Insieme a me hanno preso parte a quella conferenza le persone che conosciamo e apprezziamo e tutte parlavano di quanto sarebbe meravigliosa la soluzione dello stato unico, e la pace, e tutto il resto.
Ma io commentavo: certo che sarebbe bello, ma purtroppo ci sono alcuni problemi. La nozione di Pace non esiste nella cultura ebraica.
Il termine ‘Shalom’ non significa Pace. Significa ‘sicurezza per gli ebrei’.
Avete mai notato che quando si parla di negoziati, l’unico argomento che sentiamo da parte di Israele è: sicurezza, sicurezza, sicurezza ...
Questo aspetto è cruciale, perché ci dimostra che abbiamo a che fare qui con una barriera culturale.
Perché da alcuni mesi ormai il mio libro è un best seller?
Perché io sono l’unico nella storia ebraica moderna ad essere abbastanza coraggioso – o abbastanza stupido, decidete voi – da affrontare certi aspetti, come quello della barriera culturale.
Spero di avere risposto a tutti i tuoi quesiti.
ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO.
Parla un signore, si presenta, ma come prima non si sente bene – parla con tono alquanto agitato inciampando nelle parole, e dice: per tornare alla questione della sinistra marxista - e Atzmon con tono rilassato e scherzoso – quasi a volere mettere la persona a proprio agio - commenta «non è un crimine». (Risate).
Continua agitato il signore: non mi è piaciuta la tua analogia con la Germania nazista e ti spiego perché. La Germania nazista non ammetteva critiche e opposizione. Se contestavi, finivi con la testa spaccata oppure in un campo di concentramento. Ammetto che in Palestina esista l’oppressione, che si tratti di una società oppressa, ma allo stesso tempo esistono i movimenti di solidarietà, e quelle persone magari a volte vengono ammanettate e portate via, ma non finiscono con una pallottola in testa.
Altro aspetto – continua il signore dal pubblico. Quando dici che quella società manifesta sintomi coloniali, dico che è vero, i sintomi coloniali ci sono, ma la tua è un’affermazione astuta a supporto di una tesi errata, e ti faccio un esempio. All’inizio i sionisti si sono avvicinati alla Gran Bretagna, giusto? E vi è stata la ‘Dichiarazione di Balfour’ e tutto il resto. Giusto? Poi negli anni ’40 e ’50 si sono avvicinati agli Stati Uniti. Cos’è stato? L’influenza di Hollywood? Certo che no. E’ che l’America era diventata la maggiore super-potenza dell’epoca.
Altra affermazione che ti contesto – continua il signore dal pubblico. Dici che c’è una continuità tra sionismo e anti-sionismo ebraico. Non la vedo affatto così. Sembri avere un problema con chiunque sia un ebreo anti-sionista, perfino se si impegna nella campagna BDS come fanno tanti che sono qui presenti e che sono attivi nella campagna di solidarietà pro-palestinese. E perfino con quelli che, come me, hanno contestato un concerto dell’orchestra israeliana a Londra … (Aggiunge anche una critica ad Atzmon, accusandolo di contestare il veto che gli ebrei anti-sionisti hanno posto sulla discussione dell'olocausto - non si sente bene la domanda, ma in seguito la risposta di Atzmon è molto chiara).
RISPONDE GILAD ATZMON
Cercherò di rispondere a tutte le tue perplessità.
Ho equiparato Israele e la Germania nazista SUL PIANO IDEOLOGICO.
Ho parlato di una società etnocentrica, espansionista, spinta da motivazioni di stampo razzista. Su questi tre punti, Israele e la Germania nazista sono paritari. Su questo non c’è alcun dubbio.
Ora, è vero che la Germania è stata molto più feroce. Ma vorrei farti notare che secondo le statistiche più recenti, un quarto della popolazione palestinese è passato per le galere israeliane.
Un quarto!
Non credo esista un’altra nazione con un tale record.
E quando sulla Mavi Marmara, 9 attivisti per la pace non corrispondevano al concetto della ‘pace’ per come lo intende Israele, sono stati semplicemente giustiziati. Ed esistono filmati a testimonianza di questo fatto.
E quando Israele ha usato armi di distruzione di massa e il fosforo bianco per uccidere oltre 1.400 civili - scusate, ma io chiamo questo politica omicida istituzionalizzata.
Applausi e grida di approvazione.
Grida qualcosa anche la voce dal pubblico che ha fatto l’ultimo intervento, ma non si capiscono le parole – dice qualcosa sull’impero britannico.
Gilad Atzmon risponde dicendo: se vuoi equiparare le politiche coloniali omicide dell’impero britannico con Israele, sei il benvenuto. Salam Aleikum. E già che ci siamo, vorrei ricordarti che è proprio la Gran Bretagna il responsabile primario di questa crisi. (Applausi). Ma non c’è alcuna contraddizione tra le due equiparazioni. Israele e il sionismo sono ideologie simili al nazismo per le ragioni da me esposte. E solo per le ragioni appena esposte. Ma magari esistono altre similarità con altre nazioni barbariche.
Parliamo del colonialismo.
Credo di essere stato davvero molto chiaro. Israele evidenzia i sintomi del colonialismo. Per inciso, il rapporto tra Israele e i coloni (quelli insediati nei territori ufficialmente riservati ai palestinesi) è una relazione del tutto di stampo coloniale. Perché in questo frangente abbiamo uno stato madre e una società di colonizzatori, che sono un piccolo gruppo di circa 300-400 mila coloni.
Ma il rapporto che gli ebrei del mondo hanno con Israele non è di tipo coloniale – non può essere formulato come struttura coloniale.
E l’impossibilità di referenziare tale rapporto come struttura coloniale ci insegna che abbiamo a che fare con un modello, un fenomeno, assolutamente unico nella storia.
Ultimo punto. Io e gli ebrei anti-sionisti.
Prima di tutto vorrei chiarire che sono ben felice di vedere quanti più ebrei partecipare a questo movimento (di solidarietà con la Palestina). Israele è lo stato ebraico e vogliamo che il più alto numero possibile di ebrei prenda parte al movimento di solidarietà in favore dei Palestinesi.
Ma c’è una cosa che non vogliamo.
Non vogliamo che siano gli ebrei a essere i protagonisti in comando del movimento.
Il movimento non riguarda gli ebrei, riguarda i palestinesi.
Questo è un fatto inequivocabile per me. E se non siete d’accordo, rimarrò fermo lo stesso sulla mia posizione e non la metterò in discussione.
Quanto al concerto dell’orchestra filarmonica israeliana che avete contestato. Forse è stato un gesto lodevole, forse no.
Ma mi chiedo come reagirete la settimana prossima quando si terrà in quella stessa sala, a Londra, un concerto di un'artista palestinese e arriveranno i gruppi di sionisti fanatici per boicottare il concerto. Voglio vedere quale sarà allora la vostra posizione morale.
Dobbiamo pensare a questi aspetti e dobbiamo agire con grande responsabilità. Quando ci alziamo la mattina, dobbiamo chiederci: in quale misura ciò che facciamo nel nostro attivismo è davvero in favore della Palestina, e in che misura serve invece per darci una pacca sulle spalle, congratulandoci per essere gli ebrei buoni, quelli bravi.
Non sto dicendo di conoscere la risposta – sono un filosofo e come tale mi pongo e sollevo domande.
Per quanto riguarda quel divieto idiota del movimento anti-sionista ebraico a discutere l’olocausto, la mia posizione è molto chiara.
Vi consiglio di leggere i miei scritti in proposito perché sono della ferma convinzione che la Storia appartenga a NOI TUTTI e vada discussa senza restrizione alcuna.
In quanto israeliano sono stato addestrato ad uccidere gli Arabi, i Palestinesi, in nome delle sofferenze degli ebrei, e cioè della Shoah (in cui gli Arabi non hanno avuto alcun ruolo!). E allora cosa dite: sono autorizzato a mettere in discussione questo capitolo della mia storia - sì o no?
Dal pubblico in coro: Sì!
E il movimento ebraico pro-palestiense non vuole che io lo metta in discussione! E chi sono loro per volerlo vietare?
Urla una voce dal pubblico: Ma tu ci credi che sia avvenuta, la Shoah?
Risponde Atzmon: Non è questo il punto! Certo che è avvenuta! Una persona della mia famiglia è morta nella Shoah! Ma è importante capire cosa sia successo davvero! A nessuno viene in mente di negare che sia avvenuta e che Hitler abbia agito con estrema crudeltà e forza omicida nei confronti degli ebrei.
Ma la storia è un patrimonio importante che ci appartiene, e dobbiamo reclamare il nostro diritto a indagarla e conoscerla.
E l’olocausto diventa un capitolo significativo se riusciamo a trarne una lezione.
E chi dovrebbe in particolare imparare qualcosa dall’olocausto?
Gli ebrei ovviamente!
Hanno imparato?
Vediamo.
Nel 1945, come sappiamo, Auschwitz è stata liberata – ma poco dopo, nel 1948 il villaggio Palestinese di Deir Yassin venne raso al suolo! Massacrato e cancellato dalla mappa geografica!
Nel 1948 venne perpetrata la pulizia etnica del 75% della popolazione palestinese.
E nel 1950 Israele ha sancito leggi affatto diverse da quelle naziste di Norimberga!
E dunque gli ebrei sono stati i primi a chiudere gli occhi sulla Storia.
Ed è questo il motivo per cui non permetterò che venga negato a voi e a me e a chiunque altro, l’accesso al nostro passato. Capire il passato è importante per costruire un futuro migliore. Per pensare e progettare in modo costruttivo.
Il pensiero etico è ciò che conta.
NUOVA DOMANDA DAL PUBBLICO
Parla un signore con accento non britannico: hai parlato dell’ideologia ebraica come se fosse un pensiero unitario. Ma in Israele esiste il settarismo tra gli ebrei stessi …
Certamente - commenta Gilad Atzmon
Continua la voce dal pubblico: … ad esempio vige la segregazione tra gli ebrei Ahkenazi (di origine europea) e i Saphardim (di origine nord-africana, o mediorientale), e quindi ti chiedo cosa pensi di questo aspetto con riferimento all'ideologia ebraica.
Seconda questione: dicevi prima, che l’intenzione degli israeliani è quella di disfarsi dei Palestinesi, non di sfruttarli. A me tuttavia sembra proprio che gli israeliani facciano entrambe le cose: sia cacciarli che sfruttarli come mano d’opera a basso costo.
E per ultimo, vorrei fare un commento sulla campagna BDS, sulla quale anche tu sembri avere perplessità. I Palestinesi che vivono nella Palestina occupata sono costretti a comprare i prodotti israeliani. Se noi boicottiamo i prodotti israeliani qui all’estero, sarà anche a svantaggio dei Palestinesi, perché aumenteranno i prodotti israeliani nei territori occupati.
RISPONDE GILAD ATZMON
Sollevi alcune questioni interessanti. Forse prima non sono stato sufficientemente chiaro.
Non penso affatto che la società israeliana e l’identità ebraica abbiano carattere monolitico. Se lo pensassi, non avrei scritto migliaia di articoli in cui ho tentato di spiegare la differenza tra la sinistra e la destra (ebraica) – o tra la sinistra immaginaria e la destra immaginaria, e così via. E quindi concordo con te: si tratta di una società con risvolti interessanti.
Infatti, come dicevo poco fa nella mia introduzione, ho suddiviso gli ebrei in diverse categorie.
Tuttavia, nel mio libro affronto una categoria soltanto: quella degli ebrei che si considerano e si definiscono ebrei innanzitutto.
E all’interno di questa categoria di “ebrei innanzitutto” troviamo sia i sionisti più fanatici che gli anti-sionisti più radicali. E quindi, non vedo affatto gli ebrei come un’entità unitaria. Assolutamente no.
La tua seconda osservazione è del tutto valida: i palestinesi vengono SIA spazzati via CHE sfruttati dagli israeliani. Vengono momentaneamente sfruttati come mano d’opera a basso costo fintanto che resistono. Non c’è dubbio. Ma come dimostrano tutti i sondaggi condotti in Israele, gli israeliani se ne vogliono disfare. E come possiamo osservare, tutte le strategie politiche israeliane unilaterali, compreso il lungo MURO eretto tra la popolazione palestinese e i coloni, servono a tagliare i palestinesi dai territori occupati, a tenerli fuori. Gli israeliani preferiscono disfarsi dei palestinesi e poi trovare altrove nella regione mano d’opera a basso costo.
Per quanto riguarda la campagna di boicottaggio – chiamata BDS.
Non sono contrario alla campagna BDS, ma è importante fare chiarezza sul boicottaggio e agire in modo intelligente, in particolare per quanto riguarda il boicottaggio culturale.
Comincio col fare una domanda: ci sono palestinesi di Gaza presenti in sala? Non sembra proprio. E perché?
Risponde un signore dal pubblico: perché non possono uscire!
Appunto, commenta Gilad Atzmon: non possono uscire!
E quando programmo una conferenza sulla Palestina a cui invito studiosi palestinesi di Gaza – NON ARRIVANO MAI – non riescono ad arrivare per la conferenza!
Ma guarda un po’ - si riesce sempre a fare arrivare qualche ebreo da New York. Che va benissimo per la discussione, intendiamoci. Ma non va bene che possano arrivare loro e non i palestinesi!
Allora, se veramente vogliamo lottare in favore della libertà dei palestinesi, come la libertà a viaggiare o a spostarsi liberamente (sembra incredibile che un popolo non abbia libertà di movimento nel 21esimo secolo!) come pensiamo di ottenere risultati del genere per mezzo del boicottaggio?
Il movimento ebraico del boicottaggio culturale ed accademico israeliano, ad un certo punto ha cominciato a prendere di mira ME. Ora, io non sono un israeliano né sono supportato dal governo israeliano. Sono probabilmente uno degli oppositori ebrei a Israele più espliciti del mondo intero. Un altro strenuo oppositore insegna proprio in questa università. (Ilàn Pappe)
E che ci crediate o no, ci sono anche alcuni israeliani davvero coraggiosi che si impegnano in modo straordinario nell’opporsi al regime, come Mordechai Vanunu.
(che è stato rinchiuso per 18 anni nelle galere israeliane per avere svelato al mondo l’esistenza e produzione di armi nucleari in Israele, mentre l’ex-capo dell’agenzia internazionale per l’energia atomica, l’egiziano El-Baradei, ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per la "gestione equilibrata" dell'agenzia, in pratica per non avere affrontato il nucleare israeliano, e gode di ottima fama e ora è il candidato alla presidenza egiziana appoggiato dagli USA - n.d.t.).
Continua Gilad Atzmon: e ci sono perfino alcuni israeliani sionisti che si oppongono a Israele, come il grande autore e giornalista Gideon Levi - molto prolifico. In genere non concordo con loro, ma comunque ammiro il loro coraggio.
E dunque ci sono queste figure del mondo culturale israeliano che si oppongono.
Gli israeliani, per inciso, sono molto diversi dagli ebrei della Diaspora – perché definiscono sé stessi principalmente israeliani prima ancora che ebrei.
E c’è il caso recente di un noto autore israeliano, Yoram Kaniuk, che ha appena vinto la causa legale in cui chiedeva di avere il titolo di “ebreo” rimosso dai propri documenti. Dichiarava: non sono un ebreo osservante, sono un israeliano. E sembra che centinaia di altri israeliani si sono uniti alla causa.
E dunque ci sono degli israeliani che si pongono domande. Non sono proprio moltissimi, ma esistono.
ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO
Commenta una voce maschile. Prima parlavi della AIPAC, la Israel Lobby americana. Ho scoperto che fanno parte della AIPAC i soggetti più anti-semiti che si possano trovare in giro. Non so se sei al corrente del pastore evangelico Hagee, a capo della comunità cristiana sionista in America, chiamata anche “Cristiani per Israele”. Questo è un uomo che propaga una interpretazione molto letterale di un passaggio dell’Antico Testamento. Lui vorrebbe che tutti gli ebrei si trasferissero in Israele e che i Palestinesi fossero cacciati affinché si possa avverare una certa profezia nel modo in cui lui la interpreta … (Il signore dal pubblico continua a parlare, ma purtroppo si verifica un disturbo dell’audio e non si sente la parte conclusiva dell’intervento).
RISPONDE GILAD ATZMON
E’ un grande problema, hai assolutamente ragione. Ma non ho scritto un libro sui cristiani sionisti. La questione dei sionisti cristiani richiede molta attenzione, molta opposizione, perché si tratta di un gruppo estremamente pericoloso, hai perfettamente ragione. Tra l’altro li troviamo ovunque nel mondo.
Ma perfino la AIPAC e Israele non formano un organismo unitario. Faccio un esempio con riferimento alla recente richiesta della Palestina presso l’ONU. Gli israeliani hanno reagito in modo davvero strano. Dicevano di essere opposti alla richiesta. Ma viene da chiedersi: perché mai si dovrebbero opporre!? Ciò che chiedeva la Palestina corrispondeva esattamente a quello che Israele dichiara di volere. E cioè, che i Palestinesi si separino da Israele abbandonando i territori che gli ebrei vogliono per sé stessi. Ma la AIPAC era assolutamente contraria. E Obama e gli esponenti idioti della sua amministrazione erano totalmente confusi. Perché da una parte, Israele non ha fornito un messaggio chiaro, e dall’altra, la AIPAC – che tra l'altro finanzia la classe politica americana nell'interesse di Israele - si opponeva alla richiesta Palestinese. E quindi, a prescindere dai cristiani sionisti, il rapporto tra la AIPAC e Israele è alquanto sconcertante e richiede un esame approfondito.
E richiede molta attenzione anche la questione dei sionisti cristiani, non in ragione della AIPAC, ma della vasta influenza che esercitano e dell’enorme supporto di cui godono in America. Ed è un aspetto oltremodo terrificante.
ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO
Chiede un signore: mi interesserebbe un tuo commento sugli Ashkenazi ebrei della Kazaria, e sui Semiti, considerando che secondo alcuni scritti di autori ebrei la maggioranza di coloro che stanno occupando Israele e si professano ebrei rivendicando il diritto alle terre della Palestina, in realtà avrebbero radici storiche altrove.
RISPONDE GILAD ATZMON
Questo è un argomento molto interessante. Non è il tema centrale del mio libro, anche se fornisco molte informazioni in merito.
Gli ebrei europei per come li conosciamo - guardate me, ad esempio: sono un bianco - non hanno le loro origini nella regione mediorientale. Ci sono ragioni valide per ritenere che discendano dai popoli che un tempo abitavano una zona allora chiamata Kazaria, grosso modo la regione dell’attuale Armenia e del Turkmenistan. Si trattava di una popolazione convertita al giudaismo nel nono secolo d.C. – alcune ricerche hanno ricostruito la provenienza esaminando il ceppo linguistico. L’idioma chiamato Yiddish ha molti vocaboli del ceppo germanico, ma in prevalenza della regione allora detta Kazaria.
Allora. Perché questo aspetto è importante?
Perché se gli ebrei (europei, bianchi) sono Kazari e davvero vogliono tornare nella terra di origine, la terra promessa, devono andare in Armenia! (Risate nel pubblico). Non hanno niente a che fare con la Palestina.
E’ questo il motivo per cui gli ebrei contestano il libro di Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico.
Proviamo a fare un ragionamento.
Mettiamo che improvvisamente decido di essere un elefante. Tra l’altro, espedienti come questi forniscono il metodo più efficace per sottrarsi al servizio di leva in Israele. Io ci ho provato in effetti, con tattiche che a me sembravano convincenti, ma mi hanno risposto: ok cucciolo di elefante, ora torna nei ranghi. (Risate dal pubblico. Chi ha potuto assistere ad altri eventi di Gilad Atzmon conosce bene il suo lato istrionico e senso dell’umorismo).
Allora - continua Gilad Atzmon - io decido di essere un elefante, e una volta presa la decisione inizio a comportarmi come un elefante, a fare versi come un elefante, a comunicare come fanno gli elefanti. E’ semplice: adotto il linguaggio degli elefanti e divento un elefante.
Questo è il problema che abbiamo con Israele. Hanno deciso di installarsi in Palestina.
Il mio non è un background sionista. La famiglia di mio padre è arrivata prima dell’avvento del sionismo. Molti dei miei amici erano lì da tre o quattro generazioni. Ma tutti loro si sono inventati il proprio passato storico. Non sto scherzando. Solo che ormai sono lì e bisogna che troviamo una soluzione che si regoli secondo l’etica dell’umanesimo, con la speranza che loro siano in grado di capire, di apprezzare e di accettare.
ALTRO INTERVENTO DAL PUBBLICO
Commenta un signore: vorrei tornare sul discorso del diritto all'identità. Molti sionisti affermano che non esiste un popolo palestinese, eppure loro si definiscono palestinesi sulla base di considerazioni storiche, antropoligiche, culturali, e così via. Personalmente non trovo giusto dire ad un popolo che non esista e questo vale anche per gli ebrei. Ora si vuole convincere il mondo che gli ebrei non sarebbero un popolo. Ma se loro decidono di essere un popolo e di essere ebrei, perché negare loro questo diritto tirando in ballo la Kazaria come hai fatto tu …
RISPONDE GILAD ATZMON
Ho accennato alla Kazaria per rispondere ad una domanda che mi è stata rivolta – interviene Atzmon. Comunque ti darò la mia risposta.
Io non sono un politico. Non sono un politico e quindi non dico ai palestinesi cosa pensare e non dico agli ebrei cosa pensare. Il mio compito è quello di analizzare, di cercare di capire ciò che osservo. E se le mie analisi sono corrette, bene! Se sono errate: ok, chiamatemi e spiegate la vostra obiezione.
Per rispondere alla tua domanda se gli ebrei abbiano il diritto di chiamarsi popolo ebraico. Non sta a me decidere. Dico solo: è un fatto che gli ebrei si identificano con il credo nel giudaismo. Ma non lo critico. Lo osservo. E’ un fatto che si identificano come etnia. Ed è un fatto che si identificano in primo luogo come ebrei. Ma non dico loro di non farlo. Vedo che ci sono “ebrei per la Palestina”, “ebrei per la giustizia”, “ebrei per la pace”. Dico: benvenuti, entrate a fare parte in questi movimenti, fate ciò che volete fare. Ma il mio messaggio è: vedete di non dominare VOI il movimento, di dargli la direzione che volete VOI.
Voglio essere ancora più chiaro.
La maggioranza degli ebrei all’interno di questi movimenti pro-palestinesi è estremamente preoccupata dell’anti-semitismo.
Ma io vi chiedo: è questo l’aspetto più importante per la Palestina? (lo dice battendo la mani sul tavolo per sottolineare l’importanza dell’osservazione).
No! Sapete cos’è davvero importante? Gli aiuti umanitari! Le forniture mediche! Migliaia di Palestinesi vivono in campi di concentramento israeliani! Ecco cos’è importante! Molto più importante dell'anti-semitismo. Ma voi vi preoccupate dell’anti-semitismo.
Sapete cosa vi dico?
L’anti-semitismo non ha importanza alcuna – e sapete perché?
Perché non esiste!
Non esiste.
Ormai sono 12 anni che mi dedico a questa discussione. Ma non mi è mai successo di incontrare una sola persona che odia gli ebrei per essere ebrei di origine.
Vi chiedo: avete mai conosciuto una persona che odia gli ebrei perché sono ebrei?
Certo, incontro molte persone che si oppongono al potere degli ebrei. E cosa c’è di male?
Vi assicuro che è una tendenza insolita, l’odio per altre etnie.
Ora la sala si anima alquanto. Un signore dal pubblico parla di fenomeni di discriminazione contro gli ebrei – purtroppo l’audio è disturbato, anche perché altre voci dal pubblico si sovrappongono.
Commenta Gilad Atzmon. All'interno del mio attivismo non ho mai riscontrato fenomeni di discriminazione degli ebrei per il semplice fatto di essere ebrei. Non dico che la discriminazione sia impossibile. Sappiamo che esistono singoli episodi di discriminazione. Ma non è un aspetto prioritario sul quale concentrare la nostra attenzione all’interno della discussione sulla solidarietà con i palestinesi. All’interno della discussione ci sono tanti altri aspetti che hanno più importanza.
UN SIGNORE DAL PUBBLICO si dichiara non soddisfatto perché secondo lui il discorso in merito al diritto degli ebrei di definirsi come meglio credono non è stato affrontato in modo esauriente. Dichiara di riconoscere agli ebrei questo diritto. Dichiara inoltre che l’aspetto della provenienza dalla Kazaria non ha alcuna importanza per i coloni israeliani, i quali affermano di avere il diritto sui territori, in quanto i Romani avrebbero cacciato i loro antenati ebrei da Gerusalemme nell’anno 70 d.C. –
L’unico problema, continua la voce dal pubblico, è che i coloni pur avendo il diritto di riconoscersi in ciò che vogliono, usino questa affermazione come pretesto per cacciare altri dalle terre su cui rivendicano un diritto storico non provato. (Applausi dalla sala).
INTERVIENE GILAD ATZMON.
Vorrei fare notare, che uno dei contributi più importanti forniti da Shlomo Sand nel suo libro, è che di fatto non è mai avvenuta la cacciata degli ebrei da parte dei Romani.
Io stesso sono cresciuto con la storiella dell’esilio a cui i Romani avrebbero costretto gli ebrei. Ma Shlomo Sand ci riporta alla realtà. Fa notare che i Romani erano conquistatori, e chi si opponeva veniva punito magari con la morte, ma non con l’espulsione. Non esclude che alcuni ebrei siano fuggiti, ma ci fa notare che l’espulsione di massa degli ebrei non è mai avvenuta. Questo discorso fa parte dell’intero castello mitologico sionista.
Ma ammettiamo per ipotesi che nel 70 d.C. sia davvero avvenuta l’espulsione in massa degli ebrei. Ma che diritto hanno gli ebrei di arrivare in Palestina 18 secoli dopo e dire: hei Ahmed, te ne devi andare, c’eravamo noi qui duemila anni fa. (Risate).
Gli ebrei avranno il diritto di identificarsi con quello che vogliono, ma vogli farvi una domanda, un esempio.
Come reagirebbero i cittadini inglesi se improvvisamente arrivasse a Londra un gruppo di italiani a cui ha dato di volta il cervello – e questi italiani iniziassero a scavare nel centro di Londra, mandando il traffico in tilt e alla domanda del sindaco su cosa stessero combinando, gli italiani rispondessero: beh scusate, siamo italiani e duemila anni fa qui c’erano i nostri antenati romani e adesso rivendichiamo il nostro diritto a questo territorio.
Stiamo parlando esattamente di cosa è successo in Palestina.
Voi cosa pensate – quegli italiani la farebbero franca? Certo che no!
Ma i sionisti ci sono riusciti! L’hanno fatta franca su tutta la linea.
Ecco la risposta all’intera questione.
ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO
Prima dicevi che si potrebbe ottenere la pace nel Medio Oriente se gli ebrei sionisti fossero disposti a rinunciare all’ideologia sionista. Tuttavia una delle strategie di difesa di Israele consiste nel contrastare i movimenti ideologici di Hezbollah e di Hamas, che sono movimenti islamici. Quindi ti chiedo: stai suggerendo la necessità di spogliare il Medio Oriente da ogni influenza di ordine religioso? …
Certo che no! – interviene Gilad Atzmon …
… e dunque - continua il signore dalla sala – suggerisci che Hezbollah e Hamas siano legittimati a continuare con la loro causa, ma non i sionisti …
INTERVIENE GILAD ATZMON
Questa è la TUA interpretazione di quanto da me affermato prima. Pensavo di essere stato molto chiaro sul fatto che non ho alcun problema con l’aspetto della religione.
Ho differenziato tra il giudaismo religioso e l’ideologia ebraica.
Hamas è un’entità politica democraticamente eletta per mezzo del voto politico dei Palestinesi. Il potere di Hamas è un potere politico, pur essendo Hamas un’organizzazione con connotati di ideologia religiosa islamica.
Ora, uno dei problemi maggiori che ha la sinistra marxista ebraica è che abbiamo a che fare con due movimenti nazionalisti che vogliono vivere entrambi nella stessa terra e hanno entrambi orientamenti religiosi. Da una parte c'è la società palestinese, che sta acquisendo connotati religiosi – perlomeno è questa la tendenza, anche se non sappiamo come la situazione si presenterà tra venti anni. E dall'altra la società ebraica quasi-religiosa - infatti, nonostante molti ebrei si considerino laici, non permetterebbero alle figlie di sposare un non-ebreo, un goyim. E dunque gli ebrei accettano certi aspetti religiosi.
E allora, come conciliare il modello dell’illuminismo secolare marxista con questi due modelli?
Personalmente traggo ispirazione da due studiosi palestinesi, dai quali ho tratto la definizione di “uno stato per i cittadini”. Uno stato per i cittadini in cui non fa alcuna differenza se sei musulmano o cristiano o ebreo/giudaico. Qualunque ebreo arabo avrebbe l’onestà di ammettere che un tempo non c’era alcun problema di questo tipo. Mio nonno, in Palestina, parlava l’arabo meglio dell’ebraico, e da bambino la cosa mi creava imbarazzo, lo ammetto. E quando andavamo insieme nel centro storico di Gerusalemme, lui era un Arabo. Era un Arabo di religione giudaica. Andava a pregare nella sinagoga, e non c’è mai stato alcun problema.
L’Islam non è un problema.
L’Islam e il Giudaismo non sono mai stati un problema.
Ma sono un problema ORA.
E non per via della religione, ma a causa dell’identità ebraica secolare, o laica.
E quindi il problema non è Hezbollah, o Hamas. Hezbollah, poi, appartiene ad un contesto del tutto diverso, che riguarda il Libano. Anche Hezbollah è un’organizzazione molto bella, come Hamas. E come Hamas, molto coraggiosa.
Esistono ragioni valide per ritenere che un giorno, in futuro – e non so se farò in tempo a vederlo – si sarà stabilito un forte legame tra le genti della regione. E sarà un vincolo sigillato dal vero credo delle genti in Allah. Perché esiste un solo Dio – e non è Marx. (Risate).
Il dibattito termina e scoppia un fragoroso applauso.
Interviene l'organizzatrice della serata che sottolinea «l’importanza di un libro come quello di Gilad Atzmon, con il quale non dobbiamo essere necessariamente d’accordo TUTTI, ma che permette di generare confronti pubblici come quello a cui abbiamo appena assistito su tematiche che necessitano di essere affrontate, in modo che le persone si parlino e le tensioni sfocino in un dialogo costruttivo, nel quale i problemi non vengano spazzati sotto il tappeto».
L'organizzatrice ringrazia Gilad Atzmon per essere venuto all’incontro, precisando che «anche Gilad come noi è stato sottoposto a grandi pressioni affinché la discussione fosse annullata. Nella nostra lotta in favore della Palestina abbiamo deciso di non cedere all’intimidazione, di non allentare gli sforzi per una giusta causa come quella della Liberazione della Palestina. Grazie ancora, Gilad, e grazie a tutti voi per essere venuti qui stasera.»
Applausi fragorosi.
Grazie – risponde Gilad Atzmon e conclude:
«Come vedete, ho portato con me il mio sax e come richiesto prima da alcuni, ora suonerò brevemente per voi. Ma prima vorrei ringraziare quelle persone che si sono impegnate per promuovere questo incontro pubblico e per discutere il mio libro resistendo alle pressioni esterne.
«In conclusione, per tornare al discorso che facevo ai picchettatori all’ingresso, spero che nessuno in questa sala, questa sera, possa dire di avere sentito parole di razzismo. Ma se avete sentito parole che giudicate razziste, vi sarei grato se me ne parlaste dopo che avrò suonato, perché considero me stesso un autore e attivista anti-razzista. E sono dell’opinione che questioni di ordine razzista, come l’anti-semitismo, siano e debbano essere estranee a questo movimento di lotta per la Palestina. Insisto su questo punto. Grazie a tutti».
Applausi ed esternazioni di approvazione.
«Suonerò un brano americano – annuncia Gilad Atzmon, che ha il titolo “Here’s that rainy day” – perché oggi è stato un giorno di pioggia, vero?» – In sala rispondono in coro: Sì! – «Tanto per cambiare» commenta divertito Gilad Atzmon e inizia a suonare.
Pubblicato il domenica 27 novembre 2011
Fonte: Civium Libertas: Gilad Atzmon discute il suo nuovo libro durante un incontro pubblico in Inghilterra, nell’università di Exeter. - Di seguito la trascrizione del dibattito
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Articoli di Atzmon presenti nel blog: Articoli di Gilad Atzmon : OLODOGMA____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
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432- Gilad Atzmon discute il suo nuovo libro,The Wandering Who? L