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  1. #1
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    Lightbulb In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande filosofo...

    R.I.P. Prof. Franco Volpi…PRESENTE!
    Un uomo ed un maestro dalla mente aperta sempre disponibile al confronto : ho avuto l’onore di conoscerla di persona e di discutere insieme a lei più volte su diversi argomenti , i suoi insegnamenti non moriranno mai perché erano il frutto di un’anima indagatrice e profonda…
    Prof. Franco Volpi grazie di tutto , grazie di cuore , voglio ricordare la sua persona anche qui su PIR (Politica in Rete) come su Stormfront Italia…
    Come l’altrettanto eccelso Silvano Lorenzoni a cui ho dedicato il mio precedente 3d su SF-I per farne conoscere il pensiero e gli scritti , anche il prof. Volpi era vicentino.
    Volpi se n’é andato all’età di 57 anni , non era ancora anziano anzi molto giovanile per mentalità e voglia di vivere ; purtroppo a causa ha avuto un terribile incidente stradale , é stato travolto ed investito da un’auto mentre andava in bicicletta…
    Ho saputo dell'incidente in Tv giorni fa al telegiornale della sera su Rai1 ; in realtà ascoltavo distrattamente facendo altre cose , ad un certo punto dando uno sguardo ho visto la sua foto e l'ho subito riconosciuto , poi ascoltando la notizia hanno detto che era in coma in condizioni molto gravi...Ho preso un colpo , non me l'aspettavo proprio una notizia simile così tragica a sorpresa , anche per via dei problemi in famiglia che ho avuto sempre in epoca pasquale...Ho avuto la triste conferma definitiva della sua morte giovedì mattina...
    Un uomo che in vita ha lasciato il segno in maniera positiva e che anche da morto verrà ampiamente ricordato : lettore voracissimo fin da giovane , ha scritto alcuni libri (“Heidegger e Brentano” , “Il nichilismo” e “Dizionario delle opere filosofiche”) ed ha collaborato ad altri , é stato autore di una lunghissima serie di articoli ed introduzioni , ha tradotto diverse opere in italiano da varie lingue (tedesco soprattutto , ma anche spagnolo , inglese e francese) , ha insegnato anche in Germania , Francia e Nord America , ha partecipato ad innumerevoli conferenze e convegni in diverse nazioni : era in pratica iper-attivo…Collaborava direttamente con la casa editrice “Adelphi” per la quale ha curato molte opere fino all’ultimo , scriveva anche sul noto quotidiano “La Repubblica” , di cui era una delle poche firme valide , così come su altri giornali ed innumerevoli riviste locali , nazionali e straniere…Oltre ad essere un vero esperto sul pensiero di F.W. Nietzsche , di Martin Heidegger (era molto amico del figlio e grazie a ciò aveva avuto accesso ad opere inedite non ancora pubblicate del filosofo del Baden) , di Carl Schmitt , di Ernst Jünger (che ebbe anche modo di intervistare traendone fuori un libro cioé “I prossimi Titani. Conversazioni con Ernst Jünger”) e vari altri autori tedeschi da lui tradotti , aveva scoperto e tradotto in italiano gli aforismi del geniale aristocratico colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913 – 1994), ecc. ; era appassionato pure di pensatori esoterici che si rifacevano alla Tradizione , abbiamo discusso su Evola , Guénon , nonché su Nietzsche e Gobineau , perfino sulla questione razziale ed ebraica e diverso altro…Uno dei pochissimi con cui si poteva parlare liberamente di certi argomenti altrove proibiti , dato che almeno ti ascoltava con interesse ed attenzione.
    Sapeva come la pensavo e mi rispettava. Nutrivamo l’uno verso l’altro una simpatia reciproca.
    Si definiva un ‘liberal’ di sinistra , ma non aveva preconcetti o pregiudizi , conosceva bene e riusciva ad apprezzare anche illustri pensatori reazionari e/o razzisti cioé di orientamento abbastanza diverso dal suo…Amava la cultura in ogni sua forma , dalla filosofia all’arte alla religione…Questo é stato il suo prezioso esempio , per lui la filosofia era una stile di vita…
    Me lo ricorderò sempre : un vero spirito filosofico dalla mente lucidissima , un eccellente insegnante universitario dalla monumentale conoscenza e soprattutto una persona gentile , simpatica e disponibile che ha dedicato la sua vita al perseguimento della conoscenza…Un uomo dotato di grande indipendenza di giudizio ed onestà intellettuale...
    Una grave perdita non solo per familiari , amici e studenti ma per tutte le persone di cultura del Veneto , dell’Italia e dell’Europa intera - diciamo pure del mondo. Oltre ad aver parlato spesso con lui alcuni anni fa , ogni tanto ci sentivamo via e-mail , anche se conoscendo i suoi svariati impegni lo disturbavo assai raramente per lasciarlo concentrare sul suo lavoro professionale.
    L’ultima volta lo vidi di persona alcuni mesi fa , ci incrociammo e ci salutammo con un sorriso…Andava quasi sempre di corsa…Pensavo e speravo di avere la possibilità di discuterci altre volte ed invece non potrò farlo mai più…Che tristezza , mi vengono le lacrime agli occhi , avrei voluto andare al suo funerale ma ho preferito ricordarlo dentro di me…Purtroppo questa é la vita , anche la morte ne fa parte , bisogna accettarlo anche se é doloroso ; certamente il prof. Volpi sarà andato via con il suo tipico sorriso un po’ beffardo che sovente aveva sulle labbra…Aveva senso dell’umorismo ed avrà accettato tale sua tragica sorte con stoica filosofia…Se ne vanno sempre i migliori , muoiono per prime le persone che dovrebbero vivere di più per il bene dell’intera comunità e affinché il loro esempio sia di aiuto e faccia da guida…Se fosse vissuto almeno altri 5-10 anni avrebbe potuto donare ancora molto alla cultura italiana/europea/mondiale nonché ai suoi studenti e a tutti coloro che avevano l’onore di conoscerlo di persona…Condoglianze sentite alla sua moglie tedesca e a sua figlia Laura , che dovrebbero essere fiere di aver avuto rispettivamente un marito ed un padre del calibro del prof. Franco Volpi , pur nel dolore resterà questa consapevolezza…
    Un piccolo (di statura) ma grande (per cultura smisurata , lucida intelligenza e qualità/virtù/onestà personale) uomo davvero…
    Che riposi in pace…Sit tibi terra levis…Sursum Corda!

    P.S. In suo ricordo posto anche questi articoli vari che contengono belle testimonianze , da “Il Mattino” di Padova a il “Corriere della Sera” del Veneto a “La Repubblica” fino ad alcuni blog…Sono contento del fatto che gli abbiano reso esplicitamente omaggio anche sul sito “Centro Studi La Runa” sottolineando il suo coraggio culturale e personale…




    http://www.centrostudilaruna.it/hugi...-franco-volpi/
    " In morte di Franco Volpi
    16 April, 2009 (11:23) | Autori, Oggigiorno | Di: admin
    Ieri è morto in un incidente stradale il professor Franco Volpi.
    Il quotidiano la Repubblica ha così perso il periodico contributo di una delle pochissime firme valide che poteva annoverare; verosimilmente la pagina culturale del famoso quotidiano per femministe e intellettuali di sinistra tornerà ad appiattirsi su temi e autori cari ai suoi lettori di riferimento (Giorgio Bocca, Isabel Allende, Luciana Littizzetto, Gianni Minà, Umberto Eco et similia).
    Franco Volpi ha avuto molti meriti. Tra questi, quello di aver contributo a far conoscere in Italia a un grande pubblico (oltre che a quello squallido uditorio cui accennavo sopra) autori del calibro di Schmitt, Benn, Jünger, Hoffmann e soprattutto Heidegger, di cui tradusse (specialmente per Adelphi) numerosi libri. Nel 2000, all’uscita della versione italiana del Dizionario delle opere filosofiche per Bruno Mondadori, le vestali della “filosofia da professori di filosofia” rimasero scandalizzate da certe terribili omissioni e certe ancor più orribili inclusioni.
    Negli ultimi anni Volpi fece anche la mossa più azzardata che uomo di cultura possa permettersi. Introdusse un libro di Evola (Saggi sull’idealismo magico). Di Evola arrivò persino a scrivere su Repubblica: oltre che per la formazione culturale, Franco Volpi è stato un’eccezione anche per il coraggio."

    http://www.ariannaeditrice.it/artico...d187d1cbff6ca6
    "Addio a Franco Volpi. I filosofi credono di avere in pugno il mondo ma hanno in pugno solo se stessi
    di Antonio Gnoli - 15/04/2009
    Fonte: La Repubblica [scheda fonte]
    Franco Volpi è morto. E il primo pensiero va alla lunga amicizia che ci ha legato nel corso degli anni. Guardo con gratitudine a quel legame che è stato intenso e singolare. Il professore e il giornalista. C´eravamo conosciuti in occasione di una polemica che aveva diviso la scena filosofica italiana e che riguardava Nietzsche e il suo presunto testo La volontà di potenza. Mi colpì l´intervento che Volpi fece su queste pagine: demoliva i colpevolisti - coloro che imputavano a Nietzsche la sciocchezza di essere un nazista ante litteram - con garbo e competenza. Dietro lo stile preciso e l´argomentazione esauriente si scorgeva un´inquietudine antiaccademica che col tempo imparai a conoscere. Gli chiesi se avesse voglia di collaborare con Repubblica e mi rispose che per lui sarebbe stato come evadere da una gabbia.
    Visse l´università con insofferenza: si sentiva estraneo alle beghe accademiche, ai rapporti di potere, ai programmi normalizzanti. Eppure era all´apparenza un tradizionalissimo filosofo venuto su con il pane di Aristotele e di Plotino, con i timidi affacci in Germania, dove aveva cominciato a specializzarsi su Heidegger. Del filosofo della Selva Nera sapeva tutto, aveva letto tutto, frugato negli archivi, conosciuto le persone che gli erano state vicine e che potevano offrire una testimonianza di prima mano. Come il figlio Hermann, che andammo a trovare in una giornata di sole pallido, mentre tornavamo da Wilflingen, dove il giorno prima avevamo incontrato Ernst Jünger. Lungo la strada Volpi mi disse: «Sai, da queste parti abita il figlio di Heidegger. Non c´entra nulla con la filosofia, però gestisce l´intera eredità spirituale del padre». Gli chiesi se si poteva intervistare. Rispose che era molto difficile, e che aveva sempre rifiutato di incontrare i giornalisti. «Forse farà un´eccezione se sei tu a chiederglielo», replicai. Ci fermammo a pochi chilometri da Friburgo davanti a una cabina telefonica. Volpi lo chiamò e, con sorpresa di entrambi, Hermann Heidegger ci ricevette il giorno dopo. Quell´intervista fece il giro del mondo.
    Se ripenso ai nostri viaggi, in Germania, in Francia, in Italia, mi torna in mente la sua velocità di pensiero. Sembrava un elfo contagiato dall´inquietudine. Credo si sentisse libero solo in movimento. Poteva coprire in macchina migliaia di chilometri su e giù per l´Europa - ha insegnato in molte università - o in aereo al di qua e al di là degli oceani, senza risentirne. Non so come facesse: un seminario a Nizza, una lezione a Jena, un convegno a Buenos Aires. Era un filosofo poliglotta. Non ho mai conosciuto nessuno che avesse la versatilità per le lingue che aveva Volpi.
    Di tutti i viaggi fatti, di tutte le persone incontrate, di tutte le esperienze condivise - i luoghi, gli individui, i libri - mi resta chiarissima una frase che amava ripetere: «Sbagliano quelli che pensano che la vita si spiega con la filosofia. Per quanti sforzi il pensiero faccia, il risultato è sempre lo stesso: la filosofia arranca dietro la vita che se la ride». Volpi pensava da filosofo, ma agiva da uomo che vede il mondo andare in tutt´altra direzione. Era convinto che i filosofi avessero perso la curiosità, il gusto di meravigliarsi, di lasciarsi sorprendere, di gioire del nuovo. Credevano di avere in pugno il mondo e avevano in pugno solo se stessi.
    Pochi giorni fa ci sentimmo per un articolo sulle posizioni espresse dal Papa su Nietzsche. Fu puntuale come al solito. La nostra amicizia cominciò con Nietzsche e si è interrotta con lui. Continueremo a seguire da lontano gli amici che se ne vanno. La loro morte è parte della nostra morte che si annuncia attraverso il lutto e il dolore. Ma è anche la vita che ci donano come esempio e ricordo. È l´immagine che si fa traccia, che supera il pianto e ci fa dire: ho avuto la fortuna di conoscerti.
    Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it "

    http://corrieredelveneto.corriere.it...87253794.shtml
    " mondo della cultura in lutto
    Franco Volpi, una vita per la filosofia
    Addio al grande interprete di Heidegger
    Franco Volpi in un momento di «libertà» dalle forme accademiche
    Franco Volpi, 57 anni, ordinario di Storia della filosofia a Padova, è morto ieri all’ospedale San Bortolo di Vicenza, dove era ricoverato da lunedì pomeriggio in seguito a un incidente stradale. Era stato travolto da un’auto a San Germano dei Berici, mentre si trovava in sella alla sua bici. La conferma del decesso è giunta in tarda serata dal nosocomio vicentino, che dalle 15 aveva fatto partire le sei ore di osservazione per la dichiarazione di morte cerebrale.
    Lungo i dolci pendii di San Germano dei Berici, il professor Franco Volpi amava scendere in sella alla sua bicicletta. Di solito non portava con sé i documenti: correva libero, solo. E un po’ era così nella vita. Perché lui, che nel 1972, appena ventenne, aveva avvicinato il maestro Enrico Berti, per chiedere la tesi — che diede vita, per altro, alla sua prima pubblicazione: Heidegger e Brentano: l’aristotelismo e il problema dell’univocità dell’essere nella formazione filosofica del giovane Martin Heidegger —-, ormai camminava davanti a tutti: Volpi aveva tradotto e curato le opere di Gadamer, Schopenauer, Carl Schmitt, Rosa Luxemburg e Heidegger, di cui è stato, probabilmente, il massimo interprete italiano. «La nostra Università perde uno dei suoi pezzi migliori, siamo tutti costernati », ha dichiarato il rettore del Bo Vincenzo Milanesi.
    Leggendo un libro: il modus vivendi di Franco Volpi
    E nemmeno lunedì, quando poco dopo l’ora di pranzo un’auto ha travolto la sua bicicletta, il professore aveva in tasca la carta d’identità: un elemento che nelle prime ore ha reso difficile il riconoscimento. Una telefonata ha poi avvertito in Germania la moglie Otte Ruth, conosciuta a Wurzburg, e la figlia Laura, 22 anni, laureatasi a Ca’ Foscari e ora in Scozia. «Era impossibile collocare Volpi all’interno di uno dei due approcci teoretici che ormai hanno fossilizzato la storiografia filosofica contemporanea — ha spiegato commosso il collega e amico Umberto Curi, ordinario di Storia della filosofia moderna —. Volpi si era allontanato dalla sterile contrapposizione storiografica e si era contraddistinto per la vivacità del suo pensiero. Aveva saputo incidere in modo decisivo sullo sviluppo della filosofia italiana degli ultimi decenni. La perdita di Volpi è davvero irreparabile».
    Professore di Storia della Filosofia a Padova, visiting professor a Laval in Québec (1989), a Poitiers (1990) e a Nizza (1993), Franco Volpi aveva tenuto conferenze e seminari in tutto il mondo. Con la camicia arrotolata sulle maniche e lo sguardo buono e pungente, difeso dagli occhiali tondi, Volpi aveva saputo imporsi infatti a livello internazionale. Parlava perfettamente cinque lingue e aveva tradotto dal tedesco l’opera di Heidegger su Nietzsche, in spagnolo aveva pubblicato la mastodontica Enciclopedia delle opere filosofiche. In italiano aveva firmato centinaia di articoli, libri, saggi - dal Dizionario delle opere filosofiche di Mondadori, fino alle ultime opere, come il Manuale di Storia della Filosofia (Laterza) per i licei, scritto assieme al suo maestro, Enrico Berti. Che ieri aveva un filo di voce. «Datemi sue notizie — ha ripetuto incredulo il Decano del Bo per tutto il pomeriggio —: Franco era il mio migliore allievo, il migliore. E la sua morte è qualcosa di sconvolgente: come quella di un figlio per il padre».
    Puntuale e generoso, Volpi aveva dedicato quest’anno il corso istituzionale a Nietzsche anziché ad Heidegger. «Aveva una cultura e una conoscenza sterminate — ha raccontato sottovoce Pietro Gori, trentaduenne assegnista a Filosofia, uno degli ultimi laureati con Volpi —. E non era un barone: nonostante la sua carriera non era riuscito ad avere nemmeno un ricercatore». Ma lui era così. Venerdì su La Repubblica, quotidiano per cui collaborava, è apparso il suo ultimo pezzo: un commento alle dichiarazioni del Papa su Nietzsche, che ora assume un significato diverso. «Anche se la vita non è bella, sta a noi cercare di renderla tale — scriveva il professore —. Uno dei problemi della Chiesa attuale è che la produzione della felicità le è sfuggita di mano. Ma non è colpa di Nietzsche se la forza dei Vangeli svanisce e la condizione dell’uomo occidentale è sempre più paganizzata». Giovanni Viafora 15 aprile 2009 "

    http://corrieredelveneto.corriere.it...83870954.shtml

    http://www.lavocedelnordest.it/artic...o-franco-volpi

    http://mattinopadova.gelocal.it/dett...ne=EdRegionale


    Il ricordo di Franco Volpi 'La semplicità la sua arma'
    http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/title/1618149
    http://mattinopadova.gelocal.it/dett...ne=EdRegionale
    " Addio Franco Volpi, "La semplicità il suo segreto"
    Da Nietzsche a Heidegger un esegeta finissimo dei grandi tedeschi meglio conosciuti grazie alle sue traduzioni. Antiaccademico capace di chiarezza esemplare di Paolo Coltro
    Dio, come scriveva bene. E come pensava chiaro. Franco Volpi, prima ancora della sua vastissima cultura, era una testa eccezionale: lo diciamo nel modo più semplice, più diretto, più comprensibile, fuori di ogni accademia. Cercando, sicuramente senza riuscirci, di adoperare quel linguaggio così alla portata di tutti che lui usava con una naturalezza disarmante. E’ prerogativa delle grandi menti: dire pane al pane, anche se il suo pane erano Heidegger e Nietzsche, esaltare nella semplicità le idee complesse, srotolare la matassa del pensiero in quel filo visibile, tangibile, che tutti, anche noi ignoranti, possiamo toccare e seguire.
    Affascinante Franco Volpi: un filosofo che ha scritto per i giornali meglio di qualsiasi giornalista. Affrontava i temi alti della cultura partendo da un aneddoto, da un particolare curioso: che so, scrivendo di Simone Weil, prima di addentrarsi nelle riflessioni della filosofa sull’Assoluto, raccontava dei nomignoli che le davano all’università, tipo “la vergine rossa”: deprecando, ben s’intende. Pensieri profondi in animo leggero, questo era Franco. Glielo leggevi in faccia, perché anche l’anatomia era conforme: una gran fronte alta e spaziosa, un viso raccolto che con un niente si increspava in un sorriso accennato ma convinto, gli occhi che riuscivano a brillare dietro gli occhiali.
    Era così anche al liceo Pigafetta di Vicenza, un anno più avanti di noi del ’53, ci si incrociava all’intervallo e nella marea di stupidaggini, di facezie, di scherzi stupidi, lui era lì a spiccare perché era sveglio. Era il prototipo non dello studente bravo, ma del ragazzo che ha una marcia in più: mai pensato a Franco come un secchione, macchè: socievole, arguto, bruciante nelle inconsapevoli gare di intelligenza. Ti ritrovavi ad ascoltarlo così, naturalmente: tu zitto e lui a dire, a rendere ancora più digeribili le belle lezioni di Giuseppe Faggin.
    Faggin, vecchio monumento della filosofia insegnata, deve aver contato anche per lui, deve avergli fatto scattare la scintilla di un amore travolgente per la storia del pensiero. E per l’anziano professore, Franco Volpi dev’essere stata una di quelle soddisfazioni che illuminano gli anni di scuola, in mezzo a zucconi e svogliati. Franco era dunque un ragazzo sveglio di cui s’erano accorti in molti, anche tra di noi quasi coetanei. Già allora era chiaro: una bella testa. E poi la misura: sorrideva senza lasciarsi andare alla sghignazzata sgangherata, viveva la giovinezza come tutti, ma depurata degli eccessi stupidi; raramente di cattivo umore: e dev’essere stata una scelta cosciente, arrivata dritta dritta dall’idea di vita che Franco aveva, e che ha dimostrato di mettere in pratica fino a lunedì.
    Lunedì: l’incidente in bici, la caduta, il colpo alla testa sull’a sfalto. Se non fosse troppo duro, e doloroso, pensarlo e scriverlo, viene da dire che Franco è morto quando è morta la sua testa. Lui era la sua testa, molto più di quanto questo non sia per altri umani. Lì la sua vita, e da lì se n’è andata. Girava in bici sui colli Berici, libero perfino dai documenti. «Anche se la vita non è bella, sta a noi cercare di renderla tale»: parole sue, nell’ultimo articolo su Repubblica uscito venerdì scorso: parlava dell’attacco di papa Ratzinger a Nietzsche. Dipanava, anche in quel caso, il filo della comprensione, e l’impressione è che, senza dare tante lezioni, cercasse di far capire - bonariamente - al papa quel che in Nietzsche c’è di buono.
    Grande Franco: la sua chiarezza interiore diventava magicamente osmotica, eccola lì la semplicità, una strada in controtendenza rispetto a tanti altri suoi colleghi filosofi. Nemmeno un parolone, mai l’inerpicarsi faticoso lungo le astruserie lessicali, mai il farsi corazza di quei termini tedeschi che a scriverli finisci l’i nchiostro: no, tutto chiaro, tutto semplice, i concetti esposti come se si stesse parlando di un’amica o dell’ultimo film. E un’idea limpida della filosofia: «La filosofia è un inventario di pensieri nel flusso della vita» ha scritto in un pezzo ancora inedito per il “Giornale di Vicenza”.
    Non tanto la costruzione di un sistema: niente gabbie dogmatiche, niente accademismi, ma intelligenza libera. Non era senza senso che uno così andasse in bicicletta sui colli il lunedì di Pasquetta. Ma era a suo agio anche all’Ecole Normale supérieure a Parigi, A Laval in Québec, a Poitiers e Nizza, e soprattutto nella sua amata Wurzburg: lì dove aveva conosciuto sua moglie. Ci andava da appena laureato, quasi un cervello in fuga: Vicenza-Wurzburg, un andirivieni, mesi di apprendistato e passione filosofica, in quell’a ria dove evidentemente entrava meglio in sintonia con Heidegger. Nessuno meglio di lui ha scandagliato il filosofo tedesco: ma non è rimasto là, ha riportato in patria, al Bo, i suoi studi profondissimi. E non è mai diventato un accademico nel comune senso del termine: niente potere, niente sovraesposizioni.
    Dicono: non è mai riuscito ad avere nemmeno un ricercatore. Però, in queste ore in cui il suo cervello - la sua bella testa - si spegneva, affiora nei commenti che probabilmente era il più bravo. Il miglior filosofo in Italia. «Era davanti a tutti», scrive il Corriere. Bisogna che quello che è successo non ci faccia odiare i giri in bicicletta. (16 aprile 2009)"

    http://archiviostorico.corriere.it/2...90415042.shtml
    http://www.repubblica.it/mobile/spet...-04-15/1537805

    http://www.repubblica.it/2009/04/sez...lpi-gnoli.html

    http://www.repubblica.it/2009/04/sez...morto.html?rss

    http://blog.panorama.it/libri/2009/0...-franco-volpi/

    http://www.nntp.it/cultura-filosofia...nco-volpi.html

    http://blog.libero.it/cateviola/6900468.html

    http://mariodomina.wordpress.com/200.../franco-volpi/




    Onore al Prof. Franco Volpi , anche per lui valeva l’aforisma meraviglioso del nostro amato Nicolás Gómez Dávila : “Il filosofo non è portavoce della sua epoca, ma angelo prigioniero nel tempo” (da leggere il suo magnifico articolo : Franco Volpi, Un angelo prigioniero nel tempo, in: Nicolás Gómez Dávila: In margine a un testo implicito, Milano: Adelphi, 2001, pp. 159-83)…
    R.I.P. PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009)…PRESENTE!
    SURSUM CORDA!

    14 Words! – Luca/Holuxar
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  2. #2
    Cane sciolto
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    Predefinito Riferimento: In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande filosofo.

    Onore ad una grande mente.
    Riposi in pace.
    Benito85 su POL

  3. #3
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    Lightbulb Riferimento: In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande filosofo.

    In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , maestro della cultura italiana...
    http://forum.giovani.it/informazione...ml#post1750458

    In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande filosofo...
    http://forum.politicainrete.net/show...6365#post56365

    http://www.ilmessaggero.it/articolo....OME_SPETTACOLO
    R.I.P. Prof. Franco Volpi , ti ricorderò anche io!
    In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande uomo della cultura italiana ed europea…
    http://www.stormfront.org/forum/show...98#post6759798
    Questo sopra indicato é il mio omaggio a lui ; mi mancherà , era un validissimo uomo di cultura , onesto intellettualmente e soprattutto gentile e simpatico...Nulla a che spartire con esseri arroganti ed altezzosi solo perché famosi , abitudine tipica anche di certi docenti universitari , una sua notevole dote era la semplicità e la disponibilità con gli altri - quando ne aveva la possibilità. Una delle pochissime persone - fra gli insegnanti in modo particolare , i quali di solito ti trattano come un appestato e ti emarginano se non la pensi come loro ed osi dichiararlo - con cui si poteva discutere liberamente...Con lui potevo manifestare apertamente le mie idee...
    Ho trovato davvero toccanti le testimonianze di Giulia , Carlo C e Chiara , belle parole ; spero che lo siano anche le mie , soprattutto mi auguro che lui le avrebbe apprezzate...
    Concludo citando , potrebbe essere il suo epitaffio , l'amato Nicolás Gómez Dávila :
    “Il filosofo non é portavoce della sua epoca, ma angelo prigioniero nel tempo”
    Sursum Corda! 14 Words! - Luca/Holuxar


    http://blog.libero.it/cateviola/comm...00468#comments
    In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande uomo della cultura italiana ed europea…
    http://www.stormfront.org/forum/show...98#post6759798
    Questo sopra indicato é il mio omaggio a lui , mi mancherà , era una validissima persona...
    Ciao cateviola , ho trovato questo tuo blog cercando altri articoli in ricordo del prof. Volpi e sono voluto intervenire...La frase di Antonio Gnoli citata é magnifica come epitaffio per ricordarlo...Un saluto.
    14 Words! Luca/Holuxar


    http://www.centrostudilaruna.it/hugi...-franco-volpi/
    Commento di Holuxar
    Ora: 19 April 2009, 22:44
    Salute , sono Luca/Holuxar forumista di “Stormfront Italia”…
    Sono contento del fatto che anche voi del “Centro Studi La Runa” abbiate reso esplicitamente omaggio al Prof. Volpi , sottolineando il suo coraggio culturale e personale…Il vostro é un ottimo sito , vi seguo spesso e da diversi anni anche se intervengo oggi per la prima volta.
    Questo é il mio 3d in onore del prof. Volpi in cui ho riportato anche questo articolo :
    In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande uomo della cultura italiana ed europea…
    http://www.stormfront.org/forum/show...98#post6759798

    14 Words! - Holuxar



    P.S. Altri interessanti articoli su internet :



    "In morte di Franco Volpi
    http://rosadeiventi.iobloggo.com/436...i-franco-volpi
    Uno dei tanti riti inutili celebrati dalla nostra società – tanto povera di radici quanto disperatamente bisognosa di valori che diano un senso sia pur effimero al suo convulso esistere – è quello della gita ‘fuori porta’ di Pasquetta. Un tempo rito ‘pagano’ e popolare volto a celebrare il ritorno della Primavera, si è ridotto oggi all’ennesima, frenetica corsa ad un consumo eccessivo e senza senso, che nell’accumulo crede di trovare una giustificazione all’esistere. Chi, anche solo per necessità, sia uscito in macchina in quei giorni, respirava per le strade non gioia e desiderio di rinascita e rinnovamento, quanto una febbrile volontà di presenza e di affermazione, il cui simbolo massimo era quella lunga teoria di automobili lucide, rombanti e vagamente minacciose, per molti l’unico modo di testimoniare il proprio essere. In quello spasmodico agitarsi, certo non poteva esservi molta attenzione per un ciclista, questa strana specie che percorre silenziosa le strade ascoltando profumi, rumori e silenzi. Forse meno ancora poteva essercene per quell’omino smilzo, un po’ pelato, che pedalava per la campagna senza nemmeno un pezzo di carta in tasca a dire chi fosse. Eppure, qualcuno era. Così, da una di quelle automobili, lunedì pomeriggio è stato ucciso l’amico Franco Volpi, e non ci sono parole, davvero, per piangerlo. Io non so come sia successo. Distrazione? Velocità eccessiva? Fretta di raggiungere qualche meta ‘speciale’? Non lo so, ripeto e forse, a questo punto, nemmeno m’interessa: non spetta a me indagare, e tanto meno giudicare, dico nelle coscienze. Ma so che è bastato un attimo, e l’amico gentile non c’era più, e tutti noi che l’abbiamo conosciuto ed amato ora siamo qui a chiederci – assurdamente, come sempre si fa – perché, e un perché non c’è. Altri, infinitamente meglio di quanto non potrei fare io, scriveranno di lui, nei prossimi giorni: della sua intelligenza, della sua scienza, dei suoi libri e dei suoi studi, e delle grandi Università nel mondo che in questi giorni hanno deposto una corona sulla sua sedia vuota. Io, invece, ricordo solo il compagno di classe, sui banchi del Liceo Pigafetta. Ricordo l’allievo prediletto del Professor Giuseppe Faggin, studente già allora eccezionale ed acuto, eppure anche allora semplice e modesto, un ragazzo per cui filosofare era uno splendido gioco per interpretare il mondo, ma che mai trasformava questo suo dono in cattedra dall’alto della quale dominare.
    "De mortuis nihil nisi bonum", dice Diogene Laerzio; ma potremmo forse dir qualcos’altro di Franco, noi che in tutti questi anni l’abbiamo frequentato e gli siamo stati amici? Noi che ad ogni incontro ritrovavamo la sua bellissima intelligenza, ma soprattutto la sua calda umanità, la sua verissima simpatia, la sua umanissima ironia? Così dunque lo ricordiamo, con affetto e tenerezza, così lo piangiamo, storditi e feriti, grati alla vita per avercelo dato come amico, adirati con un destino insensato che l’ha tolto alla famiglia, ai sodali, alla cultura cui aveva dato doni tanto ricchi e tanto alti.
    Ti abbracciamo, Francesco, ti abbracciamo per l’ultima volta, e credi che, per quanto ancora ci sarà dato di vita, non potremo dimenticarti, e smettere di amarti. Giuliano Corà."

    è scomparso Franco Volpi
    http://www.etempodiscrivere.it/?p=4037
    http://carl-schmitt-studien.blogspot...aliana-la.html
    http://assolutorelativo.blogspot.com...nco-volpi.html
    http://slec.splinder.com/post/203464...i+Franco+Volpi
    http://girolamo.melis.it/2009/04/fra...i-e-morto.html

    http://corrieredelveneto.corriere.it...91300013.shtml
    "Il ricordo
    Volpi, un vuoto che sarà compreso soltanto in futuro
    Le esequie domani (venerdì 17): alle 11.30 l'alzabara al Bo e alle 16.30 il funerale a Vicenza
    Avrebbe detestato, Franco Volpi, un convenzionale elogio funebre. Perché aborriva le vacue ritualità in voga nel mondo accademico. Perché lo stile sobrio e asciutto da lui scelto, e al quale è rimasto fedele per tutta la sua non lunga vita, mal si conciliava con le frasi di circostanza. Rendergli omaggio come merita, esige dunque di astenersi da ogni encomio puramente formale. Oltre a non gradirlo, Volpi non ne aveva certamente bisogno.
    In un panorama generale povero di figure di autentico rilievo internazionale, quale è lo scenario filosofico italiano degli ultimi 30 anni, lo studioso vicentino ha rappresentato un'eccezione, non tanto per l'originalità del pensiero, alla quale non si può dire che egli tenesse in maniera particolare, quanto piuttosto per la sua peculiare interpretazione del ruolo del filosofo nel contesto della società attuale. Volpi era convinto della necessità di procedere oltre le secche nelle quali da tempo si è impantanato il dibattito tra gli storici italiani della filosofia, divisi tra il privilegiamento di un approccio teoretico, privo di spessore storico, e la coltivazione di una storiografia puramente erudita. Anziché partecipare a queste controversie ormai inaridite, Volpi preferiva praticare concretamente un stile di lavoro al tempo stesso rigoroso e illuminante, comunque lontano da ogni esasperazione unilaterale. Ne sono stati testimoni i molti studenti che hanno seguito le sue lezioni, nelle aule dell'università di Padova, ma anche in quelle di un gran numero di università europee e americane.
    All'impegno come studioso e come docente, Volpi sapeva anche aggiungere una qualità davvero rara nel mondo accademico italiano: quella di chi lavora per far conoscere testi e autori abitualmente riservati ad una cerchia ristretta di addetti ai lavori, e che invece attraverso la sua attività — nelle pagine culturali di Repubblica o presso l'editore Adelphi — sono entrati a far parte della cultura filosofica italiana. Caso più unico che raro, Volpi non aveva nemici, e non era nemico di nessuno. Nutriva solo una spiccata ostilità per ciò che considerava il vero principio del degrado universitario, vale a dire il mancato riconoscimento del merito. Lascia un vuoto autentico, che si potrà capire sino in fondo solo nel prossimo futuro. Ma lascia anche un esempio, di uomo e di studioso, al quale potranno ispirarsi le giovani generazioni.
    Le cerimonie per ricordare Franco Volpi si terranno domani (venerdì 17). Alle 11.30 ci sarà l’alzabara al Bo a Padova; poi il feretro verrà portato prima al liceo Pigafetta di Vicenza, poi nella chiesa di San Felice dove, alle 16,30, si svolgeranno i funerali.
    Umberto Curi 16 aprile 2009"

    http://www.comune.vicenza.it/albo/notizie.php/55769
    “15/04/2009: Variati: “Con la scomparsa di Volpi, Vicenza perde un uomo di straordinario spessore culturale”
    All’indomani della tragica scomparsa di Franco Volpi, filosofo, studioso e pensatore, il sindaco Achille Variati esprime il suo cordoglio: “Abbiamo perso un cittadino illustre, un uomo di straordinario spessore culturale. Alla sua figura mi lega anche un ricordo del mio primo mandato di sindaco: nel dicembre 1994 gli assegnai una medaglia della città per il valore della sua opera culturale”.

    http://www.unipd.it/comunicazioni/st...i/20090415.htm
    “Nota del Rettore in ricordo del prof Franco Volpi
    15 aprile 2009
    A nome dell’Università esprimo il profondo cordoglio dell’Ateneo per la tragica scomparsa di Franco Volpi, studioso esemplare e filologo rigoroso, un uomo che ha saputo aprire ad interessi filosofici anche il grande pubblico attraverso felici interventi giornalistici e conferenze molto seguite anche dai non addetti ai lavori.
    È una perdita gravissima, poiché la sua morte prematura priva colleghi e allievi di un punto di riferimento difficilmente sostituibile.
    Franco Volpi ci lascia una grande eredità culturale che sarà compito di tutti noi valorizzare e continuare.
    L’Ateneo padovano gli tributerà i dovuti onori e troverà modo nelle sedi scientifiche appropriate di ricordarne l’opera e l’attività. Vincenzo Milanesi”



    Tra i molti articoli da me letti , trovo che le parole di Gnoli - soprattutto quelle conclusive - siano state forse le più toccanti. Eccole riportate :

    “Continueremo a seguire da lontano gli amici che se ne vanno. La loro morte è parte della nostra morte che si annuncia attraverso il lutto e il dolore. Ma è anche la vita che ci donano come esempio e ricordo. È l’immagine che si fa traccia, che supera il pianto e ci fa dire : ho avuto la fortuna di conoscerti.”

    Semplicemente stupende...Sottoscrivo e dico : anche io ho avuto la fortuna di conoscerti , prof. Franco Volpi...

    14 Words! - Holuxar
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  4. #4
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    Lightbulb Riferimento: In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande filosofo.

    Nicolás Gómez Dávila (18 maggio 1913 - 17 maggio 1994) R.I.P. ; onoriamolo e ricordiamolo a 15 anni dalla sua morte terrena , un grande scrittore e gentiluomo filosofo...
    Nicolás Gómez Dávila é morto ed é nato , ovviamente in anni diversi eh!! , ad un giorno di distanza...Che strana coincidenza , bastava un giorno per nascere e morire lo stesso giorno...Oggi si ricordano i 15 anni dalla morte , domani i 96 anni dalla nascita...

    Franco Volpi (1952-2009 , che riposi in pace anche questo grande uomo a cui é dedicata questa discussione!) scoprì e tradusse in italiano , facendolo conoscere anche in Italia dove prima era sconosciuto , gli aforismi memorabili del grande aristocratico colombiano Nicolás Gómez Dávila...
    Per conoscere meglio questo grande scrittore e pensatore , un autentico e genuino esempio di vera cultura...




    Nicolás Gómez Dávila Giò91
    http://forum.politicainrete.net/dest...ez-davila.html



    Nicolás Gómez Dávila, Il vero reazionario, «Cristianità», XXVII, No. 287-288, marzo-aprile 1999, pp. 18-20.
    Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, traduzione di Lucio Sessa, epilogo di Franco Volpi, Milano: Adelphi, 2001. Selezione da Escolios a un texto implícito del 1977.
    Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, traduzione di Lucio Sessa, a cura di Franco Volpi, Milano: Adelphi, 2007. Sempre selezione da Escolios a un texto implícito del 1977.
    Nicolás Gómez Dávila, Pensieri antimoderni, a cura di Anna K. Valerio, Padova-Salerno: Edizioni di Ar, 2008. Selezione dai Escolios a un texto implícito 2005.


    AFORISMI SPLENDIDI di Nicolás Gómez Dávila (1913 – 1994)...


    " la Repubblica, 18 dicembre 1999
    Avere ragione è una ragione in più per non aver alcun successo.
    Ci sono certe stupidaggini che è possibile impugnare adeguatamente solo con una stupidità ancora più grottesca.
    I libri intellettuali dicono le stesse cose dei libri stupidi, ma hanno autori diversi.
    I Vangeli e il Manifesto del partito comunista sbiadiscono; il futuro del mondo appartiene alla Coca-Cola e alla pornografia.
    La maggiore astuzia del male è la sua trasformazione in dio domestico e discreto, la cui familiare presenza rassicura.
    La stampa non vuole informare il lettore, ma convincerlo che lo sta informando.

    In margine a un testo implicito
    Adattarsi è sacrificare un bene remoto a un bisogno immediato.
    Borghesia è qualunque insieme di individui scontenti di ciò che hanno e soddisfatti di ciò che sono.
    Al volgo non interessa essere libero, ma credersi tale.
    Chi cerchi di educare e non di sfruttare, si tratti di un popolo o di un bambino, non gli parla facendo la vocina infantile.
    Chi denuncia i limiti intellettuali dei politici dimentica che tali limiti sono la causa dei loro successi.
    Chi sopprime le segrete connivenze tra i propri amori e i propri odi diventa un fanatico che incede tra schemi.
    Chiamare ingiustizia la giustizia è la più diffusa delle consolazioni.
    Chiamiamo egoista chi non si sacrifica al nostro egoismo.
    Civiltà è ciò che è miracolosamente scampato allo zelo dei governanti.
    Ciò che non è persona in fondo non è nulla.
    Crediamo di affrontare le nostre teorie con i fatti, in realtà possiamo confrontarle solo con teorie dell'esperienza.
    Da quando la religione si secolarizza, come unico testimone di Dio rimane Satana.
    Da sempre, in politica, patrocinare la causa del povero è stato il mezzo più sicuro per arricchirsi.
    Dopo aver screditato la virtù, questo secolo è riuscito a screditare anche i vizi.
    Duecento anni fa era lecito confidare nel futuro senza essere completamente stupidi. Ma oggi chi può dar credito alle attuali profezie, dato che siamo noi lo splendido avvenire di ieri?
    Educare l'uomo è impedirgli la "libera espressione della sua personalità".
    Essere cristiani è trovarsi di fronte a colui cui non possiamo nasconderci, di fronte a cui non possiamo mascherarci. È assumersi il peso di dire la verità anche quando offende.
    Gli esempi concreti sono i carnefici delle idee astratte.
    I professionisti della venerazione dell'uomo si sentono autorizzati a disprezzare il prossimo. La difesa della dignità umana consente loro di essere sgarbati con il vicino.
    Il cattolico autentico non sta al di qua ma al di là della bestemmia.
    Il domandarsi tace solo di fronte all'amore: "Perché amare?" è l'unica domanda impossibile: L'amore non è mistero, ma luogo in cui il mistero si dissolve.
    Il filosofo non è altro che la fiamma che lo brucia.
    Il filosofo non è portavoce della sua epoca, ma angelo prigioniero nel tempo.
    Il massimo trionfo della scienza sembra consistere nella velocità crescente con cui lo stupido può trasferire la sua stupidità da un luogo a un altro.
    Il più grande errore moderno non è l'annuncio della morte di Dio, ma l'essersi persuasi della morte del diavolo.
    Il popolo sopporta di essere derubato, purché non si smetta di adularlo.
    Il riso amabile e compiacente è una prostituzione dell'anima.
    Il socialismo è la filosofia della colpa altrui.
    Istruire non è indicare soluzioni, ma rivelare problemi.
    L'amore è l'atto che trasforma il suo oggetto da cosa in persona.
    L'amore per il popolo è vocazione aristocratica. Il democratico lo esercita soltanto in periodo elettorale.
    L'anima cresce verso l'interno.
    L'atrocità della vendetta non è proporzionale all'atrocità dell'offesa, ma all'atrocità di chi si vendica.
    L'atto filosofico per eccellenza è scoprire un problema in ogni soluzione.
    L'etica ci proibisce di considerare gli uomini come mezzi e l'Uomo come fine.
    L'idea del "libero sviluppo della personalità" sembra degna di ammirazione finché non incappa in individui la cui personalità si è sviluppata liberamente.
    L'incertezza è il clima dell'anima.
    L'individualismo moderno si riduce a reputare personali e proprie le opinioni condivise da tutti.
    L'intelligenza vive finché non preferisce le sue soluzioni ai problemi.
    L'umanità crede di rimediare ai propri errori ripetendoli.
    L'uomo ama solo chi adula, ma rispetta solo chi lo insulta.
    L'uomo di sinistra si crede generoso perché le sue mete sono confuse.
    L'uomo è il rifugio più fragile per l'uomo.
    L'uomo intelligente non vive mai in ambienti mediocri. Un ambiente mediocre è quello in cui non ci sono uomini intelligenti.
    L'uomo moderno non si sente mai così individuo come quando fa le stesse cose che fanno tutti.
    L'uomo preferisce discolparsi con la colpa altrui piuttosto che con la propria innocenza.
    La banalizzazione è il prezzo della comunicazione.
    La bruttezza di un oggetto è la condizione preliminare del suo moltiplicarsi su scala industriale.
    La forma sublime del disprezzo è il perdono.
    La libertà non è indispensabile perché l'uomo sappia cosa vuole e chi è, ma perché sappia chi è e che cosa vuole.
    La libertà non è la meta della storia, ma la materia con cui essa lavora.
    La legge è forma giuridica del costume oppure sopraffazione della libertà.
    La legge è l'embrione del terrore.
    La legittimità del potere non dipende dalla sua origine ma dai suoi fini. Per il democratico, invece, nulla è vietato al potere se la sua origine lo legittima.
    La legislazione che protegge minuziosamente la libertà strangola le libertà.
    La modernità non sfugge alla tentazione di identificare il permesso con il possibile.
    La modernità risolve i suoi problemi con soluzioni ancora peggiori dei problemi.
    La morte di Dio, è una falsa notizia messa in giro dal diavolo che mentiva sapendo di mentire.
    La personalità di questi tempi è la somma di ciò che fa colpo sugli stupidi.
    La più grande astuzie del male è travestirsi da dio domestico e discreto, familiare e rassicurante.
    La ragione è una mano premuta sul petto a placare il battito del nostro cuore disordinato.
    La religione non è nata dall'esigenza di assicurare solidarietà sociale, come le cattedrali non sono state edificate per incentivare il turismo.
    La saggezza consiste semplicemente nel non insegnare a Dio come si debbano fare le cose.
    La sensualità è la possibilità permanente di riscattare il mondo dalla prigionia della sua insignificanza.
    La sensualità è la presenza del valore nel sensibile.
    La società moderna si concede il lusso di tollerare che tutti dicano ciò che vogliono perché oggi, di fondo, tutti pensano allo stesso modo.
    La tecnica mutila ogni desiderio che soddisfa.
    La tirannia di un individuo è preferibile al dispotismo della legge, perché il tiranno è vulnerabile mentre la legge è incorporea.
    La tirannia più esecrabile è quella che adduce principi degni di rispetto.
    La "volontà generale" è la finzione che consente al democratico di sostenere che per inchinarsi di fronte ad una maggioranza c'è un'altra ragione oltre la semplice paura.
    Le architravi secolari poggiano sulle spalle solitarie.
    Le categorie sociologiche autorizzano a circolare nella società senza curarsi dell'individualità insostituibile di ciascun uomo. La sociologia è l'ideologia della nostra indifferenza verso il prossimo.
    Le civiltà muoiono per l'indifferenza verso i valori peculiari che le fondano.
    Le frasi sono pietruzze che lo scrittore getta nell'animo del lettore. Il diametro delle onde concentriche che esse formano dipende dalle dimensioni dello stagno.
    Le perversioni sono diventate parchi suburbani frequentati in famiglia dalle moltitudini domenicali.
    Limitando il nostro uditorio limitiamo i nostri passi falsi. La solitudine è l'unico arbitro incorruttibile.
    Lo psicologo abita i sobborghi dell'anima, come il sociologo la periferia della società.
    Lo specialista asseconda la propensione delle scienze a trasformarsi in ideologie. Al fine di occupare posizioni di comando, lo specialista attribuisce alla propria specialità una superiorità fittizia che il profano, intimidito dall'esoterismo di ogni specializzazione, non osa contestare.
    Lo Stato moderno fabbrica le opinioni che poi raccoglie rispettosamente sotto il nome di opinione pubblica.
    Lo storico democratico insegna che il democratico uccide solo perché le sue vittime lo costringono a farlo.
    Malgrado l'intrusione di fronzoli tecnici nelle lettere, gli artifici estetici non sono strumenti di laboratorio ma trappole per dare la caccia agli angeli.
    Maturare non vuol dire rinunciare alle nostre aspirazioni, ma accettare che il mondo non è obbligato a soddisfarle.
    Mille sono le verità, uno solo l'errore.
    Nel correggere la naturale ambivalenza dei sentimenti, la ragione li corrompe, mutilando così l'universo.
    Nel nostro secolo ogni impresa collettiva edifica prigioni. Solo l'egoismo ci impedisce di collaborare ad atti infami.
    Nessuna idea che ha bisogno d'appoggio lo merita.
    Nessuno sa esattamente cosa vuole finché il suo avversario non glielo spiega.
    Non c'è fraternità politica che valga un odio condiviso.
    Non c'è retorica che prolunghi l'amore tra le anime oltre l'istante in cui la carne si placa.
    Non è la sensualità che allontana da Dio ma l'astrazione.
    Non l'originalità della dottrina ma la divinità di Cristo determina l'importanza del cristianesimo.
    Non parlo di Dio, per convertire qualcuno, ma perché è l'unico tema di cui valga la pena parlare.
    Non riuscendo a realizzare le sue aspirazioni, il "progresso" chiama aspirazione ciò che si realizza.
    Nulla è più pericoloso che risolvere problemi transitori con soluzioni permanenti.
    Oggi a partecipare si finisce per essere complici.
    Ogni bene che si possa dimostrare è un bene a metà. Il Bene si può solo mostrare.
    Ogni civiltà è un dialogo con la morte.
    Ogni nuova generazione accusa le generazioni precedenti di non aver redento l'uomo. Ma l'abiezione con cui la nuova generazione si adatta al mondo, dopo il fallimento di turno, è proporzionale alla veemenza delle sue accuse.
    Ogni verità è un rischio che ci pare valga la pena di correre.
    Pensare come i nostri contemporanei è la ricetta della prosperità e della stupidità.
    Per Dio non ci sono che individui.
    Per sfidare Dio l'uomo gonfia il proprio vuoto.
    Pochi uomini sopporterebbero la propria vita se non si sentissero vittime della sorte.
    Quando le cose ci sembrano essere solo quel che sembrano, presto ci sembreranno essere ancora meno.
    Quando si è giovani si teme di passare per stupidi; nell'età matura si teme di esserlo.
    Quanto più gravi sono i problemi, tanto maggiore è il numero di inetti che la democrazia chiama a risolverli.
    Quanto più una cosa è importante, tanto meno importa il numero dei suoi difensori. Se per difendere una nazione c'è bisogno di un esercito, per difendere un'idea basta un solo uomo.
    Questo secolo di pedagogia proletaria predica la dignità del lavoro, come uno schiavo che calunnia l'ozio intelligente e voluttuoso.
    Questo secolo sprofonda lentamente in un pantano di sperma e di merda. Per maneggiare gli avvenimenti attuali gli storici futuri dovranno mettersi i guanti.
    Respiro male in un mondo non attraversato da ombre sacre.
    Rifiutare di stupirsi è il contrassegno della bestia.
    Riformare la società per mezzo di leggi è il sogno del cittadino incauto e il preambolo discreto di ogni tirannia
    Ritenere di non avere pregiudizi è il più comune dei pregiudizi.
    Sarebbe interessante verificare se c'è mai stata predica che non sia sfociata in assassinio.
    Se Dio fosse il punto d'arrivo di un ragionamento, non sentirei alcuna necessità di adorarlo. Ma Dio non è solo la sostanza di ciò che spero, è anche la sostanza di ciò che vivo.
    Sensuale, scettico e religioso non sarebbe una cattiva definizione di ciò che sono.
    Si comincia scegliendo perché si ammira e si finisce ammirando perché si è scelto.
    Società totalitaria è il nome volgare di quella specie sociale la cui denominazione scientifica è società industriale.
    Soggettivo è quel che un solo soggetto percepisce, oggettivo quel che tutti i soggetti percepiscono: perciò sia l'oggettività che la soggettività possono essere tanto reali quanto fittizie.
    Solo se ci contraddicono possiamo affinare le nostre idee.
    Tra i moderni succedanei della religione forse il meno abietto è il vizio.
    Tutte le dimostrazioni deludono, come tutti i sogni realizzati.
    Tutto ci sembra caotico tranne il nostro disordine.
    Un libro che non abbia Dio, o l'assenza di Dio, come protagonista clandestino, è privo d'interesse.
    Una convinzione si irrobustisce solo quando la nutriamo di obiezioni.
    Visto dall'interno, niente è completamente vuoto.
    Vive la sua vita solo chi la osserva, la pensa e la dice: gli altri, è la vita che li vive.
    Vivere è l'unico valore della modernità. Perfino l'eroe moderno muore esclusivamente in nome della vita.
    [Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, a cura di Franco Volpi, traduzione di Lucio Sessa, Adelphi, Milano 2001.]

    Tra poche parole
    I ragionamenti convincono solo chi ha bisogno di una scusa per arrendersi.
    La prolissità non è un eccesso di parole, ma una carenza di idee.
    Riferita a problemi seri, la parola "soluzione" ha un suono grottesco.
    Tra poche parole è così difficile nascondersi come tra pochi alberi.
    [Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, a cura di Franco Volpi, traduzione di Lucio Sessa, Adelphi, Milano 2007.] "



    Gòmez DÃ*vila, il Pascal colombiano che rifiutò il pensiero «corretto» | Alfredo Cattabiani


    Gómez Dávila, l' universo visto in sogno
    "IL LIBRO DEL GIORNO
    Gómez Dávila, l' universo visto in sogno
    IL LIBRO DEL GIORNO «Se non fossi comunista, penserei in tutto e per tutto come lui». Lo dice García Márquez a proposito di Gómez Dávila. Il celebre premio Nobel si riferisce a quell' «illustre sconosciuto», come venne chiamato, che ancora oggi è Nicolás Gómez Dávila, il «Nietzsche di Bogotà», l' intransigente cattolico «reazionario», ma feroce critico, insieme, della decadenza della Chiesa e del cattolicesimo. («Pensando di aprire le braccia al mondo moderno - scrive -, la Chiesa ha finito per aprirgli le gambe». E tuttavia, per lui, «ciò che si pensa contro la Chiesa, se non lo si pensa da dentro la Chiesa, è privo d' interesse»). Intelligenza fosforescente, si esprime per scolii e aforismi. Prova repulsione a giustificarli e argomentarli, ma non li considera nemmeno come dogmi. Non mi sembra che vi siano dubbi: In margine a un testo implicito (Adelphi) è la sua visione cattolica del mondo. Scrive: «Perché un' intera opera ci seduca, è sufficiente che nel suo angolo più remoto sia racchiusa una vibrazione inconfondibile e breve». D' accordo (anche perché, guardingo perfino verso se stesso, aggiunge: «La brevità epigrammatica è il più sottile travestimento della stupidità»). In questo libro, di quelle vibrazioni se ne trovano non molte, ma più d' una. È dunque un libro molto seducente. Eccone una, di gran pregio, oggi con gran numero di destinatari: «Prima di deridere l' astronomia di Hegel, lo scientista dovrebbe immaginare il sorriso di Hegel se lo sentisse parlare di filosofia». Un' altra mostra da sola che anche Gómez, come Nietzsche, sapeva smisuratamente di più di quel che scriveva: «Sarebbe razionale solo un universo la cui inesistenza fosse contraddittoria. Un universo che fosse oggetto della prova ontologica». Punto. L' universo in armonia con la ragione sarebbe cioè quello a ogni cosa del quale si potesse dire: il tuo non esistere, il tuo esser nulla, è contraddittorio, assurdo, impossibile: tu sei eterna! Ma in Gómez questo pensiero, che porta lontano da ogni cristianesimo e dall' intero modo di pensare dell' Occidente, rimane una semplice supposizione, un' immagine vista in sogno. Brillerebbe di tutt' altro splendore a guardarla da svegli. Emanuele Severino NICOLÁS GÓMEZ DÁVILA In margine a un testo implicito a cura di F. Volpi, trad. Lucio Sessa, Edizioni Adelphi, pagine 192, lire 20.000
    Severino Emanuele Pagina 31 (6 maggio 2001) - Corriere della Sera "



    Dávila, il gusto di restare nelle torri d' avorio
    “AFORISMI I PENSIERI DELL' AUTORE COLOMBIANO
    Dávila, il gusto di restare nelle torri d' avorio
    Come non accordare un' immediata fiducia a un moralista che elegge, quali suoi santi protettori, Montaigne e Burckhardt? Difficile immaginare di essere delusi: infatti non lo si è. Il caso è quello di uno scrittore colombiano recentemente riscoperto da Franco Volpi: Nicolás Gómez Dávila (1913-1994), autore di un unico grande corpus di aforismi intitolato «Escolios», in corso di traduzione presso Adelphi. A un primo volume, In margine a un testo implicito, segue questo secondo, «Tra poche parole». Benché dichiari di essere un fermo credente e scriva argutamente: «La morte di Dio è un' opinione interessante, che però non riguarda Dio», Gómez Dávila reca le stimmate di tanta cultura europea e di tanta lucidità intellettuale che i suoi aforismi non possono non presentarsi come note a un Testo primario più supposto e inseguito - egli dice per la precisione ' implicitò - che non reale e operante nella sua compiutezza. Intorno a questo vuoto che lascia vivere insieme, in un fecondo paradosso, religiosità e scetticismo, lo scrittore dispone corone di aforismi dedicati, per lo più ironicamente e polemicamente, ad argomenti assai vari: la democrazia, la Chiesa, il progresso, l' estetica, il costume, l' intellettuale. Caratteristica saliente della raccolta, mai corriva o banale, è la costante, solitaria e coraggiosa tenuta del pensiero, che non teme l' accusa di rifugiarsi nelle torri d' avorio, dato che esse hanno cattiva fama solo «tra gli abitanti di tuguri intellettuali».
    NICOLÁS GÓMEZ DÁVILA Tra poche parole a cura di F. Volpi trad. di Lucio Sessa ADELPHI PP. 228, 14
    Rigoni Mario Andrea Pagina 42 (3 gennaio 2008) - Corriere della Sera”

    Pensieri antimoderni (novità editoriale)
    " Pensieri antimoderni (novità editoriale)
    di Nicolás Gómez Dávila - 23/01/2008

    Fonte: edizionidiar

    Nicolás Gómez Dávila, Pensieri antimoderni, a cura di Anna K. Valerio, pp. 124. Edizioni di Ar. Collezione: Gli 'inattuali'. Euro 11,00

    Nicolás Gómez Dávila: arcangelo iberico dell’assoluto, voce di ineguagliata purezza, nel Novecento, sprezzator cortese ma terribile, inumano poeta del sovrumano, pensatore della passione del vero, delle passioni di Dio per l’uomo incomune, mirabile - delle venture di Dio nelle venture del grande. Il suo disprezzo, estremo, ascetico, miliziano, immane, per il grottesco presepe della modernità - figurine prive di spessore, di sensi e di senso, e tumide di retorica – è contrabbandato a mezzo stampa come anticonformismo. In realtà questo scrittore perfetto, nemico di tutto ciò di cui l’oggi è amico (democrazia, umanitarismo, progressismo, egualitarismo, gregge), la più alta, spiegata voce-contro del Novecento, il più lucido confidente del bello arcaico, il più grave sprezzatore di chi ostenta i buoni sentimenti, che odiò sempre e sempre schernì l’intellettuale, il giornalista, il cortigiano delle masse, è la cattiva coscienza di ogni letterato e filosofo che non abbia detto un analogo, necessario no alle petulanze della modernità. "

    " Dal cilindro magico daviliano
    “Basta guardare chi ci insulta per saperci vendicati”.
    PS. Chi volesse sfociare alla fonte di questi motti di Spirito può sfogliare:
    Nicolàs Gòmez Dàvila, Pensieri antimoderni (Ar, 2008), richiedendo il testo al sito edizioni di ar, libreria ar, julius evola, franco freda, giorgio freda.
    24 gennaio 2008 " - Anna K. Valerio

    Nicolás Gómez Dávila, Pensieri antimoderni, a cura di Anna K. Valerio, Padova-Salerno: Edizioni di Ar, 2008.


    Marco Tangheroni , Della storia. In margine ad aforismi di Nicolás Gómez , SugarCo , 2008

    Della storia. In margine ad aforismi di Nicolás Gómez Dávila - Tangheroni Marco - Libro - IBS
    "Convinto della funzione degli intellettuali e degli uomini di cultura nei confronti della società, Marco Tangheroni, in questo libro che esce postumo, affronta la propria identità di storico attraverso riflessioni che investono questioni relative alla complessità del passato, ai limiti della conoscenza storica, all'irriducibilità e alla casualità degli eventi. Gli aforismi dello scrittore Nicolás Gómez Dávila sono l'espediente per approfondire problemi ed aspetti incontrati quotidianamente da chi pratica la storia, scritti e presentati dall'autore "col giro mentale di un professore che sta colloquiando con i suoi studenti". "


    “Anche la destra estrema di qualunque destra mi pare fin troppo a sinistra”. (Nicolás Gómez Dávila)

    “Il popolo non elegge chi lo cura ma chi lo droga”
    “Il popolo non si ribella mai al dispotismo ma alla cattiva alimentazione”
    “Quand’anche fossimo davvero uguali, non si vede perché l’uguaglianza debba essere un valore”
    “La passione egualitaria è una perversione del senso critico: atrofia della facoltà di distinguere”
    “La libertà è stata l’assillo dell’èra moderna, perché la salute ossessiona solo l’ammalato”
    “Quando gli uomini si vantano di avere libere opinioni, pullulano incurabili pregiudizi”
    “Man mano che cresce lo Stato decresce l'individuo”
    "Non biasimiamo il capitalismo perché produce diseguaglianze,
    ma perché favorisce l'ascesa di tipi umani inferiori"
    “Le aristocrazie sono i parti normali della storia, le democrazie gli aborti”
    N. Gómez Dávila (1913-1994)

    “Il filosofo non è altro che la fiamma che brucia...non è il portavoce della sua epoca ma un angelo prigioniero nel tempo” - Nicolas Gomez Davila



    Semplicemente magnifici...Li rileggo sempre con enorme soddisfazione per la profondità spirituale che esprimono...Franco Volpi va ringraziato e ricordato , oltre che per la sua squisita persona e per tutti gli altri suoi meriti culturali ed intellettuali , anche per averci regalato la conoscenza di Nicolás Gómes Dávila...

    14 Words! - Luca/Holuxar
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

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  5. #5
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    Thumbs up Riferimento: In Ricordo del PROF. FRANCO VOLPI (1952-2009) , piccolo grande filosofo.

    Riporto una recensione sul libretto interessante "La Tirannia dei Valori" di Carl Schmitt , che ho comprato guarda caso proprio il giorno stesso della morte del prof. Volpi (poco prima di sapere la triste notizia!) , e che contiene un saggio finale dello stesso prof. Volpi molto esauriente ed illuminante nel suo tipico stile...
    A seguire altre cose su di lui...





    L'Analisi di Carl Schmitt e la Tirannia dei valori, Mario Andrea Rigoni
    L'Analisi di Carl Schmitt e la Tirannia dei valori
    di Mario Andrea Rigoni - 28/10/2008
    Fonte: Corriere della Sera [scheda fonte]
    Da molto, ma oggi più che mai, corrono sulla bocca di tutti il lamento che «non vi sono più valori» e l' auspicio che si possa «tornare ai valori». Ma a chi abbia un orecchio un po' fine la parola «valore» suona come una moneta di dubbio valore. Non dovrebbe insospettire già il semplice fatto che essa abbia un' origine recente e che ciò che designa fosse ignoto alla classicità, così come al Medio Evo e al Rinascimento? Un saggio di Carl Schmitt, diviso in due parti di tempi e modalità diversi (1960 e 1967), già apparso in italiano e adesso ritradotto da Giovanni Gurisatti per Adelphi col documentatissimo commento di Franco Volpi, getta luce sulla «tirannia dei valori» (l' espressione deriva dall' Etica di Nicolai Hartmann) e sulle sue disastrose conseguenze in campo giuridico, politico e storico. La principale caratteristica del «valore» è infatti quella di testimoniare la scomparsa dell' «essere», la riduzione del mondo e dell' esperienza al rango di «oggetto» e di «merce», la nascita funesta dell' ideologia, delle guerre di religione, del perpetuo bellum omnium contra omnes. Il paradosso è che la filosofia dei valori, sorta come reazione e risposta alla crisi nichilistica del XIX secolo, abbia finito coll' annientare proprio lo scopo al quale mirava. È evidente quanto l' analisi di Schmitt debba alla filosofia di Heidegger, che scriveva nella Lettera sull' umanismo (1947): «Se si caratterizza qualcosa come valore, ciò che così viene valutato viene privato della sua dignità. Proclamare per soprappiù Dio come "il valore più alto" significa degradare l' essenza di Dio (...) Il pensare per valori, qui come altrove, è la più grande bestemmia che si possa pensare contro l' essere». La libertà dai valori è dunque una conquista necessaria: ma è difficile dire in concreto che cosa dovrà o potrà prendere il loro posto.

    Tante altre notizie su Arianna Editrice "

    L' Analisi di Carl Schmitt e la Tirannia dei valori
    http://archiviostorico.corriere.it/2..._9_081025042.s html



    Così scriveva nel suo saggio interno al libretto il prof. Volpi (un monito ed un esempio di onestà intellettuale) :


    " Ai nostri campioni di perbenismo la lettura di queste pagine non apporterà nulla. O forse si: se saranno disposti a leggerle come fossero anonime. Questo è l’esperimento mentale cui li invitiamo a sottoporsi.
    Se non sanno chi scrive, non verrà loro in mente di scovare nella biografia, magari nei trascorsi nazionalsocialisti, i motivi per i quali l’autore scrive quel che scrive.
    Dovranno attenersi a quel che sta scritto e dire semplicemente: “E’ vero, è falso; mi piace, non mi piace; coglie nel segno, sbaglia”. - Franco Volpi "



    Volpi, tutti i titoli che fanno filosofia
    " IL LIBRO DEL GIORNO
    Volpi, tutti i titoli che fanno filosofia
    Ormai tutto può essere ridotto a filosofia. Per questo Robert Musil notò che oggi soltanto i criminali osano nuocere al prossimo senza tirarla in ballo. Così facendo, però, ne esprimono una loro, dotata di una certa forza. In ogni caso, quando scrisse tale osservazione ne L' uomo senza qualità, Musil non avrebbe sospettato di finire in un Dizionario delle opere filosofiche per la sua dissertazione di dottorato sulle teorie di Mach. Ma così è, come prova appunto l' opera di Franco Volpi (realizzata con Guido Boffi), rifacimento del Lexikon der philosophischen Werke, pubblicato a Stoccarda nel 1988. Dai primi greci ai viventi, con titolo originale e segnalazione delle traduzioni italiane, il lettore può trovare in questo Dizionario le schede delle opere principali di ciascun pensatore (oltre 1300 testi di circa 650 filosofi). Accanto ai grandi - da Platone a Kant, da Aristotele a Schopenhauer - non mancano i minori, o quelli considerati tali. Ecco allora Gaunilone di Marmoutier con la sua acuta Difesa dell' insipiente, che qualche grattacapo provocò al grande Anselmo d' Aosta; ecco il gesuita Juan de Mariana che, analizzando tra il ' 500 e il ' 600 il ruolo del re e la sua educazione, diede licenza al popolo di ucciderlo qualora si fosse trasformato in tiranno (Cromwell ne fece buon uso nel processo contro Carlo I, e più tardi sarà la volta del pensiero anarchico). Ed ecco anche l' arabo Ibn Paquda (ben rappresentati i suoi confratelli, così come gli ebrei) con la sua Introduzione ai doveri dei cuori, di cui non c' è traduzione italiana, utile per collegare ascesi e quotidianità. Presenti anche Leopardi (Zibaldone, Operette morali) e Manzoni (Dell' invenzione, Osservazioni sulla morale cattolica). Mancanze? Sono da cercarsi con il lanternino. Ad esempio, della fondamentale Vita di Gesù di David Friedrich Strauss - la chiave delle idee religiose di Marx - non si segnala la traduzione. Ce n' è una di Giacomo Oddo Bonafede, uscita a Milano nel 1863 e ristampata nel 1872. Ma Volpi ha fatto bene a non citarla, perché è bolsa. Così qualche editore si deciderà finalmente a riproporla, magari risparmiando sulle sciocchezze che ogni giorno ci vengono inflitte. Armando Torno FRANCO VOLPI Dizionario delle opere filosofiche Bruno Mondadori, pp. 1294, 75.000 lire
    Torno Armando

    Pagina 33
    (7 giugno 2000) - Corriere della Sera "



    Il Prof. Volpi ricordato anche dalla casa editrice "Neri Pozzi" con la quale collaborava :


    Neri Pozza | Magazine, FRANCO VOLPI
    "FRANCO VOLPI
    La direzione editoriale e la redazione di Neri Pozza ricordano con affetto Franco Volpi, fraterno amico della casa editrice e geniale protagonista del rinnovamento della filosofia italiana."



    R.I.P.
    14 Words! - Luca/Holuxar
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