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Discussione: Ettore Majorana

  1. #81
    La Vengeance
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Sinceramente questa inchiesta, a 73 anni dalla scomparsa, lascia perplessa anche me.

    Da qualche parte ho letto che, all'epoca, le indagini furono scrupolose. Lo stesso Mussolini, su richiesta dei familiari (e di Fermi), le sollecitò con forza, ma vennero interrotte prestissimo: solo tre mesi dopo. E se davvero, come si dice, esisteva un dossier dell'Ovra continuamente aggiornato... beh, non ne rimane traccia.

    Secondo Sciascia, le indagini furono invece molto approssimative, se non addirittura inesistenti, ma non so se basi questa affermazione su documenti e prove o se si tratti semplicemente della sua opinione. Ho riportato le parole dello scrittore a questo proposito al post 17



    Sciascia l'indagatore. Sciascia il narratore. Sciascia l'uomo della storia.
    Debbo quindi rivedere quella insinuazione sull'affaire Fini a proposito della procura di Roma.
    Potrebbe trattarsi infatti di un interesse che nasce sotto spinta mossa dal "senso di colpa" per non avere fatto ciò che avrebbe dovuto fare nel tempo giusto?
    "Due cose hanno soddisfatto la mia mente con nuova e crescente ammirazione e soggezione e hanno occupato persistentemente il mio pensiero: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me" (Immanuel Kant)

  2. #82
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    I magistrati hanno dato incarico ai carabinieri di verificare la fondatezza delle dichiarazioni di un ex ispettore di polizia che in un'intervista televisiva ha detto di aver incontrato il fisico a Buenos Aires.



    LA SCOMPARSA DI ETTORE MAJORANA. PIAZZALE CLODIO RIAPRE LE INDAGINI



    La procura di Roma riapre il caso di Ettore Majorana, il fisico catanese scomparso nel nulla una sera del 27 marzo 1938, in occasione di un viaggio sul piroscafo che da Palermo lo avrebbe portato a Napoli. Ma nella città del Golfo, Ettore Majorana, tra i più brillanti e promettenti allievi di Enrico Fermi, non arrivò mai. A dare nuovo impulso agli inquirenti sono state le dichiarazioni di un ex ispettore di polizia che in un'intervista televisiva ha detto di aver incontrato il fisico a Buenos Aires, in Argentina, negli anni a cavallo della Guerra.

    C'è un fascicolo in 'atti relativi' che la procura di Roma ha aperto tempo fa in relazione alla scomparsa ddello scenziato. I magistrati di piazzale Clodio hanno dato incarico ai militari di verificare la fondatezza delle dichiarazioni. La procura è in attesa di ricevere una prima informativa per capire se le parole dell'uomo siano o meno meritevoli di approfondimento. Del caso si è interessato anche il programma 'Chi l'ha visto?', intervistando un italiano che, emigrato in Venezuela intorno al 1955, si disse convinto di aver frequentato a lungo Majorana senza, però, che il fisico gli avesse mai svelato la verà identità.

    Majorana fece parte dei 'ragazzi di via Panisperna', laboratorio di geni guidati da Enrico Fermi, rifiutò la cattedra alle università di Cambridge, Yale e della Carnegie Foundation. Accettò quella di Fisica teorica dell'Università di Napoli. Nel marzo 1938 il viaggio di riposo Napoli-Palermo su una nave Tirrenia. Nel capoluogo siciliano alloggiò per mezza giornata all'albergo Sole e la sera fu di nuovo sul piroscafo dove fu visto sul ponte all'altezza di Capri. Ma a Napoli non arrivò mai.

    Il giovane scienziato si dileguò nel nulla. E sulla sua misteriosa scomparsa a distanza di tanto tempo è ancora giallo. Anche se in questi giorni nuovi indizi sono stati portati alla luce da Erasmo Recami, il maggiore biografo del fisico. Tormentato e geniale Majorana ebbe una vita fuori del normale. Era uno spirito libero dotato di una straordinaria vena polemica. Hanno fatto cronaca i suoi j'accuse agli insegnanti, ai quali contestava di perdersi nei dettagli dimenticando la visione d'insieme e che gli valsero il soprannome di "Grande Inquisitore".

    Era un bambino eccezionale, Ettore Majorana, nato da una delle migliori famiglie di Catania. Quarto di cinque fratelli che si distinsero tutti in qualche campo particolare: chi nella giurisprudenza, chi nell'ingegneria, chi nella musica. Uno zio, Quirino, che era un grosso nome della fisica sperimentale, un altro, Dante, rettore dell'Università di Catania. E, in generale, una famiglia in cui la cultura era di casa. Il piccolo Ettore , però, non era solo un ragazzino portato per la matematica, era un prodigio del calcolo mentale, prima, e, da grande, uno dei massimi fisici teorici.

    "Da lontano appariva smilzo, con un'andatura incerta; da vicino si notavano i capelli nerissimi, la carnagione scura, le gote lievemente scavate, gli occhi nerissimi e scintillanti: nell'insieme l'aspetto di un saraceno". Era il 1927 e l'amico Edoardo Amaldi lo ricorda così, mentre in compagnia del compagno di corso Emilio Segrè arriva al Regio Istituto di Fisica di via Panisperna, a Roma.

    Tutti e tre avevano frequentavano la facoltà di Ingegneria, poi però Amaldi e Segrè si erano lasciati convincere dall'appello di Orso Mario Corbino, direttore dell'Istituto, a passare agli studi di fisica approfittando del fatto che l'astro nascente della fisica Enrico Fermi era venuto a insegnare fisica teorica a Roma. Proprio nell'Istituto diretto da Corbino.

    "Il passaggio a Fisica di Majorana - scrive Amaldi - ebbe luogo al principio del 1928 dopo un colloquio con Fermi. Fermi lavorava allora al modello statistico dell'atomo e il discorso con Majorana cadde subito sulle ricerche in corso nell'Istituto. Gli espose rapidamente le linee generali del modello. Majorana ascoltò con interesse, poi se ne andò senza manifestare i suoi pensieri. Il giorno dopo si presentò di nuovo all'Istituto, entrò diretto nello studio di Fermi e gli chiese, senza alcun preambolo, di vedere la tabella che gli era stata posta sotto gli occhi per pochi istanti il giorno prima. Avutala in mano, estrasse dalla tasca un fogliolino su cui era scritta un'analoga tabella da lui calcolata a casa nelle ultime ventiquattro ore. Confrontò le due tabelle e, constatato che erano in pieno accordo tra loro, disse che la tabella di Fermi andava bene".

    Majorana aveva risolto a mano e in un giorno il problema a cui Fermi stava lavorando da una settimana. Un'episodio che da solo basta a raccontare l'Ettore genio e al tempo stesso l'Ettore uomo. In grado di gareggiare con Fermi non solo in fisica teorica, ma di batterlo senza problemi in matematica. Nel luglio del 1926 venne la laurea, con il massimo dei voti e con una tesi sulla meccanica dei nuclei radiottivi.

    Poi gli studi sui lavori di Dirac, Heisenberg, Wigner, nel 1932 la libera docenza in fisica teorica e nel 1937, per meriti speciali, il trasferimento presso l'Università di Napoli. Ettore Majorana fu senza dubbio un outsider, una persona forse eccentrica, ma nel ricordo del nipote Fabio "allegra e serena". Poi quella serenità che anche Amaldi rammenta nelle riunioni prima di sera alla Casina delle Rose di Villa Borghese, quando "sorseggiando una bibita o mangiando un gelato si discuteva della preparazione degli esami o degli ultimi esami sostenuti", svanì.

    Scomparve dopo un viaggio in Germania dove si era recato per motivi di studio. Al suo posto un'immagine cupa e solitaria. Ettore si rifugiò in casa, isolandosi, e respingendo anche la posta. Si racconta che di suo pugno scrivesse sulle buste delle lettere: "Si respinge per morte del destinatario".

    Le sue tracce si perdono definitivamente sul postale che da Palermo lo avrebbe dovuto portare a Napoli. E' 26 marzo del 1938. La famiglia indice un premio, enorme per l'epoca, per avere notizie. Ma nulla. E' da quella data che Ettore diventerà un mito, un personaggio teatrale, letterario. Figura romantica della cultura scientifica. Un enigma nazionale cui si sono date varie soluzioni: suicidio, rapimento da parte di qualche Paese che conduceva studi atomici, crisi mistica.

    Dalle indagini seguite alla scomparsa si accertò che Majorana era stato a Palermo due giorni e da lì era partito alla volta di Napoli. Un marinaio testimoniò di averlo visto in cabina mentre il piroscafo entrava nel golfo di Napoli, un altro testimoniò di averlo notato a poppa dopo Capri non molto prima dell'attracco al molo di Napoli. L'ipotesi che trovò più credito tra gli amici fu che egli si fosse buttato in mare, ma il mare non restituì mai il suo corpo. Sul caso tornò Leonardo Sciascia che sul mistero che avvolge la morte di Majorana costruì uno dei suoi romanzi, andando oltre la cronaca e scavando dentro l'anima dell'uomo.

    "La scomparsa di Majorana " uscì nel 1975, e in esso Sciascia sceglie la libertà di prestar fede all'ipotesi del ritiro assoluto, del silenzio da parte del giovane fisico, piuttosto che credere alle altri banali soluzioni, compresa quella del suicidio. Majorana , secondo l'ipotesi dello scrittore, potrebbe aver calcolato la potenza dell'energia atomica qualche mese prima che l'avvenuta scissione dell'atomo fosse resa nota e ne giustificasse l'immaginazione. Il presagio di un orrore imminente potrebbe aver angosciato la sua coscienza in un conflitto interiore che l'avrebbe indotto a scomparire. Pertanto la sua scomparsa non sarebbe altro che il rifiuto dello scienziato, non l'oscura disperazione di un nevrotico.

    E se le forze dell'ordine tornano in campo sulle tracce dello scienziato più misterioso del '900, i fisici di tutto il mondo non hanno mai smesso di indagare sulle teorie proposte da Majorana, talmente precorritrici dei tempi che solo oggi si comincia a capirle. Majorana ha scritto cose geniali, la cui importanza si è compresa solo a distanza di tempo", osserva il fisico Carlo Cosmelli, dell'università di Roma La Sapienza. "Stiamo rileggendo il suo lavoro del 1932, che contiene passaggi ancora difficili da afferrare", dice il fisico Antonio Masiero, direttore della sezione di Padova dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Non poteva che essere avvolta nel mistero, infatti, la particella dalle proprietà stranissime descritta da Majorana, capace di essere se stesso e contemporaneamente il suo opposto nell'antimateria. I fisici lo chiamano "neutrino di Majorana" e nei Laboratori dell'Infn del Gran Sasso è in corso un esperimento per scoprire il suo segreto.



    Ultima modifica di Silvia; 01-04-11 alle 21:47

  3. #83
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Caso Majorana, ascoltato il supertestimone


    Nessuna svolta da chi diceva di aver visto Ettore Majorana. L'inchiesta riparte dal buio che l'avvolgeva. La Procura di Roma ha già convocato il presunto testimone che a Buenos Aires, in Argentina, negli anni successivi alla guerra avrebbe parlato col fisico catanese, classe 1906, scomparso la sera del 27 marzo 1938 dal traghetto Tirrenia sulla rotta Palermo-Napoli. I carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci speravano che da colui che emigrò nel Sud America per cercare fortuna potesse venire la dichiarazione rivelatrice, il buon avvio delle indagini decise dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani sul mistero che ha ingoiato il genio della Fisica. Invece dall'interrogatorio del supertestimone non sono venute fuori né conferme né smentite. Il migrante, anche lui siciliano, intervistato tempo addietro dalla trasmissione tv «Chi l'ha visto?», davanti alle telecamere aveva rivelato di aver incontrato un conterraneo somigliante allo scienziato catanese, uno dei «ragazzi di via Panisperna», il laboratorio di giovani promesse della Fisica radunatosi attorno alla figura di Enrico Fermi. E allora? La squadra di investigatori messa insieme dal dirigente della sezione Omicidi, il colonnello Bruno Bellini, non smette di lavorare. Ha appena iniziato. Nella lista dei testimoni (presunti) c'è ancora qualche nome. Soprattutto argentini. La prossima missione dei militari infatti potrebbe essere a Buenos Aires. Ma da passare al setaccio non ci sono soltanto i verbali di interrogatorio, già scritti e da scrivere. Ci sono pure le carte lasciate dal fisico: il testamento che non è stato mai trovato (e forse neppure lasciato) e altri appunti. Gli investigatori precisano che non c'è un delitto da risolvere ma una pagina di storia da scrivere. Finora sulla sorte del personaggio di inchiostro ne è stato consumato parecchio. Si è ipotizzato che lo scienziato abbia deciso di finire la sua vita in un convento, sia fuggito nella Germania di Hitler per rivelare chissà quali formule, quelle forse di un'arma segreta, e non si immaginò la bomba atomica soltanto, ma quella di un raggio magnetico in grado di disinnescare altre macchine di morte. E infine, è saltata fuori la pista argentina. In questa inchiesta che s'inabissa nella storia, tra sorprese e qualche omertà delle persone sinora contattate, emerge anche un altro possibile movente della sparizione improvvisa. Le indagini stanno tratteggiando il profilo di un uomo geniale ma chiuso, dall'intelligenza brillante ma dall'animo facile preda dell'apprensione, schivo ma costretto alla ribalta, riservato e beffato dalla norietà. Paradossi che potrebbero aver esercitato una pressione insostenibile, una sindrome da successo. Le ultime parole di Majorana sono quelle scritte il giorno prima di partire all'amico Caro Carrelli: «Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi».


  4. #84
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Caso Majorana, ascoltato il supertestimone


    Nessuna svolta da chi diceva di aver visto Ettore Majorana. L'inchiesta riparte dal buio che l'avvolgeva. La Procura di Roma ha già convocato il presunto testimone che a Buenos Aires, in Argentina, negli anni successivi alla guerra avrebbe parlato col fisico catanese, classe 1906, scomparso la sera del 27 marzo 1938 dal traghetto Tirrenia sulla rotta Palermo-Napoli. I carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci speravano che da colui che emigrò nel Sud America per cercare fortuna potesse venire la dichiarazione rivelatrice, il buon avvio delle indagini decise dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani sul mistero che ha ingoiato il genio della Fisica. Invece dall'interrogatorio del supertestimone non sono venute fuori né conferme né smentite. Il migrante, anche lui siciliano, intervistato tempo addietro dalla trasmissione tv «Chi l'ha visto?», davanti alle telecamere aveva rivelato di aver incontrato un conterraneo somigliante allo scienziato catanese, uno dei «ragazzi di via Panisperna», il laboratorio di giovani promesse della Fisica radunatosi attorno alla figura di Enrico Fermi. E allora? La squadra di investigatori messa insieme dal dirigente della sezione Omicidi, il colonnello Bruno Bellini, non smette di lavorare. Ha appena iniziato. Nella lista dei testimoni (presunti) c'è ancora qualche nome. Soprattutto argentini. La prossima missione dei militari infatti potrebbe essere a Buenos Aires. Ma da passare al setaccio non ci sono soltanto i verbali di interrogatorio, già scritti e da scrivere. Ci sono pure le carte lasciate dal fisico: il testamento che non è stato mai trovato (e forse neppure lasciato) e altri appunti. Gli investigatori precisano che non c'è un delitto da risolvere ma una pagina di storia da scrivere. Finora sulla sorte del personaggio di inchiostro ne è stato consumato parecchio. Si è ipotizzato che lo scienziato abbia deciso di finire la sua vita in un convento, sia fuggito nella Germania di Hitler per rivelare chissà quali formule, quelle forse di un'arma segreta, e non si immaginò la bomba atomica soltanto, ma quella di un raggio magnetico in grado di disinnescare altre macchine di morte. E infine, è saltata fuori la pista argentina. In questa inchiesta che s'inabissa nella storia, tra sorprese e qualche omertà delle persone sinora contattate, emerge anche un altro possibile movente della sparizione improvvisa. Le indagini stanno tratteggiando il profilo di un uomo geniale ma chiuso, dall'intelligenza brillante ma dall'animo facile preda dell'apprensione, schivo ma costretto alla ribalta, riservato e beffato dalla norietà. Paradossi che potrebbero aver esercitato una pressione insostenibile, una sindrome da successo. Le ultime parole di Majorana sono quelle scritte il giorno prima di partire all'amico Caro Carrelli: «Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi».



    Ovunque si trovi ora Majorana, starà ridendo di loro e di tutti noi...
    ████████

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  5. #85
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Fiorenza Sarzanini

    «È IL VOLTO DI MAJORANA, 10 PUNTI UGUALI»


    ROMA - Dieci punti «coincidenti» e una «compatibilità ereditaria». È stato questo a convincere i magistrati romani a riaprire l'inchiesta sulla scomparsa di Ettore Majorana. A rispolverare, due mesi fa, quel fascicolo vecchio di 73 anni. Perché la sorte del geniale fisico catanese sparito il 25 marzo del 1938, è un mistero che sembra non avere fine. Ipotesi e suggestioni non sono mai state sufficienti a chiarire se davvero possa essere morto suicida gettandosi dal postale sul quale si era imbarcato a Palermo con destinazione Napoli o se invece abbia deciso di far perdere le proprie tracce alimentando così il suo mito e la leggenda sulla sua figura. Ci hanno provato storici, giornalisti, scrittori del calibro di Leonardo Sciascia a indagare su questo giallo, a cercare una strada per arrivare alla verità. E tre anni fa è bastata la consegna di una foto scattata in Argentina nel 1955 per tracciare un nuovo percorso da seguire.





    Ora si scopre che in realtà quella fotografia potrebbe davvero dare una svolta alla nuova indagine condotta dal procuratore aggiunto di Roma Pierfilippo Laviani, determinato a tentare ogni possibilità pur di afferrare la traccia giusta. I rilievi effettuati dai carabinieri del Ris di Roma hanno infatti fornito «dieci coincidenze» tra l'immagine acquisita tre anni fa e quelle del fisico siciliano. Ma soprattutto hanno verificato una «compatibilità» tra l'uomo ritratto in quella istantanea e suo padre Fabio Massimo, evidenziando «la trasmissione ereditaria». Indizi indispensabili per decidere di andare avanti e disporre accertamenti in Sudamerica, lì dove Majorana potrebbe aver deciso di nascondersi e di costruirsi una nuova identità. Verifiche per scoprire se proprio dall'altra parte del mondo possa esserci la sua tomba.

    Comincia tutto nel 2008 quando un uomo telefona alla trasmissione di Raitre Chi l'ha visto? e dice di essere convinto di aver frequentato Majorana, anche se lui ha sempre detto di chiamarsi signor Bini. La sua testimonianza è riportata sul sito internet del programma: «Sono partito per il Venezuela perché non andavo d'accordo con mio padre, era l'aprile del 1955. Arrivato a Caracas, sono andato a Valencia con Ciro, un mio amico siciliano, che mi presentò un certo Bini. Ho collegato Bini e Majorana grazie al signor Carlo, un argentino. Mi disse: "Ma lo sai chi è quello? Quello è uno scienziato. Quello ha una capoccia grande che tu neanche ti immagini. Quello è il signor Majorana". Si erano conosciuti in Argentina. Era di media altezza, con i capelli bianchi, pochi e ondulati. Capelli bianchi di chi aveva avuto i capelli neri. E si vedeva dal fatto che portava sempre l'orologio sopra la camicia e per lavarsi le mani si apriva le maniche della camicia e aveva i peli neri. Era timido, preferiva stare in silenzio e se lo invitavi al night non veniva. Poteva avere sui 50 - 55 anni. Parlava romano ma si vedeva che non era romano. Si vedeva anche che era una persona colta. Sembrava un principe. Io certe volte gli dicevo: "Ma che cavolo campi a fa. Ti vedo sempre triste". Lui diceva che lavorava, andavamo a mangiare, poi stava 10-15 giorni senza farsi sentire. Aveva una macchina gialla una Studebacker. Pagava solo la benzina, altrimenti sembrava che non avesse mai una lira. Ogni tanto gli dicevo: "Ci tieni tanto alla tua macchina e c'hai tutta sta carta". Erano fogli con numeri e virgole, sbarramenti. Lui non voleva mai farsi fotografare e siccome dovevo prestargli 150 bolivar gli ho fatto una specie di ricatto, in cambio gli ho chiesto di farsi fare una foto con me per mandarla alla mia famiglia. Era più basso di me. Quando ho trovato la foto ho deciso di parlare, sennò era inutile che dicevo che avevo conosciuto Majorana».

    Quella foto è stata portata nei laboratori dell'Arma e sottoposta a decine di comparazioni. I primi raffronti sono stati effettuati con l'immagine comparsa sui cartelloni poco dopo la sparizione. Occhi, naso, bocca, orecchie, fronte, mento: ogni altezza e larghezza è stata analizzata. E il risultato è apparso sorprendente agli specialisti guidati dal colonnello Luigi Ripani. Perché la linea del naso, che fa un piccola curva verso sinistra, appare identica, così come la parte alta del padiglione auricolare che piega leggermente verso l'interno. Il «signor Bini» ha i capelli bianchi e nell'immagine scattata mostra un'età vicina ai 50 anni. Majorana al momento della sparizione ne aveva 31 ed era castano scuro, ma anche l'invecchiamento effettuato al computer ha fornito elementi positivi.

    Indizi che nella relazione consegnata ai magistrati consentono di «non poter escludere che il soggetto sia proprio Majorana». Quanto bastava per decidere di andare oltre e confrontare la foto consegnata dal testimone e quelle del padre Fabio Massimo, ma anche del fratello Luciano forse il più somigliante ad Ettore. Ed è stato proprio questo lavoro a fornire ai magistrati il tassello per decidere di affidare ai carabinieri verifiche ulteriori in Argentina e Venezuela. Scrivono infatti gli specialisti del Ris: «Dalle sovrapposizioni sono emerse similitudine somatiche compatibili con la trasmissione ereditaria padre-figlio».

    Il «signor Bini» potrebbe dunque essere proprio Majorana. Il fisico potrebbe effettivamente aver deciso di costruirsi una nuova vita in Sudamerica sfuggendo alla notorietà ma continuando a svolgere i suoi studi. Riuscire a rintracciare la sua tomba a distanza di così tanti anni non appare impresa facile. Ma con i risultati già raggiunti i magistrati romani hanno ritenuto che valga comunque la pena di tentare.


  6. #86
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Grazie Silvia per tenere aperto questo 3d, sei sempre deliziosa.
    Appena il sistema me lo consente, ti reputo.
    ████████

    ████████

    Gli umori corrodono il marmo

  7. #87
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Citazione Originariamente Scritto da Majorana Visualizza Messaggio
    Grazie Silvia per tenere aperto questo 3d, sei sempre deliziosa.
    Te l'avevo promesso, no?


    Grazie a te...
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 15-12-14 alle 00:47

  8. #88
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Ettore Majorana, tra le mura di una certosa?


    Dopo più di settant’anni, dalla misteriosa scomparsa del giovane fisico siciliano Ettore Majorana, e su espressa richiesta di qualche lettore di questo blog, ritengo doveroso trattare tale argomento. Innanzitutto va detto che la relazione tra Majorana ed i certosini, è data dal fatto che negli anni settanta, venne formulata l’ipotesi che il famoso fisico fosse entrato tra le mura di una certosa. Mi soffermerò perciò in questa sede ad analizzare le motivazioni che spinsero scrittori e giornalisti affermati, a formulare l’ipotesi dell’ingresso del fisico tra i certosini. Ma procediamo con ordine nell’esposizione dei fatti, e partiamo dalle circostanze misteriose della sparizione. Il giorno 25 marzo del 1938, Ettore Majorana stanco delle fatiche derivate dall’insegnamento e dalle continue ricerche scientifiche, decise di concedersi un viaggio di riposo. Da Napoli dove risiedeva, decise di imbarcarsi (portando con sé il passaporto, le ultime quattro mensilità da professore e tutti i suoi risparmi ritirati in banca) su di una nave diretta a Palermo laddove giunto, soggiornò per mezza giornata per poi riprendere di nuovo l’imbarcazione che lo avrebbe condotto nuovamente a Napoli, dove però non arrivò mai. E’ esattamente il 26 marzo del 1938, la data in cui di lui si perdono le tracce. Egli aveva lasciato due lettere dove preannunciava la sua “scomparsa”, ed un telegramma che smentiva il contenuto delle missive, ciò indusse coloro che svolsero le indagini a ipotizzare che si trattasse di un suicidio. Nel dossier, “PS 1939 – A1”, redatto in data 1 aprile dalla polizia fascista, risaltano tre annotazioni : la prima scritta da Benito Mussolini “Voglio che si trovi”, la seconda del capo della polizia che aggiunse: “I morti si trovano, sono i vivi che possono scomparire”, e la terza datata 4 aprile che archivia le ricerche deducendo che fosse stata “una scomparsa al fine di suicidio”. Il corpo dell’eventuale suicida, non fu mai ritrovato nonostante le incessanti ricerche effettuate, e sia i suoi familiari che i suoi collaboratori ed amici non credettero mai all’ipotesi del suicidio nonostante la presenza di quelle lettere. Dal momento della sua misteriosa sparizione sono state numerose le ipotesi avanzate, alcune prive di fondamento altre con qualche riscontro, ma comunque nessuna contenente elementi di certezza. Lo scenario più suggestivo resta quello indicato nel romanzo dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana” del 1975, laddove viene egregiamente illustrato il tormento di un uomo, angosciato dal risultato delle sue ricerche poiché resosi conto delle tremende potenzialità della fissione dell’uranio ( in pratica la bomba atomica), decide di scomparire ed eliminare ogni traccia dei suoi preziosi studi. Secondo Sciascia, Majorana optò per fingere il suicidio liberandosi della vecchia identità, e cominciando una nuova vita all’interno della certosa di Serra San Bruno. Tale informazione Sciascia l’avrebbe ricevuta da un suo amico che raccolse la confidenza di un certosino serrese circa la presenza tra i padri, all’interno dell’eremo, di un “grande scienziato”. Il pensiero, che una tale scoperta si sarebbe potuta diffondere ed essere ad appannaggio dei sistemi dittatoriali del suo tempo lo annichiliva, perciò Majorana avrebbe inscenato un finto suicidio, per poi poter sedare la sua anima continuando a vivere tra le mura certosine tra quiete, meditazione e preghiera. Questo scenario fu seccamente smentito dal Vaticano, e dallo stesso Ordine certosino che negò la presenza del fisico siciliano nell’eremo di Serra San Bruno, anche se nel 1984 papa Woytila in visita alla certosa calabrese, ricordò che il monastero «aveva dato ospitalità al grande scienziato Ettore Majorana». A suffragare la tesi dell’isolamento religioso vi è anche uno scoop giornalistico del 1997 (la Domenica del Corriere), secondo cui Majorana morì nel 1987, a 81 anni dalla nascita e a 49 dalla scomparsa, decesso che avvenne «probabilmente» nella certosa di Farneta, in provincia di Lucca, dove egli si sarebbe spostato a seguito degli echi riguardanti la sua presenza in Calabria. Oggi di questa singolare ed enigmatica storia, restano purtroppo ancora tantissime zone d’ombra che continuano ad affascinare ed interrogare intere generazioni. Suicidio? Omicidio? Crisi mistica? Esilio volontario? Rapimento? Forse non lo sapremo mai. Oltre al fascino delle varie ipotesi, e leggende ad esse collegate, resta però la figura di un grande fisico, che alla luce dei suoi studi fatti di calcoli e formule, (che si narra appuntasse su pacchetti di sigarette per poi distruggerli) abbia compreso, come ebbe a dire e ripetere nel periodo antecedente la sua scomparsa, afflitto da una costante inquietudine che: « La fisica è su una strada sbagliata. Siamo tutti su una strada sbagliata ». Pur non avendone la certezza come abbiamo visto, mi piace immaginare l’uomo Ettore Majorana bussare al portone di una certosa, con la assoluta certezza di sottrarsi all’umanità per offrirsi unicamente a Dio.



    tratto da Ettore Majorana, tra le mura di una certosa?

  9. #89
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    Predefinito Rif: Ettore Majorana

    Il comportamento 'superluminale' dei neutrini osservati nell'esperimento OPERA sarebbe spiegato dalla teoria sulle particelle elementari che Ettore Majorana ideò nel 1932. A ribadirlo sono due fisici italiani in un articolo appena pubblicato sul sito web arxiv.org





    La Relatività non funziona più. Anzi va riscritta. No, va benissimo così. Dopo il terremoto, per fortuna solo scientifico, di qualche giorno fa proveniente dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso, tutto il mondo della Fisica si interroga e si confronta sui sorprendenti risultati che sembrano attribuire ai neutrini, o almeno a una certa ‘famiglia’ di essi, una velocità di propagazione superiore a quella della luce nel vuoto. Un’apparente violazione alle equazioni che stanno alla base della teoria di Einstein e che non consentono ad alcunché di muoversi a velocità superiori a quelle della luce. Nonostante il clamore mediatico a livello planetario sollevato, che questa condizione potesse essere prima o poi verificata, più di qualche addetto ai lavori se lo aspettava già.

    E non da qualche mese, ma addirittura dal lontano 1932. Fu infatti in quell’anno che un geniale fisico italiano, Ettore Majorana, elaborò una elegante teoria sulle particelle elementari nella quale ipotizzava che, in particolari condizioni, queste potessero assumere una massa ‘immaginaria’. Una insolita proprietà in grado però di liberare le particelle dai limiti imposti dalle equazioni della Relatività e permettergli di viaggiare più veloci della luce. A riprendere questa idea e a ribadirne la sua estrema attualità e validità è un articolo scritto da Fabrizio Tamburini e Marco Laveder, ricercatori dell’Università di Padova, recentemente pubblicato sul sito arxiv.org. “Rileggendo gli appunti di quasi ottanta anni fa scritti da Majorana mi sono convinto che quella sua teoria dava delle predizioni che erano in ottimo accordo con i risultati dell’esperimento OPERA” commenta Tamburini. “E l’interpretazione che noi diamo al lavoro del fisico italiano è a nostro avviso del tutto ragionevole”. I neutrini potrebbero infatti diventare ‘tachionici’, cioè viaggiare oltre la velocità della luce se costretti ad attraversare un materiale molto denso. E questo è proprio il caso di quello che è avvenuto nell’esperimento italo-svizzero, dove i neutrini lanciati da Ginevra hanno percorso tutti gli oltre 730 Km nel sottosuolo. Certo, anche questa teoria andrà verificata e confermata dalla pratica. Ma sarebbe davvero rilevante se, sulla questione dei neutrini superluminali, a mettere oggi d’accordo tutti fossero i calcoli fatti 80 anni fa da un giovane e promettente scienziato italiano scomparso nel nulla.


    Marco Galliani - dal sito MEDIA INAF (28/09/2011)

  10. #90
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    Predefinito Re: Rif: Ettore Majorana

    Emozionato, posto quest'ultima notizia:



    Osservato il fermione di Majorana: è sia particella che antiparticella

    ROMA – Per la prima volta e’ stato ‘avvistato’ il fermione di Majorana, l’elusiva particella teorizzata dal fisico italiano e che e’ allo stesso tempo anche la sua antiparticella. Il risultato descritto su Science si deve a un gruppo coordinato dalla Delft University of Technology nei Paesi Bassi. Teorizzati da Ettore Majorana nel 1937, i fermioni di Majorana sono particelle che, differenza di altre, non hanno una controparte nell’antimateria: sono esse stesse il loro opposto.
    Grazie a questa caratteristica, che permette loro di ricordare la posizione precedente quando si spostano, queste particelle secondo gli esperti potrebbero essere utili trasportare informazioni nei futuri computer quantistici. Per rivelare queste particelle mai osservate prima i ricercatori hanno costruito un dispositivo nel quale secondo i teorici, applicando campi magnetici e corrente elettrica, si posso generare i fermioni di Majorana.

    Si tratta di un semiconduttore topologico, la cui parte interna ha una resistenza elettrica pari a zero mentre la parte piu’ esterna e’ un normale conduttore. Il dispositivo e’ formato da un filo di materiale semiconduttore chiamato antimoniuro di indio coperto con oro e niobio, quest’ultimo un superconduttore.
    Il dispositivo e’ stato collocato su un substrato di silicio che era stato prestampato con circuiti logici per consentire la lettura le proprieta’ elettroniche del nanofilo. I ricercatori hanno poi raffreddato il dispositivo di poche frazioni di gradi sopra lo zero assoluto e quindi introdotto un campo magnetico in un punto e una corrente elettrica in un altro. In queste condizioni, in due punti lungo il filo il dispositivo ha registrato un segnale forte solo dove secondo le teorie possono verificarsi i fermioni di Majorana.

    Osservato il fermione di Majorana: è sia particella che antiparticella | Blitz quotidiano
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 22-08-16 alle 16:22
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    Gli umori corrodono il marmo

 

 
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