R.I.P. Prof. Franco Volpi…PRESENTE!
Un uomo ed un maestro dalla mente aperta sempre disponibile al confronto : ho avuto l’onore di conoscerla di persona e di discutere insieme a lei più volte su diversi argomenti , i suoi insegnamenti non moriranno mai perché erano il frutto di un’anima indagatrice e profonda…
Prof. Franco Volpi grazie di tutto , grazie di cuore , voglio ricordare la sua persona anche qui su PIR (Politica in Rete) come su Stormfront Italia…
Come l’altrettanto eccelso Silvano Lorenzoni a cui ho dedicato il mio precedente 3d su SF-I per farne conoscere il pensiero e gli scritti , anche il prof. Volpi era vicentino.
Volpi se n’é andato all’età di 57 anni , non era ancora anziano anzi molto giovanile per mentalità e voglia di vivere ; purtroppo a causa ha avuto un terribile incidente stradale , é stato travolto ed investito da un’auto mentre andava in bicicletta…
Ho saputo dell'incidente in Tv giorni fa al telegiornale della sera su Rai1 ; in realtà ascoltavo distrattamente facendo altre cose , ad un certo punto dando uno sguardo ho visto la sua foto e l'ho subito riconosciuto , poi ascoltando la notizia hanno detto che era in coma in condizioni molto gravi...Ho preso un colpo , non me l'aspettavo proprio una notizia simile così tragica a sorpresa , anche per via dei problemi in famiglia che ho avuto sempre in epoca pasquale...Ho avuto la triste conferma definitiva della sua morte giovedì mattina...
Un uomo che in vita ha lasciato il segno in maniera positiva e che anche da morto verrà ampiamente ricordato : lettore voracissimo fin da giovane , ha scritto alcuni libri (“Heidegger e Brentano” , “Il nichilismo” e “Dizionario delle opere filosofiche”) ed ha collaborato ad altri , é stato autore di una lunghissima serie di articoli ed introduzioni , ha tradotto diverse opere in italiano da varie lingue (tedesco soprattutto , ma anche spagnolo , inglese e francese) , ha insegnato anche in Germania , Francia e Nord America , ha partecipato ad innumerevoli conferenze e convegni in diverse nazioni : era in pratica iper-attivo…Collaborava direttamente con la casa editrice “Adelphi” per la quale ha curato molte opere fino all’ultimo , scriveva anche sul noto quotidiano “La Repubblica” , di cui era una delle poche firme valide , così come su altri giornali ed innumerevoli riviste locali , nazionali e straniere…Oltre ad essere un vero esperto sul pensiero di F.W. Nietzsche , di Martin Heidegger (era molto amico del figlio e grazie a ciò aveva avuto accesso ad opere inedite non ancora pubblicate del filosofo del Baden) , di Carl Schmitt , di Ernst Jünger (che ebbe anche modo di intervistare traendone fuori un libro cioé “I prossimi Titani. Conversazioni con Ernst Jünger”) e vari altri autori tedeschi da lui tradotti , aveva scoperto e tradotto in italiano gli aforismi del geniale aristocratico colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913 – 1994), ecc. ; era appassionato pure di pensatori esoterici che si rifacevano alla Tradizione , abbiamo discusso su Evola , Guénon , nonché su Nietzsche e Gobineau , perfino sulla questione razziale ed ebraica e diverso altro…Uno dei pochissimi con cui si poteva parlare liberamente di certi argomenti altrove proibiti , dato che almeno ti ascoltava con interesse ed attenzione.
Sapeva come la pensavo e mi rispettava. Nutrivamo l’uno verso l’altro una simpatia reciproca.
Si definiva un ‘liberal’ di sinistra , ma non aveva preconcetti o pregiudizi , conosceva bene e riusciva ad apprezzare anche illustri pensatori reazionari e/o razzisti cioé di orientamento abbastanza diverso dal suo…Amava la cultura in ogni sua forma , dalla filosofia all’arte alla religione…Questo é stato il suo prezioso esempio , per lui la filosofia era una stile di vita…
Me lo ricorderò sempre : un vero spirito filosofico dalla mente lucidissima , un eccellente insegnante universitario dalla monumentale conoscenza e soprattutto una persona gentile , simpatica e disponibile che ha dedicato la sua vita al perseguimento della conoscenza…Un uomo dotato di grande indipendenza di giudizio ed onestà intellettuale...
Una grave perdita non solo per familiari , amici e studenti ma per tutte le persone di cultura del Veneto , dell’Italia e dell’Europa intera - diciamo pure del mondo. Oltre ad aver parlato spesso con lui alcuni anni fa , ogni tanto ci sentivamo via e-mail , anche se conoscendo i suoi svariati impegni lo disturbavo assai raramente per lasciarlo concentrare sul suo lavoro professionale.
L’ultima volta lo vidi di persona alcuni mesi fa , ci incrociammo e ci salutammo con un sorriso…Andava quasi sempre di corsa…Pensavo e speravo di avere la possibilità di discuterci altre volte ed invece non potrò farlo mai più…Che tristezza , mi vengono le lacrime agli occhi , avrei voluto andare al suo funerale ma ho preferito ricordarlo dentro di me…Purtroppo questa é la vita , anche la morte ne fa parte , bisogna accettarlo anche se é doloroso ; certamente il prof. Volpi sarà andato via con il suo tipico sorriso un po’ beffardo che sovente aveva sulle labbra…Aveva senso dell’umorismo ed avrà accettato tale sua tragica sorte con stoica filosofia…Se ne vanno sempre i migliori , muoiono per prime le persone che dovrebbero vivere di più per il bene dell’intera comunità e affinché il loro esempio sia di aiuto e faccia da guida…Se fosse vissuto almeno altri 5-10 anni avrebbe potuto donare ancora molto alla cultura italiana/europea/mondiale nonché ai suoi studenti e a tutti coloro che avevano l’onore di conoscerlo di persona…Condoglianze sentite alla sua moglie tedesca e a sua figlia Laura , che dovrebbero essere fiere di aver avuto rispettivamente un marito ed un padre del calibro del prof. Franco Volpi , pur nel dolore resterà questa consapevolezza…
Un piccolo (di statura) ma grande (per cultura smisurata , lucida intelligenza e qualità/virtù/onestà personale) uomo davvero…
Che riposi in pace…Sit tibi terra levis…Sursum Corda!
P.S. In suo ricordo posto anche questi articoli vari che contengono belle testimonianze , da “Il Mattino” di Padova a il “Corriere della Sera” del Veneto a “La Repubblica” fino ad alcuni blog…Sono contento del fatto che gli abbiano reso esplicitamente omaggio anche sul sito “Centro Studi La Runa” sottolineando il suo coraggio culturale e personale…
http://www.centrostudilaruna.it/hugi...-franco-volpi/
" In morte di Franco Volpi
16 April, 2009 (11:23) | Autori, Oggigiorno | Di: admin
Ieri è morto in un incidente stradale il professor Franco Volpi.
Il quotidiano la Repubblica ha così perso il periodico contributo di una delle pochissime firme valide che poteva annoverare; verosimilmente la pagina culturale del famoso quotidiano per femministe e intellettuali di sinistra tornerà ad appiattirsi su temi e autori cari ai suoi lettori di riferimento (Giorgio Bocca, Isabel Allende, Luciana Littizzetto, Gianni Minà, Umberto Eco et similia).
Franco Volpi ha avuto molti meriti. Tra questi, quello di aver contributo a far conoscere in Italia a un grande pubblico (oltre che a quello squallido uditorio cui accennavo sopra) autori del calibro di Schmitt, Benn, Jünger, Hoffmann e soprattutto Heidegger, di cui tradusse (specialmente per Adelphi) numerosi libri. Nel 2000, all’uscita della versione italiana del Dizionario delle opere filosofiche per Bruno Mondadori, le vestali della “filosofia da professori di filosofia” rimasero scandalizzate da certe terribili omissioni e certe ancor più orribili inclusioni.
Negli ultimi anni Volpi fece anche la mossa più azzardata che uomo di cultura possa permettersi. Introdusse un libro di Evola (Saggi sull’idealismo magico). Di Evola arrivò persino a scrivere su Repubblica: oltre che per la formazione culturale, Franco Volpi è stato un’eccezione anche per il coraggio."
http://www.ariannaeditrice.it/artico...d187d1cbff6ca6
"Addio a Franco Volpi. I filosofi credono di avere in pugno il mondo ma hanno in pugno solo se stessi
di Antonio Gnoli - 15/04/2009
Fonte: La Repubblica [scheda fonte]
Franco Volpi è morto. E il primo pensiero va alla lunga amicizia che ci ha legato nel corso degli anni. Guardo con gratitudine a quel legame che è stato intenso e singolare. Il professore e il giornalista. C´eravamo conosciuti in occasione di una polemica che aveva diviso la scena filosofica italiana e che riguardava Nietzsche e il suo presunto testo La volontà di potenza. Mi colpì l´intervento che Volpi fece su queste pagine: demoliva i colpevolisti - coloro che imputavano a Nietzsche la sciocchezza di essere un nazista ante litteram - con garbo e competenza. Dietro lo stile preciso e l´argomentazione esauriente si scorgeva un´inquietudine antiaccademica che col tempo imparai a conoscere. Gli chiesi se avesse voglia di collaborare con Repubblica e mi rispose che per lui sarebbe stato come evadere da una gabbia.
Visse l´università con insofferenza: si sentiva estraneo alle beghe accademiche, ai rapporti di potere, ai programmi normalizzanti. Eppure era all´apparenza un tradizionalissimo filosofo venuto su con il pane di Aristotele e di Plotino, con i timidi affacci in Germania, dove aveva cominciato a specializzarsi su Heidegger. Del filosofo della Selva Nera sapeva tutto, aveva letto tutto, frugato negli archivi, conosciuto le persone che gli erano state vicine e che potevano offrire una testimonianza di prima mano. Come il figlio Hermann, che andammo a trovare in una giornata di sole pallido, mentre tornavamo da Wilflingen, dove il giorno prima avevamo incontrato Ernst Jünger. Lungo la strada Volpi mi disse: «Sai, da queste parti abita il figlio di Heidegger. Non c´entra nulla con la filosofia, però gestisce l´intera eredità spirituale del padre». Gli chiesi se si poteva intervistare. Rispose che era molto difficile, e che aveva sempre rifiutato di incontrare i giornalisti. «Forse farà un´eccezione se sei tu a chiederglielo», replicai. Ci fermammo a pochi chilometri da Friburgo davanti a una cabina telefonica. Volpi lo chiamò e, con sorpresa di entrambi, Hermann Heidegger ci ricevette il giorno dopo. Quell´intervista fece il giro del mondo.
Se ripenso ai nostri viaggi, in Germania, in Francia, in Italia, mi torna in mente la sua velocità di pensiero. Sembrava un elfo contagiato dall´inquietudine. Credo si sentisse libero solo in movimento. Poteva coprire in macchina migliaia di chilometri su e giù per l´Europa - ha insegnato in molte università - o in aereo al di qua e al di là degli oceani, senza risentirne. Non so come facesse: un seminario a Nizza, una lezione a Jena, un convegno a Buenos Aires. Era un filosofo poliglotta. Non ho mai conosciuto nessuno che avesse la versatilità per le lingue che aveva Volpi.
Di tutti i viaggi fatti, di tutte le persone incontrate, di tutte le esperienze condivise - i luoghi, gli individui, i libri - mi resta chiarissima una frase che amava ripetere: «Sbagliano quelli che pensano che la vita si spiega con la filosofia. Per quanti sforzi il pensiero faccia, il risultato è sempre lo stesso: la filosofia arranca dietro la vita che se la ride». Volpi pensava da filosofo, ma agiva da uomo che vede il mondo andare in tutt´altra direzione. Era convinto che i filosofi avessero perso la curiosità, il gusto di meravigliarsi, di lasciarsi sorprendere, di gioire del nuovo. Credevano di avere in pugno il mondo e avevano in pugno solo se stessi.
Pochi giorni fa ci sentimmo per un articolo sulle posizioni espresse dal Papa su Nietzsche. Fu puntuale come al solito. La nostra amicizia cominciò con Nietzsche e si è interrotta con lui. Continueremo a seguire da lontano gli amici che se ne vanno. La loro morte è parte della nostra morte che si annuncia attraverso il lutto e il dolore. Ma è anche la vita che ci donano come esempio e ricordo. È l´immagine che si fa traccia, che supera il pianto e ci fa dire: ho avuto la fortuna di conoscerti.
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it "
http://corrieredelveneto.corriere.it...87253794.shtml
" mondo della cultura in lutto
Franco Volpi, una vita per la filosofia
Addio al grande interprete di Heidegger
Franco Volpi in un momento di «libertà» dalle forme accademiche
Franco Volpi, 57 anni, ordinario di Storia della filosofia a Padova, è morto ieri all’ospedale San Bortolo di Vicenza, dove era ricoverato da lunedì pomeriggio in seguito a un incidente stradale. Era stato travolto da un’auto a San Germano dei Berici, mentre si trovava in sella alla sua bici. La conferma del decesso è giunta in tarda serata dal nosocomio vicentino, che dalle 15 aveva fatto partire le sei ore di osservazione per la dichiarazione di morte cerebrale.
Lungo i dolci pendii di San Germano dei Berici, il professor Franco Volpi amava scendere in sella alla sua bicicletta. Di solito non portava con sé i documenti: correva libero, solo. E un po’ era così nella vita. Perché lui, che nel 1972, appena ventenne, aveva avvicinato il maestro Enrico Berti, per chiedere la tesi — che diede vita, per altro, alla sua prima pubblicazione: Heidegger e Brentano: l’aristotelismo e il problema dell’univocità dell’essere nella formazione filosofica del giovane Martin Heidegger —-, ormai camminava davanti a tutti: Volpi aveva tradotto e curato le opere di Gadamer, Schopenauer, Carl Schmitt, Rosa Luxemburg e Heidegger, di cui è stato, probabilmente, il massimo interprete italiano. «La nostra Università perde uno dei suoi pezzi migliori, siamo tutti costernati », ha dichiarato il rettore del Bo Vincenzo Milanesi.
Leggendo un libro: il modus vivendi di Franco Volpi
E nemmeno lunedì, quando poco dopo l’ora di pranzo un’auto ha travolto la sua bicicletta, il professore aveva in tasca la carta d’identità: un elemento che nelle prime ore ha reso difficile il riconoscimento. Una telefonata ha poi avvertito in Germania la moglie Otte Ruth, conosciuta a Wurzburg, e la figlia Laura, 22 anni, laureatasi a Ca’ Foscari e ora in Scozia. «Era impossibile collocare Volpi all’interno di uno dei due approcci teoretici che ormai hanno fossilizzato la storiografia filosofica contemporanea — ha spiegato commosso il collega e amico Umberto Curi, ordinario di Storia della filosofia moderna —. Volpi si era allontanato dalla sterile contrapposizione storiografica e si era contraddistinto per la vivacità del suo pensiero. Aveva saputo incidere in modo decisivo sullo sviluppo della filosofia italiana degli ultimi decenni. La perdita di Volpi è davvero irreparabile».
Professore di Storia della Filosofia a Padova, visiting professor a Laval in Québec (1989), a Poitiers (1990) e a Nizza (1993), Franco Volpi aveva tenuto conferenze e seminari in tutto il mondo. Con la camicia arrotolata sulle maniche e lo sguardo buono e pungente, difeso dagli occhiali tondi, Volpi aveva saputo imporsi infatti a livello internazionale. Parlava perfettamente cinque lingue e aveva tradotto dal tedesco l’opera di Heidegger su Nietzsche, in spagnolo aveva pubblicato la mastodontica Enciclopedia delle opere filosofiche. In italiano aveva firmato centinaia di articoli, libri, saggi - dal Dizionario delle opere filosofiche di Mondadori, fino alle ultime opere, come il Manuale di Storia della Filosofia (Laterza) per i licei, scritto assieme al suo maestro, Enrico Berti. Che ieri aveva un filo di voce. «Datemi sue notizie — ha ripetuto incredulo il Decano del Bo per tutto il pomeriggio —: Franco era il mio migliore allievo, il migliore. E la sua morte è qualcosa di sconvolgente: come quella di un figlio per il padre».
Puntuale e generoso, Volpi aveva dedicato quest’anno il corso istituzionale a Nietzsche anziché ad Heidegger. «Aveva una cultura e una conoscenza sterminate — ha raccontato sottovoce Pietro Gori, trentaduenne assegnista a Filosofia, uno degli ultimi laureati con Volpi —. E non era un barone: nonostante la sua carriera non era riuscito ad avere nemmeno un ricercatore». Ma lui era così. Venerdì su La Repubblica, quotidiano per cui collaborava, è apparso il suo ultimo pezzo: un commento alle dichiarazioni del Papa su Nietzsche, che ora assume un significato diverso. «Anche se la vita non è bella, sta a noi cercare di renderla tale — scriveva il professore —. Uno dei problemi della Chiesa attuale è che la produzione della felicità le è sfuggita di mano. Ma non è colpa di Nietzsche se la forza dei Vangeli svanisce e la condizione dell’uomo occidentale è sempre più paganizzata». Giovanni Viafora 15 aprile 2009 "
http://corrieredelveneto.corriere.it...83870954.shtml
http://www.lavocedelnordest.it/artic...o-franco-volpi
http://mattinopadova.gelocal.it/dett...ne=EdRegionale
Il ricordo di Franco Volpi 'La semplicità la sua arma'
http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/title/1618149
http://mattinopadova.gelocal.it/dett...ne=EdRegionale
" Addio Franco Volpi, "La semplicità il suo segreto"
Da Nietzsche a Heidegger un esegeta finissimo dei grandi tedeschi meglio conosciuti grazie alle sue traduzioni. Antiaccademico capace di chiarezza esemplare di Paolo Coltro
Dio, come scriveva bene. E come pensava chiaro. Franco Volpi, prima ancora della sua vastissima cultura, era una testa eccezionale: lo diciamo nel modo più semplice, più diretto, più comprensibile, fuori di ogni accademia. Cercando, sicuramente senza riuscirci, di adoperare quel linguaggio così alla portata di tutti che lui usava con una naturalezza disarmante. E’ prerogativa delle grandi menti: dire pane al pane, anche se il suo pane erano Heidegger e Nietzsche, esaltare nella semplicità le idee complesse, srotolare la matassa del pensiero in quel filo visibile, tangibile, che tutti, anche noi ignoranti, possiamo toccare e seguire.
Affascinante Franco Volpi: un filosofo che ha scritto per i giornali meglio di qualsiasi giornalista. Affrontava i temi alti della cultura partendo da un aneddoto, da un particolare curioso: che so, scrivendo di Simone Weil, prima di addentrarsi nelle riflessioni della filosofa sull’Assoluto, raccontava dei nomignoli che le davano all’università, tipo “la vergine rossa”: deprecando, ben s’intende. Pensieri profondi in animo leggero, questo era Franco. Glielo leggevi in faccia, perché anche l’anatomia era conforme: una gran fronte alta e spaziosa, un viso raccolto che con un niente si increspava in un sorriso accennato ma convinto, gli occhi che riuscivano a brillare dietro gli occhiali.
Era così anche al liceo Pigafetta di Vicenza, un anno più avanti di noi del ’53, ci si incrociava all’intervallo e nella marea di stupidaggini, di facezie, di scherzi stupidi, lui era lì a spiccare perché era sveglio. Era il prototipo non dello studente bravo, ma del ragazzo che ha una marcia in più: mai pensato a Franco come un secchione, macchè: socievole, arguto, bruciante nelle inconsapevoli gare di intelligenza. Ti ritrovavi ad ascoltarlo così, naturalmente: tu zitto e lui a dire, a rendere ancora più digeribili le belle lezioni di Giuseppe Faggin.
Faggin, vecchio monumento della filosofia insegnata, deve aver contato anche per lui, deve avergli fatto scattare la scintilla di un amore travolgente per la storia del pensiero. E per l’anziano professore, Franco Volpi dev’essere stata una di quelle soddisfazioni che illuminano gli anni di scuola, in mezzo a zucconi e svogliati. Franco era dunque un ragazzo sveglio di cui s’erano accorti in molti, anche tra di noi quasi coetanei. Già allora era chiaro: una bella testa. E poi la misura: sorrideva senza lasciarsi andare alla sghignazzata sgangherata, viveva la giovinezza come tutti, ma depurata degli eccessi stupidi; raramente di cattivo umore: e dev’essere stata una scelta cosciente, arrivata dritta dritta dall’idea di vita che Franco aveva, e che ha dimostrato di mettere in pratica fino a lunedì.
Lunedì: l’incidente in bici, la caduta, il colpo alla testa sull’a sfalto. Se non fosse troppo duro, e doloroso, pensarlo e scriverlo, viene da dire che Franco è morto quando è morta la sua testa. Lui era la sua testa, molto più di quanto questo non sia per altri umani. Lì la sua vita, e da lì se n’è andata. Girava in bici sui colli Berici, libero perfino dai documenti. «Anche se la vita non è bella, sta a noi cercare di renderla tale»: parole sue, nell’ultimo articolo su Repubblica uscito venerdì scorso: parlava dell’attacco di papa Ratzinger a Nietzsche. Dipanava, anche in quel caso, il filo della comprensione, e l’impressione è che, senza dare tante lezioni, cercasse di far capire - bonariamente - al papa quel che in Nietzsche c’è di buono.
Grande Franco: la sua chiarezza interiore diventava magicamente osmotica, eccola lì la semplicità, una strada in controtendenza rispetto a tanti altri suoi colleghi filosofi. Nemmeno un parolone, mai l’inerpicarsi faticoso lungo le astruserie lessicali, mai il farsi corazza di quei termini tedeschi che a scriverli finisci l’i nchiostro: no, tutto chiaro, tutto semplice, i concetti esposti come se si stesse parlando di un’amica o dell’ultimo film. E un’idea limpida della filosofia: «La filosofia è un inventario di pensieri nel flusso della vita» ha scritto in un pezzo ancora inedito per il “Giornale di Vicenza”.
Non tanto la costruzione di un sistema: niente gabbie dogmatiche, niente accademismi, ma intelligenza libera. Non era senza senso che uno così andasse in bicicletta sui colli il lunedì di Pasquetta. Ma era a suo agio anche all’Ecole Normale supérieure a Parigi, A Laval in Québec, a Poitiers e Nizza, e soprattutto nella sua amata Wurzburg: lì dove aveva conosciuto sua moglie. Ci andava da appena laureato, quasi un cervello in fuga: Vicenza-Wurzburg, un andirivieni, mesi di apprendistato e passione filosofica, in quell’a ria dove evidentemente entrava meglio in sintonia con Heidegger. Nessuno meglio di lui ha scandagliato il filosofo tedesco: ma non è rimasto là, ha riportato in patria, al Bo, i suoi studi profondissimi. E non è mai diventato un accademico nel comune senso del termine: niente potere, niente sovraesposizioni.
Dicono: non è mai riuscito ad avere nemmeno un ricercatore. Però, in queste ore in cui il suo cervello - la sua bella testa - si spegneva, affiora nei commenti che probabilmente era il più bravo. Il miglior filosofo in Italia. «Era davanti a tutti», scrive il Corriere. Bisogna che quello che è successo non ci faccia odiare i giri in bicicletta. (16 aprile 2009)"
http://archiviostorico.corriere.it/2...90415042.shtml
http://www.repubblica.it/mobile/spet...-04-15/1537805
http://www.repubblica.it/2009/04/sez...lpi-gnoli.html
http://www.repubblica.it/2009/04/sez...morto.html?rss
http://blog.panorama.it/libri/2009/0...-franco-volpi/
http://www.nntp.it/cultura-filosofia...nco-volpi.html
http://blog.libero.it/cateviola/6900468.html
http://mariodomina.wordpress.com/200.../franco-volpi/
Onore al Prof. Franco Volpi , anche per lui valeva l’aforisma meraviglioso del nostro amato Nicolás Gómez Dávila : “Il filosofo non è portavoce della sua epoca, ma angelo prigioniero nel tempo” (da leggere il suo magnifico articolo : Franco Volpi, Un angelo prigioniero nel tempo, in: Nicolás Gómez Dávila: In margine a un testo implicito, Milano: Adelphi, 2001, pp. 159-83)…
R.I.P. PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009)…PRESENTE!
SURSUM CORDA!
14 Words! – Luca/Holuxar