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    Misteri e segreti del B'nai B'rith

    La più importante organizzazione ebraica internazionale




    Di Altomonte, Athos A. - tratto dal sito Esonet.org - La Tradizione Iniziatica tra Oriente e Occidente - Esonet

    Emmanuel Ratier ci presenta uno studio molto interessante sul "B’nai B’rith". Su questo argomento non era stato scritto ancora nulla di cosi completo, dettagliato e nello stesso tempo ben documentato. Era infatti molto difficile poter parlare del "B’nai B’rith", poiché riguardo a quest’associazione non si trovava nulla, di "esposto al pubblico". Nulla, neppure alla Biblioteca Nazionale di Parigi, tranne tre modesti fascicoli del 1932. Tuttavia, secondo l’"Encyclopedia Judaica" (1970), il "B’nai B’rith" costituisce "la più antica e la più numerosa organizzazione giudaica di mutuo soccorso, organizzata in logge e in capitoli in 45 nazioni. Il numero totale dei membri è di circa 500.000".
    Strano che un’associazione così importante, fondata negli USA nel 1843, non abbia mai pubblicato nulla su di se. Se si consulta la collezione delle riviste, che per legge devono essere esposte in quattro esemplari alla Biblioteca Nazionale ogni volta che appaiono, si constata che il "B’nai B’rith" non ha mai effettuato tale deposito, pur essendovi obbligato per legge. Nonostante questa precauzione, l’Autore dello studio presentato dal Ratier, ha potuto consultare una certa parte delle pubblicazioni del "B’nai B’rith" americano ed europeo. In questo articolo mi sono limitato a recensire tale libro, cui rimando il lettore per eventuali consultazioni di citazioni fatte nell’opera stessa.

    LA FONDAZIONE
    Il 13 ottobre 1843 il "B’nai B’rith" fu fondato al Caffé Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street, a New York. Allora fu chiamato "Bundes-Brueder" (che significa "Lega dei fratelli"), nome tedesco a causa dell’origine dei fondatori ebrei-tedeschi, che parlavano soltanto il tedesco o l’yiddish. Il "B’nai B’rith " è pertanto una delle più antiche associazioni americane ancora esistenti.
    Il fondatore, Henry Jones, cercò dei co-fondatori reclutandoli presso la Sinagoga, di cui era uno dei principali responsabili. Il "B’nai B’rith" stesso riconosce inoltre che almeno quattro dei suoi fondatori erano massoni. L’Ordine del "B’nai B’rith", per libera scelta dei fondatori, era riservato ai soli ebrei. I fondatori volevano creare un Ordine che avrebbe dovuto essere il mezzo per unire gli ebrei d’America e "illuminare" così "come un faro il mondo intero". Un mese dopo la creazione dell’Ordine, si decise che la sede sarebbe stata a New York; il locale scelto per fondare la prima Loggia di New York, non fu una sala della Sinagoga, ma il tempio massonico situato all’angolo di Oliver Street e Henry Street, proprio per mostrare la sua origine massonica. I fondatori decisero di cambiare nome all’associazione, stimando che un Ordine ebraico dovesse avere un nome ebraico. Conservarono così le iniziali B. B., ma cambiarono il nome dell’Ordine, che da "Bundes-Brueder " (Lega dei Fratelli) divenne "B’nai B’rith" (Figli dell’Alleanza). Il motto dell’Ordine era: "Benevolenza, Amore fraterno e Armonia". Si scelse perciò come simbolo dell’Ordine la "menorah", il candeliere a sette bracci, che simboleggia appunto la luce.

    FORMARE DEI QUADRI
    Henry Jones intuì la necessità di una stretta unione della comunità ebraica americana, in vista del suo futuro incremento, per l’arrivo di un sempre crescente numero di emigranti, e quindi il bisogno di un’organizzazione che provvedesse alla loro sistemazione e al loro sostentamento; seppe unire i principi religiosi del Giudaismo a quelli filantropici di mutuo soccorso della Massoneria. Il disegno di Jones era quello di selezionare tra gli immigrati i migliori elementi. per costituire i "quadri" o le élites indispensabili al ruolo che il Giudaismo americano avrebbe dovuto avere nel mondo intero: essere il sacerdote dell’umanità posta al suo servizio, come "noachida" o proselite della porta! Per far questo bisognava conservare il carattere religioso del Giudaismo, ma nello stesso tempo evitare ogni disputa teologica.
    Ora la Sinagoga, che in America era profondamente divisa, non poteva compiere quest’opera: la Loggia doveva quindi interporsi ed unificare ciò che le dispute sinagogali avevano diviso. Il "B’nai B’rith" avrebbe dovuto essere il grande educatore degli ebrei americani, per poterli innalzare al rango che compete loro: essere il faro dell’umanità! Esso aveva quindi una duplice funzione: essere un bastione contro la secolarizzazione e la perdita dell’identità ebraica; e nello stesso tempo evitare ogni pericolo di divisione, a causa delle dispute teologiche. Per favorire quest’unione degli ebrei l’Ordine, rifacendosi ai principi della Massoneria, si poneva al di sopra dei partiti e delle correnti teologiche ebraiche. Esso divenne il centro di tutti gli affari del mondo ebraico americano e il punto d’incontro degli ebrei liberali e ortodossi. Grazie alla sua caratteristica pluralista, non esclusivista, il "B’nai B’rith" riuscì a unire ciò che la Sinagoga aveva diviso. Inoltre il "B’nai B’rith", per poter mantenere intatta la sua vitalità, mostrò sempre una grande capacità di adattamento al mutare delle circostanze.

    INFLUENZA POLITICA DEL "B’NAI B’RITH"
    Nell’ambito dei suoi compiti di tutela delle minoranze ebraiche l’Ordine esercitò, tramite il canale della diplomazia americana, enormi pressioni in favore degli ebrei perseguitati in Russia, in Romania, in Germania ecc. Nel 1903 per esempio, il presidente Roosevelt preparò insieme al "B’nai B’rith" una lettera di protesta da inviare allo Zar di Russia per condannare i pogrom russi. Le richieste contenute nella lettera, trasmessa dal Segretario di Stato americano, non furono accolte dallo Zar, il quale anzi, vedendo che gli ebrei capeggiavano i rivoluzionari russi, decise di sottomettere gli israeliti stranieri a un regime speciale di passaporto, per poterli meglio sorvegliare. L’America fece nuovamente pressioni diplomatiche sullo Zar, ma Nicola II rifiutò ancora una volta di ricevere le proteste ebree. Il Gran Presidente del "B’nai B’rith" di quel tempo, Krans, ha scritto che uno dei membri del "B’nai B’rith" dichiarò in quell’occasione: "Se lo Zar non vuole dare al nostro popolo la libertà che esso desidera, allora una Rivoluzione installerà una Repubblica in Russia, mediante la quale otterremo i nostri diritti". Previsione o premonizione?

    L’INFLUENZA ATTUALE DEL B’NAI B’RITH
    Negli USA le campagne presidenziali passano inevitabilmente attraverso le assemblee del "B’nai B’rith", dove i candidati, sia democratici che repubblicani, vengono a porgere i loro messaggi di sostegno ad Israele. Per esempio nel 1953 il vice presidente Richard Nixon fu il principale oratore politico al banchetto della Convenzione, ed il presidente Dwight Eisenhower inviò un caloroso messaggio d’incoraggiamento alla Loggia. Eisenhower prese poi parte al banchetto per il 40· anniversario dell’A.D.L. (Anti-Diffamation League of "B’nai B’rith"), il "braccio armato" del "B’nai B’rith". Mentre nel 1963, per i 50 anni dell’A.D.L., l’invitato d’onore fu il presidente John Kennedy. Alcuni mesi più tardi anche il nuovo presidente Lyndon Johnson fu invitato dall’Ordine. Per finire, il presidente del "B’nai B’rith", Label Katz, incontrò in udienza privata Giovanni XXIII nel gennaio 1960. Tramite Jules Isaac (membro del "B’nai B’rith") l’Ordine ha giocato un ruolo di primo piano nella preparazione del documento Nostra Ætate del Concilio Vaticano II.

    IL B’NAI B’RITH E LA MASSONERIA
    Oggi i membri del "B’nai B’rith" cercano di non parlare del loro legame con la Massoneria, ma abbiamo già visto come almeno quattro dei fondatori del "B’nai B’rith" erano massoni, che si riunivano in Templi massonici. Il Ratier esamina a questo scopo ciò che autori o riviste massoniche o filomassoniche scrivono del " B’nai B’rith": Daniel Ligou, il "Dictionnaire de la franc-maçonnerie" (1932),l’"Almanach maçonnique de l’Europe", Jean-Pierre Bayard, la rivista "Globe" secondo cui il "B’nai B’rith" è "il ramo ebraico della Massoneria", Daniel Beresniak, la "Guide de la vie juive en France", che parla, a proposito del "B’nai B’rith" di "Massoneria colorata di Giudaismo", e infine "Tribune Juive" secondo cui essi ("B’nai B’rith") progettano di creare un tipo di "obbedienza massonica riservata ai soli ebrei". Da qualche decennio tuttavia, i dirigenti del "B’nai B’rith " stanno cercando di non far trasparire la specificita massonica del loro Ordine.

    LA REGOLA DEL SEGRETO
    Ufficialmente il "B’nai B’rith" avrebbe dovuto abbandonare la regola del segreto nel 1920, ma ancora nel 1936 Paul Goldman, presidente della prima Loggia di Londra, parlava, in un articolo che ne tratteggiava la storia, del segreto o silenzio sulle attivita della Loggia. Il Ratier spiega inoltre come vi siano nel "B’nai B’rith" delle "riunioni aperte" cui possono assistere anche i profani, e le "vere riunioni", chiuse o segrete, riservate ai soli fratelli.

    IL CARDINALE DEL B’NAI B’RITH
    Il 16 novembre 1991, il card. Albert Decourtray, Arcivescovo di Lione e Primate di Francia, riceveva il Premio internazionale dell’azione umanitaria del distretto XIX (Europa) del "B’nai B’rith". Nel discorso pronunciato per la consegna della medaglia ricordo a Decourtray, Marc Aron, presidente del "B’nai B’rith" francese, fece un’allusione molto interessante circa l’evoluzione delle relazioni tra gli ebrei e il Vaticano: "Poi venne Jules Isaac, un "B’nai B’rith"; il suo incontro con Giovanni XXIII è la punta dell’iceberg; il Vaticano II, Nostra Ætate, le direttive conciliari per lo sradicamento di ogni concetto antigiudeo nella catechesi e nella liturgia".

    IL CARDINALE BEA
    L’attitudine filoebrea del cardinale Bea gli valse l’accusa di essere un agente segreto B’nai B’rith". Qualcuno, come ha riassunto Leon de Poncins, ha accusato Bea di essere d’origine ebrea, si sarebbe chiamato, Beja, o Behar, e avrebbe agito nel Concilio come agente segreto del "B’nai B’rith", Ma non ci sono prove serie di ciò fino ad ora.

    FREUD E IL B’NAI B’RITH
    L’autore scrive che S. Freud era membro della Loggia del "B’nai B’rith" di Vienna e che il "B’nai B’rith" ha influito molto sullo sviluppo della psicanalisi, fondata sulla Kabala.

    IL B’NAI B’RITH E IL COMUNISMO
    La domanda dell’autore è questa: vi fu opposizione o sostegno, da parte del "B’nai B’rith", alla Rivoluzione comunista del 1917? Globalmente, leggendo la stampa del "B’nai B’rith", si può dire che vi fu sostegno, senza che vi fosse alcuna paura per lo sviluppo della comunità israelitica russa, tranne le inquietudini per un’eventuale assimilazione degli ebrei nello Stato comunista e le difficoltà per la pratica religiosa. Ma oltre questi due punti, non si trova, nella stampa del "B’nai B’rith" dell’epoca, nessuna condanna del regime dittatoriale comunista per la sua ideologia. Per quanto riguarda "l’eliminazione degli ebrei ortodossi, essa fu condotta dalla sezione ebrea del partito comunista la ‘Evsekzija’, Si assistette perciò al triste spettacolo di ebrei, che spogliavano i loro propri fratelli".

    IL B’NAI B’RITH E IL SIONISMO
    Il "B’nai B’rith" può essere definito un movimento pre-sionista. Fin dall’origine e per sua natura, il "B’nai B’rith" è un Ordine d’ispirazione sionista, anche se nel 1843 questo termine non esisteva ancora. Paul Goldman, presidente della Prima Loggia d’Inghilterra, scrisse nel 1936 un piccolo opuscolo sulla storia ditale Loggia. In esso sono contenute notizie molto importanti sull’influenza delle logge londinesi del "B’nai B’rith" nello sviluppo del Sionismo.
    "Nella Palestina - scrive il Goldman - "B’nai B’rith" ha esercitato un ruolo unico, prima che il Sionismo ne facesse la base dello Stato ebraico". Nel 1865, ventitré anni prima dell’Organizzazione sionista mondiale di Herzl, il "B’nai B’rith " organizzò una grande campagna d’aiuto alle vittime ebree di un’epidemia di colera in Palestina. Dopo di che l’Ordine non ha più smesso di sostenere finanziariamente le iniziative private in Israele (nel 1948, inviò più di quattro milioni di dollari in Israele). Tuttavia a causa di una minoranza antisionista tra gli ebrei, il "B’nai B’rith"; che ha sempre cercato di evitare ogni querelle e divisione tra israeliti, non ha preso ufficialmente posizione (fino al settembre 1947) in favore delle tesi sioniste, pur difendendole e partecipando attivamente a tutte le conferenze sioniste.

    IL B’NAI B’RITH FA RICONOSCERE ISRAELE
    È stato il "B’nai B’rith" che ha provocato il riconoscimento (de facto) dello Stato d’Israele da parte del presidente americano Harry Truman, che era ostile ad un riconoscimento rapido d’Israele, e che a causa del suo "ritardismo" veniva accusato dai dirigenti sionisti di essere un traditore. Nessuno dei leaders sionisti era ricevuto, in quei frangenti, alla Casa Bianca. Tutti, tranne Frank Goldman, presidente del "B’nai B’rith", che non riuscì però a convincere il Presidente. Allora Goldman telefonò all’avvocato Granoff, consigliere di Jacobson, amico personale del presidente Truman. Jacobson, un "B’nai B’rith", pur non essendo sionista, scrisse tuttavia un telegramma al suo amico Truman, chiedendogli di ricevere Weizmann (presidente del Congresso Sionista mondiale). Il telegramma restò senza risposta. allora Jacobson chiese un appuntamento personale alla Casa Bianca. Truman lo avviso che sarebbe stato felice di rivederlo, a condizione che non gli avesse parlato della Palestina. Jacobson promise e partì. Arrivato alla Casa Bianca, come scrive Truman stesso nelle sue "Memorie": «Delle grandi lagrime gli colavano dagli occhi; allora gli dissi: "Eddie, sei un disgraziato, mi avevi promesso di non parlare di ciò che sta succedendo in Medio Oriente". Jacobson mi rispose: "Signor Presidente, non ho detto neanche una parola, ma ogni volta che penso agli ebrei senza patria mi metto a piangere". Allora gli dissi: "Eddie, basta". E discutemmo d’altro, ma ogni tanto una grossa lacrima colava dai suoi occhi. Poi se ne andò». Ebbene poco tempo dopo, Truman ricevette Weizmann in segreto e cambiò radicalmente opinione, decidendo di riconoscere subito lo Stato d’Israele. Così il 15 maggio 1948 Truman chiese al rappresentante degli Stati Uniti di riconoscere de facto il nuovo Stato. E quando il Presidente firmò i documenti di riconoscimento ufficiale d’Israele, il 13 gennaio 1949, i soli osservatori non appartenenti al governo degli Stati Uniti erano tre dirigenti del "B’nai B’rith": Eddie Jacobson, Maurice Bisyger e Frank Goldman.

    IL COMPITO PIU' ARDUO: IMPEDIRE L’ASSIMILAZIONE
    Sappiamo gia che il "B’nai B’rith" ha per scopo di unire gli israeliti, per far progredire l’umanità. L’Ordine cerca pertanto di sviluppare il carattere morale e intellettuale dei propri correligionari; tuttavia, studiando meglio il problema, si può scorgere un certo "razzismo" ebreo in tali programmi. L’Ordine dei "Figli dell’Alleanza" presuppone una fedeltà totale al Giudaismo, in quanto esso serve a rafforzare la coscienza ebraica. Uno dei compiti più alti dell’Ordine è di preservare il popolo ebreo da ogni pericolo di assimilazione da parte di altre nazioni e da una conseguente perdita d’identità.
    La "Lega Anti-Diffamazione" (A.D.L.) scrive che essa "crede nell’integrazione, cioè nell’accettazione degli ebrei, come eguali. Ma che è opposta all’assimilazione: ossia alla perdita dell’identità ebrea. Uno dei principi dell’Ordine è che "non vi è posto nel "B’nai B’rith" per un Fratello che tiene i suoi figli lontani dalla Comunità Israelitica".

    IL RIMPIANTO DEL GHETTO E I PERICOLI DELL’EMANCIPAZIONE
    Nelle pubblicazioni del "B’nai B’rith" di questi ultimi anni, traspariva ancora una certa nostalgia del ghetto, come garanzia della propria identità, e perciò certi membri arrivano financo a stimare che "il nemico mortale degli ebrei non è l’antisemitismo ma è l’assimilazione".
    Il "B’nai B’rith" lotta anche contro i matrimoni misti, nei quali uno dei coniugi è un "goy", anche se il matrimonio viene celebrato nella Sinagoga.

    L’"ANTI-DIFAMATION-LEAGUE": O IL BRACCIO ARMATO DEL B’NAI B’RITH
    L’A.D.L. fu fondata dal "B’nai B’rith" nell’ottobre del 1913 per lottare contro la diffamazione e la discriminazione che si sarebbero potute esercitare contro la comunita ebraica americana. Molti presidenti degli USA hanno tessuto l’elogio dell’A.D.L., ad esempio Truman, Eisenhower, J. Kennedy, Johnson, Reagan.
    L’associazione scheda regolarmente ogni anno tutti coloro che hanno espresso delle opinioni non filo-israeliane. In Italia, quest’estate, il giornalista Maurizio Blondet è riuscito, clamorosamente, a rendere pubblico l’elenco dell’A.D.L. 1993, in cui si trovavano, tra gli altri, i nomi degli onorevoli Pivetti e Miglio, dei cardinali Ruini e Pappalardo. L’on. Pivetti ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo al Ministro degli Interni un’inchiesta sul caso, senza ricevere alcuna risposta.

    L’A.D.L. E LO SPIONAGGIO PRIVATO NEGLI USA
    Il 10 dicembre 1992 e l’8 aprile 1993, i locali dell’A.D.L. del "B’nai B’rith" di S. Francisco e di Los Angeles, furono perquisiti simultaneamente da agenti dell’F.B.I. e molti dei documenti sequestrati provano che l’A.D.L., tramite la sua sezione di ricerca documentaria ("Fact Finding Division"), diretta fin dal 1962 da Irwin Svall, è stata, né più né meno, una vasta rete di spionaggio, non solo contro militanti politici vagamente antisemiti, ma anche contro diverse confessioni religiose, clubs, associazioni locali che non hanno nulla di antisemita. La polizia americana scoprì allora che la maggior parte degli uomini o associazioni spiate dall’A.D.L., non avevano mai avuto alcun legame diretto o indiretto con la comunita ebraica, e non avevano neppure preso una posizione netta pro o contro Israele.
    In Italia per esempio, il card. Ruini è stato schedato come antisemita per aver scritto che Gesù era stato crocifisso dagli ebrei. Il card. Pappalardo per aver usato l’espressione scritturale "Sinagoga di Satana".
    Una tale rete di spionaggio è stata messa in piedi grazie alle amicizie che l’A.D.L. conta tra i poliziotti, gli sceriffi e persino tra gli agenti dell’FBI. Il potere della comunità ebrea e tanto grande che i locali dell’A.D.L. di Los Angeles dovettero essere perquisiti dalla polizia di San Francisco, perché la polizia locale si era rifiutata di cooperare direttamente all’inchiesta. Il procuratore generale di San Francisco, Arlo Smith, disse che si trattava "della più vasta rete di spionaggio che opera su scala nazionale". Due cronisti del quotidiano "San Francisco Chronicle", Phillip Matier e Andrew Ross, hanno scritto che il dossier dell’A.D.L. di San Francisco, sequestrato dalla polizia di Los Angeles, è "soltanto la punta dell’iceberg di un raggio nazionale di spionaggio e di indiscrezioni programmate dai servizi di sicurezza". I due giornalisti affermano anche che "poliziotti di almeno altre sei grandi città, sono egualmente implicati nella vendita di schede confidenziali di polizia". Altra tattica impiegata dall’A.D.L. è quella d’infiltrare gruppi o partiti americani. Alcuni studenti ebrei dell’Università di San Francisco, come riporta il settimanale "San Francisco Weekly", hanno ammesso di spiare, per conto dell’A.D.L., altri studenti o professori, annotando sistematicamente le osservazioni fatte su Israele o sugli ebrei. Se ne deduce che l’A.D.L. scheda ogni persona che esprime sentimenti od opinioni critiche su Israele. Sembra che l’origine dei legami A.D.L.- polizia risalga ai preliminari della dichiarazione di guerra americana del 1941. Quando gli USA dichiararono la guerra, le schede dell’A.D.L. divennero una miniera d’oro per l’F.B.I., che poté cosi controllare gli agenti nemici.
    Questa pratica non è cessata: l’A.D.L. ha fornito all’F.B.I. liste di persone o organizzazioni ritenute "razziste"; anzi l’A.D.L. ha organizzato dei seminari di formazione ai quali venivano invitati poliziotti americani per poter identificare e schedare gli "antisemiti" o presunti tali. Nel 1989 fu il capo stesso dell’F.B.I., William Sessions, a partecipare all’assemblea annua dell’A.D.L., mettendo a disposizione della stessa la sua esperienza professionale. Per ottenere i favori dei poteri repressivi e facilitare la sua penetrazione nell’apparato poliziesco, l’A.D.L. sponsorizza ogni anno, numerosi seminari consacrati specialmente ai cosiddetti "estremisti bianchi", ai quali partecipano numerosi ufficiali di polizia, dall’ F.B.I. fino agli sceriffi, ivi compresi i procuratori generali di tredici Stati.
    Le «pubblicazioni "tecniche" dell’A.D.L., che costituiscono spesso una vera opera di schedatura di persone critiche nei confronti del Sionismo, sono d’altronde destinate a essere utilizzate dalla polizia, come precisa lo stesso catalogo pubblicitario dell’A.D.L.». Per conto dell’A.D.L. vengono organizzate anche operazioni di provocazione, orchestrate nel seno di gruppi di estrema destra, in modo da screditarli e al tempo stesso pilotare l’opinione pubblica sull’esistenza di un grave pericolo razzista ed antisemita, in realta inesistente.

    UN LIBRO DI DENUNCIA
    Nell’estate del 1992 appariva in Francia un libro, intitolato "Les droites nationales et radicales en France", edito da "Presses universitaires de Lyon" (P.U.L.), scritto da due giovani autori René Monzat e Jean-Yves Camus (nati entrambi nel 1958). Sul retro della copertina si può leggere la scritta: «Opera pubblicata col concorso del "B’nai B’rith" di Francia». Ora il presidente del "B’nai B’rith" francese e il dottor Marc Aron, un influente personalità lionese, che ne ha firmato la prefazione dal titolo: "Il cerchio vizioso dell’estrema destra". L’opera è costituita in larga parte dalla trascrizione di schede della polizia (da pag. 61 a pag. 100) ed è un’opera di autentica denuncia di partiti, personalità, bollettini, associazioni, ecc.

    di don Curzio Nitoglia.




    Misteri e segreti del B'nai B'rith: la più importante organizzazione ebraica internazionale

  2. #2
    Avamposto
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    Predefinito Rif: Misteri e segreti del B'nai B'rith -

    Il B'nai B'rith e la massoneria



    Tratto da “Misteri e segreti del B’nai B’rith”





    Massoni?

    Associazione internazionale, parzialmente segreta, di carattere mutualistico e filantropico, i cui membri si riconoscono "da certi segni ed emblemi". Questa è la definizione della massoneria data dal dizionario Petit Robert. Ciò corrisponde in pieno a ciò che è stato ed è ancora il B'nai B'rith. Che cos'è, filosoficamente parlando, la massoneria? Una concezione dell'uomo laico, vale a dire non esclusivista, pluralista (cosa che non impedisce la credenza del massone in un Dio), che si fonda su una serie di concetti iniziatici e di concetti profani: il segreto iniziatico, in particolare la conoscenza dei simboli il cui significato è noto solo ai fratelli, richiede l'iniziazione; i concetti profani fondamentali quali la libertà, la tolleranza, la fraternità, la trascendenza, sono conosciuti anche dai non-iniziati. In quanto tale, la massoneria non è quindi una religione. E’ in effetti tipico di ogni religione presupporre l'esistenza reale della divinità. Al contrario, la massoneria richiede solo, come condizione minima, l'accettazione del valore regolatore dell’Essere Supremo" (il Grande Architetto dell'Universo). E inoltre necessario fare bene distinzione tra la massoneria considerata in sé (laica, non esclusivista e relativista) e ciascun massone preso individualmente al quale è lasciata la facoltà di essere religioso e anche di credere all'esistenza reale ed ontologica di Dio, a patto che non sia esclusivista, cioè che non pretenda di presentarla agli altri come l'unica verità. La seconda definizione corrisponde perfettamente all'attuale B'nai B'rith.

    Oggi tuttavia gli interessati smentiscono ogni legame con la massoneria. Qualche anno fa, Ronald Green, segretario generale del Bnai B'rith, chiese una rettifica a Le Figaro che aveva pubblicato un trafiletto sull'Ordine. Nella precisazione egli affermava che il B'nai B'rith "non ha alcun legame con la massoneria" (1) Il Dr. E. L. Ehrlich, direttore del Distretto dell'Europa occidentale e amante dei sillogismi, scrive (2): "Questa associazione di ebrei non ha un Ordine segreto, non una Loggia anche se usiamo ancora questi concetti con riferimento a una certa terminologia del XIX secolo". Cosa se ne deduce esattamente, il B'nai B'rith è stato un Ordine massonico? Lo è ancora ai giorni nostri? E’ ciò di cui si occuperà questo capitolo in cui, per la prima volta, saranno descritti parte dei simboli, dei rituali e dei segni di riconoscimento segreti dei Fratelli del B'nai B'rith.

    Facciamo riferimento al primo capitolo di questo libro, in particolare alle prime righe, dove si descrive dettagliatamente la derivazione storica del B'nai B'rith dalla massoneria (la maggior parte dei fondatori vi apparteneva, si riunivano in templi massonici, il rituale era stato copiato da quello massonico e così via). t pure utile consultare il capitolo sul B'nai B'rith in Germania, dove si dimostra in maniera certa che furono i massoni ebrei tedeschi che domandarono alle Logge americane di creare un distretto oltre Atlantico. Per situare esattamente gli inizi dell'Ordine, bisogna citare una pubblicazione del B'nai B'rith degli anni trenta (3): “Le loro riunioni erano frequenti e molti di essi appartenevano ad associazioni benefiche, come l'ordine della Massoneria e degli Odd Fellows. Conclusero infine che un'organizzazione simile ma fondata sull’idea giudaica" avrebbe permesso loro di raggiungere gli scopi prefissati. La religione ebraica implica numerose osservanze ed abitudini che corrispondono alle società segrete quali le conosciamo. La Sinagoga , ad esempio, può essere paragonata a una Loggia. E uso aprirla due volte al giorno. Per un ebreo che desideri ritrovare un amico è sufficiente recarsi là e fare un certo segno o dare una stretta di mano conosciuta solo da loro. (...) Il segno consisteva in una stretta di mano con le dita ad artiglio e la parola magica Sholem Alachem. Il "messussah" sulla porta era il segno di riconoscimento, Shema Israél la parola d'ordine".

    Agli inizi, l'Ordine era considerato da tutti come una società segreta.
    Israél Joseph Benjamin, un ebreo europeo che fece un viaggio negli Stati Uniti, riporta (4) che il B'nai B'rith "é una società segreta, come la massoneria, con le sue parole d'ordine e tutto il resto". Che il B'nai B'rith neghi o ammetta di derivare dalla massoneria resta fatto di poco conto. Il lettore si sarà già fatto un'opinione propria basata sulle numerose citazioni, a volte anche complesse, che abbiamo scelto di riportare, dilungandoci anche, per non essere accusati di parzialità.

    Vediamo cosa dicono del B'nai B'rith autori favorevoli alla massoneria, essenzialmente massoni essi stessi, e quindi obbligati a tacere alcuni segreti. La risposta del Fratello Daniel Ligou (5) è ambigua: “I membri si chiamano Fratelli, ricevono un'iniziazione e si riuniscono in logge. Malgrado tale linguaggio tratto dalla massoneria e la pratica dei segni di riconoscimento, il B'nai Berith (sic) non è un'organizzazione massonica, le obbedienze massoniche e il B'nai Berith s'ignorano e conseguentemente niente impedisce a un massone di essere membro del B'B' e viceversa”. D'altro canto, il Dizionario della Frammassoneria (1932) dice: "L'Ordine è apolitico e ha in comune con la massoneria niente altro che la tendenza all'educazione etica dei suoi membri e la beneficenza, che sono dello stesso tipo ma limitate a un campo fraterno".

    Ciò non impedisce che esistano ancora oggi dei rapporti ufficiosi tra i Fratelli del B'nai B'rith e le altre obbedienze: ciò spiega il fatto che l'Almanacco massonico d'Europa (6) indichi l'U.O.B.B. (Unione Internazionale dell'Ordine del B'nai B'rith) come un'obbedienza massonica (nel capitolo "organizzazioni fraterne imparentate"), sullo stesso piano dei Rosacroce o dell'A.M.O.R.C. Il Fratello Jean Pierre Bayard, particolarmente documentato (7), è dello stesso parere: "Quest'Ordine riunisce una quarantina di Logge (in Francia) i cui membri sono esclusivamente israeliti. Sebbene non abbia relazioni ufficiali con le altre obbedienze, questa organizzazione permette ai suoi iscritti di frequentare gli altri gruppi". In un'altra opera (8) questo professore dell'Università della Haute Bretagne, esperto di massoneria, è più esplicito e stima che “la società para-massonica B'nai B'rith, riservata esclusivamente agli israeliti e largamente affermata negli U.S.A., pratica riti provenienti dallo scozzismo (e che) il rito Emulazione e quello del Royal Arch sarebbero (egualmente) praticati".

    Le diverse pubblicazioni e libri comunitari e para-comunitari sono d'identico avviso. Globe, diretto da George-Marc Benhamou indica (9) che si tratta del "ramo ebraico della massoneria" confermando così Le Dictionnaire de la politique di Henry Coston che parla (10) di “organizzazione massonica, fondata nel 1843, composta esclusivamente di israeliti". Per il poligrafo Daniel Beresmak (11) «E dunque come un "Ordine" che si presenta il B'nai B'rith, alla maniera delle federazioni delle logge massoniche (...). L’organizzazione per Logge è ricalcata sulla frammassoneria». Stessa cosa nelle edizioni successive del molto ufficiale Guide de la vie juive en France che, a proposito del I.O.B.B., parla di "frammassoneria coi colori del giudaismo, con tutto il fascino e le interrogazioni che suscita" (12). Nello stesso spirito, Tribune juive, che ha tra i suoi collaboratori molti membri del B'nai B'rith, riscrivendo la storia dell'Ordine, scrive, a proposito della sua fondazione (13): “ progettano di creare un’obbedienza massonica riservata ai soli ebrei. Curioso! Dato che la massoneria si dichiara al di sopra di tutte le religioni e razze, perché non entrare in una loggia già esistente? Sembra che alla metà del XIX secolo la società newyorkese non fosse esente da un certo antisemitismo. Si può supporre che i dodici fondatori del B’nai B’rith fossero già massoni affiliati a logge americane dato che scelsero un rituale che è un misto del rito di York e del rito americano Odd Fellows”






    Il B'nai B'rith e la massoneria

  3. #3
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  4. #4
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  5. #5
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    La massoneria del B'nai B'rith


    di Andrea Carancini - 29/07/2008

    Fonte: Andrea Carancini Blog





    Ho comprato oggi, 14 Dicembre 2007, il nuovo libro del giornalista investigativo Ferruccio Pinotti: Fratelli d'Italia, un tomo di ben 751 pagine (edito dalla BUR) dedicato alla massoneria italiana. Pur non avendolo ancora letto mi sembra, di primo acchito, un libro di grosso impegno e, soprattutto di una certa serietà: dico questo perché ho notato con favore il fatto che nel capitolo dedicato ai prelati massoni - La massoneria alla conquista della Chiesa - Ferruccio Pinotti dia risalto alle posizioni di don Luigi Villa, parlandone se non altro con rispetto.


    Per chi non lo sapesse don Villa è un anziano (e benemerito) sacerdote bresciano che da cinquant'anni dà la caccia ai massoni nella Chiesa e ha scritto libri e opuscoli coraggiosi su Giovanni XXIII e Paolo VI, documentando le deviazioni dottrinali provocate dal Concilio Vaticano II.Dare spazio a un personaggio impopolare (in ambito ecclesiastico) come don Villa e alle sue tesi tutt'altro che peregrine non è poco, di questi tempi, e di questo va dato atto a Pinotti: il suo libro merita almeno di essere letto per intero.


    C'è però un altro punto del suo libro che ha suscitato la mia attenzione, e in senso meno positivo: si tratta della nota a piè della pagina 465. Il capitolo è quello degli Illuminati della finanza, e tratta della setta massonica messa in piedi nel 2002 dall'ex Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia Giuliano Di Bernardo. In tale nota Pinotti definisce il B'nai B'rith quale "associazione fraterna ebraica fondata negli Stati Uniti nel 1843".
    Mi piacerebbe, a questo proposito, fare una domanda a Pinotti: se egli definisce i massoni come "fratelli" (che è in effetti la definizione classica degli appartenenti alla massoneria) in che senso, se non massonico, sarebbero fratelli i membri del B'nai B'rith? In realtà Pinotti sa benissimo che il B'nai B'rith è un ordine massonico (riservato appunto ai soli ebrei). Il fatto è risaputo non solo da chiunque abbia un minimo di conoscenze massoniche, ma dagli stessi ebrei non iscritti alla massoneria. Che le cose stiano così lo si intuisce, oltretutto, dal contesto del capitolo in questione.


    In esso Pinotti riporta la seguente frase di Di Bernardo:
    «La ricerca delle certezze lo porta [l'uomo] a vedere, sotto una luce nuova non più negativa, i poteri forti che, in modo più o meno occulto, hanno guidato le sorti dell'umanità. Si tratta di quei poteri secolari come, ad esempio, gli ordini preposti all'esercizio del potere temporale che esistono all'interno di alcune Chiese (l'Opus Dei nella Chiesa cattolica), la massoneria, certe organizzazioni ebraiche (l'Anti-Defamation League) e altre».

    E qui, nella nota predetta, Pinotti precisa opportunamente che l'Anti-Defamation League [Lega Anti-Diffamazione] «è considerato un vero e proprio braccio operativo del B'nai B'rith». Dalle informazioni appena riportate abbiamo appreso quindi che il B'nai B'rith è un'«organizzazione fraterna», un «potere forte», ed opera in modo «più o meno occulto». Esattamente le definizioni che nel suo libro Pinotti utilizza in continuazione per parlare della massoneria propriamente detta: fuochino.


    Se però qualcuno avesse ancora dei dubbi al riguardo può consultare l’ottimo libro di Emmanuel Ratier Misteri e segreti del B'nai B'rith, edito a suo tempo dal Centro Librario Sodalitium, dove a p. 74 si mette bene in chiaro che oltre a prevedere gioielli, mazze, collari e grembiuli, i membri dell'ordine in questione osservano un rituale propriamente detto consistente in una mescolanza del rito di York e del rito Odd Fellows.


    Ma allora perché non dirlo, che anche gli ebrei hanno la loro massoneria? Perchè qui ci troviamo in presenza dei limiti del discorso “politicamente corretto”: tale discorso può in certi casi - come quello del libro di cui stiamo parlando - non essere privo di coraggio e tuttavia, quando si sfiorano certe realtà, ecco che scatta immancabile l'autocensura. La morale è che, se sei un giornalista o uno scrittore, puoi parlare male della massoneria quanto vuoi (se sei un politico o un magistrato il discorso cambia) ma guai ad associare gli ebrei alla massoneria: rischi di passare subito per antisemita.


    Eppure non solo ebraismo e massoneria sono strettamente collegati (la dottrina massonica è essenzialmente ebraica) ma il B'nai B'rith è la piovra massonica per antonomasia: The Octopus (La Piovra) intitolava Elisabeth Dilling un pamphlet del 1940 dedicato appunto al B'nai B'rith e allo strapotere dei sionisti negli Stati Uniti. Abbiamo riferito come secondo Giuliano Di Bernardo il B'nai B'rith è un "potere forte".


    Ma quanto forte? Parecchio: quando il 31 Gennaio 1949 il presidente degli Stati Uniti Truman firmò i documenti ufficiali di riconoscimento dello Stato d'Israele i soli osservatori non appartenenti al governo americano furono tre dirigenti del B'nai B'rith (vedi link: Bienvenido a B'nai B'rith Argentina), da cui si estrae la seguente citazione:
    "En la primavera de 1948. cuando el Gobierno de Estados Unidos no era demasiado favorable al establecimiento de un Estado Judío en Palestina, una delegación de B´nai Brith Internacional integrada por su Presidente Goldman, el Secretario Ejecutivo Bysgyer y Edward Jacobson, amigo personal de Presidente Truman entrevistó a éste y logró obtener una audiencia para Jaim Weitzman. El 31 de enero de 1949 el Presidente Truman firmó el reconocimiento del Estado de Israel y se encontraban presentes solamente los tres dirigentes de B´nai B´rith antes mencionados. La lapicera utilizada para la firma de tan trascendente documento fue obsequiada al Presidente de la Organización y se encuentra en el Museo de Washington".


    Naturalmente i Figli dell'Alleanza (questo il significato del termine ebraico originale) negano ufficialmente di essere massoni. Il perché è comprensibile: in questo modo l’attività dell’organizzazione è molto più efficace e comoda, in particolare nelle relazioni con i cattolici. E' così, ad esempio, che il direttore europeo dell'organizzazione (recentemente defunto) Ernst Ehrlich è potuto passare inosservato come consulente del cardinale Bea nei frangenti decisivi che videro l'approvazione della costituzione conciliare Nostra Aetate durante il Vaticano II (vedi link: Ernst Ehrlich, 86; Jewish Religious Philosopher), un'approvazione che rivoluzionò la stessa dottrina cattolica.


    Naturalmente delegazioni della detta organizzazione sono ricevute regolarmente dai pontefici, e nessuno (tranne qualche sparuto cattolico tradizionalista) trova nulla da ridire. Eppure i suoi membri, da bravi massoni, sono ferocemente anticristiani (come dimostra il capitolo del libro di Ratier intitolato "Il cristianesimo riveduto e corretto dal giudaismo): in America conducono da decenni una guerra continua (a base di denunce in tribunale) contro la presenza pubblica dei simboli cristiani (canti natalizi, inni religiosi, presepi). Non basta: la Corte Suprema degli Stati Uniti, su istanza dell'Anti-Defamation League, ha fatto bandire le preghiere, anche se volontarie e silenziose, sia nelle scuole che nei tribunali e in tutte le sedi locali, comunali, federali o statali (Ratier, p. 95).


    Si capisce a questo punto il perché della supremazia del B'nai B'rith rispetto alle logge ordinarie: è l'unico ordine massonico ad avere il privilegio di non essere riconosciuto come tale! Prima di concludere vorrei però riferire un dettaglio inaspettato su queste brave personcine: come si sa il Ku Klux Klan è la più famosa (e famigerata) organizzazione razzista degli Stati Uniti. Meno conosciuto è il fatto che uno dei suoi fondatori fu Albert Pike, che non era solo un generale sudista durante la guerra civile americana ma anche Capo supremo del Rito scozzese antico e accettato della massoneria universale.
    Ebbene, apprendiamo dal libro di Ratier che negli anni '20 del novecento tra alcuni dignitari del Klan e del B'nai B'rith intercorse un dialogo; ecco cosa scrisse a suo tempo sul Klan il bollettino del B'nai B'rith Hamenora del Gennaio 1923: «Il Ku Klux Klan può diventare uno strumento di progresso e di beneficenza, utile sia al Paese che ai suoi cittadini, se incomincerà a eliminare dal suo seno qualche migliaia di fanatici che lo gettano nell'intolleranza, nella viltà e nel crimine» (Ratier, p. 57).

    Dunque secondo costoro il Klan non era una congrega di razzisti da sciogliere in ogni caso ma era uno "strumento di progresso", sia pure potenziale. Tra fratelli in fondo ci si capisce!


    POST SCRIPTUM di oggi, 28 Luglio 2008


    Proseguendo nella lettura del libro, di cui a Dicembre fornivo una prima impressione, devo correggere, in senso positivo, la mia riserva sul libro di Pinotti. Egli infatti, a p. 474, accenna alla "Israel lobby" e definisce l'Anti-Defamation League quale "figlia del B'nai B'rith, una sorta di potentissima massoneria in rapporti con molti gruppi di potere". Sia pure con qualche cautela, dunque, la verità è venuta a galla. Complimenti quindi all'autore per il suo libro serio e approfondito




    La massoneria del B'nai B'rith, Andrea Carancini

  6. #6
    Avamposto
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    Link siti internet B'nai B'rith:


    http://www.bnaibrith.ca/ (B'nai B'rith Canada)


    http://bnaibrith.org/ (B'nai B'rith International)


    http://www.bbuk.org/ (B'nai B'rith Inghilterra)


    http://bnaibrith.org/world/usa.cfm (B'nai B'rith Stati Uniti)
    Ultima modifica di Avamposto; 02-08-10 alle 13:30

  7. #7
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    lunedì 1 giugno 2009


    Dal B'nai B'rith al caso Demjanjuk: la deriva dell'Occidente



    Due le notizie da segnalare oggi. La prima: un notabile del B’nai B’rith canadese è stato arrestato venerdì con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico (CTV Montreal - Former Jewish community activist facing child-porn charges - CTV News ). La seconda: le autorità tedesche hanno tirato fuori il loro “supertestimone” contro il presunto “boia nazista” John Demjanjuk, accusato di aver ucciso 29.000 ebrei a Sobibór.

    Bill Surkis (foto), noto esponente della comunità ebraica di Montreal, è stato condotto in tribunale in manette, venerdì scorso: la polizia aveva trovato nel suo computer 23 video pedopornografici. L’imputato, 69 anni, è l’ex direttore regionale del Quebec del B’nai B’rith Canada, che non è solo un “advocacy group” (una lobby), come è riportato nell’articolo suddetto, ma l’ordine massonico riservato ai soli ebrei. Surkis ha detto che, nonostante le accuse contro di lui, spera di conservare la propria reputazione: “Essi [la comunità ebraica] mi conoscono come una persona fidata, sanno che mi sono battuto per quello che è giusto. Continuo a battermi per quello che è giusto”.

    E noi sappiamo per cosa hanno combattuto – e combattono - gli individui come Surkis: per trasformare non solo il Canada (Human rights tribunals – curb ’em or close ’em, February 2008 ) ma l’intero occidente in una società totalitaria dove le libertà concrete - di parola, di espressione, di associazione, di religione e di stampa - vengono sempre più prese di mira.

    Dalla Germania apprendiamo invece che le nuove prove (dopo 66 anni!!!) contro John Demjanjuk sarebbero state fornite da Alexander Nagorny, un testimone di 92 anni (http://comment-blog.advance.net/cgi-...uk&blog_id=691 ). Secondo quanto è stato riferito dall’avvocato di Demjanjuk, Guenther Maull, Nagorny ha detto alle autorità tedesche di aver lavorato assieme a Demjanjuk nel campo di concentramento di Flossenburg, in Germania (che, in ogni caso, non ha nulla a che vedere con Sobibór) e di aver vissuto con lui dopo la guerra a Landshut, una città bavarese vicino Monaco.

    Un novantaduenne utilizzato per far morire in galera un ottantanovenne sulla sedia a rotelle: se oggi assistiamo a spettacoli inverecondi come questo lo dobbiamo al peso abnorme assunto nella nostra società da organizzazioni come il B’nai B’rith (e da individui come Bill Surkis). Non dimentichiamolo.



    Pubblicato da Andrea Carancini


    Andrea Carancini: Dal B'nai B'rith al caso Demjanjuk: la deriva dell'Occidente

  8. #8
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    L’ ADL e il B'NAI B'RITH non rappresentano gli ebrei

    Miscellanea DI HENRY MAKOW Ph.D.

    Nonostante affermi di rappresentare “gli interessi della comunità ebraica nel mondo” il B'nai B'rith è in realtà un ordine massonico che rappresenta la massoneria britannica, e a causa dei suoi progetti luciferiani per un "governo mondiale" porta a pensare che il popolo ebraico in generale ne sia responsabile. Facendo finta di combattere l’antisemitismo, di fatto invece mette in pericolo gli ebrei.

    Il B'nai B'rith non ha un mandato per rappresentare il popolo ebraico, ma mettendo sullo stesso piano l’opposizione al disegno di un governo mondiale e l’antisemitismo riesce contemporaneamente a disarmare le critiche e ad assicurare che gli ebrei siano accusati per l’emergente Nuovo Ordine Mondiale.

    Recentemente per esempio, è stato postato in un forum un articolo sul supporto del B'nai B'rith alle "Hate laws" (ndt. Lett. “leggi dell’odio”, sono leggi che riconoscono e puniscono crimini motivati da odio) e alla censura su internet. Un membro del forum ha risposto, "Questi ebrei stanno mettendosi nelle condizioni di essere sterminati un’altra volta."

    Per cui gli "ebrei" diventano il capro espiatorio dei progetti massonici, nonostante la metà degli ebrei americani non abbia nulla a che fare né con con le organizzazioni ebraiche, né con la religione, e in realtà spesso fanno matrimoni misti.

    Certo, molti altri ebrei che non sono a conoscenza del piano massonico aderiscono inconsapevoli al sionismo e alla falsa “guerra al terrorismo”. Rimarrebbero sorpresi se sapessero che la stella di Davide che compare sulla bandiera israeliana è un simbolo occulto che non viene mai menzionato nell’Antico Testamento. Potrebbero rimanere sorpresi se sapessero che la maggior parte dei leader israeliani, così come i presidenti americani, sono massoni e che la nuova corte suprema israeliana è piena di simboli massonici ed è situata lungo linee “di flusso” sataniche. È stata finanziata e progettata dai Rothschild per diventare il tribunale del Nuovo Ordine Mondiale.

    La Anti Diffamation League (ADL, Lega contro la diffamazione) del B'nai B'rith probabilmente è attiva anche nella tua città. Si rivolge alle scuole locali, società private e associazioni professionali offrendo indottrinamento sulla "diversità" e sui "crimini dettati dall’odio" e prepara la polizia locale ad affrontare questo genere di crimini politici. "L’odio" viene identificato con qualsiasi cosa o chiunque interferisca con il progetto di governo mondiale, e i crimini in parte sono elencati sul sito dell’ADL (il link giustamente sulla colonna sinistra).

    Il B'nai B'rith fa parte dell’ordine massonico di rito scozzese fondato nel 1843 e il suo braccio militante, la "Anti Defamation League" (ADL), è nata nel 1913, lo stesso anno in cui è stata creata la Riserva Federale americana.

    Secondo il libro ”The Ugly Truth About the ADL (L’orribile verità sull’ADL)” (1992) pubblicato dall’ Executive Intelligence Review, il B'nai B'rith ha sempre svolto un ruolo cruciale nel riportare gli Stati uniti sotto il controllo massonico della ”Corona” britannica (conosciuta anche come Nuovo Ordine Mondiale.)

    "In ogni caso l’ADL non è assolutamente una lobby per i diritti civili ebraici, e inoltre, insieme al suo ente superiore B'nai B'rith, sono stati fin dal loro inizio anche un’emanazione dei servizi segreti e delle società segrete che sono nemici giurati degli Stati Uniti. Il B'nai B'rith e l’ ADL hanno usato il loro titolo ebraico per celare la loro attuale obbedienza e i loro piani." (Ugly Truth,p.3)

    Il B'nai B'rith/ rito scozzese ha contribuito alla creazione del Ku Klux Klan e a causare la guerra civile americana, che ha distrutto il fior fiore degli uomini americani. Un leader del B'nai B'rith, Simon Wolf, era una spia confederata ed era implicato nell’omicidio di Abraham Lincoln, il primo di molti colpi di stato del genere (p.es. l’assassinio dei presidenti Garfield, McKinley, Kennedy.)

    Il libro continua con una descrizione dettagliata dei rapporti dell’ ADL con il crimine organizzato, la droga e la prostituzione, spionaggio interno, la corruzione del Congresso degli Stati Uniti e l’eliminazione della cristianità dalle istituzioni pubbliche. Aggiunge che l’ ADL ha combattuto la legislazione texana che perseguiva i rituali satanici e ha mosso numerose istanze d’accusa contro critiche diffamanti in quanto “antisemite”


    STRATAGEMMI DELL’ADL PER UN PIANO EGEMONICO

    Come ho detto, il movente principale del Nuovo Ordine Mondiale è la necessità dei banchieri centrali di trasferire il loro potere finanziario illimitato, derivato dal loro controllo del credito dei governi, ad istituzioni permanenti mondiali di controllo politico e sociale.

    Milioni di persone, sia non ebrei che uno sproporzionato numero di ebrei, hanno venduto le loro anime a questi banchieri amanti di Lucifero. Il cartello bancario, guidato dai Rothschild e dai Rockefeller, ha mosso i fili degli attacchi dell’11 settembre, della guerra in Iraq e della falsa "Guerra al Terrorismo”. Si nascondono dietro l’ADL del B'nai B'rith.

    Oggi non si può lavorare per una grossa società o per un governo senza ricevere la loro educazione alla "Diversità", un ingiurioso indottrinamento politico di stampo stalinista. Il livello di controllo massonico della società occidentale è tale che la "Diversità" non è mai stata discussa né messa ai voti ed è diventata come per magia l’ideologia ufficiale.

    È particolarmente disgustosa poi la “early childhood initiative (iniziativa per la prima infanzia)" dell’ ADL, che mira all’indottrinamento dei bambini dai 3 ai 5 anni. Si nascondono dietro una cortina di fumo di banalità, ma l’effetto finale è che i più giovani di origine europea non imparano a sentirsi orgogliosi delle loro radici. L’ ADL si vanta del fatto che 375.000 insegnanti e 12 milioni di studenti hanno partecipato a questi programmi.

    Sul posto di lavoro, la "Diversità" discrimina gli europei e soprattutto gli uomini eterosessuali bianchi, a favore delle donne, delle persone di colore e degli omosessuali. Le persone vengono scelte in base a questo profilo politico invece che per le loro competenze, che sarebbe davvero non discriminante e giusto, per non dire efficiente.

    Lo scopo è di frammentare la società e di destabilizzare la famiglia, in modo che non ci sia una base compatta per la resistenza al governo mondiale. Allo stesso tempo l’ ADL promuove attivamente l’educazione e la consapevolezza sioniste, compresi viaggi gratis in Israele per i giovani ebrei. Quindi gli ebrei vengono indottrinati per promuovere il piano massonico e prendersi la responsabilità.


    CONCLUSIONE: LA TRAPPOLA

    Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha detto recentemente ad un’assemblea di studenti che "Israele deve essere cancellato dalla carta geografica." Dopodiché si è unito ad una manifestazione di un milione di persone gridando "Morte a Israele, Morte all’America" ed ha richiamato tre ambasciatori che si erano scusati per la sua affermazione originale.

    Non è pensabile che con questa sparata faccia proprio il gioco dei sionisti, a meno che non sia controllato anche lui dagli Illuminati (cioè il rango più potente della massoneria.)

    L’obiettivo dichiarato degli Illuminati è di fomentare una Terza Guerra Mondiale tra i "sionisti politici e i leader del mondo islamico." Presumibilmente l’Iran appoggiato da Russia e Cina affronterebbe Israele, gli Stati Uniti e il Regno Unito.

    Albert Pike, gran maestro del rito scozzese nel 19esimo secolo, continuava: "La [terza] guerra deve essere condotta in modo che l’Islam (il mondo arabo musulmano) e il sionismo politico (lo stato di Israele) si distruggano reciprocamente."

    Il resto del mondo verrà risucchiato. "Intanto gli altri paesi, divisi ulteriormente su questa questione, saranno costretti a combattere fino al completo esaurimento fisico, morale, spirituale ed economico..."

    A questo punto saranno costretti ad accettare il governo unico mondiale di Lucifero. Vedi “Countdown to World War Three".

    Quindi siamo tutte pedine di un gioco diabolico dal quale nessuno, e certamente né gli ebrei né gli israeliani usciranno vittoriosi. Dobbiamo unirci per resistere a coloro che vogliono spingerci in questa trappola mortale.

    L’ADL del B'nai B'rith non rappresenta gli ebrei. Rappresenta la massoneria Britannica che esercita un subdolo controllo sulla classe dirigente angloamericana e cospira per far cadere la civiltà occidentale.

    Henry Makow, è l'inventore del gioco da tavolo Scruples, e autore di A Long Way to go for a Date A Long Way to go for a Date. Ha svolto un dottorato in letteratura inglese all'Università di Toronto. Sono graditi commenti ed idee scrivendo a henry@savethemales.ca. Fonte: henrymakow.com - exposing feminism and the new world order
    Link: savethemales.ca - B'nai B'rith-ADL Doesn't Represent Jews



    L’ ADL e il B'NAI B'RITH non rappresentano gli ebrei

  9. #9
    Avamposto
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    Predefinito Rif: Misteri e segreti del B'nai B'rith -

    Fonte: Civium Libertas: Chiusura di un sito: Thule-toscana.

    IL B’NAÏ B’RITH IN ITALIA




    7.1
    Origini, natura, statuto

    “In Europa il B’naï B’rith opera in Inghilterra ed in Irlanda, che formano un distretto a sé, mentre il distretto dell’Europa continentale raggruppa la Francia, Svizzera, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Austria e Grecia, con sezioni in tutte le principali città, di cui ovunque fanno parte le persone più rappresentative e qualificate delle collettività ebraiche locali” (1).

    In Italia il B’naï B’rith nasce nell’aprile 1954 a Milano, per estendersi poi rapidamente a Roma nel luglio 1955, quando viene fondata l’influente loggia Elia Benamozegh, a Firenze nel febbraio 1958, ed infine a Livorno (1). Esso si uniforma a quelli che sono il carattere e “gli ideali dell’ordine internazionale dei Bené Berith al quale aderisce e del quale fa parte (2), mantenendo inalterato il carattere di società massonica e segreta. Queste caratteristiche sono evidenti nello statuto della loggia n. 2035 Elia Benamozegh all’art. 7, dove tra i doveri degli associati è incluso quello “di osservare la massima discrezione sulle questioni in esse [nelle riunioni e assemblee n.d.r.] trattate”; e al titolo X, “ammissione all’Associazione”, notiamo che “l’ammissione definitiva all’Associazione è conseguita dal candidato solo dopo che è avvenuta la cerimonia della sua iniziazione” regolata, quest’ultima, dai precedenti articoli 101 e 102 (3). Dall’articolo 86 risulta che l’ammissione è riservata esclusivamente agli ebrei, poiché “possono essere ammessi all’Associazione gli ebrei residenti (anche temporaneamente) in Italia, che possiedano in modo particolarmente spiccato le doti e le qualità previste dall’art. 5 del presente statuto” (4).

    Come scriveva, nel 1962, Settimio Sorani presidente della sezione di Firenze dell’Associazione Bené Berith: “Dal punto di vista storico il B. B. trova le sue radici nella tradizione essenziale dell’ebraismo” (5) e tra i suoi compiti annovera quello di “preparare l’élite ebraica per l’avvenire” (6) e “preservare la gioventù dall’assimilazione” (7); dunque “sono gli ebrei coscienti in tutto il mondo che si raccolgono sotto la bandiera del B. B. (1), per dar vita ad una associazione la cui influenza non è solo di ordine morale e filantropico ma anche di ordine sociale e... politico”.

    Sorani prosegue dicendo che: “occorre sperare che questa influenza crescerà ancora poiché la forza potenziale dell’ebraismo, in quanto religione pura, è ricca di un brillante avvenire” (7).

    Vediamo ora come questa «certa élite [che] riconosce che l’uomo è “il grande fratello di tutto ciò che ha vita”» (8) ha “illuminato” con la luce della Menoràh lo stivale italiano.

    7.2
    Il B’naï B’rith e la scuola

    Nel numero del II trimestre 1992 del “B’naï B’rith journal”, il trimestrale del XIX distretto del B’naï B’rith Europa continentale, Charles Hoffman, presidente della “C tre I” (Commissione Interlogge degli interessi intellettuali, regione di Parigi) scrive: «Viviamo in una società che si pretende giudeo cristiana, ma nella quale il primo termine della locuzione ha perso il suo senso». E la società cristiana «invece di riconoscere l’apporto essenziale [del giudaismo] si è sostituita alla sorgente giudaica, pretendendo essere nella retta linea del pensiero giudaici e marginalizzando il giudaismo autentico. Questo si chiama captazione di eredità e volontà deliberata di sostituzione. Inutile riparlare dell’occultazione cristiana di tutto ciò che concerne il giudaismo, sia nella storia che nell’insegnamento, né sull’antisemitismo cristiano che ne scaturisce, concepito come un’arma per diminuire la capacità di resistenza e di reazione del gruppo giudaico, in un grande spirito di combattimento e di concorrenza inespiabile. Una conseguenza secondaria di questo comportamento cristiano, prende un’importanza del tutto primordiale: i nostri figli, educati in un insegnamento che viene da quella fonte [cristiana] (...) non riescono a capire chiaramente ciò che fa la loro specificità ed originalità, altrimenti che come un “vissuto subito”». Hoffman aggiunge: “La volontà dichiarata dell’insegnamento pubblico, presentato come scuola della Repubblica, di ridurre le differenze, di appianare le diversità, per creare un cittadino unidimensionale, occulta nello spirito dei nostri ragazzi tutta la dimensione giudaica della loro personalità” e conclude dicendo: “E quindi urgente ristabilire l’apporto giudaico alla civiltà giudeo cristiana. Tutto ciò che può consentire di mettere in rilievo l’apporto essenziale della nostra filosofia, della nostra religione nella storia dell’umanità deve essere sistematicamente favorito, (...) bisogna riabilitare la fierezza e la dignità giudaiche. Che questi tornino ad essere degli attributi invidiati e desiderati”.

    A queste parole di C. Hoffman (“deve essere sistematicamente favorito”) è seguita un’azione a livello internazionale, sia diretta che indiretta, da parte dell’A.D.L. del B’naï B’rith, perché il suddetto messaggio fosse rece¬pito nei vari centri di potere deputati all’educazione scolastica e non. Così negli U.S.A. “più di 101.000 professori delle scuole elementari e secondarie, con un’influenza su più di dieci milioni di studenti, sono stati addestrati a combattere atteggiamenti discriminatori, ed ad imparare a conoscere la diversità” (9) Il programma è stato adottato anche dal dipartimento di polizia di Huston ed è stato scelto per sostenere il Diversity Training Program dell’F.B.I. Questo programma di educazione è attuato da un organo specifico dell’A.D.L. l’“A world of difference institute” che nell’ottobre 1993 è andato in Germania, su invito del governo, per sottoporre ad un corso di rieducazione lavoratori, insegnanti e studenti di Berlino, Rostock e Brema, già “teatro di attacchi di neonazisti contro gli stranieri” (9).

    «In uno sforzo per affiancare e sostenere le forze democratiche in Germania, laddove gli incidenti antisemiti e contro gli stranieri sono particolarmente virulenti, l’A.D.L. ha iniziato ad avere dei contatti di lavoro con l’ufficio federale tedesco per l’educazione civica, una agenzia chiave per diffondere i valori democratici e combattere l’estremismo. La collaborazione rafforzerà l’A.D.L. “A world of difference institute” e fornirà all’ufficio federale le testimonianze e la documentazione per combattere il neonazismo» (10).

    Contemporaneamente in Italia, pur non essendosi instaurato ufficialmente un rapporto di stretta collaborazione tra pubbliche istituzioni e B’naï B’rith, risultano evidenti le assonanze tra le indicazioni di quest’ultimo e la politica del governo italiano. Giuliano Amato (P.S.I.), quando era a capo del governo invitava a studiare “meno Manzoni e più Primo Levi”, mentre il ministro della pubblica istruzione Rosa Russo Jervolino (11) decise “di introdurre nell’ordinamento scolastico lo studio della storia contemporanea ed in particolare quella relativa alla tragedia ebraica” (12). La presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, Lea di Noia Bassan esortava a “preparare gli insegnanti” a combattere “l’antisemitismo religioso”.

    Aggiungeva Clotilde Pontecorvo: “Stiamo realizzando con il Ministero della pubblica istruzione del materiale video registrato su chi sono gli ebrei, che il Ministero si impegna a diffondere nelle scuole medie e secondarie accompagnato da una guida didattica e soprattutto da una attività di formazione specifica degli insegnanti” (13). Recentemente è stato realizzato da Micaela Procaccia un documentario, “Fernichtung baby”, che con l’ausilio di musica rock si propone di far conoscere la cultura ebraica agli studenti italiani nonché “gli orrori della shoà”. Inoltre apprendiamo da un comunicato stampa (Roma 30/09/1994) del portavoce del Governo Berlusconi (Giuliano Ferrara) la notizia che in seguito ad “un incontro tra una delegazione della Anti Defamation League, guidata dal presidente nazionale David Strassler e dal direttore nazionale Abraham Foxman, alla presenza di Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e una delegazione governativa, in rappresentanza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, composta dal ministro portavoce del Governo Giuliano Ferrara e dal Ministro della Pubblica Istruzione Francesco D’Onofrio”, nella quale “sono stati affrontati i temi cruciali della lotta ad ogni forma di intolleranza e di antisemitismo”. “L’Anti Defamation League... invierà materiale documentario d’appoggio per una campagna di sensibilizzazione sulle radici anche linguistiche dell’odio antisemita, al Ministro della Pubblica Istruzione il quale, da parte sua, ha consegnato alla delegazione alcuni materiali audiovisivi che sono parte della campagna per la tolleranza in atto nelle scuole italiane”.

    Da questo possiamo desumere che la campagna internazionale dell’A.D.L. del B’naï B’rith dopo i successi ottenuti nel 1993 ha continuato a fare dei progressi, incurante dei cambiamento politico avvenuto in Italia; anche il governo di centro destra si è dimostrato apertamente disponibile verso gli interessi di parte ebraica riguardo all’educazione. Infatti Silvio Berlusconi ancor prima delle elezioni, il 9 marzo 1994, di fronte ad una delegazione di commercianti romani, per lo più ebrei, disse: “Io ammiro veramente il vostro popolo. Il primo libro che ho regalato a mia figlia è stato il diario di Anna Frank, che andrebbe adottato come testo nelle scuole, perché fa capire anche ai più piccoli che cosa sia il razzismo”. In tal modo il Cavaliere risulta convincente di fronte alla platea e lo è ancor di più quando conferma che ha messo gratuitamente le sue sale a disposizione per proiettare l’ultimo film di Steven Spielberg “Schindler’s list” (14).

    Non c’è quindi da stupirsi della calorosa accoglienza riservata alla delegazione del B’naï B’rith, come riportato dal comunicato stampa del portavoce del governo, e della collaborazione avviata dall’allora ministro dell’educazione, Francesco D’Onofrio.

    7.3
    Il B’naï B’rith e il Vaticano

    All’indomani del Concilio Vaticano II e della “promulgazione” della dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra Aetate (soprattutto il § 4 che riguarda la religione ebraica), il Card. Agostino Bea, il quale ancora prima del Concilio aveva tenuto contatti informali con il mondo ebraico (B’naï B’rith, World Jewish Congress, ambasciata d’Israele in Italia) ed era presidente del Segretariato per l’Unione dei cristiani (S.P.U.C.), crea all’interno di questo una commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici [B.R.J.C.] (Roma 1966). A capo di questa commissione fu chiamato, non a caso, il P. Cornelis Adrian Rijk che si era dedicato al “dialogo” fin dagli anni ’50 e dal 1960 era assiduo frequentatore del B’naï B’rith (15). Nel 1970 Rijk organizza il primo incontro misto ebraico cattolico a livello mondiale, dal quale nasce il Liaison Comitee (costituito da una parte di esperti rappresentanti della S. Sede e dall’altra dal comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose I. J. C. I. C.) di cui fanno parte Gerhart Riegner, segretario generale del congresso mondiale ebraico, e Joseph Lichten per il B’naï B’rith A.D.L. Dal 1974 su iniziativa di Paolo VI (16), il presidente dello S.P.U.C. è anche presidente della commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.) che pubblica nel 1975 “Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione di Nostra Aetate, n. 4”. Questo documento stabilisce, tra le altre cose, come condizione del dialogo, “il rispetto dell’altro così come esso è, e soprattutto rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose” riconoscendo che il dialogo deve essere visto “come comunicazione tra eguali, che esclude necessariamente il proselitismo” (17). Nel 1985 la C.R.R.J. pubblica “Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica”, documento nel quale si afferma che «l’insegnamento religioso, la catechesi e la predicazione debbono forma¬re (...) al dialogo». Di che natura sia questo dialogo lo si deduce dalle parole di Mons. Jorge Mejia, segretario della C.R.R.J, che hegelianamente afferma: “Ambedue le parti si devono impegnare in una ricerca della verità che supera entrambi e che insieme dobbiamo ancora scoprire” (18).

    Nel medesimo documento si può leggere: «La storia di Israele non si conclude nel 70. Essa continuerà, in particolare nella vasta diaspora che permetterà ad Israele di portare in tutto il mondo la testimonianza, spesso eroica, della sua fedeltà all’unico Dio e di "esaltarlo di fronte a tutti i viventi” (Tb. XIII, 4), conservando sempre nel cuore delle sue speranze il ricordo della terra degli avi. I cristiani sono invitati a comprendere questo vincolo religioso che affonda le sue radici nella tradizione biblica, pur non dovendo far propria una interpretazione religiosa particolare di tale relazione (19). Per quanto si riferisce all’esistenza dello stato di Israele e alle sue scelte politiche, esse vanno viste in un’ottica che non è di per sé religiosa, ma che si richiama ai principi comuni del diritto internazionale. Il permanere di Israele (laddove tanti antichi popoli sono scomparsi senza lasciare traccia) è un fatto storico e segno da interpretare nel piano di Dio. Occorre in ogni modo abbandonare la concezione tradizionale del popolo punito, conservato come argomento vivente per l’apologetica cristiana. Esso resta il popolo prescelto, “l’olivo buono sul quale sono stati innestati i rami dell’olivo selvatico che sono i gentili” (Rom. II, 17 24)».

    Questa esplicita ammissione dei legami tra il popolo ebraico e la sua terra da parte della “Chiesa postconcilare” ha aperto la strada al riconoscimento dello Stato di Israele. Il 20 novembre 1992 infatti (20) si è tenuta a Gerusalemme una riunione informale sull’argomento, che ha visto tra i partecipanti oltre al viceministro degli esteri israeliano Yossi Beilin e Mons. Claudio Maria Celi, sottosegretario Vaticano per i rapporti tra gli stati (accompagnato per l’occasione da Mons. Cordero Lanza di Montezemolo, delegato apostolico in Terra Santa), anche il rabbino David Rosen (21) dell’A.D.L. Insieme al suo collega il rabbino Leon Klenicki di New York egli cura i rapporti col Vaticano tramite il rappresentante in Italia dell’A.D.L., con ufficio presso la S. Sede, Lisa Palmieri Billig (22). Tra i partecipanti c’era anche Zwi Werblosky (presidente del Jewish Council for religious consultations in Israel) membro del Liaison Comitee fin dalla sua fondazione.

    All’epoca il giurista della parte vaticana, padre David Maria Yagher (23) dichiarò: “Questo non è certo un negoziato tra parti nemiche, anzi c’è pochissimo contenzioso e stiamo andando avanti molto rapidamente” (24). Così rapidamente che solo sei mesi dopo verrà siglato a Roma un accordo di base ratificato definitivamente ii 30/12/1993 a Gerusalemme. Nel settembre 1994 una delegazione del B’naï B’rith passa l’oceano per una visita in Europa; Roma è una tappa obbligata. «Il primo frutto della normalizzazione dei rapporti tra la S. Sede e lo stato ebraico è un’iniziativa presa (...) dall’A.D.L. of B’naï B’rith, [che] a sue spese, ha curato la traduzione in lingua ebraica () del libro di Gianfranco Svidercoschi “Lettera ad un amico ebreo”. La stessa organizzazione [ha curato] la distribuzione dell’opera negli ambienti del giudaismo ortodosso. Il lancio [è iniziato il 29 settembre] quando lo “stato maggiore” (ben 18 persone) della Lega antidiffamazione [è stato] ricevuto in Vaticano da Giovanni Paolo II.

    La Lettera ad un amico ebreo racconta i fraterni rapporti che Jerzy Kluger, un ingegnere ebreo di Cracovia, ha intrattenuto sin dall’infanzia con il coetaneo e amico Karol Wojtyla. Il giovane Jerzy poté sottrarsi alla deportazione perché fu nascosto da Karol, rimasto orfano e senza parenti, nella sua casa paterna. Il libro è (...) stato diffuso a cura dei rabbinati locali in Ungheria e in Romania. Come è stato dichiarato dai responsabili dell’A.D.L. la storia del giovane Wojtyla è raccontata per tentare di arginare, nei cattolici che militano in quei movimenti, l’onda antisemita che si sta diffondendo nelle organizzazioni nazionaliste. Ma se l’episcopato cattolico romeno e quello ungherese hanno incoraggiato gli sforzi dei rabbini capi di Bucarest e di Budapest quello croato ha fatto orecchie da mercante. E di fronte alla larvata ostilità degli ambienti cattolici, l’editore di Zagabria non ha ancora avuto il coraggio di pubblicare il libro, pur disponendo della sua traduzione croata già da dieci mesi.

    Di altro “segno” è invece, la traduzione israeliana. Per una volta, la “diffamazione” che il B’naï B’rith intende contrastare riguarda un “gentile”. Anzi: l’A.D.L. tenta di porre rimedio alla valanga di disinformazione e di calunnie che il Papato ed il Pontefice hanno subito negli ultimi trent’anni, a causa della politica vaticana. Infatti il ritardo nel riconoscere lo Stato d’Israele e l’appoggio costante che la S. Sede ha accordato alle rivendicazioni palestinesi (un popolo con una importante minoranza arabo cattolica) hanno avuto una notevole e negativa “ricaduta” psicologica sull’opinione pubblica israeliana. Anche in occasione della ventilata visita del Papa a Sarajevo, nel generale apprezzamento della stampa mondiale, solo il Jerusalem Post ha cantato fuori dal coro ed ha irriso alla “fallibilità papale”. (...) Durante il pontificato di Giovanni Paolo II i dirigenti dell’A.D.L. sono già stati ricevuti, nel 1985 e nel 1986, dal Papa. Ed anche questo nuovo incontro sembra sancire un’operazione congiunta. La traduzione ebraica del libro di Svidercoschi ha infatti la supervisione di Mons. Pierre Duprey, vicepresidente della Commissione pontificia per i rapporti con l’ebraismo» (26).

    David Strassier, national president dell’A.D.L., accompagnato per l’occasione da Abrham Foxman, national director dell’A.D.L., nel suo discorso tenuto a Giovanni Paolo II durante l’incontro a Castelgandolfo ricorda come “questo riconoscimento tra la S. Sede e lo stato d’Israele, non riguarderà solo il popolo di Israele. È un patto il cui scopo è globale”, a cui fa eco Giovanni Paolo II nel suo discorso pronunciato nella medesima occasione, dicendo, “siamo chiamati ad essere una benedizione per il mondo. Questo è il compito comune che ci attende” (27). Questo sembra essere appunto lo scopo del dialogo ebraico cristiano cioè, come dice David Strassler “il nostro è un pellegrinaggio di giustizia e di pace (...) un pellegrinaggio da capi ebraici dedicato al rafforzamento e all’espansione delle relazioni tra ebrei e cristiani”.

    A ben vedere, però, questo dialogo tra uguali che non ha come fine la conversione degli ebrei ma solo, apparentemente, quello di instaurare cordiali rapporti tra le parti, è invece inteso da parte ebraica come una “potente forma di educazione” e come una “strategia” (20) che, secondo la testimonianza dei documenti pubblicati, ha già ampiamente raggiunto il suo obbiettivo. Infatti a fianco di quello che è il rapporto ufficiale tra l’istituzione ecclesiastica e il mondo ebraico (Liaison Comitee) si sviluppa nell’ombra una fitta rete di rapporti informali tra l’A.D.L., il B’naï B’rith e influenti membri della gerarchia ecclesiastica.

    «La comunità di S. Egidio ed il movimento “Focolare” sono importanti associazioni cattoliche con le quali l’A.D.L. ha lavorato strettamente negli anni passati. Questi legami dovrebbero essere mantenuti e rafforzati» (29).

    Non tutti sanno che esiste un accordo informale secondo il quale il dottor Giacomo Terracina dell’A.D.L di Roma, ha il compito di esaminare preventivamente gli atti di Giovanni Paolo II per segnalare al Card. E. I. Cassidy (presidente della C.R.R.J.) eventuali espressioni da correggere secondo lo spirito del documento conciliare Nostra Aetate.

    Il Card. E. I. Cassidy è infatti il punto di riferimento dell’A.D.L. per portare avanti e far approvare le proprie istanze. Si veda a tal proposito la lettera del Card. Cassidy al rabbino Leon Kienicki (14/6/1994), direttore del Dipartimento Interfaith Affairs dell’A.D.L. of B’naï B’rith, nella quale lo ringrazia per avergli inviato il primo numero di Interfaith Focus (30), la rivista dell’omonimo Istituto, su cui scrivono sia il dottor E. J. Fisher (31) sia Padraic O’Hare (32). Leon Klenicki scrive ancora in una news letter del 16/6/1994: “Noi critichiamo adesso il nuovo catechismo [della Chiesa cattolica], nella speranza che i futuri editori eliminino quei passi che possono perpetuare un antigiudaismo che ispira l’antisemitismo”.

    Un altro caso interessante e più recente, è quello di una Bibbia edita in Francia e poi stampata in tutto il Sud America, nelle cui note veniva riproposta l’accusa di deicidio.

    Il presidente dell’A.D.L. commission B’naï B’rith Continental Europe David Levy Bentolila dopo averne parlato al Card. E. I. Cassidy, in occasione della conferenza europea del B’naï Brith tenutasi a Roma il 26/03/1995 alla quale il porporato aveva partecipato, gli ha inviato la nota (da noi pubblicata), relativa ai vescovi che avevano dato l’Imprimatur per la stampa della Bibbia in Sud America, sollecitando tra l’altro l’intervento del prelato. In Francia, invece, su pressione della L.I.C.R.A., è intervenuta la giustizia stessa che ha querelato gli editori. Nell’udienza del 4 aprile 1995 agli editori sono stati dati quindici giorni per rivedere il loro testo e già il 6 marzo precedente il Vescovo di Versailles, Mons. Thomas, si era affrettato a togliere l’Imprimatur prima concesso. Il tribunale laico di Parigi dopo aver dichiarato la propria incompetenza ad “immischiarsi in un dibattito teologico” ed aver anche affermato che il ritiro di un Imprimatur da parte di un vescovo non poteva costituire un prova d’accusa, ha poi finito per condannare questa edizione della Bibbia riguardo a due passaggi commentati dai curatori dell’opera.
    Una vignetta satirica del giornale francese “Le Monde” (13/04/95) riguardante la Bibbia condannata dal Tribunale francese.

    Nel primo passaggio tratto dall’epistola di S. Paolo ai Galati (“Nessuno impose la circoncisione a Tito che mi accompagnava, poiché era gentile” Gal. II, 3) i commentatori parlavano della circoncisione come costume “folkloristico” e perciò il Tribunale lo ritenne derisorio verso la religione ebraica. Il secondo passaggio del Vangelo di S. Marco in cui la “folla ebrea chiese la morte di Gesù” (cf. Mc. XV, 11 e seg.) venne condannato poiché, secondo la querela della L.I.C.R.A., alimentava l’accusa di deicidio verso gli ebrei, accusa che per secoli era stata alla base delle persecuzioni antigiudaiche nel corso storia, quando la Chiesa cattolica stessa aveva ormai abbandonato questa posizione con il Concilio Vaticano II (33).

    7.4
    Il B’naï Brith e la politica.

    L’Italia, dopo essere stata negli anni settanta, e in buona parte degli ottanta il paese europeo meno favorevole ad Israele, ha radicalmente mutato il proprio atteggiamento, come lo ricorda Avi Pazner (ex ambasciatore israeliano in Italia).

    Grazie a “Tangentopoli” “sono uscite nuove forze politiche, più favorevoli a Israele. Tra queste in primo luogo il PDS e Forza Italia. Ma si può dire che oggi non esista più alcuna ostilità preconcetta nei confronti d’Israele. Con Massimo D’Alema anche i miei rapporti personali sono ottimi: il leader del PDS non manca di venire in Ambasciata a portare la sua solidarietà e quella del suo partito ogni volta che in Israele c’è un attentato. E purtroppo, per questi motivi negli ultimi tempi è venuto spesso. Ma, ripeto, è il clima generale che è cambiato totalmente. Ed anche Berlusconi ed altri esponenti politici del centro si sono fatti vivi dopo ogni sviluppo positivo o negativo della situazione in Medio Oriente” (34). Un breve sguardo al parlamento ci dimostra che Avi Pazner ha ragione.

    L’on. Gianfranco Fini, ad esempio, si è recato negli USA ben due volte “per incontrare... gli esponenti della comunità ebraica americana” ed in entrambi i casi l’organizzazione dei viaggi e delle visite è spettata a Ugo Martinat (esponente di AN e questore della camera) ed al membro del B’naï Brith, Maxwell Raab, ex ambasciatore di Reagan in Italia per otto anni, il quale ha fatto conoscere il noto politico italiano all’élite mondialista.

    E così Gianfranco Fini ha incontrato David Rockfeller, Zachary Fisher, Felix Rohatyn (presidente della Lazard Bank), in somma il gotha della finanza ebraica conservatrice.

    “Mentre sul versante degli incontri politico diplomatici, Fini si è intrattenuto in un cordialissimo colloquio con l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger”, rassicurando i suoi interlocutori sulle sue intenzioni più che mai amichevoli nei confronti della Comunità ebraica.

    Essendo un membro del B’naï Brith il regista occulto di queste traversate atlantiche, non poteva mancare una visita in loggia e così, il 15 ottobre 1995, troviamo il coordinatore di AN ospite d’onore della loggia di New York dei “Figli d’Italia” (35). “Affratellata alla A.D.L. del B’naï Brith”, le due associazioni organizzano congiuntamente ogni anno un meeting della solidarietà italo ebraica alla presenza, quest’anno, di Max Goldweber e Kurt Goldberger (rispettivamente presidente e amministratore della loggia newyorkese) accompagnati per l’occasione dal rabbino Bonnie Steimberg (36).

    Un’altro esempio è quello, rilevato da Pazner, di Forza Italia, che gode ormai della stima indiscussa della comunità ebraica internazionale tanto che Shimon Peres (ministro degli esteri israeliano) dopo un incontro con il suo omologo italiano Antonio Martino dichiarò: “Abbiamo avuto un buon incontro... molto fruttuoso, molto aperto. Con l’Italia abbiamo relazioni amichevoli e le due parti hanno interesse a proseguire in questo spirito. Non abbiamo dubbi che in questo governo ci siano molti amici di Israele, tra cui il primo Ministro [Berlusconil ed il ministro degli esteri”. Quest’ultimo rispose dicendo: “Saremo il governo italiano che più appoggia Israele da trent’anni a questa parte” (37). Sul fatto che il governo Berlusconi e lo stesso presidente del Consiglio fossero dichiaratamente filoisraeliani non vi sono dubbi e ancora non ve ne sono in relazione ai buoni rapporti esistenti tra Silvio Berlusconi ed il B’naï B’rith.

    Nell’agosto ’94 Clemente Mastella, l’allora ministro del lavoro di quel governo, affermò in un’intervista che la caduta della Lira sui mercati internazionali era dovuta alle reazioni della lobby ebraica americana, preoccupata per la presenza, in Italia, di un partito quale A.N. ai vertici del potere. In seguito a questa dichiarazione, Silvio Berlusconi fu invitato da Abraham H. Foxman a condannare pubblicamente, nella maniera più forte possibile, il suo ministro ed a prendere iniziative concrete per combattere il pregiudizio e l’intolleranza in Italia. La risposta del governo non si fece attendere. Con una lettera del 30/09/94 allo stesso Foxman, l’on. Berlusconi dichiarò: “Voglio davvero assicurarLa, egregio signor Foxman, che il giusto allarme espressso dall’Anti Defamation League, quest’antica organizzazione di difesa dei diritti civili dei grandi valori di umanità in cui dovrebbe riconoscersi unanimamente il mondo moderno, trova in noi ascoltatori attenti ed ammirati”.

    Poiché i “valori di umanità” del B’naï B’rith coincidono con quelli della “tradizione essenziale dell’ebraismo” (5), dobbiamo concluderne che il governo Berlusconi, se fosse durato, avrebbe favorito le iniziative del B’naï B’rith anche nel campo scolastico [si ricordi il proposito di far adottare il diario di Anna Frank come libro di testo (3)]. La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (...) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. Riferendosi invece alla Lega Nord, il partito dell’ex “antisemita” Irene Pivetti: «La crescita delle “Leghe” nel nord è un fenomeno che dev’essere attentamente tenuta sotto controllo» (40).

    Dal 27 marzo 1994 si è aperta una nuova era e, pur non ammettendolo ufficialmente, non si teme più il “pericolo fascista”. Secondo Giacomo Terracina: “il grande capitale non ha più bisogno del fascismo... è significativo che la stampa italiana più influente (cioè posseduta dal grande capitale) è favorevole ad una soluzione di centro sinistra” (41).

    Il rischio di un ritorno fascista non sussiste più; anzi, una soluzione di centro destra “sarà per lo più favorevole ad Israele. Lo spirito nazionalistico della destra contiene germi di intolleranza negli affari interni, ma a livello internazionale, si trasforma in ammirazione per l’efficienza e la potenza militare di Israele” (42).

    Se con la destra del “Polo della Libertà” si sono chiusi definitivamente i conflitti, per il B’naï Brith si è aperto un altro fronte, quello con il radicalprogressista Francesco Rutelli, sindaco di Roma. Egli ha avuto la malaugurata idea, nel settembre del 1995, preso da un impeto di pacificazione nazionale, di voler intitolare una strada della capitale, all’ex gerarca fascista Giuseppe Bottai (43). Questo fronte però si chiude subito come scrive Dino Martirano sul Corriere della Sera, (19/09/1995): «Stop a “Largo Giuseppe Bottai”. Ieri Francesco Rutelli ha annunciato a sorpresa di voler fare una temporanea marcia indietro dopo le tanta pressioni e proteste ricevute in questi ultimi giorni. È successo tutto in una notte. Sono le 21 di domenica quando il sindaco entra nell’istituto “Pitigliani”: lì, a Trastevere, ci sono ad attenderlo gli aderenti al Bené Berith, la potente associazione ebraica che in mezzo mondo si batte per il rispetto dei diritti umani. Rutelli ha davanti a sé professori universitari, avvocati, ingegneri, imprenditori, che senza usare mezze parole gli ricordano il dolore e la vergogna delle leggi razziali del ’38 applicate da Bottai nelle scuole: in sala ci sono anche l’architetto Bruno Zevi [figlio di Tullia Zevi] ed il medico personale del primo cittadino Massimo Finzi, che lo conosce bene da molti anni. È la svolta. Quando il sindaco abbandona la riunione, è teso, e si limita a dire: “Ci penserò attentamente”. Ma ha già in tasca il testo della dichiarazione con la quale, 12 ore dopo, congelerà lo slargo di Valle Giulia intitolata appena cinque giorni fa al ministro dell’Educazione Nazionale. (...) Così Rutelli invita in Campidoglio l’ambasciatore Bruno Bottai, il figlio del Gerarca, e lo riceve nel suo studio insieme con Guido Di Veroli, presidente del XIX distretto Europeo del “Bene Berith” (44). L’incontro a tre davanti telecamere e cronisti è brevissimo. Il sindaco misura le parole e dice di aver fretta, Di Veroli si rallegra per il rinvio e annuncia che comunicherà la “felice soluzione” alla sede centrale di Washington». Proprio da Washington era partito il Fax (che pubblichiamo) firmato da Abraham Foxman che, come già per Berlusconi, pungolava il primo cittadino della città eterna consigliandogli di tornare sui suoi passi, tanto più che “sicuramente ci saranno altre persone, nella storia di Roma, più degne di tale onore”.

    7.5
    Il council Janner

    Quando si debbono analizzare delle forze pre politiche come il B’naï Brith (forze operanti ad un livello che non implica il dibattito palese ma solo un’influenza occulta verso i centri di potere del sistema), si rischia di deformare la realtà se ci si limita ad un’analisi settoriale della vita politica. Quindi, dopo aver visto come tutti i partiti politici più importanti, hanno, più o meno, buoni rapporti con il B’naï B’rith, sarà necessario seguire il processo inverso analizzando quali siano i rapporti diretti che legano il mondo politico ed il B’naï Brith.

    Nel novembre 1990, Greville Janner, un anziano parlamentare labourista britannico e buon amico dell’A.D.L. molto preoccupato per il riemergente estremismo di destra in Francia, Germania, Belgio e nei paesi excomunisti (45), decise di creare un’organizzazione parlamentare internazionale denominata: “The Inter Parliamentary Council Against Antisemi¬tism” (I.P.C.A.A.). Questa associazione ufficialmente ha come fine quello di “contrastare l’antisemitismo nel mondo”. Ma, come apprendiamo da un rapporto inviato dallo stesso Janner, tramite il giornalista Maurizio Molinari (46) a Guido Di Veroli, i propositi del Council sono i seguenti: «1) Tenere sotto controllo le manifestazioni di antisemitismo in ogni forma e in ogni paese. 2) Informare i parlamentari e per mezzo loro, il pubblico, nelle manifestazioni di antigiudaismo. 3) Reagire agli attacchi antisemiti in ogni modo, sempre in accordo con (e con il consenso e) la cooperazione dei colleghi del Parlamento in questione. 4) Promuovere l’educazione che riguarda l’Olocausto così da prevenire attacchi antigiudaici nel futuro. 5) Promuovere contatti interreligiosi, dialogo e cooperazione. 6) Lavorare congiuntamente ad altre organizzazioni per la preparazione di inchieste sull’antisemitismo. 7) Scambiare informazioni tra parlamentari e promuovere un’azione immediata, energica e congiunta dove necessario, per combattere le manifestazioni di antisemitismo. 8) Instaurare rapporti tra Parlamenti e altre autorità e organizzazioni non governative [O.N.G.]. 9) Organizzare conferenze, seminari, visite e tutte le attività che potrebbero essere necessarie all’organizzazione per la realizzazione dei suoi propositi”. Questi scopi l’I.P.C.A.A. vorrebbe realizzarli attraverso una rete che coinvolge più di 1100 parlamentari in 88 Parlamenti (compreso quello europeo) sparsi in tutto il mondo (47). Ogni ramo dell’organizzazione è gestito in maniera differente a seconda delle circostanze: la cosa essenziale è che ciascun ramo dell’I.P.C.A.A. si serve del supporto e dell’assistenza di un membro dello staff (48) affinché l’attività proceda in maniera scorrevole ed efficiente, fatto che ha permesso di costitutire un gruppo anche all’interno del Parlamento Europeo.

    Questi sono i risultati della loro attività internazionale:

    Gennaio 1991: il presidente della Polonia sotto pressione di 17 paesi è spinto a condannare il nazionalismo insorgente. Walesa, in seguito condanna pubblicamente l’antisemitismo.

    Agosto 1991: a Zagabria in Croazia una bomba colpisce il centro della Comunità ebraica, il Council invita il presidente Tudjman a proteggere la comunità ebraica ed egli risponde dichiarando che il governo croato avrebbe ricostruito l’edificio.

    Ottobre 1991: Iliescu presidente della Romania, sollecitato dal Council promette che il suo governo combatterà e perseguirà penalmente l’antisemitismo.

    Luglio 1992: il ministro degli interni argentino Manzano discute con i membri del Council le tattiche investigative e le misure legali da adottare nel suo paese.

    Ottobre 1992: il governo tedesco chiede al Council di suggerire meto¬di ed iniziative per combattere il movimento neonazista (49).

    Giugno 1993: in Svizzera alcuni membri del Council si sono impegnati per far approvare una legge antirazzista che penalizzi chiunque inciti all’odio ed alla discriminazione.

    Novembre 1993: membri della sezione australiana hanno avuto un ruolo essenziale nel proporre al parlamento una legge sulla diffamazione razziale.

    Novembre 1993: membri del Council in Francia si sono impegnati affinché l’Assemblea Nazionale approvasse una legge che punisca coloro che provocano odio e violenza in previsione delle attività dei neonazisti durante la coppa del mondo del 1998.

    Dicembre 1993: in Svezia membri del Council hanno fatto in modo che l’Olocausto diventasse parte integrante del programma di studi nazionale. La sezione svedese ha proposto una mozione al Parlamento che invitava ad una maggior vigilanza contro la divulgazione di materiale revisionista sull’Olocausto.

    Marzo 1994: A Parigi si è tenuta una conferenza internazionale dell’I.P.C.A.A. che ha visto partecipare membri australiani, statunitensi e britannici.

    Maggio 1994: il governo britannico ha organizzato per conto del Council, una cena in onore di Re Hassan di Giordania, alla quale hanno partecipato membri del governo parlamentari e ambasciatori. Re Hassan si è congratulato con il Council per i suoi sforzi per combattre la discriminazione augurando che nasca un’organizzazione similare per combattere l’islamofobia.

    L’I.P.C.A.A. sta lavorando ad alcune proposte per combattere l’odio razziale, la violenza e la discriminazione nei parlamenti italiano, ungherese ed europeo. Sempre il Council sta compilando un rapporto internazionale sulla legislazione antirazzista.

    L’I.P.C.A.A. diffonde un regolare bollettino per controllare le manifestazioni di antisemitismo e le misure prese dai vari parlamenti per contrastarle.
    Principali esponenti dell’I.P.C.A.A. a livello internazionale

    President of Senate J. HENRY BOSTWICK (Bahamas)
    President of Senate SENATOR MARCUS JORDAN (Barbados)
    Premier SIR JOHN SWAN KBE JP MP (Bermuda)
    President of Bulgaria PRESIDENT ZHELEV (Bulgaria)
    Speaker of the Legislative Assembly SYBIL I MCLAUGHLIN (Cayman Islands)
    President of House of Representatives JOSE ANTONIO VIERAGALLO (Chile)
    Vice President of Croatia DR ZARKO DOMLJAN (Croatia) President of Cyprus GLAFCOS CLERIDES (Cyprus) Speaker of Parliament RITA SUSSMUTH (Germany) Speaker of House of Assembly HON ROBERT J. PELIZA (Gibraltar) Speaker of Georgia VAKHTANG GOGUADZE (Georgia) Speaker of Parliament DR GYORGY SZABAD (Hungary) Speaker of Knesset SHEVA WEISS (Israel)
    President of Italy OSCAR LUIGI SCALFARO (Italy)
    Crown Prince of Jordan HRH CROWN PRINCE HASSAN BIN TALAL (Jordan)
    Chairmanof Supreme Soviet SERIKBOLSYN ABDILDIN (Kazakhstan)
    Speaker of House of Assembly BERETITARA NEETI QPM (Kiribati)
    President of Latvia GUNTIS ULMANIS (Latvia)
    Chairman of the Latvian Parliament ANATOLYS GORBUNOVS (Latvia)
    Presidentof Lithuania ALGIRDAS BRAZAUSKAS (Lithuania)
    Prime Minister of Malta EDWARD FENECH ADAMI (Malta)
    Speaker of Parliament HON DR TJITENDERO MP (Namibia)
    Speaker of Parliament DAMAN NATH DHUNGA (Nepal)
    President of House of Representatives DR FELIPE OSTERLING PARODI (Perù)
    President of House of Deputies ROBERTO RAMIREZ DEL VILLA (Perù)
    President of the Senate EDGARDO J. ANGARA (Philippines)
    Prime Minister of Poland WALDEMAR PAWLAK (Poland)
    Chairman Consultative Council HE ALI BIN KHALIFA AL HITMI (Qatar)
    Speaker WILFRED ST CLAIR DANIEL (SaintLucia)
    President of Sri Lanka J. R. JAYEWARDENE (Sri Lanka)
    Speaker of the Legislative Council HON HARRY B LEGG OBE MLC (St Helena)
    Speaker of Parliament INGEGARD TROEDSSON (Sweden)
    Prime Minister of United Kingdom JOHN MAJOR (United Kingdom)
    Speaker of House of BETTY BOOTHROYD (United Commons Kingdom)
    President of Uruguay LUIS LACALLE (Uruguay)
    President of Uzbekistan PRESIDENT KARIMOV (Uzbekistan)
    Vice Presidentof Zambia H.E. GODFREYMIYANDA (Zambia)


    7.6
    La legge Mancino

    Maggio 1993: in Italia alcuni parlamentari membri del Council sono stati lo strumento per proporre al parlamento una legge per combattere l’antisemitismo ed il razzismo (legge Mancino).

    *

    …La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (...) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. …

    39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12.

    *
    La legge Mancino non è qualcosa di isolato nel panorama europeo. Purtroppo per noi, Obama non viene a fare in Europa i suoi discorsi sulla “libertà di parola”, che da noi non esiste in obbedienza servile alla stessa America e a Israele, che nelle loro case tutelano e mantengono quella libertà di parola che a noi non è concessa. Così in Israele, recentemente, su un canale televisivo nazionale si è potuto irridere e vilipendere i dogmi fondamentali della fede cattolica, mentre gli stessi israeliani pretendono non solo a Williamson venga tolta la parola, ma che sia nuovamente scomunicato per “leso Olocausto”. Il B’naï B’rith è un’organizzazione internazionale e sovranazionale che si avvale di suoi agenti dislocati nei parlamenti nazionali ed in tutti i centri di potere nazionale. Una legislazione che è passata con successo in un determinato paese verrà facilmente introdotta in un’altro: è questa l’Unione Europea! La legge Fabius-Gayssot precede di qualche anno quella Mancino. Il contenuto è ancora diverso, ma si procede verso la uniformità legislativa, come si è tentato da Mastella nel gennaio 2008, ministro della giustizia e non più del lavoro, di intesa con la sua collega tedesca. Riporto qui di seguito la pagina di Ratier sulla legge Fabius-Gayssot, la cui storia legislativa è quanto mai eloquente. Farla conoscere serve a far capire quali sono le tendenze in atto e le forze occulte che minano le nostre libertà in un crescendo il cui sbocco finale è un regime di terrore vero e proprio: ognuno dovrà temere di dire le cose più innocenti.

    Il B’naï B’rith all’origine della legge Fabius-Gayssot

    Il B’naI B’rith ha pure largamente contribuito all’adozione della legge Fabius-Gayssot del 13 luglio 1990 che istituisce ii delitto di opinione revisionista (vale a dire la proibizione di ogni ricerca storica che voglia mettere in discussione, interamente o solo in parte, il giudizio del Tribunale di Norimberga ed in particolare l’esistenza di camere a gas durante la Seconda Guerra mondiale nei Paesi dell’Est): «Esso (il B’naï B’rith) si è distinto in questi ultimi anni per le azioni senza sosta contro i revisionisti ed il loro lavoro di disinformazione sulla Shoah (24). Il revisionismo storico è stato sempre seguito, a livello mondiale, dal B’naï B’rith e dall’A.D.L. Per esempio, Abraham Foxman, direttore dell’A.D.L., si era preoccupato di spedire dagli Stati Uniti una lettera di protesta al Rettore dell’Università di Nantes ed al ministro dell’Educazione, Alain Devaquet, per chiedere che fosse tolto il titolo di dottore allo storico Henri Roques “che nel suo lavoro nega lo sterminio degli ebrei per mano dei Nazisti” (25). La Loggia Mazeltov del B‘naï B’rith di Parigi domandava ugualmente “con estrema fermezza” la condanna di questa tesi, e l’Unione Francese delle Associazioni del B’naI B’rith (U.E.A.B.B.) partecipava alla manifestazione di protesta organizzata davanti al Memorial dei martire ebreo ignoto a Parigi. Nel settembre 1987 il B’naï B’rith, soddisfatto di vedere “la classe politica francese ed europea” condannare quello che definiva “le dichiarazioni calunniose di Le Pen sulla Shoah” chiedeva la promulgazione di una legge speciale che condannasse ogni ricerca storica critica indipendente su certi episodi ed avvenimenti della Seconda Guerra mondiale, in particolare sulle camere a gas: “Noi invitiamo il nostro governo a presentare all’Assemblea Nazionale una legge che preveda la condanna di ogni pubblicazione e di ogni discorso discriminatorio di carattere razzista o antisemita. Questa legge comporterà in specie una severa condanna dì ogni negazione dello sterminio del popolo ebraico o la banalizzazione della storia di quell’epoca”. Il B’naI B’rith sarebbe stato esaudito qualche mese dopo grazie al duo Fabius-Gayssot a alla sua legge Faurissonia.
    Note originali al testo:
    (24) Il testo di Henri Roques non nega mai l’esistenza delle camere a gas. La tesi di letteratura comparata è in realta consacrata allo studio critico delle diverse versioni del ‘documento Gerstein’, un rapporto redatto da un ufficiale delle S.S., Kurt Gerstein, che descrive l’uccisione con il gas nel campo di Belzec nell’agosto 1942. Annullata da allora per “irregolarità amministrative”, la tesi, dal titolo Le confessioni di Kurt Gerstein, studio comparato di diverse versioni, è stato pubblicato integralmente in La Thèse de Nantes et l’affaire Roques, di André Chelain (Edizioni Polémiques), opera che non ha mai subito denuncie legali. [Questo annullamento di una tesi di laurea per “irregolarità amministrative” è un unicum di cui non ho mai sentito parlare in tutta la mia vita universitaria, da quando faccio parte di commissioni di laurea. Tecnicamente, sarebbe per me interessante sapere e capire quali mai possano essere siffatte “irregololarità amministrative”. Mi è capitato di conoscere un solo caso strano: per un banale errore nel calcolo dei voti di base ad un laureando di una facoltà di giurisprudenza italiana fu abbassato il numero dei voti che aveva già acquisito con gli esami. Di norma a questo voto di base, ottenuto dalle media dei voti di profitto moltiplicata per 11, si aggiungue un certo numero di punti a seconda di come viene valutata la tesi. Non so come andò a finire la cosa sotto il profilo amministrativo, ma il parere del preside era che la commissione dovesse riunirsi di nuovo per sanare il banale errore, ossia l’«irregolarità amministrativa». Si trattava comunque di qualcosa di sanabile. Come stessero le cose per il dottotando Roque non è detto nel libro di Rathier, giudicando fondatamente questo aspetto pretestuoso di interesse unicamente per gli addetti ai lavori - N. di A.C.]
    (25) Vedi Capitolo sull’A.D.L. e lo spionaggio, pag. 208 e segg.


    (in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione reperibile sulla legge Mancino, sui suoi ispiratori e agenti italiani e tutto quanto altro utile sapere)

    7.7
    L’IPCAA in Italia

    E abbastanza chiaro che questa organizzazione svolge un’attivita complementare e strettamente connessa con il B’naï Brith. In Italia infatti l’instaurazione di una sezione vera propria dell’I.P.C.A.A. sta avvenendo per mezzo della loggia di Roma del B’naï Brith e grazie all’opera di un suo membro: il giornalista Maurizio Molinari. Attualmente ne sono membri in Italia solo Oscar Luigi Scalfaro (5») e Susanna Agnelli (5). Più precisamente l’Ing. Guido Di Veroli, dopo aver ottenuto il consenso del comitato esecutivo della loggia di cui è presidente ha avviato un’azione di contatto nei confronti di quei membri del parlamento che sono più sensibili ai problemi dell’antisemitismo. Tra di essi troviamo elencati in una lista riservata del B’naï Brith, compilata da Maurizio Molinari e Giacomo Terracina i nomi di: Alfredo Biondi (El.) (), Elio Vito (EI.), Pierferdinando Casini (CCD), Ombretta Fumagalli Carulli (CCD), Massimo D’Alema (PDS), Filippo Cavazzuti (PDS), Umberto Ranieri (PDS), Franco Bassanini (PDS), Fabio Perinei (PDS), Mario Bonato (Lega Nord), Edda Fagni (R.C.), Carmine Mancuso (Verdi Rete), Gianni Mattioli (Progr.), Carmine Nardone (Progr.), Lorenzo Aquarone (PPI), Romualdo Coviello (PPI), Bruno Ferrari (PPI), Giuseppe Ayala (PRI), Cesare Dujani (Valle d’Aosta), Stefano Passigli (sin. democratica PSI), J. Widman (Sud Tirolo).

    (in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione , aggiornata rispetta alla data di uscita del libro di Ratier, nel 1993, reperibile sull’IPCAA operante in Italia. )



    (continua)


    ComeDonChisciotte Forums-viewtopic-Il B'Nai B'Rith in Italia

  10. #10
    Avamposto
    Ospite

    Predefinito Rif: Misteri e segreti del B'nai B'rith -

    Fonte: Civium Libertas: Chiusura di un sito: Thule-toscana.

    IL B’NAÏ B’RITH IN ITALIA




    7.1
    Origini, natura, statuto

    “In Europa il B’naï B’rith opera in Inghilterra ed in Irlanda, che formano un distretto a sé, mentre il distretto dell’Europa continentale raggruppa la Francia, Svizzera, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Austria e Grecia, con sezioni in tutte le principali città, di cui ovunque fanno parte le persone più rappresentative e qualificate delle collettività ebraiche locali” (1).

    In Italia il B’naï B’rith nasce nell’aprile 1954 a Milano, per estendersi poi rapidamente a Roma nel luglio 1955, quando viene fondata l’influente loggia Elia Benamozegh, a Firenze nel febbraio 1958, ed infine a Livorno (1). Esso si uniforma a quelli che sono il carattere e “gli ideali dell’ordine internazionale dei Bené Berith al quale aderisce e del quale fa parte (2), mantenendo inalterato il carattere di società massonica e segreta. Queste caratteristiche sono evidenti nello statuto della loggia n. 2035 Elia Benamozegh all’art. 7, dove tra i doveri degli associati è incluso quello “di osservare la massima discrezione sulle questioni in esse [nelle riunioni e assemblee n.d.r.] trattate”; e al titolo X, “ammissione all’Associazione”, notiamo che “l’ammissione definitiva all’Associazione è conseguita dal candidato solo dopo che è avvenuta la cerimonia della sua iniziazione” regolata, quest’ultima, dai precedenti articoli 101 e 102 (3). Dall’articolo 86 risulta che l’ammissione è riservata esclusivamente agli ebrei, poiché “possono essere ammessi all’Associazione gli ebrei residenti (anche temporaneamente) in Italia, che possiedano in modo particolarmente spiccato le doti e le qualità previste dall’art. 5 del presente statuto” (4).

    Come scriveva, nel 1962, Settimio Sorani presidente della sezione di Firenze dell’Associazione Bené Berith: “Dal punto di vista storico il B. B. trova le sue radici nella tradizione essenziale dell’ebraismo” (5) e tra i suoi compiti annovera quello di “preparare l’élite ebraica per l’avvenire” (6) e “preservare la gioventù dall’assimilazione” (7); dunque “sono gli ebrei coscienti in tutto il mondo che si raccolgono sotto la bandiera del B. B. (1), per dar vita ad una associazione la cui influenza non è solo di ordine morale e filantropico ma anche di ordine sociale e... politico”.

    Sorani prosegue dicendo che: “occorre sperare che questa influenza crescerà ancora poiché la forza potenziale dell’ebraismo, in quanto religione pura, è ricca di un brillante avvenire” (7).

    Vediamo ora come questa «certa élite [che] riconosce che l’uomo è “il grande fratello di tutto ciò che ha vita”» (8) ha “illuminato” con la luce della Menoràh lo stivale italiano.

    7.2
    Il B’naï B’rith e la scuola

    Nel numero del II trimestre 1992 del “B’naï B’rith journal”, il trimestrale del XIX distretto del B’naï B’rith Europa continentale, Charles Hoffman, presidente della “C tre I” (Commissione Interlogge degli interessi intellettuali, regione di Parigi) scrive: «Viviamo in una società che si pretende giudeo cristiana, ma nella quale il primo termine della locuzione ha perso il suo senso». E la società cristiana «invece di riconoscere l’apporto essenziale [del giudaismo] si è sostituita alla sorgente giudaica, pretendendo essere nella retta linea del pensiero giudaici e marginalizzando il giudaismo autentico. Questo si chiama captazione di eredità e volontà deliberata di sostituzione. Inutile riparlare dell’occultazione cristiana di tutto ciò che concerne il giudaismo, sia nella storia che nell’insegnamento, né sull’antisemitismo cristiano che ne scaturisce, concepito come un’arma per diminuire la capacità di resistenza e di reazione del gruppo giudaico, in un grande spirito di combattimento e di concorrenza inespiabile. Una conseguenza secondaria di questo comportamento cristiano, prende un’importanza del tutto primordiale: i nostri figli, educati in un insegnamento che viene da quella fonte [cristiana] (...) non riescono a capire chiaramente ciò che fa la loro specificità ed originalità, altrimenti che come un “vissuto subito”». Hoffman aggiunge: “La volontà dichiarata dell’insegnamento pubblico, presentato come scuola della Repubblica, di ridurre le differenze, di appianare le diversità, per creare un cittadino unidimensionale, occulta nello spirito dei nostri ragazzi tutta la dimensione giudaica della loro personalità” e conclude dicendo: “E quindi urgente ristabilire l’apporto giudaico alla civiltà giudeo cristiana. Tutto ciò che può consentire di mettere in rilievo l’apporto essenziale della nostra filosofia, della nostra religione nella storia dell’umanità deve essere sistematicamente favorito, (...) bisogna riabilitare la fierezza e la dignità giudaiche. Che questi tornino ad essere degli attributi invidiati e desiderati”.

    A queste parole di C. Hoffman (“deve essere sistematicamente favorito”) è seguita un’azione a livello internazionale, sia diretta che indiretta, da parte dell’A.D.L. del B’naï B’rith, perché il suddetto messaggio fosse rece¬pito nei vari centri di potere deputati all’educazione scolastica e non. Così negli U.S.A. “più di 101.000 professori delle scuole elementari e secondarie, con un’influenza su più di dieci milioni di studenti, sono stati addestrati a combattere atteggiamenti discriminatori, ed ad imparare a conoscere la diversità” (9) Il programma è stato adottato anche dal dipartimento di polizia di Huston ed è stato scelto per sostenere il Diversity Training Program dell’F.B.I. Questo programma di educazione è attuato da un organo specifico dell’A.D.L. l’“A world of difference institute” che nell’ottobre 1993 è andato in Germania, su invito del governo, per sottoporre ad un corso di rieducazione lavoratori, insegnanti e studenti di Berlino, Rostock e Brema, già “teatro di attacchi di neonazisti contro gli stranieri” (9).

    «In uno sforzo per affiancare e sostenere le forze democratiche in Germania, laddove gli incidenti antisemiti e contro gli stranieri sono particolarmente virulenti, l’A.D.L. ha iniziato ad avere dei contatti di lavoro con l’ufficio federale tedesco per l’educazione civica, una agenzia chiave per diffondere i valori democratici e combattere l’estremismo. La collaborazione rafforzerà l’A.D.L. “A world of difference institute” e fornirà all’ufficio federale le testimonianze e la documentazione per combattere il neonazismo» (10).

    Contemporaneamente in Italia, pur non essendosi instaurato ufficialmente un rapporto di stretta collaborazione tra pubbliche istituzioni e B’naï B’rith, risultano evidenti le assonanze tra le indicazioni di quest’ultimo e la politica del governo italiano. Giuliano Amato (P.S.I.), quando era a capo del governo invitava a studiare “meno Manzoni e più Primo Levi”, mentre il ministro della pubblica istruzione Rosa Russo Jervolino (11) decise “di introdurre nell’ordinamento scolastico lo studio della storia contemporanea ed in particolare quella relativa alla tragedia ebraica” (12). La presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, Lea di Noia Bassan esortava a “preparare gli insegnanti” a combattere “l’antisemitismo religioso”.

    Aggiungeva Clotilde Pontecorvo: “Stiamo realizzando con il Ministero della pubblica istruzione del materiale video registrato su chi sono gli ebrei, che il Ministero si impegna a diffondere nelle scuole medie e secondarie accompagnato da una guida didattica e soprattutto da una attività di formazione specifica degli insegnanti” (13). Recentemente è stato realizzato da Micaela Procaccia un documentario, “Fernichtung baby”, che con l’ausilio di musica rock si propone di far conoscere la cultura ebraica agli studenti italiani nonché “gli orrori della shoà”. Inoltre apprendiamo da un comunicato stampa (Roma 30/09/1994) del portavoce del Governo Berlusconi (Giuliano Ferrara) la notizia che in seguito ad “un incontro tra una delegazione della Anti Defamation League, guidata dal presidente nazionale David Strassler e dal direttore nazionale Abraham Foxman, alla presenza di Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e una delegazione governativa, in rappresentanza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, composta dal ministro portavoce del Governo Giuliano Ferrara e dal Ministro della Pubblica Istruzione Francesco D’Onofrio”, nella quale “sono stati affrontati i temi cruciali della lotta ad ogni forma di intolleranza e di antisemitismo”. “L’Anti Defamation League... invierà materiale documentario d’appoggio per una campagna di sensibilizzazione sulle radici anche linguistiche dell’odio antisemita, al Ministro della Pubblica Istruzione il quale, da parte sua, ha consegnato alla delegazione alcuni materiali audiovisivi che sono parte della campagna per la tolleranza in atto nelle scuole italiane”.

    Da questo possiamo desumere che la campagna internazionale dell’A.D.L. del B’naï B’rith dopo i successi ottenuti nel 1993 ha continuato a fare dei progressi, incurante dei cambiamento politico avvenuto in Italia; anche il governo di centro destra si è dimostrato apertamente disponibile verso gli interessi di parte ebraica riguardo all’educazione. Infatti Silvio Berlusconi ancor prima delle elezioni, il 9 marzo 1994, di fronte ad una delegazione di commercianti romani, per lo più ebrei, disse: “Io ammiro veramente il vostro popolo. Il primo libro che ho regalato a mia figlia è stato il diario di Anna Frank, che andrebbe adottato come testo nelle scuole, perché fa capire anche ai più piccoli che cosa sia il razzismo”. In tal modo il Cavaliere risulta convincente di fronte alla platea e lo è ancor di più quando conferma che ha messo gratuitamente le sue sale a disposizione per proiettare l’ultimo film di Steven Spielberg “Schindler’s list” (14).

    Non c’è quindi da stupirsi della calorosa accoglienza riservata alla delegazione del B’naï B’rith, come riportato dal comunicato stampa del portavoce del governo, e della collaborazione avviata dall’allora ministro dell’educazione, Francesco D’Onofrio.

    7.3
    Il B’naï B’rith e il Vaticano

    All’indomani del Concilio Vaticano II e della “promulgazione” della dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra Aetate (soprattutto il § 4 che riguarda la religione ebraica), il Card. Agostino Bea, il quale ancora prima del Concilio aveva tenuto contatti informali con il mondo ebraico (B’naï B’rith, World Jewish Congress, ambasciata d’Israele in Italia) ed era presidente del Segretariato per l’Unione dei cristiani (S.P.U.C.), crea all’interno di questo una commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici [B.R.J.C.] (Roma 1966). A capo di questa commissione fu chiamato, non a caso, il P. Cornelis Adrian Rijk che si era dedicato al “dialogo” fin dagli anni ’50 e dal 1960 era assiduo frequentatore del B’naï B’rith (15). Nel 1970 Rijk organizza il primo incontro misto ebraico cattolico a livello mondiale, dal quale nasce il Liaison Comitee (costituito da una parte di esperti rappresentanti della S. Sede e dall’altra dal comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose I. J. C. I. C.) di cui fanno parte Gerhart Riegner, segretario generale del congresso mondiale ebraico, e Joseph Lichten per il B’naï B’rith A.D.L. Dal 1974 su iniziativa di Paolo VI (16), il presidente dello S.P.U.C. è anche presidente della commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.) che pubblica nel 1975 “Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione di Nostra Aetate, n. 4”. Questo documento stabilisce, tra le altre cose, come condizione del dialogo, “il rispetto dell’altro così come esso è, e soprattutto rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose” riconoscendo che il dialogo deve essere visto “come comunicazione tra eguali, che esclude necessariamente il proselitismo” (17). Nel 1985 la C.R.R.J. pubblica “Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica”, documento nel quale si afferma che «l’insegnamento religioso, la catechesi e la predicazione debbono forma¬re (...) al dialogo». Di che natura sia questo dialogo lo si deduce dalle parole di Mons. Jorge Mejia, segretario della C.R.R.J, che hegelianamente afferma: “Ambedue le parti si devono impegnare in una ricerca della verità che supera entrambi e che insieme dobbiamo ancora scoprire” (18).

    Nel medesimo documento si può leggere: «La storia di Israele non si conclude nel 70. Essa continuerà, in particolare nella vasta diaspora che permetterà ad Israele di portare in tutto il mondo la testimonianza, spesso eroica, della sua fedeltà all’unico Dio e di "esaltarlo di fronte a tutti i viventi” (Tb. XIII, 4), conservando sempre nel cuore delle sue speranze il ricordo della terra degli avi. I cristiani sono invitati a comprendere questo vincolo religioso che affonda le sue radici nella tradizione biblica, pur non dovendo far propria una interpretazione religiosa particolare di tale relazione (19). Per quanto si riferisce all’esistenza dello stato di Israele e alle sue scelte politiche, esse vanno viste in un’ottica che non è di per sé religiosa, ma che si richiama ai principi comuni del diritto internazionale. Il permanere di Israele (laddove tanti antichi popoli sono scomparsi senza lasciare traccia) è un fatto storico e segno da interpretare nel piano di Dio. Occorre in ogni modo abbandonare la concezione tradizionale del popolo punito, conservato come argomento vivente per l’apologetica cristiana. Esso resta il popolo prescelto, “l’olivo buono sul quale sono stati innestati i rami dell’olivo selvatico che sono i gentili” (Rom. II, 17 24)».

    Questa esplicita ammissione dei legami tra il popolo ebraico e la sua terra da parte della “Chiesa postconcilare” ha aperto la strada al riconoscimento dello Stato di Israele. Il 20 novembre 1992 infatti (20) si è tenuta a Gerusalemme una riunione informale sull’argomento, che ha visto tra i partecipanti oltre al viceministro degli esteri israeliano Yossi Beilin e Mons. Claudio Maria Celi, sottosegretario Vaticano per i rapporti tra gli stati (accompagnato per l’occasione da Mons. Cordero Lanza di Montezemolo, delegato apostolico in Terra Santa), anche il rabbino David Rosen (21) dell’A.D.L. Insieme al suo collega il rabbino Leon Klenicki di New York egli cura i rapporti col Vaticano tramite il rappresentante in Italia dell’A.D.L., con ufficio presso la S. Sede, Lisa Palmieri Billig (22). Tra i partecipanti c’era anche Zwi Werblosky (presidente del Jewish Council for religious consultations in Israel) membro del Liaison Comitee fin dalla sua fondazione.

    All’epoca il giurista della parte vaticana, padre David Maria Yagher (23) dichiarò: “Questo non è certo un negoziato tra parti nemiche, anzi c’è pochissimo contenzioso e stiamo andando avanti molto rapidamente” (24). Così rapidamente che solo sei mesi dopo verrà siglato a Roma un accordo di base ratificato definitivamente ii 30/12/1993 a Gerusalemme. Nel settembre 1994 una delegazione del B’naï B’rith passa l’oceano per una visita in Europa; Roma è una tappa obbligata. «Il primo frutto della normalizzazione dei rapporti tra la S. Sede e lo stato ebraico è un’iniziativa presa (...) dall’A.D.L. of B’naï B’rith, [che] a sue spese, ha curato la traduzione in lingua ebraica () del libro di Gianfranco Svidercoschi “Lettera ad un amico ebreo”. La stessa organizzazione [ha curato] la distribuzione dell’opera negli ambienti del giudaismo ortodosso. Il lancio [è iniziato il 29 settembre] quando lo “stato maggiore” (ben 18 persone) della Lega antidiffamazione [è stato] ricevuto in Vaticano da Giovanni Paolo II.

    La Lettera ad un amico ebreo racconta i fraterni rapporti che Jerzy Kluger, un ingegnere ebreo di Cracovia, ha intrattenuto sin dall’infanzia con il coetaneo e amico Karol Wojtyla. Il giovane Jerzy poté sottrarsi alla deportazione perché fu nascosto da Karol, rimasto orfano e senza parenti, nella sua casa paterna. Il libro è (...) stato diffuso a cura dei rabbinati locali in Ungheria e in Romania. Come è stato dichiarato dai responsabili dell’A.D.L. la storia del giovane Wojtyla è raccontata per tentare di arginare, nei cattolici che militano in quei movimenti, l’onda antisemita che si sta diffondendo nelle organizzazioni nazionaliste. Ma se l’episcopato cattolico romeno e quello ungherese hanno incoraggiato gli sforzi dei rabbini capi di Bucarest e di Budapest quello croato ha fatto orecchie da mercante. E di fronte alla larvata ostilità degli ambienti cattolici, l’editore di Zagabria non ha ancora avuto il coraggio di pubblicare il libro, pur disponendo della sua traduzione croata già da dieci mesi.

    Di altro “segno” è invece, la traduzione israeliana. Per una volta, la “diffamazione” che il B’naï B’rith intende contrastare riguarda un “gentile”. Anzi: l’A.D.L. tenta di porre rimedio alla valanga di disinformazione e di calunnie che il Papato ed il Pontefice hanno subito negli ultimi trent’anni, a causa della politica vaticana. Infatti il ritardo nel riconoscere lo Stato d’Israele e l’appoggio costante che la S. Sede ha accordato alle rivendicazioni palestinesi (un popolo con una importante minoranza arabo cattolica) hanno avuto una notevole e negativa “ricaduta” psicologica sull’opinione pubblica israeliana. Anche in occasione della ventilata visita del Papa a Sarajevo, nel generale apprezzamento della stampa mondiale, solo il Jerusalem Post ha cantato fuori dal coro ed ha irriso alla “fallibilità papale”. (...) Durante il pontificato di Giovanni Paolo II i dirigenti dell’A.D.L. sono già stati ricevuti, nel 1985 e nel 1986, dal Papa. Ed anche questo nuovo incontro sembra sancire un’operazione congiunta. La traduzione ebraica del libro di Svidercoschi ha infatti la supervisione di Mons. Pierre Duprey, vicepresidente della Commissione pontificia per i rapporti con l’ebraismo» (26).

    David Strassier, national president dell’A.D.L., accompagnato per l’occasione da Abrham Foxman, national director dell’A.D.L., nel suo discorso tenuto a Giovanni Paolo II durante l’incontro a Castelgandolfo ricorda come “questo riconoscimento tra la S. Sede e lo stato d’Israele, non riguarderà solo il popolo di Israele. È un patto il cui scopo è globale”, a cui fa eco Giovanni Paolo II nel suo discorso pronunciato nella medesima occasione, dicendo, “siamo chiamati ad essere una benedizione per il mondo. Questo è il compito comune che ci attende” (27). Questo sembra essere appunto lo scopo del dialogo ebraico cristiano cioè, come dice David Strassler “il nostro è un pellegrinaggio di giustizia e di pace (...) un pellegrinaggio da capi ebraici dedicato al rafforzamento e all’espansione delle relazioni tra ebrei e cristiani”.

    A ben vedere, però, questo dialogo tra uguali che non ha come fine la conversione degli ebrei ma solo, apparentemente, quello di instaurare cordiali rapporti tra le parti, è invece inteso da parte ebraica come una “potente forma di educazione” e come una “strategia” (20) che, secondo la testimonianza dei documenti pubblicati, ha già ampiamente raggiunto il suo obbiettivo. Infatti a fianco di quello che è il rapporto ufficiale tra l’istituzione ecclesiastica e il mondo ebraico (Liaison Comitee) si sviluppa nell’ombra una fitta rete di rapporti informali tra l’A.D.L., il B’naï B’rith e influenti membri della gerarchia ecclesiastica.

    «La comunità di S. Egidio ed il movimento “Focolare” sono importanti associazioni cattoliche con le quali l’A.D.L. ha lavorato strettamente negli anni passati. Questi legami dovrebbero essere mantenuti e rafforzati» (29).

    Non tutti sanno che esiste un accordo informale secondo il quale il dottor Giacomo Terracina dell’A.D.L di Roma, ha il compito di esaminare preventivamente gli atti di Giovanni Paolo II per segnalare al Card. E. I. Cassidy (presidente della C.R.R.J.) eventuali espressioni da correggere secondo lo spirito del documento conciliare Nostra Aetate.

    Il Card. E. I. Cassidy è infatti il punto di riferimento dell’A.D.L. per portare avanti e far approvare le proprie istanze. Si veda a tal proposito la lettera del Card. Cassidy al rabbino Leon Kienicki (14/6/1994), direttore del Dipartimento Interfaith Affairs dell’A.D.L. of B’naï B’rith, nella quale lo ringrazia per avergli inviato il primo numero di Interfaith Focus (30), la rivista dell’omonimo Istituto, su cui scrivono sia il dottor E. J. Fisher (31) sia Padraic O’Hare (32). Leon Klenicki scrive ancora in una news letter del 16/6/1994: “Noi critichiamo adesso il nuovo catechismo [della Chiesa cattolica], nella speranza che i futuri editori eliminino quei passi che possono perpetuare un antigiudaismo che ispira l’antisemitismo”.

    Un altro caso interessante e più recente, è quello di una Bibbia edita in Francia e poi stampata in tutto il Sud America, nelle cui note veniva riproposta l’accusa di deicidio.

    Il presidente dell’A.D.L. commission B’naï B’rith Continental Europe David Levy Bentolila dopo averne parlato al Card. E. I. Cassidy, in occasione della conferenza europea del B’naï Brith tenutasi a Roma il 26/03/1995 alla quale il porporato aveva partecipato, gli ha inviato la nota (da noi pubblicata), relativa ai vescovi che avevano dato l’Imprimatur per la stampa della Bibbia in Sud America, sollecitando tra l’altro l’intervento del prelato. In Francia, invece, su pressione della L.I.C.R.A., è intervenuta la giustizia stessa che ha querelato gli editori. Nell’udienza del 4 aprile 1995 agli editori sono stati dati quindici giorni per rivedere il loro testo e già il 6 marzo precedente il Vescovo di Versailles, Mons. Thomas, si era affrettato a togliere l’Imprimatur prima concesso. Il tribunale laico di Parigi dopo aver dichiarato la propria incompetenza ad “immischiarsi in un dibattito teologico” ed aver anche affermato che il ritiro di un Imprimatur da parte di un vescovo non poteva costituire un prova d’accusa, ha poi finito per condannare questa edizione della Bibbia riguardo a due passaggi commentati dai curatori dell’opera.
    Una vignetta satirica del giornale francese “Le Monde” (13/04/95) riguardante la Bibbia condannata dal Tribunale francese.

    Nel primo passaggio tratto dall’epistola di S. Paolo ai Galati (“Nessuno impose la circoncisione a Tito che mi accompagnava, poiché era gentile” Gal. II, 3) i commentatori parlavano della circoncisione come costume “folkloristico” e perciò il Tribunale lo ritenne derisorio verso la religione ebraica. Il secondo passaggio del Vangelo di S. Marco in cui la “folla ebrea chiese la morte di Gesù” (cf. Mc. XV, 11 e seg.) venne condannato poiché, secondo la querela della L.I.C.R.A., alimentava l’accusa di deicidio verso gli ebrei, accusa che per secoli era stata alla base delle persecuzioni antigiudaiche nel corso storia, quando la Chiesa cattolica stessa aveva ormai abbandonato questa posizione con il Concilio Vaticano II (33).

    7.4
    Il B’naï Brith e la politica.

    L’Italia, dopo essere stata negli anni settanta, e in buona parte degli ottanta il paese europeo meno favorevole ad Israele, ha radicalmente mutato il proprio atteggiamento, come lo ricorda Avi Pazner (ex ambasciatore israeliano in Italia).

    Grazie a “Tangentopoli” “sono uscite nuove forze politiche, più favorevoli a Israele. Tra queste in primo luogo il PDS e Forza Italia. Ma si può dire che oggi non esista più alcuna ostilità preconcetta nei confronti d’Israele. Con Massimo D’Alema anche i miei rapporti personali sono ottimi: il leader del PDS non manca di venire in Ambasciata a portare la sua solidarietà e quella del suo partito ogni volta che in Israele c’è un attentato. E purtroppo, per questi motivi negli ultimi tempi è venuto spesso. Ma, ripeto, è il clima generale che è cambiato totalmente. Ed anche Berlusconi ed altri esponenti politici del centro si sono fatti vivi dopo ogni sviluppo positivo o negativo della situazione in Medio Oriente” (34). Un breve sguardo al parlamento ci dimostra che Avi Pazner ha ragione.

    L’on. Gianfranco Fini, ad esempio, si è recato negli USA ben due volte “per incontrare... gli esponenti della comunità ebraica americana” ed in entrambi i casi l’organizzazione dei viaggi e delle visite è spettata a Ugo Martinat (esponente di AN e questore della camera) ed al membro del B’naï Brith, Maxwell Raab, ex ambasciatore di Reagan in Italia per otto anni, il quale ha fatto conoscere il noto politico italiano all’élite mondialista.

    E così Gianfranco Fini ha incontrato David Rockfeller, Zachary Fisher, Felix Rohatyn (presidente della Lazard Bank), in somma il gotha della finanza ebraica conservatrice.

    “Mentre sul versante degli incontri politico diplomatici, Fini si è intrattenuto in un cordialissimo colloquio con l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger”, rassicurando i suoi interlocutori sulle sue intenzioni più che mai amichevoli nei confronti della Comunità ebraica.

    Essendo un membro del B’naï Brith il regista occulto di queste traversate atlantiche, non poteva mancare una visita in loggia e così, il 15 ottobre 1995, troviamo il coordinatore di AN ospite d’onore della loggia di New York dei “Figli d’Italia” (35). “Affratellata alla A.D.L. del B’naï Brith”, le due associazioni organizzano congiuntamente ogni anno un meeting della solidarietà italo ebraica alla presenza, quest’anno, di Max Goldweber e Kurt Goldberger (rispettivamente presidente e amministratore della loggia newyorkese) accompagnati per l’occasione dal rabbino Bonnie Steimberg (36).

    Un’altro esempio è quello, rilevato da Pazner, di Forza Italia, che gode ormai della stima indiscussa della comunità ebraica internazionale tanto che Shimon Peres (ministro degli esteri israeliano) dopo un incontro con il suo omologo italiano Antonio Martino dichiarò: “Abbiamo avuto un buon incontro... molto fruttuoso, molto aperto. Con l’Italia abbiamo relazioni amichevoli e le due parti hanno interesse a proseguire in questo spirito. Non abbiamo dubbi che in questo governo ci siano molti amici di Israele, tra cui il primo Ministro [Berlusconil ed il ministro degli esteri”. Quest’ultimo rispose dicendo: “Saremo il governo italiano che più appoggia Israele da trent’anni a questa parte” (37). Sul fatto che il governo Berlusconi e lo stesso presidente del Consiglio fossero dichiaratamente filoisraeliani non vi sono dubbi e ancora non ve ne sono in relazione ai buoni rapporti esistenti tra Silvio Berlusconi ed il B’naï B’rith.

    Nell’agosto ’94 Clemente Mastella, l’allora ministro del lavoro di quel governo, affermò in un’intervista che la caduta della Lira sui mercati internazionali era dovuta alle reazioni della lobby ebraica americana, preoccupata per la presenza, in Italia, di un partito quale A.N. ai vertici del potere. In seguito a questa dichiarazione, Silvio Berlusconi fu invitato da Abraham H. Foxman a condannare pubblicamente, nella maniera più forte possibile, il suo ministro ed a prendere iniziative concrete per combattere il pregiudizio e l’intolleranza in Italia. La risposta del governo non si fece attendere. Con una lettera del 30/09/94 allo stesso Foxman, l’on. Berlusconi dichiarò: “Voglio davvero assicurarLa, egregio signor Foxman, che il giusto allarme espressso dall’Anti Defamation League, quest’antica organizzazione di difesa dei diritti civili dei grandi valori di umanità in cui dovrebbe riconoscersi unanimamente il mondo moderno, trova in noi ascoltatori attenti ed ammirati”.

    Poiché i “valori di umanità” del B’naï B’rith coincidono con quelli della “tradizione essenziale dell’ebraismo” (5), dobbiamo concluderne che il governo Berlusconi, se fosse durato, avrebbe favorito le iniziative del B’naï B’rith anche nel campo scolastico [si ricordi il proposito di far adottare il diario di Anna Frank come libro di testo (3)]. La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (...) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. Riferendosi invece alla Lega Nord, il partito dell’ex “antisemita” Irene Pivetti: «La crescita delle “Leghe” nel nord è un fenomeno che dev’essere attentamente tenuta sotto controllo» (40).

    Dal 27 marzo 1994 si è aperta una nuova era e, pur non ammettendolo ufficialmente, non si teme più il “pericolo fascista”. Secondo Giacomo Terracina: “il grande capitale non ha più bisogno del fascismo... è significativo che la stampa italiana più influente (cioè posseduta dal grande capitale) è favorevole ad una soluzione di centro sinistra” (41).

    Il rischio di un ritorno fascista non sussiste più; anzi, una soluzione di centro destra “sarà per lo più favorevole ad Israele. Lo spirito nazionalistico della destra contiene germi di intolleranza negli affari interni, ma a livello internazionale, si trasforma in ammirazione per l’efficienza e la potenza militare di Israele” (42).

    Se con la destra del “Polo della Libertà” si sono chiusi definitivamente i conflitti, per il B’naï Brith si è aperto un altro fronte, quello con il radicalprogressista Francesco Rutelli, sindaco di Roma. Egli ha avuto la malaugurata idea, nel settembre del 1995, preso da un impeto di pacificazione nazionale, di voler intitolare una strada della capitale, all’ex gerarca fascista Giuseppe Bottai (43). Questo fronte però si chiude subito come scrive Dino Martirano sul Corriere della Sera, (19/09/1995): «Stop a “Largo Giuseppe Bottai”. Ieri Francesco Rutelli ha annunciato a sorpresa di voler fare una temporanea marcia indietro dopo le tanta pressioni e proteste ricevute in questi ultimi giorni. È successo tutto in una notte. Sono le 21 di domenica quando il sindaco entra nell’istituto “Pitigliani”: lì, a Trastevere, ci sono ad attenderlo gli aderenti al Bené Berith, la potente associazione ebraica che in mezzo mondo si batte per il rispetto dei diritti umani. Rutelli ha davanti a sé professori universitari, avvocati, ingegneri, imprenditori, che senza usare mezze parole gli ricordano il dolore e la vergogna delle leggi razziali del ’38 applicate da Bottai nelle scuole: in sala ci sono anche l’architetto Bruno Zevi [figlio di Tullia Zevi] ed il medico personale del primo cittadino Massimo Finzi, che lo conosce bene da molti anni. È la svolta. Quando il sindaco abbandona la riunione, è teso, e si limita a dire: “Ci penserò attentamente”. Ma ha già in tasca il testo della dichiarazione con la quale, 12 ore dopo, congelerà lo slargo di Valle Giulia intitolata appena cinque giorni fa al ministro dell’Educazione Nazionale. (...) Così Rutelli invita in Campidoglio l’ambasciatore Bruno Bottai, il figlio del Gerarca, e lo riceve nel suo studio insieme con Guido Di Veroli, presidente del XIX distretto Europeo del “Bene Berith” (44). L’incontro a tre davanti telecamere e cronisti è brevissimo. Il sindaco misura le parole e dice di aver fretta, Di Veroli si rallegra per il rinvio e annuncia che comunicherà la “felice soluzione” alla sede centrale di Washington». Proprio da Washington era partito il Fax (che pubblichiamo) firmato da Abraham Foxman che, come già per Berlusconi, pungolava il primo cittadino della città eterna consigliandogli di tornare sui suoi passi, tanto più che “sicuramente ci saranno altre persone, nella storia di Roma, più degne di tale onore”.

    7.5
    Il council Janner

    Quando si debbono analizzare delle forze pre politiche come il B’naï Brith (forze operanti ad un livello che non implica il dibattito palese ma solo un’influenza occulta verso i centri di potere del sistema), si rischia di deformare la realtà se ci si limita ad un’analisi settoriale della vita politica. Quindi, dopo aver visto come tutti i partiti politici più importanti, hanno, più o meno, buoni rapporti con il B’naï B’rith, sarà necessario seguire il processo inverso analizzando quali siano i rapporti diretti che legano il mondo politico ed il B’naï Brith.

    Nel novembre 1990, Greville Janner, un anziano parlamentare labourista britannico e buon amico dell’A.D.L. molto preoccupato per il riemergente estremismo di destra in Francia, Germania, Belgio e nei paesi excomunisti (45), decise di creare un’organizzazione parlamentare internazionale denominata: “The Inter Parliamentary Council Against Antisemi¬tism” (I.P.C.A.A.). Questa associazione ufficialmente ha come fine quello di “contrastare l’antisemitismo nel mondo”. Ma, come apprendiamo da un rapporto inviato dallo stesso Janner, tramite il giornalista Maurizio Molinari (46) a Guido Di Veroli, i propositi del Council sono i seguenti: «1) Tenere sotto controllo le manifestazioni di antisemitismo in ogni forma e in ogni paese. 2) Informare i parlamentari e per mezzo loro, il pubblico, nelle manifestazioni di antigiudaismo. 3) Reagire agli attacchi antisemiti in ogni modo, sempre in accordo con (e con il consenso e) la cooperazione dei colleghi del Parlamento in questione. 4) Promuovere l’educazione che riguarda l’Olocausto così da prevenire attacchi antigiudaici nel futuro. 5) Promuovere contatti interreligiosi, dialogo e cooperazione. 6) Lavorare congiuntamente ad altre organizzazioni per la preparazione di inchieste sull’antisemitismo. 7) Scambiare informazioni tra parlamentari e promuovere un’azione immediata, energica e congiunta dove necessario, per combattere le manifestazioni di antisemitismo. 8) Instaurare rapporti tra Parlamenti e altre autorità e organizzazioni non governative [O.N.G.]. 9) Organizzare conferenze, seminari, visite e tutte le attività che potrebbero essere necessarie all’organizzazione per la realizzazione dei suoi propositi”. Questi scopi l’I.P.C.A.A. vorrebbe realizzarli attraverso una rete che coinvolge più di 1100 parlamentari in 88 Parlamenti (compreso quello europeo) sparsi in tutto il mondo (47). Ogni ramo dell’organizzazione è gestito in maniera differente a seconda delle circostanze: la cosa essenziale è che ciascun ramo dell’I.P.C.A.A. si serve del supporto e dell’assistenza di un membro dello staff (48) affinché l’attività proceda in maniera scorrevole ed efficiente, fatto che ha permesso di costitutire un gruppo anche all’interno del Parlamento Europeo.

    Questi sono i risultati della loro attività internazionale:

    Gennaio 1991: il presidente della Polonia sotto pressione di 17 paesi è spinto a condannare il nazionalismo insorgente. Walesa, in seguito condanna pubblicamente l’antisemitismo.

    Agosto 1991: a Zagabria in Croazia una bomba colpisce il centro della Comunità ebraica, il Council invita il presidente Tudjman a proteggere la comunità ebraica ed egli risponde dichiarando che il governo croato avrebbe ricostruito l’edificio.

    Ottobre 1991: Iliescu presidente della Romania, sollecitato dal Council promette che il suo governo combatterà e perseguirà penalmente l’antisemitismo.

    Luglio 1992: il ministro degli interni argentino Manzano discute con i membri del Council le tattiche investigative e le misure legali da adottare nel suo paese.

    Ottobre 1992: il governo tedesco chiede al Council di suggerire meto¬di ed iniziative per combattere il movimento neonazista (49).

    Giugno 1993: in Svizzera alcuni membri del Council si sono impegnati per far approvare una legge antirazzista che penalizzi chiunque inciti all’odio ed alla discriminazione.

    Novembre 1993: membri della sezione australiana hanno avuto un ruolo essenziale nel proporre al parlamento una legge sulla diffamazione razziale.

    Novembre 1993: membri del Council in Francia si sono impegnati affinché l’Assemblea Nazionale approvasse una legge che punisca coloro che provocano odio e violenza in previsione delle attività dei neonazisti durante la coppa del mondo del 1998.

    Dicembre 1993: in Svezia membri del Council hanno fatto in modo che l’Olocausto diventasse parte integrante del programma di studi nazionale. La sezione svedese ha proposto una mozione al Parlamento che invitava ad una maggior vigilanza contro la divulgazione di materiale revisionista sull’Olocausto.

    Marzo 1994: A Parigi si è tenuta una conferenza internazionale dell’I.P.C.A.A. che ha visto partecipare membri australiani, statunitensi e britannici.

    Maggio 1994: il governo britannico ha organizzato per conto del Council, una cena in onore di Re Hassan di Giordania, alla quale hanno partecipato membri del governo parlamentari e ambasciatori. Re Hassan si è congratulato con il Council per i suoi sforzi per combattre la discriminazione augurando che nasca un’organizzazione similare per combattere l’islamofobia.

    L’I.P.C.A.A. sta lavorando ad alcune proposte per combattere l’odio razziale, la violenza e la discriminazione nei parlamenti italiano, ungherese ed europeo. Sempre il Council sta compilando un rapporto internazionale sulla legislazione antirazzista.

    L’I.P.C.A.A. diffonde un regolare bollettino per controllare le manifestazioni di antisemitismo e le misure prese dai vari parlamenti per contrastarle.
    Principali esponenti dell’I.P.C.A.A. a livello internazionale

    President of Senate J. HENRY BOSTWICK (Bahamas)
    President of Senate SENATOR MARCUS JORDAN (Barbados)
    Premier SIR JOHN SWAN KBE JP MP (Bermuda)
    President of Bulgaria PRESIDENT ZHELEV (Bulgaria)
    Speaker of the Legislative Assembly SYBIL I MCLAUGHLIN (Cayman Islands)
    President of House of Representatives JOSE ANTONIO VIERAGALLO (Chile)
    Vice President of Croatia DR ZARKO DOMLJAN (Croatia) President of Cyprus GLAFCOS CLERIDES (Cyprus) Speaker of Parliament RITA SUSSMUTH (Germany) Speaker of House of Assembly HON ROBERT J. PELIZA (Gibraltar) Speaker of Georgia VAKHTANG GOGUADZE (Georgia) Speaker of Parliament DR GYORGY SZABAD (Hungary) Speaker of Knesset SHEVA WEISS (Israel)
    President of Italy OSCAR LUIGI SCALFARO (Italy)
    Crown Prince of Jordan HRH CROWN PRINCE HASSAN BIN TALAL (Jordan)
    Chairmanof Supreme Soviet SERIKBOLSYN ABDILDIN (Kazakhstan)
    Speaker of House of Assembly BERETITARA NEETI QPM (Kiribati)
    President of Latvia GUNTIS ULMANIS (Latvia)
    Chairman of the Latvian Parliament ANATOLYS GORBUNOVS (Latvia)
    Presidentof Lithuania ALGIRDAS BRAZAUSKAS (Lithuania)
    Prime Minister of Malta EDWARD FENECH ADAMI (Malta)
    Speaker of Parliament HON DR TJITENDERO MP (Namibia)
    Speaker of Parliament DAMAN NATH DHUNGA (Nepal)
    President of House of Representatives DR FELIPE OSTERLING PARODI (Perù)
    President of House of Deputies ROBERTO RAMIREZ DEL VILLA (Perù)
    President of the Senate EDGARDO J. ANGARA (Philippines)
    Prime Minister of Poland WALDEMAR PAWLAK (Poland)
    Chairman Consultative Council HE ALI BIN KHALIFA AL HITMI (Qatar)
    Speaker WILFRED ST CLAIR DANIEL (SaintLucia)
    President of Sri Lanka J. R. JAYEWARDENE (Sri Lanka)
    Speaker of the Legislative Council HON HARRY B LEGG OBE MLC (St Helena)
    Speaker of Parliament INGEGARD TROEDSSON (Sweden)
    Prime Minister of United Kingdom JOHN MAJOR (United Kingdom)
    Speaker of House of BETTY BOOTHROYD (United Commons Kingdom)
    President of Uruguay LUIS LACALLE (Uruguay)
    President of Uzbekistan PRESIDENT KARIMOV (Uzbekistan)
    Vice Presidentof Zambia H.E. GODFREYMIYANDA (Zambia)


    7.6
    La legge Mancino

    Maggio 1993: in Italia alcuni parlamentari membri del Council sono stati lo strumento per proporre al parlamento una legge per combattere l’antisemitismo ed il razzismo (legge Mancino).

    *

    …La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (...) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. …

    39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12.

    *
    La legge Mancino non è qualcosa di isolato nel panorama europeo. Purtroppo per noi, Obama non viene a fare in Europa i suoi discorsi sulla “libertà di parola”, che da noi non esiste in obbedienza servile alla stessa America e a Israele, che nelle loro case tutelano e mantengono quella libertà di parola che a noi non è concessa. Così in Israele, recentemente, su un canale televisivo nazionale si è potuto irridere e vilipendere i dogmi fondamentali della fede cattolica, mentre gli stessi israeliani pretendono non solo a Williamson venga tolta la parola, ma che sia nuovamente scomunicato per “leso Olocausto”. Il B’naï B’rith è un’organizzazione internazionale e sovranazionale che si avvale di suoi agenti dislocati nei parlamenti nazionali ed in tutti i centri di potere nazionale. Una legislazione che è passata con successo in un determinato paese verrà facilmente introdotta in un’altro: è questa l’Unione Europea! La legge Fabius-Gayssot precede di qualche anno quella Mancino. Il contenuto è ancora diverso, ma si procede verso la uniformità legislativa, come si è tentato da Mastella nel gennaio 2008, ministro della giustizia e non più del lavoro, di intesa con la sua collega tedesca. Riporto qui di seguito la pagina di Ratier sulla legge Fabius-Gayssot, la cui storia legislativa è quanto mai eloquente. Farla conoscere serve a far capire quali sono le tendenze in atto e le forze occulte che minano le nostre libertà in un crescendo il cui sbocco finale è un regime di terrore vero e proprio: ognuno dovrà temere di dire le cose più innocenti.

    Il B’naï B’rith all’origine della legge Fabius-Gayssot

    Il B’naI B’rith ha pure largamente contribuito all’adozione della legge Fabius-Gayssot del 13 luglio 1990 che istituisce ii delitto di opinione revisionista (vale a dire la proibizione di ogni ricerca storica che voglia mettere in discussione, interamente o solo in parte, il giudizio del Tribunale di Norimberga ed in particolare l’esistenza di camere a gas durante la Seconda Guerra mondiale nei Paesi dell’Est): «Esso (il B’naï B’rith) si è distinto in questi ultimi anni per le azioni senza sosta contro i revisionisti ed il loro lavoro di disinformazione sulla Shoah (24). Il revisionismo storico è stato sempre seguito, a livello mondiale, dal B’naï B’rith e dall’A.D.L. Per esempio, Abraham Foxman, direttore dell’A.D.L., si era preoccupato di spedire dagli Stati Uniti una lettera di protesta al Rettore dell’Università di Nantes ed al ministro dell’Educazione, Alain Devaquet, per chiedere che fosse tolto il titolo di dottore allo storico Henri Roques “che nel suo lavoro nega lo sterminio degli ebrei per mano dei Nazisti” (25). La Loggia Mazeltov del B‘naï B’rith di Parigi domandava ugualmente “con estrema fermezza” la condanna di questa tesi, e l’Unione Francese delle Associazioni del B’naI B’rith (U.E.A.B.B.) partecipava alla manifestazione di protesta organizzata davanti al Memorial dei martire ebreo ignoto a Parigi. Nel settembre 1987 il B’naï B’rith, soddisfatto di vedere “la classe politica francese ed europea” condannare quello che definiva “le dichiarazioni calunniose di Le Pen sulla Shoah” chiedeva la promulgazione di una legge speciale che condannasse ogni ricerca storica critica indipendente su certi episodi ed avvenimenti della Seconda Guerra mondiale, in particolare sulle camere a gas: “Noi invitiamo il nostro governo a presentare all’Assemblea Nazionale una legge che preveda la condanna di ogni pubblicazione e di ogni discorso discriminatorio di carattere razzista o antisemita. Questa legge comporterà in specie una severa condanna dì ogni negazione dello sterminio del popolo ebraico o la banalizzazione della storia di quell’epoca”. Il B’naI B’rith sarebbe stato esaudito qualche mese dopo grazie al duo Fabius-Gayssot a alla sua legge Faurissonia.
    Note originali al testo:
    (24) Il testo di Henri Roques non nega mai l’esistenza delle camere a gas. La tesi di letteratura comparata è in realta consacrata allo studio critico delle diverse versioni del ‘documento Gerstein’, un rapporto redatto da un ufficiale delle S.S., Kurt Gerstein, che descrive l’uccisione con il gas nel campo di Belzec nell’agosto 1942. Annullata da allora per “irregolarità amministrative”, la tesi, dal titolo Le confessioni di Kurt Gerstein, studio comparato di diverse versioni, è stato pubblicato integralmente in La Thèse de Nantes et l’affaire Roques, di André Chelain (Edizioni Polémiques), opera che non ha mai subito denuncie legali. [Questo annullamento di una tesi di laurea per “irregolarità amministrative” è un unicum di cui non ho mai sentito parlare in tutta la mia vita universitaria, da quando faccio parte di commissioni di laurea. Tecnicamente, sarebbe per me interessante sapere e capire quali mai possano essere siffatte “irregololarità amministrative”. Mi è capitato di conoscere un solo caso strano: per un banale errore nel calcolo dei voti di base ad un laureando di una facoltà di giurisprudenza italiana fu abbassato il numero dei voti che aveva già acquisito con gli esami. Di norma a questo voto di base, ottenuto dalle media dei voti di profitto moltiplicata per 11, si aggiungue un certo numero di punti a seconda di come viene valutata la tesi. Non so come andò a finire la cosa sotto il profilo amministrativo, ma il parere del preside era che la commissione dovesse riunirsi di nuovo per sanare il banale errore, ossia l’«irregolarità amministrativa». Si trattava comunque di qualcosa di sanabile. Come stessero le cose per il dottotando Roque non è detto nel libro di Rathier, giudicando fondatamente questo aspetto pretestuoso di interesse unicamente per gli addetti ai lavori - N. di A.C.]
    (25) Vedi Capitolo sull’A.D.L. e lo spionaggio, pag. 208 e segg.


    (in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione reperibile sulla legge Mancino, sui suoi ispiratori e agenti italiani e tutto quanto altro utile sapere)

    7.7
    L’IPCAA in Italia

    E abbastanza chiaro che questa organizzazione svolge un’attivita complementare e strettamente connessa con il B’naï Brith. In Italia infatti l’instaurazione di una sezione vera propria dell’I.P.C.A.A. sta avvenendo per mezzo della loggia di Roma del B’naï Brith e grazie all’opera di un suo membro: il giornalista Maurizio Molinari. Attualmente ne sono membri in Italia solo Oscar Luigi Scalfaro (5») e Susanna Agnelli (5). Più precisamente l’Ing. Guido Di Veroli, dopo aver ottenuto il consenso del comitato esecutivo della loggia di cui è presidente ha avviato un’azione di contatto nei confronti di quei membri del parlamento che sono più sensibili ai problemi dell’antisemitismo. Tra di essi troviamo elencati in una lista riservata del B’naï Brith, compilata da Maurizio Molinari e Giacomo Terracina i nomi di: Alfredo Biondi (El.) (), Elio Vito (EI.), Pierferdinando Casini (CCD), Ombretta Fumagalli Carulli (CCD), Massimo D’Alema (PDS), Filippo Cavazzuti (PDS), Umberto Ranieri (PDS), Franco Bassanini (PDS), Fabio Perinei (PDS), Mario Bonato (Lega Nord), Edda Fagni (R.C.), Carmine Mancuso (Verdi Rete), Gianni Mattioli (Progr.), Carmine Nardone (Progr.), Lorenzo Aquarone (PPI), Romualdo Coviello (PPI), Bruno Ferrari (PPI), Giuseppe Ayala (PRI), Cesare Dujani (Valle d’Aosta), Stefano Passigli (sin. democratica PSI), J. Widman (Sud Tirolo).

    (in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione , aggiornata rispetta alla data di uscita del libro di Ratier, nel 1993, reperibile sull’IPCAA operante in Italia. )



    (continua)


    ComeDonChisciotte Forums-viewtopic-Il B'Nai B'Rith in Italia

 

 
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