ARMAGHEDDO
Nel luglio-agosto 2009 ho fatto due conferenze su “Perché l’Africa non si sviluppa?”, tema che tratterò ampiamente a Radio Maria lunedì prossimo 21 settembre (ore 21-22,30). Chi vuole conoscere il mio pensiero, cioè la mia esperienza di Africa, legga diversi miei testi sul mio sito:
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In uno di questi incontri un signore ha raccontato che lui e sua moglie, ambedue medici, vanno a fare volontariato in un paese africano (mi pare il Benin) per aiutare in un ospedale cattolico. E diceva che, dalla sua esperienza, molti italiani vanno in Africa o in altri paesi a fare volontariato nelle missioni cattoliche, in genere per aiutare i missionari e le suore italiani e le Chiese locali. Come mai, chiedeva, questi aiuti che danno i missionari e i volontari, molto concreti, non producono frutti, nel senso che le situazioni rimangono più o meno quelle di prima?
Ho risposto che tutti gli aiuti all’Africa sono preziosi e vanno continuati, ma non dobbiamo illuderci di cambiare rapidamente certe situazioni di miseria e di arretratezza per due motivi:
1) Per capire la povertà dell’Africa a sud del Sahara bisogna sempre tener presente che viene da una lunga storia nella quale noi occidentali abbiamo le nostre gravi colpe. Ma soprattutto viene dal fatto che l’Africa nera ha incontrato il mondo moderno, cioè il progresso moderno in tutti i suoi aspetti (nel bene e nel male), alla fine dell’Ottocento, quando inizia la conquista e la colonizzazione del continente. Non è pensabile che in secolo o poco più l’Africa faccia un cammino che noi europei abbiamo fatto in duemila anni di cristianesimo. I giovani africani imparano in fretta, ma passano dalla scoperta della ruota (della carriola) e della scrittura (ignorate nell’Africa tradizionale) all’aereo e al computer. La radice profonda della povertà africana è storico-culturale più che economica, cioè di adattamento delle culture africane al mondo moderno. Non è un problema puramente tecnico, ma di mentalità, di cultura. Poi ci sono molte altre cause: anzitutto la mancanza di scuole, le guerre e dittature, l’egoismo dei paesi ricchi, la corruzione delle classi dirigenti africane, ecc. Ma la radice è storico-culturale. Nel mondo globalizzato i popoli vivono in epoche storiche diverse, noi duemila anni dopo Cristo, l’Africa nera un secolo dopo l’incontro col mondo moderno portato dalla colonizzazione.
2) Secondo. Quando noi missionari parliamo di quello che la missione fa in Africa, raccontiamo cose autentiche, che producono sviluppo. Ma in confronto con l’immensità di quei paesi e il peso numerico della popolazione, sono cose minime. La Chiesa non cambia la situazione politico-economica, non è il suo compito, ma dà un esempio di come, educando col Vangelo ed aiutando con la scuola e la sanità di base, tecnicamente ed economicamente, si può sviluppare una piccola parte del popolo. Il resto debbono farlo i locali, col nostro aiuto fraterno. E lo faranno perché è gente giovane, intelligente, capace, ma le culture e mentalità non cambiano rapidamente, bisogna dare tempo al tempo.
Per conoscere i particolari di questa sommaria risposta, vi rimando a Radio Maria, lunedì 21 settembre, dalle ore 21 alle 22,30. Ciao a tutti e Dio vi benedica, PIERO GHEDD