Originariamente Scritto da
Pino80
Propongo un bell' articolo da leggere per far riflettere gente come Rasputin CuspideAntares e Aldo Raine e rendersi conto delle cavolate che stanno dicendo
IN ITALIA, UNO STEVE JOBS NON SAREBBE MAI CRESCIUTO
DI CARLO ZUCCHI*
Una delle domande che nessuno ormai nemmeno si pone più è se Steve Jobs avrebbe potuto fare quello che ha fatto in Italia. Nessuno se la pone perché sa benissimo che la risposta è no. E non perché manchino le persone creative, anzi, ma perché manca tutto ciò che occorre affinché la creatività si dispieghi e abbonda tutto ciò che la ostacola.
Il contesto culturale e istituzionale italiano è fra i meno adatti a valorizzare le persone con spirito di iniziativa, poiché in esso vige la più assoluta ignoranza dei meccanismi che generano l’innovazione. Riguardo all’aspetto istituzionale, ormai è noto a tutti come la burocrazia sia da ostacolo a qualsiasi iniziativa, ma è lo Stato italiano tutto a essere incompatibile con i valori dell’impresa e la libertà di intraprendere.
Del resto, l’articolo 41 della nostra costituzione recita sì che “L’iniziativa economica privata è libera”, ma che “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” e che “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Il che significa che l’iniziativa privata non è affatto libera, dato che è la legge – ossia la politica – a stabilire i fini ultimi dell’attività economica, in questo facilitata da concetti come “fini sociali” o “utilità sociale”, vaghi e fumosi nel loro significato, e che perciò ben si prestano a essere identificati con la volontà dei sommi burocrati al potere. Sì, perché quando le leggi sono svuotate di significato in virtù di un linguaggio volutamente vago e ambiguo, tale vuoto viene riempito da un potere politico debordante, in quanto non incontra ostacoli nelle leggi che lo dovrebbero limitare.
In molti lamentano che da noi non c’è innovazione, perché lo Stato non investe in ricerca. Le anime belle della nostra sinistra che ripetono questo ritornello come un mantra. Eppure, facendo un paragone tra la Svezia, che investe in ricerca il 3,5% del Pil, e gli Stati Uniti che investono l’1,8%, gli Stati Uniti sono molto più produttivi, poiché il peso di burocrazia e imposte è molto minore. E se almeno la Svezia ha uno Stato efficiente, noi non abbiamo nemmeno quello e per di più ci troviamo a dover combattere con una struttura sociale corporativa formata da categorie, dedite unicamente alla difesa dei (propri) privilegi esistenti e avverse a qualsiasi refolo di innovazione.
Riguardo agli aspetti culturali, purtroppo noi italiani abbiamo una forte propensione all’invidia.
Nel suo libro dal titolo “L’invidia e la società”, Helmut Schoeck fa un’ampia rassegna di società primitive in cui chi mette in atto comportamenti in grado di fargli conseguire un successo personale mediante “opere proprie” è costretto a frenarsi per evitare di suscitare invidia nel resto del gruppo. Persino una forte leadership non è vista di buon occhio. Secondo l’etnologo austriaco Richard Thurnwald: “Non è raro che cacciatori fortunati, cantori pieni d’inventiva o stregoni temuti fossero uccisi o costretti alla fuga dai membri della loro stessa comunità. Questa è una forma primitiva di ostracismo e tale atteggiamento è all’origine della lentezza dell’arricchimento civile, essendo contrario all’introduzione di innovazioni”. Ed essendo entrata troppo in fretta nella modernità, l’Italia si è portata con sé quel fardello di valori egualitari tipici dei piccoli gruppi, per di più rafforzati da una cultura marxista dominante e sedicente progressista. Da noi, le persone che emergono e si distinguono vengono malviste, perché “disturbano” la quiete tipica una società immobile. Chi innova, perciò, è attorniato da gufi pronti a esplodere di gioia nel caso in cui fallisse.
Nel suo discorso tenuto a Stanford il 14 giugno 2005 Steve Jobs ha invitato i laureandi a cercare di fare ciò che amano e cercare il lavoro migliore possibile finché non lo trovano, perché il nostro tempo è limitato e non va sprecato vivendo la vita di altri. Vallo a spiegare alle nostre mamme! Della morte ha detto che “è probabilmente l’unica, migliore invenzione della Vita. È l’agente di cambiamento della Vita. Elimina il vecchio per far spazio al nuovo”. Vallo a spiegare a un paese corporativo come l’Italia! Ha concluso il suo intervento dicendo: “Siate affamati. Siate folli”. Vallo a spiegare ai nostri studenti sazi e ben pasciuti da uno Stato che li mantiene e che sfilano per il diritto al cazzeggio e al posto fisso.
N.D.R: Ha scritto Facco su Facebook: “Perchè in Italia non è mai nato uno Steve Jobs? Perché se qualcuno avesse cercato di inventare qualcosa nel garage di casa, sarebbero arrivate l’Asl, i Nas, i Ris, la Digos, la Finanza, i Vigili, i Carabinieri, i sindacati e i pompieri a rompergli i coglioni. E tutti mandati dai vicini invidiosi”
*La voce della Romagna
IN ITALIA, UNO STEVE JOBS NON SAREBBE MAI CRESCIUTO | Movimento Libertario