Le autorità di Mosca stanno preparando un irrigidimento del Codice moscovita, che comprende varie regole a cui gli immigrati devono attenersi se vogliono vivere nella città. Tra le nuove norme: non uccidere animali pubblicamente (il riferimento è alla comunità maomettana che durante il giorno dell'Aid celebra la decisione di Abramo di sacrificare il figlio Isacco con il sacrificio simbolico di una capra che viene sgozzata pubblicamente), parlare il russo e non indossare abiti dei paesi di origine (soprattutto non indossare il velo integrale islamico).
L'iniziativa del comune di Mosca ha ottenuto anche il sostegno dei vertici del Patriarcato russo-ortodosso: “L'idea è giusta – commenta l'arciprete Vsevolod Chaplin, capo del Dipartimento sinodale per le relazioni tra Stato e Chiesa – di certo un documento del genere dovrà essere equilibrato e serio”. La necessità, però, non è introdurre una legge speciale, ma “discutere e pubblicare alcune regole da seguire quando, ad esempio sul lavoro, si assume o promuove a una posizione di rilievo uno straniero o gli si concede la residenza”, aggiunge Chaplin.
Il Patriarca Kirill si è espresso più volte sul tema dell'immigrazione, suggerendo allo Stato di adottare misure rigide, compresi corsi di lingua e di cultura e religione russa. Per la Chiesa ortodossa la questione è strettamente legata al calo demografico che affligge il Paese. Il mese scorso, in seguito ai dati che indicavano una lieve crescita del tasso di natalità, il Patriarca aveva auspicato che “la tendenza si stabilizzi e la nostra gente, piuttosto che stranieri con una cultura e una fede aliena, abiterà le vaste terre ricevute in eredità da Dio e dai nostri antenati”.
Sono più di mezzo milione i maomettani delle repubbliche del Caucaso e dell'Asia centrale immigrati a Mosca con la disgregazione dell'Urss, il timore di certi ambienti cristiano-ortodossi e nazionalisti è che lo stanziamento dei maomettani nella “Terza Roma” possa concretizzare l'antica ambizione di islamizzarla, come è già avvenuto a Bisanzio.
Moskau: “Moskowiter-Code” statt Hinterzimmer-Dialoge « Angst vor Folter ist keine Phobie
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