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Discussione: un ricordo di Cossiga

  1. #1
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    Predefinito un ricordo di Cossiga

    Cossiga nella sua carriera politica ha detto tutto e il contrario di tutto (talvolta con doppi e tripli sensi sottintesi), ma se vogliamo ricordarlo positivamente per una cosa sola, direi di andarsi a rileggere il suo DISEGNO DI LEGGE PER L'AUTODETERMINAZIONE DEL SUD TYROL presentato al Senato nel 2006 (e naturalmente non appoggiato da nessun altra forza politica).

    Per una volta penso che tutti i forumisti di Padania potrebbero sottoscrivere le parole di Cossiga in quel documento, lasciando da parte chi le ha scritte.

    RIP

  2. #2
    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    Ultima modifica di Bèrghem; 17-08-10 alle 21:08
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  3. #3

  4. #4
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    Ricordiamo anche che la pronuncia corretta del cognome sarebbe KOSSiga = Corsica, luogo di origine degli antenati di chi porta questo cognome in Sardegna. Forse e' da li' che gli arrivavano queste tendenze innate all'autodeterminazione dei popoli.

    Peccato che tali tendenze si manifestassero solo quando Cossiga era fuori dal potere e si divertiva a fare il tiratore libero. Quando era ministro dell'interno, presidente del senato, primo ministro e presidente della repubblica itagliana, negli anni 70 e 80, non mi ricordo di nessun intervento a favore dell'autodeterminazione dei popoli alpini/sardi/corsi/baschi ecc.

  5. #5
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    cacchio , anche qui dobbiamo subirci un coccodrillo di questo " massone inglese" ?

    ci siamo scordati i suoi FATTI per prendere per buone le sue PAROLE ?
    vulgus vult decipi

  6. #6
    phasing out
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    Anche fermandosi alle parole penso che quest'uomo abbia nella sua vita detto tutto e il contrario di tutto. Troppo facile. Peccato, perché non gli faceva difetto né l'intelligenza né la cultura. Un uomo di potere italiano.
    L'occasione fa l'uomo italiano

  7. #7
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    Citazione Originariamente Scritto da semipadano Visualizza Messaggio
    Anche fermandosi alle parole penso che quest'uomo abbia nella sua vita detto tutto e il contrario di tutto. Troppo facile. Peccato, perché non gli faceva difetto né l'intelligenza né la cultura. Un uomo di potere italiano.

    Era il cugino di Berlinguer.
    Dal medesimo clan familiare sardo erano nati i due capi della DC e del PCI, quando le ideologie contavano ancora.

    Era ministro quando suo cugino voleva accordarsi ufficialmente con Moro.

    Pertanto un uomo che ha fatto la storia.
    O si taglia o il caos

  8. #8
    phasing out
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    Citazione Originariamente Scritto da jotsecondo Visualizza Messaggio
    Era il cugino di Berlinguer.
    Dal medesimo clan familiare sardo erano nati i due capi della DC e del PCI, quando le ideologie contavano ancora.

    Era ministro quando suo cugino voleva accordarsi ufficialmente con Moro.

    Pertanto un uomo che ha fatto la storia.
    dispettucci tra cugini? Io mi accordo! E io lo rapisco!
    L'occasione fa l'uomo italiano

  9. #9
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    Citazione Originariamente Scritto da semipadano Visualizza Messaggio
    Anche fermandosi alle parole penso che quest'uomo abbia nella sua vita detto tutto e il contrario di tutto. Troppo facile. Peccato, perché non gli faceva difetto né l'intelligenza né la cultura. Un uomo di potere italiano.
    Cossiga?
    Innanzitutto fedele agli Stati Uniti del dopoguerra.
    Era la parte emersa del mondo anticomunista
    che operava in italia.
    La politica italiana del dopoguerra una sorta di Giano bifronte,
    da una parte Andreotti che guardava ad Oriente, dall'altra Cossiga
    che guardava ad Occidente, ambedue operativi.
    Il dire tutto e il contrario di tutto serve, in certi casi,
    solo a creare quel fumo per poter operare meglio.
    Sbruffone di Gemonio docet.

  10. #10
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    Predefinito Rif: un ricordo di Cossiga

    Cossiga: feci io il piano per cedere Trieste all'Urss
    il Piccolo — 20 maggio 2004 pagina 05 sezione: ATTUALITÀ TRIESTE

    Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga ha rivelato ieri, presentando un libro, l’esistenza di un piano segreto per la cessione di Trieste all’Unione Sovietica. Si chiamava Piano Alabarda ed era stato elaborato verso la fine degli Anni Settanta prevedendo che alla morte di Tito i sovietici avrebbero invaso la Jugoslavia, puntando a prendersi anche Trieste perché avevano bisogno di un importante porto adriatico. La Nato non avrebbe potuto intervenire a liberare Trieste perché ci sarebbe stato il rischio della terza guerra mondiale, perciò si sarebbe elaborato il piano per la cessione, in modo da evitare un bagno di sangue. Le rivelazioni di Cossiga,allora ministro dell’Interno in un governo Andreotti, sono destinate a suscitare polemica, per cui abbiamo raggiunto l’ex presidente chiedendogli di fornirci maggiori dettagli.______Presidente Cossiga, lei è sicuro di quel che dice ? Gli storici non sanno niente di questa storia del piano per cedere Trieste all’Unione Sovietica. Come lo spiega ?«Certo che sono sicuro. Il Piano Alabarda lo feci io. Gli storici non lo sanno perchè noi eravamo capaci di mantenere i segreti e questo era un piano segreto».E’ la prima volta che lei ne parla pubblicamente?«Ne ho parlato nella Commissione Stragi».A che anno risale il piano Alabarda?«Al 1976-1977. Io ero ministro dell’Interno»Come nacque quel piano e perchè?«Noi, come la Nato, prevedevamo che la morte di Tito avrebbe creato una grave crisi internazionele e che ci sarebbe stato un intervento dell’Unione Sovietica per annettersi la Jugoslavia, magari su richiesta di qualche repubblica autonoma. Presentammo le nostre ipotesi alla Nato, sapendo che non sarebbe potuta intervenire per liberare Trieste, a rischio di un’altra guerra mondiale».Perché prevedevate che in caso di invasione della Jugoslavia i sovietici avrebbero puntato anche a Trieste?«Perché i comunisti avevano bisogno di un gran porto adriatico. Prevedevamo che presa la Jugoslavia avrebbero sconfinato a Trieste con qualche scusa».Che cosa contemplava esattamente il piano?«Che nel momento in cui i sovietici fossero entrati a Trieste, noi per evitare la guerra e spargimenti di sangue tra la popolazione civile ci saremmo ritirati da Trieste».Che significava ritirarsi da Trieste?«Significava lo sgombero delle nostre forze armate dalla città e da tutto il Friuli Venezia Giulia. Sarebbero rimasti soltanto il prefetto, il questore e le forze dell’ordine per garantire l’ordine pubblico finchè gli occupanti sovietici non avessero deciso di sostituirli in questa funzione».Chi era a conoscenza del Piano Alabarda, oltre al governo italiano?«Facemmo un accordo riservato con l’Austria e la Germania. Io andai anche a Vienna a incontrare il mio omologo ministro dell’Interno».Che cosa prevedeva l’accordo segreto con Austria e Germania? «Noi pensavamo che gli emigranti jugolavi volessero rientrare e temevamo che potessero intasare le vie di comunicazione. Così concordammo con gli altri governi di predisporre un canale per gli spostamenti degli jugoslavi sotto Caporetto».Quindi, presidente, circa venticinque anni dopo il ritorno di Trieste all’Italia si ipotizzò di cedere la città ai sovietici?«Si, per evitare una guerra e spargimenti di sangue tra la popolazione civile».Ma tutto ciò non avvenne, il Piano Alabarda non servì, fu soltanto un «war game»?«Lo chiami come vuole, era un piano, fondato su ipotesi allora attendibili, per evitare il rischio di guerra».Lei, presidente, conserva i documenti del tempo? «No, lasciai tutto al ministero dell’Interno quando mi dimisi».Alberto Statera

 

 
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