a occuparsi di panettoni e tessuti, carta e alluminio, miniere e telecomunicazioni… Con l’espansionismo dell’Eni di Mattei e con il rilancio dell’Iri, grazie anche alle teorie della sinistra, compresa quella DC, sulla necessità di un controllo dello Stato sull’economia, lo statalismo dell’Italia democratica si dimostra ben più determinato di quello fascista”. E’ in tale equivoco, infine, che s’innesta il meccanismo che verrà alla luce solo negli anni ’90 col nome di Tangentopoli.

    Tra i canali di reclutamento dei dipendenti, due spiccano per originalità: quello delle raccomandazioni (uno dei tanti modi, oltre naturalmente ai contributi finanziari, attraverso cui Mattei restituiva i favori ai suoi amici politici) e quello della provenienza etnica. I critici ironizzavano che “Snam” stava per “Siamo Nati A Matelica”, paese di provenienze del geniale capitalista di Stato.



    Mattei non si accontenta di giocare un ruolo di primo piano nella politica italiana: attraverso l’attivo supporto a molti movimenti antiamericani nel Terzo Mondo, s’improvvisa pure pedina importante sullo scacchiere internazionale. Per lui l’America equivale alle Sette Sorelle, e le Sette Sorelle sono il Nemico. Vista la sua pesante influenza e il suo status di intoccabile, Mattei conduce una politica estera autonoma, e non sempre parallela, rispetto a quella del governo. Nel luglio 1962 Indro Montanelli lo attacca duramente: “L’esempio di Mattei ci mostra questo spettacolo: un governo, un parlamento ed una burocrazia impotenti di fronte ad un funzionario che, potendo essere revocato ogni tre anni, nomina invece il ministro che dovrebbe controllarlo, impone un suo monopolio al di sopra di quelli che dovrebbe combattere, tratta direttamente coi governi stranieri [tra cui quello sovietico, in pieno clima da Guerra fredda] e detta una sua politica estera spesso in contraddizione con quella dello Stato”.



    In effetti, i problemi causati dalla sfrontatezza di Mattei sono giganteschi: per non parlare dello sperpero di denaro pubblico, causa indiretta di una pressione fiscale che si avvia nel Dopoguerra a depredare le tasche degli italiani. “L’indebitamento del gruppo – sottolinea Lomartire – sfiora i 1000 miliardi di lire, una somma spaventosa in quegli anni”. Alla luce di quanto avvenne, suonano profetiche le parole pronunciate da Sturzo alla vigilia della creazione dell’Eni: nell’interventismo pubblico egli vedeva “un indebito predominio dello Stato sulla collettività… Ecco perché combatto tutti gli enti statali e parastatali che abbondano di privilegi, abusano del potere economico e delle protezioni politiche, invadono con sempre crescente ritmo l’ambito dell’iniziativa privata, preparando ed attuando una specie di socialismo di Stato, o di statalismo sociale che dir si voglia”.



    Se è vero che il sogno di Mattei si è sfarinato, senza arrivare a piena realizzazione neppure in Italia, e la libera impresa ha continuato a ostinarsi a sopravvivere, il suo pensiero resta vivo e palpitante nella nostra società. Nonostante nella parabola dell’Eni sia rintracciabile la misera fine di una stagione di illusioni. Ricorda Lomartire: “Nato per ‘combattere i monopoli del capitale privato’, secondo gli slogan in voga quegli anni, l’Eni è diventato il più pesante, protetto e impenetrabile dei monopoli pubblici”.



    (Da Il Riformista)




    IBL - Mattei, un taxi driver contro le Sette Sorelle

  3. #13
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    Enrico Mattei, italiano “pericoloso”

    maggio 11, 2009 di byebyeunclesam


    Gli scorsi 3 e 4 maggio, un significativo successo di ascolti ha caratterizzato la messa in onda da parte della Televisione di Stato – a quasi quarant’anni di distanza da “Il caso Mattei” di Francesco Rosi – di un film in due puntate diretto da Giorgio Capitani. Il titolo è “Enrico Mattei. L’uomo che guardava al futuro” e ne è produttrice, con la collaborazione dell’archivio storico dell’ENI, la Lux Vide di Ettore Bernabei, un amico fraterno di Mattei.
    Secondo sir Ashley Clarke, ambasciatore britannico a Roma, il fondatore dell’ENI aveva obiettivi molto chiari. Il primo era di “dominare la distribuzione dei prodotti petroliferi in Italia” mediante un controllo sulle fonti. Un modo per garantire al suo Paese scorte sufficienti di greggio, necessarie all’industria petrolifera nazionale ed allo sviluppo industriale. Sia perchè le grandi compagnie petrolifere angloamericane costituivano oggettivamente un impero capace di influenzare la politica e la finanza su scala planetaria, sia perchè nella sua tempra di uomo tutto d’un pezzo, la sua personale lotta contribuiva ai suoi ideali di patria e di dignità nazionale.
    Ma l’obiettivo di evitare la dipendenza petrolifera dai britannici e dagli americani non era un affare di poco conto. Innanzi tutto per le sue implicazioni geopolitiche.
    Basti pensare che l’Italia rivestiva la duplice funzione di centro nevralgico dell’anticomunismo in Europa e di controllo delle risorse energetiche del Vicino e Medio Oriente. Una partita alla quale dai primi anni Quaranta partecipano, da un lato, grandi compagnie come la Standard Oil Company per gli USA e la Shell per la Gran Bretagna, con i suoi dominions in Iraq, Transgiordania ed Egitto; dall’altro, l’Unione Sovietica, artefice di una politica di espansione ideologica e di alleanze strette con gli Stati emergenti dalla lotta anticoloniale.
    Quello che temevano le potenze angloamericane non era solo la messa in discussione degli equilibri che regolavano il controllo delle fonti energetiche nel mondo così come era uscito dalla seconda guerra mondiale, ma anche e soprattutto gli elementi di disturbo o di attacco all’ordine geopolitico già dato, mediante l’attivismo di personaggi come appunto Enrico Mattei. Egli mirava a raggiungere una totale sovranità per il nostro Paese o, come diceva A. Jarratt, funzionario del Ministero dell’Energia britannico, “l’autarchia petrolifera” nei Paesi in via di sviluppo, guarda caso in gran parte ex colonie di Sua Maestà.
    Il 7 agosto 1962, in un documento indirizzato allo stesso Jarratt, qualcuno riferisce quanto avrebbe detto Mattei in una conversazione privata: “Ci ho messo sette anni per condurre il governo italiano verso un’apertura a sinistra. E posso dirle che mi ci vorranno meno di sette anni per far uscire l’Italia dalla NATO e metterla alla testa dei Paesi neutrali [Non Allineati]”. Mancava poco più di un anno alla nascita del primo governo di centro-sinistra guidato da Aldo Moro…

    Qui vogliamo segnalare anche l’ottimo lavoro del documentarista Fabio Pellarin, “Potere & petrolio. La sfida di Enrico Mattei”, dvd coprodotto da Istituto Luce e Croce del Sud Cinematografica, con la consulenza storica di Simone Misiani (docente di Storia Economica presso l’Università di Teramo), Marcello Colitti (consulente petrolifero, già stretto collaboratore di Mattei) e Giuseppe Accorinti (Amministratore delegato Agip Petroli ed attualmente Presidente della scuola Mattei).
    Il documentario, avvalendosi di materiali del Luce e soprattutto di filmati d’epoca provenienti dal ricco archivio dell’ENI, ripercorre la vita pubblica di Mattei, ma senza indagare sull’attentato che ne causò la morte nell’ottobre 1962, con la caduta dell’aereo privato che lo riportava a Milano dalla Sicilia. “Non dimentica però – come sottolinea l’autore – che il tribunale di Pavia, riaprendo il caso nel 1994, è giunto alla conclusione che in quell’aereo ci fu un’esplosione provocata da una bomba”.
    Giusto per ricordare la fretta con cui la penna di Indro Montanelli tentò di liquidare la questione con “l’insaziabile voglia di giallo” degli italiani. A chi scriveva articoli contro di lui, a cominciare proprio da Montanelli, Enrico Mattei non aveva l’abitudine di rispondere. Preferì pubblicare i 35 volumi intitolati ‘Stampa e oro nero’ in cui furono raccolti, rigorosamente senza replica, i continui attacchi della stampa atlantista.





    Enrico Mattei, italiano “pericoloso”

  4. #14
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    giovedì 14 gennaio 2010La geopolitica di Enrico Mattei

    In questi giorni si fa un gran parlare della figura di Bettino Craxi. Chi lo definisce un ladro, un uomo che è andato contro lo Stato, e chi lo definisce uno "statista". Considerando che io, nella mia pur giovane età ho sentito associare questa parola - "statista"- sia a personalità come Berlinguer che a personaggi come Berlusconi, ammetto che mi diventa sempre più oscuro il significato del termine. Di una cosa va dato atto all'ex leader socialista: di aver saputo dire – e confermare – dei forti “no” alle ingerenze statunitensi, come nel caso della crisi di Sigonella. Personaggio controverso, sicuramente. Ma che, nel bene o nel male, ha segnato parte della storia di questo paese.

    Bettino Craxi, però, non è stato il primo personaggio controverso a diventare però l'asse portante di un periodo della storia di questo paese, ed a mettersi contro le ingerenze americane. C'è stato anche un'altro personaggio molto importante - e molto controverso - per la nostra storia, fino agli anni '60, fin quando qualcuno, nei pressi di Bascapé (Pavia) non lo fece saltare in aria. Chi? Per l'uccisione di un uomo che per tutta la vita non fa altro che crearsi nemici non è importante la mano che lo uccide, ma il perché.
    Chi è Enrico Mattei.
    Enrico Mattei nasce ad Acqualagna (Pesaro) il 29 aprile 1906, primo di cinque figli. Fino a 13 anni frequenta la scuola del paese, senza brillare troppo. Nel 1919, quando il padre brigadiere va in pensione, si trasferiscono a Matelica (Macerata), centro più “vivo” di Acqualagna, dove le industrie iniziano a dar da lavorare a chi aveva sempre campato di agricoltura e pastorizia.
    I tipi come lui gli americani li chiamano “self-made man”, perché Enrico inizia a lavorare – a 15 anni – in una fabbrica come verniciatore. 5 anni dopo è già direttore della “Conceria Fiore”, dove aveva iniziato a lavorare quattro anni prima come fattorino.
    Tipo sveglio, questo Mattei, che fin da subito capisce come il suo fascino personale può essere usato come “arma”. Tipo sveglio e con la passione per la chimica, passione che potrà coltivare in maniera regolare a partire dal 1928, quando, dopo il fallimento della “Conceria Fiore” per le politiche deflazionistiche del regime fascista ed una breve parentesi lavorativa alla Max Mayer, diventa rappresentante unico per il mercato italiano della tedesca Loewenthal. Da questo momento inizia a nascere il fenomeno Mattei per come lo conosciamo dai libri di storia e che farà coniare agli anglofoni il termine matteism.

    Grazie al lavoro alla Loewenthal, infatti, Mattei ha la possibilità di girare il paese, studiandolo e cercando di capire quali siano i reali bisogni della gente.
    Nel 1931 Mattei apre la “Industria Chimica Lombarda Grassi e Saponi”, che tre anni dopo, contando sull'appoggio di 20 operai, è già affermata sul mercato, anche grazie ad un'intuizione che permette a Mattei di mettere a punto un innovativo prodotto per zuccherifici, che permette di accantonare tutti quelli importati.
    Qui iniziamo a vedere due particolarità del carattere di Mattei: innanzitutto il suo rapporto con gli operai, che per lui – a differenza di quel che succede per molti imprenditori di oggi – hanno la stessa importanza della famiglia, ed il coraggio, indiscusso punto di forza del suo carattere. Ma quando si nasce leader, d'altronde, certe cose nascono in te con i primi vagiti.
    Nel 1936, a Vienna, sposa Margherita Paulas, ex ballerina di varietà, che gli rimarrà a fianco fino all'ultimo dei suoi giorni.
    In quegli stessi anni, a Milano, si ritrova come vicino di casa il professor Marcello Boldrini – anch'egli di Matelica – che, oltre ad essere docente alla Cattolica, alla Bocconi di Milano ed all'Università di Roma, è anche tra i fondatori della Democrazia Cristiana, nella corrente guidata da Ezio Vanoni e che si rifaceva al c.d. Codice di Camaldoli, un documento programmatico di politica economica che, nella mente dei suoi ideatori, doveva costituire la base per la ricostruzione economica dell'Italia dopo la guerra. La funzione di Boldrini nella vita di Mattei è duplice: oltre ad essergli amico fraterno, infatti, diviene anche colui che è incaricato di colmare le tante lacune nella preparazione culturale di Mattei, che nel frattempo – mentre fa conoscenza di personalità come Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti e Amintore Fanfani – si iscrive alle scuole serali, diplomandosi ragioniere. Fa anche in tempo ad iscriversi all'università: Scienze Politiche, dove si avvicina alle teorie di Roosvelt, Perón e Gandhi. Poi arriva la guerra...

    Este, Monti, Marconi e Leone sono i nomi di battaglia del partigiano Mattei, che nel 1944 viene indicato – dopo l'omicidio di Galileo Vercesi e dopo la sua “virata” verso il Partito Popolare – come rappresentante per la Democrazia Cristiana nel Comitato di Liberazione Nazionale. Il suo compito – oltre a fare da raccordo tra le forze partigiane – è anche quello di sottrarre le forze progressiste all'area comunista, dirottandole verso l'area democristiana (si vanterà di aver portato il numero di partigiani democristiani dagli iniziali 2.000 agli oltre 65.000 di fine conflitto).

    Come ricompensa per il suo ruolo nella Resistenza, a Mattei viene dato l'incarico di liquidare l'Agip, l'Azienda Generale Italiana Petroli, considerata un peso inutile per un'Italia che doveva ricostruire. Nata sotto il fascismo con lo scopo di “cercare, acquistare, trattare e commerciare petrolio”, su 350 pozzi scavati in Italia, Albania, Romania e Ungheria, di petrolio non ne aveva trovata neanche una goccia, per cui a cosa serviva un'azienda statale per cercare il petrolio, se il petrolio non lo trovava?
    Sull'Agip però c'è qualcosa di strano: per quale motivo un'azienda statale completamente inutile, costruita per cercare e commerciare il petrolio e che ancora non ne aveva trovata una sola goccia, era nelle mire di molti – troppi? - acquirenti che erano disposti a pagare, per ottenerla, un prezzo troppo elevato per non far scrutare a Mattei che sotto ci fosse qualcosa di strano. L'Agip, inizialmente, era divisa tra Roma – dove sedeva “fisicamente” il C.d.A. - e Milano, dove venne dirottato Mattei, con compiti di piena responsabilità sulla parte “settentrionale” dell'azienda.
    All'Agip, Mattei aveva preso il posto di Carlo Zanmatti, destituito in quanto repubblichino, che però fa una rivelazione fondamentale non solo per Mattei, ma anche per le sorti del paese: a Caviaga, in Val Padana, il petrolio c'è. Il petrolio c'è ma non lo sa nessuno, perché il pozzo era stato trovato già nel 1944, ma gli scavi si erano dovuti interrompere per non permettere ai tedeschi di trovarlo (e quindi di appropriarsene). Mattei però non capisce: era andato lì per il petrolio, cosa se ne fa di questo “metano”? Innanzitutto, spiega Zanmatti a Mattei, iniziamo ad incanalarlo in tubi, tubi che poi arriveranno in ogni singola casa, in ogni fabbrica. Insomma: portiamo il riscaldamento agli italiani!

    Sotto la vicepresidenza di Mattei l'Agip – riunificata il 17 ottobre 1945 – risorge, e diventa una delle principali aziende strategiche per la ricostruzione dell'Italia.
    Da questo momento, però, Mattei inizia a farsi dei nemici: i privati italiani come la Edison, che già sognava di “spacchettare” l'azienda petrolifera di Stato tra Edison, Agip e Metano, quest'ultima partecipata da Ras ed Edison stessa. Insomma: si tentò di creare quell'insieme di scatole cinesi che oggi costituiscono l'organigramma delle principali società nazionali, utili solo per le tasche di questo o quel potentato di turno. Ma con Mattei questo non riuscì, così come non riuscì l'attacco di quello che per Mattei era il “nemico pubblico numero 1”: il cartello delle principali aziende petrolifere mondiali che, dispregiativamente, Mattei chiamava le “7 sorelle”, cioè:


    Standard Oil of New Jersey, conosciuta oggi come Esso o Exxon in America;
    Royal Dutch Schell;
    British Anglo-Persian Oil Company, diventata oggi British Petroleum;
    Standard Oil of New York, diventata poi Mobil e fusa con la Exxon;
    Texaco;
    Standard Oil of California (Socal), divenuta poi Chevron e fusa con la Texaco;
    Gulf Oil, in buona parte diventata proprietà della Chevron.

    Mattei allora chiede aiuto ad Ezio Vanoni, a quell'epoca esponente in ascesa della sinistra democristiana e, tramite lui, al Presidente De Gasperi. In cambio a Mattei viene chiesto un “aiutino” per vincere le prossime elezioni (vinte dalla DC con il 48% contro il 31% del Partito Popolare). Mattei torna ad essere il vicepresidente dell'Agip. Marcello Boldrini ne diventa il presidente. Qui vediamo un'altra delle particolarità del carattere di Mattei, che continua a portargli critiche ancora oggi, a quasi 50 anni dal suo omicidio: il considerare i partiti come dei taxi, sui quali salire, farsi portare dove aveva bisogno, scendere e pagare la corsa. Oggi forse questo modo di fare non sarebbe considerato neanche in maniera negativa – visti i tanti casi di politici che trattano i partiti come le mutande: cambiandone uno al giorno – si parlerebbe semplicemente di “uomo dalle mani libere”. Perché i giochi di potere dietro all'Agip erano forti, molto forti, e Mattei aveva bisogno proprio di questo: avere le mani libere. Perché per portare l'Agip a diventare una delle principali aziende nazionali aveva bisogno di non darle alcun colore politico. Ma anche avere le mani libere ha un suo prezzo da pagare.

    Il 19 marzo 1949, intanto, l'Agip aveva finalmente trovato ragione di esistere: era stato finalmente trovato il petrolio! D'accordo, non è molto. Ma quel che c'è facciamocelo bastare, è quel che pensa Mattei. Vengono trovati altri giacimenti a Cornegliano (MI), Pontenure (PC), Bordolano (CR), Correggio (RE) e Ravella.
    L'Agip però non deve occuparsi solo di “fare buchi” per trovare l'oro nero, deve anche portare il metano a tutti gli italiani, e per farlo deve posare i tubi che – materialmente – renderanno possibile agli italiani riscaldarsi. Qui Mattei adotta un “metodo”: prima fare, poi discutere. Sarà lui stesso a vantarsi di aver trasgredito ad almeno 8.000 tra leggi, leggine e provvedimenti vari. Come quando i suoi operai poggiavano i tubi di notte, e poi la mattina i sindaci si risvegliavano con le strade spaccate. Mattei però non discuteva solo a parole, c'erano sempre dei vantaggi per chi lo incrociava sulla sua strada: l'acquisto del raccolto se il metanodotto danneggiava i contadini, la ricostruzione della chiesa se veniva danneggiato il parroco, rispolvera il suo passato di partigiano con i sindaci comunisti. Insomma: Mattei ha una risorsa per ogni occasione.

    Mattei si è creato già molti nemici, ma è indubbio che stia facendo il bene del Paese, del “suo” Paese. Egli sì, Patriota a pieno titolo. L'Agip – diventata nel 1952 ENI, Ente Nazionale Idrocarburi – non è più quel carrozzone inutile di cui gli uomini di punta del Paese volevano disfarsi subito dopo aver vinto la guerra. L'Eni è diventata una potenza, capace nientemeno di sfidare le “7 Sorelle” ottenendo un posto di riguardo sullo scacchiere geopolitico dell'economia mondiale. E tutto questo grazie a Mattei, un uomo che, grazie al suo fiuto, stava cambiando l'ordine naturale delle cose. Tutto quel che tocca Mattei diventa oro: l'ha fatto con l'Agip, c'è riuscito – di nuovo – con gli stabilimenti Pignone, che da industria pronta per il cimitero si trasforma, nel giro di pochi anni, in azienda leader nel settore della produzione di tecnologie per la ricerca e l'estrazione di risorse dal sottosuolo. È anche un fine esperto di comunicazione, Mattei, le sue campagne pubblicitarie con quegli slogan così incisivi, la riconversione di semplici pompe di benzina in luoghi di servizio al pubblico diventano materia di studio per gli avversari ed i concorrenti.

    Già, i concorrenti, gli avversari, i nemici. Mattei se n'è fatti molti – troppi – durante la sua esperienza all'Agip/Eni, a partire da quelle 7 sorelle che gli rendono impossibile reperire il petrolio all'estero, visto che quello italiano inizia a scarseggiare.
    Ma l'Eni non può diventare operatore marginale nel grande mercato dell'oro nero, e allora Mattei va a prendersi il petrolio da chi vuol darglielo, anche se questo vuol dire andare contro gli americani. Anzi: soprattutto se questo vuol dire andare contro gli americani.




    (continua)



    Señor B(A)bylon: La geopolitica di Enrico Mattei

  5. #15
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    La geopolitica di Mattei
    Quel che Mattei fa con l'Eni in merito all'approvvigionamento petrolifero, è una vera e propria politica estera, giocando in prima persona sullo scacchiere internazionale.

    Iraq
    Nel 1934 – come ci dice Benito Livigni (tra gli assistenti più stretti di Mattei) – nel 1934 l'Agip era riuscita ad ottenere il più grande giacimento di petrolio nell'area di Kirkun, nella zona settentrionale dell'Iraq (nell'area kurda) grazie all'allora Ministro degli Affari Esteri Dino Grandi, che venne a patti con gli inglesi, a quel tempo protettori e “creatori” dell'Iraq. Churchill, infatti, aveva capito che creare un fazzoletto di terra nel quale far convivere sciiti, sunniti, kurdi e turcomanni avrebbe creato un luogo in eterno conflitto, che – per le potenze coloniali (o per quelle imperialistiche di oggi) – si traduce in maggior controllo e governabilità. La Mosul Oil Field – l'azienda petrolifera britannica nell'area – passo in mano agli italiani, ma solo per poco tempo. Nel 1935, infatti, con l'invasione italiana in Etiopia la M.O.F. viene ripresa dagli inglesi (per una quota pari al 51%) lasciando all'Agip il 39% più la partecipazione sul piano politico ed economico. Ma Mussolini ha paura, e decide di cedere anche la rimanente quota agli inglesi.
    Il 14 luglio del 1958 Abd al-Karim Qasim (o Kassem, conosciuto anche come al-Zaʿīm, “il leader” in arabo) depone, con un colpo di stato, Re Faysal II, diventando Primo Ministro dell'Iraq. Mattei – che ha una certa simpatia, da ex partigiano, per gli eserciti di liberazione – vuol creare un partnerariato alla pari (così come farà in tutti i suoi accordi) con Kassem, accordo che doveva però rimanere segreto e che prevedeva la sostituzione della locale Iraq Petroleum Company con l'Eni. Kassem, però, entusiasta di un accordo che non avrebbe portato che vantaggi al suo popolo “spiffera” tutto in televisione, portando altra legna da ardere per il fuoco dei nemici del vicepresidente dell'Eni.

    Iran
    Dopo l'iniziale impedimento negli accordi tra l'Eni e lo Scià per le interferenze delle grandi potenze, che vedono in Mattei ancora un “petroliere senza petrolio”, nel 1957 riesce a strappare un importantissimo contratto a Reza Pahlavi, concedendo il 75% dei profitti e – in maniera “extracontrattuale” - proponendo agli iraniani (così come diverrà sua abitudine) di diventare partner in aziende in cui solo Mattei sopporterà i rischi. Oltre a ciò crea borse di studio, dà la possibilità ai tecnici iraniani di venire a studiare le tecniche dai tecnici italiani e, soprattutto, appoggio politico per la “resurrezione” di questi paesi, nei quali vede quel che lui, Boldrini, La Pira, Fanfani e tanti altri avevano tolto dalle mani dei fascisti per restituirlo al popolo italiano. L'8 settembre 1957 in Iran nasce la Sirip (Società Irano-Italienne des Pétroles), che andava a rendere effettivo il partnerariato tra l'Eni e la Nioc (Nationa Iraniana Oil Company).

    Mattei, a differenza di quel che si può pensare in un'epoca in cui si ragiona per etichette e stereotipi, non era “anti-americano”, tant'è vero che più fonti parlano di una corrispondenza assidua tra lui e John Fitzgerald Kennedy, che vedeva in Mattei l'uomo a cui affidare – dopo la crisi di Suez – la stabilizzazione del governo italiano per far ottenere all'Italia quel ruolo di potenza strategica nell'area mediterranea che Mattei aveva sempre perseguito. Mattei era semplicemente a favore di chi si batteva contro i potentati, che si trattasse delle “7 sorelle” americane o di qualche despota nei paesi arabi.

    Il Giorno
    Tutto il potere che oggi definiremmo mediatico di Mattei ruota intorno a Il Giorno, il giornale che lui stesso ha fondato e che, oltre ad informare gli italiani su quel che fa l'Eni, ha anche il compito di avvicinare il nostro paese ai partner dell'Eni (non solo Iraq e Iran, ma anche Libia, Giordania, Algeria) nel tentativo di creare una politica nell'area mediterranea alla pari - come gli accordi che faceva con questi paesi venivano definiti – al cui confronto la politica attuata dai governi di questi anni non è neanche paragonabile.

    Al momento della sua morte, nel 1962, la rete di distribuzione dell'Eni si snoda in Africa (dalla Costa d'Avorio all'Etiopia, dal Marocco al Senegal passando per Ghana, Somalia, Tunisia e Sudan), Asia (i già citati Iraq e Iran più Libano, Giordania, India, Pakistan) passando per l'America Latina (Argentina) fino ad arrivare in Unione Sovietica e – in questo caso per affari non legati al petrolio – in Cina.

    Il fronte interno
    Se in politica estera Mattei sembra essere inarrestabile, le bordate più pesanti gli arrivano in casa, grazie anche alle influenze esercitate dalle 7 sorelle ed al suo non proprio “legalissimo” comportamento imprenditoriale (fondi neri con cui finanziare la protezione partitica dell'Eni su tutti).
    Mattei è un personaggio controverso, abbiamo detto. Un personaggio che però, con quell'azienda inutile affidatagli solo per (s)venderla al miglior offerente nel 1962 dà lavoro a 55.700 persone, investe 209 miliardi di lire fatturandone 357, possiede 15 petroliere guadagnando 6 miliardi “ufficiali” (“ufficiosi” probabilmente più di 50).
    Un solo uomo era riuscito a fare, da solo, tutto questo? Un solo uomo era riuscito – cosa ancor peggiore – a tener testa alle grandi compagnie petrolifere americane? Troppo potere, troppi nemici.

    L'omicidio Mattei.
    Il 25 ottobre 1962 il Financial Times pubblica un articolo quanto mai profetico dal titolo “Will signor Mattei have to go?” (“deve andarsene il signor Mattei?”). Non si sa se sia stata solo un'intuizione del giornalista o una soffiata “di avvertimento”, sta di fatto che alle ore 18.55 del 27 ottobre – cioè a due giorni dall'uscita di quell'articolo – l'aereo su cui viaggiava Mattei esplode in volo sui celi di Bascapé. Troppo anche per una fortuita coincidenza, in particolare se a bordo viene trovato dell'esplosivo.

    Tre mesi prima dell'esplosione, in un documento dichiarato top secret dal Ministero dell'Energia britannico scrivono al Foreign Office: «L'Eni sta diventando una crescente minaccia agli interessi britannici. Ma non dal punto di vista commerciale [...] La minaccia dell'Eni si sviluppa, in molte parti del mondo, nell'infondere una sfiducia latente nei confronti delle compagnie petrolifere occidentali». Mattei però non era un corrotto “a livello personale”, come scrive in una nota Ashley Clarke, nel 1957 ambasciatore britannico a Roma: «A differenza di molti esponenti democristiani non sembra corrotto a livello personale. Vive in modo tutto sommato modesto. Il suo unico svago è la pesca: non ci pensa due volte a volare in Alaska per una battuta di pesca di una settimana [...] Si trova nelle condizioni di fare gran bene o gran male all'Italia».

    C'è poi un'altra nota, strana, di un non meglio identificato Mr. Searight, che forse può rispondere, almeno in parte, a quella domanda iniziale, cioè al “perché” Mattei sia stato ucciso: «Di recente una certa persona ha sostenuto una conversazione con una importante personalità dell'industria petrolifera che recentemente è entrata in contatto con Mattei. A suo dire Mattei gli avrebbe confidato la seguente riflessione: “ci ho messo sette anni per condurre il governo italiano verso un'apertura a sinistra (in italiano nel testo, ndr). E posso dire che ce ne vorranno di meno per far uscire l'Italia dalla Nato e metterla alla testa dei Paesi neutrali”». Non ci sono motivi – come la stessa nota sostiene – di dubitare della veridicità di un'affermazione simile da parte di Mattei.

    Le 7 sorelle, l'Oas Francese (Organisation Armée Secrète francese, usata in funzione anti-rivoluzionaria in Algeria), Cosa Nostra (il pentito Gaetano Iannì, il 27 luglio 1993, parlò di una richiesta della mafia americana a quella siciliana per eliminare Mattei, così come – forse – aveva scoperto il giornalista dell'”Ora” Mauro De Mauro, che – forse - per questo fu assassinato). Chi sia stato materialmente, forse, non è neanche così importante, l'importante è capire il perché. Ed il perché è che Enrico Mattei era un patriota, uno di quelli che nel suo paese ci crede davvero, al punto di sovvertire l'ordine geopolitico prestabilito pur di dimostrarlo.


    Approfondimenti:
    Benito Livigni (assistente personale di Mattei) parla al V° Congresso di Senza Bavaglio:

    1° parte: [http://www.youtube.com/watch?v=81gNtkDuZEs]
    2° parte: [http://www.youtube.com/watch?v=lIndCGveQDc]
    3° parte: [http://www.youtube.com/watch?v=R9BDpRWrfIw]
    4° Parte: [http://www.youtube.com/watch?v=lD_qRPGf0ug]
    5° Parte: [http://www.youtube.com/watch?v=Qxc9Zj6DqPo]





    Señor B(A)bylon: La geopolitica di Enrico Mattei

  6. #16
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    La morte di Mattei

    di Rita Dietrich - 13/04/2010

    Fonte: Rinascita






    Si desiderava realizzare la prima privatizzazione italiana, liquidando l’Agip ente statale per la produzione, estrazione, lavorazione e distribuzione dei petroli, ma la lungimiranza e il coraggio di un industriale di umili origini, Enrico Mattei, bloccò l’iniziativa, avviando così in Italia il primo processo di industrializzazione nazionale. Era il lontano 1945, e l’Italia usciva distrutta e dilaniata dal conflitto mondiale, quando Mattei fu eletto Commissario Straordinario dell’ente. Traccheggiando sulla pratica di liquidazione, riesce a trovare prestiti e a sfruttare i profitti delle concessioni estrattive, e nel 1948 trova il primo giacimento gas naturale nella piana del Po, seguito poi da un piccolo giacimento di petrolio a Cortemaggiore e di gas in Sicilia. Incomincia così il “miracolo italiano”.
    Così Mattei salva l’Agip dalle grinfie americane e si ipotizza perfino la creazione di una benzina made in Italy "Supercortemaggiore”, con una percentuale di ottani all’avanguardia per il tempo.
    Tale successo mette anche le basi per la nascita del’Eni, ente Nazionale Idrocarburi, di cui Mattei diviene il responsabile nazionale delle politiche energetiche. Il simbolo di questa rinascita sarà il “cane a sei zanpe”.
    Questo leggendario Cane a sei zampe nasce nel 1952 in occasione di un concorso ospitato sulle pagine di Domus, allora diretta da Gio Ponti, editore anche della rivista“Quattroruote”. Vince il concorso tra 4.000 partecipanti lo scultore Luigi Broggini, che però non firma l’opera che fu addebitata invece al grafico Giuseppe Guzzi. La reale paternità del logo fu svelata dal figlio solo dopo la sua morte, nel 1983.
    Il primo problema dell’Eni di Mattei è la concorrenza della coalizione con le maggiori compagnie di petrolio del mondo, denominate da lui stesso con il famoso epiteto "sette sorelle", con le quali avvia una battaglia economica, soprattutto quando stipula accordi
    con lo Sciá di Persia ottenendo una concessione a condizioni particolarmente favorevoli per l'Iran. La tipologia di contratti, che successivamente è stata ripetuta anche in Egitto e in Libia, è completamente diversa da quella delle compagnie maggiori, che non lasciano buoni margini ai paesi produttori. Mattei trasforma questi in soci attivi, che ricevono una buona fetta dei profitti.
    Nel giro di pochi anni l’Eni, fra strutture estrattive e ricerche nel campo atomico, può contare su una robusta struttura organizzativa, con 56.000 dipendenti, tecnici di grande esperienza, laboratori di ricerca d’avanguardia e una Scuola Superiore di Studi sugli Idrocarburi istituita per la formazione dei quadri e dei dirigenti italiani e stranieri.
    Un altro attacco alle sette sorelle lo avvia nel 1960, incominciando, in pieno blocco orientale, ad aprire contrattazioni con l’Urss, da sempre produttore di materie prime in campo energetico. Il fine è quello di importare petrolio greggio a prezzi buoni per quantità di milioni di tonnellate.
    Intanto il marchio del cane a sei zampe si conferma quale il simbolo del boom economico dell’Italia, coadiuvata anche dallo sviluppo dell’autostrada, dalla nascita dei punti di rifornimento con annessi servizi di ristorazione e negozi e motel. Tutto marchiato Agip ed Eni.
    La misteriosa morte di Mattei nel 1962, sebbene sancisca il rallentamento delle trattative con la Russia, non blocca l’espansione dell’Eni che continua la sua attività estrattiva e di distribuzione soprattutto con i paesi del nord Africa.
    Nel 1973 l’ente deve affrontare la prima crisi petrolifera causata dall’embargo nei confronti di Stati Uniti e Olanda decretato dai paesi arabi aderenti all’OPEC. L’Eni rafforza così la sua presenza nel mercato del gas con lo Stato algerino, con il governo libico, con l’Egitto, la Nigeria e la Tunisia e i giacimenti di petrolio scoperti nel Mare del Nord.
    Contemporaneamente rafforza le infrastrutture di trasporto del gas metano, con la costruzione di una rete di condotte per migliaia di chilometri in Europa e attraverso il Mediterraneo. Grazie a questa espansione l’Eni riesce a superare anche la crisi petrolifera
    in seguito alla Rivoluzione iraniana di Khomeini e nel 1983 entra in funzione il gasdotto sottomarino che collega l’Algeria alla Sicilia attraversando la Tunisia. Le attività di ricerca poi la portano in Egitto, nel Golfo del Messico, in Congo e in Nigeria.
    Ma a questo punto, l’Eni viene sovrastata da pressioni estere e soprattutto europee che la obbligano a diventare una società per azioni e a vendere le sue quote a privati. Incomincia così nel 1992 l’era della privatizzazione, o per meglio dire della svendita azionaria a favore di un frazionamento suddiviso con le multinazionali. Dopo il processo, che dura fino al 2000, allo stato rimarrà soltanto poco più del 20%, e quasi il 10% alla Cassa Depositi e Prestiti, di cui l’Eni è azionista.
    La mossa viene giustificata a causa dell’ennesimo crollo del costo del petrolio, che spinge le grandi compagnie a formare fusioni e acquisizioni, ricadendo così nell’illusione che questa sia l’unica manovra per competere su scala mondiale.
    Mattei ormai da anni si muoveva in acque burrascose, alimentate sia dall’interno del governo italiano, sia da fuori, dalle potenze internazionali.
    Il primo avvertimento lo ebbe nel gennaio del 1962, quando prima della partenza con il suo aereo privato verso il Marocco, il pilota scorge una manomissione al motore del veivolo.
    Il secondo attentato, avvenuto il 27 ottobre 1962, purtroppo raggiunge il suo scopo, e l’aereo con a bordo Mattei e un giornalista, decollato dall’aeroporto catanese di Fontana Rossa, precipita per cause al principio ignote nei cieli di Bascapè, in provincia di Pavia. Le indagini condotte dall’aeronautica militare e dalla procura di Pavia, furono chiuse velocemente, considerando il fatto come un incidente. Nel 1997 il caso però fu riaperto con in ritrovamento dei reperti del veivolo.
    Questa volta però le conclusioni furono completamente diverse, poiché si giunse al verdetto che l’aereo era stato volutamente abbattuto, dal momento che i metalli indossati dalle vittime riportavano segni di deflagrazione. Si ipotizzò così l’inserimento di una bomba di 150 grammi di tritolo, posta dietro al cruscotto dell'apparecchio, attivata forse dell'accensione delle luci di atterraggio o dall'apertura del carrello o dai flap.
    Voci di popolo, provenienti dal personale locale presente al momento del decollo all’aeroporto catanese, raccontano che il pilota. Poco prima del decollo, è stato richiamato al telefono, lasciando così incustodito l’aereo. Intanto dal bar dell’aeroporto fu scorto un “meccanico” mai identificato, che armeggiò nei pressi dell’aereo. Il pilota non poté accorgersi di nulla perché dalla postazione telefonica vi era un pilastro a coprirgli la vista della pista.



    La morte di Mattei, Rita Dietrich

  7. #17
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    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    Per la morte di Enrico Mattei si ritorna a parlare della "tigre" di Riesi

    Ultimo aggiornamento Giovedì 13 Maggio 2010 09:16

    Scritto da Rosario Cauchi

    Mercoledì 12 Maggio 2010 12:23


    Accade in Sicilia -



    Era il 30 Maggio del 1978, nei pressi di un'anonima fermata di autobus di Via Leonardo Da Vinci, a Palermo, un uomo cadeva sotto i colpi esplosi dai suoi esecutori: non il solito omicidio di mafia, ma, invece, un'eliminazione eccellente, l'obiettivo raggiunto era, infatti, Giuseppe Di Cristina, figlio di Francesco e nipote dell'omonimo ex campiere, soprannominato “birrittedda”, veri gestori del potere politico e criminale a Riesi, piccolo centro della provincia di Caltanissetta.
    Solo ieri, Antonio La Perna, vecchio appartenente alla famiglia mafiosa gelese, molto vicino allo storico gruppo degli Emmanuello, ed in particolare al patriarca Angelo, ucciso alcuni anni prima della drammatica guerra di mafia insorta tra stidda e cosa nostra, ha riacceso, con le dichiarazioni rese innanzi ai giudici della Corte d'Assise di Palermo, che stanno celebrando il procedimento penale avente ad oggetto la morte del giornalista, Mauro De Mauro, curiosità e sospetti strettamente legati alla morte di uno dei padri del capitalismo italiano, l'ex presidente dell'Eni, Enrico Mattei.
    La Perna ha dichiarato di aver ricevuto ordini dai suoi capi inerenti la ricerca di armi ed uomini allo scopo di realizzare un omicidio, direttive successivamente assopitesi a causa di un passaggio di consegne in favore di gruppi criminali catanesi: capendo, solo dopo parecchi anni, che le indicazioni fornitegli coincidevano con le caratteristiche dell'attentato ad Enrico Mattei.
    La confessione resa si affianca, peraltro, a quella fornita nel Settembre del 1993 dallo stiddaro, Gaetano Iannì, informato della presenza di una mano mafiosa nella morte del padre dell'industria italiana, nel corso di un summit organizzato dalla fazione opposta a cosa nostra, svoltosi a Favara, in provincia di Agrigento, che ebbe tra i partecipanti la fonte citata dal gelese, ovvero Gaetano Di Bilio di Riesi, già componente del locale gruppo mafioso.



    Anche Tommaso Buscetta condusse una ricostruzione simile: nei tre casi, comunque, un unico elemento non viene mai meno, l'interessamento all'organizzazione di tutte le fasi del piano da parte del boss, Giuseppe Di Cristina, l'uomo, cioè, crivellato di colpi difronte alla fermata degli autobus di Via Leonardo da Vinci a Palermo.
    Tesi ribadita da un altro collaboratore di giustizia, Francesco Di Carlo, giunto a descrivere l'azione di alcuni uomini, direttamente inviati dal boss nisseno, capaci di collocare alcune cariche di esplosivo sul carrello anteriore del velivolo che avrebbe dovuto condurre l'uomo d'affari a Milano, esplodendo, invece, nei pressi di Bascapè, in provincia di Pavia.
    Il boss di Riesi, vero protagonista di una mafia che si opponeva all'ascesa dei Corleonesi, al punto da trovare la morte in quel 30 Maggio di trentadue anni fa, può ritenersi un classico esempio di “padrino” mafioso, in grado di controllare alleanze politiche ed affaristiche: al suo matrimonio, solo per fare un esempio, testimoni furono Giuseppe Calderone, importante boss catanese, e Graziano Verzotto, senatore della Democrazia Cristiana, il quale, il 27 Ottobre del 1962, giorno della morte di Mattei, avrebbe dovuto accompagnare l'imprenditore marchigiano nel viaggio verso Milano, se non fosse stato per un improvviso impegno politico a Siracusa.
    Confessioni, colpi di scena, mezze verità o menzogne, intanto si continua a parlare della “tigre” di Riesi, temuto e rispettato, anche nel comune di origine, al punto da generare, da morto, una sorta di rito collettivo tramutatosi nel suo funerale: in un paese di circa diecimila abitanti, ben settemila persone parteciparono alle esequie, accompagnate dalla chiusura di negozi ed uffici pubblici.
    In fondo, se ne era andato il padrone di Riesi.

    Rosario Cauchi



    Per la morte di Enrico Mattei si ritorna a parlare della "tigre" di Riesi

  8. #18
    email non funzionante
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    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    Qui si trova pure un link ad un pdf su Cefis :giagia: .
    http://qubrick.wordpress.com/2010/03/06/questo-e-cefis/
    Ultima modifica di Freezer; 29-09-10 alle 19:11
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  9. #19
    Avamposto
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    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    Citazione Originariamente Scritto da Freezer Visualizza Messaggio
    Qui si trova pure un link ad un pdf su Cefis :giagia: .
    Questo è Cefis
    Eugenio Cefis.... questo qui sotto non proprio di ascendenze "ariane" Freezer?





    Sembra che in un certo idioma Cefis significhi "pietra"...e sembra pure che sia stato tra i responsabili primi della fucilazione del Duce... hefico:

  10. #20
    Cancellato
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    Predefinito Rif: Enrico Mattei, l'ENI e il complotto delle "sette sorelle"

    Mattei fu vittima del sistema capitalista,anche se era di sinistra onore a lui,e disonore all'OAS atlantista.

 

 
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