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    Predefinito Faye su ebraismo, sionismo e Medio Oriente

    Querelles israelo-palestinese: per una strategia dell'indifferenza

    Israeliani contro Palestinesi? Non è un nostro problema. Gli scontri secolari tra ebrei e musulmani, tra figli d'Israele e di Ismaele, questa vendetta familiare, non è un nostro obiettivo e ci allontana dalla vera battaglia per il nostro popolo. Ancor di più ora che lo stato d'Israele rischia, a breve termine, di scomparire..!!

    Allora, ci sembra davvero impossibile che un conflitto concernente appena 50.000 km quadrati e qualche milione di uomini, mobilizzi l'attenzione ansiosa dell'Occidente. Tutta l'Europa si è fatta prendere da questa febbre. Questo conflitto medio - orientale, arabo-israeliano, contrariamente a ciò che si può leggere su "Le Monde Diplomatique", non ha più tutta l'importanza geopolitica che aveva al tempo della guerra fredda. Questo perché una nuova, e poco probabile, uerra arabo-israeliana non porterà effetti maggiori di quelli che potrebbe portare un indebolimento della Russia, ex U.R.S.S., che sostiene chiaramente gli stati arabi e ha più di tutti i mezzi. Le zone di frizione geopolitica capitali saranno invece i Balcani, la frontiera indo-pakistana (Kashmir) che oppone due potenze nucleari e il Pacifico dove lo sfidante cinese, nel corso del XXI secolo, rischia gravemente di scontrarsi con lo zio Sam. E' davvero assurdo che i media francesi facciano le loro "prime", due volte alla settimana su questo[....]quando dei conflitti strutturali e capitali si svolgono altrove. E' davvero affliggente vedere come certi ambienti "identitari" europei prendano di fatto le parti, per romanticismo, dei Palestinesi. Quest'ultimi sostengono gli interessi europei? Personalmente non sono né filo-semita, né anti-semita, né anti-arabo,né pro-arabo, né anti-americano, né pro-americano, né anti-marziano, né pro-marziano. Nel momento in cui l'Europa è il progetto di un'occupazione oggettiva, massiva e programmata da parte dell'Islam, è assurdo, non importa dove, sostenere la causa di un popolo a maggioranza musulmana. Non dimentichiamoci che i dirigenti di Hamas, il movimento palestinese più duro, hanno apertamente dichiarato che, aldilà della liberazione del popolo palestinese, l'obiettivo degli "islamisti", quindi quello di Hamas, è l'installazione dell'Islam e del mondo arabo in Europa e per prima cosa in Francia. Questi "pro-palestinesi" ad oltranza che si dicono pure "Identitari Europei" dovranno prendersi questa grana. Denunciamo un altro argomento assai ridicolo. Si vuole che, carezzando la causa degli stati arabo-musulmani, abbracciando la causa palestinese e aiutando il mondo arabo economicamente e politicamente si possa limitare l'invasione/immigrazione e anche l'aggressività dell'Islam in Europa. Pertanto, la Francia aiuta massicciamente l'Algeria(sovvenzioni, annullamento dei debiti, acquisto di gas et cetera) avendo come ricompensa solamente gli insulti di Bouteflicka, l'aumento di domande per l'ingresso e di carte di soggiorno(visa), innumerevoli esigenze per gestire le moschee e per ottenere dei privilegi per gli algerini installati in Francia. Notiamo come la mentalità arabo-musulmana sia completamente disconosciuta, chi si immagina che gli aiuti, le lusinghe, il sostegno contro natura (anche contro Israele), possano allentare la pressione colonizzante sull'Europa si sbaglia. E' vero proprio il contrario!! E' spesso per antisionismo, cioè per antisemitismo affettivo, che questi ambienti si fanno "ausiliari" della causa palestinese, lasciandosi completamente strumentalizzare e giocano la carta della simpatia totale verso l'arabo-islamismo in Francia! Ho visto anche portare delle kefiah bianche e nere e convertirsi alla religione del profeta. Come diceva Machiavelli, in politica, l'affettività è il più suicida e accecante dei comportamenti. E, come insegna Carl Schmitt, si devono avere "amici" esclusivamente nella propria patria e per la propria causa. Altro proclama di certi pro-palestinesi irriflessivi, trascinati da un certo antiamericanismo semplicista (lo dico volentieri perché io sono insospettabile di americanolatria): "Israele-USA, stessa guerra, siccome noi li odiamo entrambi, prendiamo le parti dei palestinesi". Questo ragionamento politico infantile dimentica tre cose essenziali di natura geopolitica: infatti, come ha dimostrato Alexandre Del Valle, gli egoisti e pragmatici USA giocano, globalmente, e sempre più per ragioni petroliere, la carta degli stati musulmani; il loro interesse principale è quello di indebolire l'Europa e, per questo, favoriscono l'installazione da noi dell'Islam e l'ingresso della Turchia in Europa. Infine, come sarà dimostrato nelle prossime pagine, l'interesse per Israele degli Stati uniti va sempre più scemando.

    Sono per caso un partigiano dello stato ebraico, un difensore del sionismo, un occidentalista persuaso della solidarietà strutturale tra Israele e l'Europa? Ovviamente no. Certi hanno potuto constatare (e denunciare) l'impunità totale di cui beneficia Israele, malgrado tutte le sanzioni e le violenze ripetute del diritto internazionale dal 1947 contro gli Arabi del medio oriente. A me sembra che sia più utile e urgente consacrare le proprie energie per combattere l'oppressione che è fatta al popolo serbo-ortodosso. La mia logica si basa sull'etnocentrismo, i soprusi su Palestinesi, Israeliani, Tibetani, Indiani o del Chiapas sono sicuramente scandalosi ma non ci riguardano. E poi, tutti quelli che denunciano, con ragione ben inteso, la brutalità israeliana contro i musulmani palestinesi, come quella avvenuta durante le incursioni armate nei campi dei rifugiati, dovrebbero preoccuparsi anche dei massacri e delle deportazioni, ancor più gravi, perpetrate dai musulmani in Nigeria, Sudan, Afghanistan e in Indonesia...per questo tutti gli Europei assennati dovrebbero evitare di prendere le parti dell'una o dell'altra parte e evitare di sostenere o gli Arabi o gli Israeliani, sopratutto perché alla fine i Palestinesi prevarranno...
    La mia previsione è che, come l'URSS e gli imperi coloniali europei, Israele non riuscirà a resistere ancora per molto, nonostante la sua potenza militare, le ragioni sono le seguenti: primo la sommersione etnica per mano degli arabi palestinesi (cittadini israeliani e non) è ineluttabile, questo perché loro hanno un tasso di fecondità due volte più alto di tutti gli israeliani (i coloni,giudei "religiosi" e prolifici sono solo una sparuta minoranza.
    1. Ora, nella storia, la forza numerica dei ventri ha sempre superato quella delle armi, CEDANT ARMA UTERIBUS. D'altra parte il bilancio migratorio ebraico si è invertito negli anni '90, le migrazioni provenienti dalla Russia si sono fermate, aumentano invece le partenze verso gli USA e l'Europa, per timore di una guerra civile. Dopotutto la politica terrorista di Hamas ha solo lo scopo di intimorire la borghesia israeliana e di farla fuggire in massa in Occidente. Infine, la potenza militare dello stato ebraico è dovuta essenzialmente all'aiuto degli Stati Uniti(18 miliardi di dollari per anno); ora, il Pentagono comincia a storcere il naso e l'antisionismo comincia a prendere piede anche presso gli stessi ebrei americani! La comunità ebraica americana, largamente tenuta a contribuire, si pone delle questioni; conviene giocare la carta dello stato bunker oppure, come nel XIX secolo, la carta della diaspora mondiale? La "setta" Loubavitch preme parecchio sul dato non più finanziario ma metafisico, sostenendo che il giudaismo non si può concentrare su un singolo stato ma che, come altre nazioni, la terra promessa risieda non in Palestina ma in un ideale. Non ci scordiamo poi dell’imponente ritorno della seguente ideologia presso gli ebrei americani ossia che "la vera terra promessa è l'America". Lì si trova la leva di tutte le forze e non nelle sabbie del medio oriente, in mezzo ai beduini. Altro fatto che sfugge alla perspicacia dei giornalisti: la comunità e lobby ebraica pro-israeliana è sempre più in concorrenza con quella arabo-americana, principalmente d'origine siriana, libanese, palestinese ed egiziana. Questa lobby ha il vantaggio di rappresentare dei paesi petroliferi, argomento di peso notevole al Congresso, d'altra parte le lobbies ispano-cattoliche, sempre più potenti, attraggono l'attenzione dei politici americani su questioni molto più scottanti che il costoso sostegno dello stato ebraico. Ho potuto leggere nel settimanale Hebdò (7 marzo 2001): "L'alleanza indefettibile diventerà neutralità, forse ostilità, se la repressione delle insurrezioni dei bambini e l'occupazione dei territori palestinesi da parte dei coloni ebrei si svilupperà ancora con i soldi dei contribuenti americani. E' il grande pericolo che i dirigenti israeliani vorrebbero ignorare per il momento. Infine, gli Stati Uniti avranno sempre meno bisogno di Israele per dominare la regione e potranno essere tentati di lasciarla, perché i tre paesi più affidabili e alleati sono l'Arabia, l'Egitto e la Turchia, tutti con notevole peso geopolitico". Secondo l'analisi costantemente fatta dalle colonne del quotidiano israeliano "Haaretz", lo stato israeliano e la comunità ebraica occidentale hanno preso un granchio, mi spiego: pensano che nell'avvenire prossimo futuro (cioè nel XXI secolo) il popolo ebraico conserverà lo statuto politico affettivo del XIX secolo e del XX secolo. Invece si sa che i centri di gravità del mondo oscilleranno. Al consiglio di sicurezza dell'ONU, si è potuto constatare come la difesa del popolo ebraico importi davvero poco a Cinesi, Indiani, agli stati africani et cetera. Il conflitto arabo-israeliano comincia ad annoiare e a far sbadigliare tutto il mondo, anche gli stessi stati musulmani! Perché? Perché, come ha dichiarato il giornalista egiziano Mohamed Baktri in un colloquio al "Times" di Londra (7 marzo 2001): "Noi arabi sappiamo che a lungo termine vinceremo, perché siamo molto più numerosi. La resistenza di Israele è assolutamente vana. Tra vent'anni, Israele sarà uno stato arabo a maggioranza musulmana e si chiamerà Palestina". Il calcolo sionista, voluto dall'intellettuale ashkenazita Hertzl, della ricostituzione del regno di Salomone, è durato solo dal 1948 e terminerà nel 2020. Poco più dell'utopia comunista in Russia. L'attuale governo d'unità nazionale [si riferisce sempre al 2001 NdT] di Ariel Sharon, che praticamente prende tutti, che associa il moderato Shimon Peres agli estremisti Rehavam Zeevi, partigiano dell'espulsione di tutti i palestinesi dal "grande Israele", e Avigdor Lieberman, che vuole bombardare Teheran e il canale d'Assuan, prova che Israele è ormai alla frutta. Dopo l'affondamento del processo di pace e la devalorizzazione dell'impotente Arafat, Israele è incapace di canalizzare la rinnovata potenza dei musulmani all'interno del suo santuario. Il suo stato bunker si sta già sgretolando. Secondo me la vittoria degli Arabi nel Medio Oriente è ineluttabile. E' anche per questo motivo che noi dobbiamo concentrarci su altri problemi: i nostri. E non perdere tempo a difendere gli ebrei con i musulmani o viceversa, in un conflitto che ormai non ha più gioco. Il piccolo popolo non potrà far niente di fronte all'enorme potenza e alle masse della Cina neoconfuciana e postcomunista, dell'India pagana, di un'America sempre più indifferente e del mondo islamico in constante risveglio. I suoi problemi e i suoi stati d'animo non interesseranno più l'umanità di domani. Gli antisemiti, come i filosemiti, fratelli di latte, sovrastimano la potenza di Israele credendolo invincibile e eterno, onnipotente e onnipresente. Come mi disse già quindici anni fa Shlomo Shoham, israelita "sabra", agnostico, grande scrittore e professore di filosofia all'università di Ramat-Aviv: "Noi altri ebrei coscienti dovremmo finalmente capire che non siamo l'unico popolo sulla terra ma un piccolo popolo come tanti altri" citando a memoria. Per concludere: noi dobbiamo restare assolutamente indifferenti al conflitto arabo-israeliano e interessarci invece delle intrusioni e alla colonizzazione che subiamo oggi. Non ci si può preoccupare degli altri se prima non si bada a se stessi".

    [CONTINUA]

  2. #2
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    Predefinito Riferimento: Faye su ebraismo, sionismo e Medio Oriente

    Grande rinascita dell'antigiudaismo nel mondo arabo

    In Egitto e nell'insieme del mondo arabo una canzone ha molto successo e fortuna, è intitolata "io odio Israele". Un vero successo. Sopratutto dalla data dell'11 settembre. La rivista "L'Arche" (num.523 settembre 2001) ha pubblicato un dossier sulla rinascita dell'antisemitismo nel mondo arabo. Meir Waintrater stima che non si tratti più di un'ostilità nei confronti dello stato israeliano ma di un odio degli Ebrei allo stato puro. La stampa araba si spiega, si riferisce sempre di più ai "Protocolli dei savi anziani di Sion". Il "Mein Kampf" è un vero libro successo sia a Beirut che a Ramallah. La critica all'"Industria dell'olocausto" e il revisionismo storico sono sempre più frequenti. Waintrater teme questa risorgenza di antigiudaismo presso i Beurs delle Banlieus, così come presso i verdi (Jean Brière) e nell'ultra sinistra, ma, in tutti i casi, non certo nelle truppe di M. Krivine. Precisa, infatti, che "l'antisemitismo arabo troverà rinforzi nell'antisemitismo europeo che lui stesso ha alimentato. E' una logica infernale di cui occorre prendere coscienza prima che dilaghi.(...)Constatiamo inoltre lo sviluppo di una variante araba dell'antisemitismo". Il dossier de "l'Arche" fa sentire tutta l'inquietudine di molti ebrei francesi sull'ipotesi di un conflitto anche qui in Europa, vedi gli slogans "morte agli ebrei!" nelle manifestazioni anti-israeliane proposti aggressivamente sulle radio FM magrebine.
    2 Una domanda si pone, molti ebrei, infatti, un tempo favorevoli all'immigrazione massiccia e al lassismo ora si accorgono di avere giocato con il fuoco...esattamente come gli americani con i talebani e Ben Laden sostenuti in funzione anti-europea??...effetto boomerang...non stupisce infatti che i rustici cow boys conoscano così male l'Islam, ma è curioso che dei responsabili intellettuali ebrei francesi abbiano negato il pericolo che una religione nata da uno scisma della loro (semplificatore e universalista) potesse portare. Questo doppio gioco praticato dall'intellighenzia ebraica di sinistra in Europa è stato l'errore più grande.

    Islam-Giudaismo: una guerra fratricida

    L'Islam e il giudaismo sono fratelli nemici. Combattono come degli straccioni, ma, in realtà, non possono stare l'uno senza l'altro. Che cosa è l'Islam? Niente di più che uno giudaismo scismatico. Ismaele e Israele, fratelli nemici molto vicini, fratelli del deserto. La mentalità infatti è la stessa, leggete il Corano e vedrete il grande numero in comune di personaggi biblici. Si trovano quasi tutti. Alla fine è la stessa religione. Ebrei e Musulmani condividono la stessa eredità, gli stessi riti e la filosofia suprematista e privilegiante i suoi credenti. I tabù sessuali e alimentari sono apparentati, come il loro monoteismo intransigente, il loro sentimento assoluto di superiorità e dell'inferiorità degli altri, dei diversi da loro. La divergenza è, però, abbastanza importante: questo perchè gli ebrei non mirano al califfato universale, alla dominazione fisica del mondo, che è invece l'obiettivo confessato degli islamisti. La loro è una sorta di filosofia spirituale e intellettuale. Nel corso del XXI secolo non riusciranno a tener testa nè all'Islam nè al resto del mondo.

    Quando gli ebrei francesi scoprirono l'antigiudaismo arabo-musulmano

    Gli ebrei di Francia cominciano ad avere paura della rinascita dell'antisemitismo, o meglio, dell'antigiudaismo. E, con grande stupore, s'accorgono che il nemico non è più il vendicativo "neo-nazi" nè il diabolico "galletto petanista" bensì il musulmano immigrato! Riprendiamo i fatti: dall'inizio della seconda intifada che imperversa nello stato ebraico, un certo numero di fatti, impensabili solo cinque anni fa,si sono prodotti: manifestazioni "anti-razziste" o pro-palestinesi, condotte da maghrebini che sbraitavano "morte agli ebrei!", ripetuti incidenti nelle scuole e altrove tra ebrei e afro-maghrebini et cetera. L'osservatorio del mondo ebraico creato da Shmuel Trigano nota che, dall'undici settembre decine di sinagoghe sono state oggetto d'attentati o incendi. Gli autori sono dei musulmani e non dei barbari skinheads d'estrema destra...i media hanno minimizzato il fenomeno. Perchè? Perchè c'è una terribile contraddizione politicamente corretta: se gli atti antiebraici provengono dagli iper-protetti beurs-neri-musulmani(e non dall'estrema destra diabolica) tutte le convenzioni ideologiche affondano! Dall'altre parte, le femministe incallite, gli omosessuali di sinistra e i laici comunisteggianti immigrazionisti e finanziatori di moschee, sono poco preoccupati del machismo, del bellicismo, dell'omofobia, dell'oscurantismo religioso e del razzismo antieuropeo dei loro cari protetti. L'intellettuale ebreo Alain Gèrard stima, in un articolo intitolato "L'antisemitismo passivo" (Le Figaro 10/11/2001), si lamenta della minimizzazione da parte dei media e delle autorità nei confronti degli atti antiebraici perpetrati dai beurs, a seguito della guerriglia israelo-palestinese. Rileva che il Corano è infarcito d'invettive contro gli ebrei (che scoperta!) precisamente nel celebre versetto 187, che dice: "Ammazzateli ovunque li troviate e cacciateli dove saranno ricacciati". Nota ancora che gli ebrei si ripiegano su se stessi e induriscono i loro riflessi d'autodifesa comunitaria. Riconosce che l'antisemitismo (o meglio l'antigiudaismo) è soprattutto musulmano e spazza via il fantasma Bernard Henri Levy di un antigiudaismo atavico francese scrivendo questa frase politicamente scorretta: "Se esiste, da un lato dell'immigrazione islamica, un antisemitismo religioso, etnico e paradossalmente razziale, i Francesi ebrei non hanno paura di prendere le parti della maggioranza sacrosanta dei loro compatrioti".

    3. Ogni giorno, dalle colonne del "Figaro" (07/11/2001), il vicepresidente del LICRA, tale Marc Knobel, si preoccupa delle ripetute aggressioni che hanno come protagonisti gli ebrei. Dubita anche dell'efficacia delle istituzioni nel combattere l'antigiudaismo musulmano. Ci ricorda che l'ultimo rapporto della commissione nazionale sui diritti dell'uomo registra un grosso aumento delle violenze antiebraiche, in gran parte fatte dai giovani venuti su dall'immigrazione e non da francesi autoctoni. Rende noto il "Rapporto della commissione diritti dell'uomo" che, a proposito delle centinaia d'intimidazioni a carattere antisemita, su una sessantina d'interpellati, solo cinque erano militanti della destra radicale e hanno subito un processo mentre gli altri no. Come se antisemiti possano esserlo solo gli Europei! Detto in soldoni, gli antigiudaisti musulmani sono stati rilasciati, gli altri no. Se non è conveniente sovrastimare la gravità della situazione non è altrettanto conveniente chiudere gli occhi e far finta di nulla, ignorando la realtà. Certi intellettuali ebrei di sinistra o destra cominciano ad aprire gli occhi; negli anni passati hanno approvato e incentivato l'immigrazione arabo-mussulmana incontrollata in Francia, facendo entrare il lupo nell'ovile e ora si lamentano!! C'è come un brivido di paura negli intellettuali ebrei parigini. Le élites ebraiche hanno giocato con il fuoco dal tempo del comunismo sovietico; si sono bruciate le ali, tacendo negli anni sulla massiccia colonizzazione musulmana in Europa. Come reagirà la comunità ebraica se una guerra etnica civile si manifesterà in Francia? Questa è la domanda principale, la più importante e urgente.


    [CONTINUA]

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: Faye su ebraismo, sionismo e Medio Oriente

    Panico generale rispetto alla nuova Intifada Palestinese

    Ho letto, nell'editoriale della rivista comunitarista ebraica "Israel-Diaspora Le lien" (n 174 01/12/2001), queste proposte di R. N. Cohen Tanugi, che traducono un naufragio degli indirizzi abituali, un malessere crescente nella comunità ebraica mondiale, rispetto a ciò che loro chiamano "il nuovo antisemitismo". "Contrariamente a ciò che ripetono instancabilmente i media, gli israeliani si sono prestati alla divisione storica di due stati, questo dal 1948, mentre i Palestinesi non l'hanno mai fatto. Loro, infatti, vogliono una soluzione finale. La sommersione etnica degli arabi nei confronti degli ebrei per "assorbire" Israele nella migliore delle ipotesi o addirittura distruggerlo se le circostanze lo permettono. G.W.Bush sacrificherà gli ebrei sull'altare degli interessi americani nel mondo arabo? Queste sono le uniche domande da porsi e l'avvenire non è scritto da nessuna parte".
    Fa, qui, allusione al possibile allontanamento da Israele da parte degli USA, in ragione dei patti petroliferi con le monarchie arabe e della ormai bassa influenza della lobby ebraica negli USA. Questo è uno dei grandi timori del governo israeliano. E, ora, meditate sulle conclusioni a cui viene Cohen-Tanugi, conclusioni dagli accenti bellici: "L'avvenire non è scritto da nessuna parte. A meno che non sia scritto nella Bibbia secondo l'interpretazione ebraica: questa allora sarà il terzo caso della "figura" e la terribile guerra di Gog e Magog dove gli ebrei saranno vincitori ma a un prezzo terrificante anche con l'aiuto del signore lassù. Mi piacerebbe molto se la Bibbia si sbagliasse..." Avete letto bene.

    Quando certi ebrei preferivano l'Islam

    Ecco a voi un riassunto di una informazione letta nella rivista tedesca "Nation Europa" del gennaio 2002. Il rabbino Joel Berger, portavoce della conferenza rabbinica di Germania, non ha peli sulla lingua. In un'intervista al settimanale "Rheinische Merkur", afferma che "non esistono tra ebrei e musulmani grosse differenze, queste due religioni sono infatti più apparentate rispetto al Cristianesimo". L'Islam e il Giudaismo non hanno bisogno di dialogo religioso, "non abbiamo in realtà grandi differenze di fondo". Per Berger, la Cristianità è colpevole del conflitto israelo-palestinese, perché essa ha tentato di colonizzare la Palestina. "L'Islam e il Giudaismo sono due modi di vivere molto prossimi e hanno strutture similari". Si attende dalle chiese cristiane "che esse abbandonino le loro pretese all'esclusivismo secondo il quale solo la loro via spirituale porti alla salvezza". Buffa osservazione quando si pensa che il Vaticano ha abbandonato questa posizione, invece l'Islam la tiene fermamente! Prosegue ancora: "I Cristiani non hanno mai smesso di cercare d'evangelizzare gli ebrei e questo non è nient'altro che un proseguimento dell'olocausto per altri mezzi. Noi non abbiamo granché da dirci visto che la Chiesa ha fatto dell'ebreo Gesù il Cristo".
    Cosa pensano i partigiani palestinesi, gli islamisti e gli amici di Ariel Sharon di questa originale analisi?




    Sinagoghe attaccate: non si parla di antisemitismo, perché?


    Queste sinagoghe sono state l'oggetto di una sassaiola, di graffiti ingiuriosi con croci gammate o di bombe incendiarie (tre sinagoghe sono state parzialmente distrutte). Questo, a seguito degli avvenimenti in Palestina. I professionisti dell'antirazzismo, i media e gli intellettuali della comunità ebraica, laici o religiosi, hanno fatto orecchie da mercante e minimizzato queste incredibili aggressioni. Perché? Perché gli aggressori erano maghrebini e, essenza metafisica, non possono essere razzisti o antisemiti. A dispetto degli studi fatti da sociologi onesti e da corpi d'insegnati che mostrano invece che lo sono in maniera ossessiva. Solo un europeo etnico può essere razzista o antisemita. Immaginiamo che questi attacchi alle sinagoghe sia stati fatti da dei francesi etnici o, peggio, da hooligans tedeschi o skinheads; avremmo visto grandi manifestazioni, arresti massicci e magari anche l'ONU si sarebbe scomodata. Ma c'è qualcosa di più incredibile, Bruno Etienne, professore di scienze politiche, direttore dell'osservatorio sulle religioni a Aix-en-Provence, intervistato da "Le Figaro" (12/10/2000) riconosceva che "l'incendio di una sinagoga è grave, non si vedeva da tanto tempo"(non è mai successo in Francia, nemmeno durante l'occupazione!), attribuendo questi reati non all'antisemitismo dei beurs(che per definizione e per essenza non possono esserlo) ma ad altri colpevoli mascherati. "Occorre tenere sott'occhio la manipolazione dei servizi segreti stranieri e dei gruppuscoli estremisti, ci si deve preoccupare anche dell'influenza di certi turchi al soldo dell'estrema destra". Insomma, avete capito, gli attacchi alle sinagoghe sono stati ad opera dei servizi segreti russi e dell'estrema destra. Aggiunge, inoltre, tanto per ripulire l'infamia sui Beurs, questa ingiuria nei confronti del suo paese: "L'antisemitismo dei beurs esiste ma è secondario. Occorre mettere le cose al giusto posto, è la Francia profonda che è antisemita, non i beurs e l'antisemitismo latente dei Francesi si è risvegliato". Incredibile ma vero, i beurs attaccano le sinagoghe ma non sono colpevoli, la colpa è dell'estrema destra e della Francia profonda. Nonostante per la prima volta abbia sentito "morte agli ebrei" lungo le strade dei Champs-Elysées. Questo è il grado di menzogna, d'infamia e di doppiogioco della classe intellettuale francese. Ma questo fa scoprire anche una stupidità bestiale di questo brillante professore che, dopo aver detto che non esiste nessun rischio di affrontamento etnico in Francia, perché i beurs sono, per nascita, vaccinati contro la xenofobia e il razzismo, riconosce che "se la guerra è dichiarata al medio oriente, rischieremo d'avere grossi problemi anche in Francia". Bisognerebbe saperlo...Ecco adesso alcune posizioni interessanti sulla questione: il giornale "Le Figaro" si è posato su questa questione chiamata pudicamente "il nuovo antisemitismo". Bisognerebbe chiamarlo con il suo nome, ossia antisemitismo arabo. Nell'articolo "L'Europa deve dire che la nazione aggredita è Israele" (03/02/2002) il filosofo Robert Misrahi scrive impaurito: "E' chiaro che in Francia l'anti-israelismo dominante incoraggia l'irredentismo arabo e la sua guerra terrorista; nutre l'antisemitismo dei francesi arabi; infine, isola di nuovo gli ebrei di Francia che si sentono angosciati da questa ripetizione". L'anti- israelismo dominante dei francesi è un fantasma. La verità è che il governo sta tra due imperativi elettorali contraddittori: apparire allo stesso tempo giudeofili e arabofili/pro-musulmani. D'altre parte perchè il filosofo Misrahi non dice una sola parola sulle varie colonie ebree illegali nelle zone palestinesi, causa prima dell'intifada? J.P.Pierre Bloch, da parte sua, consigliere a Parigi scrive su "Le Figaro" del 05/02/2002: "Un razzismo può anche nasconderne un altro, lasciando esprimere l'antigiudaismo con azioni violente, evitando la condanna di questa violenza e dei suoi autori, una minoranza di beurs. Il Laissez faire attuale sfocerà nella creazione di un altro capro espiatorio, fertilizzando l'altro razzismo latente in seno alla nostra popolazione, quello anti-arabo". Straordinaria contraddizione da parte di un ebreo! "Sì,sono i beurs che ci attaccano ma non bisogna dirlo, è scorretto e razzista!". Pierre Andrè Taguieff nel libro "I nuovi volti dell'antisemitismo" (08/10/2001) denuncia un antisemitismo represso dell'estrema sinistra e nota che l'antisionismo e l'anticapitalismo si legano contro Israele e l'Occidente. Per lui, "una forte impronta giudeofoba segna una parte significativa della sinistra e dell'estrema sinistra e i pro-palestinesi mistico-mitici si rivelano come il vettore di questo antisionismo assoluto". Ma si dimentica di dire che, da quaranta anni, l'estrema sinistra, sopratutto l'ala trozkista, è piena di intellettuali e militanti ebrei. Su RFI, alle 19.40 del 9 Gennaio 2002, J.C.Attias e Esther Ben Bassa parlano del loro libro "Gli ebrei avranno un avvenire?". I due rivelano che, prima degli atti antiebraici dei beurs (un ministro israeliano aveva detto: la Francia è il paese più antisemita d'Europa), Tel Aviv aveva assegnato un aiuto speciale per il ritorno degli ebrei di Francia, ma che questa misura aveva fallito vista la recessione e la guerra civile. Nel 2001 si nota una tendenza a partire degli ebrei israeliani e una caduta del 25% dell'immigrazione dai paesi dell'Europa centrale. Ciliegina sulla torta, esiste da poco a Neuilly un'agenzia un po' speciale che si è presa la briga d'organizzare la partenza degli ebrei (impauriti) francesi verso gli USA.

    Parliamo di ebrei...

    Ah, ah! Eccolo qua! Il soggetto tabù, il solo, il vero, il punto nero intorno a cui ruota il mondo. Gli ebrei! Dall’affare Dreyfus (primo stadio) poi la seconda guerra mondiale (secondo stadio) e il conflitto della Palestina (terzo stadio), la questione ebraica è divenuta una ferita bruciante. Tra essere anti-ebraici e filo-ebraici, tra il martello e l’incudine, è difficile prendere la via giusta. Dopo l’uscita dei miei ultimi libri, alcuni ebrei o filo-ebrei mi hanno fatto notare che ”lei non parla mai degli ebrei, quindi lei evita il problema, quindi lei si nasconde e ci vien da pensare che lei sia antisemita”. Invece, altri, precisamente antiebraici, mi hanno detto di essere pro-sionista, perché le mie critiche sull’Islam e sull’immigrazione afro-maghrebina hanno fatto cadere la critica sul comportamento d’Israele e sull’influenza sionista nel mondo. Brevemente, da tutte e due le parti occorre subito dichiararsi giudeofili o antigiudei indipendentemente dal soggetto che si vuole affrontare. Per ciò che mi concerne, dirò che la mia proposta stupirà il mondo, infatti io mi dichiaro giudeo-indifferente. Alcuni giornalisti della stampa benpensante, ansiosi, mi hanno domandato “se io condanno o no il revisionismo storico”. Tutto questo rivela un deficit d’intelligenza. Mi spiace per tutti questi filo o anti giudei, che urterò con le mie affermazioni ma, secondo me, la “questione ebraica” che ha ossessionato tanti intellettuali, da Marx a Sartre passando per la Harendt e tanti altri, ebrei o no, presenterà sempre meno interesse nel corso del XXI secolo. La questione ebraica va scemando sempre più. Nonostante l’innegabile influenza nella storia occidentale passata, il popolo ebraico conterà sempre meno. Un indiano, un cinese, un indonesiano conoscono a malapena l’esistenza di questo piccolo popolo e di questa religione minoritaria. Il mondo del XXI secolo non sarà sicuramente preoccupato della “questione ebraica”. Ci saranno problemi molto più seri, da regolare.
    Penso che il genio, speciale ma innegabile, del popolo ebraico è ormai andato, infatti, come spiegherò altrove, penso che la sua presenza in Palestina sotto la forma dello stato coloniale d’Israele è condannata a medio termine. Non si dispiacciano i fanatici sionisti o gli antisionisti viscerali, fortunatamente la questione ebraica non verrà regolata da un massacro generale, come pensavano certe menti illuminate, ma da un ritorno di questo popolo in un piccolo cassetto della storia. Il popolo eletto non sarà più al centro della storia, e questo è un bene per la sua incolumità.


    [CONTINUA]

  4. #4
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    Predefinito Riferimento: Faye su ebraismo, sionismo e Medio Oriente

    La semitolatria degli antisemiti

    Il problema di molti antisemiti è che in fondo sono dei filo-semiti deliranti. Questi vogliono assolutamente che gli ebrei siano i più forti, siano i dominatori invincibili, siano ovunque, reggano il mondo, eterni come dei demoni sovrumani. Dalla semplice critica alla fissazione cronica, l’antisemita diventa pazzo. Per lui, gli ebrei, che lo affascinano, sono un popolo cattivo ma intrinsecamente superiore. L’antisemita parteggia, senza crederlo, la stessa visione degli ebrei estremisti kahanisti. Dopo l’apparizione di due articoli sulla questione medio-orientale apparsi nella riviste “Geostrategie” e “Terre et Peuple” dove spiegavo che, a medio termine, gli ebrei d’Israele saranno sconfitti e che il peso della comunità ebraica andrà declinando durante il XXI secolo in un mondo che sarà sempre meno centrato sull’Occidente, sono stato bollato come sionista, straordinario!! In questi ambienti, dove la paranoia regna sovrana, sostenere che il sionismo perderà sempre più peso significa esser sionisti! L’antisemita attribuisce agli ebrei una potenza titanica (ciò che piace a molti ebrei, addetti della tesi del popolo eletto, tesi assolutamente razzista). Sentendoli, parrebbe che questi ebrei siano dappertutto e tutti i dirigenti occidentali siano ebrei o filo-ebraici. Un antisionista deve necessariamente affermare l’invincibilità di Israele, la superiorità assoluta e l’enorme potenza di questo piccolo popolo. Mi ricordo di una volta in cui avevo fatto illividire di rabbia un ebreo sostenendo queste tesi.
    1) Io considero gli ebrei nella stessa maniera con cui considero Tibetani, Bantù, Inuit, senza provare nessuna idolatria nè antipatia per questi popoli, ma un'indifferenza totale.
    2) La concezione del mondo ebraica andrà declinando nel XXI secolo e verrà scalzata dal suo figliol prodigo, l’Islam, e probabilmente dagli Indiani e dai Cinesi.
    3) Contrariamente alle analisi degli antisemiti dell’estrema destra islamofila, la comunità ebraica vedrà declinare la sua influenza in Occidente e la famosa “decadenza francese” è stata qualcosa voluta dai francesi etnici di formazione cristiana non necessariamente “incastrati” da un complotto giudeomorfo, ma semplicemente allucinati da un'ideologia egemonica che potevano benissimo rifiutare perché non gli era stata imposta con la forza. Furibondo, il mio interlocutore mi disse “I protocolli dei savi anziani di Sion sono veri! Non sono un falso della polizia zarista! Noi dominiamo il mondo! Siamo una razza superiore!”
    Uno studente cinese che dovesse seguire la scenetta potrebbe morire dalle risate a queste proposte deliranti e dire: “Voi credete davvero di dominare il mondo?” ancora per poco…

    La grande paura del mondo ebraico

    A seguito della distruzione, il 15 febbraio 2002, dalle parti di Gaza, di un carro armato Merkava 3, uno dei più potenti del mondo, da una bomba palestinese, e dall’utilizzo recentissimo da parte dei mudjahedin di missili rustici, lo storico militare israeliano Marin Van Creveld ha sostenuto che le forze classiche sono inefficaci, a medio termine, contro la guerriglia e sostiene che “arriverà il giorno in cui tireranno sugli elicotteri e sugli aerei, è solamente una questione di tempismo, questa guerra l’abbiamo persa dall’inizio dell’intifada”. Per molti ebrei, sempre più numerosi, la politica dei coloni integralisti e di Ariel Sharon ha provocato la “seconda intifada” e appare quindi come suicida. In una petizione pubblica del 25 gennaio pubblicata nella stampa israeliana, una cinquantina di soldati e ufficiali scrivevano: “Noi ci rifiutiamo di partecipare all’occupazione e alla repressione dei Palestinesi”. Loro intendevano servire “solo quando si tratta di difendere Israele” e aggiungevano “quei territori non fanno parte di Israele e le colonie ebraiche che sono state stabilite finiranno per essere smantellate, non continueremo a combatterci per quelle, non continueremo a combattere aldilà della “linea verde” con lo scopo di opprimere, espellere, affamare e umiliare un popolo intero. Sì, l’esercito commette dei crimini di guerra”. I falchi ribattono che “sono i palestinesi che hanno cominciato” e che, anche senza le colonie e la politica di Sharon, gli arabi elimineranno Israele. Il sostegno incondizionato degli USA allo stato ebraico non sarà eterno. Quest’ultimo potrà ancora essere sostenuto a braccia aperte, con gli F-16 e montagne di dollari dallo stato americano? Niente è meno sicuro di questo. Non ci sarà sempre un G.W. Bush che incondizionatamente sosteneva Israele. La crescita delle lobbies arabo-musulmane, asiatiche e cattolico-ispaniche negli USA preoccupa la comunità ebraica. C’è un fatto nuovissimo, la stessa comunità ebraica oggi comincia ad opporsi all’immigrazione massiccia, proprio loro che l’avevano sostenuta pomposamente! Il dottor William Pierce dell’"American dissident voice” spiega che questo ritorno su “Spearhead” (gennaio 2002), secondo lui, negli USA e in Europa, certi ambienti ebraici prendono coscienza che i nuovi migranti non occidentali non si fanno colpevolizzare dalla Shoah, che l’antigiudaismo non li spaventa, che sono impermeabili all’influenza ebraica e che, i rapporti con gli asiatici, i loro concorrenti economici principali, diverranno sempre più aspri. Più di due miliardi di musulmani affronteranno solo 28 milioni di ebrei. Da questo si evince che, nonostante tutte le capacità, Israele non riuscirà a contenere la marea montante islamica, moltiplicata dal proselitismo fanatico. Il giudaismo non riuscirà, da qui a 20 anni, a fermare il rullo compressore islamico.




    L’apartheid, sola soluzione per Israele?

    La politica attuale del governo Sharon e tutto l’ingranaggio della guerra civile è giudicato suicida da un numero sempre più numeroso di Israeliani i quali sostengono che la guerra sarà perduta e Israele non si riprenderà più. La tesi che io difendo è la seguente: dalla creazione dello stato ebraico e, soprattutto dalla guerra del 1967, la politica sionista nella regione è geostrategicamente stupida e economicamente catastrofica. Cominciamo da qualche dichiarazione per mettere le cose a posto. Il 5 marzo Ariel Sharon annuncia: “Ci dobbiamo concentrare solo su una cosa, distruggere i palestinesi, nella maniera più dura possibile. Questo è ciò di cui hanno bisogno, cannonate, devono capire che la spunteremo noi”. La celebre giornalista Zeev Schiff scrisse nello stesso giorno sul quotidiano “Haaretz”: “Un giorno, in questa terribile guerra, dove tutti quelli che distruggono delle famiglie israeliane, compresi bambini e neonati, dovranno capire che Israele potrà distruggere non solo i loro beni ma soprattutto i loro cari”. Per la prima volta, un'intellettuale ebrea israeliana sostiene nella stampa moderata il massacro d’innocenti, invocando la legge del Taglione. I Palestinesi rispondono. Marwan Barghouti, capo di Fatah in Cisgiordania: "I risultati delle incursioni mortali israeliane nel campo sono niente. Sono a malapena riusciti ad uccidere qualche civile e a distruggere qualche casa, senza andare oltre. La politica di Sharon è un fallimento totale”. Abou Leila (uno dei patron del’OLP e del FDLP): “L’opinione pubblica israeliana si sta rendendo conto che il programma di Sharon, basato su una soluzione militare, è un'illusione completa. Invece della sicurezza da lui promessa, l’unica cosa che aumenta è l’insicurezza. In questo genere di guerra contano poco le armi, la foga e l’allenamento, ciò che conta è il morale. E quello dell’esercito israeliano va giù a tutta velocità". Yossi Sarid, capo dell’opposizione israeliana alla Knesset: “Ormai siamo dentro un conflitto tribale sanguinoso, da oggi sarà occhio per occhio e due denti per uno”. Infine, l’ultima presa di posizione che riassume tutta l’impasse tragica in cui sono caduti i sionisti: il vecchio primo ministro Ben Netanhayu (rivale di Sharon) sostiene ”espellere Arafat e rifiutare qualsiasi creazione di uno stato palestinese”. Posizione stupida e suicida per gli ebrei.

    Questa idea di uno stato palestinese è stata proposta per la prima volta dagli USA nel 2002, al consiglio di sicurezza dell’ONU. E’ la prova che gli americani, protettori di Israele, prendono coscienza delle stupidaggini geostrategiche dei loro protetti. In effetti la posizione ufficiale dello stato ebraico (sempre più contestato dall’opinione pubblica) segue la teoria del “grande Israele”, la nascita delle colonie in terre arabe e il rifiuto di uno stato palestinese territorialmente separato. Tutto questo perché Israele non lascerà il controllo sui territori occupati nel 1967. Questa posizione ha partorito un’assurdità geopolitica che segnerà la morte dello stato d’Israele. La situazione attuale, di tipo balcanico, di “zone palestinesi”, di “zone colonizzate dagli ebrei ortodossi” e di territori già devoluti agli israeliani nel 1948, senza contare la presenza imbarazzante di cittadini israeliani arabo-musulmani, colora questo luogo a macchia di leopardo e rende il tutto ingestibile. A medio termine, una guerra di partigiani palestinesi che colpiscono ovunque e dove vogliono e le azioni militari di Tsahal avranno lo stesso effetto di quelle dei G.I. nel Vietnam.

    I governi israeliani hanno scelto contro qualsiasi logica di coabitare nello stesso territorio con arabo-mussulmani e di dominare con la forza una popolazione povera, demograficamente molto più prolifica e dove i partigiani dei terroristi islamici saranno, in maniera sempre maggiore, aiutati dagli stati arabi che circondano Israele. Questo aberrante schema coloniale non potrà che fallire. Paradossalmente, la rivendicazione palestinese di beneficiare di uno stato a sé, separato da Israele, è la sola chance per permettergli di sopravvivere. Perché? Perché se lo stato ebraico fosse stato intelligente, avrebbe dovuto seguire una politica di apartheid totale. Riassumiamola in tre punti:
    1) Smantellamento di tutte le colonie ebraico ortodosse da Gaza e dalla Cisgiordania.
    2) Creazione di uno stato palestinese indipendente dalle parti di Gaza e nella Cisgiordania(o nella parte orientale di quest’ultima) al prezzo dello spostamento delle popolazioni, ebree e musulmane, lo stato ebraico e quello musulmano sarebbero a loro volta mono-etnici e “tamponati”, nessuna promiscuità, nessuna mescolanza.
    3) Resterebbero le questioni degli arabi israeliani e di Gerusalemme. I primi, minoritari, non si faranno più problemi perché l’oppressione coloniale sarà sparita; quanto a Gerusalemme, gli ebrei dovranno imperativamente rinunciare a farne la loro nuova capitale per fanatismo religioso. Questa città, simbolo del monoteismo del libro, dovrà essere sotto l’amministrazione internazionale secondo il diritto delle enclavi all’extraterritorialità, come stabilito da un decreto dell’Onu nel 1949.
    Tenuto conto della sua superiorità schiacciante in campo militare, lo stato ebraico, sotto la costante perfusione del pentagono, non avrà niente da temere dal suo vicino e dalle altre popolazioni arabo-musulmane.


    1 Sui 6,2 milioni di cittadini israeliani, si stima che solo 600.000 (meno del 10%) “ebrei religiosi” desiderino prosperare e persistere nella colonizzazione. Situazione insostenibile a lungo termine.

    2 Per esempio a Marsiglia, il 29 ottobre, una scuola ebraica, il Gan Parsdess, è stata parzialmente bruciata e insozzata con dei graffiti tipo “morte agli ebrei, viva Bin Laden”

    3 Le masse arabe non considerano gli ebrei come dei “fratelli semiti”, al contrario degli ebrei che hanno una forte coscienza etnica, la mentalità musulmana è fondamentalmente universalista, accetta tutti i converti all’interno dell’umma, di qualsiasi origine essi siano. Al contrario del giudaismo, l’Islam non conosce la nozione di “popolo” ma preferisce quella della comunità di credenti nel futuro califfato universale. Il giudaismo è invece una religione etnica, l’Islam e il Cristianesimo (che sono i rispettivi scismi) hanno utilizzato, più il primo che il secondo, alcuni ingredienti ebraici per conquistare e dominare il mondo.

    4 Il “primo caso della figura” è l’eliminazione degli ebrei da parte dei nemici, il secondo è la coabitazione con gli altri popoli. Il terzo il sionismo militare, soluzione auspicata da Hertzl.

    5 Notiamo che, a causa della guerra arabo-israeliana, lo stato ebraico sta conoscendo (2002) la peggiore recessione economica dal 1953. La guerra gli è già costata 3,25 miliardi di dollari.
    Secondo la banca mondiale e il F.M.I., la crescita del 6,24 % nel 2000 si è assottigliata dello 0.5% nel 2001 e, anno dopo anno, la disoccupazione è passata dal 8,8% al 9,7%.



    Guillame Faye
    Avant guerre- Chronique d’un cataclysme annoncè
    L’Aencre-Paris (pgg da 133 a 152)



    FINE

  5. #5
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  6. #6
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    I pipponi complottisti nemici del mostro sionista che affama i popoli si leggano bene quanto scritto sopra dal buon Guillame Faye e riflettano.:408:

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    Citazione Originariamente Scritto da Arthur Machen Visualizza Messaggio
    I pipponi complottisti nemici del mostro sionista che affama i popoli si leggano bene quanto scritto sopra dal buon Guillame Faye e riflettano.:408:
    già :446:

  8. #8
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    avanti, nessuno commenta?

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    avanti, nessuno commenta?
    Eccomi .

    Credo che l'occidentale dovrebbe chiamarsi fuori da quella che si configura come una vicenda interna ad un mondo che non ci appartiene: quello islamo-ebraico.

    E' impossibilitato a farlo perchè la presenza di un numero crescente di musulmani sul nostro territorio nazionale vanifica ogni possibilità di procedere in tale direzione.

    All'occidentale non resta che una presa di coscienza rispetto all'inevitabile destino che lo attende: perdità della propria identità all'interno di una Europa multirazziale dove sarà minoranza tra le minoranze che caratterizzeranno in senso, non necessariamente negativo, il destino dell'Europa.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da oggettivista Visualizza Messaggio
    Eccomi .

    Credo che l'occidentale dovrebbe chiamarsi fuori da quella che si configura come una vicenda interna ad un mondo che non ci appartiene: quello islamo-ebraico.

    E' impossibilitato a farlo perchè la presenza di un numero crescente di musulmani sul nostro territorio nazionale vanifica ogni possibilità di procedere in tale direzione.

    All'occidentale non resta che una presa di coscienza rispetto all'inevitabile destino che lo attende: perdità della propria identità all'interno di una Europa multirazziale dove sarà minoranza tra le minoranze che caratterizzeranno in senso, non necessariamente negativo, il destino dell'Europa.
    Che tragedia che sei. Quando la crisi economica romperà il "puzzle" te e quelli che la pensano come te non li sentiremo più.

    carlomartello

 

 
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