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sorci verdi
VITERBO (18 ottobre) - È candidato nella lista regionale delle primarie del Pd per la mozione Bersani-Mazzoli, il sindaco di Montalto di Castro Salvatore Carai, il cui nome è tornato alla ribalta per la vicenda dello stupro di una studentessa minorenne nella pineta della cittadina costiera nella primavera del 2007.
Carai, all'epoca, fu aspramente criticato da più parti per aver anticipato, attingendoli dalle casse comunali, circa 5mila euro ad ognuno degli otto minorenni accusati della violenza sessuale di gruppo, per far fronte alle spese legali.
I ragazzi avrebbero dovuto restituire i soldi al comune svolgendo piccoli lavori. Anche nel 2007, Carai era candidato al congresso di fondazione del Pd, ma fu costretto a ritirarsi a seguito di un'aspra polemica con il capogruppo Ds alla Senato, Anna Finocchiaro, che, durante una concitata seduta del consiglio comunale dedicata proprio alla vicendo dello stupro, definì «Talebana del c...». A chiedere l'estromissione di Carai dalla lista fu il primo segretario del Pd Piero Fassino.
MONTALTO DI CASTRO (18 ottobre) - Accolta dal giudice del tribunale dei minorenni di Roma la richiesta di messa alla prova avanzata dagli avvocati degli otto ragazzi di Montalto di Castro accusati di stupro nei confronti di una ragazzina di Tarquinia.
E ieri lo stesso giudice, coadiuvato da psicologi e assistenti sociali, ha stabilito per ognuno di loro un compito specifico nell’ambito dell’assistenza. Per tutti, adesso, ventotto mesi di “servizio civile” durante i quali dovranno dar prova di essersi pentiti così da evitare il rinvio a giudizio. Era a una festa di compleanno, la ragazza di 16 anni che raccontò di essere stata stuprata da otto coetanei, tutti minorenni.
Una festa tra compagni di classe e altri amici al mare di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, la notte tra il 31 marzo e il 1 aprile del 2007. Secondo l’accusa la passeggiata in pineta nella quale era stata attirata la giovane si trasformò in uno stupro di gruppo. Per tutti i componenti del “branco” il magistrato dispose gli arresti domiciliari.
Una vicenda che portò alla ribalta la tranquilla località turistica della Tuscia. Nel maggio scorso il giudice del tribunale dei minori di Roma ha accolto la richiesta dei legali degli otto giovani per la loro messa in prova. La richiesta era stata accompagnata dalle relazioni di alcuni specialisti in criminologia e psichiatria forense.
Alla tesi della messa in prova - già respinta in precedenza - non si erano opposti nè gli assistenti dei servizi sociali nominati dal giudice, nè lo stesso pubblico ministero, Roberto Thomas. E ieri gli assistenti sociali hanno presentato un piano di lavoro per ogni ragazzo. Poi inizierà il vero servizio di messa in prova, in base al quale il giudice deciderà per l’estinzione del reato - e per la chiusura del procedimento penale - o per il rinvio a giudizio. Si tratta dell’ennesima tappa di una vicenda che, nella Maremma laziale, ha visto una forte contrapposizione tra innocentisti e colpevolisti.
Due anni fa, davanti al giudice del tribunale dei minori di Roma nell’incidente probatorio sulla violenza di gruppo, la ragazza confermò tutto: non un passo indietro di fronte alle domande degli avvocati degli otto accusati. Ripercorse i fatti di quel giorno, il viaggio da Tarquinia (dove risiedeva con i genitori) a Montalto Marina per una festa di diciotto anni, la passeggiata nella pineta vicino al locale proposta con una banale scusa. La storia poi viene fuori quando la ragazza, dopo qualche giorno, ne parla a scuola.
Gli otto ragazzi si discolpano, non negano i fatti ma giurano che lei, la presunta vittima, era consenziente. «Manca un referto medico riferito a quella notte e anche la denuncia è stata fatta solo dopo diversi giorni. Restano molti dubbi da chiarire in questa vicenda», dissero i legali dei ragazzi. Ad avvelenare un clima già teso arrivò la decisione del Comune di Montalto, su proposta del sindaco Salvatore Carai, di anticipare la somma di 5mila euro per le spese legali ad alcuni dei minorenni arrestati e residenti nel paese. «È una vergogna, si dimetta dal partito», denunciarono esponenti nazionali del suo partito (allora Ds), Anna Finocchiaro e Piero Fassino.
Appunti che il sindaco rispedì ai mittenti: «Abbiamo anticipato le spese legali ai ragazzi accusati di violenza sessuale che non sono in grado di provvedere da soli, nè con l’aiuto delle loro famiglie. Lo abbiamo fatto perchè sono tutti minorenni. C’è una relazione delle assistenti sociali, in cui si evidenzia che quei ragazzi vanno comunque aiutati, e inoltre il Comune non rischia di perdere i soldi. Gli interessati hanno sottoscritto una garanzia attraverso al cessione degli stipendi. Quasi tutti gli indagati, infatti, lavorano come operai o apprendisti». E sulla vicenda a quel tempo non mancarono le alzate di scudi delle associazioni femministe che sposarono subito la tesi accusatoria.
FONTE: IL MESSAGGERO