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    Predefinito Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen “Sarkozy troppo a sinistra”



    L'INTERVISTA

    Le Pen non perdona il presidente
    «Punito per il flirt con la sinistra»


    «Nicolas non è un uomo d'azione, si limita a scimmiottare Mussolini»


    DAL NOSTRO INVIATO

    PARIGI — «Quando ancora ci parlavamo, un giorno Nicolas Sarkozy mi disse, a tu per tu: "Quello che faccio, lo faccio per la forza della passione. Quando le cose cambiano, cambio anch'io e faccio altro". Ora le cose sono cambiate. È presto per fare previsioni, ma da qui al 2012 non potranno che peggiorare ancora. La situazione della Francia e dell'Europa è grave. Se Sarkozy era sincero, e credo proprio lo fosse, nel 2012 non si ripresenterà». Jean-Marie Le Pen, 81 anni, è appena atterrato all'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, di ritorno da Nizza, dov'era candidato alla presidenza della Regione contro socialisti e sarkozisti. Fa notare scherzando che il suo risultato — 22,9% — è sopra il 22,2% che sua figlia Marine, classe 1968, ha strappato al capo opposto della Francia, il Nord-Pas de Calais. Il momento della successione non è ancora venuto. Anche se, quando parla della figlia, il leader dell'estrema destra si inorgoglisce quasi alle lacrime: «Sono così fiero di lei. Al Nord, nella zona più impoverite del Paese, ha fatto campagna nelle taverne e nei bistrot, in mezzo agli ultimi, ai pensionati, ai giovani senza lavoro, che la adorano. Marine è una vera femmina, e un vero uomo politico». Quando verrà il momento di sua figlia, Le Pen? «Non c'è fretta. Queste elezioni hanno confermato che sono praticamente immortale...».

    Le presidenziali 2007 sembravano aver segnato la scomparsa politica del Fronte nazionale e del suo fondatore. Sarkozy aveva recuperato buona parte dei voti persi a destra da Chirac, sulla linea della fermezza verso l'immigrazione e la delinquenza, financo con un linguaggio sbrigativo gradito alle fasce più conservatrici. «Il punto è che il presidente si è fermato al linguaggio — dice Le Pen —. Ha usato un tono e una postura da uomo d'azione, ma non ha fatto nulla per riportare l'ordine alle frontiere, nelle banlieue, nelle scuole. La sua energia è tutta verbale, la sua frenesia si avvita su se stessa. Ricorda quei soldati omerici che urlano i peggiori insulti e non si battono mai. Si limita a serrare i pugni, protendere il mento, assumere pose alla Mussolini». Detto da lei, Le Pen, dovrebbe essere un complimento. «Io? A parte il fatto che per me Mussolini è un ex socialista, voi in Italia non avete ancora capito chi sono davvero. Il Fronte nazionale ha fatto eleggere arabi, ebrei, neri. Io non sono un razzista. Sono un nazionalista francese». Che ha avuto parole inaccettabili sulle camere a gas. «Ancora con questa storia? Le élite europee sono ossessionate dalla seconda guerra mondiale. Io abito nel futuro. E il futuro appartiene alle destre nazionali e patriottiche, non ai Sarkozy». Quel che Le Pen rimprovera al presidente è di essersi presentato come il campione della «destra senza complessi», per poi lasciarsi irretire dalla sinistra.

    «Appena si libera un posto, lo dà a un socialista. Nel 2007 aveva avuto una vittoria totale, e si è creato una coabitazione volontaria con i suoi avversari: un masochista. Il massimo è stato il matrimonio con Carla Bruni, che veniva da un ambiente mondano e gauchiste. Oltretutto la loro unione va male, anche se i giornali francesi scrivono il contrario. È una coppia di potere; quando tra poco il potere non ci sarà più, non ci sarà più neppure la coppia». Un tempo, Le Pen non parlava di Sarkozy in questo modo. «È vero, abbiamo avuto un buon rapporto, prima che lui cambiasse. Forse è stata una fortuna: il periodo in cui eravamo vicini è coinciso con il mio minimo storico alle elezioni. Ma non ho mai creduto di essere alla fine. Ho visto Defferre arrivare al 90% a Marsiglia, per poi venire eliminato al primo turno delle presidenziali. Ho visto i gollisti al 3%, due anni prima che de Gaulle tornasse al potere. Oggi assisto al tramonto di Bayrou. La prossima volta tocca a Cohn-Bendit e ai Verdi: non durano. I socialisti cantano vittoria ma dimenticano che un elettore su due non ha votato. Noi nei sondaggi siamo sempre bassi, perché se dici che voti Front National come minimo ti mandano l'ispettore delle tasse. Stavolta erano proprio manipolati: a Parigi ci davano al 4 e siamo al 9, a Tolosa all'8 e siamo al 19. Le banche non ci fanno credito: ci sono eletti che hanno fatto campagna con 30 mila euro. Le élite ci vorrebbero morti; ma il voto di domenica è proprio contro le élite».

    A destra sarà mai possibile un accordo tra Le Pen e Sarkozy? «Sono loro che rifiutano di discutere con noi. Speravo che l'ostracismo fosse finito; invece continua, e oggi siamo più lontani che mai da questo Sarkozy inutilmente agitato. Anche se resta più simpatico di Chirac: un militante comunista, che vendeva l'Humanité la domenica mattina, divenuto presidente con i voti della destra; un enarca che ha gestito lo Stato francese proprio come un funzionario, per giunta infedele, attento ai propri interessi personali». In Italia è il momento della Lega. «Conosco Borghezio. Bossi non lo conosco e non abbiamo molto in comune. Lui vuole dividere il suo Paese, io la Francia la voglio salvare». Fini? «Ho orrore dei traditori. Pensare che gli salvai la vita, quando nell'87 andai al congresso di Sorrento per sostenerlo contro Rauti. Ora finge di non conoscermi». Berlusconi? «Mi è simpatico. Non nega se stesso, parla un linguaggio franco, non si è piegato alle forche caudine dell'ipocrisia. Ma non è un leader politico. È un miliardario che investe i suoi denari nella politica».

    Aldo Cazzullo
    23 marzo 2010

    Le Pen non perdona il presidente «Punito per il flirt con la sinistra» - Corriere della Sera


    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 27-05-10 alle 04:01

  2. #2
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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"

    E' un grande uomo e un grande politico su questo non ci piove, ha 81 anni ed è molto più giovanile ed energico della maggior parte dei ventenni attuali.

    L'unico neo è il suo nazionalismo da grandeur française ante litteram che io ritengo completamente fuori dalla storia, una storia oggi dettata dalle grandi potenze continentali. Per poter contare, per non subire ma essere protagonisti nel teatro internazionale, possiamo farlo solo come europei. Una ovvia visione ma priva di riscontri nell'attuale panorama politico.

    Pesa come un macigno l'assenza di un unico movimento europeista identitario presenti nei vari stati europei che imprima con con nuove ed decisive priorità una scena politica obsoleta, legata a superati schemi destra-sinistra inutili alla battaglia che si intravede all'orizzonte, una battaglia che ogni europeo sarà costretto a combattere per la sopravvivenza sua e della propria Civiltà.
    Ultima modifica di carlomartello; 10-01-11 alle 07:16

  3. #3
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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"

    GRANDE POLITICO
    Ultima modifica di carlomartello; 10-01-11 alle 07:16
    uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!

  4. #4
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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"

    Indubbiamente un grande politico nonostante certe sue "pecche", come l'attaccamento al concetto di Stato-nazione contro l'Europa, sicuramente visti i risultati (ancora) l'unica alternativa alla finta-destra francese cosmopolita dell'Ump (zavorrata di socialisti).

    A proposito di socialisti, interessante e sicuramente da segnalare a livello locale il successo di Georges Frêche (40% nel Midi), soprannominato il "Le Pen di sinistra" (anche se ricorda vagamente più Borghezio :sofico per il suo populismo e le sue dichiarazioni anti-immigrati, è stato espulso dal Partito Socialista e ha fondato una propria lista di carattere localista:



    La vendetta dell'ex socialista «leghista»

    A MONTPELLIER VINCE IL LEADER ANTI PARIGI


    Nel Midi le regionali francesi segnano il trionfo di un ex socialista, appena cacciato dal suo partito e divenuto il portabandiera delle autonomie locali contro il centralismo nazionale. Il focoso personaggio si chiama Georges Frêche, ha 71 anni ed è stato espulso dal Ps per aver utilizzato espressioni sospettabili di xenofobia e di razzismo. Prima se l'è presa con gli immigrati algerini e poi con l'ex primo ministro Laurent Fabius, a cui ha rivolto un ambigua frase che può avere un significato antisemita. Il problema (per i socialisti) è che Frêche non è un militante qualsiasi. È un autentico boss politico di Montpellier (di cui è stato sindaco dal 1977 al 2004) e della regione Linguadoca-Rossiglione, di cui è presidente dal 2004. Il suo potere locale è vasto, al punto che la stampa parla spesso del «sistema-Frêche». In occasione di queste regionali i socialisti, dopo avere cacciato Frêche, gli hanno presentato contro una loro lista. Il risultato è clamoroso: la «lista civica» di Frêche (composta da socialisti espulsi dal partito) è arrivata in testa al primo turno con un risultato vicino al 40 per cento, mentre la lista socialista, essendo sotto il 10 per cento, non può rimanere in competizione al secondo turno. Il successo di Frêche è anche frutto della carta autonomista, da lui giocata con abilità contro quella che definisce «l'arroganza parigina».

    tratto da Panorama del 25 marzo 2010

    P.S.
    Manfr... :sofico:


    carlomartello
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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"



    Le Pen nei parà in Algeria, decorato dal Generale Massu


    «Così Le Pen ci ha torturato» Nuove accuse dall' Algeria

    di Nava Massimo
    CORRIERE DELLA SERA


    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI - Scariche elettriche, acqua salata sulle ferite, asciugamani bagnati e premuti sulla bocca. Quattro algerini raccontano le torture subite durante la guerra per l' indipendenza e accusano un giovane sottotenente dei paracadutisti francesi, Jean Marie Le Pen, all' epoca dei fatti (gennaio-marzo 1957), già deputato all' Assemblea Nazionale. Le vittime sono state rintracciate ad Algeri da Le Monde che, nell' edizione di ieri, pubblica le loro testimonianze. Si tratta di un professore di economia in pensione, di un operaio e di due ex militanti del FLN i quali sostengono di aver riconosciuto Le Pen nell' ufficiale dell' esercito che, durante la notte, si era presentato nelle loro abitazioni al comando di una ventina di uomini. «Ho ancora nelle orecchie la sua voce - ha detto uno dei testimoni, Abdelkader Ammour - che incitava i commilitoni a continuare». In un' intervista alla televisione, Le Pen ha definito fantasia e deliranti farneticazioni le notizie di Le Monde e ha annunciato querele, ritenendo l' attacco del giornale un incitamento al linciaggio. Le accuse sul passato algerino non sono una novità e riaffiorano ogni volta che il leader dell' estrema destra risale alla ribalta della vita politica. Negli anni scorsi la partecipazione ad azioni di tortura è stata al centro di cause giudiziarie che il leader del Fronte Nazionale ha perso : contro l' ex primo ministro Michel Rochard, socialista, e contro lo storico Pierre Vidal-Naquest. Ma è la prima volta che la sua responsabilità viene documentata da testimonianze pubbliche e dirette. Ad attenuare la posizione di Le Pen interviene, sullo stesso giornale, il generale Paul Aussaresses, l' ufficiale che l' anno scorso, con un libro di memorie, rivelò il sistematico ricorso alla tortura da parte dell' esercito francese. Aussaresses, che secondo le testimonianze avrebbe agito in compagnia di Le Pen, ha ammesso di aver incontrato il leader del Fronte Nazionale, ma in circostanze diverse. «Il problema Le Pen - ha aggiunto il generale - era l' alcol, nelle ore di libera uscita». Condannato ad una semplice ammenda per apologia della tortura, il generale ha alzato il velo sul capitolo più imbarazzante della storia della Francia coloniale. Le Pen smentisce le torture, Aussaresses ne sostiene l' utilità nel contesto della lotta al terrorismo algerino, ma entrambi rivendicano l' impegno patriottico che considerano «tradito» dalla Francia gollista e dalla più recente storiografia. Le rivelazioni a carico di Le Pen giungono alla vigilia del primo turno delle elezioni legislative ed è difficile non vedere la coincidenza. Dopo lo choc della presidenziali e il trionfo di Chirac, la Francia sembra essersi seduta su ritrovate certezze democratiche e sembra più preoccupata dallo stato di salute del campione nazionale, Zinedine Zidane. Ma il fenomeno Le Pen non si è esaurito con le presidenziali e potrebbe riservare altre sorprese. Due francesi su tre lo considerano un pericolo per la democrazia, ma una percentuale ondivaga e comunque alta aderisce allo «spirito lepenista». Massimo Nava

    «Così Le Pen ci ha torturato» Nuove accuse dall' Algeria


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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"



    L' INTERVISTA

    Il generale Massu cerca il nuovo de Gaulle

    di Ulderico Munzi
    CORRIERE DELLA SERA 19 marzo 1993

    Jacques Massu, 80 anni, che fu anche consultato da De Gaulle nel maggio 1968 durante la rivolta degli studenti, parla del gollismo e del suo fondatore


    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI. Il generale Jacques Massu vive lucidamente il suo riposo del guerriero. A 80 anni cavalca e va a caccia nelle sue terre. Perche' disturbarlo con una telefonata e farlo parlare del gollismo e del suo fondatore? Perche' Massu incarna il mito di una certa Francia: la liberazione di Parigi con la leggendaria seconda divisione blindata di Leclerc, la guerra d' Indocina, la battaglia di Algeri e poi, nel maggio Sessantotto, quelle terribili ore di Baden Baden, quando comandava le forze francesi in Germania. Charles de Gaulle, angosciato dalla rivolta studentesca, scomparve dall' Eliseo e ando' da lui a chiedergli consiglio: "Voleva solo riflettere . rievoca Massu . e conosceva la mia franchezza della quale, del resto, gli avevo dato prova durante la guerra di Algeria. Parlai con durezza e gli dissi che era meglio farsi uccidere a Parigi piuttosto che restare accanto a me. Lui capi' ". Non chiese l' intervento dei suoi soldati per domare il ' 68? "No. Tutti hanno creduto a questa balla. Il ' 68 si doveva spegnere come un cerino. De Gaulle disse, piu' tardi, a mia moglie: "Madame, la Provvidenza mi ha mandato da Massu". De Gaulle era un soldato, ma anche un intellettuale e, come intellettuale, talvolta dubitava". Massu e' una figura del "gollismo eroico", forse dimenticata: "Io e la politica . dice . siamo su due fronti opposti". E come vive questo momento? "Ho paura per i nostri giovani". E cosa pensa dei partiti? "Ci sono, c' e' una Costituzione ed io, da buon soldato, votero' ". E per chi votera' , mon ge' ne' ral? "Mi auguro una vittoria di Chirac e che un nuovo governo riaggiusti quello che e' stato sfasciato. Dovra' lavorare duramente". Ma lei pensa che Chirac sia un vero gollista o, meglio, il vero erede del gollismo? "Si presenta con questa etichetta. Non lo conosco a fondo. Incontro Chirac ogni anno perche' invita i Compagnons de la Libe' ration nel palazzo della municipalita' di Parigi. Mitterrand, invece, l' ho visto solo due volte durante le cerimonie commemorative della "Deuxie' me Division Blinde' e." Guardandolo, in tribuna, mi dava l' impressione di un uomo fragile. E mi sono chiesto come diavolo facesse a reggere tutte quelle sue responsabilita' . Il potere gli deve dare un' energia formidabile". Ma non ha espresso un giudizio su Chirac, generale. "Diciamo che ormai s' e' fatto un' esperienza, e' maturato. Ma si ricordi che de Gaulle diceva: dopo di me tutti si diranno gollisti. Non ci credeva molto neanche lui. E poi non bisogna dare troppo importanza alla definizione". E se De Gaulle fosse ancora vivo, come agirebbe? "Intanto, le cose non sarebbero arrivate a questo punto. E per parlare dell' Europa, si sarebbe battuto perche' non si costruisse una comunita' puramente mercantile, ma una comunita' che tenesse conto dei valori umanistici e morali. Avrebbe osservato il divenire dell' Europa dall' alto, com' era il suo stile. Lui guardava dall' alto anche la Francia. E' molto difficile mettersi nei panni di un personaggio come de Gaulle che aveva una cultura superiore a quella di chi lo serviva. Il generale ci avrebbe sicuramente evitato i guai che ci ha procurato il socialismo". E come avrebbe reagito agli scandali finanziari di alcuni uomini politici? "Non ci avrebbero neanche provato. Venendo dall' alto, la condotta esemplare di de Gaulle li avrebbe cristallizzati nell' onesta' . Era un uomo cosi' integro da raggelare il sangue e, quindi, le cattive intenzioni". I francesi, che lo hanno tradito nel ' 69, voterebbero oggi per lui? "Questa e' un' ipotesi del tutto irreale. Comunque, con il vento che tira, una grande maggioranza voterebbe per lui. Alla Francia manca un de Gaulle. Si era identificato con la nazione a partire dal 1940. In verita' e' stato tradito due volte, nel 1946 e nel 1969. De Gaulle ha marcato il secolo. Dopo di lui, vedo un solo uomo: Giovanni Paolo Secondo". Manca un de Gaulle, lei dice. Ma dove potremmo trovarlo? "Forse l' embrione di un de Gaulle e' tra i giovani. Aspettiamo il Duemila. Lei mi faceva il paragone con Chirac. Oggi, abbiamo Chirac. Potrebbe essere un buon presidente, un presidente solido. E non mi faccia dire: beati gli orbi nella terra dei ciechi. Ha visto gli altri candidati?".

    il generale Massu cerca il nuovo de Gaulle e vota Chirac


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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"



    Elezioni amministrative in Francia: una mina chiamata Marine

    di Alberto Toscano
    PANORAMA


    Teoricamente il suo mestiere è quello di avvocato. In realtà Marine Le Pen, classe 1968, è il nuovo leader dell’estrema destra francese, rifondata molto tempo fa da suo padre Jean-Marie, ormai incamminato verso gli 81 anni. La bionda e polposa Marine sta tentando con qualche successo di togliere il Front national (Fn, il partito creato da papà nel 1972) dall’angolino in cui è stato spinto da Nicolas Sarkozy in occasione delle recenti campagne elettorali.

    Se nel 2002 Jean-Marie Le Pen era riuscito addirittura a qualificarsi per il ballottaggio presidenziale, nel 2007, in occasione della successiva consultazione per l’Eliseo, il candidato del centrodestra Sarkozy gli ha succhiato già al primo turno una gran quantità di voti, impossessandosi del principale argomento propagandistico dell’estrema destra: la lotta all’immigrazione.

    Ecco allora Marine Le Pen, il cui incarico ufficiale è quello di vicepresidente del Fn con responsabilità esecutive (una sorta di «badante politica» del padre), partire lancia in resta contro il capo dello stato, che sogna di spolpare l’estrema destra un po’ come, sull’altro fronte, il socialista François Mitterrand fece trent’anni fa col Partito comunista.

    L’autunno scorso la grintosa Marine ha lanciato contro l’Eliseo due frecce al curaro. Intervenendo il 5 ottobre alla trasmissione Mots croisés, sul canale televisivo pubblico France 2, la leader del Fn ha accusato il ministro della Cultura Frédéric Mitterrand di avere praticato il turismo sessuale e di avere «pagato ragazzini thailandesi» in cambio delle loro prestazioni. Al di là della vicenda (il ministro ha sempre ammesso d’avere avuto relazioni omosessuali, tra l’altro in occasione di viaggi all’estero, affermando tuttavia che i partner erano consenzienti e maggiorenni), Marine Le Pen ha voluto colpire una certa forma di apertura sarkozysta verso sinistra e verso taluni ambienti intellettuali. Un’apertura impersonata appunto dall’ingresso al governo del nipote di François Mitterrand.

    Il secondo colpo è partito quando Sarkozy ha messo in pista il figlio secondogenito Jean, 23 anni, per farlo diventare il nuovo presidente dell’ente pubblico che controlla il quartiere degli affari parigino della Défense e che va sotto il nome di Epad (Établissement public pour l’aménagement de la région de la Défense). Una delle più succulente «vacche da latte» della politica transalpina.

    Così, dopo avere accusato Frédéric Mitterrand di «turismo sessuale» e Sarkozy di apertura a sinistra, Marine Le Pen ha cominciato a dire che la Francia è ormai gestita in modo «monarchico». La marcia indietro dell’Eliseo (che, dopo uno tsunami di critiche da ogni parte politica, ha dovuto rinunciare alla promozione del giovane Jean) è stata interpretata da Marine Le Pen come un proprio successo.

    Adesso mancano solo poche settimane alle regionali di marzo. Sarkozy e il suo partito (l’Ump, Union pour un mouvement populaire) rifiutano assolutamente ogni forma d’intesa con l’estrema destra, tuttavia quest’ultima potrebbe mostrarsi in rimonta dopo quattro anni di batoste.
    Alla fine i beneficiari potrebbero essere paradossalmente i socialisti, che sperano di approfittare (come altre volte è accaduto in passato) della guerra tra centrodestra e Front national.

    Elezioni amministrative in Francia: una mina chiamata Marine - Mondo - Panorama.it


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  8. #8
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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"

    Francia, l'estrema destra volta pagina. Le Pen cede la guida del Front National



    Francia, l'estrema destra volta pagina Le Pen cede la guida del Front national - LASTAMPA.it

    PARIGI - Si volta una pagina nella storia politica francese: Jean-Marie Le Pen, la figura di riferimento dell’estrema destra transalpina, ha annunciato ieri che cederà la guida del partito, il Front national (FN), a metà gennaio del 2011, quando si svolgerà il prossimo congresso. Nella corsa alla successione, la figlia, Marine, figura come favorita. «Non sarò candidato alla guida della formazione politica che ho fondato 38 anni fa», ha annunciato Le Pen, 81 anni, al termine di una riunione del partito a Nanterre, nei pressi di Parigi.

    Nei giorni scorsi Le Pen aveva già escluso la sua candidatura alle presidenziali del 2012. Eletto per la prima volta deputato nel 1956, durante la IV Repubblica, Le Pen è stato candidato per 5 volte alle presidenziali. Ha fondato il Front national nel 1972 e il suo partito, a metà degli anni Ottanta, ha guadagnato ampi consensi, in particolare sul tema della lotta all’immigrazione.

    Nel 2002 Le Pen raggiunse l’apice della gloria, qualificandosi al secondo turno delle presidenziali di fronte al presidente uscente Jacques Chirac, dopo aver scavalcato il candidato socialista Lionel Jospin al primo turno. «Non ho rimpianti. Non ho neppure rimorsi, tanto meno mi sono ricreduto su qualcosa», ha assicurato ieri Le Pen rivolgendosi ai giornalisti.

    Nell’annunciare, pochi giorni fa, di non voler correre per l’Eliseo, Le Pen non aveva voluto assolutamente esprimere alcuna preferenza per il suo successore: se la figlia Marine Le Pen o il suo braccio destro, Bruno Gollnisch, entrambi vicepresidente dell’Fn. «Saranno gli iscritti a dover scegliere», aveva concluso.
    Ultima modifica di carlomartello; 10-01-11 alle 07:18
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  9. #9
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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen “Sarkò ha sbandato a sinistra”

    Traduciamo e riproponiamo l'ultimo discorso di Jean-Marie Le Pen all'Europarlamento, durante la Presidenza Sarkozy. Il Leone di Francia non fu più fatto parlare da allora.




    Signor Presidente,

    Siete attualmente in carica per i prossimi sei mesi, in questa posizione di rotazione e di breve durata, come presidente dell'Unione europea.

    Contrariamente alla maggioranza degli elettori francesi, vi siete rivelato come europeista zelante, osando anche reintrodurre (sotto un formato appena cambiato del Trattato di Lisbona) la Costituzione che gli olandesi, assieme ai francesi, hanno rifiutato nel 2005.

    Il vostro progetto di re-introdurre il Trattato di Lisbona è fallito di nuovo, perché è inciampato sulla volontà del popolo irlandese. Perciò, è nullo e non attuato, nonostante tutte le manovre per cercare di imporre la volontà della camarilla euro-internazionalista sui popoli europei.

    Come giovane deputato, ho votato nel 1957 contro il Trattato di Roma, che fu la prima tappa di un processo che mira a condurre, secondo i suoi promotori: Monnet e Coudenhove-kalergi fra altri, agli Stati Uniti dell'Europa.

    Tenuto conto che questa Torre di Babele poteva essere costruita solamente sulle macerie delle nazioni ed innanzitutto del mio paese d'origine la Francia, io sono stato sin da allora il suo avversario deciso. Si dice che la globalizzazione comporta dappertutto cambiamenti fondamentali ai quali noi dobbiamo assoggettarci.

    Ma la verità è che, nel mondo, le nazioni sono sempre più forti, sostenute da patriottismo entusiastico, eccetto in un luogo, l'Europa, dove nazioni e patrie sono svendute, smontate, demoralizzate per il profitto di un progetto senza potere, senza l'identità, mentre le onde migratorie straniere gradualmente l'invadono e che con l'apertura delle nostre frontiere economiche, offre la concorrenza spietata del resto del mondo.

    Nessuna delle promesse fatte (affinché gli Europei accettassero la perdita della loro indipendenza, della sovranità, della loro identità, della loro cultura) sono state mantenute - né la crescita economica, né l'occupazione, né la prosperità, né la sicurezza. Ed è l'angoscia che prevale all'inizio della prossima crisi sistemica: energia, cibo e crollo finanziario. A quel punto, è vero la giostra dei media continuerà a girare, ieri, il torneo europeo di calcio, tennis al Roland Garros, domani i giochi olimpici di Pechino e oggi la saga miracolosa di un'icona: Ingrid che ride, che piange, che prega, che va e viene dal vostro braccio fraterno.

    Nel vostro desiderio di essere il Libertador, sono stati indotti i negoziati con i terroristi delle FARC. Ma né lei, né il signor Chavez avete liberato il senatore colombiano signora Betancourt. È stato il Presidente Uribe, che con tenacia, contro la mobilitazione generale del mondo progressista, ha guadagnato una vittoria decisiva contro il terrorismo criminale.

    Avete moltiplicato gli approcci per negoziare invano e avete anche invitato terroristi comunisti delle FARC pentiti a beneficiare di asilo in Francia, allo scopo di proteggerli da chi? Dal democratico Uribe! A questo punto, perché non i talebani, l'Hezbollah, le Tigri Tamil? Siete come l'anfisibena caro a Césaire.

    Non dubitatene signor Presidente, tutto il vostro talento di regista mediatico non basterà a scongiurare i pericoli che si annunciano imminenti e che dovrete affrontare prima della fine dell'anno. La vostra Europa è un vascello alla deriva, battuto dal vento e dalle onde. E' l'unica regione al mondo ad aver smantellato deliberatamente le sue strutture politiche e morali.

    Senza confini, a poco a poco invasa da una immigrazione di massa che è solo al suo inizio, economicamente rovinata dall'ultra-liberismo, socialmente impoverita, demograficamente indebolita, senza spirito e forze di difesa. Nel migliore dei casi, cadrà sotto il protettorato americano, nel peggiore diventerà una schiava della dhimmitudine.

    Ora è arrivato tempo di rinunciare alla mortale illusione della federazione e di costruire un'Europa delle nazioni, unite in alleanze concrete, probabilmente più modesta, ma più efficace.

    Entrambi i fallimenti, la Costituzione e il Trattato, devono servire come avvertimento. I popoli europei non sono disposti a questi progetti. Non accettano il congedo perché non vogliono morire.

    Jean-Marie Le Pen


    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 10-01-11 alle 07:20

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    Predefinito Rif: Il ritorno in Francia della Destra di Le Pen "Sarko ha sbandato a sinistra"

    Grande discorso.
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