DI DAVIDE MUNARO
Ho trovato, in un angolo della cantina di casa, uno stipendio lasciatomi da mio nonno. Sono 200 pezzi di monete da 500 lire “caravelle” in argento. Un gruzzoletto di non poco conto che mi ha incuriosito, mi ha fatto pensare al passato, a quanto si guadagnasse anni fa. Mi sono, dunque, informato.
Negli anni Sessanta, un operaio generico percepiva tra 85 e 100 mila lire. Ora, potevi essere pagato con monete d’argento, oppure con banconote di moneta fiduciaria. Chi si è fatto pagare in cartamoneta oggi, si ritroverebbe come controvalore circa 50 euro. Giusto quel che basta per fare una misera spesa al supermercato.
Mi son chiesto: dove è andata a finire la differenza di valore con le 100 mila lire di allora?
La risposta sta tutta nella parola inflazione, che significa aumento continuo della quantità di moneta stessa che gli Stati, i governi, le banche centrali infliggono alla società, costantemente. Ora ho capito come lo Stato ha scippato il frutto del lavoro di mio nonno. Lui ha lavorato un mese per 50 euro ossia per una misera spesa.
Però, c’è sempre un però, già allora se non ti fidavi dello Stato canaglia e ti facevi pagare in argento, con monete da 500 lire appunto, oggi le tue 200 monete varrebbero circa 1600 euro. Caspita, il potere d’acquisto è rimasto più o meno intatto. Lo stato canaglia non riesce a stampare argento e a scippare il valore delle tue ore di lavoro.
A quel punto, mi è sorta una domanda: ma perché devo lavorare? Lavoro per avere pezzi di carta che sono costretto, e ribadisco il costretto, ad utilizzare (monopolio dell’emissione di moneta statale) quando gli stessi pezzi di carta possono essere emessi da qualcuno che ha il potere di aumentarne la quantità a suo piacere, facendo perdere loro potere d’acquisto?
La chiamano libertà, ma io penso sia la più grande truffa mai legalizzata. Totò non avrebbe saputo fare meglio.
La paura dei veri falsari, è proprio l’oro e l’argento. Se la gente si rendesse conto che gli euro (coriandoli colorati li definisce qualcuno) sono solo pezzi di carta, e che il loro valore dipende da quattro parassiti truffatori, correrebbe a cambiare la carta in oro. Eppure, la propaganda ha condizionato le nostre sensazioni, facendoci spesso vivere dentro ad un “Truman show di Stato”.
Noi, insomma, lavoriamo per pezzi di carta che non hanno alcun valore. Il valore regge finché reggerà la credenza – imposta – che essi valgono qualcosa. E loro, i falsari, utilizzeranno ogni mezzo, anche le guerre, per continuare a farcelo credere.
Eppure, secondo me, stanno commettendo un errore. E’ vero che siamo pecore, ma la storia insegna che a tutto c’è un limite.
Quando la casalinga di Voghera si accorgerà che il suo denaro non vale nulla, allora il falsario sarà nei guai. Imporrà ancora la sua moneta, ma la gente sceglierà altri “mezzi di scambio”. E’ già accaduto sapete?
Sarà a quel punto che scopriremo qual è il vero gioco delle democrazie: rispetteranno le scelte del popolo o mostreranno il loro vero volto dittatoriale?
Torniamo, però, alle “caravelle” che mio nonno ha lasciato nascoste in cantina.
Un affitto, ai suoi tempi, costava circa 2000 lire; una casa costava 3 anni di lavoro, quindi circa 3.000.000 di lire.
Oggigiorno, per comprare casa (facciamo data 2007, ai tempi della bolla) ci volevano circa 40 anni di lavoro da operaio.
Ora, facciamo due calcoli.
Ipotizziamo che all’epoca il denaro valesse veramente tanto e le case poco, con un rapporto di 3 anni di lavoro per una casa. Ipotizziamo anche che 50 anni dopo ci troviamo all’estremo opposto, dove per comperare casa servono 40 anni di lavoro.
Dove sta la media? Ipotizziamo 21 anni di lavoro per comperare casa.
La domanda che mi pongo è: quanto dovrà svalutarsi il prezzo degli immobili a causa di un valore irreale attribuito dal denaro stampato dalla BCE?
Aspetto anche da voi qualche risposta…
200 CARAVELLE D’ARGENTO | Movimento Libertario