Originariamente Scritto da
Holuxar
La mia Patria é là dove si combatte per la mia Razza!!! In tutta Europa dalla Scandinavia fino a Malta e dal Portogallo fino alla Russia, in Canada e negli Usa, in Sud America, in Sudafrica, in Australia, ecc.
“La mia Patria é laddove si combatte per la mia Idea!” é uno slogan che quindi ha il suo valore ed è condivisibile; ma solo da un punto di vista internazionale comunque all’interno della razza bianca, quindi come motto White Pride che miri a riunire idealmente tutti gli identitari razzialisti bianchi. In tale ottica, l’individuo bianco - dotato di onore e consapevolezza - che condivida l’idea razziale diventa quindi mio fratello di sangue e di lotta.
Questo internazionalismo razziale oggi ha sempre più senso ed è anzi sommamente necessario; tenendo conto che tanti secoli di conflitti interni fra europei, per interessi dinastici e territoriali e soprattutto le due guerre mondiali provocate dallo sciovinismo giacobino-nazionalista, hanno finito per danneggiare proprio la razza bianca nel suo complesso - con la morte dei migliori uomini sul campo di battaglia (in particolare quelli più nordici) e con la fine negli anni ’50-’60 degli stessi imperi coloniali europei (in seguito al 1945 la Gran Bretagna e la Francia ad es. hanno perso in pratica tanto quanto la Germania e l’Italia: l’unico vincitore é stato il giudaismo mondiale insieme ai popoli di colore sobillati dall’Urss bolscevica) - sarebbe proprio ora di svegliarsi e praticare la solidarietà razziale globale.
Autori ‘profetici’ come Lothrop Stoddard, Robert Howard, Oswald Spengler, Jean Raspail, Ben Klassen, Guillaume Faye, Franco Freda, Silvano Lorenzoni, ecc. la futura guerra razziale l’hanno ampiamente 'evocata' e prevista...
Al contrario, non può certo valere indistintamente per tutti i popoli del mondo senza differenze di razza; appunto perché l'Idea di Europei, Somali, Tibetani, Palestinesi ecc. non può essere la medesima.
Ciò non toglie comunque che se tutte le razze umane fossero composte da persone identitarie non ci sarebbe più mescolanza razziale e sarebbe meglio per tutti; in tal senso noi bianchi possiamo solidarizzare a distanza anche con le altre razze, purché se ne restino fra di loro.
Ad es. io riconosco benissimo che ci sono persone di valore anche all’esterno della razza bianca, non solo fra i nord-est asiatici (Giapponesi, Coreani, Cinesi, ecc.) ma perfino fra i negri, solo che le sento molto diverse da me in ogni caso.
A volte ci ho anche parlato un po’ senza pregiudizi, ed alcuni sono in gamba, ma non riesco ad avvertirli come miei simili poiché la mia identità e mentalità non coincide con la loro; lo stesso aspetto fisico che li caratterizza li rende alieni ed inassimilabili per natura, facilmente riconoscibili in quanto elementi esterni alla mia comunità razziale d’origine. Cosa che non vale ad es. per un rumeno, un ucraino, uno sloveno o un qualunque europeo occidentale che fisicamente sono bianchi europei simili a noi anche se parlano una lingua diversa e sono di un’altra nazionalità; possono comunque essere culturalmente integrati e dopo poche generazioni saranno del tutto indistinguibili dato che già adesso non sono così diversi.
Inoltre con un bianco, fosse pure un comunista antirazzista, almeno su qualcosina posso intendermi ed andarci d’accordo a livello personale se per caso é un individuo con certe doti di onestà intellettuale e senso dell’onore oltre ad avere qualche interesse in comune; ciò anche se restiamo ideologicamente nettamente divisi e resta il gravissimo problema dei traditori e collaborazionisti interni.
Il punto é che molti bianchi sono sicuramente molto più disprezzabili di certi non-bianchi in sé stimabili, però almeno con un bianco medio ho qualche possibilità di intendermi meglio a livello personale. Un minimo comun denominatore, per quanto vago possa essere esiste, riusciamo più o meno a capirci anche se abbiamo vedute radicalmente distanti. Posso discuterci, litigarci, ecc. ma almeno lo percepisco più o meno come un mio simile e sperare che un giorno possa cambiare idea schierandosi a difesa della nostra razza.
Invece che senso avrebbe cercare di 'convertire' un immigrato cinese, un filippino o un senegalese all’identitarismo razziale bianco dal momento che bianchi europei non sono?!?!
Possono essere simpatici, onesti ed intelligenti – nessun problema ad ammetterlo da parte mia - ma comunque non potranno mai diventare bianchi per ovvi motivi naturali legati all’eredità razziale. Di fatto con persone di razza diversa dalla propria c’è una sostanziale incomunicabilità per la troppa distanza a livello di mentalità, anche se loro imparano la nostra lingua o noi la loro.
Le idee si possono cambiare, la razza resta quella per sempre; ecco perché é in ogni caso preferibile un bianco di un non-bianco da un punto di vista identitario razzista.
P.S. Riguardo alle citazioni di Evola e Spengler…
La citazione fra l’altro é frutto di una interpretazione palesemente errata, portata fuori dal suo contesto originario, del pensiero di Evola.
Evola faceva riferimento ad una sorta di internazionale aristocratica paneuropea e razzista, come del resto anche Gobineau.
Certo Evola non si sarebbe messo a solidarizzare con chi, dal suo punto di vista, considerava congenitamente inferiore, come le masse di negri ed altra subumanità allogena variopinta inclusa quella del proletariato bianco per cui certo non provava molta simpatia (si sa che era pure fortemente classista)…Al massimo, tale solidarietà internazionale per lui poteva essere allargata ed estesa fino a valere anche nel caso di samurai giapponesi o bramini indiani, quindi con gente di alto rango, ma non oltre. Anche in questo caso, nessun auspicio di meticciato, collaborazione a distanza con ognuno comunque saldo nella difesa della propria rispettiva diversa identità.
La citazione di Spengler poi è anch’essa palesemente male interpretata, in quanto va letta più esattamente come una critica a certi eccessi nordicisti piuttosto che all’idea razziale in sé.
Spengler infatti era pure lui un sostenitore della solidarietà bianca mondiale da acuto lettore di Stoddard.
Gli Anni della Decisione fu pubblicato nel 1933 - anno del tronfo di Hitler e del Nazionalsocialismo - e quella frase era rivolta a certi sostenitori della superiorità nordica che insistevano troppo sulle caratteristiche del tipo fisico nordico.
In quel senso Spengler diceva che conta la razza interna più di quella meramente biologica (vale a dire, all’interno della macrorazza bianca, ad es. un tipo alpino o mediterraneo può individualmente valere più di uno nordico); certo Spengler non auspicava l’assimilazione dei non-bianchi all’interno delle nazioni bianche, anzi tutto il libro gridava l’allarme contro la rivolta dei popoli di colore in atto, figurarsi!!
Se magari si imparasse a contestualizzare certe frasi e certi discorsi…
La famosa frase di Splengler, che viene a torto interpretata come anti-razzista, infatti guarda caso compare nel suo libro più razzista cioè il sopra citato “Gli anni della decisione” e proprio nel capitolo intitolato “La rivoluzione mondiale di colore”!! Splengler si rifaceva a Stoddard…
Questa é la citazione nell’edizione vecchia che possiedo (non c’è manco la data, alcuni scrivono che sia del 1973, altri del 1977 ed altri ancora del 1983!! Forse é quest’ultima, comunque c’è la prefazione di Evola e la prefazione alla nuova edizione di Malgieri):
“Chi parla troppo di razza, proprio questi non ne possiede più. Quello che importa non è la purezza della razza, ma la forza della razza che un popolo ha in sé.” - O. Splengler , Anni Decisivi, Ciarrapico, Roma 1983, p. 224.
Oggi per me quella frase ha il suo prezioso valore proprio nel senso dell’inter-nazionalismo bianco.
14 Words! - Holuxar