Elezioni europee:
Passano lo sbarramento solo i cinque partiti parlamentari
PdL 41%
Lega 9%
UDC 5%
PD 26%
IdV 8%
Alle amministrative si va al ballottaggio sia a Firenze, che a Bologna che a Padova.
Al ballottaggio il centrosinistra tiene tutte e tre le città e i quesiti referendari passano con il 54% di affluenza e l'84% di sì. Il PdL ritiene che il parlamento sia delegittimato e che si debba andare a nuove elezioni ma nessuno degli altri quattro partiti è interessato a farlo.
Napolitano, adesso attaccato dal PdL fino alle offese, per gasparri è "un uomo del PdL", per il presidente della Camera Fini "un comunista dell'altro secolo che non rappresenta gli italiani", affida l'incarico di presidente del Consiglio a Montezemolo. La nuova maggioranza-mostro però non riesce ad accordarsi sulla legge elettorale. Il PdL scende in piazza e occupa le strade di Roma e di Milano. Dopo due anni di governo Montezemolo, un governo instabile, litigioso e capace solo di ordinaria amministrazione finalmente si giunge a un accordo sulla legge elettorale con il ritorno al Porcellum ma con le preferenze. Il PD di Bersani, il Partito della Nazione di Casini e il piccolo Partito Socialista candidano Montezemolo, il PdL e la Destra candidano Berlusconi, la Lega e l'IdV candidano Filippo Penati, la Sinistra Rossoverde e il nuovo Partito Comunista Nichi Vendola.
Nel voto popolare il PdL raggiunge il 46%, la coalizione di Montezemolo si ferma al 29%, al 20% Penati e Vendola al 4%. Al Nord il PdL prevale in Piemonte, in Veneto e in FVG, il centro-csx in Liguria e nel TAA e Penati in Lombardia.
Montezemolo tiene le quattro regioni "rosse" del centronord. Più a sud e nelle isole stravince il PdL tranne che in Abruzzo dove Di Pietro porta a Lega e IdV il premio di maggioranza e in Basilicata dove vince LCM.
Il Senato è ingovernabile, Berlusconi il cui unico obiettivo è il Quirinale rinuncia all'incarico in cambio della sua elezione a capo dello Stato e garantisce appoggio esterno a un governo Montezemolo. Un gruppo, la metà dei parlamentari, guidato da Fini esce dal PdL e fonda l'"Unione per un Movimento Popolare", sulla falsariga dell'omonimo partito francese.
Nasce il governo Letta, con una maggioranza sexy viene alzata l'età pensionabile, viene liberalizzato il mercato del lavoro, vengono tagliate le tasse alle PMI e viene ristretto il diritto all'aborto. Le sinistre, rientrate in Parlamento e la CGIL insorgono con oceaniche manifestazioni di piazza, l'UMP di Fini parla di governo diretto dai vescovi, Di Pietro, Penati e Maroni criticano il buonismo sull'immigrazione e parlano di governo piduista e inciucione. Intanto, nel 2013, come da patti, Berlusconi viene eletto al Quirinale. Il paese, in ripresa economica, è però sconvolto da scioperi generali di una settimana. Ci sono scontri in piazza. Il governo in tutta risposta disarma la polizia come segno di volontà di dialogo, provocando così lo sdegno di Lega, IdV e UMP. Siamo nel 2014 e dopo anni di Austerity economica e paradossalmente anche di sviluppo, il PdL, assicuratosi l'elezione di Berlusconi a capo dello Stato nega la fiducia al governo per via del troppo buonismo contro i rivoltosi. Il Parlamento intanto aveva già approvato una legge proporzionale pura. E' il 2014 e si va alle elezioni in uno scenario politico completamente diverso.