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  1. #251
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    Citazione Originariamente Scritto da Leone del Panjshir Visualizza Messaggio
    l'impreparatezza di Gheddafi che da mesi vede i vicini cadere ad uno ad uno, non credo dormisse sonni tranquilli e non credo non gli sia passato per la testa che sarebbe potuto accadere a lui.

    Tutto poi è precipitato in una spirale di violenza inaudita, i manifestanti a differenza di Tunisia ed Egitto sembravano armati e pronti alla guerriglia, chi abbia fornito armi a loro non so, non credo alla versione di Gheddafi, però qualcuno s'è preparato all'evenienza.

    Gheddafi da parte sua ha capito che contro le armi si risponde con le armi, dov'era il Gheddafi che molti dicevano "vicino al suo popolo"?
    Possibile non si sia accorto di nulla?

    Vediamo come si evolve la situazione, ma questa protesta non mi pare sia nata per gli stessi motivi dei due paesi vicini, ne finirà nello stesso modo.

    Posso sbagliarmi, è un mio personale pensiero.
    I manifestanti hanno dato l'assalto a stazioni di polizia e altro, dove di armi ce ne sono; presumo che almeno una parte di questo armamento derivi da questi saccheggi. Poi, ai civili armati si sono uniti i militari disertori ed eventuali elementi armati preesistenti.

    Sul fatto che Gheddafi non dorma sonni tranquilli, l'unica cosa che posso dire è che non ne dorme non da mesi, ma da anni.
    L'esperienza degli ultimi anni ha inoltre fatto capire che il Raìs non è solo megalomane, ma pure abbastanza vendicativo.

    Edit:
    Caos Libia, bombe su Zawia e Tripoli - L'Ue: possibile intervento umanitario
    Ultima modifica di Halberdier; 24-02-11 alle 13:47

  2. #252
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    Citazione Originariamente Scritto da Halberdier Visualizza Messaggio
    I manifestanti hanno dato l'assalto a stazioni di polizia e altro, dove di armi ce ne sono; presumo che almeno una parte di questo armamento derivi da questi saccheggi. Poi, ai civili armati si sono uniti i militari disertori ed eventuali elementi armati preesistenti.

    Sul fatto che Gheddafi non dorma sonni tranquilli, l'unica cosa che posso dire è che non ne dorme non da mesi, ma da anni.
    L'esperienza degli ultimi anni ha inoltre fatto capire che il Raìs non è solo megalomane, ma pure abbastanza vendicativo.

    Edit:
    Caos Libia, bombe su Zawia e Tripoli - L'Ue: possibile intervento umanitario
    Dopo ciò che è accaduto non è pensabile che l'Europa e gli USA continuino a fare affari con la Libia. Perciò anche se Gheddafi riuscisse contro ogni aspettativa a sopprimere la rivolta, il suo futuro è segnato. Ci sarà quasi certamente un embargo, e verranno bloccati i conti libici negli USA e in Europa. Il benessere della Libia continuerà a calare finchè rimarrà al potere, questo è certo.

  3. #253
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    Libia: Gheddafi e la polpetta avvelenata

    Fortunatamente i timori di cui ieri sono rimasti tali, per ora.

    Mi era sfuggito, comunque, che Moammar Gheddafi ha preso come modello per la repressione piazza Tien’anmen e Falluja.

    E’ chiaro a tutti che il dittatore sta tentando in tutti i modi di lasciare il paese nel caos.

    Forse lo fa solo per vendetta, sapendo che ormai non ha la forza necessaria per riprendersi tutto.

    Questa mappa ci racconta di una disfatta imminente.


    Speriamo che non vi siano colpi di coda, o che comunque Gheddafi abbia perso il collegamento con quelle forze che sono in grado di rendere ancora più terribile il bilancio della rivolta.

    Intanto la polpetta avvelenata l’ha già rilasciata: l’Emirato Islamico di Libia.

    La liberazione di membri del LIFG, Libyan Islamic Fighting Group, inizia nell’ottobre del 2009.


    Il LIFG, affiliato all’inizio al brand qaidista anche se, come diversi gruppi alqaidisti, discretamente autonomo, aveva condotto – principalmente negli anni ’90 – diversi attentati in Libia, aventi come obiettivo il rovesciamento del regime di Gheddafi. Il problema-al-qaida non era ancora scoppiato in occidente (l’11/9 non c’era ancora stato) e quindi la richiesta che Gheddafi fece all’Interpol di spiccare un mandato di cattura internazionale per Bin Laden, cadde nel nulla.

    Questo è il primo dato interessante: il braccio libico di al-Qaida operava contro Gheddafi ben prima dell 11/9 – Bin Laden si era esplicitamente pronunciato contro il leader libico in uno dei suoi “messaggi” – e questo, curiosamente, andava a combaciare con alcuni interessi occidentali in Libia, motivo per cui nessuno si prese la briga di considerare la richiesta di Gheddafi. Anzi, come ricorda l’articolo del Tempo, la richiesta cadde a causa del veto britannico, che a quel tempo era ancora nel pieno dello scontro sulla vicenda di Lockerbie.

    Comunque la componente libica di al-Qaida, che aveva fatto parte dell’organizzazione sin dai primordi, e cioè al tempo degli “afghani arabi“, ha tuttora una sua forte rilevanza all’interno dell’organizzazione (si veda ad esempio quel Abu Yahya al-Libi al quale discorso lo scorso 20 settembre [2009] presenziava la sfocatura di Bin Laden).

    Unico dettaglio, non opera più in Libia, o meglio: il LIFG negli anni ’90 è stato praticamente sgominato e i suoi esponenti ancora attivi in Libia sono stati messi nel carcere di massima sicurezza di Abu Salim (dove – giusto per spiegare i contorni della vicenda – nel 1996, durante una rivolta interna, furono ammazzati almeno 1200 detenuti), mentre i veri e propri al-qaidisti libici – che operano fuori di Libia – sono ancora in giro a fare danni, specialmente in Iraq.

    Libero, felice e dissociato da al-Qaida, stava invece il già citato ex-leader del LIFG. Precisamente era piazzato a Londra, luogo dal quale nel 2007 rientrò in Libia per iniziare a condurre con Sayf al-Islam la suddetta trattativa.


    A questo dato si aggiunge una seconda ondata di liberazioni, lo scorso marzo.

    Il portavoce dell’organizzazione gheddafiana incaricata di “riabilitare” i cattivi disse:

    Queste persone hanno completato il programma di riabilitazione che aveva l’obiettivo di far rifiutare la violenza i prigionieri e reintegrarli nella società libica.


    Pronunciate da personaggi di cui oggi tutti conoscono gli attributi queste affermazioni – ne converrete – suonano come una minaccia.

    Tanto più che in questa mandata di nuovi “cittadini modello” liberati c’erano l’autista di Osama bin Laden (Nasser Tailamun), un guantanamero (Abu Sofian Ben Guemou), il capo del LIFG (Abdelhakim Belhaj) il capo militare del LIFG (Khaled Shrif) e l’ideologo ufficiale (Sami Saadi).

    Da marzo a oggi il numero di “ex-terroristi” liberati è di 350. Negli ultimi 5 anni i terroristi liberati sono 850 (fonte).

    L’ultima “ondata” di liberazioni avviene il 16 febbraio, un giorno prima del “giorno della rabbia” libico, e data di inizio della repressione.

    .................................................. .................................................. ....

    Bene. Arriviamo alla notizia riferita ieri da al-Arabiya e riportata in tutte le salse da tutti i network di questo pianetaccio con non poche storpiature.

    Esaminiamola: il Vice Ministro degli esteri libico, Khaled al-Ka`im (e non Khaim come riporta la versione inglese), dice che al-Qaida ha stabilito un Emirato Islamico a Derna e che quell’organizzazione pensa di creare uno “scenario afghano”.

    Dice che a capo dell’Emirato c’è un ex-guantanamero, un certo Abdelkarim al-Hasadi. Che il suo luogotenente ad al-Beyda è un certo Kheyrallah Baraassi, e che questi personaggi hanno iniziato imporre il burqa alle donne.

    Dice proprio burqa, non niqab, come sarebbe più logico visto che il burqa in Libia non s’è proprio mai visto e la parola lì non si usa.

    La qual cosa è spia di una vera e propria messa in scena se pensiamo che questa messe di allarmistici messaggi è stata pronunciata di fronte agli ambasciatori della UE riuniti per l’occasione.

    Tutta gente che capisce al volo burqa e non niqab. Tutta gente che, fino a ieri, si beveva senza problemi qualsiasi monnezza Gheddafi&co. propinasse.

    E’ molto singolare, inoltre, che la memoria della rete non tracci il nome del nuovo Emiro in nessun testo che non sia riferito alla notizia stessa.

    Inoltre il nostro impositore di burqa non compare, a quanto mi risulta, nei cablo suddetti né nelle liste – a dire il vero incomplete – dei detenuti di Guantanamo.

    Avete capito l’operazione?

    Khaled al-Ka`im è lo stesso losco figuro che poche ore fa ha dichiarato minacciosamente che “i giornalisti entrati senza permesso in Libia verranno considerati collaboratori di al-Qaida” (qui), lasciando capire a tutti in maniera incontrovertibile che ciò che rimane del potere gheddafiano sta usando al-Qaida come un randello nei confronti di tutti coloro che remano contro.

    Siamo alle solite.

    -------------------------------------------------------------------------

    E ora, per finire, torniamo in Italia e vediamo chi sono, in Italia, questi amici di Gheddafi.

    Ne cito uno a caso, Franco Frattini, che l’8 gennaio diceva:

    Se la Libia non avesse una politica antiterrorismo di controllo forte come quella che ha, nell’area di Bengasi le cellule del terrorismo sarebbero tremendamente vicine a casa nostra (fonte, vedi anche qui).

    Alla luce di quanto apprendiamo oggi la Libia di Gheddafi ha sì una politica di controllo, ma non è un controllo “antiterrorismo”: la Libia di Gheddafi controlla i terroristi.

    Li controlla in maniera forte, davvero forte: li libera per scatenare il caos e poi se li va a riprendere quando deve dimostrare che sta facendo la lotta al terrorismo.

    Il controllo è così forte da determinare la nascita di un Emirato Islamico funzionale alle necessità di ciò che rimane della Libia di Gheddafi.

    Chi oggi non vede questo è cieco.

    E chi oggi continua ad agitare lo spettro di al-Qaida o del fondamentalismo islamico in Libia è ancora amico di Gheddafi: fa la sua stessa politica.

    Rileggendo quella frase di Frattini e anche quelle di Berlusconi sul “rischio fondamentalismo” è chiaro a tutti che loro sono ancora dalla parte di Moammar.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
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  4. #254
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    Nessuna previsione, neanche la più negativa, poteva avvicinarsi a quello che la Libia sta vivendo.

    Libia: la rivolta delle tribù

    Una rivolta inizialmente circoscritta che si è estesa in tutto il paese, portando al collasso lo Stato delle Masse, la Jamahiriya, rivela quello che in sostanza era.

    Il frutto di una suddivisione dei poteri secondo linee tribali, gestita attraverso questi 40 anni in un dosato equilibrio di benefici e punizioni, puntellata da un misto di socialismo e statalismo.

    Dove una vera e propria borghesia conservatrice di stato, ad onta della retorica sulla democrazia diretta, è maturata ai vertici di quel paese.

    Sono le tribù a essersi sollevate in Libia, non i giovani intellettuali né le masse operaie, che nel paese sono perlopiù composte da lavoratori stranieri.

    E l'utilizzo dei cyberguerrieri della rete, chimera elettronica di questa rivoluzione permanente che sta attraversando il mondo arabo, non è stato fondamentale come in Tunisia.

    Niente di tutto questo ha avuto una funzione catalizzatrice. Tanto meno l'esercito, vero artefice della caduta di Mubarak e di Ben Ali, che o ha solidarizzato con i rivoltosi o ha mostrato fedeltà al Qaid.

    È la tribù la madre di tutto. Nella società libica sono oltre cento le appartenenze e, spesso, danno il nome alle città da cui provengono.

    Se Gheddafi e la sua tribù resisteranno, e se quest'ultima non lo scaricherà, difficilmente potrà prospettarsi uno scenario unitario del paese.

    Oggi la Libia è scissa in due. Da una parte, ciò che resta della Jamahiriya, nelle regioni della Tripolitania e del Fezzan.

    Dall'altra, la Cirenaica, senza ordinamento statale, dove sono subentrati comitati popolari, gruppi islamici e bande armate che controllano porzioni di territorio. Gruppi che avrebbero creato emirati islamici ad Al Baida e Derna.

    Questa scissione potrebbe portarne altre, creando così zone territoriali sotto controllo tribale, come in Afghanistan o in Somalia. Previsioni negate dai membri dell'opposizione all'estero.

    Lo stesso principe Idris, il cui nonno, Idris al-Senussi, è stato il primo e unico re di Libia, dichiara che ci sono «elementi che vogliono dichiarare l'emirato di Senussia, altri la repubblica di Cirenaica», ma che questo non avverrà «confidando nella fratellanza del movimento religioso senussita, l'unico unitario nel paese».

    Il secondo scenario porta la firma della tribù Gheddafi e dei fedelissimi del Libro Verde.
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  5. #255
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    Il ruolo dei comitati rivoluzionari

    I comitati rivoluzionari, nocciolo duro della rivoluzione libica, hanno preso ufficialmente posizione con un comunicato apparso sulle pagine del giornale la Marcia Verde.

    Minacciano una «risposta affilata e violenta agli avventurieri che manifestano contro il regime. Il potere del popolo, la Jamahiriya, la rivoluzione e il leader sono tutte linee rosse. Chi cerca di superarle o di avvicinarle gioca con il fuoco e compie un suicidio».

    Una chiamata alle armi intertribale della struttura politica dei Comitati rivoluzionari che può contare, sempre che non si dissolva, su decine di migliaia di persone.

    Fino a pochi giorni prima della rivolta, venivano organizzati convegni dedicati alla diffusione del Libro Verde nel mondo, come la sesta convention dei membri del movimento europeo per la democrazia diretta.

    Il tema era «la diffusione del pensiero Jamahiriano nel mondo» e presenti erano delegati da diversi paese europei.

    La struttura era ramificata a livello mondiale. Per ogni nazione, vi era un esponente dei comitati rivoluzionari che seguiva e curava lo sviluppo del gruppo.

    Nei comitati si è verificata una spaccatura: diversi si erano già avvicinati al campo riformista, e l'uscita di alcuni membri storici, probabilmente dal Consiglio del comando rivoluzionario (formato da coloro che sono ancora in vita dei dodici presenti all'atto della sua costituzione nel 1969), per protesta contro il pugno di ferro usato dai militari, ne ha decretato la fine come struttura monolitica di potere.

    Se cadesse Tripoli, uno scenario ipotetico futuro, confermato da alcuni colloqui con responsabili del movimento, potrebbe essere uno spostamento in massa in una zona circoscritta, con una milizia territoriale e un autogoverno su una parte della Libia.

    Una base di partenza su cui giocare nuovamente un ruolo politico nella Libia dopo-Gheddafi, affidato a uno dei figli non compromessi con la repressione. Tribù Gheddafi più elementi politici fedeli al Libro Verde.
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  6. #256
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    I gruppi di potere

    Sostanzialmente erano tre i gruppi di potere in Libia: i riformisti, capitanati da Seif al Islam Gheddafi, i conservatori, depositari del Libro Verde e i tecnocrati, una casta di tecnici prestati alla politica, ma più interessati agli accordi con le multinazionali e alla sfera economica che alla redistribuzione delle ricchezze nel paese.

    L'attuale primo ministro, Baghdadi Ali al Mahmoudi, in carica dal 2006 dopo essere subentrato a Sukri Ghanem, passato a dirigere la National oil company of Libya (Noc), è un tecnocrate, come il suo predecessore Sukri Ghanem.

    Proveniente dall'Alto consiglio per il petrolio e il gas, Mahmoudi è considerato l'alter ego di Ghanem. L'uno conservatore, l'altro riformista.

    Ma forse il termine è leggermente diverso da quello che intende Seif, il figlio del colonnello. L'esercito non ha un peso sostanziale. Anche qui la presenza tribale determina il controllo o meno delle forze armate e il Qaid ha sempre tenuto sotto controllo i vertici militari.

    Nell'aviazione, per esempio, non son presenti tribù in contrasto con il clan Gheddafi. Il colonnello ha due figli in posizioni chiave: Moutassim, capo del Consiglio nazionale per la sicurezza, e Khamis, comandante di una brigata delle forze armate.

    Su circa 150 mila effettivi, circa la metà sono soldati di leva. Una cifra che oscilla tra i cinque e i diecimila sarebbero rimasti fedeli al governo.
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  7. #257
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    I riformisti

    Se c'era un'opposizione all'interno della Libia, capace di portare dei cambiamenti strutturali, era quella dei cosiddetti riformisti, guidati da Seif Al-Islam Gheddafi, trentottenne figlio del Qaid. Una corrente che si muoveva soprattutto su due campi: i diritti umani e l'informazione.

    Uno strappo alla regola ai dettami della Jamahiriya e del Libro Verde, che non prevedeva l'utilizzo di voci difformi se non quelle presenti nel dibattito interno ai comitati popolari, organismi di base che regolavano la vita politica del paese, e ai loro mezzi di informazione.

    Un'opposizione interna però, che non voleva mettere in discussione il sistema, ma riformarlo. Con la compagnia Al Ghad, proprietaria dei quotidiani Oea e Qurina, Seif aveva portato una ventata di novità nel panorama ristretto e stagnante dell'informazione libica.

    Denunce per corruzione nei confronti del procuratore generale e delle autorità locali di Bengasi hanno avuto risposte dure da parte di conservatori e tecnocrati: la chiusura del canale satellitare Al Libya e la sua nazionalizzazione nel 2009.

    Lo scorso 7 novembre dieci giornalisti dell'agenzia Libya Press, sempre sotto controllo della Al Ghad Company, vengono arrestati con l'accusa di aver fornito false informazioni. Per far uscire i cronisti dal carcere interviene personalmente il Colonnello.

    Libya Press intanto chiude i battenti. Seif aveva aperto una stagione di riforme graduali, il cui obbiettivo principale era la riforma della costituzione, e quella del codice e della procedura penale.

    Ma anche qui la fedeltà al padre e all'appartenenza tribale ha prevalso. I Gheddafi, prima l'uno contro l'altro, si sono riuniti attorno al capofamiglia.
    per questo pezzo riallaccetevi al post sulla polpetta avvelenata, per avere chiaro il ruolo del figlio.

    (ho spezzettato l'articolo per evitarne uno troppo lungo)
    Ultima modifica di Lawrence d'Arabia; 24-02-11 alle 15:51
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  8. #258
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    I clan delle montagne a caccia di Gheddafi

    L'attacco a Tripoli è incominciato. I clan della montagna stanno per scendere sulla capitale della Libia. Sono quattro le tribù che si preparano all'assalto finale all'ultima roccaforte di Gheddafi nella caserma di Bab al Aziziya, in un sobborgo meridionale. Si tratta delle tribù Rogeban, Zintan, Warfalla e Tahruna stanziate nella catena montuosa 150 chilometri a sud di Tripoli. La direttrice del loro attacco passa verso ovest nel tratto più agevole per raggiungere l'area presidiata dove si trova il Colonnello. È qui, su Zawia che i miliziani hanno iniziato a bombardare per fermare gli insorti causando centinaia di morti.

    I clan che stanno attaccando hanno a disposizione i tank e i razzi che hanno trafugato dalle basi militari lasciate incustodite dai militari che si trovano nelle sabbie intorno alla capitale. Secondo fonti locali le truppe che scendono dalle montagne sarebbero in grado di usare queste armi e avevano già programmato l'attacco per oggi o al massimo domani. Gheddafi è dunque sotto assedio. Ora bisogna vedere se i soldati che presidiano il suo rifugio, il famigerato bunker, manterranno la loro posizione. Gli uomini fedeli al Colonnello temono che molti possono disertare e fuggire, lasciando così sguarnita la roccaforte. Il regime libico sembra ormai allo sbando. Se i rivoltosi riusciranno ad entrare a Tripoli potrebbero arrivare facilmente a Gheddafi.

    I Rogeban, alla guida dei rivoltosi in marcia su Tripoli, avevano condotto già lunedì scorso si erano scontrati con l'esercito. Allora erano più deboli e non avevano ancora a disposizione le armi pesanti che solo in seguito sono state trafugate dalle basi militari. Per questo motivo erano stati fermati ad Azizya e rispediti indietro sulle montagne. Nell'attacco perse la vita il primo martire, un ragazzo di 22 anni. Già nel 1911 questi clan sbarrarono il cammino alle truppe italiane inviate da Giolitti.
    Per mano delle stesse tribù delle montagna potrebbe giungere la fine del Rais.
    I clan delle montagne a caccia di Gheddafi
    La Ue pensa a una missione militare nell'inferno della Libia
    Gheddafi asserragliato ordina nuovi raid su Tripoli. Alitalia sospende i voli. Berlusconi teme i missili. Usa: Hanno armi chimiche
    La Ue pensa a una missione militare nell'inferno della Libia


    Roma, 24 feb. (TMNews) - Trincerato nel suo bunker il colonnello Gheddafi continua a ordinare i massacri e a difendere Tripoli. Nuovi raid aerei hanno colpito la popolazione nella capitale e le milizie al soldo del regime hanno bombardato al-Zawiyah, appena 50 chilometri a ovest di Tripoli. Impossibile stabilire il numero delle vittime. Intanto, secondo il New York Times, migliaia di mercenari africani sono in marcia verso la capitale per sostenere il colonnello che intende fare della capitale la sua roccaforte visto che ha già perso il controllo della Cirenaica e di tutte le città delle costa. E domani, sempre a Tripoli, è attesa una grande manifestazione di protesta. Secondo l'ex ministro della Giustizia libico Mustapha Abdel Jalil il leader libico si suiciderà, "come Hitler", di fronte alla rivolta.

    Al Jazeera ha segnalato nuovo raid aerei dell'aviazione libica contro la popolazione a Tripoli. Contro i manifestanti scesi in piazza sono stati sparati altri colpi. E le forze fedeli al colonnello hanno sparato anche su chi stava marciando in direzione della residenza del leader libico. Secondo quanto ha riferito al Jazeera le forze leali al presidente Gheddafi hanno attaccato la folla in piazza a Misurata, città a est della capital, sulla costa. Precedenti notizie l'avevano già data in mano agli insorti.

    Un vero e proprio "massacro" quello avvenuto ad al-Zawiyah. Qui le milizie fedeli a Gheddafi hanno sparato contro gli insorti secondo l'emittente Al Arabiya, che ha citato un ex agente della polizia locale che ha disertato per unirsi alla rivolta. La stessa fonte ha denunciato, da parte delle milizie, "crimini contro l'umanità".

    Mentre la situazione in Libia precipita da Bruxelles è arrivata la notizia che tra i vari piani d'emergenza che sta preparando il Servizio esterno dell'Ue c'è anche l'intervento militare umanitario.

    Bengasi, invece, è una città libera e i luoghi della rivolta sono già diventati tappe di pellegrinaggio dopo la morte di migliaia di persone. Nelle strade della capitale degli insorti tra le macerie spunta la gioia dei manifestanti. Dopo l'addio dei poliziotti il servizio d'ordine è affidato ai ragazzi.

    In Italia, intanto, cresce la preoccupazione. A tal proposito Alitalia ha sospeso i voli di linea per Tripoli a causa della mancanza di sicurezza e, secondo il quotidiano La Repubblica, Berlusconi ha confidato ai suoi: "Dobbiamo stare attenti con Gheddafi, è un pazzo. Ci ha già sparato un missile una volta, non è che ce ne tira un altro contro?". Il riferimento è all'attacco missilistico libico contro Lampedusa avvenuto nel 1986.

    Il presidente Obama è tornato a condannare la sanguinosa repressione scatenata dal regime di Gheddafi e ora teme gli arsenali di armi chimiche. Secondo gli esperti, ha scritto il Washington Times, il Paese dispone di circa 14 tonnellate di gas mostarda che non sono ancora state distrutte nonostante l'annuncio del 2003 della rinuncia da parte della Libia al suo arsenale di armi di distruzione di massa.
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  9. #259
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    Non credo che queste notizie non abbiano fondamento, ma non riesco a pensare che sia strano che un regime quarantennale crolli con tanta facilità e che le sorti siano affidate a mercenari stranieri, certo, c'è l'esempio della Romania dove la sola resistenza alla rivolta venne dalla Securitate, però Gheddafi non mi sembrava paragonabile a Ceausescu.
    Mah, per il momento mi sembra che si viva il tipico momento di esaltazione che segue un cambio di regime (immagino che qualcuno tra molti anni potrebbe dire con orgoglio ai suoi nipoti: "quel giorno a Tripoli io c'ero") ma non so dire (e non so chi possa dirlo) se i libici non stiano finendo dalla padella alla brace.
    Quanto ai missili dell'ormai completamente andato di testa colonnello (a proposito, ma almeno le sue amazzoni lo stanno difendendo?) non me li auguro certo, ma se gli venisse questa balzana idea l'Italia potrebbe certamente avere il motivo per poter intervenire anche senza avallo internazionale, o sbaglio?
    Controllori di volo pronti per il decollo,
    telescopi giganti per seguire le stelle
    (F. Battiato, No time no space)

  10. #260
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    Predefinito Rif: Quando crolla Gheddafi?

    Ho fatto due conti: uno SCUD A ha 180 km di gittata, le versioni B e D invece di circa 300 km, ed un margine di errore di circa un chilometro. A questo punto si capisce che con questi ordigni il massimo che può colpire è Lampedusa (dimensione; 10x3 km), come già provato in passato. Già Malta è troppo lontana, la Sicilia lasciamo perdere.
    Lo SCUD-C, invece, con una gitatta di 550km (ma un carico bellico dimezzato) potrebbe tenere sotto tiro Malta e buona parte della Sicilia.
    Resta da vedere cosa ha a disposizione.
    Ultima modifica di Halberdier; 24-02-11 alle 20:21

 

 
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