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    Predefinito Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio
    Inserito il 12 febbraio 2010
    Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio|Libertiamo.it
    Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    - Un fatto è certo: il salvataggio europeo (a guida tedesca) della Grecia segnerebbe un punto di svolta fondamentale nella storia dell’integrazione continentale. Le ripercussioni economiche ed istituzionali dell’eventuale violazione esplicita del Trattato UE, che imporrebbe il divieto di salvataggio finanziario di uno Stato membro da parte della Comunità e o di un altro Stato membro, potrebbero essere tanto pesanti quanto lo sarebbe stato il default greco.

    Come ha sottolineato ieri il Wall Street Journal, l’intervento in favore della Grecia rischierebbe di dare ai mercati un messaggio contrastante: da un lato la volontà di garantire la tenuta dei conti di tutti i paesi a rischio (Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia, ma anche ad est c’è puzza di marcio), dall’altro l’impossibilità materiale di farlo davvero. Detto in altri termini, si darebbe un cattivo segnale ai governi di questi paesi, che potrebbero prendere il bailout ellenico come un sostanziale “liberi tutti” rispetto alle loro responsabilità fiscali. E contemporaneamente, i mercati potrebbero considerare la cosa come l’assunzione di un obbligazione impossibile da onorare.

    D’altro canto, limitarsi al salvataggio della Grecia rappresenterebbe per l’Europa unita un messaggio di profonda iniquità politica – nei confronti delle opinioni pubbliche dei paesi che responsabilmente hanno scelto piani di severità fiscale (l’Irlanda) – e di insensata discrezionalità economica. La popolarità della costruzione europea, già traballante per cento ed altre cento ragioni, verrebbe ulteriormente minata. Eppure l’esperienza americana dovrebbe insegnare qualcosa: il ricorso ad ingenti capitali pubblici per salvare banche, compagnie automobilistiche e quant’altro non ha evitato la recessione e non ne ha ridotto i tempi. Al contrario, ha trasferito sul conto dei contribuenti un onere che questi ultimi saranno costretti a pagare per molti anni.

    Contemporaneamente, come non vedere i concreti rischi sistemici di un eventuale default di Atene?
    Al punto in cui siamo, l’Unione Europea è davvero in un cul de sac, prodotto dalla decisione di aprire la moneta unica a paesi poco affidabili. In questo hanno ragione i “falchi” tedeschi. Dalle sabbie mobili si può uscire solo con una forte e profonda assunzione di responsabilità dei governi nazionali maggiormente interessati agli squilibri finanziari, quello greco ma anche quelli degli altri paesi “porcelli”, cui spetta il compito di porre in essere robuste e dolorose misure di rientro rapido del deficit. Alla riunione dei leader europei di ieri, si è scelta una soluzione interlocutoria, forse l’unica possibile in questo momento: si è chiesto alla Grecia di fare fino in fondo il proprio dovere, annunciando un impegno dai contorni sfocati a porre in essere “misure coordinate per il salvataggio della stabilità dell’area-euro”. Come a dire: la situazione è davvero brutta, ma per ora confidiamo sul fatto che i mercati sembrino applicare ai paesi europei criteri di tolleranza particolarmente generosi – che difficilmente userebbero con altri paesi – e speriamo che il governo Papandreu trovi da solo la forza politica necessaria per il piano di austerità. C’è davvero da fare il tifo perché ciò avvenga.

    Dalla difficile situazione cogliamo due messaggi fondamentali.
    Anzitutto, la crisi ha decretato il fallimento dell’Europa a trazione tecnocratica: qualunque siano le decisioni che verranno assunte, è ormai chiaro che queste non verranno prese a Bruxelles, ma a Berlino, dopo una telefonata a Parigi e qualche sms in giro per le capitali nazionali. Non che la soluzione possa essere l’accentramento (che fa rima con armonizzazione) delle politiche fiscali, ma è ormai evidente che il rilancio dell’esperienza comunitaria è possibile solo se si sceglie di dotare di legittimità democratica le istituzioni di Bruxelles. Se pure si vuole – ed il sottoscritto non valuta negativamente l’ipotesi – che l’Unione Europea sia una (con)federazione di stati in forte competizione fiscale tra loro, non si può eludere a lungo il problema del peso politico di chi la rappresenta.
    Il secondo messaggio è un allarme per quei paesi che ancora non si trovano nella situazione greca, ma che rischiano di piombarci. Come scrive oggi Mario Seminerio sulle pagine de Il Secolo d’Italia, la classe politica italiana rischia di non percepire la pericolosità dello stato dell’economia nostrana: un rapporto debito-Pil così ingente ed una crescita stentata, inferiore all’aumento del costo del debito e inibita da una sempre maggiore pressione fiscale, non sono elementi sui quali dormire sonni tranquilli. Il dibattito pubblico italiano pare occuparsi d’altro, e questo è un segno davvero inquietante di apatico declino.

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    Inserito da:

    Piercamillo Falasca

  2. #2
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    Purtroppo i destrorsi come il signore citato non hanno mai fatto professione di vera ed autentica sincarità... Hanno sempre cercato di usare, nei confronti degli elettori, l'arma della demagogia...

    Quindi scarsamente attendibili...

  3. #3
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    E' il mondo che è a rischio, non l'Europa.
    E' ingenuo pensare che a fronte del fallimento di 2 paesi non segua il fallimento di tutti i paesi.
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  4. #4
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    Citazione Originariamente Scritto da Oli Visualizza Messaggio
    E' il mondo che è a rischio, non l'Europa.
    E' ingenuo pensare che a fronte del fallimento di 2 paesi non segua il fallimento di tutti i paesi.
    Però a rischio pare esservi solo i cosiddetti Piigs......

  5. #5
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    Citazione Originariamente Scritto da libertando Visualizza Messaggio
    Però a rischio pare esservi solo i cosiddetti Piigs......
    Fumo negli occhi per deviare dal problema. In caso di default di un paio di paesi pesanti più nessuno rinnoverebbe i titoli di stato, di nessun paese. Credo fermamente che il default di Italia e Spagna nel giro di pochi giorni contagerebbe anche Francia, Germania, UK, e, udite udite, USA.
    Indipendentemente dall'Euro o da altre valute.
    Quindi è indispensabile evitarlo. Signori, sappiamo benissimo che nessuno di chi ha investito nei titoli di stato ha realmente bisogno di quei soldi e che 99% li rinnoverà. Secondo me è quindi fondamentale impedire il default, naturalmente utilizzando aria fritta, ma non importa, è lo scopo quel che conta.
    Cosa più seria sarebbe riportare a negativa la crescita del debito, in modo da compensare i vecchi titoli con l'emissione di nuovi, senza necessità di sottoscrizioni (e sottoscrittori) nuovi.

    E' anche la ragione per cui non ritengo rilevante l'attuale ammontare del debito: si sono trovati i sottoscrittori, che non hanno bisogno di quei soldi e che rinnoveranno il tutto. Non è detto che in futuro se ne troveranno altri disposti a farlo, quindi facciamoli rinnovare a questi senza emetterne di nuovo.
    Ultima modifica di Oli; 23-02-10 alle 20:51
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  6. #6
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    In pratica è il consolidamento del debito...
    La storia è maestra di vita ma non ha allievi. (A. Gramsci)

  7. #7
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    Citazione Originariamente Scritto da Mauam Visualizza Messaggio
    In pratica è il consolidamento del debito...
    Esatto. Non lo si dice, ma di fatto il debito è già consolidato perché gran parte dei BOT (ma anche degli altri titoli) in essere altro non è che il rinnovo di quelli vecchi che a loro volta erano il rinnovo di quelli prima, degli stessi intestatari e da anni.
    Chiaramente il debito pubblico di un paese in particolare di uno come l'Italia è in gran parte acquistato da persone che non hanno intenzione di disinvestire, mai, se hanno la sicurezza di poterlo fare in qualunque momento.
    Perché non continuare così? L'importante è NON AUMENTARLO, perché sarebbe necessario trovare nuovi sottoscrittori e questo è molto, molto più complicato.
    Va da sé che a questo punto avere un debito al 30% o al 200% del PIL non varia molto, visto che gli acquirenti sono già stati trovati e fidelizzati. Lo stato non sarebbe in grado di rimborsare neppure il 30% se gli investitori non rinnovassero i loro titoli e andrebbe in default.
    Ecco perché ho recentemente cambiato idea e mi preoccupa meno l'ammontare del debito. Certo, restano gli interessi da pagare, che vanno a bilancio dello stato e, se non si cerca di rientrare almeno un po' per anno, si trasformano in ulteriore debito. Su questo bisogna lavorare, piano piano, rosicchiando per esempio un uno per cento l'anno. Mi pare l'unica via d'uscita fattibile.
    Che ne pensate?
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    Non vedo altra soluzuione logica.

    Fra l'altro bisogna tener presente che questa situazione non è frutto di semplice "ordinaria amministrazione": la Grecia è sotto un attacco speculativo pesante e a mio avviso anche coordinato, quindi non si possono dare segnali di debolezza o strafottenza, specialmente di questi tempi. La politica del "chi se ne frega, tanto nella cacca ci stanno loro" in un contesto simile sarebbe come dichiarare che chiunque è libero di giocare sporco come gli pare con l'Europa per guadagnare.
    Ultima modifica di ART; 24-02-10 alle 01:20

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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

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    Fumo negli occhi per deviare dal problema. In caso di default di un paio di paesi pesanti più nessuno rinnoverebbe i titoli di stato, di nessun paese. Credo fermamente che il default di Italia e Spagna nel giro di pochi giorni contagerebbe anche Francia, Germania, UK, e, udite udite, USA.
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    Quindi è indispensabile evitarlo. Signori, sappiamo benissimo che nessuno di chi ha investito nei titoli di stato ha realmente bisogno di quei soldi e che 99% li rinnoverà. Secondo me è quindi fondamentale impedire il default, naturalmente utilizzando aria fritta, ma non importa, è lo scopo quel che conta.
    Cosa più seria sarebbe riportare a negativa la crescita del debito, in modo da compensare i vecchi titoli con l'emissione di nuovi, senza necessità di sottoscrizioni (e sottoscrittori) nuovi.

    E' anche la ragione per cui non ritengo rilevante l'attuale ammontare del debito: si sono trovati i sottoscrittori, che non hanno bisogno di quei soldi e che rinnoveranno il tutto. Non è detto che in futuro se ne troveranno altri disposti a farlo, quindi facciamoli rinnovare a questi senza emetterne di nuovo.
    Sicuramente il default va evitato e coinvolgerebbe tutto l'Euro, però non credo sia tutrta aria fritta, almeno a vedere le contromisure che sono staticonstretti a prendere in Grecia

  10. #10
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    Predefinito Rif: Salvataggio greco o meno, l’Europa è nelle sabbie mobili. E l’Italia peggio

    Citazione Originariamente Scritto da Oli Visualizza Messaggio
    Esatto. Non lo si dice, ma di fatto il debito è già consolidato perché gran parte dei BOT (ma anche degli altri titoli) in essere altro non è che il rinnovo di quelli vecchi che a loro volta erano il rinnovo di quelli prima, degli stessi intestatari e da anni.
    Chiaramente il debito pubblico di un paese in particolare di uno come l'Italia è in gran parte acquistato da persone che non hanno intenzione di disinvestire, mai, se hanno la sicurezza di poterlo fare in qualunque momento.
    Perché non continuare così? L'importante è NON AUMENTARLO, perché sarebbe necessario trovare nuovi sottoscrittori e questo è molto, molto più complicato.
    Va da sé che a questo punto avere un debito al 30% o al 200% del PIL non varia molto, visto che gli acquirenti sono già stati trovati e fidelizzati. Lo stato non sarebbe in grado di rimborsare neppure il 30% se gli investitori non rinnovassero i loro titoli e andrebbe in default.
    Ecco perché ho recentemente cambiato idea e mi preoccupa meno l'ammontare del debito. Certo, restano gli interessi da pagare, che vanno a bilancio dello stato e, se non si cerca di rientrare almeno un po' per anno, si trasformano in ulteriore debito. Su questo bisogna lavorare, piano piano, rosicchiando per esempio un uno per cento l'anno. Mi pare l'unica via d'uscita fattibile.
    Che ne pensate?
    Che è la via maestra da seguire, ma guarda che gli allarmisti questo lo sanno benissimo, il problema è che la massa di debito pubblico da consolidare rischia di essere troppo grande...

 

 
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