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    Arrow Sicilia 1943: sulla complicità Alleati-Mafia

    da MAFIA POWER - NEL 1943, PER SBARCARE IN SICILIA, ANCHE GLI AMERICANI FURONO COSTRETTI A SCENDERE A PATTI CON COSA NOSTRA ACCETTANDO IL PRINCIPIO DI OMERTÀ – RAPPORTO DEI SERVIZI SEGRETI USA: “SOTTO IL FASCISMO LA MAFIA VENIVA TENUTA SOTTO CONTROLLO.

    MAFIA POWER - NEL 1943, PER SBARCARE IN SICILIA, ANCHE GLI AMERICANI FURONO COSTRETTI A SCENDERE A PATTI CON COSA NOSTRA ACCETTANDO IL PRINCIPIO DI OMERTÀ – RAPPORTO DEI SERVIZI SEGRETI USA: “SOTTO IL FASCISMO LA MAFIA VENIVA TENUTA SOTTO CONTROLLO. OGGI E’ RINATA E SI E’ INFILTRATA NEL GOVERNO MILITARE ALLEATO”...

    Attilio Bolzoni per "la Repubblica"

    Gli americani erano arrivati in Sicilia in estate e avevano subito capito che era un luogo molto speciale. Al Quartier generale alleato di Algeri cominciarono però ad allarmarsi davvero verso l´inizio dell´autunno, quando decisero di spedire in missione a Palermo un giovane capitano dei servizi segreti: volevano un dettagliato rapporto «su un fenomeno che avrà gravi implicazioni per la situazione politica attuale e futura dell´isola e del resto d´Italia». Volevano capire cosa stava succedendo in quel pezzo irrequieto d´Europa liberata.

    Il capitano W. E. Scotten contattò le sue fonti nelle province occidentali dell´isola e, dopo qualche settimana, inviò una relazione ai superiori: «A parte le opinioni popolari o gli aspetti politici, questo è un problema estremamente importante: tutti coloro che non ne sono venuti a contatto diretto però hanno serie difficoltà a valutarlo». Fu così che il capitano Scotten scoprì la mafia. E fu così che gli Alleati scoprirono che lo sbarco del 10 luglio del 1943 aveva riportato nell´isola non soltanto la libertà ma anche i suoi vecchi padroni: i boss di Cosa Nostra.

    In quel rapporto che l´ufficiale della Military Intelligence inoltrò al brigadiere generale Julius Cecil Holmes - sei pagine custodite nei National Archives di Kew Gardens, alle porte di Londra - c´è la prova di un accordo cercato dagli agenti segreti statunitensi e britannici con la mafia siciliana. Uno dei primi, uno dei tanti.

    È un documento in cui si ritrovano le tracce di un negoziato fra gli apparati di sicurezza e le "famiglie", probabilmente la genesi di un patto che porterà nel nostro Paese - decennio dopo decennio e strage dopo strage - all´abitudine "trattativista", al dialogo permanente fra poteri politici e poteri criminali. Da Portella della Ginestra fino a Capaci, dalle spie inglesi agli uomini dei servizi di sicurezza italiani, un intrigo che affonda le sue radici nei mesi che seguirono l´Operazione Husky, nome in codice dell´invasione alleata dell´isola.

    È la storia che sembra cronaca. Vicende lontane che si intrecciano con l´attualità più inquietante, le carte del passato che in qualche modo spiegano un presente ancora avvolto nel mistero: lunghe e indisturbate latitanze di capi mafiosi, covi immancabilmente protetti, complicità fra alti funzionari dello Stato e assassini, massacri di Cosa Nostra e depistaggi, bombe di mafia e di Stato.

    Il capitano W. E. Scotten sapeva già tutto in quell´autunno di sessantasette anni fa, quando - terminata la sua missione in Sicilia - cominciò a stendere il rapporto da consegnare al generale Holmes che da Palermo dirigeva le grandi manovre belliche sul fronte mediterraneo. Il dossier porta la data del 29 ottobre 1943 (cartella del Foreign Office 371/37327, numero di protocollo R11483) ed è stato archiviato a Kew Gardens alla fine della guerra.

    Pubblicato per la prima volta dallo storico Rosario Mangiameli - nel 1980 - in "Annali della facoltà di Scienze politiche" dell´Università di Catania, oggi merita di essere riletto e interpretato per tutto ciò che sta affiorando in Italia sulle collusioni di Cosa Nostra. Oggetto del rapporto: «Memorandum sul problema della mafia in Sicilia». Sulla copertina del dossier, in poche righe ci sono le note di un funzionario del ministero degli Esteri inglese (la firma è illeggibile).

    Anche lui aveva ricevuto l´informativa di Scotten. Laconico il suo commento: «Il paragrafo 8 di questo rapporto sostiene che le attività della mafia sono risorte in maniera considerevole dalla data dello sbarco in Sicilia». Ma non era al paragrafo 8 il passaggio più riservato e tortuoso del resoconto di Scotten. Era al paragrafo 13, la parte del dossier che conteneva le «possibili soluzioni per affrontare il problema mafia». E dove, per la prima volta, compariva quella parola: negoziato.

    Dopo un´analisi della realtà criminale siciliana, il capitano Scotten suggeriva al generale Holmes come il Governo militare alleato avrebbe dovuto muoversi. E valutava tre ipotesi: «a) un´azione diretta, stringente e immediata per controllare la mafia; b) una tregua negoziata con i capimafia; c) l´abbandono di ogni tentativo di controllare la mafia in tutta l´isola e il [nostro] ritiro in piccole enclaves strategiche, attorno alle quali costituire cordoni protettivi e al cui interno esercitare un governo militare assoluto». L´ufficiale della Military Intelligence riferiva poi ai suoi superiori, nel dettaglio, la praticabilità delle tre soluzioni prospettate.

    Il primo punto è riportato al paragrafo numero 14: «La prima soluzione - il controllo della mafia, ndr - richiede un´azione fulminea e decisiva nell´arco di giorni o al massimo di settimane (...) e l´arresto simultaneo e concertato di cinque o seicento capifamiglia - senza curarsi della personalità e delle loro connessioni politiche - affinché siano deportati, senza alcuna traccia di processo, per tutta la durata della guerra (...)». Il secondo punto è al paragrafo numero 15.

    Ed è tutto dedicato alla trattativa con i boss di Cosa Nostra. Scrive Scotten: «La seconda soluzione sembra apparentemente quella il cui successo è meno garantito. Ma la sua buona riuscita dipende dall´estrema segretezza di fronte ai siciliani e al personale stesso del Governo Militare Alleato».

    E aggiunge il capitano: «Dipende anche dalla personalità del negoziatore e dalla sua abilità nel conquistare la fiducia di questi capimafia da contattare sui seguenti punti: 1) l´unico interesse degli Alleati nel governare la Sicilia consiste nella continuazione dello sforzo bellico; 2) gli Alleati non desiderano interferire negli affari interni della Sicilia e desiderano restituirne il governo al popolo siciliano al momento opportuno;

    3) gli Alleati acconsentono a non interferire con la mafia, a patto che questa accetti di desistere da tutte le attività riguardanti il movimento e il commercio di generi alimentari o di altri beni di prima necessità, oppure di prodotti che servono alla prosecuzione della guerra (...) e a patto che la mafia concordi nell´astenersi dall´interferire con il personale e le operazioni del Governo Militare Alleato».

    Che cosa, americani e inglesi, avrebbero potuto offrire in cambio? Scotten non ha dubbi: «Questo significa l´accettazione a un certo grado, da parte degli Alleati, del principio dell´omertà, un codice che la mafia comprende e rispetta interamente». In sostanza propone ai superiori un armistizio con i boss: loro non «interferiscono» con gli affari del Governo militare, gli Alleati chiudono gli occhi su tutto il resto.

    La terza soluzione ipotizzata dal capitano - ritirarsi in alcune zone della Sicilia e lasciare alla mafia il controllo del territorio - è giudicata dallo stesso ufficiale «debole» e «così da essere interpretata dal nemico [la Germania nazista], dal resto d´Italia e dagli altri Paesi occupati». Una via non praticabile per Scotten: «Ciò significherebbe consegnare la Sicilia per lungo tempo ai poteri criminali».

    Come poi sono andate le cose in Sicilia è noto. Gli Alleati non hanno abbandonato l´isola e non hanno mai deportato un solo mafioso. Al contrario. Molti capimafia sono stati i primi sindaci nei paesi della Sicilia liberata, altri boss hanno trafficato con i grandi capi del Governo militare alleato, gli aristocratici e i latifondisti legati a Cosa Nostra sono diventati i «rispettabili» signori che hanno governato l´isola subito dopo il fascismo.

    Gli appunti del capitano Scotten raccontano molto di quella stagione. Sul ritorno dei boss: «I contatti da me sostenuti con la popolazione siciliana, concordano pienamente sul seguente fatto: la mafia è rinata. Tale fenomeno non è sfuggito alla sezione Intelligence del Governo militare e all´inviato speciale del Dipartimento di Stato Usa Alfred Nester, ex console americano a Palermo (...) Il terrore della mafia sta rapidamente tornando e, secondo i miei informatori, la mafia si sta ora dotando di armi ed equipaggiamenti moderni, il problema si moltiplicherà creando difficoltà alla Polizia».

    Sulla capacità corruttiva di Cosa Nostra: «La popolazione siciliana non crede che i carabinieri o gli altri corpi di polizia siano in grado di affrontare la mafia. Li ritiene corrotti, deboli e, in molti casi, in combutta con la stessa mafia. Carabinieri e polizia ricevono individualmente una parte dei guadagni dei vari racket, ma anche intere porzioni di questi introiti».

    Sulle infiltrazioni nel Governo militare alleato: «Molti siciliani si lamentano del fatto, ed è la cosa più inquietante, che molti nostri interpreti di origine siciliana provengono direttamente da ambienti mafiosi statunitensi. La popolazione afferma che i nostri funzionari sono ingannati da interpreti e consiglieri corrotti, al punto che vi è il pericolo che essi diventino uno strumento inconsapevole in mano alla mafia».

    Alla fine del suo rapporto, il capitano della Military Intelligence descrive il clima che si respira nell´isola negli ultimi mesi del 1943: «Agli occhi dei siciliani, non solo il Governo Militare Alleato non è in grado di affrontare la mafia, ma è arrivato addirittura al punto da essere manipolato.

    Ecco perché al giorno d´oggi molti siciliani mettono a raffronto il Governo Militare Alleato e il Fascismo... Sotto il Fascismo la mafia non era stata interamente debellata, ma veniva almeno tenuta sotto controllo. Oggi invece cresce con una velocità allarmante e ha raggiunto addirittura una posizione di rilievo nel Governo militare alleato».

    Qualcuno avrà mai risposto per iscritto al capitano Scotten? In qualche scaffale di Kew Gardens si ritroverà mai un´altra carta con le decisioni prese dagli Alleati «per risolvere il problema della mafia»? Basterebbe qualche foglio ingiallito, basterebbe anche una sola pagina per scoprire fino a dove si è spinta la «soluzione B» proposta dall´agente segreto Scotten in missione in Sicilia.

    [17-03-2010]

  2. #2
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    Predefinito Rif: Sicilia 1943: sulla complicità Alleati-Mafia

    cioè la maffia avrebbe aiutato gli ameri cani a sbarcare in europa??:gratgrat::gratgrat:
    "Scrutando i segni dei tempi abbiamo visto che il nostro primo dovere in questo momento storico è annunciare il Vangelo di Cristo, poiché il Vangelo è vera fonte di libertà e di umanità".

    Card. Joseph Ratzinger

  3. #3
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    Predefinito Rif: Sicilia 1943: sulla complicità Alleati-Mafia

    Citazione Originariamente Scritto da VenerabileYorga Visualizza Messaggio
    cioè la maffia avrebbe aiutato gli ameri cani a sbarcare in europa??:gratgrat::gratgrat:
    Prima leggi l'articolo per intero, please.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Sicilia 1943: sulla complicità Alleati-Mafia

    da Mafia & Alleati - Servizi segreti americani e sbarco in Sicilia by:

    Ezio Costanzo

    Mafia & Alleati
    Servizi segreti americani e sbarco in Sicilia

    € 19.00

    pp. 256 + 48 tavole fuori testo con 150 fotografie e documenti inediti

    Premio "Rocco Chinnici" 2007

    Quali oscure operazioni di spionaggio si celavano dietro lo sbarco anglo-americano in Sicilia nell’estate del 1943?

    La conquista dell’isola fu sostenuta dalla collaborazione della mafia con i servizi segreti americani? E chi furono i protagonisti di questo accordo? Chi erano gli agenti segreti sbarcati con le truppe del generale Patton? E perché migliaia di soldati italiani si arresero già al primo giorno dell’invasione e la popolazione civile accolse con esagerata festosità gli Alleati?

    Mafia & Alleati rivela i retroscena di uno dei più controversi e romanzeschi capitoli del secondo conflitto mondiale, un enigma fitto di interrogativi che vanno dall’accordo tra intelligence americana e il boss mafioso Lucky Luciano per liberare il porto di New York dalle spie naziste e fornire notizie sulla Sicilia, al Piano Corvo, la pianificazione “politica” dello sbarco; dagli inquietanti ritratti dei mafiosi americani e siciliani che popolavano la scena del crimine durante la seconda guerra mondiale, agli uomini del Naval intelligence e dell’OSS e le loro operazioni segrete nell’isola; dall’insediamento del governo militare alleato alla riorganizzazione della mafia, alla delega dei poteri ai boss locali.

  5. #5
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    Predefinito Rif: Sicilia 1943: sulla complicità Alleati-Mafia

    Citazione Originariamente Scritto da L'Europeo Visualizza Messaggio
    Prima leggi l'articolo per intero, please.
    ciao,l'ho letto tutto e sembra proprio cosi.iango:
    "Scrutando i segni dei tempi abbiamo visto che il nostro primo dovere in questo momento storico è annunciare il Vangelo di Cristo, poiché il Vangelo è vera fonte di libertà e di umanità".

    Card. Joseph Ratzinger

  6. #6
    Il fustigatore.
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    dal Manzanarre al Reno, dall'Alpi alle Piramidi!!
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    Ossia la scoperta dell'acqua calda!! Detto senza offesa naturalmenteiaociao:..........comunque questo fatto è sempre utile rispolverarlo visto l'ignoranza che regna sovrana in Italia, e visto i decenni di conduzione demokrista scudocrociata tipica espressione di collusione con la Mafia!
    Ahi serva Italia di dolore ostello,
    nave sanza nocchiero in gran tempesta
    non donna di provincia ma bordello!
    Dante Alighieri Divina Commedia Purgatorio canto VI° anno 1304!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  7. #7
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    Predefinito Rif: Sicilia 1943: sulla complicità Alleati-Mafia

    dal Gruppo Difesa Civiltà Europea di Facebook (del 10 marzo 2010): Bienvenue sur Facebook | Facebook

    La mafia e gli Alleati

    di Armando Fucci

    Potrà mai l'Italia mettere definitivamente ko l'establishment mafioso che la rende succube di un'oligarchia di arrivisti, assassini, fraudolenti e mercificatori? Potranno essere riscattate le morti di personaggi che hanno sacrificato la loro vita per ognuno di noi con l'ideale di ripulire lo strutture dello stato dalle sue ulcerazioni mafiose? La risposta è NO. Il motivo: il trattato di pace fra alleati e Italia del 1947 nel suo articolo 16 sostanziava questa risposta.

    TRATTATO DI PACE CON L'ITALIA - ART. 16: “Italy shall not prosecute or molest Italian nationals, including members of the armed forces, solely on the ground that during the period from 10 June 1940 to the coming into force of the present Treaty, they expressed sympathy with or took action in support of the cause of the Allied and Associated Powers”.

    Con questo articolo gli alleati proibivano al nuovo stato italiano di perseguire penalmente quanti, dal 1940 fino all'entrata in vigore di questo trattato di pace, avessero prestato collaborazione alla riuscita dello sbarco in Italia e alle successive azioni militari e politiche sul territorio. E questo persiste praticamente fino a giorni nostri e spiega perchè nell'Italia repubblicana non ci sono mai stati da parte della classe politica insediata degli efficienti piani di chirurgica eliminazione del cancro mafioso.

    Proverò a delineare un percorso storico quanto più snello e chiaro per dimostrare questa mia tesi, con eventi e personaggi lungo tutto il periodo che ci separa da quella maledetta invasione americana che ci rese definitivamente “cornuti e mazziati”.

    1943-1948

    Molti dei nuovi mafiosi furono collaboratori essenziali per gli yankee che cercavano delle strategie vincenti per invadere l'Italia. Di seguito i nomi più rilevanti:

    - Lucky Luciano appositamente liberato dal carcere in America e portato in Italia,

    - Calogero Vizzini, che fu il primo importante sostenitore mafioso della DC,

    - Vito Guarrasi, che nel 1943 si trovava ad Algeri con il generale Castellano a trattare per l'armistizio,

    - Vito Genovesi che ben presto diventerà “capo dei capi” di Cosa Nostra e che era stato interprete di fiducia del colonnello americano Poletti,

    - Max Mugnani, che da trafficante di droga si vedrà investito della carica di depositario dei magazzini farmaceutici americani in Sicilia,

    - Giuseppe Genco Russo, che ottenne la croce di cavaliere della Repubblica come vittima del fascismo, dopo essere rientrato dal confino dove era stato spedito dal prefetto Mori.

    Il primo posto va sicuramente al gangster Lucky Luciano grazie al quale gli americani si assicurarono il via libera all'operazione Avalanche, una delle tre con cui invasero l'Italia, concedendo in cambio che la mafia ritornasse a governare il territorio siciliano.

    Arrigo Petacco scrive: «[La mafia] si risvegliò infatti soltanto nel 1943 in coincidenza con l'arrivo degli americani. Molti mafiosi poterono così rientrare dal confino vantando addirittura improbabili meriti antifascisti. Don Calogero Vizzini, capo supremo della nuova mafia, fu visto percorrere l'isola a bordo di una carro armato americano: indicava agli alleati gli uomini giusti da mettere alla guida dei comuni e delle province.” Gli americani apprezzarono molto Calogero Vizzini non solo per il potere politico che andava assumendo, ma anche per la sua vena contemporaneamente antifascista e anticomunista.

    Se inizialmente don Calò era a favore dell'indipendentismo siciliano, quando divenne chiaro che ciò sarebbe stato impossibile, per stessa volontà americana, egli cominciò ad intrecciare i rapporti con la politica. Nel 1945 uno dei leader della Democrazia Cristiana in Sicilia, Bernardo Mattarella, padre di quel Piersanti che verrà ucciso dalla mafia a inizio degli anni '80, scrisse addirittura un articolo su “Il popolo”, giornale cattolico, in cui dava il benvenuto all'ingresso di don Calogero nelle file della DC (Hess, Mafia e Mafiosi).

    Negli allegati alla relazione della Commissione Antimafia si legge: “[...] Già verso la fine del 1944 Calogero Vizzini orientò le sue scelte politiche verso la Democrazia Cristiana. Questo partito, nelle sue sfere provinciali e regionali, ben comprese il grande apporto che alle fortune politiche dei dirigenti e del partito stesso poteva arrecare l'orientamento di Calogero Vizzini e perciò della mafia in generale, e non esitò ad accogliere i mafiosi nelle sue file. [...] A Villalba, praticamente, l'intera mafia entrò nella DC; a Vallelunga Lillo Malta passa alla DC con tutto il suo seguito: i Madonia, i Sinatra ecc.; anche il gruppo Cammarata passò alla DC. A Mussomeli Genco Russo e tutto il suo seguito si iscrissero alla DC assumendo la direzione della sezione”.
    Ultima modifica di L'Europeo; 19-03-10 alle 16:43

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    Citazione Originariamente Scritto da kouros Visualizza Messaggio
    Ossia la scoperta dell'acqua calda!!
    ncav:



  9. #9
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    Predefinito Rif: Sicilia 1943: sulla complicità Alleati-Mafia

    ma quindi quello che dicono nel film "il padrino" viva l'italia viva l'italia sono solo menzogne,quelli italoameri kani stavano con gli USAncav:ncav:
    "Scrutando i segni dei tempi abbiamo visto che il nostro primo dovere in questo momento storico è annunciare il Vangelo di Cristo, poiché il Vangelo è vera fonte di libertà e di umanità".

    Card. Joseph Ratzinger

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da VenerabileYorga Visualizza Messaggio
    ma quindi quello che dicono nel film "il padrino" viva l'italia viva l'italia sono solo menzogne,quelli italoameri kani stavano con gli USAncav:ncav:
    Dubitare sempre degli italoamericani (quelli veri, non quelli dei film): sono talvolta più americanisti degli altri americani. Non mi convincono per niente e non avranno mai la mia simpatia.

 

 
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