Querelles israelo-palestinese: per una strategia dell'indifferenza
Israeliani contro Palestinesi? Non è un nostro problema. Gli scontri secolari tra ebrei e musulmani, tra figli d'Israele e di Ismaele, questa vendetta familiare, non è un nostro obiettivo e ci allontana dalla vera battaglia per il nostro popolo. Ancor di più ora che lo stato d'Israele rischia, a breve termine, di scomparire..!!
Allora, ci sembra davvero impossibile che un conflitto concernente appena 50.000 km quadrati e qualche milione di uomini, mobilizzi l'attenzione ansiosa dell'Occidente. Tutta l'Europa si è fatta prendere da questa febbre. Questo conflitto medio - orientale, arabo-israeliano, contrariamente a ciò che si può leggere su "Le Monde Diplomatique", non ha più tutta l'importanza geopolitica che aveva al tempo della guerra fredda. Questo perché una nuova, e poco probabile, uerra arabo-israeliana non porterà effetti maggiori di quelli che potrebbe portare un indebolimento della Russia, ex U.R.S.S., che sostiene chiaramente gli stati arabi e ha più di tutti i mezzi. Le zone di frizione geopolitica capitali saranno invece i Balcani, la frontiera indo-pakistana (Kashmir) che oppone due potenze nucleari e il Pacifico dove lo sfidante cinese, nel corso del XXI secolo, rischia gravemente di scontrarsi con lo zio Sam. E' davvero assurdo che i media francesi facciano le loro "prime", due volte alla settimana su questo[....]quando dei conflitti strutturali e capitali si svolgono altrove. E' davvero affliggente vedere come certi ambienti "identitari" europei prendano di fatto le parti, per romanticismo, dei Palestinesi. Quest'ultimi sostengono gli interessi europei? Personalmente non sono né filo-semita, né anti-semita, né anti-arabo,né pro-arabo, né anti-americano, né pro-americano, né anti-marziano, né pro-marziano. Nel momento in cui l'Europa è il progetto di un'occupazione oggettiva, massiva e programmata da parte dell'Islam, è assurdo, non importa dove, sostenere la causa di un popolo a maggioranza musulmana. Non dimentichiamoci che i dirigenti di Hamas, il movimento palestinese più duro, hanno apertamente dichiarato che, aldilà della liberazione del popolo palestinese, l'obiettivo degli "islamisti", quindi quello di Hamas, è l'installazione dell'Islam e del mondo arabo in Europa e per prima cosa in Francia. Questi "pro-palestinesi" ad oltranza che si dicono pure "Identitari Europei" dovranno prendersi questa grana. Denunciamo un altro argomento assai ridicolo. Si vuole che, carezzando la causa degli stati arabo-musulmani, abbracciando la causa palestinese e aiutando il mondo arabo economicamente e politicamente si possa limitare l'invasione/immigrazione e anche l'aggressività dell'Islam in Europa. Pertanto, la Francia aiuta massicciamente l'Algeria(sovvenzioni, annullamento dei debiti, acquisto di gas et cetera) avendo come ricompensa solamente gli insulti di Bouteflicka, l'aumento di domande per l'ingresso e di carte di soggiorno(visa), innumerevoli esigenze per gestire le moschee e per ottenere dei privilegi per gli algerini installati in Francia. Notiamo come la mentalità arabo-musulmana sia completamente disconosciuta, chi si immagina che gli aiuti, le lusinghe, il sostegno contro natura (anche contro Israele), possano allentare la pressione colonizzante sull'Europa si sbaglia. E' vero proprio il contrario!! E' spesso per antisionismo, cioè per antisemitismo affettivo, che questi ambienti si fanno "ausiliari" della causa palestinese, lasciandosi completamente strumentalizzare e giocano la carta della simpatia totale verso l'arabo-islamismo in Francia! Ho visto anche portare delle kefiah bianche e nere e convertirsi alla religione del profeta. Come diceva Machiavelli, in politica, l'affettività è il più suicida e accecante dei comportamenti. E, come insegna Carl Schmitt, si devono avere "amici" esclusivamente nella propria patria e per la propria causa. Altro proclama di certi pro-palestinesi irriflessivi, trascinati da un certo antiamericanismo semplicista (lo dico volentieri perché io sono insospettabile di americanolatria): "Israele-USA, stessa guerra, siccome noi li odiamo entrambi, prendiamo le parti dei palestinesi". Questo ragionamento politico infantile dimentica tre cose essenziali di natura geopolitica: infatti, come ha dimostrato Alexandre Del Valle, gli egoisti e pragmatici USA giocano, globalmente, e sempre più per ragioni petroliere, la carta degli stati musulmani; il loro interesse principale è quello di indebolire l'Europa e, per questo, favoriscono l'installazione da noi dell'Islam e l'ingresso della Turchia in Europa. Infine, come sarà dimostrato nelle prossime pagine, l'interesse per Israele degli Stati uniti va sempre più scemando.
Sono per caso un partigiano dello stato ebraico, un difensore del sionismo, un occidentalista persuaso della solidarietà strutturale tra Israele e l'Europa? Ovviamente no. Certi hanno potuto constatare (e denunciare) l'impunità totale di cui beneficia Israele, malgrado tutte le sanzioni e le violenze ripetute del diritto internazionale dal 1947 contro gli Arabi del medio oriente. A me sembra che sia più utile e urgente consacrare le proprie energie per combattere l'oppressione che è fatta al popolo serbo-ortodosso. La mia logica si basa sull'etnocentrismo, i soprusi su Palestinesi, Israeliani, Tibetani, Indiani o del Chiapas sono sicuramente scandalosi ma non ci riguardano. E poi, tutti quelli che denunciano, con ragione ben inteso, la brutalità israeliana contro i musulmani palestinesi, come quella avvenuta durante le incursioni armate nei campi dei rifugiati, dovrebbero preoccuparsi anche dei massacri e delle deportazioni, ancor più gravi, perpetrate dai musulmani in Nigeria, Sudan, Afghanistan e in Indonesia...per questo tutti gli Europei assennati dovrebbero evitare di prendere le parti dell'una o dell'altra parte e evitare di sostenere o gli Arabi o gli Israeliani, sopratutto perché alla fine i Palestinesi prevarranno...
La mia previsione è che, come l'URSS e gli imperi coloniali europei, Israele non riuscirà a resistere ancora per molto, nonostante la sua potenza militare, le ragioni sono le seguenti: primo la sommersione etnica per mano degli arabi palestinesi (cittadini israeliani e non) è ineluttabile, questo perché loro hanno un tasso di fecondità due volte più alto di tutti gli israeliani (i coloni,giudei "religiosi" e prolifici sono solo una sparuta minoranza.
1. Ora, nella storia, la forza numerica dei ventri ha sempre superato quella delle armi, CEDANT ARMA UTERIBUS. D'altra parte il bilancio migratorio ebraico si è invertito negli anni '90, le migrazioni provenienti dalla Russia si sono fermate, aumentano invece le partenze verso gli USA e l'Europa, per timore di una guerra civile. Dopotutto la politica terrorista di Hamas ha solo lo scopo di intimorire la borghesia israeliana e di farla fuggire in massa in Occidente. Infine, la potenza militare dello stato ebraico è dovuta essenzialmente all'aiuto degli Stati Uniti(18 miliardi di dollari per anno); ora, il Pentagono comincia a storcere il naso e l'antisionismo comincia a prendere piede anche presso gli stessi ebrei americani! La comunità ebraica americana, largamente tenuta a contribuire, si pone delle questioni; conviene giocare la carta dello stato bunker oppure, come nel XIX secolo, la carta della diaspora mondiale? La "setta" Loubavitch preme parecchio sul dato non più finanziario ma metafisico, sostenendo che il giudaismo non si può concentrare su un singolo stato ma che, come altre nazioni, la terra promessa risieda non in Palestina ma in un ideale. Non ci scordiamo poi dell’imponente ritorno della seguente ideologia presso gli ebrei americani ossia che "la vera terra promessa è l'America". Lì si trova la leva di tutte le forze e non nelle sabbie del medio oriente, in mezzo ai beduini. Altro fatto che sfugge alla perspicacia dei giornalisti: la comunità e lobby ebraica pro-israeliana è sempre più in concorrenza con quella arabo-americana, principalmente d'origine siriana, libanese, palestinese ed egiziana. Questa lobby ha il vantaggio di rappresentare dei paesi petroliferi, argomento di peso notevole al Congresso, d'altra parte le lobbies ispano-cattoliche, sempre più potenti, attraggono l'attenzione dei politici americani su questioni molto più scottanti che il costoso sostegno dello stato ebraico. Ho potuto leggere nel settimanale Hebdò (7 marzo 2001): "L'alleanza indefettibile diventerà neutralità, forse ostilità, se la repressione delle insurrezioni dei bambini e l'occupazione dei territori palestinesi da parte dei coloni ebrei si svilupperà ancora con i soldi dei contribuenti americani. E' il grande pericolo che i dirigenti israeliani vorrebbero ignorare per il momento. Infine, gli Stati Uniti avranno sempre meno bisogno di Israele per dominare la regione e potranno essere tentati di lasciarla, perché i tre paesi più affidabili e alleati sono l'Arabia, l'Egitto e la Turchia, tutti con notevole peso geopolitico". Secondo l'analisi costantemente fatta dalle colonne del quotidiano israeliano "Haaretz", lo stato israeliano e la comunità ebraica occidentale hanno preso un granchio, mi spiego: pensano che nell'avvenire prossimo futuro (cioè nel XXI secolo) il popolo ebraico conserverà lo statuto politico affettivo del XIX secolo e del XX secolo. Invece si sa che i centri di gravità del mondo oscilleranno. Al consiglio di sicurezza dell'ONU, si è potuto constatare come la difesa del popolo ebraico importi davvero poco a Cinesi, Indiani, agli stati africani et cetera. Il conflitto arabo-israeliano comincia ad annoiare e a far sbadigliare tutto il mondo, anche gli stessi stati musulmani! Perché? Perché, come ha dichiarato il giornalista egiziano Mohamed Baktri in un colloquio al "Times" di Londra (7 marzo 2001): "Noi arabi sappiamo che a lungo termine vinceremo, perché siamo molto più numerosi. La resistenza di Israele è assolutamente vana. Tra vent'anni, Israele sarà uno stato arabo a maggioranza musulmana e si chiamerà Palestina". Il calcolo sionista, voluto dall'intellettuale ashkenazita Hertzl, della ricostituzione del regno di Salomone, è durato solo dal 1948 e terminerà nel 2020. Poco più dell'utopia comunista in Russia. L'attuale governo d'unità nazionale [si riferisce sempre al 2001 NdT] di Ariel Sharon, che praticamente prende tutti, che associa il moderato Shimon Peres agli estremisti Rehavam Zeevi, partigiano dell'espulsione di tutti i palestinesi dal "grande Israele", e Avigdor Lieberman, che vuole bombardare Teheran e il canale d'Assuan, prova che Israele è ormai alla frutta. Dopo l'affondamento del processo di pace e la devalorizzazione dell'impotente Arafat, Israele è incapace di canalizzare la rinnovata potenza dei musulmani all'interno del suo santuario. Il suo stato bunker si sta già sgretolando. Secondo me la vittoria degli Arabi nel Medio Oriente è ineluttabile. E' anche per questo motivo che noi dobbiamo concentrarci su altri problemi: i nostri. E non perdere tempo a difendere gli ebrei con i musulmani o viceversa, in un conflitto che ormai non ha più gioco. Il piccolo popolo non potrà far niente di fronte all'enorme potenza e alle masse della Cina neoconfuciana e postcomunista, dell'India pagana, di un'America sempre più indifferente e del mondo islamico in constante risveglio. I suoi problemi e i suoi stati d'animo non interesseranno più l'umanità di domani. Gli antisemiti, come i filosemiti, fratelli di latte, sovrastimano la potenza di Israele credendolo invincibile e eterno, onnipotente e onnipresente. Come mi disse già quindici anni fa Shlomo Shoham, israelita "sabra", agnostico, grande scrittore e professore di filosofia all'università di Ramat-Aviv: "Noi altri ebrei coscienti dovremmo finalmente capire che non siamo l'unico popolo sulla terra ma un piccolo popolo come tanti altri" citando a memoria. Per concludere: noi dobbiamo restare assolutamente indifferenti al conflitto arabo-israeliano e interessarci invece delle intrusioni e alla colonizzazione che subiamo oggi. Non ci si può preoccupare degli altri se prima non si bada a se stessi".
[CONTINUA]