Ad ogni modo spodestare Mubarak non è così facile come sembra. Il presidente egiziano gode dell'appoggio delle forze armate (a differenza di Ben Ali che non poteva contare sul sostegno di tutte le frange dell'esercito).
Sicuramente nel Maghreb qualcosa si sta muovendo. Tunisia, Algeria ed Egitto sono il segnale di un cambiamento profondo. Tuttavia resta da vedere come si evolveranno le cose nella Tunisia post ben Ali per esempio.
Non è detto che si arrivi ad un governo democratico. Idem per l'Egitto.
La Vita è troppo breve per non essere Italiani!
Ultima modifica di stefaboy; 26-01-11 alle 17:07
Ferrara era comunista poi il comunismo è morto, allora è diventato Craxiano e Craxi è morto, poi è diventato Berlusconiano. PORTA SFIGA
(brunik - 25/09/2011)
Egitto e Libano, qualche notizia | Kelebek Blog“Mubarak, Mubarak, l’Arabia Saudita ti aspetta!”
slogan dei manifestanti al Cairo
Chiedo scusa dello stile telegrafico e del mancato approfondimento…
Innanzitutto, al primo posto mettiamo i documenti segreti che al-Jazeera sta pubblicando, sui rapporti tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese, che dimostra livelli inimmaginabili di servilismo e di svendita del proprio popolo da parte di questi ultimi (un piccolo esempio qui). Oggi, la dirigenza palestinese si giustifica, sostenendo che di tali rapporti, erano al corrente i governi della Giordania, dell’Egitto e dell’Arabia Saudita. Non ne dubitavamo.
Ci sono stati scontri al Cairo durante tutta la notte.
Proclamato lo sciopero generale per oggi (mercoledì) e domani.
La polizia ha aperto il fuoco in diverse città, uccidendo un manifestante a Suez e forse due ad Alessandria, mentre al Cairo, un poliziotto sembra che sia stato travolto dalla folla.
Sono stati arrestati un giornalista di al-Jazeera; il figlio del leader del partito di opposizione Ghad; Gamal Heshmat, uno dei massimi dirigenti dei Fratelli Musulmani (che non hanno partecipato alle manifestazioni); Mustafa Al Nagar, il coordinatore generale della campagna per El Baradei.
L’arresto del corrispondente di al-Jazeera è sorprendente, visto che la rete – dopo la recente visita di Hosni Mubarak nel Qatar – pare abbia deciso di evitare di dare risalto alle manifestazioni egiziane.
El Baradei condanna l’appoggio statunitense al regime di Hosni Mubarak: infatti, Hillary Clinton ha espresso, in termini certi diplomatici, il proprio sostegno al governo egiziano.
"Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"
Egitto: sciopero generaleLa polizia ha disperso le folle, stanotte, ma gli organizzatori delle manifestazioni di ieri hanno indetto uno sciopero generale per oggi e domani.
Staremo a vedere se e come lo sciopero avrà luogo.
La pagina di “Kullu-na Khaled Sa`id” ha raggiunto i 400.000 iscritti.
Ahmed Salah, co-fondatore del Movimento giovanile 6 aprile è stato arrestato.
Qui la loro pagina di FB che pubblica questa immagine che invita tutti a unirsi allo sciopero generale:
Anonymous ha buttato giù il sito del governo egiziano.
La pagina FB di “Operation: Egypt” è un buon punto di partenza in inglese.
Per le notizie i riferimenti sono sempre qui (alcune pagine sono esplose, però).
Qualche osservazione (a parte quelle ovvie, e cioè che l’Egitto è demograficamente 10 volte la Tunisia e geopoliticamente fondamentale per gli interessi americani):
- le manifestazioni cui abbiamo assistito in Egitto hanno una forma molto diversa da quelle tunisine. In Tunisia la rivoluzione ha preso piede partendo da una rivolta spontanea, in Egitto il “25 gennaio” è stato preparato con cura e (vedi il post di ieri) aveva una piattaforma ben definita;
- i Fratelli Musulmani ed altre formazioni politiche di matrice islamica sono rimaste ai margini, per ora. Non hanno indetto loro le manifestazioni – il ché non vuol dire, ovviamente, che non vogliano cavalcarle – pur avendovi aderito. Per chi volesse approfondire la posizione dei Fratelli Musulmani consiglio questo articolo apparso su Ikhwanweb.
Per spiegare in due parole l’approccio “di retroguardia” dei Fratelli Musulmani è interessante leggere il sommario di quell’articolo, che recita:
appena i Fratelli Musulmani hanno annunciato la loro partecipazione al Giorno della Rabbia, indetto per martedì 25 gennaio, i loro bloggers hanno promosso un banner su Facebook così intitolato: “Sono un membro dei Fratelli Musulmani e sarò in piazza il 25 gennaio”.
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h. 9.50 arriva anche Reuters.
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h. 12.01 RNN inizia a elencare i luoghi delle manifestazioni di questo 26 gennaio (Cairo, Mansura, Asyut, Alessandria, Damietta, Fayyum).
che le rivoluzioni continuino, solidarietà totale.
“The Egyptian 11th commandment: Thou Shall Not Tweet or Facebook”. L’undicesimo comandamento egiziano: Tu Non Dovrai né Twittare né usare Facebook. E’ uno degli ultimi messaggini mandati oggi pomeriggio via twitter dai ragazzi egiziani che non demordono.
Ultima modifica di Lawrence d'Arabia; 26-01-11 alle 20:25
"Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"
esatto come nella PERSIA dello Shia Pahlavi (o come si scrive)
x l'elitè progressista quella rivolta era il segno di un popolo in cammino verso la democrazia, l laicità e il benessere materiale
ne è venuto fuori il regime + TEOCRATICO fanatico e integralista del mondo
(certo che voi sinistri ci vedete proprio bene eh...)
PS: ma come fate a n accorgervi di come gli ultimi deboli bastioni dell'islam laico stannno cadendo uno dopo l'altro , mentre i regimi teocratici e integralisti (Iran, ArabiSaudita...) sono sempre + forti???...forse nn lo vedete xkè dovete vendere la menzogna dell'islam moderato ???
la laicità appoggiata da imperialismi occidentali significa dittatura, sfruttamento, corruzione e riduzione alla fame con conseguente fenomeno migratorio.
se sei a favore della laicità devi accettare e tollerare coloro che da quelle dittature scappano, non puoi accettare le dittature e respingere chi non vuole quelle dittature, altrimenti vai tu in quei paesi.
Ultima modifica di Lawrence d'Arabia; 26-01-11 alle 21:05
"Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"
veramente la balla dell'islam moderato è stata usata dall'Occidente per giustificare l'appoggio a regimi brutali e reazionari (come appunto l'Arabia Saudita, l'Egitto ma anche il Pakistan e l'Afghanistan dei mujahidin) con cui aveva importanti relazioni commerciali e politiche. meglio i talebani dei sovietici, meglio le donne in burka che all'università, dicevano gli americani...
in Iran la rivolta contro lo Scià e la sua polizia segreta, iniziò spontaneamente, con scioperi e cortei di massa, il clero islamico entrò in gioco solo in un secondo tempo. fu un madornale errore del partito comunista iraniano (il Tudeh) - errore pagato poi a carissimo prezzo -, che spinse i comunisti ad allearsi con Khomeini per rovesciare la dittatura, finendo in una dittatura ancora peggiore....
mica è predefinito l'esito di una rivoluzione... certo è che le masse, dopo l'iniziale spontaneismo, cercano una guida, una direzione politica. gli integralisti entrano laddove trovano un vuoto, laddove non c'è un'alternativa forte, come per esempio ha fatto Hamas in Palestina approfittandosi della debolezza delle sinistre e di un'ANP corrotta e screditata.
Dire che le rivolte di questi giorno avranno come sbocco politico necessario l'aumento dell'integralismo è solo un modo per giustificare la loro repressione perché toccano intertessi forti dei paesi occidentali. l'integralism islamico è solo il segno della sconfitta e della disperazione dei movimenti di liberazione nazionale e di religione in queste proteste se n'è vista ben poca, se non nient'affatto!
Egyptian Revolt, Day 3 : invisiblearabs
Per due giorni interi, le forze dell’ordine, quelli che vedete in fondo a questa foto indimenticabile, vestiti di nero, hanno dovuto fronteggiare eventi che nella storia trentennale della presidenza di Hosni Mubarak non si erano visti. Dimostrazioni di piazza, diverse, di diverso tipo, in punti differenti del Cairo, nelle altre città egiziane. Soprattutto a Suez dove, per la prima volta, sono stati dati alle fiamme edifici governativi, e una sede del partito al potere, quello di Hosni (e di Gamal) Mubarak. Per due giorni interi, questi poliziotti che vengono spesso dal sud dell’Egitto, per un po’ di pound egiziani, hanno dovuto fronteggiare quello che il sistema di sicurezza egiziano non si aspettava. Che, cioè, la partecipazione alle manifestazioni fosse alta, e che fosse continua. Non ci sono, certo, i numeri del primo giorno, di quello che ormai viene definito il Giorno della Rivolta egiziana, il 25 gennaio che ancora volta torna nella storia del paese come l’inizio, il punto di partenza. Ma la rivolta continua, e questo è un fatto di cui devono tenere conto le diplomazie occidentali, che continuano purtroppo a balbettare, a non capire, a essere impreparate al 2011.
Quei poliziotti, dicono i testimoni, cominciano a essere stanchi. E il tentativo dei manifestanti è anche quello di stancarli, prima del venerdì, che si annuncia come un giorno cruciale. Sono da 48 ore in piazza, come ci sono soprattutto i beltagi, quelli in borghese, agenti di diverso tipo, molto violenti e molto pericolosi, quelli che arrestano, portano via i dimostranti, e sono accusati di tortura e maltrattamenti.
Anche Alaa al Aswani, intervistato dal mio amico caro Michele Giorgio, è certo che l’Egitto non sarà più come prima del 25 gennaio 2011.
Siamo davvero alla svolta sognata dagli egiziani?
Sì, ne sono certo. Nei mesi scorsi avevo detto in più occasioni che il regime aveva vita breve e quanto stiamo vedendo e vivendo in questi giorni conferma che siamo di fronte a una svolta senza precedenti negli ultimi 40 anni. L’altra sera ho parlato a una folla di migliaia di persone riunita in Piazza Tahrir, al Cairo. Di fronte a me non avevo più il solito gruppo di amici e attivisti impegnati con coraggio a favore della democrazia e del lavoro, con i quali mi sono incontrato in questi anni. Avevo invece tante persone qualsiasi: manovali, operai, avvocati, impiegati, donne e uomini che non hanno più paura della polizia e della repressione. Persone che vogliono libertà e democrazia ma anche lavoro e migliori condizioni economiche, perché in Egitto non esiste una separazione tra politica ed economia. È una novità assoluta. Nessuno potrà fermare il processo che si è messo in moto, dopo il 25 gennaio nulla sarà come prima.
Nulla sarà come prima. Nulla, in Egitto, sarà come prima del 25 gennaio. E se così è, come ben sa chi si occupa della regione, nulla sarà come prima in tutto il mondo arabo. Perché tutto, nel mondo arabo, comincia al Cairo. Se n’è accorto il Dipartimento di Stato americano? Ce ne siamo accorti noi?
Per domani, ci si prepara alla manifestazione dopo la preghiera del venerdì. Appuntamento all’una, ora del Cairo. I ragazzi del web hanno già cominciato il tam tam. Lo hashtag è #1M, un milione in piazza. Chissà se ce la faranno. Magari un milione in tutto l’Egitto, ma se anche fossero di meno, quello che sta succedendo è inimmaginabile rispetto alla Cairo di appena un anno, due anni, cinque anni fa. Circa due anni fa, con un amico che di Egitto sa moltissimo, cercavamo di capire quando sarebbe scoppiato. Ci eravamo dati, appunto, due anni di tempo. Non di più. Non perché abbiamo la sfera di cristallo, ma perché un disagio così compresso, una sofferenza così diffusa, una povertà così elevata, una fame di libertà così disperata, non poteva resistere a lungo. Anche se a Sharm, nonostante gli squali, tutto è normale.
Se la manifestazione è per domani, non vuol dire che oggi non succederà niente. Intanto, è il giorno di Mohammed el Baradei, che aveva dichiarato di sostenere il 25 gennaio ma aveva già detto che non vi avrebbe partecipato. Era a Vienna. E oggi torna in Egitto. Non sono del tutto certa che potrebbe rimanere il candidato alla successione di Mubarak. Se lo sarà, sarà forse perché per le nostre cancellerie sarà considerato il meno peggio. Aspettiamo, però, di vedere cosa deciderà di fare Amr Moussa, e cosa decideranno di fare altri uomini. Come Zakaria Abdel Aziz, il presidente del Jaudge Club, l’ANM egiziana. Non più tardi di due settimane fa, dopo un discorso del presidente Hosni Mubarak, aveva commentato in questo modo le parole del vecchio capo di stato.
In his comment on Mubarak’s speech, Abdel Aziz replied, questioning: Who prevents the maintenance of true justice? Does the regime seek to bring justice as the President claims? He answered: The regime stands in the way of bringing justice to the people, either by enacting unconstitutional laws that are challenged as unconstitutional, or the results of ill-considered decisions that make citizens resort to courts, or by failing to implement judicial rulings as there are many decisions that executives refuse to implement. Does this actually bring about justice?
He added: If we look at it, we will notice that the largest share of cases filed before the State Council were caused by the system, which caused more than 3000 appeals to be filed before the Administrative Court during the last parliamentary election. The government’s unsound proceedings are causing many lawsuits.
Nonostante le questioni che pone Zakaria Abdel Aziz sembrino molto di categoria, il suo ruolo continua a essere quello di pungolo del regime. Lo era stato nel 2007, quando la presidenza aveva deciso e dettato gli emendamenti alla Costituzione che consentirono a Mubarak di vincere senza concorrenti di peso. Lo potrebbe essere anche adesso. Forse
Anche oggi, stay tuned, seguite i ragazzi del Cairo.
Ultima modifica di Lawrence d'Arabia; 27-01-11 alle 15:54
"Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"