BERLINO - Non è fortunato il tedesco Martin Schulz. È un socialdemocratico, è da 16 anni membro del Parlamento europeo e nel 2012 ne diventerà presidente, al momento guida l’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici a Strasburgo. Un democratico senza se e senza ma, al massimo un po’ verboso. Ciò nonostante, di tanto in tanto viene accostato a qualcosa di nazista.
ASSE MERKEL-SARKOZY- In Italia è conosciuto perché nel 2003 ebbe uno scontro con Silvio Berlusconi, anche allora presidente del Consiglio, che gli diede del kapò. Ieri è stato attaccato durante l’assemblea plenaria dei deputati europei. Stava parlando al microfono, chiedeva più coesione nell’area euro colpita dalla crisi, criticava quello che secondo lui è il «comitato franco-tedesco di gestione dell’Europa», cioè l’asse tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che tende a guidare la Ue tenendo in poco conto gli altri 25 Paesi partner. A un certo punto, Godfrey Bloom, un deputato britannico dello Uk Independence Party – estrema destra favorevole al ritiro del Regno Unito dalla Ue – lo ha apostrofato con la frase «ein Volk, ein Reich, ein Führer», cioè «un popolo, un impero, un leader», slogan piuttosto conosciuto nella Germania del periodo nazista.
FUORI DALL'AULA - Alla protesta di Schulz, Bloom ha rafforzato il concetto e lo ha chiamato «fascista antidemocratico». A quel punto, il presidente dell’assemblea Jerzy Buzek ha espulso dall’aula l’inglese e i gruppi parlamentari dei maggiori partiti presenti a Strasburgo hanno chiesto che contro il rappresentante dello Yorkshire siano prese sanzioni dure: «Non possiamo accettare che membri del Parlamento europeo insultino i loro colleghi in un modo che ricorda le ore peggiori della nostra storia», hanno scritto in un comunicato.
SUL CONFLITTO D'INTERESSI - Nel 2003, Schulz aveva attaccato Berlusconi, presente a Strasburgo, per il suo conflitto di interessi di governante e magnate televisivo. Irritato, il presidente del Consiglio italiano gli rispose che lo avrebbe visto bene a recitare il ruolo di un kapò in un film sui campi di concentramento nazisti. Anche allora grandi polemiche, a Strasburgo e in Germania, come, in misura certo meno eclatante, sta succedendo anche oggi.