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    Predefinito Su internet circola uno strano libello fantapolitico..

    Il governo cadde a fine estate
    (e il killer fu la Lega)


    di Enrico Arosio

    "L'espresso" svela il caso "Fratelli d'Italia?", il pamphlet firmato Anonimo che immagina la fine del governo Berlusconi, lo strappo della Lega al Nord e la spaccatura federalista dell'Italia. Non è solo un'acuta e amara parabola politica. Ma anche un esperimento di editoria via web. Perché il libro è acquistabile online



    Il governo del Presidente cadde a fine estate 2010. Alla ripresa dei lavori parlamentari andò sotto di un centinaio di voti (quaranta ne fece mancare la Lega Nord). Il motivo? Il no alla richiesta di dibattito in aula dopo l'ultima rivelazione di un settimanale su inediti dettagli della vita sessuale del Presidente e un presunto "luogo segreto" dedicato "in modo esclusivo" alla presenza di donne "giovanissime". Il governo chiese, con un sussulto d'irato orgoglio, il voto di fiducia, e il voto ostile si ripeté a fotocopia, disastroso. Forte fu il sospetto che i servizi segreti avessero pilotato la fuga di notizie, cui i media fecero eco in maniera più compatta del solito, Rai compresa, il che non era ovvio, così come più aspra fu la reazione di Vaticano e Cei.

    Ma, si osservò, l'impeachment non fu costruito su quello, sulla doppia vita del Presidente. Forze diverse, palesi e sotterranee, si erano mosse su un obiettivo ormai maturato e condiviso, con procedure che potevano ricordare altri eventi traumatici degli scorsi trent'anni: da Mattei a Moro a Craxi. Il Presidente, alla fine, "morì di Lega".

    In soli venti giorni prese forma un governo di salvezza nazionale, affidato all'economista Mario Monti (che tenne per sé il ministero delle Finanze), con D'Alema, a sorpresa, vicepresidente del Consiglio, Fini agli Esteri, Casini agli Interni, Di Pietro alla Giustizia, e l'astensione della Lega. Tre gli obiettivi urgenti: tamponare il disastroso debito pubblico, schizzato oltre il 110 per cento del pil, rilanciare l'economia e l'occupazione, sanare l'immagine internazionale della nazione.

    Chi traccia questo scenario fantapolitico? Un Anonimo, in un pamphlet edito a Trieste, intitolato "Fratelli d'Italia?" (diffuso online come esperimento di libro on demand, ordinabile sul sito Affaritaliani.it - Affari Italiani, dove si possono già leggere i primi capitoli). Dietro vi sono tre autori, ne riveliamo solo due per mantenere vivo il gioco: Davide Corritore, consigliere Pd al Comune di Milano, e Paola Domenichini, analista di comunicazione politica. L'Anonimo racconta questa "storia contro-fattuale" nel 2013, a un amico inglese, nella forma di un dialogo da "Operette morali". Si trovano a Londra, dopo una sconfitta dell'Inghilterra per 1 a 0 con l'Italia, rete di Cassano rapinata allo scadere. Ma quale Italia è rimasta, dietro alla nazionale che ha espugnato Wembley?

    È un'Italia spaccata, esplosa traumaticamente in un federalismo accelerato, su pulsioni politiche ed economiche che coagulavano in tutto il Nord rancori, paure e interessi. Tutto era cominciato con un leader leghista sottovalutato che espugnò il Veneto alle regionali 2010, avviando di fatto la secessione, non solo fiscale: "Un ex ministro, pantaloni a tubo, giacca lunga e stretta a tre bottoni, cinturone alto da sceriffo, scarpe a punta nere e lucidissime": Luca Zaia, che nella sua regione aveva umiliato il partito alleato, il partito del Presidente.

    In quell'estate 2010 accaddero fatti drammatici. Aumento della spesa pubblica, calo del gettito fiscale, disavanzo a livello di guardia. Il Presidente dovette bloccare finanziamenti già decisi a Comuni e Regioni, che colpirono le infrastrutture al Nord lungamente attese. Vi fu il disastro ferroviario di Mestre, l'Eurocity deragliato, con un centinaio di vittime e l'insorgere delle folle al grido di "Ferrovie assassine". Poi la caduta del premier. E il primo errore del governo Monti. Anzi, l'errore di D'Alema. In nome del garantismo e sospinto da una hybris da pacificatore, D'Alema trascinò con sé il Parlamento, negando alla magistratura l'autorizzazione a procedere sulle diverse vicende giudiziarie dell'ex Presidente. Esito: pronte dimissioni del ministro della Giustizia, e nuove agitazioni nell'area giustizialista, mai pacificata, dentro e fuori le istituzioni.

    Il secondo errore fu di Monti, con l'innalzamento precipitoso dell'età pensionabile. A dicembre seguì l'imposta sulla seconda casa, poi il drammatico prelievo sui depositi bancari delle famiglie, sulla falsariga del governo Amato nel 1992. Tensione massima, al Nord. Tremonti ormai era passato alla Lega. Bossi rumoreggiava come una belva ferita. Fu il Veneto, con Zaia, la prima regione ad agire. Sciolto il consiglio regionale, Zaia fondò una nuova Lega di tutti i Veneti "per la liberazione della Nazion", convocò elezioni per il febbraio 2011, chiamando all'autodeterminazione e alla riduzione fiscale, e interrompendo i rapporti con Roma.

    Il seguito fu traumatico. Qui ne accenniamo appena, per non privare il lettore della suspense. Ci furono i sanguinosi scontri di Catania, carichi di echi simbolici e politici, dopo un Catania-Chievo, con il trauma popolare dei "martiri del Sud". In Veneto stravinse la Nuova Lega, furono emessi i Veneto bond, obbligazioni regionali con rendimenti superiori ai titoli di Stato, con un successo esplosivo.

    Il governo Monti annaspava, inseguiva, metteva toppe scongiurando le spinte centrifughe. Poi cinque grandi Comuni nel Sud, tra cui Napoli e Reggio Calabria, fecero tecnicamente default, e furono commissariati. Il governo dovette tagliare altri trasferimenti al Mezzogiorno, e il Sud prese fuoco. Scontri, rivolte, ancora morti. E ancora retorica incrociata, lungo la Penisola.

    Un mese dopo il Veneto, che aveva attuato una rivoluzione fiscale (decadute perfino le concessioni radiotelevisive e di telefonia, imponendo la richiesta di rinnovo a pagamento), se ne andò la Lombardia. Nei mesi successivi seguirono tutte le Regioni del Nord, ultima la Liguria. Roma riuscì a trattenere i poteri essenziali di rappresentatività dello Stato, ma il federalismo si era imposto: dal basso e con più forza del previsto.

    Come reagì il Sud? L'Anonimo è di un realismo crudele. Diremo solo che in tre Regioni, Campania, Calabria, Sicilia iniziò una svendita, sotto forme diverse, di beni e risorse dei territori. Dalle coste alle isole, dal cibo ai beni culturali, fino alla delinquenza. Svendita a investitori del Nord Italia e dell'Europa. Traumaticamente, ma con creatività, "ogni pezzo della nazione reagì", trovando soluzioni differenziate alla crisi di una statualità indebolita, nella sua giovane storia, da ricorrenti pulsioni fratricide.

    L'Anonimo di "Fratelli d'Italia" gioca con il dramma della dicotomia Stato-nazione. Padroneggia la storia recente tra politica e mass media, è competente di economia. Il suo è un gioco paradossale, amaro, preoccupato. Ma non privo di speranza. Al contrario. In un Paese che si era a lungo mentito su tutto (dal debito pubblico ai sindacati, dall'occupazione agli ascolti tv) alla fine la ricchezza reale delle famiglie, l'adattabilità, la velocità di reazione erano superiori alla media europea. Il declinismo era anche ideologia, pilotata da media sapienti. La "lobby romana" (mediatica, tecnocratica, post illuminista), scrive l'Anonimo, aveva fatalmente insistito su modelli nobili ma ottocenteschi.

    Ma gli italiani erano gli italiani. Maestri di catenaccio, contropiede, fantasia, invenzioni di genio, gol rocamboleschi allo scadere. Il declino inevitabile non era che una favola. E dopo l'ennesimo trionfo mondiale di Valentino Rossi, osannato da 150 mila italiani, sì, italiani, al Mugello, e dopo il Nobel a Umberto Eco, il senso di "appartenenza" rimaneva. Ed era forte, non debole. Fortissimo.

    "Al momento della secessione", riflette l'Anonimo nel 2013, davanti a una birra in un pub londinese, "da noi non mancava nulla, anzi forse c'era troppo, troppo di tutto: interessi da difendere, ricchezza da conservare, egoismi da coltivare, e anche appartenenze da reclamare. Così, inconsciamente", conclude, "sapevamo di perdere poco, di cadere sul velluto". Per questo, forse, l'Italia federale a Wembley, giocava, vinceva e tifava "come prima". Come se non fosse successo nulla.

    Il governo cadde a fine estate (e il killer fu la Lega) | L'espresso


    carlomartello

  2. #2
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    Predefinito Rif: Su internet circola uno strano libello fantapolitico..

    Non è la prima volta che la Lega diventa protagonista di un racconto di fantapolitica.
    Mi ricordo che qualcosa del genere avvenne anche in piena "mani pulite", sull'allora Indipendente (?).
    Evidentemente siamo un movimento che si presta a fantasie rivoluzionarie?!
    Sperando solo che non rimangano tali...
    Ultima modifica di kappa; 13-11-09 alle 10:13

 

 

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