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    Blut und Boden
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Insieme a me hanno preso parte a quella conferenza le persone che conosciamo e apprezziamo e tutte parlavano di quanto sarebbe meravigliosa la soluzione dello stato unico, e la pace, e tutto il resto.

    Ma io commentavo: certo che sarebbe bello, ma purtroppo ci sono alcuni problemi. La nozione di Pace non esiste nella cultura ebraica.
    Il termine ‘Shalom’ non significa Pace. Significa ‘sicurezza per gli ebrei’.
    Avete mai notato che quando si parla di negoziati, l’unico argomento che sentiamo da parte di Israele è: sicurezza, sicurezza, sicurezza ...

    Questo aspetto è cruciale, perché ci dimostra che abbiamo a che fare qui con una barriera culturale.

    Perché da alcuni mesi ormai il mio libro è un best seller?

    Perché io sono l’unico nella storia ebraica moderna ad essere abbastanza coraggioso – o abbastanza stupido, decidete voi – da affrontare certi aspetti, come quello della barriera culturale.

    Spero di avere risposto a tutti i tuoi quesiti.


    ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO.

    Parla un signore, si presenta, ma come prima non si sente bene – parla con tono alquanto agitato inciampando nelle parole, e dice: per tornare alla questione della sinistra marxista - e Atzmon con tono rilassato e scherzoso – quasi a volere mettere la persona a proprio agio - commenta «non è un crimine». (Risate).

    Continua agitato il signore: non mi è piaciuta la tua analogia con la Germania nazista e ti spiego perché. La Germania nazista non ammetteva critiche e opposizione. Se contestavi, finivi con la testa spaccata oppure in un campo di concentramento. Ammetto che in Palestina esista l’oppressione, che si tratti di una società oppressa, ma allo stesso tempo esistono i movimenti di solidarietà, e quelle persone magari a volte vengono ammanettate e portate via, ma non finiscono con una pallottola in testa.

    Altro aspetto – continua il signore dal pubblico. Quando dici che quella società manifesta sintomi coloniali, dico che è vero, i sintomi coloniali ci sono, ma la tua è un’affermazione astuta a supporto di una tesi errata, e ti faccio un esempio. All’inizio i sionisti si sono avvicinati alla Gran Bretagna, giusto? E vi è stata la ‘Dichiarazione di Balfour’ e tutto il resto. Giusto? Poi negli anni ’40 e ’50 si sono avvicinati agli Stati Uniti. Cos’è stato? L’influenza di Hollywood? Certo che no. E’ che l’America era diventata la maggiore super-potenza dell’epoca.

    Altra affermazione che ti contesto – continua il signore dal pubblico. Dici che c’è una continuità tra sionismo e anti-sionismo ebraico. Non la vedo affatto così. Sembri avere un problema con chiunque sia un ebreo anti-sionista, perfino se si impegna nella campagna BDS come fanno tanti che sono qui presenti e che sono attivi nella campagna di solidarietà pro-palestinese. E perfino con quelli che, come me, hanno contestato un concerto dell’orchestra israeliana a Londra … (Aggiunge anche una critica ad Atzmon, accusandolo di contestare il veto che gli ebrei anti-sionisti hanno posto sulla discussione dell'olocausto - non si sente bene la domanda, ma in seguito la risposta di Atzmon è molto chiara).

    RISPONDE GILAD ATZMON

    Cercherò di rispondere a tutte le tue perplessità.

    Ho equiparato Israele e la Germania nazista SUL PIANO IDEOLOGICO.

    Ho parlato di una società etnocentrica, espansionista, spinta da motivazioni di stampo razzista. Su questi tre punti, Israele e la Germania nazista sono paritari. Su questo non c’è alcun dubbio.

    Ora, è vero che la Germania è stata molto più feroce. Ma vorrei farti notare che secondo le statistiche più recenti, un quarto della popolazione palestinese è passato per le galere israeliane.

    Un quarto!

    Non credo esista un’altra nazione con un tale record.

    E quando sulla Mavi Marmara, 9 attivisti per la pace non corrispondevano al concetto della ‘pace’ per come lo intende Israele, sono stati semplicemente giustiziati. Ed esistono filmati a testimonianza di questo fatto.

    E quando Israele ha usato armi di distruzione di massa e il fosforo bianco per uccidere oltre 1.400 civili - scusate, ma io chiamo questo politica omicida istituzionalizzata.

    Applausi e grida di approvazione.

    Grida qualcosa anche la voce dal pubblico che ha fatto l’ultimo intervento, ma non si capiscono le parole – dice qualcosa sull’impero britannico.

    Gilad Atzmon risponde dicendo: se vuoi equiparare le politiche coloniali omicide dell’impero britannico con Israele, sei il benvenuto. Salam Aleikum. E già che ci siamo, vorrei ricordarti che è proprio la Gran Bretagna il responsabile primario di questa crisi. (Applausi). Ma non c’è alcuna contraddizione tra le due equiparazioni. Israele e il sionismo sono ideologie simili al nazismo per le ragioni da me esposte. E solo per le ragioni appena esposte. Ma magari esistono altre similarità con altre nazioni barbariche.

    Parliamo del colonialismo.

    Credo di essere stato davvero molto chiaro. Israele evidenzia i sintomi del colonialismo. Per inciso, il rapporto tra Israele e i coloni (quelli insediati nei territori ufficialmente riservati ai palestinesi) è una relazione del tutto di stampo coloniale. Perché in questo frangente abbiamo uno stato madre e una società di colonizzatori, che sono un piccolo gruppo di circa 300-400 mila coloni.

    Ma il rapporto che gli ebrei del mondo hanno con Israele non è di tipo coloniale – non può essere formulato come struttura coloniale.

    E l’impossibilità di referenziare tale rapporto come struttura coloniale ci insegna che abbiamo a che fare con un modello, un fenomeno, assolutamente unico nella storia.

    Ultimo punto. Io e gli ebrei anti-sionisti.

    Prima di tutto vorrei chiarire che sono ben felice di vedere quanti più ebrei partecipare a questo movimento (di solidarietà con la Palestina). Israele è lo stato ebraico e vogliamo che il più alto numero possibile di ebrei prenda parte al movimento di solidarietà in favore dei Palestinesi.

    Ma c’è una cosa che non vogliamo.

    Non vogliamo che siano gli ebrei a essere i protagonisti in comando del movimento.

    Il movimento non riguarda gli ebrei, riguarda i palestinesi.

    Questo è un fatto inequivocabile per me. E se non siete d’accordo, rimarrò fermo lo stesso sulla mia posizione e non la metterò in discussione.

    Quanto al concerto dell’orchestra filarmonica israeliana che avete contestato. Forse è stato un gesto lodevole, forse no.

    Ma mi chiedo come reagirete la settimana prossima quando si terrà in quella stessa sala, a Londra, un concerto di un'artista palestinese e arriveranno i gruppi di sionisti fanatici per boicottare il concerto. Voglio vedere quale sarà allora la vostra posizione morale.

    Dobbiamo pensare a questi aspetti e dobbiamo agire con grande responsabilità. Quando ci alziamo la mattina, dobbiamo chiederci: in quale misura ciò che facciamo nel nostro attivismo è davvero in favore della Palestina, e in che misura serve invece per darci una pacca sulle spalle, congratulandoci per essere gli ebrei buoni, quelli bravi.

    Non sto dicendo di conoscere la risposta – sono un filosofo e come tale mi pongo e sollevo domande.

    Per quanto riguarda quel divieto idiota del movimento anti-sionista ebraico a discutere l’olocausto, la mia posizione è molto chiara.

    Vi consiglio di leggere i miei scritti in proposito perché sono della ferma convinzione che la Storia appartenga a NOI TUTTI e vada discussa senza restrizione alcuna.

    In quanto israeliano sono stato addestrato ad uccidere gli Arabi, i Palestinesi, in nome delle sofferenze degli ebrei, e cioè della Shoah (in cui gli Arabi non hanno avuto alcun ruolo!). E allora cosa dite: sono autorizzato a mettere in discussione questo capitolo della mia storia - sì o no?

    Dal pubblico in coro: Sì!

    E il movimento ebraico pro-palestiense non vuole che io lo metta in discussione! E chi sono loro per volerlo vietare?

    Urla una voce dal pubblico: Ma tu ci credi che sia avvenuta, la Shoah?

    Risponde Atzmon: Non è questo il punto! Certo che è avvenuta! Una persona della mia famiglia è morta nella Shoah! Ma è importante capire cosa sia successo davvero! A nessuno viene in mente di negare che sia avvenuta e che Hitler abbia agito con estrema crudeltà e forza omicida nei confronti degli ebrei.

    Ma la storia è un patrimonio importante che ci appartiene, e dobbiamo reclamare il nostro diritto a indagarla e conoscerla.

    E l’olocausto diventa un capitolo significativo se riusciamo a trarne una lezione.

    E chi dovrebbe in particolare imparare qualcosa dall’olocausto?

    Gli ebrei ovviamente!

    Hanno imparato?

    Vediamo.

    Nel 1945, come sappiamo, Auschwitz è stata liberata – ma poco dopo, nel 1948 il villaggio Palestinese di Deir Yassin venne raso al suolo! Massacrato e cancellato dalla mappa geografica!

    Nel 1948 venne perpetrata la pulizia etnica del 75% della popolazione palestinese.

    E nel 1950 Israele ha sancito leggi affatto diverse da quelle naziste di Norimberga!

    E dunque gli ebrei sono stati i primi a chiudere gli occhi sulla Storia.

    Ed è questo il motivo per cui non permetterò che venga negato a voi e a me e a chiunque altro, l’accesso al nostro passato. Capire il passato è importante per costruire un futuro migliore. Per pensare e progettare in modo costruttivo.

    Il pensiero etico è ciò che conta.


    NUOVA DOMANDA DAL PUBBLICO

    Parla un signore con accento non britannico: hai parlato dell’ideologia ebraica come se fosse un pensiero unitario. Ma in Israele esiste il settarismo tra gli ebrei stessi …

    Certamente - commenta Gilad Atzmon

    Continua la voce dal pubblico: … ad esempio vige la segregazione tra gli ebrei Ahkenazi (di origine europea) e i Saphardim (di origine nord-africana, o mediorientale), e quindi ti chiedo cosa pensi di questo aspetto con riferimento all'ideologia ebraica.

    Seconda questione: dicevi prima, che l’intenzione degli israeliani è quella di disfarsi dei Palestinesi, non di sfruttarli. A me tuttavia sembra proprio che gli israeliani facciano entrambe le cose: sia cacciarli che sfruttarli come mano d’opera a basso costo.

    E per ultimo, vorrei fare un commento sulla campagna BDS, sulla quale anche tu sembri avere perplessità. I Palestinesi che vivono nella Palestina occupata sono costretti a comprare i prodotti israeliani. Se noi boicottiamo i prodotti israeliani qui all’estero, sarà anche a svantaggio dei Palestinesi, perché aumenteranno i prodotti israeliani nei territori occupati.

    RISPONDE GILAD ATZMON

    Sollevi alcune questioni interessanti. Forse prima non sono stato sufficientemente chiaro.

    Non penso affatto che la società israeliana e l’identità ebraica abbiano carattere monolitico. Se lo pensassi, non avrei scritto migliaia di articoli in cui ho tentato di spiegare la differenza tra la sinistra e la destra (ebraica) – o tra la sinistra immaginaria e la destra immaginaria, e così via. E quindi concordo con te: si tratta di una società con risvolti interessanti.

    Infatti, come dicevo poco fa nella mia introduzione, ho suddiviso gli ebrei in diverse categorie.

    Tuttavia, nel mio libro affronto una categoria soltanto: quella degli ebrei che si considerano e si definiscono ebrei innanzitutto.

    E all’interno di questa categoria di “ebrei innanzitutto” troviamo sia i sionisti più fanatici che gli anti-sionisti più radicali. E quindi, non vedo affatto gli ebrei come un’entità unitaria. Assolutamente no.

    La tua seconda osservazione è del tutto valida: i palestinesi vengono SIA spazzati via CHE sfruttati dagli israeliani. Vengono momentaneamente sfruttati come mano d’opera a basso costo fintanto che resistono. Non c’è dubbio. Ma come dimostrano tutti i sondaggi condotti in Israele, gli israeliani se ne vogliono disfare. E come possiamo osservare, tutte le strategie politiche israeliane unilaterali, compreso il lungo MURO eretto tra la popolazione palestinese e i coloni, servono a tagliare i palestinesi dai territori occupati, a tenerli fuori. Gli israeliani preferiscono disfarsi dei palestinesi e poi trovare altrove nella regione mano d’opera a basso costo.

    Per quanto riguarda la campagna di boicottaggio – chiamata BDS.

    Non sono contrario alla campagna BDS, ma è importante fare chiarezza sul boicottaggio e agire in modo intelligente, in particolare per quanto riguarda il boicottaggio culturale.

    Comincio col fare una domanda: ci sono palestinesi di Gaza presenti in sala? Non sembra proprio. E perché?

    Risponde un signore dal pubblico: perché non possono uscire!

    Appunto, commenta Gilad Atzmon: non possono uscire!

    E quando programmo una conferenza sulla Palestina a cui invito studiosi palestinesi di Gaza – NON ARRIVANO MAI – non riescono ad arrivare per la conferenza!

    Ma guarda un po’ - si riesce sempre a fare arrivare qualche ebreo da New York. Che va benissimo per la discussione, intendiamoci. Ma non va bene che possano arrivare loro e non i palestinesi!

    Allora, se veramente vogliamo lottare in favore della libertà dei palestinesi, come la libertà a viaggiare o a spostarsi liberamente (sembra incredibile che un popolo non abbia libertà di movimento nel 21esimo secolo!) come pensiamo di ottenere risultati del genere per mezzo del boicottaggio?

    Il movimento ebraico del boicottaggio culturale ed accademico israeliano, ad un certo punto ha cominciato a prendere di mira ME. Ora, io non sono un israeliano né sono supportato dal governo israeliano. Sono probabilmente uno degli oppositori ebrei a Israele più espliciti del mondo intero. Un altro strenuo oppositore insegna proprio in questa università. (Ilàn Pappe)

    E che ci crediate o no, ci sono anche alcuni israeliani davvero coraggiosi che si impegnano in modo straordinario nell’opporsi al regime, come Mordechai Vanunu.
    (che è stato rinchiuso per 18 anni nelle galere israeliane per avere svelato al mondo l’esistenza e produzione di armi nucleari in Israele, mentre l’ex-capo dell’agenzia internazionale per l’energia atomica, l’egiziano El-Baradei, ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per la "gestione equilibrata" dell'agenzia, in pratica per non avere affrontato il nucleare israeliano, e gode di ottima fama e ora è il candidato alla presidenza egiziana appoggiato dagli USA - n.d.t.).

    Continua Gilad Atzmon: e ci sono perfino alcuni israeliani sionisti che si oppongono a Israele, come il grande autore e giornalista Gideon Levi - molto prolifico. In genere non concordo con loro, ma comunque ammiro il loro coraggio.

    E dunque ci sono queste figure del mondo culturale israeliano che si oppongono.

    Gli israeliani, per inciso, sono molto diversi dagli ebrei della Diaspora – perché definiscono sé stessi principalmente israeliani prima ancora che ebrei.

    E c’è il caso recente di un noto autore israeliano, Yoram Kaniuk, che ha appena vinto la causa legale in cui chiedeva di avere il titolo di “ebreo” rimosso dai propri documenti. Dichiarava: non sono un ebreo osservante, sono un israeliano. E sembra che centinaia di altri israeliani si sono uniti alla causa.

    E dunque ci sono degli israeliani che si pongono domande. Non sono proprio moltissimi, ma esistono.


    ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO

    Commenta una voce maschile. Prima parlavi della AIPAC, la Israel Lobby americana. Ho scoperto che fanno parte della AIPAC i soggetti più anti-semiti che si possano trovare in giro. Non so se sei al corrente del pastore evangelico Hagee, a capo della comunità cristiana sionista in America, chiamata anche “Cristiani per Israele”. Questo è un uomo che propaga una interpretazione molto letterale di un passaggio dell’Antico Testamento. Lui vorrebbe che tutti gli ebrei si trasferissero in Israele e che i Palestinesi fossero cacciati affinché si possa avverare una certa profezia nel modo in cui lui la interpreta … (Il signore dal pubblico continua a parlare, ma purtroppo si verifica un disturbo dell’audio e non si sente la parte conclusiva dell’intervento).

    RISPONDE GILAD ATZMON

    E’ un grande problema, hai assolutamente ragione. Ma non ho scritto un libro sui cristiani sionisti. La questione dei sionisti cristiani richiede molta attenzione, molta opposizione, perché si tratta di un gruppo estremamente pericoloso, hai perfettamente ragione. Tra l’altro li troviamo ovunque nel mondo.

    Ma perfino la AIPAC e Israele non formano un organismo unitario. Faccio un esempio con riferimento alla recente richiesta della Palestina presso l’ONU. Gli israeliani hanno reagito in modo davvero strano. Dicevano di essere opposti alla richiesta. Ma viene da chiedersi: perché mai si dovrebbero opporre!? Ciò che chiedeva la Palestina corrispondeva esattamente a quello che Israele dichiara di volere. E cioè, che i Palestinesi si separino da Israele abbandonando i territori che gli ebrei vogliono per sé stessi. Ma la AIPAC era assolutamente contraria. E Obama e gli esponenti idioti della sua amministrazione erano totalmente confusi. Perché da una parte, Israele non ha fornito un messaggio chiaro, e dall’altra, la AIPAC – che tra l'altro finanzia la classe politica americana nell'interesse di Israele - si opponeva alla richiesta Palestinese. E quindi, a prescindere dai cristiani sionisti, il rapporto tra la AIPAC e Israele è alquanto sconcertante e richiede un esame approfondito.

    E richiede molta attenzione anche la questione dei sionisti cristiani, non in ragione della AIPAC, ma della vasta influenza che esercitano e dell’enorme supporto di cui godono in America. Ed è un aspetto oltremodo terrificante.


    ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO

    Chiede un signore: mi interesserebbe un tuo commento sugli Ashkenazi ebrei della Kazaria, e sui Semiti, considerando che secondo alcuni scritti di autori ebrei la maggioranza di coloro che stanno occupando Israele e si professano ebrei rivendicando il diritto alle terre della Palestina, in realtà avrebbero radici storiche altrove.

    RISPONDE GILAD ATZMON

    Questo è un argomento molto interessante. Non è il tema centrale del mio libro, anche se fornisco molte informazioni in merito.

    Gli ebrei europei per come li conosciamo - guardate me, ad esempio: sono un bianco - non hanno le loro origini nella regione mediorientale. Ci sono ragioni valide per ritenere che discendano dai popoli che un tempo abitavano una zona allora chiamata Kazaria, grosso modo la regione dell’attuale Armenia e del Turkmenistan. Si trattava di una popolazione convertita al giudaismo nel nono secolo d.C. – alcune ricerche hanno ricostruito la provenienza esaminando il ceppo linguistico. L’idioma chiamato Yiddish ha molti vocaboli del ceppo germanico, ma in prevalenza della regione allora detta Kazaria.

    Allora. Perché questo aspetto è importante?

    Perché se gli ebrei (europei, bianchi) sono Kazari e davvero vogliono tornare nella terra di origine, la terra promessa, devono andare in Armenia! (Risate nel pubblico). Non hanno niente a che fare con la Palestina.

    E’ questo il motivo per cui gli ebrei contestano il libro di Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico.

    Proviamo a fare un ragionamento.

    Mettiamo che improvvisamente decido di essere un elefante. Tra l’altro, espedienti come questi forniscono il metodo più efficace per sottrarsi al servizio di leva in Israele. Io ci ho provato in effetti, con tattiche che a me sembravano convincenti, ma mi hanno risposto: ok cucciolo di elefante, ora torna nei ranghi. (Risate dal pubblico. Chi ha potuto assistere ad altri eventi di Gilad Atzmon conosce bene il suo lato istrionico e senso dell’umorismo).

    Allora - continua Gilad Atzmon - io decido di essere un elefante, e una volta presa la decisione inizio a comportarmi come un elefante, a fare versi come un elefante, a comunicare come fanno gli elefanti. E’ semplice: adotto il linguaggio degli elefanti e divento un elefante.

    Questo è il problema che abbiamo con Israele. Hanno deciso di installarsi in Palestina.

    Il mio non è un background sionista. La famiglia di mio padre è arrivata prima dell’avvento del sionismo. Molti dei miei amici erano lì da tre o quattro generazioni. Ma tutti loro si sono inventati il proprio passato storico. Non sto scherzando. Solo che ormai sono lì e bisogna che troviamo una soluzione che si regoli secondo l’etica dell’umanesimo, con la speranza che loro siano in grado di capire, di apprezzare e di accettare.


    ALTRO INTERVENTO DAL PUBBLICO

    Commenta un signore: vorrei tornare sul discorso del diritto all'identità. Molti sionisti affermano che non esiste un popolo palestinese, eppure loro si definiscono palestinesi sulla base di considerazioni storiche, antropoligiche, culturali, e così via. Personalmente non trovo giusto dire ad un popolo che non esista e questo vale anche per gli ebrei. Ora si vuole convincere il mondo che gli ebrei non sarebbero un popolo. Ma se loro decidono di essere un popolo e di essere ebrei, perché negare loro questo diritto tirando in ballo la Kazaria come hai fatto tu …

    RISPONDE GILAD ATZMON

    Ho accennato alla Kazaria per rispondere ad una domanda che mi è stata rivolta – interviene Atzmon. Comunque ti darò la mia risposta.

    Io non sono un politico. Non sono un politico e quindi non dico ai palestinesi cosa pensare e non dico agli ebrei cosa pensare. Il mio compito è quello di analizzare, di cercare di capire ciò che osservo. E se le mie analisi sono corrette, bene! Se sono errate: ok, chiamatemi e spiegate la vostra obiezione.

    Per rispondere alla tua domanda se gli ebrei abbiano il diritto di chiamarsi popolo ebraico. Non sta a me decidere. Dico solo: è un fatto che gli ebrei si identificano con il credo nel giudaismo. Ma non lo critico. Lo osservo. E’ un fatto che si identificano come etnia. Ed è un fatto che si identificano in primo luogo come ebrei. Ma non dico loro di non farlo. Vedo che ci sono “ebrei per la Palestina”, “ebrei per la giustizia”, “ebrei per la pace”. Dico: benvenuti, entrate a fare parte in questi movimenti, fate ciò che volete fare. Ma il mio messaggio è: vedete di non dominare VOI il movimento, di dargli la direzione che volete VOI.

    Voglio essere ancora più chiaro.

    La maggioranza degli ebrei all’interno di questi movimenti pro-palestinesi è estremamente preoccupata dell’anti-semitismo.

    Ma io vi chiedo: è questo l’aspetto più importante per la Palestina? (lo dice battendo la mani sul tavolo per sottolineare l’importanza dell’osservazione).

    No! Sapete cos’è davvero importante? Gli aiuti umanitari! Le forniture mediche! Migliaia di Palestinesi vivono in campi di concentramento israeliani! Ecco cos’è importante! Molto più importante dell'anti-semitismo. Ma voi vi preoccupate dell’anti-semitismo.

    Sapete cosa vi dico?
    L’anti-semitismo non ha importanza alcuna – e sapete perché?
    Perché non esiste!

    Non esiste.

    Ormai sono 12 anni che mi dedico a questa discussione. Ma non mi è mai successo di incontrare una sola persona che odia gli ebrei per essere ebrei di origine.

    Vi chiedo: avete mai conosciuto una persona che odia gli ebrei perché sono ebrei?

    Certo, incontro molte persone che si oppongono al potere degli ebrei. E cosa c’è di male?

    Vi assicuro che è una tendenza insolita, l’odio per altre etnie.

    Ora la sala si anima alquanto. Un signore dal pubblico parla di fenomeni di discriminazione contro gli ebrei – purtroppo l’audio è disturbato, anche perché altre voci dal pubblico si sovrappongono.

    Commenta Gilad Atzmon. All'interno del mio attivismo non ho mai riscontrato fenomeni di discriminazione degli ebrei per il semplice fatto di essere ebrei. Non dico che la discriminazione sia impossibile. Sappiamo che esistono singoli episodi di discriminazione. Ma non è un aspetto prioritario sul quale concentrare la nostra attenzione all’interno della discussione sulla solidarietà con i palestinesi. All’interno della discussione ci sono tanti altri aspetti che hanno più importanza.

    UN SIGNORE DAL PUBBLICO si dichiara non soddisfatto perché secondo lui il discorso in merito al diritto degli ebrei di definirsi come meglio credono non è stato affrontato in modo esauriente. Dichiara di riconoscere agli ebrei questo diritto. Dichiara inoltre che l’aspetto della provenienza dalla Kazaria non ha alcuna importanza per i coloni israeliani, i quali affermano di avere il diritto sui territori, in quanto i Romani avrebbero cacciato i loro antenati ebrei da Gerusalemme nell’anno 70 d.C. –

    L’unico problema, continua la voce dal pubblico, è che i coloni pur avendo il diritto di riconoscersi in ciò che vogliono, usino questa affermazione come pretesto per cacciare altri dalle terre su cui rivendicano un diritto storico non provato. (Applausi dalla sala).

    INTERVIENE GILAD ATZMON.

    Vorrei fare notare, che uno dei contributi più importanti forniti da Shlomo Sand nel suo libro, è che di fatto non è mai avvenuta la cacciata degli ebrei da parte dei Romani.

    Io stesso sono cresciuto con la storiella dell’esilio a cui i Romani avrebbero costretto gli ebrei. Ma Shlomo Sand ci riporta alla realtà. Fa notare che i Romani erano conquistatori, e chi si opponeva veniva punito magari con la morte, ma non con l’espulsione. Non esclude che alcuni ebrei siano fuggiti, ma ci fa notare che l’espulsione di massa degli ebrei non è mai avvenuta. Questo discorso fa parte dell’intero castello mitologico sionista.

    Ma ammettiamo per ipotesi che nel 70 d.C. sia davvero avvenuta l’espulsione in massa degli ebrei. Ma che diritto hanno gli ebrei di arrivare in Palestina 18 secoli dopo e dire: hei Ahmed, te ne devi andare, c’eravamo noi qui duemila anni fa. (Risate).

    Gli ebrei avranno il diritto di identificarsi con quello che vogliono, ma vogli farvi una domanda, un esempio.

    Come reagirebbero i cittadini inglesi se improvvisamente arrivasse a Londra un gruppo di italiani a cui ha dato di volta il cervello – e questi italiani iniziassero a scavare nel centro di Londra, mandando il traffico in tilt e alla domanda del sindaco su cosa stessero combinando, gli italiani rispondessero: beh scusate, siamo italiani e duemila anni fa qui c’erano i nostri antenati romani e adesso rivendichiamo il nostro diritto a questo territorio.

    Stiamo parlando esattamente di cosa è successo in Palestina.

    Voi cosa pensate – quegli italiani la farebbero franca? Certo che no!

    Ma i sionisti ci sono riusciti! L’hanno fatta franca su tutta la linea.

    Ecco la risposta all’intera questione.


    ALTRA DOMANDA DAL PUBBLICO

    Prima dicevi che si potrebbe ottenere la pace nel Medio Oriente se gli ebrei sionisti fossero disposti a rinunciare all’ideologia sionista. Tuttavia una delle strategie di difesa di Israele consiste nel contrastare i movimenti ideologici di Hezbollah e di Hamas, che sono movimenti islamici. Quindi ti chiedo: stai suggerendo la necessità di spogliare il Medio Oriente da ogni influenza di ordine religioso? …

    Certo che no! – interviene Gilad Atzmon …

    … e dunque - continua il signore dalla sala – suggerisci che Hezbollah e Hamas siano legittimati a continuare con la loro causa, ma non i sionisti …

    INTERVIENE GILAD ATZMON

    Questa è la TUA interpretazione di quanto da me affermato prima. Pensavo di essere stato molto chiaro sul fatto che non ho alcun problema con l’aspetto della religione.

    Ho differenziato tra il giudaismo religioso e l’ideologia ebraica.

    Hamas è un’entità politica democraticamente eletta per mezzo del voto politico dei Palestinesi. Il potere di Hamas è un potere politico, pur essendo Hamas un’organizzazione con connotati di ideologia religiosa islamica.

    Ora, uno dei problemi maggiori che ha la sinistra marxista ebraica è che abbiamo a che fare con due movimenti nazionalisti che vogliono vivere entrambi nella stessa terra e hanno entrambi orientamenti religiosi. Da una parte c'è la società palestinese, che sta acquisendo connotati religiosi – perlomeno è questa la tendenza, anche se non sappiamo come la situazione si presenterà tra venti anni. E dall'altra la società ebraica quasi-religiosa - infatti, nonostante molti ebrei si considerino laici, non permetterebbero alle figlie di sposare un non-ebreo, un goyim. E dunque gli ebrei accettano certi aspetti religiosi.

    E allora, come conciliare il modello dell’illuminismo secolare marxista con questi due modelli?

    Personalmente traggo ispirazione da due studiosi palestinesi, dai quali ho tratto la definizione di “uno stato per i cittadini”. Uno stato per i cittadini in cui non fa alcuna differenza se sei musulmano o cristiano o ebreo/giudaico. Qualunque ebreo arabo avrebbe l’onestà di ammettere che un tempo non c’era alcun problema di questo tipo. Mio nonno, in Palestina, parlava l’arabo meglio dell’ebraico, e da bambino la cosa mi creava imbarazzo, lo ammetto. E quando andavamo insieme nel centro storico di Gerusalemme, lui era un Arabo. Era un Arabo di religione giudaica. Andava a pregare nella sinagoga, e non c’è mai stato alcun problema.

    L’Islam non è un problema.

    L’Islam e il Giudaismo non sono mai stati un problema.

    Ma sono un problema ORA.

    E non per via della religione, ma a causa dell’identità ebraica secolare, o laica.

    E quindi il problema non è Hezbollah, o Hamas. Hezbollah, poi, appartiene ad un contesto del tutto diverso, che riguarda il Libano. Anche Hezbollah è un’organizzazione molto bella, come Hamas. E come Hamas, molto coraggiosa.

    Esistono ragioni valide per ritenere che un giorno, in futuro – e non so se farò in tempo a vederlo – si sarà stabilito un forte legame tra le genti della regione. E sarà un vincolo sigillato dal vero credo delle genti in Allah. Perché esiste un solo Dio – e non è Marx. (Risate).

    Il dibattito termina e scoppia un fragoroso applauso.

    Interviene l'organizzatrice della serata che sottolinea «l’importanza di un libro come quello di Gilad Atzmon, con il quale non dobbiamo essere necessariamente d’accordo TUTTI, ma che permette di generare confronti pubblici come quello a cui abbiamo appena assistito su tematiche che necessitano di essere affrontate, in modo che le persone si parlino e le tensioni sfocino in un dialogo costruttivo, nel quale i problemi non vengano spazzati sotto il tappeto».

    L'organizzatrice ringrazia Gilad Atzmon per essere venuto all’incontro, precisando che «anche Gilad come noi è stato sottoposto a grandi pressioni affinché la discussione fosse annullata. Nella nostra lotta in favore della Palestina abbiamo deciso di non cedere all’intimidazione, di non allentare gli sforzi per una giusta causa come quella della Liberazione della Palestina. Grazie ancora, Gilad, e grazie a tutti voi per essere venuti qui stasera.»

    Applausi fragorosi.

    Grazie – risponde Gilad Atzmon e conclude:

    «Come vedete, ho portato con me il mio sax e come richiesto prima da alcuni, ora suonerò brevemente per voi. Ma prima vorrei ringraziare quelle persone che si sono impegnate per promuovere questo incontro pubblico e per discutere il mio libro resistendo alle pressioni esterne.

    «In conclusione, per tornare al discorso che facevo ai picchettatori all’ingresso, spero che nessuno in questa sala, questa sera, possa dire di avere sentito parole di razzismo. Ma se avete sentito parole che giudicate razziste, vi sarei grato se me ne parlaste dopo che avrò suonato, perché considero me stesso un autore e attivista anti-razzista. E sono dell’opinione che questioni di ordine razzista, come l’anti-semitismo, siano e debbano essere estranee a questo movimento di lotta per la Palestina. Insisto su questo punto. Grazie a tutti».

    Applausi ed esternazioni di approvazione.

    «Suonerò un brano americano – annuncia Gilad Atzmon, che ha il titolo “Here’s that rainy day” – perché oggi è stato un giorno di pioggia, vero?» – In sala rispondono in coro: Sì! – «Tanto per cambiare» commenta divertito Gilad Atzmon e inizia a suonare.

    Pubblicato il domenica 27 novembre 2011
    Fonte: Civium Libertas: Gilad Atzmon discute il suo nuovo libro durante un incontro pubblico in Inghilterra, nell’università di Exeter. - Di seguito la trascrizione del dibattito
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    Articoli di Atzmon presenti nel blog: Articoli di Gilad Atzmon : OLODOGMA____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
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    432- Gilad Atzmon discute il suo nuovo libro,The Wandering Who? L
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    L’accordo più eclatante nato dai rapporti fra Eichmann e Kastner riguardava uno scambio tra ebrei, ungheresi e non, con un certo numero di autocarri

    La storia oscurata dei rapporti tra Himmler, Eichmann e i portavoce dell’Agenzia Ebraica
    di Franco Morini

    Il 20 aprile 1945, compleanno del Fuhrer, ancora non si era esaurita l’ultima cerimonia nel bunker della Cancelleria, quando Himmler, quatto, quatto si defilava per raggiungere il sobborgo berlinese di Hartzward dove l’attendeva un eccentrico ospite: il rappresentante del Congresso mondiale ebraico svedese, Nobert Masur.


    Mediatore dell’incontro il fisioterapista personale di Himmler, dottor Felix Kersten che aveva scortato personalmente Masur dalla Svezia fino alla periferia di Berlino grazie a uno speciale salvacondotto rilasciato da Himmler.
    L’inconsueto abboccamento fruttò la liberazione anticipata di 7 mila internate francesi ebree e non [1] del campo di Ravensbruck, subito avviate in Svezia a mezzo di camion procurati dal conte Bernadotte [2] nonché alla liberazione di tutti gli ebrei che erano ancora concentrati in Norvegia. Far di più non era possibile a causa della ipercritica situazione dei mezzi di trasporto allora disponibili. Nel corso del colloquio, Himmler si era fra l’altro così espresso: “La guerra all’Est è stata straordinariamente dura. Noi non l’abbiamo voluta, ma gli enormi preparativi dei sovietici ci hanno costretto a farla. Questa guerra implacabile ci ha obbligato ad agire con la stessa ferocia dei russi. Se gli ebrei hanno dovuto soffrire per la guerra nell’Unione Sovietica, non è soltanto colpa dei tedeschi” [3].

    Masur si limitò a replicare circa il pesante trattamento subito dagli internati ebrei senza però far cenno a presunte gasazioni di cui già si parlava lamentandosi, piuttosto, della cremazione subita da suoi correligionari deceduti nei lager, data la nota importanza riservata dalla tradizione giudaica alla piena integrità dei corpi defunti.
    Himmler replicò che i forni crematori erano serviti al solo scopo di bruciare i cadaveri delle vittime di malattie altamente infettive e quindi per inderogabili esigenze igienico-sanitarie [4].
    Alla facile obiezione che tale apertura umanitaria fosse dovuta all’impegno di Himmler di procurarsi calcolate benemerenze in vista dell’ormai imminente sconfitta militare, ostano ineludibili precedenti a conferma, invece, degli ambigui rapporti da sempre intercorsi tra nazionalsocialismo e sionismo a cominciare proprio dal braccio operativo della cosiddetta “soluzione finale”, Adolf Eichmann.

    Allorché Simon Wiesenthal sentì pronunciare per la prima volta il nome di Eichmann, fu seriamente preoccupato che ci si riferisse ad un ebreo nato in Palestina. Questo perché il suo informatore, tale capitano Choter-Ischal della Brigata ebraica, dopo avergli nominato Eichmann aveva aggiunto: Sarà meglio che controlli quel nome, purtroppo viene dal nostro Paese. E’ nato in Palestina [5].
    In realtà Eichmann era così palesemente “ariano” da essere nato a Solingen, patria del più rinomato acciaio tedesco. L’equivoco nasceva dal fatto che lo stesso Eichmann, specie nei suoi rapporti con gli esponenti ebraici, amava farsi passare per un nativo della Palestina facilitato in ciò dal fatto d’aver appreso l’yddish e l’ebraico, idiomi che parlava correntemente e, del resto, il suo ufficio pullulava di personale collaborazionista ebraico. Non meraviglia pertanto che nel corso del processo a Gerusalemme, Eichmann abbia più volte ribadito la sua sostanziale adesione alla causa sionista anche per certe affinità, in tema di razzismo biologico, fra sionismo e nazionalsocialismo.
    Particolare questo confermato dallo stesso Wiesenthal secondo il quale…per qualche tempo in famiglia credettero che Adolf fosse un ‘sionista’, perché parlava spesso della possibilità di una immigrazione ebraica su larga scala dalla Germania alla Palestina [6].
    Obiettivo mai venuto meno e anzi ripetutamente confermato da Eichmann nel memoriale steso in detenzione a Gerusalemme e pubblicato successivamente in Italia dal settimanale “Epoca”.

    Il memoriale tratta in particolare dei rapporti di Eichmann con l’ex vicepresidente del movimento sionista ungherese, dottor Rudolph Kastner, che vi appare così tratteggiato:
    Questo dottor Kastner era un giovane uomo della mia età, gelido avvocato e fanatico sionista. Assicurò che avrebbe convinto gli ebrei a non opporsi alla deportazione e persino mantenere il buon ardine nei campi di raccolta, purché io chiudessi un occhio e lasciassi emigrare clandestinamente in Palestina qualche migliaio di giovani ebrei. Quindici o ventimila ebrei – a conti fatti non potevano essere di più – non erano un prezzo troppo alto per me, visto che in cambio avevo assicurato un buon ordine nei campi (…)

    (kastner,venne assassinato in israele)
    Io credo che Kastner avrebbe sacrificato mille, centomila individui del suo sangue pur di realizzare la sua meta politica. Non gli importava degli ebrei anziani o di quelli che si erano assimilati. Ma con incredibile ostinazione cercava di salvare il sangue ebraico biologicamente valido, cioè il materiale umano capace di riproduzione e di duro lavoro. ‘Si tenga pure gli altri’ mi diceva, ‘ ma lasci questo gruppo’. E poiché Kastner ci rendeva un gran servigio aiutandoci a tenere quieti i campi di deportazione, io lasciavo che i gruppi da lui prescelti scampassero. Dopo tutto cosa m’importava di questi gruppetti di qualche migliaio di ebrei (….) Gli uomini di Becher [7] sorvegliavano un gruppo particolare di 700 ebrei che Kastner aveva scelto da un elenco. Erano quasi tutti giovani pur essendoci fra gli altri tutta la famiglia Kastner. A me non importava che Kastner si portasse via i suoi parenti: poteva tirarseli dietro dove voleva. Quasi tutta l’emigrazione clandestina era organizzata in questo modo: un gruppo speciale di ebrei veniva preso in consegna e portato in un luogo indicato da Kastner e dai suoi uomini; lì venivano custoditi dalle SS, perché nessuno facesse loro male. Quindi le associazioni politiche ebraiche organizzavano il trasporto fuori dal paese [ nel caso in questione si trattava dell’Ungheria n.d.r.].
    Io ordinavo alla polizia di frontiera che lasciasse passare questi convogli. In genere viaggiavano nottetempo. Era il ‘gentleman’s agreement’ fra me e Kastner [8].
    Ma l’accordo più eclatante nato dai rapporti fra Eichmann e Kastner riguardava l’ipotesi di uno scambio tra un gran numero di ebrei, ungheresi e non, con un certo numero di autocarri. In sostanza si trattava di scambiare cento ebrei per un camion.
    A tal proposito Kastner si era detto certo di potere ottenere tramite l’Agenzia Ebraica, fino a 10 mila autocarri in cambio di un milione di ebrei da trasferire in Palestina. Entusiasmato da tale prospettiva, Eichmann si recò due volte a Berlino per ottenere il necessario benestare da Himmler.

    Scrive Eichmann in proposito: Non ricordo se Himmler abbia definito personalmente i termini dello scambio o se abbia lasciato a me la questione. Ma ripensandoci, mi pare che Himmler abbia autorizzato l’offerta ‘ per un numero ragguardevole’ e che io abbia fissato il numero di diecimila contro un milione.
    Questo perché io ero un idealista e volevo fare il meglio possibile per il mio Reich.

    Dunque ogni singolo ebreo fu valutato dall’affarista Eichmann, la centesima parte circa del valore di un camion, come dire, insomma, sì e no il costo di un biglietto turistico popolare per un pari tipo di viaggio in tempo di pace. Tutto ciò farebbe presumere che sia Himmler che Eichmann, più ancora che ai camion, pur indispensabili al trasporto, mirassero a portare con tale operazione grosse frizioni nelle retrovie nemiche con particolare riferimento al Medio Oriente. Il patto cominciò a prendere forma nel maggio del ’44 con l’attivarsi, ai fini dei necessari contatti preliminari, dell’esponente sionista ungherese, Joel Brand, al quale fu fornita l’autorizzazione e tutti i documenti necessari per potersi recare in Palestina via Vienna - Istambul.

    Ricorda Eichmann con una certa costernazione che, giunto in Siria, Brand venne arrestato dagli inglesi, interrogato e quindi incarcerato al Cairo anche perché, secondo Eichmann ...i dirigenti ebraici non vollero accettare la nostra proposta. I fatti apparirebbero tuttavia leggermente più controversi. Stando a Raul Hilberg, una volta giunto a Istambul, Brand contattò il locale rappresentante dell’Agenzia ebraica, Moshe Shertok e ambedue, anziché recarsi in Palestina come programmato, andarono a Londra sotto la vigile scorta di Weizmann il quale …presentò le proposte al ministero degli esteri britannico insieme alla richiesta di bombardamento [ di Auschwitz n.d.r.]. Aveva compiuto il suo dovere, ma gli inglesi respinsero le richiesta. Non si fece neppure un tentativo simulato di trattare con i nazisti e gli ebrei non furono salvati [9].
    La conclusione dell’intera vicenda venne così sintetizzata da Eichmann:…Io aspettavo che Brand tornasse per dirmi ‘ la questione è risolta. Cinque, diecimila autocarri sono già in marcia. Mi dia mezzo milione, un milione di ebrei. Lei mi ha promesso che se fossi tornato con un risposta positiva, avrebbe inviato centomila ebrei come < deposito> in un Paese neutrale’. In questo caso avremmo senz’altro spedito gli ebrei. Se la trattativa fosse andata in porto, io penso che sarei riuscito a organizzare il primo imbarco di ventimila ebrei verso la Palestina, via Romania, o anche verso la Spagna, via Francia. Ogni eventuale ritardo sarebbe stato imputabile a loro, non a noi.
    Ma la verità è che non c’era luogo sulla terra disposto ad accogliere gli ebrei, nemmeno questo milione [10].
    Si capisce a questo punto perché il governo israeliano abbia permesso che il memoriale Eichmann - sempre sottoposto al suo stretto controllo e supervisione - potesse circolare in Europa e nel mondo:
    perché conteneva implicite accuse a tutto il mondo,
    nuove accuse che andavano a sommarsi a quelle generalmente riservate ai soli Stati europei.
    In ogni caso, con la sortita dei camion in cambio di ebrei, i sionisti si erano assicurati comunque una importante carta da giocare ai loro scopi: se ‘l’affare’ fosse andato in porto gli ebrei avrebbero invaso con il loro numero vasti territori della Palestina. In caso contrario, imputabile gli alleati, si sarebbe pur sempre determinata una solida ipoteca ricattatoria comunque spendibile nelle future trattative concernenti l’assetto finale della Palestina.
    Se esaurito il processo, Eichmann venne subito impiccato, Kastner lo precedette in modo non meno cruento e pretestuoso. Nell’autoproclamato Stato sionista, a Kastner vennero offerte importanti cariche amministrative all’industria e commercio, alte cariche che ricoprì fino a quando un reduce dai lager, Malkiel Grinwald, lo accusò pubblicamente di combutta con il ‘nemico’ nazista. Kastner tentò di difendersi intentando causa per diffamazione ma il tribunale, pur condannando Grinwald ad una pena peraltro simbolica, riportò in sentenza che Kastner aveva effettivamente‘venduto l’anima a Satana’. Il 3 settembre 1957, Kastner fu assassinato dal fuoco concentrico di tre killers, prontamente indicati come ex appartenenti alla “banda Stern”.
    Nel gennaio 1958 la suprema Corte modificò il primo verdetto aggravando la pena per Grinwald e dichiarando infondata l’accusa a Kastner di collaborazionismo con i nazisti. L’ulteriore sentenza confermava di fatto anche sotto il profilo legale, che Kastner nei suoi rapporti con Eichmann non rappresentava solo se stesso, ma era stato regolarmente delegato ad agire, come agì, dai massimi esponenti dell’organizzazione sionista.
    Ed è pure del tutto improbabile che gli assassini di Kastner appartenessero all’organizzazione Lehi-Stern considerando che il capo della Stern, Itzak Shamir (per ben due volte premier del governo israeliano) come riportato dallo storico israeliano, M. Bar Zohar:…nel 1941 commise un crimine imperdonabile dal punto di vista morale: propose un’alleanza con Hitler, con la Germania nazista contro la Gran Bretagna [11].
    In effetti, concludeva Bar Zohar:…ciò che rischiava di essere scoperto era che Kastner non aveva agito da solo, ma aveva l’appoggio degli altri dirigenti sionisti che sedevano al governo al momento del processo. Il solo modo per evitare che Kastner parlasse e che scoppiasse lo scandalo era che sparisse. Egli infatti morì opportunamente [12].
    A conferma delle sostanziali convergenze finalistiche fra nazisti e sionisti, ci sarebbe anche la nota del 13 aprile 1935 inviata da Bulow-Schwante al ministro degli Interni, Frick, dove si faceva presente che…non c’è alcuna ragione di ostacolare con misure amministrative l’attività sionista in Germania, poiché il sionismo non è in contraddizione con il programma del nazionalsocialismo, il cui obiettivo [pienamente condiviso dai sionisti] è quello di allontanare progressivamente gli ebrei dalla Germania [ 13].

    Si spiega così il fatto, altrimenti incomprensibile, che l’organizzazione sionista tedesca usufruì di una inalterata esistenza legale in Germania fino all’approssimarsi del conflitto e così pure l’organo ufficiale del sionismo, liberamente diffuso nel Reich, Judaische Rundschau.
    Se infine volessimo scandagliare le radici del volutamente ignorato rapporto sinergico instauratosi fin dall’inizio tra sionismo e nazismo, c’è sempre la lettera inviata nel 1943 dal suo esilio statunitense dall’ex Cancelliere tedesco Heinrich Bruening a Churchill con la quale si portava a conoscenza del premier inglese che….dall’ottobre del 1928 i due più generosi e costanti finanziatori del partito nazista furono i direttori generali di due delle più importanti banche di Berlino, entrambi di fede ebraica, uno di loro essendo pure il capo del sionismo in Germania [14]
    Nulla d’irrazionale considerando che per la realizzazione del progetto sionista era del tutto fondamentale spingere all’emigrazione in Palestina, nel breve giro di pochi decenni, milioni di colonizzatori ebraici in modo da poter soverchiare col numero l’ostilità dei nativi specie in vista della fondazione di quel “Grande Israele” che nel sogno sionista avrebbe dovuto spaziare dall’Eufrate al Nilo così com’è graficamente rappresentato nello stesso vessillo nazionale israeliano [ 15].
    Oltre al numero, però, l’organizzazione sionista puntava in primis ad inglobare nel futuro Stato il top dell’ l’èlite scientifica, commerciale e finanziaria prevalentemente rappresentata dal ramo ebraico-europeo degli askenaziti che erano per lo più presenti, per quanto concerne il nostro continente , nell’Europa centrorientale. Il nazionalsocialismo con le sue accentuate componenti xenofobe e antigiudaiche, era giusto quello che occorreva ai circoli sionisti per incentivare gli ebrei tedeschi prima e quelli centroeuropei dopo, ad una forzata emigrazione altrimenti inattuabile specie poi in tempi stretti. Se un fenomeno politico come storicamente è stato quello nazionalsocialista non fosse spontaneamente germogliato, solo per le mire sioniste qualcuno avrebbe dovuto inventarlo esattamente per quel che poi è stato. A questo deve aver pensato Cèline nello scrivere: “Quando i Francesi formeranno una lega antisemita, il Presidente, il segretario e il tesoriere saranno ebrei” [16] .

    NOTE

    [1] Le stesse ex internate vennero poi conteggiate quali presunte gassate. Così almeno V. Morelli in “I deportati italiani nei campi di sterminio”….nelle poche settimane che precedettero l’arrivo dei russi ( 30 aprile 1945) si ritiene che siano state gassate oltre 7 mila donne. ( ivi pag. 64).
    [2] F. Bernadotte “La fine” – 1946, pag. 99. Nel 1948 lo stesso Bernadotte sarà poi assassinato da terroristi sionisti che si opponevano al suo piano d’incaricato Onu circa la spartizione della Palestina.
    [3] D. Paccino “Il filo semita Himmler” in Scena Illustrata n. 7 del luglio 1951, pag. 21.
    [4] Ib Id.
    [5] S. Wiesenthal “Gli assassini sono tra noi” – 1967, pag. 100.
    [6] Id. pp. 114-115.
    [7] Già stretto collaboratore di Eichmann, lo standertenfuerer Kurt Becher fu prosciolto a Norimberga grazie a speciale “raccomandazione” del Kastner, espressa a nome dell’Agenzia ebraica e del congresso ebraico mondiale(Cfr. G. Garaudy I miti fondatori della politica israeliana pag. 55).
    [8] Eichmann si confessa – 2° parte, in “Epoca” n. 543 del 26 febbraio 1961, pag. 35.
    [9] R. Hilberg ‘Carnefici, vittime e spettatori’ 1994, pp. 238-39..
    [10] Eichmann si confessa – Cento ebrei per un camion in “Epoca” cit. pag. 36
    [11] M. Bar Zohar Ben Gurion. Le prophète armè Paris 1966, pag. 99.
    [12] Ibidem.
    [13] R. Garaudy cit. pag. 51.
    [14] Documento riportato da D. Irving in “La guerra di Hitler” pag. 35.
    [15] E’ del tutto infondata la ricorrente vulgata secondo la quale gli ebrei avrebbero supinamente accettato la spartizione della Palestina aderendo alla risoluzione dell’Onu e solo gli Arabi si sarebbero, invece, opposti. Nel XXIII° Congresso Sionistico tenutosi il 9 dicembre 1946 a Basilea, i delegati votarono in maggioranza la mozione che auspicava che tutta la Palestina si costituisse in Stato ebraico. Lo stesso presidente dell’Organizzazione Sionista Mondiale, Chaim Weizmann, ritenuto troppo duttile nei confronti dell’Onu e Inghilterra, non venne riconfermato nella carica che rimase apparentemente vacante per non umiliare l’ex Presidente. La carica venne tuttavia occupata di fatto da Ben Gurion elevato a Presidente-ombra dell’Esecutivo sionista in veste di primos inter pares di tale organismo.
    [16] L. F. Cèline Bagatelle per un massacro 1938, pag. 174.
    Fonte: La storia oscurata dei rapporti tra Himmler,Eichmann e i portavoce dell
    ___________

    Segnalazioni di WaA:
    Per una più ampia documentazione sul rapporto organico tra ebrei sionisti tedeschi e Terzo Reich si vedano i seguenti links:
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    - Haavara, accordo trasferimento : OLODOGMA____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
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    430- La storia oscurata dei rapporti tra Himmler,Eichmann e i portavoce dell
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    La vera storia di come fu creato israele
    Articolo "fuori asse"
    di Alison Weir (CounterPunch & AntiWar.com)



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    Le invenzioni del "popolo ebraico", della "cattività in Egitto", dei regni di "israele" o di "giuda", della "diaspora",portano ad elaborare mappe della "grande israele" di questo tipo!Fantasie lisergiche,purtroppo sanguinose.
    11 Ottobre 2011
    Alison Weir è direttrice di “ If Americans Knew “ (se gli americani sapessero) un organizzazione senza scopi di lucro che si occupa del conflitto israelo-palestinese e della politica estera statunitense nel Medio Oriente. E’ presidente del Consiglio per gli Interessi Nazionali.

    Per meglio comprendere la proposta Palestinese di far parte delle Nazioni Unite, è importante capire il provvedimento originale dell’ONU del 1947 su Israele-Palestina.
    La comune rappresentazione della nascita di Israele è che l’ONU creò Israele, che tutto il mondo fosse a favore di questa decisione e che la classe dirigente governativa americana l’abbia sostenuta. Tutte queste supposizioni non sono corrette ed è dimostrabile.
    In verità, mentre l’Assemblea Generale dell’ONU suggeriva la creazione di uno stato ebraico in una parte della Palestina, quel suggerimento non era vincolante e non fu mai attuato dal Consiglio di Sicurezza.
    Secondo punto: l’Assemblea Generale fece passare quella proposta solo dopo che i fautori israeliani minacciarono e corruppero vari paesi in modo da accaparrarsi i due terzi di voti richiesti.
    Terzo punto: l’amministrazione americana sostenne la proposta senza contare le considerazioni elettorali nazionali, e prese questa posizione nonostante strenue obiezioni del Dipartimento di Stato, della CIA e del Pentagono.
    L’approvazione della proposta dell’Assemblea Generale scatenò accese violenze nella regione.
    Nei mesi che seguirono, il braccio armato del movimento pro-israeliano, che si stava preparando da tempo alla guerra, perpetrò una serie di massacri e di espulsioni in tutta la Palestina, mettendo in atto un piano per dare il via ad uno stato ebraico maggioritario.
    Fu questa aggressione armata e la conseguente pulizia etnica di almeno tre quarti del milione di Palestinesi nativi che creò lo stato ebraico su una terra che era stata per il 95% non ebraica prima dell’immigrazione Sionista e che persino dopo anni da questa immigrazione rimase al 70% non ebraica.
    E nonostante la superficiale patina di legalità che i suoi sostenitori strapparono dall’Assemblea Generale, Israele nacque sull’opposizione di esperti americani e di governi di tutto il mondo, i quali si opponevano sia per ragioni pragmatiche che morali.
    Diamo un’occhiata nello specifico.
    QUADRO DELLA RACCOMANDAZIONE ONU SULLA RIPARTIZIONE
    Nel 1947 l’ONU prese in carico la questione della Palestina, un territorio che fino ad allora era stato amministrato dalla Gran Bretagna.
    Circa 50 anni prima, un movimento politico chiamato Sionismo venne fondato in Europa. La sua intenzione era quella di creare uno stato ebraico in Palestina espellendo tutti gli abitanti musulmani e cattolici che formavano oltre il 95% della popolazione, per sostituirli con immigrati ebrei.
    Mentre questo progetto colonialista cresceva negli anni successivi, i nativi Palestinesi reagivano con occasionali scoppi di violenze; i Sionisti se lo aspettavano perché di norma la gente fa resistenza quando viene espulsa dalla propria terra. In numerosi documenti, scritti citati da numerosi storici palestinesi e israeliani, i sionisti discussero la loro strategia: avrebbero fatto incetta della terra finché gli abitanti non se ne fossero andati, oppure, se non se ne andavano, avrebbero usato la violenza per obbligarli.
    Quando si accorsero che la terra rilevata rappresentava solo una piccola percentuale del territorio, i Sionisti formarono un certo numero di gruppi terroristici per combattere sia i Palestinesi che gli Inglesi.
    Il terrorista e futuro Primo Ministro israeliano Menachem Begin si vantò in seguito che i Sionisti avevano portato il terrorismo sia in Medio Oriente che nel mondo.
    Alla fine, nel 1947, gli Inglesi annunciarono che avrebbero messo fine al loro controllo sulla Palestina, creato tramite la Lega delle Nazioni dopo la Prima Guerra Mondiale, e girando la questione palestinese alle Nazioni Unite.
    In quel periodo, l’immigrazione sionista ed il piano di rilevamento della terra aveva aumentato la popolazione ebraica di Palestina al 30% e la proprietà terriera dall’1 al 6%.
    Siccome uno dei principi fondamentali dell’ONU era “ l’autodeterminazione dei popoli “, ci si sarebbe aspettato che l’ONU avesse indetto elezioni eque e democratiche dalle quali gli abitanti avrebbero potuto creare il loro proprio stato indipendente.
    Invece i Sionisti spinsero per una risoluzione dell’Assemblea Generale nella quale sarebbe stato dato loro uno sproporzionato 55% della Palestina (ciò fu da loro raramente reso pubblico perché il loro piano prevedeva l’appropriarsi in seguito di tutta la restante Palestina).

    FUNZIONARI AMERICANI SI OPPONGONO AL PIANO DI RIPARTIZIONE
    Il Dipartimento di Stato Americano si oppose strenuamente a questo piano di ripartizione, considerando il Sionismo contrario ai principi fondamentali americani e agli interessi degli Stati Uniti.
    L’autore Donald Neff racconta che Loy Henderson, Direttore dell’Ufficio del Dipartimento di Stato per gli Affari del Vicino e Medio oriente, scrisse una nota al Segretario di Stato, ammonendo:
    “ …il sostegno del Governo degli Stati Uniti ad una politica che favorisce l’insediarsi di uno Stato Ebraico in Palestina sarebbe contrario ai desideri di una vasta maggioranza degli abitanti del luogo. Inoltre avrebbe un effetto fortemente contrario agli interessi americani in tutto il Vicino e Medio Oriente…”
    Henderson continuava sottolineando:
    “….al momento gli Stati Uniti hanno un prestigio morale nel Vicino e Medio Oriente ineguagliato da nessun’altra grande potenza. Noi perderemmo quel prestigio e per molti anni saremmo probabilmente considerati come traditori di quegli alti principi che noi stessi proclamammo durante il periodo bellico “
    Quando i Sionisti iniziarono a spingere per un piano di ripartizione tramite l’ONU, Henderson consigliò vivamente di non sostenere la loro proposta. Ammonì che una tale ripartizione sarebbe stata messa in atto con la forza e sottolineò che “ non era basata su alcun principio “.
    Scrisse inoltre:
    “…la ripartizione garantirebbe che il problema Palestinese resti permanente e ancora più complicato in futuro… “
    Henderson fece notare in particolare che:
    “…le proposte di ripartizione sono in netto contrasto con i vari principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite, nonché con i principi sui quali si basano i concetti di governo americani. Queste proposte, per esempio, ignorano principi come l’autodeterminazione e il governo di maggioranza.
    Essi riconoscono il principio di uno state razziale teocratico e in vari casi arrivano persino a discriminare sulla base della religione e della razza….”
    Henderson non era certamente da solo a fare queste raccomandazioni. Egli scrisse che queste opinioni non erano soltanto quelle dell’intera Divisione Medio Oriente, ma erano condivise da “ quasi ogni membro del Servizio o Dipartimento Estero che avesse assiduamente lavorato ai problemi medio-orientali “.
    Henderson non stava esagerando. Funzionario dopo funzionario e agenzia dopo agenzia si opponevano al Sionismo.
    Nel 1947 la CIA riportò che la dirigenza sionista stava perseguendo obiettivi che avrebbe messo in pericolo sia gli Ebrei che “ gli interessi strategici delle potenze occidentali nel Vicino e Medio Oriente “.

    TRUMAN ADERISCE ALLA LOBBY PRO-ISRAELE
    Il Presidente Harry Truman, comunque, ignorò il consiglio. Il consigliere politico di Truman, Clark Clifford, credeva che il voto ebraico e i loro contributi fossero essenziali per vincere le imminenti elezioni presidenziali e che sostenere il piano di ripartizione avrebbe garantito l’appoggio elettorale.
    (L’avversario di Truman, Dewey, prese la stessa posizione per ragioni simili).
    Il Segretario di Stato di Truman George Marshall, il noto Generale della Seconda Guerra Mondiale ed autore del Piano Marshall, si infuriò nel vedere che considerazioni elettorali prendevano il sopravvento sulle politiche di interesse nazionale. Egli condannò ciò che definiva un “ sotterfugio evidente per guadagnare qualche voto “ , il ché avrebbe causato “ un serio calo della grande dignità dei doveri di Presidente “.
    Marshall scrisse che il suggerimento offerto da Clifford “ si basava su considerazioni politiche nazionali, mentre il problema col quale ci confrontavamo era internazionale. Dissi in modo schietto che se il Presidente avesse seguito il consiglio del Sig. Clifford e se avessi dovuto votare alle elezioni, avrei votato contro il Presidente…”
    Henry F. Grady, che fu definito “ il soldato diplomatico americano di punta nel periodo critico della Guerra Fredda “, capeggiò una commissione nel 1946 che mirava a trovare una soluzione per la Palestina. Grady in seguito scrisse sulla lobby Sionista e della sua dannosa conseguenza sugli interessi nazionali americani.
    Grady affermò che senza la pressione Sionista, gli Stati Uniti non avrebbero avuto “ la malevolenza degli stati Arabi che sono di importanza così strategica nella nostra guerra fredda con i sovietici “. Egli descrisse anche il potere decisivo della lobby:
    “ Ho avuto un bel po’ di esperienza con le lobbies ma questo gruppo iniziava dove quelli della mia esperienza finivano. Sono stato alla testa di numerose missioni governative ma in nessun’altra mi è mai capitata così tanta slealtà “……” negli Stati Uniti, non essendoci una forza politica da controbilanciare il Sionismo, le sue campagne avranno sicuramente successo “.
    Anche l’ex Sottosegretario di Stato Dean Acheson si oppose al Sionismo. Il biografo di Acheson scrive che Acheson “ era preoccupato che l’occidente avrebbe pagato un caro prezzo per Israele “.
    Un altro autore, John Mulhall, facendo riferimento ad Acheson, ammonisce:
    “…trasformare la Palestina in uno Stato Ebraico in grado di ricevere milioni o più immigrati inasprirebbe notevolmente il problema politico e metterebbe in pericolo non solo gli interessi americani nel Vicino oriente ma anche tutti quelli occidentali “.
    Il Segretario della Difesa James Forrestal tentò, senza successo, di opporsi anch’egli ai Sionisti.
    Fu indignato del fatto che la politica mediorientale di Truman fosse basata su ciò che chiamava “ squallide proposte politiche “, affermando che “ la politica degli Stati Uniti dovrebbe basarsi sugli interessi nazionali statunitensi e non su considerazioni politiche nazionali “.
    Forestal rappresentava l’opinione generale del Pentagono quando disse che: “ a nessun gruppo in questo paese dovrebbe essere consentito di influenzare la nostra politica al punto da poter mettere in pericolo la nostra sicurezza nazionale “.
    Un rapporto del Consiglio Nazionale per la Sicurezza avvertiva che i disordini in Palestina stavano seriamente minacciando la sicurezza degli Stati Uniti. Un rapporto della CIA evidenziava l’importanza strategica del Medio oriente e delle sue risorse petrolifere.
    Su questa riga, George F. Kennan, Direttore del Dipartimento di Stato per la Pianificazione Politica, stilò un documento top-secret il 18 Gennaio 1947 che metteva in evidenza il danno enorme causato agli Stati Uniti dal piano di ripartizione (“ Rapporto dello Staff di Pianificazione Politica sulla Posizione degli Stati Uniti circa la Palestina “).
    Kennan metteva in guardia che “ importanti concessioni petrolifere americane e diritti di scali aerei “ potevano andare perse a causa del sostegno americano alla ripartizione e che l’URSS avrebbe tratto solo profitto da piano di ripartizione.
    Kermit Roosevelt, nipote di Teddy Roosevelt e leggendario agente segreto, era anche lui turbato profondamente dagli eventi e affermò:
    “ Il processo grazie al quale gli Ebrei Sionisti sono stati in grado di promuovere il sostegno americano per la ripartizione della Palestina, dimostra la necessità vitale di una politica estera basata più su interessi nazionali che di parte. Solo quando gli interessi nazionali degli Stati Uniti, nel loro più alto significato, avranno la priorità su tutte le altre considerazioni, allora si potrà sviluppare una logica e lungimirante politica estera. Nessun leader politico americano ha il diritto di compromettere gli interessi americani per accaparrarsi voti di parte.. “
    Egli continua così:
    “ L’attuale corso della crisi mondiale obbligherà gli americani a rendersi conto sempre di più che i loro interessi nazionali e quelli del proposto stato ebraico in Palestina entreranno in conflitto. C’è da sperare che tanto i Sionisti Americani quanto i non Sionisti affrontino la realtà del problema “.
    Il capo della Divisione del Dipartimento di Stato per gli Affari Mediorientali, Gordon P. Merriam, ammoniva contro il piano di ripartizione per ragioni morali:
    “ Il sostegno statunitense per la ripartizione della Palestina come soluzione a quel problema, può essere giustificato solo sulla base del consenso Arabo ed Ebraico. Altrimenti violeremmo il principio dell’autodeterminazione scritto sulla Carta Atlantica, sulla Dichiarazione delle Nazioni Unite e sulla Carta delle Nazioni Unite. Un principio ben inculcato nella nostra politica estera. Persino una posizione delle Nazioni Unite a favore della ripartizione sarebbe, in assenza di tale consenso, un’invalidazione ed una violazione della stessa Carta dell’ONU “.
    Merriam aggiunse che senza in consenso ne sarebbero scaturiti “ sangue e caos “, una profezia tragicamente vera.
    Un memorandum interno del Dipartimento di Stato predice dettagliatamente come sarebbe nato Israele con l’uso dell’aggressione armata mascherata da difesa:
    “…gli Ebrei saranno i veri aggressori degli Arabi. Tuttavia gli Ebrei sosterranno che stanno soltanto difendendo i confini di uno stato che sono stati tracciati dall’ONU. In caso di un intervento arabo esterno, gli Ebrei correrebbero alle Nazioni Unite sostenendo che il loro stato è oggetto di aggressione armata ed useranno qualsiasi mezzo per occultare il fatto che è la loro stessa aggressione armata contro gli Arabi la causa del contrattacco Arabo “.
    E il Vice Console americano William J. Porter previde un altro esito del piano di ripartizione e cioè che nessun Stato Arabo sarebbe invece venuto ad aiutare la Palestina.

    PRESSIONI PRO-ISRAELIANE SUI MEMBRI DELL’ASSEMBLEA GENERALE
    Quando fu chiaro che la raccomandazione del piano di ripartizione non avrebbe raggiunto i due terzi dell’Assemblea Generale per essere approvato, i Sionisti fecero approvare un rinvio della votazione. Usarono questo periodo per fare pressioni su numerose nazioni affinché votassero per l’approvazione. In seguito un certo numero di persone descrissero questa campagna.
    Robert Nathan, un Sionista che aveva lavorato per il governo americano e che era particolarmente attivo nell’Agenzia Ebraica, scrisse in seguito:
    “ Usammo ogni strumento disponibile “ come quello di dire a certe delegazioni che i Sionisti avrebbero usato la loro influenza per bloccare gli aiuti economici a tutti quei paesi che non votavano nel modo giusto.
    Un altro Sionista affermò orgogliosamente:
    “ ogni piccolo suggerimento fu meticolosamente verificato e portato avanti. Dalla più piccola alla più remota nazione, tutte furono contattate e prese di mira. Nulla fu lasciato al caso “.
    Bernard Baruch, finanziere e consulente presidenziale per lungo tempo, disse alla Francia che avrebbe perso gli aiuti americani se avesse votato contro la ripartizione.
    L’alto funzionario della Casa Bianca David Niles organizzò le pressioni sulla Liberia; anche il magnate della gomma Harvey Firestone esercitò pressioni sulla Liberia.
    Ai delegati latino-americani fu detto che il progetto per la costruzione dell’arteria stradale Panamericana sarebbe stato più fattibile se avessero votato sì. Mogli di delegati ricevettero pellicce di visone (la moglie del delegato cubano restituì le sue); il Presidente del Costa Rica José Figueres pare ricevette un libretto di assegni in bianco. Ad Haiti furono promessi aiuti economici se avesse cambiato il voto originariamente contrario alla ripartizione.
    Il Sionista di lungo corso della Corte Suprema Justice Felix Frankfurter, assieme a dieci senatori ed al consigliere nazionale di Truman, Clark Clifford, minacciò le Filippine (sette scadenze incombevano al Congresso sulle Filippine).
    Prima del voto sul piano, il delegato delle Filippine fece un appassionato discorso contro la ripartizione, difendendo i “primordiali diritti inviolabili di un popolo a determinare la propria politica e a conservare l’integrità territoriale sulla terra natia…”
    Andò avanti a dire che non poteva credere che l’Assemblea Generale avrebbe ratificato un’azione che avrebbe portato il mondo all’indietro su una strada di pericolosi principi di esclusività razziale e agli arcaici documenti di governi teocratici.
    Ventiquattro ore dopo, dopo un’intensa pressione Sionista, il delegato votò a favore della ripartizione.
    La delegazione americana alle Nazioni Unite fu così indignata quando Truman insistette che dovevano sostenere il piano di ripartizione, che il Direttore del Dipartimento di Stato per gli Affari all’ONU fu mandato a New York per evitare che i delegati si dimettessero in massa.
    Il 29 Novembre 1947, la risoluzione di ripartizione N° 181, passò. Mentre questa risoluzione viene frequentemente citata, essa aveva un limitato effetto legale (sempre che ce ne fosse uno). Le risoluzioni dell’Assemblea Generale, al contrario delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, non sono vincolanti per gli stati membri.
    Per questa ragione, la risoluzione richiedeva che “ il Consiglio di Sicurezza prendesse le misure necessarie, come previsto nel piano, per la sua attuazione “, ciò che il Consiglio di Sicurezza non fece mai.
    Legalmente, la Risoluzione dell’Assemblea Generale era una “raccomandazione” e non creò nessun stato.
    Ciò che invece fece fu l’aumento del conflitto in Palestina. Nei mesi successivi i Sionisti cacciarono 413.794 persone. Unità militari sioniste si erano preparate di nascosto alla guerra prima del voto dell’ONU e furono rifornite massicciamente di armamenti, alcuni dei quali tramite un’estesa rete di operazioni illecite di contrabbando negli Stati Uniti gestite da gruppi di facciata.
    L’ONU alla fine riuscì a creare un temporaneo e molto parziale cessate il fuoco.
    Un mediatore svedese dell’ONU, che aveva in precedenza salvato migliaia di Ebrei dai Nazisti, fu inviato a negoziare la fine degli scontri. Assassini israeliani lo uccisero e Israele continuò ciò che veniva chiamata la sua “ guerra di’indipendenza “.
    Alla fine di questa guerra, grazie ad una forza militare superiore a quella degli avversari e alla messa in atto di piani spietati per cacciare il più alto numero possibile di non ebrei, Israele iniziò la sua esistenza sul 78% della Palestina.
    Furono perpetrati almeno 33 massacri di civili palestinesi, metà dei quali prima dell’entrata nel conflitto di un qualsiasi esercito arabo, centinaia di villaggi furono spopolati e rasi al suolo ed una squadra di cartografi fu inviata per dare ad ogni città, villaggio, fiume o collina, un nuove nome ebraico. Tutti i resti della vita, della storia e della cultura palestinese dovevano essere cancellati dalla storia, uno sforzò che è quasi riuscito.
    Israele che sostiene di essere “ la sola democrazia in Medio Oriente “ decise di non dichiarare i confini ufficiali o di scrivere una costituzione, una situazione che continua ancora oggi. Nel 1967 Israele si prese altra terra Palestinese e Siriana e che sono oggi dei territori illegalmente occupati, poiché l’annessione di territorio tramite la conquista militare è fuorilegge in base al moderno diritto internazionale.
    Israele da allora ha sempre continuato la sua campagna di crescita tramite l’acquisizione armata e la confisca illegale.
    I singoli Israeliani, come i Palestinesi e tutti i popoli, hanno legalmente e moralmente il diritto ad una serie di diritti umani. Tuttavia il decantato “diritto di esistere “ dello stato di Israele è basato su un presunto “diritto” derivato dalla forza, un concetto fuori tempo che le convenzioni legali internazionali non riconoscono e che di fatto vietano in modo specifico.
    Fonte: The Real Story of How Israel Was Created
    Traduzione a cura di: Gian Franco Spotti
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    Sui temi trattati nell'articolo si possono aver maggiori spiegazioni ai links:
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    N.B. In verde testi di Olotruffa. Colore, foto, evidenziatura, grassetto, sottolineatura, NON sono parte del testo originale. La fonte è riportata. Mail : waa359@libero.it / Skype : velvet-blu

    433- La vera storia di come fu creato israele : Olo-truffa____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  4. #404
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

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  5. #405
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    RAZZISMO TALMUDICO

    «Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano»1 (Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 8, comma 2).
    Come può una religione così palesemente anti-democratica (e quindi anti-costituzionale) come il Giudaismo rabbinico talmudici (di ispirazione farisaica) essere tollerato in Italia?!
    Seguono solo alcuni esempi del razzismo talmudico, il razzismo di quegli stessi Ebrei che vengono sempre e solo presentati come vittime del razzismo:

    1. Se un goy (termine ebraico che significa “bestia”, utilizzato in modo dispregiativo per indicare i non Ebrei) colpisce un ebrei deve essere ucciso2.
    2. Se un ebreo trova un oggetto perduto da un goy non glielo dovrà restituire3.
    3. Se un ebreo uccide un goy, non gli sarà inflitta la pena4.
    4. Quando un ebreo ruba qualcosa a un goy non deve restituirgli nulla5.
    5. È lecito per gli Ebrei usare dei sotterfugi per raggirare un goy6.
    6. I figli dei goyim sono bestie7.
    7. Le figlie femmine nate dai goyim sono in una condizione di ridda (impurità mestruale) dalla nascita8.
    8. I goyim non sono umani, ma bestie9.
    9. Mangiare insieme a un un goy equivale a mangiare con un cane (non che io vi veda qualcosa di male, ma il Giudaismo, oltre che razzista, è anche specista)10.
    10. Persino i migliori tra i goyim devono essere ammazzati11.
    11. I rapporti sessuali fra i goyim sono come gli accoppiamenti fra le bestie12.
    12. Anche in tempi di pace, quando si tratta di un goy, gli si può fare del male indirettamente, per esempio togliendo una scala dopo che è caduto in un fosso13.


    1 Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 8, comma 2.
    2 Talmud, Sanhedrin 58b.
    3 Talmud, Baba Mezia 24a.
    4 Talmud, Sanhedrin 57a.
    5 Talmud, Sanhedrin 57a.
    6 Talmud, Baba Kamma 113a.
    7 Talmud, Yebamoth 98a.
    8 Talmud, Abodah Zarah 36b.
    9 Talmud, Baba Mezia 114b.
    10 Talmud, Tosapoth, Jebamoth 94b.
    11 Talmud, Soferim 15.
    12 Talmud, Sanhedrin 74b.
    13Talmud, Šulkan Arukh, Yoreh De ah 158.


    RAZZISMO TALMUDICO : CONOSCENZA E' LIBERTA' - ANDREA DI LENARDO
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  6. #406
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

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  7. #407
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    MARTEDÌ 27 DICEMBRE 2011
    Il ruolo nello schiavismo di eminenti rabbini



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    I RABBINI ANTI-NERI NELLA STORIA AMERICANA [1]

    La pubblicazione nel nostro blog “On the Contrary” di questo estratto di uno studio di Jackie Muhammad non deve essere considerata un’approvazione delle sue idee o di quelle di The Nation of Islam. Viene qui pubblicato per stimolare ricerche, indagini e discussioni fuori dagli stretti confini di ciò che i custodi dell’Establishment considerano ammissibile.

    ***

    Esaminato il ruolo nello schiavismo di eminenti rabbini

    Di Jackie Muhammad

    Tratto da Nation of Islam Research Group [Gruppo di ricerca della Nazione dell’Islam], volume 2, numero 20, 2011



    Mosè Maimonide

    Uno dei rabbini più famosi del mondo fu Mosè Maimonide, un rabbino del dodicesimo secolo considerato uno dei più grandi pensatori dell’Europa medioevale. È chiaro che non pensava quando disse che i neri erano “biologicamente inferiori” e che gli africani neri erano “più in basso degli uomini ma più in alto delle scimmie”.

    È molto interessante che Maimonide fece queste osservazioni quando gli africani neri, conosciuti come i mori musulmani, esercitavano un’egemonia economica, politica, intellettuale e culturale sulla maggior parte dell’Europa occidentale. Il rabbino Maimonide è considerato “il simbolo della fede pura e ortodossa”, e i suoi scritti sono considerati “l’opera più grande della filosofia religiosa ebraica”.

    Tuttavia, quando passiamo oltre il giudaismo ortodosso e ci imbattiamo nel giudaismo riformato ci troviamo di fronte alle stesse inquietanti preoccupazioni sul ruolo dei maestri ebrei. Il giudaismo riformato sostiene che la religione e le tradizioni ebraiche devono essere modernizzate e rese compatibili con la partecipazione alla cultura circostante. Molti aspetti del giudaismo riformato sostengono che la legge ebraica debba essere interpretata come un insieme di linee guida generali piuttosto che come un elenco di restrizioni la cui osservanza letterale è richiesta a tutti gli ebrei.



    Isaac Mayer Wise

    Il giudaismo riformato venne fondato in America da Isaac Mayer Wise. Wise fu un rabbino fanatico, recalcitrante e razzista che si riferiva a Gesù come ad un “mezzo pazzo” e, come il suo predecessore Maimonide, considerava i neri come subumani. Il rabbino Wise si vantava apertamente che gli ebrei bianchi diedero ai cristiani un Dio e una religione. Secondo il fondamentale testo The Secret Relationship Between Blacks and Jews, Vol. 2 [2] [Il rapporto segreto tra i neri e gli ebrei], gli allievi del rabbino Wise furono alcuni tra “i più importanti religiosi ebrei della storia americana”. Tra loro, vi furono Max Heller, Morris Newfield, Isidore Lewinski, Max Raisin, David Marx e Moses Jacobson: tutti costoro esercitarono il loro ministero nel Sud degli Stati Uniti.



    James Gutheim

    Tra i rabbini razzisti e i membri della Confederazione si sviluppò un’inquietante alleanza. Questa alleanza portò ad un rapporto simbiotico tra gli esponenti dello schiavismo sudista e la leadership religiosa ebraica. Un esempio è quello del rabbino James Gutheim, il rabbino di New Orleans – e seguace ideologico del rabbino Wise – che nel 1862 incoraggiò gli ebrei del Sud a sostenere la Confederazione, e pregò Dio di benedire gli schiavisti confederati. Quando venne proposta l’abolizione della segregazione nel sistema scolastico di New Orleans, il rabbino Gutheim ricorse ad un’alternativa: fondò per protesta una scuola ebraica.

    Tra gli ebrei e i proprietari sudisti di schiavi, era un segreto di Pulcinella che i rabbini possedessero e noleggiassero schiavi. Il rabbino Morris Raphall, di New York, il pastore più pagato della nazione, difese lo schiavismo e, come altri suoi correligionari, affermò che Dio stesso aveva approvato lo schiavismo. Lo storico, e rabbino, Bertram W. Korn, riconosciuto esperto di ebraismo americano del diciannovesimo secolo, non ebbe timore di dichiarare che “gli ebrei parteciparono ad ogni aspetto e operazione riguardanti lo sfruttamento degli inermi neri”.



    Morris Raphall

    Wise, Maimonide, Raphall e altri maestri ebraici usarono il Talmud per giustificare il loro concetto di superiorità razziale sui neri. Nell’ethos degli ebrei sudisti i neri venivano colpevolizzati e demonizzati in modo che gli ebrei potessero dispiegare il proprio razzismo senza impacci. I rabbini esercitarono un ruolo cruciale e strategico nel fornire una “copertura di spiritualità” ai razzisti proprietari di schiavi, sia ebrei che gentili, per giustificare la loro disumanizzazione dei neri nell’istituzione dello schiavismo americano.

    Il Santo Corano parla dei rabbini e dei dottori della legge come il rabbino decano Abraham Cooper e il dr. Harold Brackman, membri del Simon Wiesenthal Center, quando chiede perché i rabbini non riprovino il comportamento ingiusto e aberrante degli ebrei recalcitranti e razzisti. “Perché i rabbini e i dottori della legge non proibiscono loro le espressioni peccaminose e i loro voraci e illegali guadagni? Certamente malvagie sono le opere che essi compiono”. – Santo Corano 5: 63.

    La ragione è che i rabbini hanno beneficiato finanziariamente degli enormi profitti ottenuti con la nostra schiavitù. In realtà, sono stati i rabbini che hanno inventato il Mito della Maledizione di Cam, che ha permesso e facilitato l’asservimento dei neri. Perciò, questo rapporto cospiratorio tra i rabbini e i loro correligionari mercanti di schiavi ha apportato benefici a tutta la nazione ebraica, in America e in tutto il mondo. Una parte di questo rapporto cospiratorio incluse l’assordante silenzio di quegli ebrei che sapevano che ciò che accadeva ai neri era sbagliato ma scelsero di stare zitti come topi di sinagoga.

    Ad esempio, come spiegare l’assenza totale degli ebrei dal movimento abolizionista? Essi, però, parteciparono al Movimento per i Diritti Civili ogniqualvolta i loro interessi personali coincidevano con i nostri interessi di neri. Ma siamo stati usati come la testa d’ariete, mentre essi beneficiavano della nostra opera di demolizione delle barriere legali.



    Bob Dylan suona per il Student Nonviolent Coordinating Committee

    Anche più importante, però, fu il loro controllo del Movimento per i Diritti Civili tramite il controllo delle organizzazioni per i diritti civili. Non c’è quasi nessun ebreo che non convenga che gli ebrei hanno usato la loro ricchezza finanziaria, le loro competenze legali e la loro abilità nelle pubbliche relazioni per fondare, organizzare e manipolare la direzione e i programmi che organizzazioni come il NAACP [3], il Congress of Racial Equality [Congresso dell’eguaglianza razziale] [4], e la Student Nonviolent Coordinating Committee [5] [Comitato di coordinamento degli studenti non violenti] adottarono.

    Inoltre, i leader come il grande W. E. B. DuBois vennero usati come uomini di paglia, da loro sostenuti, per dare l’apparenza di una leadership nera indipendente. Gli ebrei hanno usato la loro ricchezza, il loro potere, la loro influenza come commissari, direttori e presidenti delle nostre organizzazioni per portare queste organizzazioni nella direzione da loro voluta, non nella direzione che i neri volevano.

    Ponete a voi stessi queste domande: di quanti commissari, direttori o presidenti neri del B’nai B’rith avete mai sentito parlare o siete a conoscenza? Hanno mai avuto i neri responsabilità nelle organizzazioni ebraiche?

    …Con il passato, storicamente documentato, di centinaia di anni di discriminazioni contro gli americani neri e contro gli africani, documentati in The Secret Relationship Between Blacks and Jews Vol 1 [6] e 2, e in Jews Selling Blacks [Ebrei che vendono neri], c’è da meravigliarsi che vi sia una tale riluttanza a discutere apertamente di queste questioni?


    Jackie Muhammad è un ex incaricato presidenziale, membro della Oxford Round Table e docente. Può essere contattato a jacrb519@aol.com

    Per maggiori informazioni su questo argomento, visitate The Nation of Islam Historical Research Department (NOI HRD) o unitevi alla conversazione @ Twitter

    Fine della citazione




    ________________________________________

    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 11:16

    Andrea Carancini: Il ruolo nello schiavismo di eminenti rabbini
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Segregazione e discriminazione delle donne in israele, una pratica ortodossa ebraica
    Pensare che pregano su sassi che non sono del loro preteso tempio!
    ___________

    Non ora (et labora)

    Gerusalemme non è una città per religiosi. Di sesso femminile. Chiedere a Nofrat Frankel, che rischia fino a 6 mesi di reclusione e 3.000 dollari di multa per aver pregato davanti al Muro del Pianto indossando il talit (uno scialle) e aver letto la Torah. “Sono oggetti che possono usare soltanto gli uomini”, urlano i rabbini di Gerusalemme. Con il rabbino capo del Muro ovest, Shmuel Rabinovich, che ha parlato di “provocazione inaccettabile”.
    La battaglia degli ultraortodossi, partita dal quartiere Mea Shearim, ormai è a tutto campo. Contro Internet. Contro i trasporti pubblici che ospitano entrambi i sessi. Contro i residenti stranieri colpevoli – ai loro occhi – di comportamenti blasfemi. E contro le donne che vogliono pregare come gli uomini.
    L’associazione che riunisce queste religiose si chiama “Women of the Wall” (WoW). Un venerdì, il giorno d’inizio dello Shabbat, in 200 si sono presentate di fronte al Muro e si sono messe a pregare. Incuranti della pioggia leggera. E, soprattutto, del cumulo di ebrei maschi che, col tipico abbigliamento degli ultraortodossi, urlavano “naziste”, “andate via da qui”.
    Lo spazio di preghiera di fronte al Muro è diviso in due: un pezzettino è riservato alle donne. Che, però, possono soltanto cantare e non pregare. A pochi metri da loro, gli uomini intonano preghiere, leggono la Torah, indossano il talit. “Ma i nostri libri sacri non prevedono la discriminazione”, dice Anat Hoffman, leader del Wow, a Yedioth Ahronoth. Anche se una sentenza del 2003 della Corte ha stabilito che le donne del WoW non potranno pregare sul Muro per ragione di ordine pubblico.
    Fonte: Non ora (et labora)
    _________

    Nota di WaA359

    Sinceramente nulla ci importa di come vengono trattate le donne in mezzo a quella gente "eletta".
    L'articolo è posto a mò di raffronto con quello che viene propagandato,da parte del servizio hasbaara, (la propaganda sionista,all'estero, foraggiata da israele per cercare di abbellire l'indifendibile criminale ed omicida immagine di israele) nel mondo circa "l'unica democrazia" del Medio Oriente ... i campioni delle scienze " che nessuno voleva" (!), i paladini di ogni libertà quando sono in "diaspora" (mai esistita!) e segregazionisti e discriminatori in casa loro! In aggiunta si riporta a conoscenza che autorevoli sionisti come la orripilante meir golda volevano solo "ebrei" di buona salute in "israele", e la meir non era proprio una "ebrea" qualsiasi! ... bensì un Primo Ministro! Quindi cercava un PIANO di IMPORTAZIONE di individui sani e forti, lasciando i deboli e malati o vecchi nei paesi di residenza, quindi a carico di qualcun altro, NON di ISRAELE! Al link la storia: MyBlog.it | Crea il tuo blog...
    __________________________________________________ _________________________________

    N.B. In verde testi di Olotruffa. Colore, foto, evidenziatura, grassetto, sottolineatura, NON sono parte del testo originale. La fonte è riportata. Mail : waa359@libero.it / Skype : velvet-blu

    437- Segregazione e discriminazione delle donne in israele,una pratica ortodossa ebraica : Olo-truffa____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
    Ultima modifica di Eridano; 28-12-11 alle 19:24
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  9. #409
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Il est mort l'Holocauste, l'olocausto è morto!
    L' OLOCAUSTO E' MORTO



    (si deve intendere la versione canonica dei 6.000.000, delle "gaskammern",del "sapone fatto col grasso ebraico", dei "4.000.000" di Auschwitz, della "camera a gas" di Dachau, "delle camere a vapore" di Treblinka e favoleggiando avanti...!)




    IL EST MORT L'HOLOCAUSTE di mereedrante

    È morto, è morto l'Olocausto

    è la verità

    chi l'avrà ucciso?

    L'amore, la verità

    è lo stesso..


    È morto, è morto l'Olocausto

    Non sono la sola in lutto,

    I campi di sterminio sono stati il mio portafoglio


    Ieri, protetta dalla legge Gayssot

    Ieri per me era bello

    Facevo processi d'inferno

    Era ieri


    È morto, è morto l'Olocausto

    6 milioni di vite

    in fumo, partite,

    questo inganno è provato


    Ieri la battaglia mi piaceva di più

    era quella di combattere il vecchio (Faurisson?ndr)

    era il mio modo di farla tacere

    era ieri


    È morto, è morto l'Olocausto

    è la verità

    chi l'avrà ucciso?

    L'amore, la verità

    è lo stesso...
    Traduzione di Alessandra per Olo-dogma 23/12/23
    __________________________________________________ ______

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    435- Il est mort l'Holocauste,l'olocausto è morto! : Olo-truffa____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #410
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    MERCOLEDÌ 28 DICEMBRE 2011
    Per Benny Gantz l'Operazione Piombo Fuso è stata "eccellente"


    IL CAPO DELL’ESERCITO ISRAELIANO SALUTA LA GUERRA CONTRO GAZA COME “ECCELLENTE” [1]

    TEL AVIV, Israel (Ma’an) – Il capo dell’esercito israeliano ha segnato martedì il terzo anniversario della guerra contro Gaza salutando l’Operazione Piombo Fuso come un’operazione “eccellente”.

    Il Tenente Generale Benny Gantz ha fatto questo commento durante un’intervista con Army Radio [2]. Egli ha aggiunto che se ci sarà un’altra invasione di Gaza, essa sarà “veloce e dolorosa”, ha riferito il quotidiano israeliano Haaretz.

    I commenti del capo dell’esercito arrivano mentre i bombardamenti aerei israeliani hanno colpito martedì l’enclave costiera, uccidendo una persona e ferendone almeno 10.

    Hamas ha segnato il terzo anniversario della guerra contro Gaza dicendo che il blocco imposto da Israele ha fallito i suoi obbiettivi.

    “Invece di essere cancellata dalla mappa, Gaza è diventata la Qibla (la direzione cui sono rivolti i musulmani quando pregano) per le persone libere del mondo e un simbolo di dignità negata”, ha detto il portavoce Abu Zuhri.

    Hamas continuerà a considerare il rapporto Goldstone quale “prova” dei crimini di guerra degli occupanti a Gaza, ha aggiunto.

    Il 27 dicembre 2008, Israele scatenò contro la Striscia di Gaza una inaudita guerra di tre settimane.

    Nel corso dell’attacco, vennero uccisi circa 1.400 palestinesi, inclusi oltre 300 bambini. La maggioranza degli uccisi erano civili e vennero ferite oltre 5.000 persone.

    Circa 1.700.000 palestinesi vivono nella stretta enclave costiera e l’UNRWA [3] sostiene che il tasso di disoccupazione di Gaza è uno dei più duri del mondo.

    La Striscia di Gaza è sottoposta ad un blocco marittimo, terrestre e aereo imposto da Israele dal 2007. Il blocco è stato descritto dalle agenzie che si occupano di diritti umani come una forma di punizione collettiva.




    ________________________________________
    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 21:26

    Andrea Carancini: Per Benny Gantz l'Operazione Piombo Fuso è stata "eccellente"
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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