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    Predefinito Wilders svelato: chi è il politico olandese

    di Antonio Grego. Cosa si nasconde dietro l'ascesa di un personaggio tanto controverso?

    CpEurAsia

    (E' lungo metto il link)

  2. #2
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    Predefinito Rif: Wilders svelato: chi è il politico olandese

    Si nasconde questo:


    Appuntamento a Gerusalemme con Aryeh Elad. – La nostra congettura sulle connessioni di Geert Wilders con la propaganda israeliana trova una conferma nella notizia che si trova in un articolo di Michele Giorgio. Il deputato Islamofofo è stato invitato a Gerusalemme dall’ebreo Aryeh Elad, un deputato ultranazionalista, che aveva già invitato nell’anno precedente Filip Dewinter, giudicato troppo razzista dalla comunità ebraica belga. Elad afferma di battersi contro la “progressiva islamizzazione” di Israele ed ha organizzato un convegno “sul pericolo jihadista”. L’«amicizia con Israele» è menzionata anche dall’arabista Volli, che in questo modo riconosce il compiacimento degli ebrei italiani per tutto ciò che in Europa è antislamico: Wilders è la “sola speranza” per l’Europa! L’articolo di Giorgo è particolarmente interessante perché offre dati sulla consistenza della popolazione musulmana in Olanda. Ad Amsterdam l’Islam è la religione più professata.

    4. L’identità giudeo-cristiana. – Il link immette in un gruppo di articoli raccolti dall’Hasbara. Isoliamo alcune informazioni di interesse. Il leader “liberale” (?) avrebbe brandito «la carta dell’identità giudeo-cristiana». lui che si proclama «ateo e crociato anti-islamico». A detta dei suoi insegnanti, scolaro non brillante ha però fatto la sua formazione in Israele, dove è stato per uno stage o qualcosa di simile. Ma cosa è andato a fare in Israele, se non è lui stesso un ebreo? Ha in effetti un’origine ebraica, come ha documentato una genealogista che si è occupato di lui. La nostra congettura circa i collegamenti fra i movimenti antislamici in Europa e Israele sembra acquistare nuova consistenza. Il successo elettorale di Wilders nella farsa della democrazia da lui inscenata è poco impressionante per un’osservatore scaltro. Wilders sembra aver capito che qualcuno ha interesse a che lui copra il ruolo che ha assunto e lui si è presentato, ha risposto all’appello. Probabilmente non capisce neppure le cose di cui parla. Tra “atei devoti” e “atei crociati” è un tentativo di prendere per i fondelli i battezzati cattolici che non sono tutti baciapile o sacrestani, ma che arrivano a capire la funzione di kat-echon del cattolicesimo di fronte all’ebraismo, una funzione che dopo il concilio vaticano II gli “atei devoti” e gli “atei crociati” tentano d sgretolare sempre più.

    5. Gli articoli hasbaroti di Morigi e Meotti. – Era scontato l’interesse del “Foglio” per l’istrione olandese, che ci interessa solo per i suoi riconosciuti legami con Israele:

    «Non lascerò scrivere la mia agenda a un mullah iraniano. Sono l’unico olandese più al sicuro in Israele, il mio amato Israele, che nel mio paese».

    La nostra congettura iniziale diventa qui certezza documentata. Attraverso la persona di Wilders prende corpo il legame fra Israele e i movimenti europei antislamici. Nella frase di Wilders riportata non è casuale la frecciata antiraniana. Sembra concordata con l’Hasbara israeliana. Assai scarso a scuola, ora Wilders parla di “cultura” e di “multiculturalismo”, come se ci capisse per davvero qualcosa. Interessante il passo sul “giudaismo” contro il quale Wilders non ritiene l’Europa debba alzare barriere difensive: si integra con la democrazia. Lo si può constatare in Israele, dove vive un sistema di apartheid peggiore di quello abbattuto in Sud Africa. Difficile non credere che Wilders non sia un pupazzo nelle mani di Israele. L’interesse dell’asbarota Meotti ne è un indizio. Ci sembra esagerate e costose le preoccupazioni per l’incolumità fisica di Wilders, almeno da un punto di vista europeo. Per un uomo di cultura europeo Wilders suscita del ridicolo ed una certa repulsione, che mi fa pensare ad un immagine tratta da Dostoyesky, ma non sentimenti di violenza che offenderebbero chi li nutre più che non la vittima designata, la quale forse non cerca altro di meglio. La provocazione è una vecchia tecnica ben nota a servizi il Mossad che si può essere certi stia dietro a questa storia. Sulla stessa linea hasbarotica di Meotti si colloca il suo collega Morigi, per il quale non occorre spendere altre parole se non per dire che è quanto mai ipocrita la denuncia di una minaccia alla libertà di pensiero di espressione e di pensiero quando basta citare il nome Irving per sapere di quale libertà noi godiamo grazie al giudaismo che con le sue Lobbies detta le nostre carte dei diritti. Costoro pensano che libertà di pensiero e di espressione sia quella che consente di insultare e offendere i valori religiosi islamici ma non quella che esercita il vescovo cattolico tradizionalista Williamson, quando si pronuncia sull’«Olocausto», la nuova religione imposta ad ogni Europeo non domani, ma da da ieri ed oggi ferocemente imposta con la galera, il linciaggio, l’emarginazione. Che a New York ci sia la più importante comunità ebraica, di cui nel libro di Mearheimer e Walt, non è un mistero e la buona accoglienza che qui è riservata a Wilders è dal nostro punto di vista una prova ulteriore. Lo stesso dicasi per Hollywood, la cui industria cinematografica ha dato un apporto dterminante alla mitologia olocaustica. Di Borghezio si può solo ridere. In Morigi è comprensibile la nostalgia per Bush, il peggiore presidente mai avuto nella storia degli USA. A Bush si deve la menzogna sui falsi armamenti di Saddam, una menzogna ispirata da Israele, ed una guerra disastrosa costata oltre tremila miliardi di dollari, un milione di morti e di cui non si vede la fine. Nessuno mi toglie dalla testa che gli sprechi di guerra siano la causa della crisi finanziaria ed economica di cui ancora non siamo usciti ed il cui fondo non si sa quale sia. Un “relativismo culturale” combattuto da una “nullità culturale” come Wilders è quanto di più improbabile e inverosimile possa ascoltarsi. Non si dimentichi infine che l’America è la terra dello sterminio degli indiani, per il quale non è stato mai imbastito nessun processo, nessuna giornata della memoria, nessun museo o monumento dell’«Olocausto».

    6. Il Corano e il Talmud. – Anche se ho in casa una bella edizione del Corano, devo ammettere di non averlo letto. Ma ho letto e riletto più volte tutta la Bibbia ed in particolare il Vecchio Testamento. Di incitamenti all’«odio» ve ne sono più nell’ebraismo che in qualsiasi altra religione. L’ebreo olandese Spinoza dice nel suo trattato teologico-politico che l’odio è l’essenza stessa dell’ebraismo. Addentrandosi un poco negli studi teologici, si può constatare come non esista più il vecchio giudaismo precristiano, confluito nella Riforma di Gesù Cristo o della sua chiesa. Il moderno ebraismo è tutto di natura talmudica, ossia improntato all’odio e al disprezzo del goym. Non può essere casuale il fatto che in ogni paese e in ogni epoca vi siano state sommosse di popolo contro gli “intrusi” ebrei. La diffusione storica dell’Islam non è mai stata accompagnata da conversioni forzate. Wilders farebbe meglio a rivolgere le sue crociate contro il giudaismo e il sionismo che non contro l’Islam. Ma non lo può fare perché i suoi padroni e committenti si trovano a Tel Aviv.

    7. Profonda ignoranza e forte pregiudizio razziale. – Sono quasi certo che Sergio Romano scelga spesso fra le sue lettere quelle consapevolmente a lui indirizzati da Troll sionisti. Non è una debolezza o un’ingenuità ma un modo per pronunciarsi sull’ideologia sionista che ha vitale bisogno di manifestarsi nella forma mediatica e con ogni altro mezzo possibile per conquistare un’egemonia culturale. Riportiamo per intero il profilo che Romano traccia di Wilders, un profilo che si aggiunge alla scheda biografica sopra data. Dice dunque Romano nel “Corsera” del 1 aprile 2009:

    «Geert Wilders è un gio*vanotto olandese mol*to biondo (forse trop*po) che ha fondato il Partito per la libertà e ha realizzato qualche tempo fa un virulen*to libello cinematografico di 17 minuti contro l’Islam inti*tolato «Fitna» (in arabo: liti*gio, contrapposizione, guerra civile) che ha provocato in*fuocati dibattiti. Il discorso di cui lei parla fu pronunciato il 25 settembre 2008 all’albergo Four Seasons di New York nel quadro di un’iniziativa promossa dall’Istituto Hud*son. Come lei ricorda nella sua lettera, Wilders ha dipin*to un quadro apocalittico del*l’Europa d’oggi. Siamo invasi da una popolazione non assi*milabile che sta estendendo gradualmente la sua influen*za e dettando le regole della nostra vita civile. Nelle no*stre strade vi sono uomini che la fanno da padroni trat*tando le loro mogli come schiave e le nostre come pro*stitute. Stiamo perdendo il sentimento della nostra iden*tità culturale e siamo ormai alle soglie dell’islamizzazio*ne. La classe politica che ci go*verna dà prova di una colpe*vole cedevolezza. La situazione demografica è ancora più catastrofica. Se*condo Wilders, vi sono città in cui la maggioranza della popolazione al di sotto dei 18 anni è musulmana. Un numero di ebrei senza prece*denti fugge dalla Francia di fronte alla peggiore ondata di antisemitismo dopo la Se*conda guerra mondiale. È inutile sperare che i 54 milio*ni di musulmani europei (sic) acquisiscano i nostri co*stumi e valori. Sono creden*ti di una religione fanatica e intollerante, lettori di un li*bro sacro che non consente interpretazioni. Nella tesi di Wilders non vi sono soltanto evidenti e gros*solane esagerazioni. Vi sono anche una profonda ignoran*za della storia musulmana e un forte pregiudizio razziale. Supporre che l’Islam moder*no conservi intatte le caratte*ristiche della società in cui nacque e si sviluppò, nel setti*mo secolo dopo Cristo, è una forma di razzismo. Anche Oriana Fallaci scris*se articoli infuocati contro l’Islam e cedette talvolta alla tentazione di utilizzare argo*menti emotivi. Ma vi sono fra lei e Wilders due impor*tanti differenze. In primo luogo Fallaci è una scrittrice di grande talento, compara*bile per certi aspetti a Louis-Ferdinand Céline: uno scrittore di cui condan*niamo l’antisemitismo e am*miriamo la straordinaria for*za creativa. In secondo luo*go Fallaci era un’artista, non un politico, e parlava per i suoi lettori, non per i suoi elettori. Wilders ha un parti*to e ci dice con i suoi discor*si ciò che farebbe se prendes*se il potere. È probabilmente questa la ragione per cui le autorità britanniche non gli hanno permesso di uscire dall’aeroporto di Londra».

    Aggiungerei che la Fallaci è anche una scrittrice morta, pace all’anima sua ed il cui talento letterario, per me mai disgiungibile dal contenuto, è cosa che non mi ha mai attratto o di cui non mi sono accorto. Certo, sa scrivere in lingua e forma italiana molto meglio di madonna Fiammetta, che alcuni candidano a successore di Oriana. Più interessante sarebbe l’accostamento a tal Udo Ufklotte, di cui meno si parla, ma che credo abbia gli stessi collegamenti di Wilders. Si potrebbe così tracciare una mappa politica dei movimenti antislamici diretti da Tel Aviv. Il testo di Sergio Romano sembra in relazione con un successivo articolo di Christopher Hitchens che appare cinque giorni dopo sul Corriere della Sera del 6 aprile 2009. A Sergio Romano lasciano scrivere Lettere, mentre gli articoli, gli editoriali, le analisi le riservano ad uomini dell’Hasbara come Battista, Ostellino o Hitchens. A quest’ultimo basta solo citare il nome Irving, al quale fu inibita a Roma una semplice conferenza. Di questo episodio non si parla, confinato come è nel dimenticatoio nazionale. Ma io spero di trovare in archivio la notizia d’epoca, per poi in appendice collocare links agli articoli di questi araldi della libertà di pensiero a senso unico.

    8. Wilders e Williamson. – Il paragone è quanto mai plausibile. Le vedute personali dell’articolista Buruma sono tutte sue personali e quanto mai opinabili. I due eventi mediatici Wilders e Williamson sono pressoché contemporanei, ma il loro trattamento è diverso. Che siano “bizzarre” e “odiose” le idee di Williamson può essere per Buruma, ma non è una conclusione “normativa” per chi legge il suo articolo e gli “infami” commenti che lo condiscono nell’archivio da cui è tratto. In tutta la sua argomentazione l’articolo è assai fragile ed ogni lettore accorto ne puà ravvisare i punti deboli e sofistici. Resta però il merito di aver fatto l’accostamento. Supponendo che l’articolo abbia non poche migliaia di lettori sono certo che non pochi di essi potranno trarre conclusione diverse da quelle scongiurate da Ian Buruma. Intanto ci sono io. E che? Sono il solo a leggere ben diversamente gli eventi citati? È da aggungere che molto probabilmente i due eventi mediatici, la campagna di denigrazione e diffamazione contro Williamson e la campagna di sostegno a favore di Wilders, hanno la stessa regia e matrice.

    9. Accoglienza trionfale negli USA. – Vi sarebbe da stupirsi se non fosse stato il contrario. Intendiamo però che gli ambiente della buona accoglienza siano quelli giudaico-sionisti, che certamente hanno un grandissimo potere, specialmente nell’elezione dei parlamentari cui forniscono o meno i fondi elettorali a seconda della stretta osservanza filoisraeliana. Questa è l’America! Quanto al “Mein Kampf” che con abissale ignoranza oltre che totale irresponsabilità Wilders equipara ad un testo del tutto diverso come il Corano è il caso di ricordare che a tutt’oggi non ne è consentita la lettura e pubblicazione integrale. Proprietario dei diritti del “Mein Kampf” è il governo bavarese, che ne inibisce la traduzione e pubblicazione integrale del testo. Per chi avesse soltanto interessi di studio non è agevole procurarsi un’edizione criticamente ineccepibile. Per questi testi sono disponibili edizioni ridotte, sempre accompagnate da una professione demonizzante del testo che il lettore dovrebbe leggere e giudicare autonomamente. Ma si sa che il popolo è minorenne e la nostra democrazia è saggiamente sorvegliata da centinaia di basi americane sparse sul tutto il continente. Le stesse basi che si vorrebbero impiantare in Medio Oriente a migliore edificazione della “nostra” insuperabile democrazia con il suo regime di libertà di manifestazione del pensiero a senso unico. In Iraq hanno già incominciato, ma gli iracheni non hanno ancora espresso il pieno gradimento di una presenza così caritatevole e disinteressata. Quanto all’unico, deprecabile, esecrabile omicidio del regista van Gogh sarebbe il caso di contrapporre i quotidiani innumerevoli «omicidi mirati» dovuti non a fanatici irresponsabili, cioè che rispondono a loro stessi, ma commissionati dal governo israeliano in ogni parte del mondo. A Roma basta ricordare il rapimento di Mordecai Vanunu, colpevole di aver rivelato al mondo l’esistenza dell’atomica israeliana, il cui scopo ci deve essere ancora ufficialmente e farisaicamente spiegato. Sull’«odio» la speculazione ha ormai raggiunto i massimi livelli di saturazione. Non è dato sapere quale sia la sua concreta efficacia. Potrebbe essere un boomerang per chi ha pensato questa campagna così orchestrata. Interessante il modo in cui Blum parla di se stesso: “è con noi. OK”. È stato così introdotto alla corte di Wilders. Sappiamo così anche noi che lui è con lui. E ne possiamo trarre giudizio. È anche interessante la descrizione dell’apparato mediatico che funzione in modo con Williamson e in un altro con Wilders. Ho letto di Williamson che per levarsi di torno una canaglia non ha potuto far ricorso ad una pubblica protezione, ma ha dovuto far vedere il suo possente pugno rivolto verso la faccia della canaglia sionista. Mah!

    Civium Libertas: Islamofobi: 74. Geert Wilders e la situazione olandese
    Ahi serva Italia di dolore ostello,
    nave sanza nocchiero in gran tempesta
    non donna di provincia ma bordello!
    Dante Alighieri Divina Commedia Purgatorio canto VI° anno 1304!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  3. #3
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  4. #4
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    Predefinito Rif: Wilders svelato: chi è il politico olandese

    le stesse cose che dice certa Dr italiota....
    non abbiate Paura !
    http://www.effedieffe.com/

 

 

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