User Tag List

Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    Forumista
    Data Registrazione
    05 Aug 2009
    Località
    Mondo
    Messaggi
    313
     Likes dati
    1
     Like avuti
    23
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    Crediamo che, nonostante tutto, esista ancora un Italia sana, che crede e si vuole battere – come i giovani patrioti del 1848 - per una Nazione libera, laica, tollerante e RISPETTOSA delle regole. Non pretendiamo di essere una maggioranza, ma rivendichiamo il diritto di batterci per la difesa delle grandi conquiste del risorgimento nazionale



    IN RICORDO DI MAZZINI E DEI PATRIOTI DEL 1848 PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE
    Ultima modifica di euromed; 10-03-10 alle 11:12 Motivo: correzione

  2. #2
    repubblicano perciò di Sx
    Data Registrazione
    02 Apr 2009
    Località
    dove il dubbio è impossibile la certezza è sempre eguale
    Messaggi
    12,169
     Likes dati
    17
     Like avuti
    73
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    mancanza di senso dello stato, clericalismo, separatismo, vanno sempre più a braccetto e trovano in una distorta visione del Risorgimento il loro terreno d'incontro. Ricordare assieme a Mazzini anche le cinque giornate di Milano ,come fa il bell'articolo riportato, ma anche , mi permetto di aggiungere, la Repubblica Romana e l'insurrezione di Venezia , è un modo anche per ricordare che Mazzini non fu semplicemente una voce clamante nel deserto e che il popolo fu a favore del Risorgimento molto di più di quanto oggi si vorrebbe far credere.
    Colgo l'occasione di esprimere il mio dissenso dall'idea di alcuni amici mazziniani di trasportare la salma di Mazzini da Staglieno al Pantheon. E qesto mio rifiuto non non è solo perchè Mazzini non può essere posto accanto al re che sulla folla faceva sparare. Staglieno ha rappresentato nel corso degli anni, l'altra Italia alla quale uomini di speranza e di libertà hanno spesso guardato ( ho già avuto modo di ricordare il presidente Wilson che prima di andare a Roma a salutare il re, che il protocollo imporrebbe come primo impegno della sua presenza in Italia, vuol esoffermarsi a Staglieno ad onorare più che un esempio un maestro).
    Ed oggi , come ieri, il repubblicanesimo non può che rappresentrare l'altra Italia rispetto all'arroganza del potere e, come ricorda l'articolo, l'esaltazione dell'avere dei più.
    Ultima modifica di edera rossa; 10-03-10 alle 16:54
    "E' decretato che ogni uomo il quale s'accosta alla setta dei moderati debba smarrire a un tratto senso morale e dignità di coscienza?" G. Mazzini

    http://www.novefebbraio.it/

  3. #3
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    23 Oct 2009
    Messaggi
    9,385
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    la voce repubblicana per il 138 esimo anniversario ha pubblicato una serie di articoli su mazzini questo il prjmo

    Mazzini sempre dalla parte del progresso
    di r.b.

    A distanza di 138 anni dal 10 marzo del 1872, data in cui morì Giuseppe Mazzini, il principale problema di cui occuparsi sono le ricostruzioni storiografiche, non l’eventuale applicazione politica del pensiero mazziniano. Paolo Mieli, che rende un omaggio avvincente a Giuseppe Mazzini sul “Corriere della Sera”, richiama alcune questioni specifiche sulle quali occorre procedere con molta cautela. Ad esempio, Paolo Belardelli, nel suo prossimo libro dedicato all’Apostolo (il prossimo 8 aprile in libreria), sembrerebbe convinto che la condanna mazziniana della Comune parigina evidenziasse “la portata conservatrice del suo pensiero”. Mieli accetta pacificamente questo giudizio che in fondo completa quello ancor più noto di Pierre Milza, secondo il quale Mazzini è “profeta di un’idea nazionale imperialistica”. Pierre Milza crediamo non abbia mai letto Mazzini, Belardelli semplicemente si sbaglia. Perché l’opposizione di Mazzini alla Comune parigina, indipendentemente dal fatto che si voglia dare a Mazzini torto o ragione, nasce da un immediato riflesso progressista. Mazzini da una parte è convinto che la Comune sia un vulnus allo Stato nazionale conquistato dalla Francia; e teme che, se l’esperimento avesse avuto successo, quel paese sarebbe precipitato in uno stato prerivoluzionario. Dall’altra ritiene l’impostazione dittatoriale del governo comunardo un vulnus democratico. E’ vero che una tradizione comune ritiene che socialismo e comunismo rappresentino il progresso contro la conservazione. Ma Mazzini sosteneva, al contrario, che l’abolizione della proprietà privata, sostenuta dalla Comune parigina, avrebbe segnato il maggior regresso sociale possibile e immaginabile perché, senza proprietà privata, non c’è sviluppo economico possibile. Intendere la contrapposizione al socialismo e al comunismo di Mazzini come un segno di pensiero conservatore, a noi sembra quasi un insulto all’evoluzione della storia più che alla memoria del fondatore della Giovine Italia.
    E su questo bisogna stare molto attenti, perché Mieli, a ragione, ricorda la fascinazione mazziniana sulla cultura politica italiana dei primi del ‘900: Mussolini, Nenni, Togliatti. Tolto quest’ultimo – ci risulta pubblicamente il contrario – sugli altri due Mieli non sbaglia, e in particolare sul fascismo mazziniano. Balbo, Grandi, Bottai e moltissimi altri. Però, a differenza di tutti costoro, l’imperialismo mazziniano, che tanto scandalizza Pierre Milza, non deriva, come crede il francese, da un riferimento all’antica Roma ma, al contrario, da un riferimento al colonialismo britannico. Mazzini, buon ospite della corona di Sua maestà, riconosce volentieri gli elementi di progresso che l’impero diffondeva nel mondo non civilizzato. Anche su questo si può discutere, ovviamente, ma Mazzini sosteneva il progresso che il paese più civilizzato al mondo aveva portato a quelli più arretrati. Per cui mai ci sentiremmo di definire il pensiero di Mazzini “conservatore”, e per nessuna ragione. Lo stesso fenomeno fascista ha una sua appendice rivoluzionaria ed è su questa che faceva breccia il mazzinianesimo. Vorremmo far notare che, nel momento in cui il regime mussoliniano tocca l’apogeo, dopo la conquista di Addis Abeba, il mazziniano Italo Balbo suggerisce al duce di ripristinare il libero voto democratico.
    Veniamo ora invece ad un altro aspetto dell’articolo di Mieli, quello per il quale Mazzini viene descritto come “un fallito di genio”, formula sicuramente suggestiva. Purtroppo il fallimento viene sottolineato dall’autore in maniera più convinta di quanto si possa riconoscerne il genio. Mieli, per tenersi sopra la mischia, ricorda il giudizio di Cattaneo in proposito: “Reputava (Mazzini) vittorie anche le sconfitte, purché si combattesse”. E questo è ottimo. Solo che poi Cattaneo aggiungeva come questa dottrina mazziniana del martirio fosse fondata sulla ostinata volontà di sacrificare “li uomini coraggiosi a progetti intempestivi ed assurdi”. Ora possiamo contare tutte le imprese militari sostenute da Mazzini come contrassegnate dall’insuccesso, dai fratelli Bandiera a Carlo Pisacane, e molte altre. Però Mieli si dimentica che il successo di Garibaldi in Sicilia nasce dai moti mazziniani, senza i quali l’Eroe dei due mondi neppure sarebbe partito per l’isola. Per cui staremmo molto attenti a considerare Mazzini un fallito perché, una volta innescata la miccia, il barile è esploso, e si è visto. E’ vero, verissimo invece, che Mazzini, come scrive Mieli, morì “senza essersi riconciliato con quello Stato italiano che grazie anche, o forse soprattutto a lui, era nato”. Però questo non è solo il problema del Risorgimento incompiuto, ma di una unità nazionale che convince sempre di meno nelle formule politiche che sono state adottate da allora ad oggi.
    .
    Ultima modifica di kid; 26-03-10 alle 14:51

  4. #4
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    23 Oct 2009
    Messaggi
    9,385
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    1l 18 marzo una lettera di un giovane della toscana sull'articolo precedente a cui rispondeva in nota rb

    Vi scrivo dopo aver letto l’articolo Mazzini sempre dalla parte del progresso, che avete pubblicato venerdì 12 marzo in risposta ad un editoriale di Paolo Mieli apparso sul “Corriere della Sera” il giorno precedente. Nel vostro pezzo si cerca di confutare quanto scritto da Mieli riguardo il presunto conservatorismo del pensiero mazziniano. Gli argomenti che r.b., autore dell’articolo da voi pubblicato, utilizza per dimostrare l’estraneità di Mazzini al pensiero conservatore e la sua battaglia a favore degli ideali di progresso mi sembrano assolutamente validi e storicamente fondati, tranne quando tratta il tema relativo alle simpatie colonialiste del patriota genovese. r. b. scrive che “l’imperialismo mazziniano (…) non deriva (…) da un riferimento all’antica Roma ma, al contrario, da un riferimento al colonialismo britannico. Mazzini, buon ospite della corona di sua maestà, riconosce volentieri gli elementi di progresso che l’impero diffondeva nel mondo non civilizzato. (…) Mazzini sosteneva il progresso che il paese più civilizzato al mondo aveva portato a quelli più arretrati. Per cui mai ci sentiremmo di definire il pensiero di Mazzini ‘conservatore’, e per nessuna ragione”. Questa interpretazione, però, è smentita da quanto ha affermato Andrea Giardina nel volume dedicato al Mito di Roma. Da Carlo Magno a Mussolini, scritto insieme a Andrè Vauchez e pubblicato da Laterza nel 2000. Secondo Giardina, Mazzini avrebbe sostenuto un’idea di colonialismo fondata sul mito della romanità. Per dimostrare la fondatezza della sua tesi lo storico riporta a pagina 196 del libro una dichiarazione che il patriota fece nel 1870: “Come Marocco spetta alla Penisola Iberica e l’Algeria alla Francia, Tunisi, chiave del Mediterraneo centrale (…) spetta visibilmente all’Italia. Tunisi, Tripoli e la Cirenaica formano parte (…) di quella zona Africana che appartiene veramente fino all’Atlante al sistema Europeo. E sulle cime dell’Atlante sventolò la bandiera di Roma quando, rovesciata Cartagine, il Mediterraneo si chiamò Mare nostro. Fummo padroni, fino al V secolo, di tutta quella regione. Oggi i Francesi l’adocchiano e l’avranno tra non molto se noi non l’abbiamo”. Quella di Mazzini all’epoca non rappresentava certo una posizione isolata all’interno del patriottismo italiano. Per capire questa trasformazione in senso imperialista del nazionalismo italiano postunitario risulta sintomatico anche il caso di Cesare Correnti, che tra il 1873 ed il 1879, come presidente della Società Geografica Italiana, riuscì a promuovere una grande spedizione in Africa orientale, allo Scioà, guidata dal famoso esploratore Orazio Antinori, ed un'altra spedizione minore in Tunisia. Tali iniziative non erano rivolte solo allo studio e all’esplorazione geografica dei luoghi, ma, come emerge chiaramente dalle dichiarazioni di Correnti, erano motivate da interessi prettamente politici. Correnti dichiara, infatti, non sembrargli sufficiente che la spedizione di Antinori si limitasse ad esplorare, perché era invece tempo di andare in quelle terre con la forza delle armi e “rendere temuta la nostra bandiera! Solo a questo patto l’Italia sarà qualche cosa”. Nel clima dell’epoca, a personaggi che erano stati dinamici fautori della nostra libertà nazionale come Mazzini e Correnti, sembrava normale ed auspicabile coronare la conquistata libertà assoggettando altri popoli, senza preoccuparsi del sacrificio di vite umane o di dover distruggere antichissime civiltà. Dalla dichiarazione di Mazzini, in particolare, emerge anche la preoccupazione di restare indietro alle altre nazioni europee intente a suddividersi il continente africano. Nell’Europa degli imperialismi si pensava che l’Italia non avrebbe potuto essere una grande nazione senza possedere un impero. Spero che possiate pubblicare questa mia, in modo da avviare una doverosa riflessione sui limiti del liberalismo italiano, che non sempre ha saputo restare indifferente alle lusinghe del colonialismo.

    David Chiappuella, Coordinatore regionale Fgr Toscana

    Il fatto che Mazzini, ad unificazione avvenuta, giustifichi retoricamente il colonialismo italiano con i fasti dell’impero Romano, non dimostra una ideologia imperialista. Il problema politico di Mazzini, per tutta la sua esistenza, è il conseguimento dell’unità nazionale contro l’impero austriaco e la parcellizzazione degli stati italiani. Una lotta che non avviene in nome del tramontato splendore dell’impero romano. Mazzini, allora, sarebbe stato, prima di un imperialista, un nostalgico, ma in nome della libertà dei popoli europei. Non accorgersi di questa differenza porta ad un fraintendimento drammatico dell’azione politica di Mazzini.

    r. b.

  5. #5
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    23 Oct 2009
    Messaggi
    9,385
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    poi il 20 marzo

    Mazzini Rivoluzionario

    di Riccardo Bruno

    Una serie di articoli che sono usciti sulla stampa in questa settimana, dedicati a Giuseppe Mazzini, anche in occasione dei centotrentotto anni dalla morte, dimostrano il ritrovato interesse per la figura politica di un protagonista del Risorgimento italiano. Ma anche una certa approssimazione. Così come alcuni libri di prossima uscita su alcuni aspetti dell’opera mazziniana, che meritano comunque un approfondimento particolare. Bisognerebbe sempre considerare che Mazzini non è un pensatore organico, un filosofo, o uno scienziato che dispensa un sistema completo da studiare nelle sue parti. Mazzini era un uomo interessato all’azione. Metternich lo descrisse come la personalità politica che fu maggiormente capace di creare problemi all’impero austroungarico.
    E c’è da dire che Metternich comprese - bene e rapidamente - Mazzini e il suo talento. Anche Friedrich Nietszche, che incontrò occasionalmente Mazzini in un viaggio in carrozza sulle Alpi svizzere, lo ricorda come un uomo che portava sul viso i segni di chi è interamente votato aalla causa rivoluzionaria. E Thomas Mann, nelle sue “Confessioni di un apolitico”, esprime perfettamente tutto l’odio della cultura dell’età guglielmina per un tale agitatore e sobillatore di folle. Può sembrare incredibile, ma c’è da dire che tedeschi e austriaci compresero, molto meglio degli italiani, Mazzini. Era una minaccia con cui dovettero fronteggiarsi.
    Gli italiani sono stati invece intenti a discutere se era più o meno moderno, se era affetto da tendenze imperialiste, se fosse un fallito di genio o meno. Di buono c’è che almeno si vogliono fare i conti con una personalità tanto complessa e importante per la storia europea, oltre che italiana. Possiamo ritenere che, nel marasma generale, si cerchino dei punti di riferimento, quando è evidente che quelli più usuali sono stati rimossi. Ad esempio colpisce che una giovane poetessa salita sul palco di Piazza del Popolo nella manifestazione del centrosinistra, abbia letto un brano di Mazzini davanti a centinaia di bandiere con la falce e il martello. Quello stesso Mazzini che giudicava il socialismo una società buona per i castori, non per gli uomini; e che i comunisti, ancora nel secolo scorso, consideravano comunemente un precursore del fascismo.
    Fa anche piacere sapere che lo scrittore Maggiani si sia entusiasmato per l’epopea risorgimentale tanto da volerla raccontare a teatro nelle sue performance rivolte a giovani studenti. Monsignor Bagnasco chiede che si insegni ai giovani il senso dello Stato. Si inizia con il ricordare loro Mazzini. Di tutto quello che abbiamo letto recentemente, l’articolo più convincente su Mazzini è uscito su “il Riformista”, a firma di Alessandro Leogrande. Leogrande ha scoperto la vocazione insurrezionale di Mazzini e la portata perentoria e apocalittica della stessa. Tanto da paragonarla a il “Manifesto” scritto da Marx ed Engels, anche se il “Manifesto” era scritto contro Mazzini. Rivoluzionari contro, per intenderci. Polemiche che erano già nate nel 1848, e che si intensificheranno con la costituzione a Londra nel 1851 di una specie di governo centrale della democrazia europea con lo scopo di dirigere le lotte dei partiti democratici nei vari paesi. Mazzini ne fece parte con Ruge, Ledru-Rollin e si trovò subito sotto gli strali di Marx.
    L’idea che chi si oppone al comunismo, al suo grande tentativo del secolo, la Comune parigina, non fosse un semplice reazionario o “un conservatore”, come scrive Belardelli nel suo ultimo libro, è qualcosa difficile da comprendere. Leogrande lo ha intuito. I conservatori erano liberali come Cavour, Tocqueville ministro di Napoleone Terzo; e poi Croce nel suo alveo idealista. Mazzini no, se non altro perché non aveva niente da conservare. Mazzini era un incendiario, più moderno di Marx, che aveva compreso il rapporto necessario allo sviluppo che correva fra capitale, lavoro e proprietà privata. Elimini l’ultima e non hai l’eguaglianza, ma la depressione economica e la dittatura. Chissà poi perché il “Dio e popolo” di Mazzini, come pure scrive Leogrande, dovrebbero far “sorridere”. I repubblicani statunitensi hanno conquistato la stessa visione; essere interpreti come popolo di un volere divino, senza bisogno di intermediazioni come la Chiesa o il partito, strutture che solo in quanto tali innestano un processo conservativo avversato da Mazzini.

  6. #6
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    23 Oct 2009
    Messaggi
    9,385
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    infine un articolo di Massimo Scioscioli il 25 marzo

    di Massimo Scioscioli

    Tutto possiamo conoscere della vita e del pensiero di Giuseppe Mazzini attraverso la lettura dei 116 volumi dell’Edizione Nazionale degli Scritti, nei quali sono stati stampati i suoi scritti politici e letterari, e oltre 10.000 sue lettere riguardanti vita pubblica e privata.
    Malgrado ciò egli rimane tuttora oggetto di incomprensioni e di travisamenti, in quanto sulla sua vicenda si sono accumulati, oltre a vari tentativi di appropriazione indebita, numerose strumentalizzazioni accompagnate da grossolane manipolazioni dei suoi testi che rendono difficile comprendere il senso di una vita vissuta, come avevano ben visto Nietzsche e Gandhi, in nome di un solo grande obiettivo: la realizzazione dell’unità nazionale italiana nel segno della democrazia e come primo passo verso l’unità dei popoli dell’Europa.
    Non può certamente essere annoverato tra le strumentalizzazioni l’articolo di Paolo Mieli recentemente apparso sul Corriere della Sera (“L’Italia di Mazzini. Un fallito di genio, 11 marzo 2010) quale anticipazione della biografia di Mazzini che Giovanni Belardelli si accinge a pubblicare per la collana Identità Italiana del Mulino.
    Lo scritto di Paolo Mieli si apre infatti con il significativo riconoscimento del ruolo decisivo svolto da Mazzini ai fini della realizzazione dell’unità nazionale italiana. Ad esso segue un altrettanto significativo richiamo al gelo che caratterizzò la seduta della Camera dei Deputati tenuta il giorno dopo la sua morte quando, dopo una sbrigativa approvazione di un ordine del giorno, fu impedito ai deputati di prendere la parola “nel timore che qualche frase potesse mettere in imbarazzo Vittorio Emanuele II o il governo”. Dopo meno di venti anni, ricorda ancora, forse con una punta di malizia, Mieli, questo atteggiamento mutò radicalmente, tanto che nel 1890 Umberto I, concedendo la propria “regia sanzione” alla decisione della stessa Camera dei Deputati che prevedeva l’erezione di un monumento a lui dedicato, decretava l’inserimento di Mazzini nel Panteon nazionale. E’ pur vero, aggiungiamo, che ci vollero ben 59 anni perché questo monumento, realizzato da Ettore Ferrari ben prima dell’avvento del fascismo, fosse inaugurato, alla presenza delle massime autorità della Repubblica. Il fatto che si sia dovuto attendere la proclamazione della Repubblica dimostra che su Mazzini seguitarono a gravare durante tutta la vita del Regno d’Italia, nonostante l’amnistia del 1870, le due condanne a morte comminate contro di lui dal Regno di Sardegna. Ma offre prova eloquente anche della freddezza dimostrata dal regime fascista nei confronti dell’uomo che aveva sacrificato l’intera sua vita per l’Italia.
    Nel suo articolo Paolo Mieli allinea alcuni giudizi espressi dalla critica storiografica negli ultimi anni. Alle critiche in negativo dello stesso Belardelli e di altri studiosi, tra i quali il Mack Smith “prima maniera”, Pierre Milza e Rosario Romeo e da studiosi del pensiero politico come Karl Dietrich Broche, egli contrappone i giudizi positivi di Salvo Mastellone e di Silvana Patriarca.
    C’è da rimanere interdetti di fronte ad interpretazioni tanto contrastanti quali sono quelle che fanno di Mazzini il padre del moderno pensiero democratico (Salvo Mastellone) o, al contrario, il precursore del fascismo (Giovanni Gentile). Lo stupore viene meno, però, se si considera che il pensiero di Mazzini risulta difficile da penetrare per diversi motivi. Il primo è che Mazzini ricorre spesso al pensiero di uomini appartenenti a culture diverse dalla sua, depurandolo tuttavia di quanto non è conforme al proprio impianto concettuale. Inoltre la straordinaria ricchezza delle fonti primarie per la conoscenza della vita e del pensiero di questa straordinaria personalità, unita all’altrettanto imponente numero di testimonianze, di saggi e di biografie, talune eccellenti, ma altre, bisogna pur dirlo, scritte in funzione di interessi di parte, inducono spesso anche gli studiosi più scrupolosi a fare uso pressoché esclusivo di questi strumenti limitandosi talvolta ad estrapolare alcune frasi in essi contenute senza verificare la loro conformità ai fondamenti del suo pensiero. Vi è, poi, un’altra considerazione da fare. E cioè che Mazzini fu certamente a tal punto convinto della portata universale della cultura e dei principi europei (anche se ebbe sempre viva la curiosità di conoscere le altre civiltà attraverso le loro espressioni religiose) da ritenere che all’Europa spettasse indicare al mondo le vie del progresso. E questo, naturalmente, non poteva agevolare una piena comprensione del suo pensiero. Ma in questa sorprendente pluralità di giudizi su Mazzini si può trovare anche un aspetto positivo. Se il suo pensiero ha fatto tanto discutere - anche Togliatti (oltre che Gramsci) espresse un’opinione a lui favorevole - e seguita a far discutere anche oggi, questo significa che si tratta di un pensiero ancora vivo, che pone interrogativi ai quali non è stata data risposta. E ricordando quello che scrisse su di lui Ignazio Silone, a Mazzini e al suo pensiero non si può chiedere di offrire soluzioni per i molti inquietanti problemi che dobbiamo oggi affrontare, ma nelle sue riflessioni possiamo trovare il metodo da utilizzare per raggiungere questo scopo.


    Fascismo?
    Tra i molti giudizi negativi meritano qualche riflessioni le affermazioni secondo cui Mazzini sarebbe stato un vero e proprio precursore del fascismo e un estimatore delle “virtù” del colonialismo.
    Ora, corrisponde senz’altro a verità che il teorico del fascismo, Giovanni Gentile, rivolse grande attenzione a Mazzini, da lui considerato un precursore del fascismo per la sua adesione all’imperialismo come elemento fondante della Nazione. Ma per arrivare a queste conclusioni, a dir poco sorprendenti se si considera che il “Grande Italiano”, così lo definivano in Gran Bretagna, individuò come fine della storia la realizzazione della Fratellanza Universale dei popoli, fu costretto a compiere una grossolana manipolazione del saggio di Mazzini sulla Nazionalità. Il filosofo siciliano scrive, infatti, che il concetto mazziniano di nazione, che individua nel fine l’elemento costitutivo della nazionalità, è un concetto “imperialistico”. A tale scopo cita un passaggio di questo saggio nel quale è scritto: “Roma fu la nazionalità più potente del mondo antico, e non di meno gli elementi diversi italiani e stranieri che la costituivano sovrabbondavano immensamente all’elemento romano”. Gentile ignora (o finge di ignorare), però, che Mazzini subito dopo aveva affermato: “La più potente nazionalità del mondo moderno, la Francia, escì da un misto di Germani, di Celti, di Romani, di Franchi, riuniti nel Cristianesimo intorno a un fine comune”. Quando il saggio venga letto nella sua corretta versione, risulta quindi evidente che per Mazzini la Nazione non è un’entità immutabile nel tempo ma è una categoria storica, le cui caratteristiche essenziali mutano con il mutare dei tempi ed assumono connotazioni diverse nelle diverse epoche storiche. Sicché la sua conclusione è che “oggi, desti i popoli alla coscienza del diritto e della propria potenza e rivelati dai tempi le idee di Progresso e d’associazione come di mezzo indispensabile a salirlo, la Nazionalità vive per noi nello scopo, nel fine comune, nell’idea che i Popoli, sottomessi tutti alla legge Morale, sono chiamati a costituire l’unità dell’umana famiglia: la Nazione non è un territorio da farsi più grande….”. Pare evidente dalla lettura di questo brano che Mazzini sia tutt’altro che incline a considerare la volontà di potenza l’elemento costitutivo della Nazione. E’ difficile comprendere come un uomo di intelligenza e di cultura come Gentile abbia potuto commettere una simile manipolazione. Ma è ancora più difficile comprendere come mai vi siano ancora oggi studiosi che diano credito a tali affermazioni.

    Solo una frase
    Una manipolazione e un’interpretazione che si concentra su una frase e ignora il contesto all’interno del quale questa frase era inserita sono alla base dell’affermazione secondo cui Mazzini sarebbe stato incline al colonialismo.
    In una lettera alla madre del 7 agosto 1845, Mazzini aveva scritto di essere convinto che “l’Europa sia provvidenzialmente chiamata a conquistare il resto del mondo all’incivilimento progressivo.” Ma dopo di ciò, riferendosi ad una terribile strage compiuta in Algeria dai militari francesi, i quali avevano rinchiuso i ribelli algerini in una caverna facendoli morire asfissiati dal fumo prodotto dalle fascine verdi alle quali avevano dato fuoco dopo aver con esse ostruito l’apertura della caverna, afferma: “… la guerra di conquista brutale, frenetica, che i Francesi seguono oggi in Algeria, accompagnata d’orrori come quelli di Dahra non è solamente un’ingiustizia, ma un tradimento della missione Europea e della legge provvidenziale”. Sarà bene ricordare che ben diversa fu l’opinione manifestata da Alexis de Tocqueville, unanimemente considerato il fondatore o uno dei fondatori del moderno liberalismo, il quale affermò addirittura che il responsabile di questo esecrabile episodio, aveva “reso un grande servizio al paese”! Non sarà male ricordare che anche Carlo Marx si espresse favorevolmente sul colonialismo affermando che l’occupazione inglese dell’India aveva portato in Asia il solo elemento di novità registrato dopo secoli.

    ***********

    Dopo la pubblicazione dell’articolo di Paolo Mieli, un dirigente della Federazione Giovanile Repubblicana ha ricordato sulla “Voce” che Mazzini aveva indicato in Tunisi e nella Cirenaica la zona dell’Africa da riservare all’Italia. L’autore di questa affermazione cita correttamente una frase contenuta nel saggio Politica Internazionale scritto nel 1871. Ma dimostra di non conoscere lo scritto nel quale essa è contenuta. In esso Mazzini delinea i tratti essenziali di quello che a suo giudizio doveva essere il sistema europeo disegnato secondo il principio di nazionalità nel quale comprendeva anche i paesi che si affacciano sulla sponda opposta del Mediterraneo, ponendo così un problema con il quale dobbiamo oggi confrontarci. Ma che tipo di influenza avrebbe dovuto esercitare l’Italia sulla Tunisia e sulla Pirenaica? Si trattava, forse, di un dominio a fini di sfruttamento economico di queste terre e dei loro abitanti? Oppure di quella missione di “incivilimento”, vale a dire di avviamento alla democrazia, che secondo Mazzini avrebbe dovuto esercitare l’Italia? Leggendo un passaggio posto quasi a premessa di Politica Internazionale, risulta evidente che egli guardava a questa seconda ipotesi. “Le nazioni - scriveva – sono argine al dispotismo di un popolo come la libertà degli individui al dispotismo d’un uomo”. Sarebbe certamente legittimo definire una simile opinione come improntata ad una visione eccessivamente positiva dei rapporti internazionali; ma certo non sembra possibile definire Mazzini come un sostenitore di quel colonialismo predatore che si è reso responsabile di delitti efferati ai danni delle popolazioni dell’Africa e dell’Asia.
    Che cosa dire in conclusione di queste sorprendenti interpretazioni del pensiero di Mazzini? Sarebbe certamente eccessivo sostenere che questi imprudenti e infondati giudizi siano espressione del tentativo di esaltare il ruolo esercitato nel Risorgimento dai moderati e da Cavour in particolare. Ma sembra del tutto corretto esprimere l’augurio che l’imminente ricorrenza del 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia vada al di là del puro aspetto celebrativo e permetta di avviare una serena riflessione critica sul nostro Risorgimento con il riconoscimento della sua complessità e delle differenze che giustificarono il profondo conflitto tra l’anima democratica e quella liberal - conservatrice. Auspicare che l’Italia giunga finalmente ad una piena condivisione della propria storia non significa invocare una impossibile uniformità ma significa augurarsi che vi sia chiarezza sulle responsabilità di ciascuno dei protagonisti della nostra storia.

    P.S. Poco prima della pubblicazione dell’articolo di Paolo Mieli, il Manifesto aveva stampato un articolo poco gradevole sulla poesia di Goffredo Memeli e sulla stessa democrazia repubblicana del Risorgimento. Di questo torneremo ad occuparci nei prossimi giorni chiedendo ancora una volta ospitalità alla “Voce Repubblicana”.

  7. #7
    repubblicano perciò di Sx
    Data Registrazione
    02 Apr 2009
    Località
    dove il dubbio è impossibile la certezza è sempre eguale
    Messaggi
    12,169
     Likes dati
    17
     Like avuti
    73
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    Grazie a Massimo Scioscioli per aver rimesso in ordine un discorso che stava per ripetere vecchi modelli antimazziniani ed antirisorgimentali.
    Non dimentichiamo che la stessa stima di Mazzini verso il mondo inglese si fermava dinnanzialle politiche coloniali.
    "E' decretato che ogni uomo il quale s'accosta alla setta dei moderati debba smarrire a un tratto senso morale e dignità di coscienza?" G. Mazzini

    http://www.novefebbraio.it/

  8. #8
    Forumista
    Data Registrazione
    27 Jun 2010
    Località
    "tutto ciò che è atto a corrompere è controrivoluzionario"
    Messaggi
    852
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: IN RICORDO DI MAZZINI PER UN ITALIA LIBERA, LAICA E TOLLERANTE

    Mi associo,anche se,con colpevole ritardo ,alla figura immensa di Giuseppe Mazzini ,emblema e monumento del repubblicanesimo italiano.

 

 

Discussioni Simili

  1. Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 11-05-09, 11:58
  2. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 30-01-09, 15:32
  3. Risposte: 193
    Ultimo Messaggio: 12-01-09, 16:28
  4. 10 Marzo: "Giornata in ricordo di Giuseppe Mazzini".
    Di Danny nel forum Prima Repubblica di POL
    Risposte: 21
    Ultimo Messaggio: 10-03-07, 00:54
  5. La Rosa e l'Italia laica
    Di Willy nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 02-11-05, 16:36

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito