Caro Saviano, noi liberali siamo con te. Ora racconta anche la sodomizzazione di Gomorra
Inserito il 19 aprile 2010
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Caro Saviano, noi liberali siamo con te. Ora racconta anche la sodomizzazione di Gomorra

- Caro Saviano, parliamo dell’obiettivo. Che è comune. Che è cruciale. E l’obiettivo è: svoltare.
Facciamo che siamo dalla stessa parte. Che nei confronti del tema – la lotta alla patologia mafiosa – abbiamo una visione convergente, ma non parallela! La nostra, complice anche la “distanza”, è fredda, è laica. È, se vuoi, persino cinica.
E dal nostro coté noi vediamo che qualcosa, i recenti successi delle forze dell’ordine, hanno significato. E non solo per l’azione ma – e soprattutto – nella percezione. Quelle manette ai polsi dei boss e i miliardi di beni sottratti al crimine e l’incessante attività della magistratura ed il decomplessato (opportunista, necessario, coatto, marginale?) approccio della politica meridionale verso le zozzagini al suo interno… ebbene tutte queste cose, a noi sembra abbiano fatto piroettare la questione dalla dimensione della Mission Impossible a quella dello Yes, We Can!

Mettiamola così: c’è un esercito là fuori che si batte per espugnare Gomorra.
Gomorra è lungi dall’essere espugnata. Ma l’esercito avanza. E più avanza più i gomorristi si indeboliscono, e più si indeboliscono più l’esercito si ingagliardisce, si allarga la base di supporto, si diffonde l’effetto bandwagon – tanto più trascinante e duraturo quanto più la sensazione di potercela fare trova conforto nei fatti.

La situazione è in movimento. Dirlo non significa ignorare quanta strada ci sia ancora da fare. Significa semmai contribuire ad accelerare i progressi e solidificare i risultati ottenuti, scoraggiare il riflusso ed incoraggiare la stabilizzazione definitiva verso il regime legale.

La percezione, insomma, è di una Gomorra in via di sodomizzazione. Metafora triviale ma, in contesto bellico, galvanizzante.

Ora, questa Sodoma – percepita, potenziale, immateriale? – comunque sia, la si racconta poco. Con distinguo, ed a freddo. Come fosse fatta solo di piccole enclave tutto sommato marginali in uno spazio ancora prevalentemente gomorrizzato. Come se, in fondo, la realtà fosse quella di sempre. Che la gente, dunque, non si facesse illusioni, ché il più forte è sempre il cattivo ed il cattivo è ovunque, a cominciare dallo Stato.

Ed invece, come insegna la teoria della propaganda bellica, l’immagine della Sodoma che, rafforzata dai propri successi, pur non ancora vittoriosa, si fa strada con determinazione, e che avanzando ingrassa le fila dei suoi combattenti: ebbene, questa immagine è un’arma di forza dirompente. Perché il suo effetto non è quello di far adagiare ma semmai di convertire.

Non trovi, Roberto, che si tratta di seghe intellettuali (quanto meno) suggestive?
E che, in fondo, sia proprio questo il senso della tua azione letteraria? Far detonare, con le parole, le mine che lastricano la strada dell’esercito che, avanzando, libera il terreno dalla piaga criminale ridando alla gente la libertà della propria esistenza.

Se così è, non è allora affatto disdicevole interrogarsi su come un intellettuale come te e (si parva licet) una rivista di cultura politica come la nostra possano contribuire a sostenere oggi la lotta alle mafie. E non solo non è disdicevole ma è persino doveroso. Dacché più cambia lo scenario più è necessario far sentire che è cambiata la musica. Ma se le note che si fanno risuonare sono le medesime di sempre, se evocano le medesime sciagurate sconfitte, le medesime impossibilità umane di identificare vittoria con legalità – beh allora, tu comprenderai – non si riuscirà mai a vincere la guerra della ragione, quella che – noi liberali ne siamo megafoni – è più conveniente mettersi dalla parte dei giusti.

“La mia parola ha consentito ad altri di tirare fuori la voce” – hai ammesso in un’intervista al Fatto.
Vero. Lo crediamo anche noi. Lo crediamo al punto da chiederti adesso di tirar fuori voci nuove. Quelle voci alle quali noi liberali siamo geneticamente adepti. Quelle voci che dovremo, insieme, contribuire a rendere egemoni. Le voci che urlano: “Lo Stato mi dia come diritto ciò che le mafie danno come favore“.

Insomma, Saviano, ma perché non cominci a raccontarci di questa nuova Sodoma della legalità possibile?

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Simona Bonfante