La storia economica dell’umanità ha sempre posto al centro dello scambio tra gli uomini la moneta intesa come “mezzo fiduciario” per rapporti commerciali tra vari individui.Secondo Carl Menger e la scuola austriaca di economia1 fenomeni sociali come il linguaggio, il diritto e la moneta sarebbero il prodotto e la composizione di un numero indeterminato di soggetti inconsapevoli in azione, cioè il risultato libero e spontaneo delle aspirazioni individuali dei membri di una società. Si è sempre discusso, soprattutto in periodi di crisi, di cosa sia la moneta, quanta ve ne debba essere e come distribuirla.

Per Murray Newton Rothbard e la teoria economica anarco-capitalista2 i metalli preziosi (oro e argento) presenterebbero determinate qualità (l’oro, ad esempio, allo stato puro è incorruttibile, cioè non arrugginisce, è eterno, inalterabile, omogeneo, facilmente trasportabile) da renderli vincenti sul mercato. Rothbard non contesta lo sviluppo e la diffusione nella società di una libera emissione di moneta anche non ancorata ai metalli preziosi, ma ha sempre ritenuto tale sistema un’“irrazionalità monetaria” perché causa di iper-produzione monetaria, ritenendo che, come delineato con spirito critico da Fabio Massimo Nicosia nel suo ultimo volume Il Dittatore Libertario, raddoppiare o dimezzare la massa monetaria non raddoppia o dimezza la ricchezza, anzi raddoppierebbero i prezzi dei servizi sul mercato. Tale ragionamento, sempre come afferma Nicosia, dimentica proprio lo scopo della moneta quale “mezzo di fiducia”3 tra i consumatori. Un libertario non si cura di come, in concreto, potrebbero agire le persone, ma solo della possibilità se tali azioni siano concrete, dato che tali rapporti dipendono esclusivamente dalla fiducia.

Rispetto a Rothbard ben valutiamo, anche da un punto di vista storico e di studio, la tradizione libertaria americana che puntava al free-coinage. La diffusione e l’emergere di svariate monete diverse da quelle monopoliste dello stato e non ancorate ai metalli preziosi, come vorrebbe la tradizione anarco-capitalista, avrebbe un effetto redistributivo, abbassando i prezzi. Libertà di conio, quindi: seguendo i principi dell’individualismo metodologico, ognuno potrà emettere propria moneta, pragmaticamente, attraverso forme associative, istituzioni finanziarie e societarie, cooperative, comuni, comitati di quartiere e simili, sui modelli della tradizione libertaria americana4 e le teorizzazioni di Pierre-Joseph Proudhon.

Esempi di “moneta” alternativa sono visibili già oggi e accettati dal mercato: alcuni supermercati coniano una propria “moneta” da far circolare tra la loro clientela, ma a volte essa è ben accettata anche al di fuori dei circuiti strettamente commerciali dei supermercati. Altro fenomeno “monetario e fiduciario” fu quello della diffusione delle caramelle come resto di dieci o venti lire o del gettone telefonico Sip. In alcune edicole del Milanese, ad esempio, durante gli anni Sessanta veniva distribuita come resto una caramella alla menta con addirittura impressa sulla confezione l’effige delle allora dieci lire. Altro fenomeno tipico di certificazione (e fiducia monetaria) fu quello dei miniassegni emessi da tutti i più importanti istituti di credito. Attraverso la certificazione qualunque bene può essere reso “moneta” nel mercato e ognuno può emettere liberamente. La moneta conferisce valore, la più perfetta e universale unità di misura del valore.

Combattiamo la crisi finanziaria dei nostri tempi con il free-coinage, immaginiamo la diffusione di questo modello anche contro la perdita di potere dell’euro, immaginiamo che le cooperative di lavoratori che sembra stiano diffondendosi in molte unità negli Stati Uniti d’America, le cosiddette Worker-Owned5 di proprietà dei lavoratori, inizino attraverso il sistema della libera circolazione a emettere propria moneta lasciando alla “fiducia” e al mercato la diffusione di tale valuta.

Una rivoluzione monetaria a partire dal basso.

Note

1 C. Menger, Principî fondamentali di economia (1871), Rubbettino, 2001.

2 M. N. Rothbard, What Has Government Done to Our Money? (1963), Ludwig von Mises Institute, 1990.

3 F. M. Nicosia, Il Dittatore Libertario. Anarchia analitica tra comunismo di mercato, rendita di esistenza e sovranity share, G. Giappichelli Editore, 2011.

4 Si leggano i saggi degli anarcoindividualisti americani: Spooner, Tucker, Green.

5 Si leggano i dossier di Enrico Massetti (Coop made in Usa) pubblicati su A Rivista anarchica a partire dal numero 362.

L’immagine: la copertina del celebre volume What Has Government Done to Our Money? di Murray Newton Rothbard, edito dal Ludwig von Mises Institute.

E se combattessimo la crisi emettendo nostre monete?