Nei giorni scorsi m'è capitato sotto gli occhi questo scarabocchio del signor Feltri.
Ho subito pensato a Travaglio.
Puntualmente, oggi alle pagg. 10 ed 11 de Il Fatto Quotidiano, viene pubblicato un suo lavoro che consiglio vivamente di leggere.
Per ora, mi fermo qui.DIECI ANNI FA, IL 22 LUGLIO 2001, moriva a Milano Indro Montanelli all’età di 92 anni. Era nato il 22 aprile 1911. Ed era il più grande giornalista italiano. Il Fatto Quotidiano lo ricorda con una lettera inedita, da lui scritta a metà degli anni ‘50, al collega e amico americano Edmund Stevens, vincitore del Premio Pulitzer, che in seguito avrebbe collaborato da Mosca a Il Giornale fondato da Montanelli nel 1974 e lasciato nel 1994 per creare La Voce.
Chi era Stevens? In una delle sue “Stanze”, nella pagina dei lettori del Corriere della Sera, il 28 febbraio 2000, Montanelli lo descriveva così: “Stevens è una delle figure più singolari del cosmo giornalistico di questo secolo, ma anche una delle più misteriose. Io lo conobbi alla fine del '39 a Helsinki. C’era venuto per seguire la guerra di Finlandia, dove si cementò la nostra amicizia che non subì mai incrinature. Di sé, a me disse molte cose, probabilmente non tutte, ma quelle che mi disse erano vere. Disse che a Mosca era andato giovanissimo, e non come corrispondente di qualche giornale o agenzia americana, ma per una scelta ideologica.
Conoscendone già la lingua (in questo era un fenomeno: ne parlava correntemente sei o sette, fra cui l’italiano), voleva viverci da russo, impiegato in una casa editrice moscovita. [...]
E' mio intento, in questa discussione, fare anche un confronto tra due uomini, i loro lavori ed i giornali che li pubblicano: Travaglio e Feltri.