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  1. #371
    Blut und Boden
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Holger Apfel parlamentare tedesco, NPD, chiede la fine della fiorente industria dell'Olocau$to

    Il parlamentare tedesco dice "stop alla fiorente industria dell'Olocau$to" ebraico


    Nella foto Holger Apfel con la moglie e figli.

    Ci vuole un gran coraggio o una smisurata incoscienza ad andare contro gli interessi della "Auschwitz" SpA. in Germania,ma Apfel lo ha fatto!
    Un segno? Sicuramente!
    La "vacca" tedesca è stanca di farsi mungere, ricattare ed subire l'estorsione per i 4.000.000 di morti di,anzi "circa 1.500.000" di morti,anzi 1.000.000 di morti,anzi 800.000 morti,anzi 710.000 morti, 510.000 morti di Auschwitz! (le cancellazioni NON sono errori nostri,bensì sputtanate falsificazioni altrui,dovute a precisi interessi di conservazione degli "utili", politici, economici, "etnici"!)

    La "vacca" tedesca vuol sapere per QUANTI "morti" olocau$tianizzati, zyklonBinalatotrattati e Einsatzgruppenspallottolati sta pagando dal 1952! Qualche certezza su CHI, QUANTI si sta risarcendo!
    La notizia è in po’ datata,ma non è rilevante al fine di documentare un processo di liberazione in atto,in forma PUBBLICA al massimo livello!

    La notizia

    Un leader dell'estrema destra (l'NPD, ndt) pronuncia espressione di odio verso israele: "non cedere alla fiorente Industria dell'olocausto", ed invita a tagliare i legami e i risarcimenti. "stop alla cooperazione con lo stato ebraico dei furfanti". Queste dichiarazioni non sono state pronunciate a Teheran, ma nella città tedesca di Dresda, durante una seduta del Parlamento del Land della Sassonia.
    Infatti giovedi il leader della estrema destra Partito Nazionale Democratico (NPD), Holger Apfel ha scatenato una tempesta nel parlamento quando ha effettuato un intervento intitolato "No alla cooperazione con i paesi canaglia -. Fine della cooperazione tra la Sassonia e Israele"
    Fonte: German legislator: Stop 'thriving Holocaust industry' - Israel News, Ynetnews

    (la traduzione non vuol essere professionale, per il purista c'è il link alla pagina originale, ndt)


    Sommerfest der NPD Rhein-Sieg, kinder sommerfest 2011giugno
    Chi è Holger Apfel
    Holger Apfel (è nato il 29 dicembre 1970 a Hildesheim, in Bassa Sassonia, Germania) è il leader del Partito Nazionale Democratico della Germania ed è membro del Parlamento della Sassonia dal 2004. È presidente del gruppo parlamentare dell'NPD e membro del presidium del Parlamento sassone.
    Nel 2005, Apfel e il suo partito hanno protestato sul fatto che nessun minuto di silenzio era stato rispettato per le vittime del bombardamento di Dresda, mentre si stava rispettando un minuto di silenzio per le vittime del campo di concentramento di Auschwitz, protestando per questo doppio standard adottato, Apfel e il suo partito hanno rifiutato di partecipare al minuto di silenzio!
    __________________________________________________ ________________________

    N.B. La fonte è riportata. Mail : waa359@libero.it / Skype : velvet-blu

    400- Holger Apfel parlamentare tedesco,NPD, chiede la fine della fiorente industria dell'Olocau$to : Olo-truffa____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  2. #372
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Terzo Reich. Quando il sistema economico tedesco del baratto mise fuori gioco le banche

    Gran Bretagna e Usa, campioni del liberismo, si indignarono perché la Germania, vendendo le proprie merci più a buon mercato, strappava ad essi i loro mercati tradizionali

    di Joaquin Bochaca - Trad. Alfio Faro
    Nell’ottobre 1938 Walter Funk (nella foto durante il proceso TRUFFA di Norimberga, dove venne condannato all'ergastolo), ministro economico del Terzo Reich, fece un viaggio nei Balcani durante il quale concluse importantissimi affari con la Jugoslavia, la Turchia, la Bulgaria. La Romania non era incline a seguirle all’epoca a causa della opposizione di Re Carol, ossequiente ai desideri della sua amante, la fulva avventurosa ebrea Elena Lupescu (meglio nota come Magda Lupescu), per seguire la quale aveva abbandonato, da principe ereditario, moglie e figlio e le pretese (temporaneamente) sulla corona. Ciò che segue descrive quanto accadde.
    Il 15 novembre 1938 Re Carol di Romania giunse a Londra e fu acclamato da “antinazisti” a Hyde Park. Ma nessuno si figurava che il monarca fosse venuto a Londra giusto per il piacere di prestare la sua presenza ad una manifestazione filoebraica. Carol rappresentava la rara resistenza alla espansione economica della Germania nell’Europa del sudest. Carol era venuto a Londra per incontrare i banchieri della “City” e per combatterne la forza (della Germania,nota WaA).

    Franz Hayler (Brigadeführer del Sicherheitsdienstes (SD) e Walter Funk, 1944.
    Lo scopo del viaggio fu indirettamente rivelato da Robert S. Hudson, membro del Consiglio della Corona e segretario del Dipartimento del commercio estero, in un discorso pronunciato alla Camera dei Comuni due settimane più tardi, il 30 novembre. Fu un discorso di importanza capitale, che costituì una virtuale dichiarazione di guerra contro la Germania. La guerra economica, ai giorni nostri, precede sempre la guerra guerreggiata.
    Fu un discorso che indicava che una parte importante della “City”, che in precedenza vedeva Hitler come uno “stopper” di Stalin, si era ultimamente evoluta nella direzione pre-bellica vagheggiata da Churchill . Ecco un frammento rivelatore del discorso brutalmente franco di Hudson:
    “… La Germania non agisce in senso sfavorevole ai mercati britannici in Germania; questo dobbiamo riconoscerlo. Ma ciò di cui ci lamentiamo è che con i suoi metodi, essa rovinerà il commercio in tutto il mondo.
    Siamo in grado di affermare che la ragione della influenza economica della Germania risiede nel fatto che essa paga ai Paesi produttori dell’Europa centrale del sud-est prezzi molto più alti di quelli corrisposti dal mercato mondiale...
    Abbiamo esaminato tutte le procedure che ci sarebbe possibile applicare. L’unico mezzo consiste nell’organizzare le nostre industrie in modo tale che esse possano opporsi all’industria tedesca e dire a Hitler ed al suo popolo: “Se non metterete fine al vostro attuale modo di procedere e non raggiungerete un accordo con noi, in base al quale prometterete di vendere le vostre merci ad un prezzo che vi assicurerà un ragionevole guadagno, vi combatteremo e sconfiggeremo con i vostri stessi metodi. Da un punto di vista strettamente finanziario, la nostra Nazione è infinitamente più forte di qualsiasi altro Stato del mondo – in ogni caso, più forte della Germania; e per questa ragione godiamo di grandi vantaggi che ci condurranno a vincere la battaglia.”

    Dopo il discorso di Hudson, l’Inghilterra ritirò il suo status di “nazione più favorita” dalla Germania, una posizione che i suoi trattati commerciali esteri avevano mantenuto con la medesima dal 1927. Gli Stati Uniti la seguirono – curiosa coincidenza di tempo e azione.
    La Gran Bretagna e gli Stati Uniti, campioni del liberismo, sia politico come pure economico – le due cose sono indissolubilmente legate - si indignarono perché la Germania, vendendo le sue merci più a buon mercato, strappava ad essi i loro mercati tradizionali.
    Il loro sdegno è oltraggioso – dov’era la famosa libertà di commercio tanto sacra agli anglo americani? Hudson parlò di competizione commerciale scorretta. Perché scorretta? La Germania era in grado di vendere i propri prodotti più a buon mercato per una ragione, ed una soltanto: perché non dipendeva dal “Gold Standard” come base per la sua valuta, ed i suoi prodotti non erano appesantiti ad ogni stadio della produzione dai pesanti interessi praticati dagli angloamericani e dai loro banchieri e finanzieri. Questo è il vero motivo per il giro a 180° che stava materializzandosi nel tardo 1938 fra gli influenti banchieri della “City” di Londra.
    Una vera economia organica, naturale, adottata dalla Germania nazionalsocialista, aveva messo in crisi, per ragioni puramente aritmetiche, la classica economia liberale che regnava in Inghilterra e che aveva schiavizzato le Nazioni più deboli.
    Ma ecco un altro fatto che in seguito portò al parossismo l’irritazione di banchieri, commercianti, armatori, assicuratori e capitani d’industria che si aggiravano intorno allo Strand, la “City” e Whitewall.
    Il 10 dicembre 1938 il Governo messicano firmò un accordo con il Reich in virtù del quale avrebbe consegnato a quest’ultimo, durante il corso del 1939, petrolio per il valore di diciassette milioni di dollari.
    Questo petrolio proveniva dalle trivellazioni che il Governo nazionalista di Mexico Ciudad aveva espropriato agli ebrei americani della Standard Oil di New York (SONY) (Dopo che gli Stati Uniti ebbero occupato il Giappone battuto nel 1945, curiosamente, un gigante apparve con un nome non giapponese: Sony).
    Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso (“The straw that broke the camel’s back”). Fu un accordo-baratto:
    il Reich avrebbe pagato questo petrolio con le esportazioni del suo proprio apparato di irrigazione, macchine agricole, materiali per ufficio, macchine per scrivere ed equipaggiamenti fotografici. Per giunta, l’accordo fu raggiunto sulla base di un prezzo molto più basso di quello mondiale corrente.
    La conseguenza di quanto sopra: la Germania avrebbe ottenuto il petrolio senza sborsare alla Royal Dutch, controllata dall’ebreo inglese Samuel Deterding, né alla Standard Oil, gestita dal clan americano dei Rockefeller . L’affare si sarebbe concretizzato senza che alla “City” toccasse un misero scellino per mezzo di operazioni di credito, finanziamento, garanzie, opzioni, noli marittimi e premi di assicurazione.
    Sarebbe stato un semplice baratto, garantito dal Governo germanico stesso, ed il trasporto sarebbe stato effettuato su navi tedesche. Per i pezzi grossi della “City”, gli intermediari del mondo, questo era un vero sgomento.
    Pazienza che Hitler usasse simili procedure nei Balcani e con la Turchia. Andasse come andasse che i vicini della Germania nell’Europa centrale fraternizzassero con essa – ma estendere il baratto diretto con l’America latina avrebbe condannato la City ad un certo inevitabile declino (L’America latina avrebbe cessato di essere “proprietà privata degli inglesi”. L’esito fu la bancarotta dovuta alla Seconda guerra mondiale e l’emergere degli “Yanquis”.
    Più ancora, sembrò imminente che il ministro del Reich Walter Funk si stesse preparando per un viaggio importante a Buenos Aires, Montevideo e Santiago del Cile.
    Per la City era l’inizio della fine.
    Come conseguenza, nuovi ed importanti segmenti della plutocrazia anglosassone trasmigrarono nel campo di Churchill (il “partito della guerra”, ndt)
    Un colpo dopo l’altro caddero sulla City nel 1938-39:
    Il viaggio d’affari di Funk nell’Europa del sudest.
    La conquista di Canton e Hankou, dominate dall’Inghilterra, da parte del Giappone.
    L’accordo germano-messicano sui petrolio.
    L’annuncio del viaggio d’affari in Sud America.
    L’indebolimento della posizione filo-britannica di Re Carol.
    La perdita dell’intero mercato cinese a causa della conquista giapponese.
    L’occupazione dell’Albania da parte dell’Italia.
    Ciascuno di questi avvenimenti provocò la diserzione delle forze pacifiste su cui contava Chamberlain per la sua politica di “Appeasement” nell’Accordo di Monaco di settembre (1938). Quando queste forze agirono apertamente a beneficio del ministro degli Esteri polacco Beck, Stalin si distese. Il progresso tedesco verso l’Est “Drang nach Osten” – quel progresso che allo stesso tempo dava la terra agli aratri tedeschi ed avrebbe eliminato il potenziale pericolo comunista per l’Europa ed il Mondo – si sarebbe arrestato.
    In verità, all’inizio di dicembre 1938 restavano ancora alcuni uomini d’affari britannici che facevano da baluardo all’interno della “City” contro le montanti forze guerrafondaie. Ma la loro resistenza sarebbe stata spazzata via dall’offensiva sionista da New York, rappresentata dal “Brain Trust” del presidente Franklin Delano Roosevelt.

    Fonte: Terzo Reich. Quando il sistema economico tedesco del baratto mise fuori gioco le banche | Storia | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale
    __________________________________________________ _________________________________
    N.B. In verde testi di Olotruffa. Colore, foto, evidenziatura, grassetto, sottolineatura, NON sono parte del testo originale. La fonte è riportata. Mail : waa359@libero.it / Skype : velvet-blu

    401- Terzo Reich. Quando il sistema economico tedesco del baratto mise fuori gioco le banche : Olo-truffa____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  3. #373
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Jean-Marie Boisdefeu: ma perché dunque Sara Atzmon...


    Sara Atzmon in una foto del 2009

    MA PERCHÉ DUNQUE SARA (11 ANNI), IL SUO FRATELLINO E IL SUO (PICCOLO) NIPOTE NON SONO STATI GASATI? [1]

    Di Jean-Marie Boisdefeu, 1998

    Un colloquio internazionale consacrato a La mémoire d’Auschwitz dans l’art contemporain è stato organizzato a Bruxelles l’11 e il 13 dicembre 1997. Come si vedrà, gli atti del colloquio non sono certamente senza interesse per il ricercatore. [2] Ma, innanzitutto, ricordiamo che, secondo la storia ufficiale, più di 400.000 ebrei ungheresi sono stati deportati ad Auschwitz nell’estate ’44 e gasati per la maggior parte al loro arrivo: è la pagina più sanguinosa della storia di Auschwitz; in generale, d’altronde, gli inabili venivano sistematicamente gasati all’arrivo: tutti lo sanno bene. Ora, uno degli intervenuti a questo colloquio, una pittrice israeliana di nome Sara Gottliner-Atzmon, è una di questi ebrei ungheresi e la versione della storia che ella fornisce nella presentazione della sua opera pittorica [3] non è certamente conforme alla storia ufficiale. Sara è nata a Hajdunas (Ungheria) nel 1933; era la quattordicesima di 15 figli. Quando aveva 9 anni (dunque verso il 1942), suo padre e quattro dei suoi figli vennero inviati in un campo di lavoro. Ma, apparentemente, il padre – almeno – ne fu liberato perché nel 1944 venne inviato con « la famiglia » ad Auschwitz. Sara aveva dunque 11 anni e uno dei suoi fratelli e sorelle era anche più giovane, per non parlare di un nipote di tenera età e di altri fratelli e sorelle che non dovevano essere molto più grandi di lei (la mamma aveva solo 44 anni): eppure costoro non furono gasati; di solito, i bambini sopravvissuti spiegano il fatto in un modo o nell’altro: per esempio, « Le camere a gas erano guaste », oppure, « Non c’era più gas », ma Sara, lei, spiega come è riuscita a sfuggire all’ « INFERNO » [4]. Ella ha perduto, afferma, 70 persone della sua famiglia (il che sembra assai esagerato, come vedremo) ma, in nessun momento, ella cita le camere a gas (tranne in un’occasione e per un campo in cui nessun membro della sua famiglia vi ha messo piede e per il quale gli stessi storici ufficiali cominciano a smontare le dette camere a gas: Majdanek); suo padre, per esempio, è morto, ma di fame e di privazioni a Strasshof, in Austria (sua madre è tornata e, a quanto pare, anche la maggior parte dei suoi fratelli e sorelle, poiché afferma di aver perduto 3 fratelli, ma non necessariamente nella deportazione). Fine 1944: la madre e i suoi figli furono evacuati da Auschwitz e trascorsero 4 giorni a farsi disinfettare a Strasshof, da dove partirono per Bergen-Belsen, dove vi furono detenuti per 5 mesi. Nell’aprile ’44 [deve necessariamente trattarsi dell’aprile 1945, n. d. t.] vennero liberati dagli americani nei pressi di Magdeburgo; costoro posero loro la scelta: andare negli Stati Uniti o andare in Palestina. Senza esitazione, Sara e sua madre scelsero la Palestina e andarono colà passando per Buchenwald, accompagnati da un « gruppo di bambini dai 10 ai 15 anni ».

    I ricordi di Sara sono certamente confusi: così ella afferma di essere passata per Strasshof sia nel luglio ’44 che alla fine del ’44, o ancora che è stata liberata sia dagli inglesi a Bergen-Belsen che dagli americani nei pressi di Magdeburgo, ma queste discordanze possono essere considerate come non significative: l’« essenziale » -- per riprendere un discorso caro agli storici ufficiali – è che lei e gli altri bambini della sua numerosa famiglia sono passati per Auschwitz e che non vi sono stati gasati [5]. La Polizia del Pensiero potrà spiegarci questa violazione del dogma?

    ________________________________________

    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 16:28

    Andrea Carancini: Jean-Marie Boisdefeu: ma perché dunque Sara Atzmon...
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  4. #374
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    La "bibbia" olocau$tica di Au$chwitz dice: Gasare i sani e salvare ammalati e inabili al lavoro!
    Credere, obbedire, propagandare


    Con questo breve post vogliamo dare un esempio di come la "letteratura" sterminazionista abbia costruito, SENZA alcuna DOCUMENTAZIONE, l'immane cifra di milioni di morti assassinati nelle pretese, mai dimostrate, camere a gas tedesche.
    Qui si tratta di 2.000 persone "solamente", ma ciò che conta è la FALSIFICAZIONE sistematica, verificabile, tramite la "fiducia"cieca nelle "testimonianze", perpetrata dalla voce ufficiale dei "sacerdoti" di rito au$chwitziano del museo di Auschwitz, consacrate nel loro "Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945", a firma della ricercatrice olosalariata di tale "museo”, Danuta Czech (I^ foto).
    Il brano è parte dello studio di Carlo Mattogno: "Auschwitz: assistenza sanitaria, "selezione" e "Sonderbehandlung"(1) dei detenuti immatricolati", precisamente "La selezione del 5 Dicembre 1942", pag.127.

    Nella foto alcuni sopravvissuti di Auschwitz, gennaio1945
    ..."Questa è indubbiamente una delle selezioni più incredibili tra quelle menzionate da D.Czech; ella infatti scrive:
    "nel campo femminile BIa di Birkenau le SS effettuano una grande selezione tra i detenuti che dura tutto il giorno. Dopo la selezione, circa 2.000 donne, giovani, sane e abili al lavoro, vengono portate alla camera a gas"(2)
    Si tratterebbe dunque della prima selezione al contrario, in cui vengono furono selezionate e gasate "donne,giovani, sane e abili al lavoro" ed evidentemente lasciate i vita quelle vecchie, malate e inabili al lavoro! Altrimenti che senso avrebbe parlare di "selezione"? Inutile dire che questa presunta gasazione è basata su una semplice testimonianza, questa volta di una tale Julia Skodowa (3)."...
    Note:
    1) Il libro di 254 pagine di testo + 60 documenti allegati in appendice, è disponibile presso:
    - Effepi Edizioni effepiedizioni@hotmail.com

    - Edizioni di AR: info@libreriaar.191.it
    Altri estratti di tale fondamentale studio sono pubblicati QUI e seguenti. e QUI
    2) Questi sono altri 2.000 numeri che portano il numero totale dei morti ad ingigantirsi!...ma sono numeri FALSI! Accettati perchè detti dalla bocca di una "testimone", una oloevangelista in sedicesimo, ma pur sempre oloevangelista indiscutibile!
    3) Pag.354 del "Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945"
    __________________________________________________ ________________________
    N.B. In verde testi di Olotruffa. Colore, foto, evidenziatura, grassetto, sottolineatura, NON sono parte del testo originale. La fonte è riportata. Mail : waa359@libero.it / Skype : velvet-blu

    403- La "bibbia" olocau$tica di Au$chwitz dice: Gasare i sani e salvare ammalati e inabili al lavoro! : Olo-truffa____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$ta
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  5. #375
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    MERCOLEDÌ 23 NOVEMBRE 2011
    Jean-Marie Boisdefeu: la selezione all'arrivo ad Auschwitz


    LA SELEZIONE ALL’ARRIVO AD AUSCHWITZ.
    I CAMION CARICHI DI INABILI ANDAVANO VERSO LE CAMERE A GAS O VERSO I GHETTI POLACCHI?
    ESEMPIO DI INTERPRETAZIONE DI UNA TESTIMONIANZA ALLA LUCE DEL DOGMA

    Di Jean-Marie Boisdefeu, 1998 [1]

    La Croce Rossa olandese ha pubblicato all’indomani della guerra una serie di studi sulla deportazione degli ebrei; si tratta di un documento ben conosciuto dagli specialisti ma sconosciuto al pubblico; il tomo III [2] contiene un esempio interessante di reinterpretazione delle testimonianze e della loro messa in conformità con il dogma. La testimonianza riguarda la selezione all’arrivo ad Auschwitz l’11 ottobre 1942 di un convoglio di 1.703 ebrei olandesi.
    Un superstite affermava che, per ciò che riguarda le donne (e i bambini), un gruppo di giovani donne era stato « selezionato » per il lavoro (« geselecteerd »). All’epoca, ricordiamolo, la selezione si faceva nella stazione civile di Auschwitz, proprio tra i campi di Auschwitz I e Auschwitz II (Birkenau). Il testimone precisava che aveva « visto questo gruppo [di giovani donne selezionate] sparire correndo in direzione di Auschwitz I »; il testimone affermava poi che « il gruppo di donne accompagnate da bambini e da anziani è montato in tre grandi camion con rimorchio e inviato anch’esso in direzione di Auschwitz I ». Riassumendo, il nostro testimone oculare affermava che, da una parte, gli abili e gli inabili erano partiti nella medesima direzione (i primi a piedi, i secondi in camion) e, d’altra parte, che questa direzione era Auschwitz I.
    Per il commentatore della Croce Rossa (J. Looijenga, Capo dell’Ufficio J del Servizio d’Informazione), era evidente – così come ci insegna il dogma della Chiesa della Shoah – che il gruppo di inabili era stato immediatamente gasato; ma, ecco, sempre secondo il dogma, le camere a gas erano situate non ad Auschwitz I (dove vi sono state, secondo gli storici, solo alcune gasazioni sperimentali e per giunta molto tempo prima dell’arrivo del nostro convoglio) ma nella direzione opposta, ad Auschwitz II-Birkenau; da ciò, il capo dell’Ufficio J ne deduceva che il testimone non poteva che essersi sbagliato e, poiché non si poteva parimenti mettere in dubbio il fatto che i due gruppi erano « palesemente » ( « blijkbaar » ) andati nella stessa direzione, dunque nel medesimo campo, bisognava quindi ammettere che anche il gruppo di giovani donne selezionate si dirigeva verso Birkenau, vale a dire verso il campo della morte. Questa ipotesi, affermava Looijenga, era confermata dal fatto che in seguito non si era più sentito parlare di nessuna delle donne di questo convoglio, che fossero anziane o giovani. La conclusione forzata (non osiamo dire logica) cui approdava il povero Looijenga era dunque che la selezione descritta dal testimone non era stata una selezione per il lavoro ma la « semplice frantumazione di un gruppo » ( « eenvoudig de afsplitsing van een groep » ), il quale gruppo era interamente destinato alla camera a gas (con, nel contempo, aggiungeva prudentemente Looijenga, qualche « possibile eccezione individuale » ).
    Ma allora, per quale motivo le SS avevano diviso il gruppo, visto che tutte queste donne, abili e inabili, dovevano essere gasate? A rigore, si può trovare una spiegazione che fili. Ma, per contro, come mai uno dei sotto-gruppi era stato composto unicamente di giovani donne manifestamente abili e l’altro gruppo unicamente di donne accompagnate da bambini e da anziani, tutti egualmente inabili? A quanto pare soddisfatto del suo ragionamento, forse affaticato da tali contorsioni, Looijenga non si poneva neanche la questione. Non si interrogava oltre sullo strano fatto che queste cretine di SS avevano parimenti gasato delle donne abili, delle giovani abili di cui il Reich aveva così gran bisogno nelle fabbriche di armamenti.
    L’analisi di Looijenga, ricordiamolo, data al 1952 e, in seguito, sono stati fatti dei progressi nella storiografia di Auschwitz; oggi, in particolare, sappiamo che 108 donne di questo convoglio sono state immatricolate (vedi il Kalendarium, entrata dell’11.10.1942 [3]). Looijenga aveva dunque torto su un punto essenziale. Di conseguenza, bisogna dunque ammettere che non c’è nessuna ragione di non accettare la testimonianza del superstite del convoglio [4]: vale a dire che, durante la selezione effettuata l’11 ottobre 1942 all’arrivo ad Auschwitz di un convoglio di 1.703 ebrei olandesi,

    • da una parte, le donne giudicate abili al lavoro si sono dirette a piedi verso Auschwitz I [5];
    • d’altra parte, le donne inabili (più precisamente: le donne malate le donne anziane, le donne accompagnate da bambini, e i bambini stessi) sono state caricate in tre grandi camion con rimorchio e il loro convoglio non si è diretto verso le presunte camere a gas di Birkenau ma nella direzione opposta [che possiamo supporre fosse la direzione dei ghetti del Governatorato Generale di Polonia].

    Certo, non c’è da dubitare che questi sventurati abbiano avuto una sorte tragica ma tale sorte non è stata quella che ci hanno imposto di credere lo storico Gayssot [6] e i suoi discepoli e bisogna dirlo, poiché il rispetto per la memoria dei morti passa anche per la narrazione della vera storia della loro morte.



    ________________________________________

    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 13:09

    Andrea Carancini: Jean-Marie Boisdefeu: la selezione all'arrivo ad Auschwitz
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    GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011
    Il 24 gennaio 2012 inizia a Budapest il processo contro Elie Wiesel


    Miklos Gruner

    L’AZIONE LEGALE PER LA FALSA IDENTITÀ INTENTATA DA GRÜNER CONTRO ELIE WIESEL FISSATA PER IL 24 GENNAIO A BUDAPEST [1]

    Di Carolyn Yeager

    Miklos Grüner avrà finalmente in tribunale il giorno che aspettava!

    La sottoscritta parlò al telefono con Grüner in Svezia nel settembre 2010, quando lui le assicurò che avrebbe sfidato l’identità di Wiesel in un tribunale di Budapest nel successivo mese di gennaio. Sappiamo quanto le date dei tribunali possano essere rinviate, e persino cancellate, ma Grüner si è dimostrato un uomo perseverante e, sebbene con un anno di ritardo, sembra che ora possa presentare davvero le sue prove in tribunale. Tuttavia, l’imputato non sarà il protettissimo Wiesel, bensì il rabbino ungherese Slomó Köves, che aveva invitato Wiesel in Ungheria nel 2009, pur “sapendo che (lui) non è un vero sopravvissuto dell’Olocausto” ma “ha rubato l’identità di un detenuto”, secondo Grüner.

    In un articolo [2] scritto da Stefan J. Bos per il servizio BosNewsLife, datato venerdì 18 novembre, a Grüner viene attribuita la seguente affermazione: “Sarebbe stato meglio perseguire Wiesel direttamente, ma ciò è impossibile. Dopo 26 anni di ricerche, il tribunale ungherese fornisce la prima opportunità di presentare il mio caso, che spero di portare avanti perseguendo il rabbino”.

    Ha spiegato Grüner: “Elie Wiesel, che vive negli Stati Uniti, è un uomo molto difficile da prendere. Tutto il mondo lo protegge, da Barack Obama ad Angela Merkel. Hanno tutti paura che la verità venga fuori, per via del prestigio e del denaro. Sto anche facendo pressione sul Parlamento tedesco affinché mi mostri gli archivi sul passato di Wiesel”.

    Grüner viene citato da Bos in un’intervista privata dello scorso venerdì per aver fatto la seguente affermazione: “Non cerco un risarcimento economico, ma voglio che [Köves] dica al mondo chi è davvero il suo amico Elie Wiesel. Wiesel non è mai nato in Ungheria o in Romania come sostiene e non stava in un campo di concentramento. Non parla neanche ungherese”. (Non so quali prove abbia Grüner che Wiesel non è nato in Ungheria o in Romania, ma sarò sicuramente contenta se ne ha qualcuna).



    Elie Wiesel con Shlomo Koves (al centro) a Budapest nel 2009

    Köves nega le accuse contro Wiesel. “Sono stato con lui due giorni e Wiesel ha parlato con me in ungherese. Ha parlato in ungherese anche in parlamento. Queste sono le accuse di un uomo anziano con qualche sorta di complesso”, ha detto a BosNewsLife. Köves ha anche detto a Bos di non essere ancora stato convocato per l’udienza del 24 gennaio. L’ottantaduenne Grüner ha detto di essere arrabbiato con Köves per averlo accusato di “falsificare la storia”, e averlo paragonato all’accademico americano Norman Finkelstein, che ha scritto L’industria dell’Olocausto.

    È possibile che tutto ciò possa degenerare in una baraonda, ma si spera di no. Grüner considera il processo di Budapest come un grande passo in un viaggio personale lungo e doloroso, secondo l’articolo di BosNewsLife. Da quindicenne ritrovatosi ad Auschwitz, e il cui padre era morto, egli venne “aiutato da Lázár Wiesel, che fu tra coloro che lo protessero. Nel gennaio 1945, mentre l’esercito russo stava arrivando, i detenuti vennero trasferiti da un campo satellite di Auschwitz-Birkenau a Buchenwald in Germania”. Il campo satellite era Monowitz, o Auschwitz III, destinato ai lavoratori della fabbrica IG Farben.

    Grüner esagera la lunghezza del tempo impiegato dai detenuti di Auschwitz per arrivare a Buchenwald, ma fece davvero parte di quella marcia (la marcia stessa durò solo due giorni, dopo di che essi andarono in treno). Sia Grüner che Lázár che Abram Wiesel vennero registrati a Buchenwald, ma l’uomo che conosciamo come Elie Wiesel non vi mise mai piede. Tutto ciò è provato dai documenti tenuti a Buchenwald. Grüner afferma nell’articolo di Bos che Abram Wiesel, il fratello maggiore di Lázár, morì durante il tragitto, ma ciò non corrisponde a quanto da lui descritto nel suo libro Stolen Identity, né a quanto risulta dai registri di Buchenwald, che ascrivono la data della morte di Abram Wiesel al 2 febbraio 1945, nella baracca 57.



    La famosa foto dei sopravvissuti di Buchenwald: Wiesel non c'è

    Miklos Grüner, come la maggior parte dei sopravvissuti dell’olocausto, ha problemi di memoria e abbellisce i fatti…tuttavia era lì, e sta lì nella famosa fotografia (estrema sinistra, cuccetta inferiore) mentre Elie Wiesel non è l’uomo all’estrema destra (cuccetta superiore) che dice di essere. Tutto ciò è stato provato su questo sito web Elie Wiesel Cons the World [Elie Wiesel raggira il mondo], ultimamente e in modo approfondito qui: Gigantic Fraud Carried Out for Wiesel Nobel Prize | Elie Wiesel Cons the World Gigantic Fraud Carried Out for Wiesel Nobel Prize | A Blog Dedicated to Finding out the Truth about Elie Wiesel's Tattoo .



    Servizio apparso all'epoca su un quotidiano svedese d'epoca sull'incontro, avvenuto nel 1986, tra Gruner (a sinistra, nella foto) e Wiesel

    A quanto riferisce Bos, Grüner sostiene anche che quando venne invitato a incontrare il vincitore del Premio Nobel Elie Wiesel nel 1986, pensava che avrebbe incontrato il suo vecchio amico. Si trattò invece di un uomo che, sostiene Grüner, non aveva mai visto prima. “Wiesel si rifiutò di mostrarmi il suo tatuaggio. Fu un incontro molto breve”. A Grüner non importa che Wiesel, per una conferenza di 45 minuti, “guadagni 25.000 dollari”. “Ma non voglio che faccia soldi sulla morte dei membri della mia famiglia e sui milioni degli altri che sono morti nell’Olocausto”, ha detto, con la voce tremante. “Voglio lasciare questo mondo sapendo di aver detto la verità alla prossima generazione…Voglio anche un dialogo con gli antisemiti e con la Chiesa Cattolica, per la quale ho in seguito dipinto nella mia qualità di artista”.

    Speriamo che Grüner abbia in tribunale il giorno che aspetta e che vinca il processo. Sembra che almeno il servizio notizie di BosNewsLife lo coprirà, e che per noi ci siano buone notizie. Sappiamo chi si ritrova contro, eppure speriamo.


    ________________________________________

    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 096

    Andrea Carancini: Il 24 gennaio 2012 inizia a Budapest il processo contro Elie Wiesel
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #377
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011
    Paul Valery: se non puoi demolire un ragionamento...
    “Se non puoi demolire un ragionamento, almeno puoi demolire il ragionatore”.


    Paul Valery [1]



    Robert Faurisson

    Da Emmanuel Ratier, I GUERRIERI D’ISRAELE – Indagine sulle milizie sioniste, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia, 1998, p. 222:

    16 settembre 1989: Robert Faurisson, capofila degli storici revisionisti, è aggredito da tre ragazzi nei pressi del suo domicilio, a Vichy, mentre sta portando a passeggio il cane. Dopo averlo cosparso di gas anestetizzante, lo picchiano selvaggiamente colpendolo alla testa. Dei testimoni asseriranno che gli aggressori colpivano per uccidere. Ricoverato in ospedale per alcune settimane e operato più volte, il professor Faurisson ha avuto la mascella fratturata e ritroverà soltanto lentamente l’uso della parola. L’aggressione è stata rivendicata da un gruppo denominato “I Figli della memoria ebraica”: «Il professor Faurisson è il primo, ma non sarà l’ultimo. Tremino tutti coloro che negano la Shoah». Diverse organizzazioni e molti giornali, compreso Le Monde (19 settembre 1989), condannano l’attentato. Tuttavia il «cacciatore di nazisti» Serge Klarsefeld dichiara: «Chi ha provocato per anni la comunità ebraica deve aspettarsi questo tipo di cose (…). Non si può insultare la memoria dei morti senza sopportarne le conseguenze».

    ________________________________________

    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 156

    Andrea Carancini: Paul Valery: se non puoi demolire un ragionamento...
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  8. #378
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    Presentazione editoriale: “Hannah antisemita”, il rapporto tra gli ebrei e gli altri popoli
    Premessa di WaA359

    La genesi dell’idiota e truffaldino termine “antisemitismo”

    Moldova, rimozione di un simbolo ebraico, 2009.
    ___________________

    …”Se questa ostilità, che è addirittura una sorta di ripugnanza, si fosse manifestata nei confronti degli Ebrei soltanto in un periodo e in un solo paese, sarebbe facile scoprire le cause specifiche di quell'avversione, invece, la razza ebraica è stata oggetto dell'odio di tutti i popoli in mezzo ai quali si è stabilita.

    Si deve pertanto dedurre che le cause generali dell'antisemitismo siano sempre state insite nello stesso Israele e non nei popoli che lo combatterono.

    Infatti i nemici degli Ebrei
    - appartenevano alle razze più disparate,
    - vivevano in terre assai lontane tra loro,
    - non avevano né gli stessi costumi né le stesse tradizioni,
    - erano guidati da principi diversi che facevano sì che diversi fossero anche i loro giudizi;
    - ne consegue che le cause generali dell'antisemitismo sono sempre state insite in Israele stesso e non in coloro che lo combattevano”...

    Fonte: l’ebreo Bernarde Lazare in "L'Antisemitisme, son histoire er ses causes", 1884
    L’articolo completo QUI.
    Fine Premessa di WaA359
    _______________________________________
    “Hannah antisemita”

    23 novembre 2011 di Eurasia

    Presentazione editoriale:

    Il rapporto tra gli ebrei e gli altri popoli è sempre stato problematico. Un contrasto che spesso nella storia ha avuto esiti drammatici, dei quali quello in epoca nazista è stato solo l’ultimo.
    L’opinione corrente vuole che tali attriti nascano dalla “banalità” del male, dall’opportunismo politico, dall’odio, dalla patologia psichica degli aggressori, dalla loro necessità di un collante sociale e di un nemico comune. (corsivo nostro)
    Questo è quello che siamo abituati ad ascoltare da decenni. Ma, chiediamoci, al di là degli esiti violenti in cui spesso è sfociata, la contrapposizione ha profonde motivazioni culturali? Esistono delle cause reali, che risalgono al comportamento degli ebrei (o meglio, di certi ebrei), alla visione del mondo ebraica, le quali danno origine ai cosiddetti “comportamenti antisemiti”?
    Di un fatto bisogna dar conto: più che una religione, quella ebraica è una filosofia, tanto forte ed originale da essere protagonista (se nel bene o nel male dipende dal punto di osservazione), nella storia dell’umanità. E ciò è avvenuto nonostante l’esiguità degli ebrei stessi.
    Oggi, nonostante passino i decenni, il concetto di antisemitismo è sempre più centrale sia come categoria ideologica che, purtroppo, come accusa anche giuridica.
    “Giornate del ricordo”, innumerevoli e costose iniziative di commemorazione e approfondimento, progetti scolastici, musei, mostre “per non dimenticare”, si uniscono a più deleterie leggi contro la libertà di pensiero ed opinione.
    Ma cosa significa davvero “antisemitismo” e qual’è la sua origine?
    Oggi è possibile e doveroso, a sessant’anni dalla Shoah (viene istintivo chiedere all'autore di definirci MATRIALMENTE,NUMERICAMENTE cosa intenda con quel'esotico termine), riflettere in maniera serena e imparziale su questo tema.
    Oggi è ritenuto antisemita colui che nutre dei pregiudizi verso gli ebrei, ma sono davvero pregiudizi?(secondo la "diaspora" rumorosa è antisemita ogni comportamento antiisraeliano)
    Questo libro si propone di prendere in esame, uno per uno, analiticamente, i cosiddetti pregiudizi antisemiti, per saggiarne la consistenza, per porli al vaglio della riflessione storica e filosofica.

    Gli ebrei sono attaccati al denaro?
    Fanno lobby?
    Governano l’economia globale?
    Dettano la politica estera degli Stati che li ospitano?
    Condizionano l’opinione pubblica?
    Sono gli artefici delle più sanguinarie rivoluzioni della storia? Si considerano superiori agli altri?
    Più che riportando dati di attualità e liste di nomi e cariche, ai quali un navigatore attento della rete può accedere, questo testo fa luce su questi ed altri interrogativi prendendo in esame il pensiero filosofico, la radice dei fatti. I protagonisti di “Hannah l’antisemita” sono quindi esclusivamente i maggiori esponenti dell’intellettualità ebraica: Hannah Arendt, Sigmund Freud, Theodor Adorno, Gershom Scholem, Ernst Bloch, Gyorgi Lukacs…
    Dalle loro parole emerge un quadro strabiliante che in qualche modo, in maniera politicamente scorretta, stravolge l’idea che oggi domina nelle nostre scuole, nei media, nella politica, nell’opinione comune del cittadino.
    L’ “esclusivismo ebraico”, l’incrollabile fede nella propria superiorità, lungi da essere un elemento tipico del popolo eletto, è un atteggiamento comune a tutte le culture del passato. Se la storia è ciclica ed eterna contrapposizione tra forze ed istanze differenti, non è nella volontà di dominio ebraica che va posto l’accento, perché tale volontà è comune, ma sulla sua teorizzazione prima e sulla sua modalità di realizzazione poi. Tale modalità, come Fukujama suggerisce, sembra aver spezzato a proprio favore la suddetta ciclicità della lotta, giungendo alla “fine della storia”. E’ da questo topos, che “Hannah l’antisemita” approfondisce, che nascono i formidabili attriti tra l’ebraismo e altre culture.

    Ordini: ordini.blog@gmail.com

    Informazioni: .
    Fonti: “Hannah antisemita†- Paperblog ... “Hannah antisemita” | eurasia-rivista.org
    __________________________________________________ ________________________________
    N.B. In verde testi di Olotruffa. Colore, foto, evidenziatura, grassetto, sottolineatura, NON sono parte del testo originale. La fonte è riportata. Mail : waa359@libero.it / Skype : velvet-blu

    406- Presentazione editoriale:
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  9. #379
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    La "bibbia" olocau$tica di Au$chwitz dice: Gasati 5.812 ... quando ne morirono "solo" 4.600!

    In fondo "I numeri non solo che elementi retorici", disse Gerald Reitlinger !

    Credere, obbedire, propagandare


    Con questo secondo ( il primo è QUI) breve post vogliamo dare un esempio di come la "letteratura" sterminazionista abbia costruito, SENZA alcuna DOCUMENTAZIONE verificabile, l'immane cifra di milioni di morti assassinati nelle pretese, mai dimostrate, camere a gas tedesche.

    Qui si tratta di 5.812 persone "solamente", ma ciò che conta è la NON VERIFICABILITA' sistematica delle affermazioni, causata dalla "fiducia"cieca nelle "testimonianze", perpetrata dalla voce ufficiale dei "sacerdoti" di rito au$chwitziano del museo di Auschwitz, consacrate nel loro "Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945", a firma della ricercatrice olosalariata di tale "museo”, Danuta Czech (I^ foto).
    Il brano è parte dello studio di Carlo Mattogno: "Auschwitz: assistenza sanitaria, "selezione" e "Sonderbehandlung"(1) dei detenuti immatricolati", precisamente "Le selezioni dell'Ottobre 1942", pag.122,123.
    ______________________________
    Inizio testo originale
    Le "selezioni" (nel lager di Auschwitz,nd WaA) dell'Ottobre 1942

    Per questo mese,D.Czech elenca quattro selezioni.La prima sarebbe avvenuta il giorno 1:
    " Nel capo femminile BIa di Birkenau viene effettuata una selezione in cui sono scelte 2.000 detenute.Le detenute selezionate vengono uccise nelle camere a gas" (355)
    Il giorno dopo (il 2 Ottobre,ndWaA) si sarebbe svolta un'altra selezione:
    "Nel campo femminile BIa di Birkenau viene effettuata una selezione in cui sono scelte 2.012 detenute.Le detenute selezionate vengono uccise nelle camere a gas"(356)
    Per entrambe le "selezioni" D. Czech adduce il medesimo riferimento: "APMO,Höß-Prozeß,Bd. 16,B1. 55". Si tratta dunque di nuovo della testimonianza di Wanda Jakubowska.
    Alla data del 3 Ottobre D.Czech riferisce così sulla terza selezione:
    "In un'altra selezione nel campo femminile B1a di Birkenau vengono scelte 1.800 detenute.Le detenute selezionate vengono uccise nelle camere a gas".
    Il riferimento questa volta è: "APMO,Krakauer Auschwitz-Prozeß,Bd. 7,B1. 123f."(357): si tratta della testimonianza di Maria Swiderska al processo della guarnigione del campo di Auschwitz,che si trova alle pag. 122-127 del volume 7 degli atti processuali.
    D.Czech pone infine la quarta "selezione"sotto la data del 30 Ottobre, in cui sarebbe stato gasato un numero imprecisato di Ebrei (358). La fonte è il volume 5 del processo Höß,che contiene verbali di un interrogatorio di testimoni.
    Dunque soltanto nei primi 2 giorno del mese sarebbero state selezionate e gaste 5.812 detenute.
    Tuttavia nell'ottobre 1942 morirono circa 4.600 detenuti (i numeri di registrazione vanno da circa 33.800 a circa 38.400) (359),di cui circa 1.600 detenuti maschi morirono ad Auschwitz(360), circa 3.000 a Birkenau, inclusi i detenuti.Perciò la storia della gasazione delle 5.812 detenute a Birkenau non può essere vera.Per l'esattezza,non è documentariamente attestata alcuna gasazione,sia pure di un numero inferiore di detenute.
    Note nel testo originale:
    355) D.Czech,Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationlager Auschwitz-Birkenau 1939-1945. Pag. 312.
    356) Idem,pag.313.
    357) Idem,pag.312.
    358) Sterberbuecher di Auschwitz.Elaborazione statistica dell'autore.
    359) Leichenhallenbuch. Elaborazione statistica di Jan Sehn. AGK,NTN,92,pp. 141-142.Per l'Ottobre 1942 questo registro contiene soltanto due registrazioni,ma a settembre vi furono 1.636 decessi e a Novembre 1.688,sicchè anche la mortalità di Ottobre si deve aggirare sui 1.600 decessi.
    Fine testo originale
    ______________________________
    Note:
    1) Il libro di Carlo Mattogno: "Auschwitz: assistenza sanitaria, "selezione" e "Sonderbehandlung", di 254 pagine di testo + 60 documenti allegati in appendice, è disponibile presso:
    - Effepi Edizioni effepiedizioni@hotmail.com

    - Edizioni di AR: info@libreriaar.191.it
    Altri estratti di tale fondamentale studio sono pubblicati QUI e seguenti. e QUI
    __________________________________________________ ________________
    N.B. In verde testi di Olotruffa. Colore, foto, evidenziatura, grassetto, sottolineatura, NON sono parte del testo originale. La fonte è riportata. Mail : waa359@libero.it / Skype : velvet-blu

    404- La "bibbia" olocau$tica di Au$chwitz dice: Gasati 5.812...quando ne morirono "solo" 4.600! In fondo "I numeri non solo che elementi retorici",disse Gerald Reitlinger ! : Olo-truffa____"Biblioteca" revisionista su OloCa$h e truffa $terminazioni$t
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #380
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    Predefinito Rif: Il bavaglio prossimo venturo

    DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011
    Angela Merkel e il doppiopesismo sulle riparazioni di guerra


    Eccezionalismo rabbinico: una dichiarazione razzista del rabbino Yosef

    Alcuni giorni fa, Michael Hoffman scriveva, sul suo blog, della “mentalità talmudica incentrata sull’eccezionalismo della vittima giudaica” [1].

    Questa mentalità, posta a fondamento [2] della nazione-guida del cosiddetto “Occidente”, è stata interiorizzata da tutti i capi di Stato dell’Occidente medesimo, a cominciare dai governanti tedeschi.

    A chi avesse ancora dei dubbi, suggerirei di confrontare la disparità di trattamento riservata dai detti governanti, da un lato, alle richieste di risarcimenti – per le vicende della seconda guerra mondiale – provenienti dalle organizzazioni giudaiche e dallo Stato d’Israele e, dall’altro, alle analoghe richieste provenienti dallo Stato italiano.

    Prima però ricordiamo, per sommi capi, di cosa stiamo parlando.

    Su cosa si fonda la dottrina del predetto eccezionalismo? Sulla (presunta) differenza tra l’”anima israeliana” e l’”anima di tutte le altre nazioni”. In cosa consiste tale differenza? Lo enuncia il rabbino Avraham Kook, citato tempo fa da Salman Masalha:

    “La differenza tra l’anima israeliana, la sua indipendenza, il suo intimo desiderio, la sua aspirazione, le sue caratteristiche e il suo temperamento, e l’anima di tutte le altre nazioni, è più grande e profonda della differenza tra l’anima di un essere umano e l’anima di una bestia [3]” [4].

    D’altra parte, puntualizzava nel 1965 il mensile “Alliance d’Abraham”, “Israele non è un essere quantitativo ma qualitativo. È letteralmente NON NUMERABILE. Assassinare un ebreo che vive secondo la volontà dell’ETERNO, studiando e praticando la sua religione di giustizia, vuol dire assassinare tutto un popolo santo , vuol dire assassinare tutta un’umanità, vuol dire distruggere tutto un universo poiché il giusto è la base del mondo [5]” [6].

    Ora, tale postulata differenza si rispecchia puntualmente nell’abisso di considerazione che separa, nel mondo di oggi, le vittime giudaiche della seconda guerra mondiale dalle vittime non giudaiche (e, in particolare, dalle vittime italiane).

    Confronta l’interminabile sequela di risarcimenti che la Germania ottempera, dal 1945, nei confronti delle organizzazioni giudaiche e di Israele, con l’atteggiamento opposto dalla medesima Germania (e dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja) al recente ricorso italiano vòlto ad ottenere analoghi indennizzi.

    Un atteggiamento sintetizzabile in una parola sola: “IRRICEVIBILE” [7].

    LA GERMANIA E LE VITTIME GIUDAICHE

    Questo paragrafo consiste nella traduzione dell’articolo di Bocage pubblicato ieri [8] su questo blog:

    ALCUNI ELEMENTI SULLE RIPARAZIONI PAGATE DALLA GERMANIA

    « L’Accordo di Lussemburgo, firmato nel 1952 tra Israele e la Germania, non aveva tenuto conto di un certo numero di dati », si legge in un certo numero di articoli. Bisogna aggiungere, per esempio:

    • I lavoratori nei ghetti;
    • Le difficoltà psicologiche non prese in considerazione;
    • I bambini evacuati durante la guerra (Kindertransport);
    • I sopravvissuti agli esperimenti medici…

    …Senza contare che la Germania deve pagare altri paesi oltre agli ebrei (per esempio, la Grecia…) [9].

    Estratto dell’intervista di R. F. [Robert Faurisson] a Storia Illustrata [10]

    [Nahum Goldmann] ha dettato le sue condizioni a Adenauer nel 1950. Ha ottenuto 80 miliardi di DM [11], vale a dire da 10 a 14 volte più della somma sperata all’inizio.

    Letto in R. F., Ecrits révisionnistes (1974-1998):

    Pagina XLIII [12]: La posta in gioco è parimenti finanziaria quando si pensa che, almeno dagli accordi sulle « riparazioni » firmato a Lussemburgo nel 1952, i contribuenti tedeschi hanno versato delle somme « astronomiche » (il qualificativo è di Nahum Goldmann) all’insieme degli ebrei dello Stato d’Israele o della Diaspora e che essi continueranno, a causa della Shoah, a pagare per i crimini che vengono loro imputati almeno fino all’anno 2030.

    Il 24 novembre 2007, in un dispaccio dell’AP [13]:

    La Germania ha pagato una cifra stimata in 25 miliardi di dollari in riparazioni ai sopravvissuti dell’Olocausto israeliano,

    Bocage dell’8.5.2007, « Germania: delle riparazioni per la seconda generazione »

    Ma il 3 maggio 2007, sul sito di lingua inglese dello “Spiegel Online International”, un articolo di David Gordon Smith da Berlino segnala che, secondo Ingeburg Grüning, portavoce del ministero tedesco delle Finanze e responsabile delle riparazioni pagate ai sopravvissuti dell’Olocausto, il governo tedesco, che ha già versato un totale di circa 64 miliardi di euro [14] ai sopravvissuti dell’Olocausto, non ha intenzione di pagare queste spese per “trattamenti psicologici” perché esse non rientrano nei principi ritenuti nei trattati internazionali relativi alle riparazioni olocaustiche, che riguardano solo i diretti sopravvissuti: “È fuori questione esaminare un emendamento a questi principi”, ha dichiarato. Ma l’autore dell’articolo, realista, aggiunge che la Germania potrà certo finire per essere costretta a pagare altri milioni per questi trattamenti psicologici. Le somme in questione non sarebbero enormi, pretende Baruch Mazor, direttore generale dei Fondi Fischer: solo dai 10 ai 20 milioni di dollari all’anno…”Se i negoziati che stiamo conducendo in questo momento non portano i loro frutti, bisognerà aspettarsi delle solide rivendicazioni, che dall’opinione pubblica qui sono sostenute al 100%”, ha aggiunto.

    Bocage dell’11.6.2008: « Germania: Supplemento di riparazioni ai “sopravvissuti” »

    La Conferenza delle Riparazioni [Claims Conference] ha ottenuto un supplemento di 320 milioni di dollari da distribuire ai sopravvissuti dell’Olocausto.

    Bocage del 23.3.2009: « Germania: Ancora altro denaro per gli ebrei bisognosi…»

    Gli aiuti tedeschi a quei sopravvissuti ebrei dell’Olocausto dell’Europa dell’Est che sono indigenti saranno più sostanziosi. I versamenti mensili aumenteranno del 35% nei paesi che non fanno parte della UE e dell’11% nei paesi della UE. È ciò che ha annunciato l’organizzazione dei risarcimenti denominata Jewish Claims Conference alla fine dei negoziati con il ministero federale delle finanze. L’aumento ammonta a un totale di 60 milioni di euro per dieci anni.

    Bocage del 21.12.2009: « La Germania dovrà pagare ancora 1 miliardo di euro »

    Si è appreso domenica che il ministro delle finanze Yuval Steinitz si appresta a chiedere alla Germania tra i 450 milioni e 1 miliardo di euro per gli ebrei sottoposti ai lavori forzati durante l’Olocausto.

    Bocage del 29.01.2010: « La Germania pagherà 500 milioni di euro per i “lavoratori” ebrei del ghetto! »

    Gli ex lavoratori ebrei del ghetto possono sperare nel pagamento di una pensione di anzianità per un totale di 500 milioni di euro, secondo la decisione di una corte tedesca annunciata oggi.

    Bocage dell’11.03.2010: « Sopravvissuti anziani: la Germania quasi raddoppia i fondi »

    La Conferenza per i risarcimenti materiali degli ebrei contro la Germania – conosciuta con il nome di Claims Conference – si è riunita mercoledì a Berlino. Nel corso dell’incontro annuale con il ministro tedesco delle Finanze è stata negoziata una somma di 91 milioni di euro. Gregory J. Schneider, vice-presidente esecutivo della Claims Conference, ha riferito al Jerusalem Post sugli obbiettivi-chiave di quest’anno: assicurare un aumento delle cure a domicilio e il pagamento di pensioni per permettere ai sopravvissuti dell’Olocausto di vivere con dignità. Nella tarda serata, è stata presa la decisione di assegnare 55 milioni di euro destinati a coprire i servizi a domicilio, come pure, rispetto al 2009, un aumento di 25 milioni di euro. Inoltre, è stata ottenuta una nuova pensione: 36 milioni di euro per circa 1.300 sopravvissuti della Shoah dell’Europa dell’Est.

    Bocage del 6.12.2010: « La Germania raddoppia il suo aiuto ai sopravvissuti »

    Il Comitato responsabile delle rivendicazioni dei sopravvissuti dell’Olocausto è giunto lunedì ad un accordo con il governo tedesco, il quale raddoppierà l’aiuto accordato ai sopravvissuti per l’anno 2011: le somme per l’anno [in corso] aumenteranno fino a 110 milioni di euro (circa 145 milioni di dollari) e sono destinate a finanziare i servizi sociali indispensabili ai sopravvissuti dell’Olocausto del mondo intero. Si tratta della cifra più elevata che il comitato è riuscito a negoziare nel quadro dei suoi colloqui con la Germania, e servirà per l’assistenza a domicilio, all’acquisto di cibo, di medicine e di prodotti di prima necessità. Questa cifra costituisce il doppio della somma destinata a tale scopo dalla Germania per l’anno 2010.

    Bocage del 9.12.2010: « Le Ferrovie tedesche versano altri 5 milioni di euro »

    Bocage dell’1.02.2011: « Berlino raddoppia i sussidi ai sopravvissuti »

    Il governo tedesco ha deciso di raddoppiare per l’anno 2011 il totale dei sussidi ai sopravvissuti dell’Olocausto, secondo il vice-presidente della “Claims Conference” (Comitato delle Riparazioni), Shlomo Gour. Il totale delle indennità passerà da 55 milioni di euro a 110. Questa somma verrà trasferita al fondo dei servizi sociali per i superstiti della Shoah, che sono ancora 520.000 persone nel mondo, di cui la metà risiede in Israele.

    Bocage del 6.4.2011: « Germania: 15% in più per i sopravvissuti »

    Tra il 2012 e il 2014, Berlino dovrà versare 403 milioni di euro in aiuti a domicilio per le vittime ebree dei nazisti.

    La Conference for Jewish Material Claims Against Germany [15] ha annunciato che il governo tedesco ha dato il suo accordo per aumentare del 15% i fondi destinati ai sopravvissuti dell’Olocausto, che passeranno dai 110 milioni di euro del 2011 a 126,7 milioni di euro nel 2012. In totale, la Germania dovrà destinare a questa organizzazione – meglio conosciuta con il nome di Claims Conference – 513 milioni di euro tra il 2011 e il 2014 per venire in aiuto ai sopravvissuti dell’Olocausto. In base al nuovo accordo concluso con Berlino, i fondi forniti dalla Germania per l’aiuto sociale ai sopravvissuti raggiungerà i 136 milioni di euro nel 2013 e i 140 euro nel 2014.

    FINE DELL’ARTICOLO DI BOCAGE

    LA GERMANIA E LE VITTIME ITALIANE…

    Dal sito dell’ANPI della Lombardia, apprendiamo che:

    La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha respinto il ricorso presentato dall’Italia che
    chiedeva alla Germania indennizzi alle vittime italiane dei crimini compiuti dai nazisti durante la
    seconda guerra mondiale. Il ricorso è stato respinto con 13 voti su 14. Per i giudici
    internazionali la richiesta italiana ‘è irricevibile’. A questa sentenza l’Italia potrà fare appello
    entro il 14 gennaio prossimo. La Germania di fatto, ha ottenuto un grosso successo in quanto si
    era rivolta alla Corte ONU nel 2008 dopo che una sentenza della Corte di Cassazione italiana,
    nello stesso anno, aveva riconosciuto ai familiari di alcune vittime il diritto a ottenere indennizzi
    individuali da parte della Germania.
    In particolare ai familiari di alcune vittime di una strage compiuta il 29 giugno 1944 quando
    203 civili vennero massacrati dai soldati dell’esercito del Terzo Reich, a Civitella in Val di
    Chiana, Cornia e San Pancrazio, in Toscana. L’Alta corte italiana aveva quantificato
    l’indennizzo a circa 800mila euro. La cancelleria tedesca sulla base di un accordo del 1961, ha
    versato all’Italia un risarcimento per i danni di guerra una tantum pari a 40 milioni di vecchi
    marchi. Dopo di che ha negato ogni ulteriori indennizzo [16].

    Capito l’antifona? Solo 40 milioni e fateveli bastare!

    Per questo doppiopesismo non esistono giustificazioni di sorta. Anche perchè sono state proprio le autorità tedesche a darsi la zappa sui piedi motivando la loro opposizione al ricorso del governo italiano:

    “La Germania non si ritiene responsabile delle violazioni dei diritti umani compiute dal Terzo Reich, considerando le richieste di pagamenti di danni avanzate dagli italiani violazione della sovranità nazionale” [17].

    Ma come, per le violazioni dei diritti umani compiute dal Terzo Reich a danno degli italiani la Germania NON si ritiene responsabile e per quelle a danno dei giudei invece sì?

    Com’è che scriveva solo tre anni fa la “Repubblica”?

    “Nessuno poteva dubitare che Angela Merkel, durante la sua visita ufficiale in occasione del sessantesimo anniversario della fondazione d' Israele, ribadisse ciò che lei stessa e i cancellieri che l' hanno preceduta hanno già fatto in alte circostanze. E cioè, una chiara e diretta assunzione di responsabilità della Germania nello sterminio degli ebrei compiuto dai nazisti” [18].

    E infatti, non era proprio il Cancelliere Schroeder, nel 2005, a parlare in proposito non solo di “responsabilità” ma di una “responsabilità speciale” dei tedeschi e di “responsabilità morale costante” [19]?

    Sia chiaro, se si ricordano queste cose, non è per un malinteso nazionalismo: per quanto riguarda i crimini nazisti (veri o presunti) la loro prescrizione, e l’aberrante “diritto umanitario” invalso a partire dal Processo di Norimberga la penso esattamente come Massimo Fini [20], e quindi, di conseguenza, considero le (ri)vendicazioni italiane verso la Germania infondate e illegittime.

    Il punto non è questo: ciò che mi premeva era mettere in luce la disumana disparità di trattamento posta in essere nelle istituzioni internazionali dalla predetta mentalità talmudica, che di tutti i crimini contro l’umanità è senz’altro il primo e il più grave, persino più della bomba atomica.



    La meritata pagella dopo anni di compiti a casa: la Merkel premiata dal B'nai B'rith Europe

    ________________________________________

    PUBBLICATO DA ANDREA CARANCINI A 169

    Andrea Carancini: Angela Merkel e il doppiopesismo sulle riparazioni di guerra
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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