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  1. #3841
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    Citazione Originariamente Scritto da dDuck Visualizza Messaggio
    La scelta è tra necleare e fossili e il nucleare inquina molto di meno.

    Per due principali motivi : la RA tenderà sempre più a diminuire esponenzialmente, mentre la petrolchimica crea veleni eterni, secondo perchè la RA è pericolosa slo a certe dosi e sparpagliate non danno rischio.

    Ma vuoi fare parlare i tecnici una buona volta per tutte.

    Non c'è nessun danno al sistema marino, nessuno, semmai il danno l'hanno fatto le petroliere.
    E' il contrario, il danno delle petroliere viene riparato dopo qualche anno dai batteri e dalla vegetazione, quello delle radiazioni e del plutonio resta per sempre, tra reazioni chimiche e nucleari c'è una bella disserenza, e non c'è bisogno dei tecnici per capirla. Ma poi hai bisogno dei tecnici per capire delle cose elementari?

  2. #3842
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    La TEPCO oggi conferma che i noccioli di TRE reattori si sono completamente fusi già nelle prime ore dopo lo tsunami. Piano piano le notizie escono. E noi che stavamo discutendo se ci fosse stata una parziale fusione nel reattore 1 a oltre un mese dalla catastrofe.
    Ultima modifica di Patto; 06-06-11 alle 11:25

  3. #3843
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    Questi sono "i tecnici"...
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  4. #3844
    a***ide
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    tradotto in googlese

    Per la prima volta, le autorità giapponesi hanno suggerito la situazione nello stabilimento di Fukushima nucleare possa essere andato al di là di una fusione.

    Un rapporto ufficiale, che il Giappone si presenta al cane da guardia nucleare delle Nazioni Unite, afferma il combustibile nucleare in tre reattori a Fukushima ha forse sciolto attraverso la recipienti a pressione e accumulate in vasche di contenimento esterno.
    Giapponese Yomiuri Shimbun giornale dice che questo "melt-through" è di gran lunga peggio di una fusione del nocciolo, ed è la peggiore possibilità in un incidente nucleare.
    Questa è la prima ammissione ufficiale che il "melt-through" potrebbe essersi verificato. Nella relazione, il Giappone ammette anche che era impreparato per la scala del disastro Fukushima, che ha colpito dopo un devastante terremoto e lo tsunami in marzo.
    La relazione riconosce inoltre non vi era insufficiente comunicazione tra il governo e gestore dello stabilimento.
    ORA E SEMPRE NO TAV
    NO AI LAGER CHIAMATI CIE

  5. #3845
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    Per non dimenticare:

    Fukushima: sarà necessario aggiungere il livello 8 alla scala INES
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    email Fukushima: sarà necessario aggiungere il livello 8 alla scala INES

    nucl1 Fukushima: sarà necessario aggiungere il livello 8 alla scala INESLa scala INES , è una scala logaritmica che permette di classificare gli incidenti nucleari e radiologici, sviluppata a partire dal 1989 dalla IAEA (International Nuclear and radiological Event Scale) , l’agenzia internazionale per l’energia atomica. La scala INES comprende 7 livelli (più un livello 0 al di sotto della scala) ed è divisa in due parti: gli incidenti (dal 7º al 4º livello) e i guasti (dal 3º al 1º). Il disastro di Chernobyl, uno dei più gravi mai accaduti prima di Fukushima era stato classificato con il livello 7. Le ultime notizie che giungono dal Giappone, sull’aggravarsi degli effetti del disastro, stanno spingendo alcuni ingegneri nucleari a sollecitare la “IAEA” affinché crei un apposito livello 8 della scala INES per Fukushima. Secondo i dati diffusi dalla Agenzia per la Sicurezza Industriale, si stima ora che fra il terremoto dell’11 marzo e il 16 marzo la radioattivita’ dispersa dalla centrale sia arrivata a 770mila terabequerel. Ad aprile, quando l’incidente era stato alzato al massimo livello, il numero sette, era stata fatta una stima di 370mila terabequerel per lo stesso periodo.

    Nel frattempo a meno di una settimana dal referendum in Italia del 12 e 13 giugno, in Francia un sondaggio (condotto dalla Ifop) pubblicato sul Journal du Dimanche e ripreso su Repubblica, vede prevalere nettamente gli antinuclearisti con ben il 77%. Il 62% degli intervistati vuole l’abbandono progressivo “in 25-30 anni” del programma nucleare nazionale, il 15% è favorevole a una uscita immediata, mentre il 22% si è pronunciato a favore della costruzione di nuove centrali e l’1 per cento non si pronuncia. In Francia il 74 per cento dell’elettricità viene dalle centrali nucleari.
    Fukushima: sarà necessario aggiungere il livello 8 alla scala INES
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  6. #3846
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    E sembra che i 20 km di raggio non è che siano tanto sufficienti...

    Fukushima: dopo plutonio e stronzio, tè radioattivo a 360 km dalla centrale
    Posted by Alessio on Jun 10, 2011 | Comments (0)

    SHIZUOKA – Sostanze radioattive a spasso per il Giappone. Non solo il plutonio, rilevato nel terreno, così come lo stronzio. Il nuovo allarme, infatti, arriva dal cesio radioattivo. Ritrovato oltre i limiti di legge nel tè coltivato in un distretto della città giapponese di Shizuoka, a sud-ovest di Tokyo, in una zona che dista in linea d’aria 365 chilometri dalla disastrata centrale nucleare di Fukushima.

    Secondo le informazioni riferite dall’amministrazione locale, e riportate dall’agenzia Bloomberg, la sostanza tossica è stata rilevata nelle foglie di tè già lavorate, in una concentrazione di 679 becquerel/kg che supera i limiti di legge fissati in 500 becquerel/kg. L’analisi è stata condotta su un totale di 13 campioni, con un solo caso risultato oltre il tetto di sicurezza, dopo le polemiche sollevate dalla presa di posizione del governatore della prefettura di Shizuoka, Heita Kawakatsu, che in un primo momento aveva rifiutato di svolgere i test sostenendo che le foglie di tè “non si mangiano così come sono”.

    Il ritrovamento di cesio radioattivo nella prefettura di Shizuoka, il primo nella zona oltre i limiti di legge dallo scoppio della crisi nucleare, suggerisce che la contaminazione di sostanze tossiche fuoriuscite dalla centrale di Fukushima è più estesa di quanto pensato: solo la scorsa settimana il governo nipponico aveva deciso di vietare la circolazione delle foglie di tè coltivate in quattro prefetture intorno a Tokyo, dopo ripetuti casi di inquinamento radioattivo fino a 250 chilometri dall’impianto in avaria.
    Fukushima: dopo plutonio e stronzio, tè radioattivo a 360 km dalla centrale | News2U
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  7. #3847
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    Oltre qualche altra notiziola che esce qua e la...

    A Fukushima siamo ben oltre la fusione del nocciolo
    Fonti ufficiali giapponesi ritengono probabile che il combustibile nucleare in tre reattori (1, 2 e 3) dell’impianto atomico di Fukushima si sia fuso e fuoriuscito, attraverso il contenitore a pressione, anche all’esterno del contenitore principale. La situazione peggiore che si può verificare in un incidente nucleare.
    Leonardo Berlen
    08 giugno 2011
    A -A +A STAMPA EMAIL PDF | Commenti (3) | Newsletter

    Nel silenzio della stampa internazionale dal Giappone iniziano di nuovo ad arrivare notizie molto preoccupanti sulla sempre critica situazione dei reattori di Fukushima. Il combustibile nucleare in tre reattori (1, 2 e 3) dell’impianto atomico di Fukushima probabilmente si è sciolto e fuoriuscito attraverso il contenitore a pressione accumulandosi in fondo e all’esterno del contenitore principale. Lo afferma il governo giapponese alla Yomiuri Shimbun. Una tale eventualità, spiegano diverse fonti ufficiali, è di gran lunga peggiore di una fusione del nocciolo ed è la peggiore situazione che possa accadere in un incidente nucleare. Questo quadro è stato sottoposto con un ampio rapporto all’attenzione dell’International Atomic Energy Agency (AIEA) e confermerebbe ormai che la fusione dei noccioli e la rottura dei contenitori dei 3 reattori, da molti esperti ipotizzata da tempo, sia ormai una realtà.

    Sapevamo infatti che il contenitore dove sono poste le barre fosse danneggiato e che da qui ci fossero perdite di acqua altamente radioattiva, anche all’esterno degli edifici che ospitano i reattori. Ora, dal rapporto inviato alla AIEA si delinea un quadro molto più drammatico di quanto ammesso fin dalle prime ore dell’incidente avvenuto lo scorso 11 marzo.

    Infatti si afferma, secondo le analisi della Nuclear and Industrial Safety Agency nipponica, che già a 5 ore dal terremoto il contenitore a pressione del reattore n.1 di Fukushima Daiichi fosse danneggiato, ovviamente per la mancanza quasi totale di acqua di raffreddamento. La Tepco, la società elettrica che gestisce l’impianto, parla invece di almeno 15 ore dopo, così come una notevole discrepanza tra NISA e Tepco c’è in merito alla rottura del contenitore del reattore n.2 (80 ore dopo contro 109). Ma la sostanza non cambia. Il danno è stato gravissimo fin dal primo giorno e le fonti ufficiali si sono guardate bene dall’informare l’opinione pubblica e forse anche lo stesso governo, presumiamo noi.

    Ad aggravare la posizione della Tepco, che esce malissimo da questo rapporto (circa 750 pagine) per la sua gestione della crisi, c’è anche la notizia che l’ammontare delle radiazioni rilasciate dalla centrale di Fukushima nella prima settimana sia stato probabilmente più del doppio di quanto inizialmente la società elettrica avesse stimato e comunicato.

    Scarsa anche l’attenzione della Tepco per i circa 7.800 lavoratori che sono stati coinvolti fino alla fine di maggio nel difficile compito di stabilizzare le condizioni dei reattori. Alcuni di questi potrebbero essere stati esposti a dose di radioattività molto superiori ai 250 millisievert per anno, la massima quantità accettabile per la salute secondo i nuovi parametri indicati dal governo dopo il disastro. Sappiamo però che a livello internazionale la dose massima alla quale possono essere esposti i lavoratori di una centrale nucleare è di 20 millisievert, cioè 12 volte meno.

    In questa fase il problema più urgente è come trattare l’enorme quantità di acqua altamente radioattiva (100mila tonnellate) usata per abbassare il calore dei reattori che si è accumulata negli edifici, nel seminterrato e nei fossati adiacenti. Un ostacolo che impedisce di riparare i sistemi di raffreddamento. La Tepco spera di mettere in funzione a metà mese un sistema capace di rimuovere le sostanze radioattive dall’acqua per poi procedere al raffreddamento dei reattori. Un’impresa che, detta così, sembra essere complicata, per non dire immane.
    A Fukushima siamo ben oltre la fusione del nocciolo | QualEnergia.it

    Fukushima, stronzio intorno alla centrale
    Inviato da g.m. il Gio, 09/06/2011 - 183
    in

    centrale
    Fukushima
    Giappone
    nucleare
    petrolio
    radioattivo
    stronzio
    Ambiente

    Paolo Tosatti

    GIAPPONE Tracce della pericolosa sostanza radioattiva sono state rinvenute in 11 siti della prefettura. Scoperta inoltre in mare una perdita di petrolio dal secondo impianto della zona

    Questo posto non è più sicuro, siamo preoccupati, vogliamo andare altrove. Fino a pochi giorni fa hanno resistito con stoico coraggio al dramma che li ha investiti, senza abbandonare le proprie case e la propria terra. Adesso però gli abitanti delle cittadine di Date e Minamisoma, distanti poco più di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima, hanno cominciato ad avere paura. E a voler scappare via. Gli ultimi rilevamenti hanno evidenziato infatti tracce radioattive superiori ai limiti consentiti dalle legge in alcune zone dei due centri abitati, scatenando la preoccupazione dei residenti. Durante l’incontro avuto con Tetsuro Fukuyama, vice capo di gabinetto, il sindaco di Minamisoma, Katsunobo Sakurai, ha rivolto un appello al governo per l’evacuazione della sua città, sostenendo che il posto non è più sicuro e che i livelli di radioattività sono tali da mettere in pericolo la salute degli abitanti.
    Nella regione intorno a Fukushima la sfiducia della popolazione nei confronti delle autorità centrali è sempre più forte. Le persone non si fidano più delle continue rassicurazioni dell’esecutivo e i segnali di insofferenza si vanno moltiplicando. Ieri il ministero della Scienza ha diffuso nuovi preoccupanti dati: le analisi dei campioni prelevati in 11 postazioni della prefettura tra il 21 marzo e il 6 maggio hanno evidenziato la presenza di stronzio 89 e 90 in un raggio compreso tra i 20 e i 60 chilometri dalla centrale. A Namie Town sono stati registrati 250 becquerel per chilogrammo di suolo. Nel villaggio di Iitate il livello di stronzio-90 ha raggiunto 120 becquerel per chilo. Negli altri siti i valori sono risultati compresi tra i 2 e i 18 becquerel.
    Nonostante la Nuclear safety commission giapponese si sia affrettata a dichiarare che «le dosi rilevate sono minime rispetto a quelle del cesio presente nella regione» e che «la sostanza non costituisce alcuna minaccia immediata della salute», molti scienziati e medici intervistati dai media nipponici hanno sottolineato che lo stronzio è una sostanza altamente pericolosa, che può accumularsi nelle ossa e portare al cancro.
    Sempre ieri la Tepco, la società che gestisce l’impianto di Fukushima, ha rivelato che «del petrolio è fuoriuscito in mare» dalla seconda centrale della zona, quella di Fukushima Daini, che sorge a una decina di chilometri di distanza dalla prima e che è stata immediatamente disattivata dopo il terremoto/tsunami dell’11 marzo. «Il petrolio potrebbe essere fuoriuscito da un trasformatore utilizzato per alimentare l’impianto della rete esterna», ha spiegato la compagnia, aggiungendo che il greggio potrebbe essersi accumulato per un paio di mesi in un serbatoio d’acqua di emergenza nei seminterrati dei due reattori della centrale, per poi straripare a causa delle piogge e finire in mare. La Tepco ha dichiarato di voler «recuperare il petrolio», aggiungendo che la sostanza non sarebbe comunque radioattiva. L’ennesima rassicurazione di una società che, stando ai sondaggi, secondo i giapponesi fino ad oggi ha prodotto molte garanzie verbali e pochi risultati concreti.
    Fukushima, stronzio intorno alla centrale | Terra - Quotidiano di informazione pulita
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  8. #3848
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    La radioattività non cala...

    (ANSA) - TOKYO, 10 GIU - Un tecnico in servizio presso la

    centrale di Fukushima è stato ricoverato d'urgenza in mattinata

    all'ospedale del Iwaki, dopo essere stato trovato nel dormitorio

    presso l'impianto in stato di coma per cause non ancora

    chiarite. L'uomo, di poco più di 40 anni, aveva accusato un

    malore ieri sera dopo aver passato la giornata a spruzzare

    sostanze sintetiche usate per imbrigliare le particelle

    radioattive rilasciate dalla struttura colpita dal sisma/tsunami

    e prevenirne la diffusione nell'ambiente.
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  9. #3849
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    Fukushima, se avessero detto che...
    Due scienziati italiani hanno scoperto che il terremoto non era così forte, che le pompe erano fuori uso prima dello tsunami, che...
    Indice

    Fukushima, 50 minuti di buio
    "L'industria del nucleare? Un fallimento colossale"

    Fukushima, 50 minuti di buio
    11/06/2011
    In sequenza, le immagini dell'esplosione del reattore a Fukushima.
    In sequenza, le immagini dell'esplosione del reattore a Fukushima.

    Nei cinquanta minuti intercorsi tra il sisma e l’arrivo dello tsunami a Fukushima non tutto è andato come avrebbe dovuto, c’è un black out informativo su tre quarti d’ora e tuttora i dati relativi all’accaduto non sono diffusi che tra le righe dei bollettini tecnici, sparsi qua e là in allegati di non facile lettura per i non addetti ai lavori.

    A sostenerlo è Giorgio Ferrari Ruffino, esperto nella progettazione e fabbricazione del combustibile nucleare che ha lavorato per anni all’Enel, che insieme ad Angelo Baracca è autore e curatore di SCRAM, la fine del nucleare, libro uscito a fine maggio per Jaca Book.
    - Da chi avete ottenuto le informazioni per arrivare a certe conclusioni?

    "I dati che abbiamo analizzato vengono principalmente da tre fonti giapponesi: la Tepco, che è la compagnia che gestiva la centrale; la Nisa, Nuclear and Industrial Safety Agency; e la Jaif, Japan Atomic Industrial Forum. Abbiamo inoltre confrontato le nostre conclusioni con quelle della Union of Concerned Scientists, organizzazione non governativa indipendente americana che riunisce diversi scienziati impegnati nel monitoraggio dell’ambiente. Loro hanno analizzato gli stessi dati e le conclusioni sono analoghe".

    - Come avete fatto ad avere accesso ai dati in questione?

    "Le fonti che ho citato pubblicano bollettini giornalieri, faticosi da leggere, e spesso le rilevazioni scientifiche, cioè i dati sismologici che riguardano il terremoto e quelli relativi alla contaminazione radioattiva delle acque e del suolo, si trovano distribuiti in diversi allegati. Li abbiamo confrontati tra loro, per vedere le discrepanze nell’evoluzione temporale e alla fine ci siamo consultati con gli scienziati americani".

    - E quali sono le vostre conclusioni, a cominciare dal sisma?

    "Innanzitutto il nono grado della scala Richter si è registrato all’epicentro e non dove è situata la centrale, a quel livello di costa il terremoto è stato del settimo grado. Per l'esattezza, la Nisa lo colloca tra il quarto e il settimo. Inoltre i dati rilevati alla centrale da una cinquantina di sismografi rivelano che il carico massimo assegnato dalle specifiche di progetto è stato superato solo un paio di volte.

    Controlli sui bambini giapponesi dopo il disastro a Fukushima.
    Controlli sui bambini giapponesi dopo il disastro a Fukushima.

    - Quindi nell’arco di tempo tra il terremoto e lo tsunami la centrale non ha subito danni?

    "Non è esatto: la sottostazione elettrica è andata fuori servizio e lo può vedere anche dalle foto pubblicate sul sito della Tepco, si vedono danni ingenti, interruttori caduti, sezionatori aperti e inoltre alcune delle linee sono state abbattute. Il vero problema però non è quello delle linee elettriche fuori uso quanto quello della sottostazione, che non era più in grado di garantire l’alimentazione ai sistemi ausiliari. Questa si trovava più in alto della stessa centrale e in ogni caso non è stata proprio raggiunta dall’onda di maremoto, ma essendo parte integrante della centrale doveva rispondere alle stesse specifiche antisismiche. Eppure è rimasta gravemente danneggiata, tanto da andare fuori uso, proprio per il sisma, e non per lo tsunami, anche se il terremoto sostanzialmente non ha superato le specifiche di progetto".

    - Cosa è davvero avvenuto in quei cinquanta minuti, prima dell’arrivo del mare?

    "Una volta staccata la corrente elettrica necessaria per gli impianti ausiliari, tra cui quelli di raffreddamento, e visto che non era possibile ripristinarla dalle linee esterne per i danni alla sottostazione, si è ricorsi alle pompe diesel. Queste a quanto risulta dai dati diffusi hanno funzionato correttamente per tutti e tre i reattori, ma alcuni dei parametri di funzionamento hanno comunque mostrato un comportamento anomalo, che non può essere attribuito alle procedure di emergenza. In pratica i dati che si rilevano, in particolare al reattore uno, mostrano che c’è qualcosa che non va".

    - Si spieghi meglio, cosa intende per comportamento anomalo?

    "Nel reattore uno il livello dell’acqua si abbassa eccessivamente, e pure la pressione subisce degli sbalzi fuori norma. Questo non è ancora un evento catastrofico, stando ai parametri presi in esame, però a una distanza di dieci, quindici minuti dal terremoto è un brutto segnale, nonostante i diesel siano entrati in funzione. Inoltre le pompe sono macchinari delicati: basta escano di pochi millimetri fuori asse per restare completamente distrutte una volta messe in moto. Non si può escludere che il sisma abbia danneggiato anche alcune delle pompe, visto il comportamento anomalo del reattore".

    - E quando arriva l’onda cosa succede?

    "Quando arriva l’onda trova i diesel che erano collocati al di sotto del livello del suolo, e li sommerge completamente. Le pompe infatti si trovavano in vani sotterranei. A questo punto in tre ore e mezza, quattro il nocciolo del reattore numero uno resta completamente scoperto per parecchie ore. Questo emerge in maniera inequivocabile dai dati".

    - Cosa significa?

    "Che a quel punto il nocciolo del reattore uno è completamente fuso, ma non solo, pare si sia fessurato anche il vessel, cioè l’involucro d’acciaio spesso 16-17 centimetri e che serve a contenere il nucleo. Nei loro rapporti parlano di buchi, ma quello che conta è che anche un acciaio così spesso può non aver resistito a sbalzi di pressione e temperatura così repentini, dei veri e propri shock termici".

    - Con quali conseguenze?

    "Che nel momento in cui hanno cominciato a immettere acqua all’interno del reattore per raffreddarlo, compresa quella di mare, un buon trenta per cento fuoriusciva. L’acqua scava, trova strade per defluire, insomma è impossibile dire dove vada. Parliamo di acqua venuta in contatto con il nocciolo completamente fuso. Si esattamente, è un’acqua enormemente radioattiva, che trasporta particelle di metalli radioattivi, quindi con un potenziale inquinante altissimo, ed è lecito supporre che sia finita in mare. Tutti i dati sulla contaminazione del mare a mio parere andrebbero rivisti.

    - Qual è la differenza tra questo incidente e quello di Chernobyl?

    "A Chernobyl c’è stata un’emissione complessiva di radiazioni molto maggiore, l’esplosione ha scoperchiato completamente il nucleo, lasciandolo esposto all’atmosfera e spargendo elementi altamente radioattivi nell’aria. Per Fukushima si è parlato di un’emissione pari al 10-15% di quella. Al contrario il potenziale radiologico, la quantità di combustibile che si è danneggiato in Giappone, è enormemente superiore a Chernobyl, tre nuclei più quattro piscine. Parliamo di 70 mila tonnellate di acqua altamente contaminata che sono confinate nei tre impianti e che è impossibile tenere ferme. Molta è già finita, sta finendo o continuerà a finire in mare o nel suolo".

    Nel primo reattore nucleare, la pila di Fermi del 1942, la barra di controllo che serviva a spegnere il reattore era sospesa a una fune che doveva essere recisa a mano da un uomo con un’ascia, il Safety Control Rod Axe Man, ovvero SCRAM. “Il nucleare è una tecnologia che presenta costi enormi, completamente fuori mercato, tanto che negli Stati Uniti per spingere gli investimenti dell’industria nucleare il Governo ha dovuto mettere la sua garanzia sui prestiti di chi realizza le centrali”, dice Angelo Baracca, fisico, professore all’Università di Firenze che, insieme a Giorgio Ferrari Ruffino, esperto di combustibile nucleare che ha lavorato per anni all’Enel, è autore e curatore di SCRAM (l’acronimo è proprio quello, Jaca Book, pg.412, euro 34), al cui interno si trovano anche i contributi di Ernesto Burgio e Mycle Schneider.

    Secondo le tesi del libro siamo di fronte a una tecnologia costosa, non remunerativa e niente affatto sicura come si pensa, perché estremamente complessa e quindi difficile da gestire vista l’imprevedibilità delle situazioni che si possono presentare. Ci sono poi notevoli problemi di inquinamento: non solo non è vero che è del tutto privo di emissioni di CO2, ma presenta alti costi economici e ambientali, c’è la questione della dismissione delle centrali alla fine del periodo di esercizio e quella dei prodotti di scarto del ciclo di funzionamento, le cosiddette "scorie". I rischi per la salute sono alti, e non solo per l’esposizione a dosi massicce di radiazioni, ma come rivelano recenti e ancora poco note ipotesi scentifiche, anche per l’esposizione prolungata a piccole dosi di agenti radioattivi.

    E da ultimo, contrariamente a quanto si pensa, il nostro Paese non ne ha affatto bisogno in termini energetici.


    Il professor Angelo Baracca.
    Il professor Angelo Baracca.

    “La questione della sicurezza”, continua Baracca, “è ampiamente sottovalutata. Per esempio: a Fukushima, si sente dire, c’è stato un incidente. Ma non è vero, ce ne sono stati tre, e per fortuna gli altri tre reattori erano spenti. Per non parlare poi delle piscine con le barre di combustibile irraggiato, anch’esse oggetto di incidente. Si tratta di barre che sono fuori da un contenitore primario ma continuano ad emettere calore. Una volta arrestata la reazione nucleare, infatti, e anche quando sono estratte dal reattore e messe a riposo nelle piscine, hanno accumulato una grande quantità di isotopi radioattivi che continuano a decadere e a produrre energia. Se le barre non vengono opportunamente separate e raffreddate, la temperatura può salire fino ad arrivare alla fusione”.

    Per quanto riguarda i costi nel caso giapponese si parla di danni che superano i cento miliardi di dollari, cifre come queste fanno capire come mai esistono convenzioni internazionali che limitano a poche centinaia di milioni di dollari le responsabilità per danni derivanti da incidenti nucleari, nessuna assicurazione coprirebbe un’impianto per premi così grandi da superare il bilancio di un piccolo Stato. Ecco perché i costi degli incidenti, tipo quello avvenuto a Fukushima, ricadono necessariamente sulle spalle dei contribuenti.

    “Un’altra fonte incontrollata della spesa nucleare”, aggiunge Baracca, “è rappresentata dai costi di smantellamento, per i quali non c’è nessuna vera esperienza precedente sulla quale basarsi. Nel mondo ci sono circa 140 reattori spenti e 440 in funzione, 20 dei quali sono in fase di arresto. Tuttavia le esperienze di smantellamento completo riguardano solo piccole centrali da 40-50 Megawatt. Il ché vuol dire che non esiste alcuna esperienza di smantellamento delle moderne centrali che vanno dai 400 MW fino a superare i mille, e che sono buona parte di quelle in piena attività, in Francia come negli Stati Uniti. Dei relativi costi non si sa nulla”.

    Secondo gli scienziati italiani infine è vero che il processo di fissione non produce CO2, ma tutto quello che sta a monte, e cioè l’estrazione dell’uranio e il suo arricchimento, richiedono energia e quindi produzione di anidride carbonica. Secondo uno studio dell’MIT, citato dal professor Baracca, per un reale abbattimento delle emissioni a livello mondiale servirebbero migliaia di reattori nucleari, “ma in mezzo secolo”, conclude, “se ne sono costruiti solo 600. Dal punto di vista industriale il nucleare si è rivelato un colossale fallimento”.
    Fukushima, se ci avessero detto anche che ... - Scienza e Tech - Famiglia Cristiana
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  10. #3850
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    Predefinito Rif: L'incidente nucleare in Giappone: riflessi sulla politica energetica in Italia

    Citazione Originariamente Scritto da dDuck Visualizza Messaggio
    La scelta è tra necleare e fossili e il nucleare inquina molto di meno.

    Per due principali motivi : la RA tenderà sempre più a diminuire esponenzialmente, mentre la petrolchimica crea veleni eterni, secondo perchè la RA è pericolosa slo a certe dosi e sparpagliate non danno rischio.

    Ma vuoi fare parlare i tecnici una buona volta per tutte.

    Non c'è nessun danno al sistema marino, nessuno, semmai il danno l'hanno fatto le petroliere.
    Ma basta per favore, finitela con queste stupidaggini. Lo dico anche per voi: se vi rendeste conto di quello che dite...! Sicuramente tra le bombe tradizionali e le bombe atomiche, hanno ammazzata molta più gente le prime. E voi quindi sareste capaci di arrivare alla conclusione che le bombe atomiche sono preferibili a quelle tradizionali? Eccerto! Basta sganciarne una ogni tanto...!

 

 
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