Immigrati, Frattini: sì cittadinanza a punti
Quando Fini diceva: tornino a casa loro
| 24/11/2009 |
L'idea del riconoscimento a punti della cittadinanza italiana per gli immigrati «mi sembra un'idea interessante, va approfondita ma non è da scartare a priori». A dichiararlo è stato il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, rispondendo ad una domanda di Maurizio Belpietro durante la rubrica 'La telefonata' in onda su Canale 5. «Io credo - ha affermato il capo della diplomazia italiana - che la cittadinanza per un immigrato è un raggiungimento di un traguardo, non è l'inizio: non si può immaginare che chi arriva in Italia per ciò solo maturi un diritto a diventare cittadino italiano. Lo si diventa dopo un lungo percorso, che passa per il lavoro, per il rispetto della legge, per il rispetto della nostra costituzione e delle nostre regole. Vi sono paesi - ha infine ricordato Frattini - dove questo meccanismo dei punti, il Canada, gli Stati Uniti, è già in vigore per il riconoscimento dei permessi di lavoro di lunga durata, che sono l'anticamera per ottenere la cittadinanza».
Quando Fini voleva gli immigrati a casa loro - «La società multirazziale è un ibrido meticciato che scatena solo guerre tra poveri». Sapete chi ha pronunciato queste parole? Gianfranco Fini. Certo, erano altri tempi. Era l’aprile del 1992 e lui faceva ancora il segretario del Movimento sociale. Il Fini di oggi, lo sappiamo, in certe frasi non si riconosce più. Tanto che sabato scorso è stato molto chiaro: «Chi dice che gli stranieri sono diversi è uno stronzo». Cambiare idea, ovviamente, è più che legittimo.
Ma è interessante rileggere le dichiarazioni che l’attuale presidente della Camera faceva all’epoca del Msi. Noi ne abbiamo raccolte un po’.
20.1.1987
«L’alternativa al sistema resta la nostra strategia: un’alternativa politica che mira a restituire l’Italia agli italiani».
11.6.1989
«L’Europa deve portare, nei paesi del terzo e del quarto mondo, la sua tecnica, la sua opera di civilizzazione, la sua esperienza, la sua potenza economica, per insegnare ai popoli del terzo e del quarto mondo a vivere e progredire rimanendo nei territori in cui sono nati».
12.1.1990
«La presenza massiccia degli immigrati ha fatto prevalere la loro cultura e tradizione su quelle locali, o ne ha comunque snaturato gli aspetti in un ibrido meticciato culturale oltre che etnico. La nostra iniziativa non può tuttavia ridursi alla banale, errata e miope richiesta di chiudere ermeticamente le frontiere europee… Da un movimento come il nostro, memore della grande opera di civilizzazione esercitata dall’Italia nella sua pur breve esperienza coloniale (che brilla per umanità e lungimiranza se raffrontata alle esperienze francesi, belghe e inglesi) devono venire ben altre risposte».
9.7.1991
«Il Msi è contro la società multirazziale».
11.7.1991
«Io contesto che per l’Italia e per l’Europa la prospettiva di una società multirazziale sia ineluttabile. L’Occidente ha il dover di aiutare i popoli del terzo mondo, ma a casa loro. È demagogico lasciare che l’Italia venga invasa da migliaia di immigrati extracomunitari».
1.8.1991
«L’immigrazione sta diventando in molti casi un fardello per gli italiani onesti. Il Msi non ha alcuna intenzione di abbracciare tesi di tipo razzistico, ma, essendo erede del fascismo, può serenamente dire che non siamo noi italiani a doverci difendere dall’accusa di razzismo, perché l’Italia portò in Africa il lavoro, il sacrificio, la civiltà, facendo rifiorire le sabbie desertiche per dare vita ai giardini… Con la stessa lungimiranza di allora diciamo che oggi l’Italia non può assistere impotente a queste ondate migratorie che sommergono il nostro Continente senza porre in essere quegli strumenti di difesa indispensabili per evitare ai nostri figli di vivere in una società multirazziale».
8.8.1991
«Non si tratta di fare la caccia allo straniero, ma di chiudere le frontiere più aperte del mondo».
9.8.1991
«L’immigrato regolarizzato non è un cittadino ma un ospite, e un ospite ha dei doveri elementari. Per essere più chiaro: l’extracomunitario che delinque non può aspettare i tre gradi di giudizio, va immediatamente espulso».
9.8.1991
«Davvero è ineluttabile la trasformazione delle nostre città in metropoli della violenza multirazziale? Noi diciamo di no».
3.3.1992
«Non siamo razzisti, ma non ci scandalizziamo se qualcuno va in giro con la testa rasata. I naziskin sono un fenomeno che dimostra i guai morali di questa società…».
27.3.1992
«Le Pen ha dimostrato il grande consenso che certi temi hanno nella società francese… e la situazione italiana, di qui a qualche anno, rischia di essere simile».
4.4.1992
«La società multirazziale è un ibrido meticciato che scatena solo guerre tra poveri».
20.9.1992
«Ci accusano di razzismo? Rispondo con una frase di Mussolini: “Il razzismo è la sovrana imbecillità, roba per popoli biondi”. La verità è che noi ci batteremo fino in fondo contro la nascita di una società multirazziale. Si illude chi la immagina pacifica. La massicce immigrazioni che incombono sull’Italia provocherebbero fenomeni di acuta tensione sociale. Più che aprire le frontiere, occorre aiutare i popoli del terzo mondo intervenendo con investimenti economici e produttivi. Vorrei solo ricordare che in Somalia ci rimpiangono ancora».
4.12.1993
«Sono contrario a concedere il voto amministrativo ai cittadini stranieri residenti in Italia… Non credo che l’ospite straniero possa avere gli stessi diritti dei cittadini italiani».
Le dichiarazioni sono tratte da “Il fascista del 2000”, di Corrado De Cesare, e da “Settanta interviste a Fini”, a cura di Francesco Storace.
(di Francesco Borgonovo e Alberto Busacca)
La vicenda-Fini: stronzo chi li dice diversi - Basta giri di parole. Inutile utilizzare mezzi termini: Gianfranco Fini va dritto e si scaglia contro chi usa "qualche parola di troppo" nei confronti degli immigrati. È uno “stronzo”, ha detto il presidente della Camera, “chi afferma che gli immigrati sono diversi” da noi. Nel corso di un incontro nel centro Semina di Torpignattara a Roma, Fini si è a lungo intrattenuto con i ragazzini della associazione "Nessun luogo è lontano". Ha chiesto loro se “qualche volta” gli “pesa essere qui. C’è qualcuno che ve lo fa pesare? O qualche volta c’è qualche stronzo che dice qualche parola di troppo?". I ragazzini ridono e il presidente della Camera prosegue: "Uso questa parola perché se qualcuno dice che siete diversi la parolaccia se la merita: voi la pensate io la dico".
Calderoli: e chi illude gli immigrati? - "Fini ha perfettamente ragione a dire che è stronzo chi dice che lo straniero è diverso. Ma è altrettanto stronzo chi illude gli immigrati". Così il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Che prosegue: "È una stronzata, per usare il linguaggio di Fini, illudere gli extracomunitari che il nostro è il Paese di 'Bengodi’ e che c'è lavoro per tutti, visto che il lavoro manca in primo luogo ai nostri cittadini. Fare questo è pura demagogia e allora si spalancano le porte a migliaia di persone destinate a finire nella rete delle illegalità, della criminalità o dello sfruttamento". Poi conclude:"E non è dando il voto che si risolvono i problemi dell' integrazione: uguali sì, lo sono tutti gli uomini quando nascono, ma l' integrazione e l' accoglienza prevedono non delle belle frasi ma degli atti concreti e molta intelligenza nel sapere costruire. E, per finire, l'uguaglianza d'origine prevede che ci sia anche un cammino di civiltà condivisa, senza la quale si crea solo lo scontro tra popoli e tra culture".
Borghezio: parliamo di doveri - E non si p fatta attendere a lungo neppure la replica dell'europarlamentare della Lega Nord, Mario Borghezio: “Sarebbe molto più opportuno che Fini sentisse il dovere di richiamare gli stranieri immigrati al rispetto dei loro primo dovere, quello di comportarsi bene. È a dir poco singolare - continua Borghezio - che la terza carica dello Stato si produca nel ruolo antipedagogico di chi invita gli stranieri ad avere poco rispetto nei confronti di chi, padrone in casa sua, ha mosso qualche osservazione verso gli immigrati stranieri".
Attacco alla stampa - Fini bacchetta la stampa e i media per i continui «riferimenti etnici» nei reati che possono indurre i cittadini a credere «nell'equazione: straniero uguale delinquente. È un modo superficiale di informare», ha detto il presidente della Camera, rispondendo ad una domanda di uno dei giovane dell'Associazione che lavora per l'integrazione degli stranieri in Italia. «Se un romeno - ha aggiunto l'ex leader di An - o un eritreo scippa una signora italiana il titolo è 'Romeno scippa...'. È un modo scorretto, superfluo e impreciso di informare: ci sono stranieri delinquenti così come ci sono italiani delinquenti, ma gli uomini sono tutti uguali e devono essere trattati nello stesso modo dalla legge, dalla stampa e dalla politica». Ecco perché, ha concluso, «sarebbe bello se l'informazione non titolasse con riferimenti etnici perché altrimenti si può diffondere tra i cittadini l'equazione: straniero uguale delinquente».
Un bimbo: "Come convincerà al destra?" - "Come farà lei a convincere quelli di destra sui temi dell’immigrazione?" È la domanda che un ragazzino dell’associazione, per l’accoglienza e l’integrazione dei giovani stranieri in Italia, ha rivolto al presidente della Camera. Domanda che l’ex leader di An ha accolto con una sonora risata, ma che ha ottenuto anche una risposta più articolata: "Questa è una bella domanda" risponde il presidente di Montecitorio sorridendo, "te l’hanno suggerita o l’hai pensata tu?", domanda sempre con il sorriso. Poi, più serio aggiunge: "Bisogna discutere di questi temi e bisogna convincere chi non la pensa come me: ma sono sicuro che se viene qui qualche amico di destra, ma anche di sinistra, e parla con voi vedrete che si convincono. Certo - sottolinea Fini - se parlano da un bel salotto elegante di cose che sanno per sentito dire non si convinceranno mai. Ma saranno loro in torto - conclude -, non certo voi".
Difesa della Bossi-Fini - Gianfranco Fini difende la legge sull'immigrazione che porta il suo nome accanto a quello del leader della Lega Umberto Bossi, la cosiddetta 'Bossi-Finì, il cui impianto è tuttora «giusto», anche se, per il presidente della Camera, un paio di modifiche sarebbero ora necessarie. «Sostanzialmente condivido oggi come allora la filosofia della legge», ha risposto Fini nel corso di un incontro con i giovani di una associazione che lavora per l'integrazione degli stranieri in Italia, dal nome 'Nessun luogo è lontano’, tenutasi oggi nel centro 'Semina’, situato nei locali di una ex scuola media di Roma. «La regola di quella legge è che se hai un contratto di lavoro puoi stare in Italia ed è una regola che trovo giusta » anche perché è un provvedimento che ha «funzionato bene», ha spiegato l'ex leader di An. «Oggi - ha tuttavia aggiunto - farei un paio di modifiche: allungherei ad un anno il periodo per trovare lavoro nel caso in cui si interrompa il rapporto lavorativo vista la crisi che stiamo vivendo». L'altra modifica, ha proseguito, è relativa alle «modalità per il rinnovo del permesso di soggiorno» per le quali si dovrebbero sveltire le pratiche burocratiche consentendo ai consolati di svolgerle ed evitando così il ritorno nei paesi di origine che «non ha senso».
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