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    Predefinito Il Cav. soffia gli ebrei a Fini

    Franco Bechis : " Talmud tradotto. Così il Cav soffia gli ebrei al Fli "


    Gianfranco Fini ci ha impiegato una vita per scrollarsi dalle spalle il passato e conquistarsi il favore di una delle comunità più piccole, ma potenti del paese: quella ebraica. Ci sono voluti anni di abiure e distacchi, pazienti lavori diplomatici degli amici Alessandro Ruben e Giancarlo Elia Valori che furono alla base del suo antico viaggio in Israele. A Silvio Berlusconi è bastato un secondo e quattro righe di testo per conquistare da quella piccola, ma potente comunità non solo simpatia, ma gratitudine e riconoscenza proprio un uno dei momenti più difficili e delicati della vita del governo. Lo scorso tre dicembre infatti il governo Berlusconi ha mandato in Senato a firma del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini (fedelissima berlusconiana) le scelte del ministero e dell’intero esecutivo per finanziare in ogni settore la ricerca: dalla scienza alle lettere, dalle arti alla tecnologia. La somma trovata, pur fra le pieghe dei tagli imposti da Giulio Tremonti, è rilevante: un miliardo e 754 milioni di euro. Ed è anche più alta di quella proposta l’anno precedente (era un miliardo e 628 milioni di euro), contrariamente a quel che si dice in convegni non solo delle forze di opposizione. È in quel fiume di fondi pubblici che spunta una decisione piccola ma importantissima per la comunità ebraica: il fondo governativo per la ricerca ha deciso di finanziare un progetto che il Cnr ha siglato con l’Unione delle Comunità ebraiche italiane- Collegio rabbinico nazionale. Si mette a disposizione un milione di euro per il 2011 e se ne garantiscono già altri quattro milioni fino al 2015 (qualsiasi governo sarà tenuto a rispettare la decisione) per «la traduzione integrale in lingua italiana, con commento e testo originale a fronte, del Talmud, opera fondamentale e testo esclusivo della cultura ebraica ». Il Talmud accanto alla Torah è il principale testo sacro della tradizione ebraica ed è un’opera monumentale. Letteralmente la parola Talmud significa “insegnamento” ed è in sostanza la “Torah orale” rive - lata sul monte Sinai a Mosè e da lui trasmessa di generazione in generazione fino a quando non fu messa per iscritto da maestri e sapienti dopo la distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme, nel timore che gli israeliti potessero scomparire. Scritto in aramaico è stato tradotto dal rabbino Adin Steinsaltz in ebraico moderno, un lavoro che ha visto schierati con lui i massimi esperti di testi sacri ebraici e che è durato 50 anni, con alcune traduzioni terminate proprio in questo 2010. Quella traduzione ha naturalmente contribuito a diffondere il Talmud fra gli ebrei di tutto il mondo in modo più comprensibile di quanto non fosse avvenuto finora. Grazie al rabbino Steinsaltz il testo sacro è stato tradotto più agevolmente anche in francese, russo, tedesco e inglese. In italiano esistono solo alcune parzialissime traduzioni, ma il lavoro sarà più semplice di quello di Steinsaltz perché basterà partire dall’ebraico moderno e dalle interpretazioni del testo già adottate in questi 50 anni (era la parte più difficile). Vista la complessità dell’opera, non deve stupire l’impegno finanziario per la traduzione in italiano (5 milioni di euro), visto che per cinque anni dovrà lavorare una squadra di trenta professionisti. La scelta del governo e del Cnr ha ovviamente scatenato l’entusiasmo sia del rabbino capo di Roma, rav Riccardo di Segni, sia del direttore del collegio rabbinico, Gianfranco Di Segni (che è biologo molecolare proprio al Cnr) secondo cui «con la traduzione si potrebbe rendere accessibile ai più il Talmud. Potrebbe essere un primo passo per spingere molte persone ad intraprendere il difficile cammino dello studio dei trattati indispensabili per comprendere la nostra realtà». Se il favore della comunità ebraica italiana non è cosa da poco conto per Berlusconi in un momento politicamente così delicato, nel decreto per la ricerca del 3 dicembre scorso non ci sono solo le assegnazioni straordinarie al Cnr per il progetto Talmud, ma anche altri piccoli e grandi finanziamenti molto significativi per la ricerca: come i primi fondi per il progetto “bandiera Epigenomica” (costo di 30 milioni in tre anni) per «lo sviluppo della scienza genetica, con particolare riferimento alla teoria del sequenziamento del Dna e del Rna». A grandi capitoli sarà comunque il Cnr il maggiore beneficiario dei fondi per la ricerca (627 milioni di euro) seguito dall’Agenzia spaziale italiana (574 milioni), dall’Istituto nazionale di fisica nucleare di Frascati (308 milioni di euro) e dall’Istituto nazionale di astrofisica (103 milioni di euro). Sempre nell’ambito del finanziamento al Cnr sono stati trovati anche 300 mila euro a titolo di «contributo straordinario per attività di ricerche internazionali con Israele nell’ambito del programma di ricerche Lens».
    La STAMPA - Elena Loewenthal : " Da Piperno a Eco il fascino discreto dell’ebreitudine "


    Alessandro Piperno, Umberto Eco, Elena Loewenthal

    DiPersecuzione. Il fuoco amico dei ricordi (Mondadori), opera seconda di Alessandro Piperno, e Il cimitero di Praga (Bompiani), il nuovo bestseller di Umberto Eco, si parlerà certamente ancora a lungo. Come è giusto che sia di fronte a queste due prove narrative importanti, destinate a segnare quanto meno la prossima stagione letteraria. Fra critiche e apprezzamenti, perplessità ed entusiasmi, il dibattito ferve e le opinioni divergono. In quest’animazione, resta innegabile forse un’unica cosa, che vale per tutti e due i romanzi: al centro c’è l’essere ebrei, l’«ebreitudine», per dirla con un conio semantico bislacco quanto si vuole ma qui azzeccato. Nel caso del romanzo di Piperno, l’ebreitudine nella sua forma corporea, cioè attraverso personaggi ebrei. In quello di Eco nella deformazione astratta fornita dall’antisemitismo.

    Sempre che esista, è dunque la questione ebraica a ispirare, nutrire e occupare questi due libri. Con tale invadenza che non si può non chiamare in causa la vecchia storiella sul tema di zoologia: parla dell’elefante. L’inglese svolge con il titolo «La caccia all’elefante», il francese con «La vita amorosa dell’elefante» e l’ebreo elabora intorno a «L’elefante e la questione ebraica» (è anche il titolo di una raccolta di saggi usciti tempo fa per La Giuntina a firma di Hugh Nissenson). Solo che adesso lo svolgimento è capovolto: «La questione ebraica e (se c’è posto, anche) l’elefante».

    In carne e ossa o immateriale, l’ebreo si staglia al centro del palcoscenico culturale. Come se non si potesse fare a meno di lui per comporre una vicenda convincente, credibile, significativa. E dando per scontato che il pubblico sappia cogliere le sfumature e i sottintesi necessari per comprendere appieno vicende legate a un minuscolo gruppo di persone. Fino a non tantissimi anni fa uno scenario culturale di questo genere sarebbe stato impensabile: l’ebreo era la cosa sconosciuta, un extraterrestre che si situava alle origini della storia insieme ad assiri, babilonesi e fenici (tutto materiale umano estinto da un pezzo) e che per qualche imperscrutabile ragione rispuntava fuori a metà del secolo scorso, giusto per farsi sterminare da Hitler. Questo era - e in buona misura è ancora - l’ebreo dei manuali scolastici, la cui controfigura era - ed è - l’ebreo in carne e ossa praticamente irreperibile sul territorio della contemporaneità, visto che quasi nessuno degli scolari chini sul sussidiario di storia ne ha mai incontrato uno vero, nel senso di italiano e vivente.

    La questione ebraica era essenzialmente un attestato di assenza, fino a non molti anni fa. Con le doverose eccezioni: quelle cioè degli ebrei che per diverse ragioni scrivevano di sé. Se già è difficile definire una letteratura ebraica italiana, resta ancor più arduo accostare le esperienze narrative degli scrittori ebrei a quelle di chi usa gli ebrei come argomento della narrazione. Primo Levi ha sempre detto di essersi riconosciuto in quanto ebreo per colpa delle leggi razziali: la sua scrittura è il frutto di un’identità malgrado se stessa. Per Bassani l’ebraismo è il terreno conchiuso entro mura che negano la vista, è il parossismo della discrezione. Umberto Saba è in un certo senso il simbolo di questo ritegno esistenziale. L’ebreo al centro del palcoscenico di oggi sembra invece il capovolgimento della riservatezza che questa figura ha sempre incarnato, tanto come soggetto quanto come oggetto del narrare. Tanta visibilità un po’ se l’è scelta nel suo nuovo rapporto con quel mondo esterno che, non dimentichiamo, gli ha aperto le porte non più di 150 anni fa, emancipando le comunità d’Europa. Un po’ la subisce, con un certo stordimento: la stampa di «settore» cade talvolta in preda a una incontrollabile vertigine mediatica - ovunque si parla di noi! Infatti i due romanzi usciti in queste ultime settimane stanno assediando bollettini mensili e periodici online di quel piccolo mondo antico che è l’ebraismo italiano, quasi incredulo di fronte a tanta popolarità - e di alto profilo.

    Ricondurre questo fenomeno a una semplice moda è ovviamente riduttivo. Non ci esime dalla domanda sul perché. Come mai la narrativa italiana di questi ultimi tempi risulta così sensibile ai destini di un’esigua minoranza? Perché il protagonista - e non solo lui - di Persecuzione deve essere un ebreo, e perché Eco assegna alla creazione di un falso letterario antisemita un tale appeal narrativo da metterlo al centro della sua avvincente trama? Difficile dare una risposta che non sia un convenzionale richiamo al valore simbolico dell’esperienza ebraica, come paradigma dell’umana precarietà. C’è forse qualcosa di più profondo e indecifrabile nella disinvoltura con cui la si maneggia e trasforma in materia di scrittura. Come a dirci che se dell’elefante ormai la sappiamo lunga, la questione ebraica ha ancora la sua dose di mistero da sondare.

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    Predefinito Rif: Il Cav. soffia gli ebrei a Fini

    Purtroppo non è una novità. Se guardi gli ebrei portati in parlamento dal pdl...dal punto di vista di un realista la lobby ebraica è un pilastro dal quale non ti puoi affrancare...guarda anche Alemanno che figure da schiavo che fa.
    "L'ordine economico va organizzato in modo che l'uomo sincero prosperi più di qualunque altro". Silvio Gesell

  3. #3
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    Predefinito Rif: Il Cav. soffia gli ebrei a Fini

    Che lo traducano, voglio proprio vedere che c'è scritto.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Il Cav. soffia gli ebrei a Fini

    Cinque milioni di euro di tasse nostre comunque si potevano anche utilizzare meglio.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Il Cav. soffia gli ebrei a Fini

    Cinque milioni di euro per trenta persone (che suppongo meri prestanome) per fare arrivare alle comunità ebraiche italiane soldi extra a quelli dell'8 per mille?
    Mazzette rule.

    Edit: puoi postare il link della prima notizia?
    Ultima modifica di Defender; 10-12-10 alle 13:42
    «Non ti fidar di me se il cuor ti manca».

    Identità; Comunità; Partecipazione.

  6. #6
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    Predefinito Rif: Il Cav. soffia gli ebrei a Fini

    Non credo proprio, qualche giorno fa Fini era al congresso delle comunità ebraiche...

  7. #7
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    Predefinito Rif: Il Cav. soffia gli ebrei a Fini

    berlusconi travestito da rabbino per soffiare gli ebrei a fli


 

 

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