Ucciso l'ex parlamentare Corrao Fu il sindaco della rinascita del Belice - Corriere della Sera
Ucciso l'ex parlamentare Corrao
Fu il sindaco della rinascita del Belice
L'assassino è il cameriere del Bangladesh (21 anni): dopo la lite ha chiamato i carabinieri
dal nostro inviato FELICE CAVALLARO
Ludovico Corrao (archivio Corriere)
GIBELLINA (Trapani) — Raffinato, gentile, sempre avvolto da tuniche bianche e foulard con i colori del sole, delicato nei modi, soave anche nell’educazione alla bellezza fra gli angoli aridi dell’entroterra siciliano, Ludovico Corrao aveva cercato di ricostruire la rinascita di un popolo. Nel mito di un incrocio delle civiltà occidentali e orientali, trasformando pure il terremoto del Belice in occasione di riscatto, da senatore e sindaco di Gibellina. Ma sul calare dell’esistenza, a 84 anni, è stato tradito ieri mattina nella sua camera da letto da un ragazzo del Bangladesh devoto e gentile pure lui, Saiful Islam, 21 anni, improvvisamente armatosi prima con una statuetta e poi di un coltello da cucina per sgozzarlo. Un taglio netto che ha quasi decapitato la testa, con altri fendenti a vene e polsi. Un delitto d’impeto, una furia scatenata dall’extracomunitario sull’uomo che lo aveva assunto e lo tutelava come un figlio.
Non sanno sciogliere l’enigma tanti amici accorsi al baglio delle case Di Stefano, il baglio diventato sia dimora di questo cultore delle arti, amico personale di scultori e poeti, pittori e registi, personalità di primo piano come il presidente Napolitano, Fausto Bertinotti o Emanuele Macaluso, sia sede della Fondazione con cui trasformava i ruderi del vecchio paese terremotato nelle quinte mozzafiato di rappresentazioni come le «Orestiadi». E resta attonito davanti al baglio con i carabinieri che ammanettano l’assassino reo confesso l’ex direttore delle Orestiadi, Michele La Tona, colonna del teatro siciliano, consulente della manifestazione, un alloggio sopra gli uffici, ieri mattina raggiunto dalla prima agghiacciante telefonata dello stesso Saiful: «Affannato, mi diceva: "Dottore, ho ammazzato il senatore". E io: "Non scherzare". Ma ha insistito. Ho chiuso, ho chiamato il vice presidente, ho cercato altre persone...».
Non ha opposto resistenza il ragazzo con le mani insanguinate, in lacrime, pietrificato davanti al corpo di Corrao, pronto a porgere i polsi, parlando poi di una lite furiosa. Forse per soldi, «per questioni di lavoro» , come ha sussurrato, o per altro. Quante volte erano echeggiate le chiacchiere su una presunta omosessualità con domande schiacciate dalla replica di Corrao: «Non capisco. Sarebbe un merito o un demerito?». Come dire che la vita privata di un uomo è storia dell’uomo stesso, che critiche o giudizi vanno espressi sulle opere di ogni giorno.
Non si danno pace i tre figli avuti da un matrimonio seguito dal divorzio guardando il padre che non è riuscito a difendersi, dopo avere sempre difeso i più deboli. A cominciare dai contadini vessati da agrari e campieri. Avvocato impegnato anche a tutela di Franca Viola, la prima donna che rifiutò le nozze riparatrici di quel «matrimonio alla siciliana» preceduto dalla barbara usanza del sequestro. E in linea con quel suo spirito libertario si ritrovò accanto a Danilo Dolci nelle lotte per la terra, per l’acqua, per il diritto allo studio. Prime tappe di una vita poi segnata dall’incontro con artisti, urbanisti, da Consagra a Schifano, da Pomodoro a Burri che a Gibellina realizzò il famoso «Cretto».
Ma fra gli snodi cruciali resta fondamentale il capitolo più discusso e amaro. Legato al «milazzismo», la rivolta di quel pezzo della Dc alleatosi nel ’58 con tutti gli altri partiti, a cominciare dal Partito comunista allora guidato da Emanuele Macaluso. Uno storico ribaltone contro la Dc romana di Fanfani affondato in un clamoroso caso di corruzione. Ovvio che tutto questo abbia pesato nella storia di Corrao, di amici e compagni, rimasti però uniti da un sodalizio intellettuale e culturale che andava ben oltre l’ «incidente» . Evocato con una smorfia («Milazzo cadde perché voleva combattere con Mattei il monopolio del petrolio» ) anche due mesi fa accanto allo storico Lino Buscemi che gli organizzò a Palermo la presentazione del suo ultimo libro-intervista, Un sogno mediterraneo, scritto con Baldo Carollo. Una storia che richiama i suoi incontri «eccellenti» , da Krusciov a Papa Giovanni XXIII, sempre pensando ad un ruolo chiave della sua Sicilia nei rapporti internazionali, con un chiodo fisso per il Mediterraneo. «È il nostro futuro» , ripeteva a potenti e giovani invitandoli a riflettere sulla «Sicilia irredimibile» del suo amico Leonardo Sciascia. Con una correzione di tiro: «Pensate e agite come se non lo fosse» . Chiave di una linea e di un’utopia annientata in un baglio.