Bari, scarcerati boss
Alfano manda ispettori
Per fare il punto sulla situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica a Bari, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ha chiesto al prefetto del capoluogo pugliese, Carlo Schilardi, di convocare per venerdì prossimo, 17 aprile, una riunione tecnica
BARI - Era stato un maxiprocesso-lampo. Era il vanto della magistratura barese perchè era cominciato e si era concluso a tempo di record, in un anno, con 150 condanne e dieci assoluzioni nei confronti del sanguinario clan mafioso degli Strisciuglio, capace di arruolare anche killer-bambini. Ma il giudice che ha celebrato il processo con rito abbreviato, il gup Rosa Anna De Paolo, a 15 mesi dalla lettura del dispositivo della sentenza non ha depositato le motivazioni. Così, oggi, 21 presunti mafiosi e trafficanti di droga sono tornati in libertà, mentre un'altra trentina di condannati a pene superiori a dieci anni sarà liberata il 15 ottobre.
Anche la scarcerazione degli altri condannati, infatti, è data ormai per scontata perchè per evitarla - dicono fonti giudiziarie - il giudice nei prossimi sei mesi deve depositare le motivazioni della sentenza, deve notificarle ai difensori, deve concedere 45 giorni alle difese per impugnare la sentenza, e permettere ai giudici dell'appello di arrivare a sentenza o, quantomeno, di incardinare il processo e di sospendere, se ve ne saranno i presupposti, la decorrenza dei termini di custodia.
La vicenda ha rinfocolato le polemiche sulle lentezze della giustizia. Per stabilire se ci siano state «condotte negligenti, rilevanti sotto profilo disciplinare» il Guardasigilli Angelino Alfano ha subito mobilitato gli ispettori, che hanno chiesto al presidente della Corte d' appello di Bari di svolgere una verifica e di comunicarne al più presto gli esiti. Anche il Csm avvierà una istruttoria e potrebbe cominciare a discutere del caso già domani. Il ministro dell' Interno Roberto Maroni ha chiamato Alfano per esprimergli il proprio sconcerto: «Sono molto preoccupato - ha detto - poichè si tratta di un fatto grave , che rischia di avere conseguenze ancor più gravi». Il presidente dell'ufficio gip-gup di Bari, Giovanni Leonardi, allarga le braccia e dice che «non è possibile per un solo giudice, del quale sono note le straordinarie capacità tecniche, giudicare 160 persone accusate di 53 capi d'imputazione nei tempi previsti dal Codice».
Quindi - è la sua ricetta - «la procura dovrebbe evitare di istruire i maxi-processi». Dalla procura ufficialmente non rispondono alla provocazione ma in tanti fanno capire che le regole previste dal Codice di procedura penale sono altre, e che il processo è stato un successo per la Dda perchè si è concluso con 150 condanne e con solo dieci assoluzioni.
E sui tempi per scrivere la sentenza? Qualcuno fa capire che 15 mesi non sono pochi e che il giudice avrebbe potuto farsi esonerare dagli altri procedimenti, anche dopo la lettura del dispositivo. Ricette posticce a parte, le scarcerazioni allarmano il coordinatore della Dda Marco Dinapoli che, senza cedere alla polemica, afferma: «Abbiamo potenziato i controlli nei confronti delle persone scarcerate circa il rispetto degli obblighi (di firma e di dimora, ndr) imposti dal giudice. È chiaro che in caso di trasgressioni c'è la possibilità che la misura venga aggravata». Insomma, la gente può star tranquilla perchè - sottolinea Dinapoli - la polizia giudiziaria sa qual è il lavoro da fare. Chi non sta tranquilla è invece il pm che ha istruito il processo, Desirè Digeronimo, titolare di tutte le indagini sull'inarrestabile clan Strisciuglio e per questo finita sotto scorta. Preferisce il silenzio il giudice De Palo, anche perchè - a dispetto del ritardo nella sentenza - da un paio di mesi è stato promosso presidente del tribunale per i minorenni di Bari. Sul suo conto i commenti a palazzo di giustizia sono unanimi: è un magistrato serio, intransigente, inavvicinabile. Peculiarità queste che non sono bastate a tenere agli arresti oltre 50 affiliati al peggior clan mafioso barese.
Gazzetta del mezzogiorno, 15.4.2009