Naso rifatto e sbiancamento della pelle - La scorciatoia per l'integrazione
ROMA - Delia si è fatta diminuire la larghezza delle narici e ridurre lo spessore della punta. Per operarsi al naso, ha dovuto indebitarsi con una finanziaria. Delia è dominicana, fa le pulizie e vive a Bergamo. L'intervento di rinoplastica le è servito per "sembrare bella come un'italiana".
La via più facile all'integrazione? Semplice: rifarsi il naso. Anche in Italia, come già avviene negli Usa, crescono le richieste degli immigrati che vogliono adeguarsi ai canoni estetici occidentali: lo chiamano "naso etnico". La rinoplastica è infatti l'intervento più richiesto dalle comunità straniere, perché ridurrebbe gli elementi somatici considerati difformi dalle società "ospitanti". Non solo. Altre strade vengono percorse per assomigliare agli europei: sugli scaffali di molti negozi etnici delle maggiori città italiane si trovano, in mezzo ai cosmetici, pomate sbiancanti. Si tratta spesso di prodotti pericolosi e vietati.
"Nel 2008, negli Stati Uniti si è registrato un calo generale del 9% degli interventi di chirurgia estetica, ma le operazioni sono cresciute del 12% tra le minoranze etniche (asiatici, afroamericani, ispanici) - spiega Enrico Robotti, direttore dell'unità operativa di chirurgia plastica degli Ospedali Riuniti di Bergamo - per l'Italia non ci sono ancora statistiche ufficiali, ma la tendenza è confermata, così come è emerso anche dal Second Bergamo Biennial Open Rhinoplasty Course". Insomma il "fenomeno della chirurgia tra gli immigrati è in costante crescita, nonostante sia a pagamento, visto che questi interventi non sono certo coperti dal Servizio sanitario nazionale". Robotti ricorda il caso di Delia e non solo: "Un ragazzo ecuadoregno mi ha detto di non voler più assomigliare a un "maya" e per questo mi ha chiesto una punta del naso più europea, insieme a una gobba meno accentuata".
"Questa tendenza è emblematica del desiderio di uscire dai confini della minoranza d'appartenenza - sostiene Aly Baba Faye, sociologo d'origine senegalese - in tal modo, infatti, i gruppi subalterni cercano di corrispondere ai canoni di bellezza dei gruppi dominanti, operando purtroppo un taglio netto nei confronti dell'identità originaria. Negli Usa, la tendenza si è consolidata fino al punto di chiedere il cambio anagrafico del nome "etnico"".
Cercare la somiglianza con i gruppi dominanti può essere anche pericoloso. Sugli scaffali di molti "Africa market" delle nostre città non è difficile trovare creme a base di idrochinoni. "Servono a sbiancare la pelle, ma sono pericolosissime - avverte il presidente della Società italiana di dermatologia, Torello Lotti - e infatti l'Emea, l'autorità europea per i farmaci, ha bandito tutti i prodotti che hanno almeno il 2% di concentrazione di idrochinone. Chi se li spalma rischia gravi danni, anche tumori". Talvolta questi prodotti vengono usati anche dagli italiani che voglio cancellare macchie della pelle, ma finiscono soprattutto addosso a persone di colore. "Curiamo molti immigrati che hanno tentato di schiarirsi - conferma Lotti - con l'uso di idrochinone gli viene fuori una pelle che definiamo "confetti-like": certe aree sono depigmentate e altre iperpigmentate". Di recente i Nas hanno proceduto a sequestri di prodotti a base di idrochinone a Roma, Torino, Firenze e Parma.
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