Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
    IL CENTRODESTRA UNITO
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Messaggi
    3,409
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito L'hit parade delle querele (civili)

    Ho letto e analizzato una ricerca sulle querele/cause civili fatte a Roma contro giornali e giornalisti. Sorpresa, le querele attecchiscono sempre meno: i magistrati ne respingono la maggioranza. Poi:

    * Sorpresa, tra i diffamatori più condannati – quando in passato era la stampa di centrodestra – ora c’è il gruppo Repubblica
    * Sorpresa, la media risarcitoria più alta, rispetto alla stampa, ce l’ha Dagospia
    * Sorpresa, Mediaset viene condannata a risarcimenti mediamente doppi rispetto alla Rai
    * Sorpresa, anzi no: il recordman resta Sgarbi coi suoi 800mila euro rifusi al magistrato Agostino Cordova
    * Sorpresa, anzi no: i magistrati giudicano il proprio onore come più elevato rispetto a quello di ogni altra categoria, e i politici in confronto querelano pochissimo
    * Sorpresa, Travaglio aveva taciuto qualche condanna in sede civile
    * Sorpresa, già da tempo l’Espresso vedeva prostituzione dappertutto
    * Sorpresa, ce n’è anche per Giuseppe D’Avanzo.

    Qualche sorpresa dunque c’è. Il professor Vincenzo Zeno-Zencovich, lento e inesorabile come una querela, ha analizzato centinaia di sentenze sulla «lesione della personalità» al Tribunale civile di Roma (periodo: dal 2003 al 2008) e rispetto alle sue precedenti rilevazioni ha prospettato alcune inversioni di tendenza che paiono smentire un ruolo delle querele nelle presunte limitazioni alla libertà di stampa, ciò che parte della categoria giornalistica ha paventato di recente.

    Anzitutto: a crescere sono i rigetti delle denunce, non gli accoglimenti: su 849 cause civili, infatti, solo 349 sono andate giudizio e quindi 549 sono state respinte: e questo non per questioni procedurali o d’incompetenza (solo 39, per quest’ultimo caso) ma proprio perché, in 510 casi, i giudici hanno reputato che la diffamazione non ci fosse. Il primo dato interessante, in sintesi, è che negli anni precedenti al 2003 veniva accolto il 60 per cento delle cause civili, ora il 63 per cento è stato rispedito al mittente: un trend diametralmente contrario a quello lamentato da un campione della categoria, Marco Travaglio, nel suo ultimo soliloquio ad Annozero. Vero è semmai che la categoria ritenuta più affidabile da quest’ultimo e spesso dalla stampa di centrosinistra – i magistrati – negli ultimi anni hanno smesso di condannare perlopiù la stampa di centrodestra: tra i campioni della diffamazione, infatti, figura proprio il gruppo Espresso-Repubblica, e non si vorrà certo credere che l’intera categoria togata faccia parte di una manovra per limitare la libertà di stampa.

    E veniamo alle condanne, che nella maggior parte dei casi riguardano giornali e televisioni con l’ingresso a sorpresa, tra i grandi numeri e protagonisti, del sito Dagospia: un primato cui Roberto D’Agostino avrebbe rinunciato volentieri. «Il quotidiano La Repubblica ed il settimanale L’Espresso», si legge nella ricerca, «sono stati accomunati perché´ editi dallo stesso gruppo editoriale»: il quale vanta la bellezza di 45 condanne per un totale di 1′933′000 euro risarciti (in precedenza erano 1380) e una media di quasi 43mila euro pagati per ciascuna causa. Per numero di cause, l’unico a battere il gruppo Espresso è curiosamente Il Messaggero con 48 condanne e però una media risarcitoria più bassa (39,9). E gli altri? Qui altre sorprese. Il Giornale, per esempio, ha solo 6 condanne ma un’incredibile media risarcitoria: 90 di media, 545.000 euro totali. C’è solo un altro media che ha la stessa precisa media: Dagospia, che ha pagato 270mila euro per – ancora più incredibile – solamente 3 cause: 90mila l’una, appunto. Libero se la cava con 8 condanne e una media di 32,5 su 260mila euro totali. Questo per giornali più internet.

    Poi ci sono le televisioni, che risultano mediamente più colpiti in relazione a una presunta maggior diffusione dei fatti diffamanti. La Rai ha avuto 13 condanne e una media di 68,4 mila euro: totale 890, in precedenza erano 443. Col le tv del gruppo Mediaset i giudici hanno invece avuto la mano più pesante: meno condanne della Rai (12) ma una media risarcitoria quasi doppia: 125,4 mila euro per un totale di 1505.000: la media è tale, attenzione, già eliminando l’accesso della condanna-monstre inflitta a Vittorio Sgarbi e alle reti Mediaset che il 12 dicembre 2003 hanno dovuto pagare la bellezza di 800mila euro per via di un’esternazione televisiva nello stile ormai a tutti noto. Per il resto, tra tutti i giornali e le tv, la media risarcitoria è rimasta nel complesso invariata: in precedenza era di 52 milioni di lire e ora è di 32mila euro, un dato inferiore alla rivalutazione inflattiva dell’euro.

    Ed eccoci alla classifica delle categorie risarcite. Qui, secondo i punti di vista, ci sono sorprese e non ce ne sono. Solo una tendenza non è cambiata: quella dei magistrati nel reputare l’onore della propria categoria al di sopra di ogni altra, elargendo risarcimenti record ad altri colleghi: 51mila euro a testa di media (su 41 cause, record anche delle cause sporte per categorie) che si riducono però a 33,2 mila una volta eliminata la citata e abnorme liquidazione di 800mila euro riservata al giudice Cordova: nelle precedenti rilevazioni la media era di 35,6 mila euro, siamo lì. Subito dopo i magistrati c’è la categoria un po’ generica «persone giuridiche» (49,2) e militari e polizia (34,4) ed ecco finalmente i politici con 30,5 mila euro di media, e un numero di cause tutto sommato basso: solo 25, meno degli imprenditori (26) e dei dipendenti pubblici (34) e dei giornalisti, attori, sportivi eccetera: vedasi tabella. La sostanza è che quanto detto da Marco Travaglio, circa la tendenza crescente dei politici a querelare, è una balla. E anche questo è un trend che si conferma.

    «Cio` che si nota», spiega la ricerca, «è una sostanziale riduzione della “forchetta” delle medie riguardo alla qualifica professionale». E’ pare una buona notizia. «Non è possibile verificare se la riduzione nel divario sia frutto delle numerose campagne di stampa soprattutto da parte degli organi di informazione maggiormente colpiti», si legge ancora. E qui parla di una vecchia campagna del Giornale, non certo delle tardive lagnanze di chi – Fnsi compresa – sul tema non ha mai proposto ricerca alcuna.

    ***

    Tra le maglie della ricerca di Vincenzo Zeno Zencovich – pubblicata dal Giuffrè – spuntano anche alcune condanne civili che hanno visto soccombere Marco Travaglio. Una di queste è un perfetto esempio di quel domino diffamatorio che può venirsi a creare, tra giornali e giornalisti amici, quando la macchinetta mediatica è oliata sin troppo bene.

    Nel libro «La Repubblica delle banane» scritto da Peter Gomez e Marco Travaglio nel 2001, infatti, a pagina 537, così si descrive «Fallica Giuseppe detto Pippo, neo deputato Forza Italia in Sicilia»: «Commerciante palermitano, braccio destro di Gianfranco Miccicché… condannato dal Tribunale di Milano a 15 mesi per false fatture di Publitalia. E subito promosso deputato nel collegio di Palermo Settecannoli». Dettaglio: non è vero. E’ un caso di omonimia tuttavia spalmatosi a velocità siderale su L’Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra: col risultato che il 4 giugno 2004 sono stati condannati tutti a un totale di 85mila euro più 31mila euro di spese processuali; 50mila euro in solido tra Travaglio, Gomez e la Editori Riuniti, gli altri sparpagliati nel gruppo Editoriale L’Espresso.
    Cose che succedono, incidenti del mestiere. Il vizio di prendersela coi colleghi querelati (Lino Iannuzzi su tutti) infatti è di Travaglio, non di altri. E’ del giugno 2008 una sentenza per una querela rivolta dalla collega del Tguno Susanna Patruni – sempre ai danni di Travaglio – dopo che il monologante di Annozero l’aveva descritta come una serva di governo che aveva fatto dei resoconti politici a dir poco parziali: «La pubblicazione difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio», spiega la ricerca. Morale: Travaglio, più l’allora direttore dell’Unità Antonio Padellaro e Nuova Iniziativa Editoriale, sono stati condannati al pagamento di 12mila euro più 6mila di spese processuali.
    Il 5 aprile 2005, poi, spunta un’altra condanna di Travaglio per causa civile di Fedele Confalonieri contro lui e Furio Colombo quale direttore dell’Unità: Marco aveva scritto di un coinvolgimento di Confalonieri in indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era inquisito per niente: 12mila euro più 4mila di spese processuali. La condanna non va confusa con quella che il 20 febbraio 2008, per querela ‘stavolta penale di Fedele Confalonieri, il Tribunale di Torino ha riservato a Travaglio per l’articolo Mediaset «Piazzale Loreto? Magari» pubblicato sull’Unità del 16 luglio 2006: 26mila euro da pagare; né va confuso con la condanna in sede civile al pagamento di 79 milioni a Cesare Previti (articolo sull’Indipendente del 24 novembre 1995) e neppure va confuso con la condanna riservata a Travaglio dal Tribunale di Roma (L’Espresso del 3 ottobre 2002) a otto mesi e 100 euro di multa per il reato di diffamazione aggravata ai danni sempre di Cesare Previti, cui dovrà dare anche altri 20mila euro a titolo di risarcimento del danno qualora la condanna sia confermata. Manca niente? Sì: manca – il 28 aprile 2009 – la condanna in primo grado dal Tribunale penale di Roma (articolo pubblicato su L’Unità dell’11 maggio 2007) per il reato di diffamazione ai danni dell’allora direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce. E mancherebbe all’appello, nel 2004, un procedimento penale per diffamazione aggravata a seguito degli articoli «M’illumino d’incenso» e «Zitti e Vespa» (l’Unità, 12 marzo e 6 maggio 2004) dovuto a una querela di Antonio Socci che decise tuttavia di soprassedere dopo le pubbliche scuse di Travaglio pubblicate sull’Unità: «Riconosco di aver ecceduto usando toni e affermazioni ingiuste rispetto alla sua serietà e competenza professionale, e di ciò mi scuso anche pubblicamente con lui, come ho già fatto in una conversazione privata. Gli rinnovo la mia piena stima umana e professionale».


    Per il resto, della ricerca di Zencovich, il gruppo Espresso resta protagonista. C’è di tutto. Il 5 luglio 2005 il Gruppo è stato condannato per querela di Alessandro Cecchi Paone per «commenti aggressivi e connotati da insinuazioni sulla correttezza dell’operato dello stesso, nonché sulla sua mancanza di professionalita` e competenza»: 10mila euro.
    Il 23 settembre 2005, poi, già incubava la passione malcelata dell’Espresso: le squillo. Nell’edizione dell’11 ottobre 2002 pubblicavano l’articolo «Tutti pazzi per Mara — il nuovo scandalo delle squillo a Roma» in cui indicavano falsamente un cliente di una certa casa di appuntamenti: 35mila euro.
    Il 23 ottobre 2006, ancora, il supplemento «La Repubblica delle donne» fu condannato per aver pubblicato la fotografia di una bambola «Bratz» al fianco di una battona di strada a corredo dell’articolo «Una prostituta in famiglia»: alla Giochi Preziosi andarono 6mila euro, alla bambola non è chiaro.
    Sempre il Gruppo Espresso, questa volta su Repubblica, il 27 aprile 2003 riuscì a mandare in bestia anche il grande Lelio Luttazzi: nell’articolo «Luttazzi, 80 anni in jazz» ricordarono la vicenda giudiziaria che negli anni Settanta lo coinvolse per detenzione e spaccio di droga ma si dimenticarono di dire – sciocchezze – che fu prosciolto in istruttoria perché estraneo ai fatti: 20mila euro.
    Una medaglietta, infine, anche per Giuseppe D’Avanzo: il 30 giugno 2008 è stato condannato – assieme a Carlo Bonini e alla Einaudi editore, del temibile gruppo Mondadori – per il libro «Il mercato della paura» per aver citato più volte un ammiraglio in merito alla vicenda del Nigergate: scrissero che aveva assemblato un falso dossier contenente elementi utili a far supporre l’acquisto dell’uranio dal Niger da parte di Saddam Hussein, materiale che sarebbe poi stato riutilizzato dalla Intelligence statunitense per giustificare la guerra in Iraq. Sciocchezze anche queste. Si legge nella sentenza: «I fatti narrati nel libro non corrispondono al vero». Punto: 30mila euro. Forte dell’esperienza, D’Avanzo avrebbe potuto porsi qualche domanda: invece le pose tutte a Berlusconi.

    L’hit parade delle querele (civili) - Macchianera
    Aderisci a : IL CENTRODESTRA UNITO --> il gruppo che unisce gli utenti di centrodestra del forum

  2. #2
    **********
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    8,744
     Likes dati
    0
     Like avuti
    6
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Repubblica in testa alla classifica delle condanne per diffamazione

    Repubblica in testa alla classifica delle condanne per diffamazione e Travaglio ha taciuto alcune condanne civili

    Il Fazioso | 7 ottobre 2009


    Filippo Facci su Libero riprende uno studio sulle querele/diffamazioni dal quale si possono evidenziare alcune “novità”



    Sorpresa, tra i diffamatori più condannati – quando in passato era la stampa di centrodestra – ora c’è il gruppo Repubblica
    Sorpresa, la media risarcitoria più alta, rispetto alla stampa, ce l’ha Dagospia
    Sorpresa, Mediaset viene condannata a risarcimenti mediamente doppi rispetto alla Rai
    Sorpresa, anzi no: il recordman resta Sgarbi coi suoi 800mila euro rifusi al magistrato Agostino Cordova
    Sorpresa, anzi no: i magistrati giudicano il proprio onore come più elevato rispetto a quello di ogni altra categoria, e i politici in confronto querelano pochissimo
    Sorpresa, Travaglio aveva taciuto qualche condanna in sede civile
    Sorpresa, già da tempo l’Espresso vedeva prostituzione dappertutto
    Sorpresa, ce n’è anche per Giuseppe D’Avanzo.
    Il gruppo Repubblica/L’Espresso

    vanta la bellezza di 45 condanne per un totale di 1′933′000 euro risarciti (in precedenza erano 1380) e una media di quasi 43mila euro pagati per ciascuna causa.

    Per quanto riguarda Travaglio

    Tra le maglie della ricerca di Vincenzo Zeno Zencovich – pubblicata dal Giuffrè – spuntano anche alcune condanne civili che hanno visto soccombere Marco Travaglio. Una di queste è un perfetto esempio di quel domino diffamatorio che può venirsi a creare, tra giornali e giornalisti amici, quando la macchinetta mediatica è oliata sin troppo bene.

    Nel libro «La Repubblica delle banane» scritto da Peter Gomez e Marco Travaglio nel 2001, infatti, a pagina 537, così si descrive «Fallica Giuseppe detto Pippo, neo deputato Forza Italia in Sicilia»: «Commerciante palermitano, braccio destro di Gianfranco Miccicché… condannato dal Tribunale di Milano a 15 mesi per false fatture di Publitalia. E subito promosso deputato nel collegio di Palermo Settecannoli». Dettaglio: non è vero. E’ un caso di omonimia tuttavia spalmatosi a velocità siderale su L’Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra: col risultato che il 4 giugno 2004 sono stati condannati tutti a un totale di 85mila euro più 31mila euro di spese processuali; 50mila euro in solido tra Travaglio, Gomez e la Editori Riuniti, gli altri sparpagliati nel gruppo Editoriale L’Espresso.
    Cose che succedono, incidenti del mestiere. Il vizio di prendersela coi colleghi querelati (Lino Iannuzzi su tutti) infatti è di Travaglio, non di altri. E’ del giugno 2008 una sentenza per una querela rivolta dalla collega del Tguno Susanna Petruni – sempre ai danni di Travaglio – dopo che il monologante di Annozero l’aveva descritta come una serva di governo che aveva fatto dei resoconti politici a dir poco parziali: «La pubblicazione difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio», spiega la ricerca. Morale: Travaglio, più l’allora direttore dell’Unità Antonio Padellaro e Nuova Iniziativa Editoriale, sono stati condannati al pagamento di 12mila euro più 6mila di spese processuali.
    Il 5 aprile 2005, poi, spunta un’altra condanna di Travaglio per causa civile di Fedele Confalonieri contro lui e Furio Colombo quale direttore dell’Unità: Marco aveva scritto di un coinvolgimento di Confalonieri in indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era inquisito per niente: 12mila euro più 4mila di spese processuali. La condanna non va confusa con quella che il 20 febbraio 2008, per querela ‘stavolta penale di Fedele Confalonieri, il Tribunale di Torino ha riservato a Travaglio per l’articolo Mediaset «Piazzale Loreto? Magari» pubblicato sull’Unità del 16 luglio 2006: 26mila euro da pagare; né va confuso con la condanna in sede civile al pagamento di 79 milioni a Cesare Previti (articolo sull’Indipendente del 24 novembre 1995) e neppure va confuso con la condanna riservata a Travaglio dal Tribunale di Roma (L’Espresso del 3 ottobre 2002) a otto mesi e 100 euro di multa per il reato di diffamazione aggravata ai danni sempre di Cesare Previti, cui dovrà dare anche altri 20mila euro a titolo di risarcimento del danno qualora la condanna sia confermata. Manca niente? Sì: manca – il 28 aprile 2009 – la condanna in primo grado dal Tribunale penale di Roma (articolo pubblicato su L’Unità dell’11 maggio 2007) per il reato di diffamazione ai danni dell’allora direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce. E mancherebbe all’appello, nel 2004, un procedimento penale per diffamazione aggravata a seguito degli articoli «M’illumino d’incenso» e «Zitti e Vespa» (l’Unità, 12 marzo e 6 maggio 2004) dovuto a una querela di Antonio Socci che decise tuttavia di soprassedere dopo le pubbliche scuse di Travaglio pubblicate sull’Unità: «Riconosco di aver ecceduto usando toni e affermazioni ingiuste rispetto alla sua serietà e competenza professionale, e di ciò mi scuso anche pubblicamente con lui, come ho già fatto in una conversazione privata. Gli rinnovo la mia piena stima umana e professionale».

    Insomma Travaglio ha omesso (o meglio taciuto) numerosissime condanne civili per diffamazione

    Anche il suo nemico D’Avanzo è stato condannato

    Una medaglietta, infine, anche per Giuseppe D’Avanzo: il 30 giugno 2008 è stato condannato – assieme a Carlo Bonini e alla Einaudi editore, del temibile gruppo Mondadori – per il libro «Il mercato della paura» per aver citato più volte un ammiraglio in merito alla vicenda del Nigergate: scrissero che aveva assemblato un falso dossier contenente elementi utili a far supporre l’acquisto dell’uranio dal Niger da parte di Saddam Hussein, materiale che sarebbe poi stato riutilizzato dalla Intelligence statunitense per giustificare la guerra in Iraq. Sciocchezze anche queste. Si legge nella sentenza: «I fatti narrati nel libro non corrispondono al vero». Punto: 30mila euro. Forte dell’esperienza, D’Avanzo avrebbe potuto porsi qualche domanda: invece le pose tutte a Berlusconi.

    In generale

    una tendenza non è cambiata: quella dei magistrati nel reputare l’onore della propria categoria al di sopra di ogni altra, elargendo risarcimenti record ad altri colleghi: 51mila euro a testa di media (su 41 cause, record anche delle cause sporte per categorie) che si riducono però a 33,2 mila una volta eliminata la citata e abnorme liquidazione di 800mila euro riservata al giudice Cordova: nelle precedenti rilevazioni la media era di 35,6 mila euro, siamo lì. Subito dopo i magistrati c’è la categoria un po’ generica «persone giuridiche» (49,2) e militari e polizia (34,4) ed ecco finalmente i politici con 30,5 mila euro di media, e un numero di cause tutto sommato basso: solo 25, meno degli imprenditori (26) e dei dipendenti pubblici (34) e dei giornalisti, attori, sportivi eccetera: vedasi tabella. La sostanza è che quanto detto da Marco Travaglio, circa la tendenza crescente dei politici a querelare, è una balla. E anche questo è un trend che si conferma.

    In definitiva uno studio che smonta tutte le sicurezze della sinistra giustizialista

    Il Gruppo Repubblica/Espresso in testa alle condanne per diffamazione e Travaglio è un recordman di condanne | IL FAZIOSO LIBERALE

  3. #3
    **********
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    8,744
     Likes dati
    0
     Like avuti
    6
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: L'hit parade delle querele (civili)

    Pardon, m'era sfuggito...

  4. #4
    email non funzionante
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    66,771
     Likes dati
    5,537
     Like avuti
    9,645
    Mentioned
    314 Post(s)
    Tagged
    56 Thread(s)

    Predefinito Rif: L'hit parade delle querele (civili)

    Citazione Originariamente Scritto da ItaliaLibera Visualizza Messaggio
    Pardon, m'era sfuggito...

    Non it preoccupare che son qui apposta..
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
    https://www.youtube.com/watch?v=7NPC47qMJVg

  5. #5
    email non funzionante
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    66,771
     Likes dati
    5,537
     Like avuti
    9,645
    Mentioned
    314 Post(s)
    Tagged
    56 Thread(s)

    Predefinito Rif: L'hit parade delle querele (civili)

    Certo che il gruppo di Silvio ne ha prese di botte...
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
    https://www.youtube.com/watch?v=7NPC47qMJVg

  6. #6
    Uomo d'ordine e valori
    Data Registrazione
    15 Aug 2009
    Messaggi
    3,545
     Likes dati
    0
     Like avuti
    2
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: L'hit parade delle querele (civili)

    Per Travaglio anche la magistratura, quando emette sentenze sgradite (vedi la sua condanna in primo grado), diventa parte del "regime".

    Beati loro che possono dire tutto e il contrario di tutto sostenendosi credibili...
    Patria mihi est Italia, conditio ius sanguinis

  7. #7
    **********
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Messaggi
    8,744
     Likes dati
    0
     Like avuti
    6
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: L'hit parade delle querele (civili)

    Citazione Originariamente Scritto da Cadorna Visualizza Messaggio
    Per Travaglio anche la magistratura, quando emette sentenze sgradite (vedi la sua condanna in primo grado), diventa parte del "regime".

    Beati loro che possono dire tutto e il contrario di tutto sostenendosi credibili...
    Povero soccombente abituale....

 

 

Discussioni Simili

  1. La sinistra è a favore delle guerre civili
    Di alessandro74 nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 91
    Ultimo Messaggio: 21-01-13, 18:46
  2. Roma, bocciato il registro delle unioni civili
    Di W. Von Braun nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 46
    Ultimo Messaggio: 18-12-07, 20:18
  3. Compagnia delle Opere contro i diritti civili
    Di hiram nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 31-03-06, 17:45
  4. Hit Parade delle professioni
    Di asburgico nel forum Il Seggio Elettorale
    Risposte: 29
    Ultimo Messaggio: 22-09-04, 03:42
  5. Hit Parade Delle Mostre Piu' Visitate
    Di skorpion (POL) nel forum Arte
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 12-03-03, 20:10

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito