Scoppia la guerra del QI
Sud Italia più arretrato? Sono meno intelligenti
Repubblica — 17 gennaio 2010 pagina 29 sezione: ECONOMIA
MILANO - Ci sono teorie accademiche che escono dalla porta principale delle università per poi rientrare, in maniera silenziosa, da una finestra, magari cento anni più tardi.
È questo il caso dell' idea secondo cui, alla base degli importanti divari regionali che caratterizzano l' Italia, ci siano differenze nel quoziente intellettivo degli abitanti delle diverse regioni italiane.
La tesi, che ricorda alcune assai fragili teorie formulate nella seconda metà dell' Ottocento da antropologi criminali, quale Cesare Lombroso, è riapparsa in un articolo appena pubblicato sulla rivista accademica Intelligence da Richard Lynn, Professore Emerito di Psicologia presso l' Università dell' Ulster, e intitolato "In Italia, le differenze nel Quoziente Intellettivo fra Nord e Sud predicono le differenze nel reddito, nel livello d' istruzione, nella mortalità infantile e nell' analfabetismo".
La tesi del Prof. Lynn è basata su alcuni dati provenienti dai test PISA (Program for International Student Assessment), che rilevano dati relativi a diversi tipi di apprendimento da parte degli studenti all' età di quindici anni. Incrociando questi dati con quelli sul reddito, Lynn conclude che «differenze nel quoziente intellettivo spiegano l' 88% della varianza nel reddito presente nelle regioni italiane».
Per Lynn, la spiegazione del più basso quoziente intellettivo nell' Italia meridionale sarebbe da attribuire alla mescolanza delle persone di queste regioni con popolazioni del Vicino Orientee del Nord Africa che, semprea detta di Lynn, sono caratterizzate da un quoziente intellettivo più basso.
Il lavoro di Lynn, che non è nuovo a proporre tesi assai controverse sull' origine genetica delle differenze nel quoziente intellettivo, sta incontrando non poco scetticismo all' interno del mondo accademico italiano e non solo.
Emanuele Felice, dell' Università di Siena, uno dei maggiori esperti dei divari di sviluppo in Italia, non ha esitazioni a definirsi "sconcertato" dalle tesi di Lynn. «Un po' in tutto il mondo teorie razziste sono state in voga fino alla metà del Novecento, culminando nell' olocausto degli ebrei, ma non hanno mai avuto un serio fondamento scientifico. Ben altre sono le cause delle differenze fra i popoli: cause storiche, sociali, istituzionali, che occorrerebbe indagare con più attenzione prima di lasciarsi andare a teorie superficiali». «Con quest' articolo di Lynn - continua Felice - siamo di nuovo al punto di partenza». Per Brian A' Hearn, docente dell' Università di Oxford e autore di numerosi saggi sul divario fra il Nord e il Sud dell' Italia, i nessi logici dell' argomento presentato da Lynn sono parecchio discutibilii.
«Prima di tutto - esordisce A' Hearn - il Prof. Lynn sostiene di avere dei dati che misurano le differenze nel quoziente intellettivo, mentre in realtà si tratta di dati che misurano le differenze nei risultati scolastici». Per il Prof. A' Hearn, poi, l' idea che "le differenze genetiche fra le popolazioni possano causare differenze nell' intelligenza media non è assolutamente provata». Intervistato dal nostro giornale, Lynn difende i suoi risultati dicendo che «l' intelligenza e i risultati scolastici sono altamente correlati», anche se si dice pronto ad accettare critiche basate sull' idea che la qualità dell' istruzione al meridione sia inferiore a quella del settentrione. Oltre alla fragilità delle tesi di Lynn, l' aspetto che più sconvolge gli accademici interpellati è che l' articolo sia stato pubblicato in una rivista internazionale, dopo regolare sistema di peer-review, cioè una valutazione dell' articolo fatta da altri accademici. © RIPRODUZIONE RISERVATA - FERDINANDO GIUGLIANO