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    Predefinito Chávez: via gli italiani

    Scempio di emigrati italiani, in Venezuela

    Pubblicato da Paolo di Lautrèamont


    Mentre in Italia destra e sinistra si lanciano accuse sull'emigrazione e l'uso del potere, in Venezuela c'è chi fa sul serio, con la dittatura e con gli emigrati italiani. E su Chavez ormai anche il PD ha maturato un'opinione negativa.

    Viste le notizie, il Governo e tutta la politica dovrebbero attivarsi immediatamente, con la Magistratura e il Ministro degli Esteri, per bloccare la confisca di beni e le vessazioni contro i nostri connazionali che subiscono -oggi, non nel Ventennio- la sventura di vivere sotto una dittatura.

    A L'Opinione è arrivata una lettera firmata, proveniente dallo stato più ricco del Venezuela, lo Zulia dove ci sono ricchi giacimenti di petrolio, attorno alla vastissima laguna di Maracaibo. Ecco alcuni passaggi:

    "Sapete se il governo italiano cercherà di dare una mano agli italiani di Maracaibo? Pochi giorni fa Chavez ha confiscato quasi tutte le imprese di logistica della costa orientale del lago di Maracaibo, molte delle quali sono state aperte da italiani piu di cinquanta anni fa. Si tratta di ditte di trasporto su acqua, cantieri navali piccoli e medi. Si dice che poi verrà il turno delle cliniche, dei distributori di benzina... e di tutto ciò che potranno arraffare. Qualcuno aveva detto che sarebbe venuto un ministro italiano... ma è solo un "rumor"... Qui si respira aria di tragedia... sono venuti come pirati e hanno preso tutto, mancava solo che cominciassero a violentare le nostre donne...
    Il lavoro è paralizzato e c'è tanta paura: nessuno paga i conti, nessuno ordina lavori, nessuno fa progetti. E' la morte economica. Noi abbiamo diviso il personale in due gruppi da mezza giornata, ma presto non potremo pagare neanche quella, il governo ha la palese intenzione di strangolarci...Abbiamo bisogno di sapere se importiamo qualcosa al governo di Roma!".

    Un altro emigrato ha scritto alla redazione di L'Altra Molfetta, suscitando le reazioni di molti cittadini parenti di emigrati in Venezuela e una prossima interrogazione della senatrice Poli Bortone. La lettera era firmata da Vito Tridente Sgherza, figlio di emigranti di Molfetta:

    "...La mia azienda è stata fondata nel 1964 ed è costata sudore, lacrime e sangue. Adesso è stata espropriata. Ogni giorno che passa il governo diventa più comunista. Il presidente nei suoi discorsi dice che il capitalista è un animale che deve scomparire dalla terra. ... In 10 anni di governo si è appropriato della Camera dei Deputati, dei tribunali... di tutto... Siamo in presenza di una dittatura con una facciata di democrazia.Ritornando alle nostre aziende, dopo un discorso del presidente, si è promulgata una legge per l'espropriazione delle ditte legate al settore petrolifero. Per adesso sono 39 aziende: di queste ce ne sono 4 di molfettesi e una di un barese. Ma ci sono anche altri italiani...L'8 Maggio sono entrati nelle nostre aziende e, possiamo dirlo, col fucile in mano ci hanno fatto abbandonare le nostre proprietà, dove non possiamo più entrare.

    La nostra preoccupazione è che non pagheranno il giusto prezzo per le nostre ditte, vista la situazione difficile, e aggiungo che ci hanno fatto lavorare 6 mesi senza darci un soldo, e si dice che vogliono un ribasso del 40%. Abbiamo lavorato perchè chi si ferma è considerato terrorista, contro-rivoluzionario, etc. Mai vista una situazione cosi. Tutti noi siamo lavoratori, immigranti e figli di gente che ha lavorato onestamente. Il console italiano in Maracaibo sta informando l'ambasciata di Caracas...".

    Oltre alle aziende, Chavez ha espropriato anche 2,5 milioni di ettari di terreno. Il Gruppo dei 400, dell'opposizione democratica venezuelana, ha indirizzato una lettera a José Miguel Insulza, segretario dell'Organizzazione degli Stati Americani. Nella lettera si ricorda la risoluzione adottata dal Parlamento Europeo lo scorso 7 maggio, a proposito di Manuel Rosales, ex governatore dello Zulia e candidato alla presidenza sconfitto da Chavez. L'Europa parla di "preoccupante deriva autoritaria", in particolare per la persecuzione giudiziaria nei confronti di Rosales e dell'ex ministro della Difesa, generale Baduel. Si denuncia anche l'annullamento -di fatto- dell'elezione del sindaco di Caracas (un oppositore), col trasferimento dei poteri a un Capo del Distretto federale nominato dal governo. Per non parlare delle minacce e delle violenze contro professori, imprenditori e giornalisti.
    Mentre a Roma si discute, il Venezuela continua a essere espugnato da un tetro despota e i nostri emigrati perdono il frutto della fatica di generazioni.

    AGGIORNAMENTO: Le aziende "italiane" sequestrate e confiscate nel frattempo sono diventate 74, da 39. In un giorno...



    Scempio di emigrati italiani, in Venezuela - La Pulce di Voltaire


    carlomartello

  2. #2
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    Chávez espropria gli italiani, che erano una delle comunità più benestanti del Venezuela, riducendoli in poverà, i più fuggono dal paese.


    Qui Venezuela: “Aiutateci”

    di Vincenzo R. Spagnolo


    EMIGRAZIONE - Una nazione al collasso dove vivono un milione di immigrati italiani travolti da una crisi economica, politica e sociale. Chiedono aiuti per non soffrire la fame. Negli ultimi 4 mesi le richieste di aiuto al Consolato italiano sono passate da 1800 a 2500. La Spagna invia ai propri concittadini assegni sociali “Io voglio lavorare. Sono ancora giovane, conosco il mio mestiere, ma non trovo lavoro…”. Rocco Simone, classe 1946, è di Altamura, in provincia di Bari. In Venezuela è arrivato coi genitori, 47 anni fa. Calzolaio esperto, ha sempre lavorato in fabbriche di scarpe. Tre anni fa, ha perso il posto durante le prime avvisaglie della crisi che attanaglia il Paese. Ora è tre giorni a settimana in una piccola azienda calzaturiera di Caracas, anch’essa a rischio chiusura. La paga è di 30mila bolivares a settimana, 18 dollari al cambio ufficiale. Con quei soldi, e con un piccolo sostegno del Consolato italiano (circa 90 dollari ogni sei mesi) Simone sopravvive da solo, senza telefono, in un appartamento di Las Flores de Catia: i suoi quattro figli hanno già lasciato casa e così, per ridurre le spese, si reca ogni tanto alla mensa della Missione cattolica italiana, nel quartiere La Florida. Ed è lì che bisogna andare se si vuole capire quanto il tracollo del Paese abbia inciso sulle vite dei nostri connazionali.

    La mensa della Fondazione Madonna di Pompei è nata per volere di padre Sergio, padre Zelindo e da signore di buona volontà, come Maria Grande e Maria Coletta. Da dicembre 2002, due volte al mese, in un salone, vengono messi tavoli e sedie per 160 persone, «ma spesso ne arrivano più di 200 e si cerca di dar da mangiare a tutti" I soldi per il cibo e qualche medicina sono frutto di donazioni. Fra i tavoli uomini e donne, piemontesi, campani, abruzzesi, con facce di lavoratori anziani e l’abito dei giorni di festa, anche se un po’ sdrucito. C’è chi è stato licenziato, chi ha bruciato i risparmi per curarsi una malattia e chi, pur avendo un appartamento, non è in grado di pagare le bollette o il condominio. Fra i tavoli, tutti hanno un estremo pudore a chiedere aiuto. Solo un sommesso e corale “dateci una mano”, fra la tristezza e la speranza di non essere abbandonati.

    C’è Vito, 66enne originario di Lucca, Gaetano, 71enne di Salerno, Salvatore, 70enne siciliano. C ‘è Gennaro, napoletano, classe 1936, quattro figli e moglie venezuelana: già operato al cuore, ha bisogno di altre cure urgenti, che non può ottenere perché gli ospedali pubblici sono al collasso e quelli privati troppo costosi.

    Ma le storie sono tante. I volontari di alcune associazioni italo-venezuelane hanno redatto un dossier con nomi, cognomi e circostanze, per sottoporlo all’attenzione del Ministro per gli italiani all’estero, Tremaglia. “In Venezuela vive oggi oltre un milione di italiani, emigrati negli anni Cinquanta e Sessanta, senza contare i loro figli e nipoti”, spiega Nunzia Auletta, di GentexVenezuela. “I cittadini iscritti al consolato italiano sono circa 300mila, ma ormai molti altri si stanno rivolgendo alle nostre autorità in cerca di aiuto”, aggiunge Francesca Granchelli.

    Tra i casi più urgenti “c’è quello del signor Giuseppe Leopardi, 63enne abruzzese di Sulmona, che ha perso il lavoro con la crisi. Ha moglie e quattro figli, tra cui Axel, 25enne disabile, che necessita di cure costose e costanti, alle quali l’Ivss, la previdenza sociale venezuelana, non è più in grado di contribuire”. Oppure c’è la signora Filide Marzano, 72enne di Bussi sul Tirino (Pescara), che soffre di diabete e vive in una stanzetta senza servizi in un barrio povero di Caracas, con due nipotini di 8 e 10 anni, lasciatigli dalla figlia. Appena saputo della situazione di Filide, aggiunge Francesca, “il comune di Bussi ha stanziato 2500 euro - già consegnati - per aiutarla”. Ma si tratta di una goccia nel mare. Negli ultimi 4 mesi, le richieste d’aiuto presso l’ufficio Assistenza sociale del Consolato italiano sono passate da 1800 a 2500. Ma l’ufficio, nonostante la buona volontà dei pochi funzionari, riesce ad aprire solo tre volte a settimana. Fuori dal Consolato, le file iniziano alle 4 di mattina e l’attesa di un appuntamento per il passaporto può durare fino a 8 mesi: “Molte di queste persone hanno saputo che il governo spagnolo invia ai propri cittadini disagiati in Venezuela assegni sociali e d’invalidità. E ora si chiedono perché l’Italia non faccia lo stesso - raccontano Barbara Bessone e Ana Stefanelli, di GentexVenezuela, -. Ma noi, a questa domanda, non sappiamo come rispondere”.

    Venezuela - Hugo Chavez - News - Information - Human Rights Violations - Terrorism | www.vcrisis.com


    carlomartello

  3. #3
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    Italiani in fuga dal Venezuela

    Timori causati dalla politica di Chavez


    CARACAS, 26 FEB (Italia Estera) - E` fuga dal Venezuela di Chavez. Nel solo 2006 il consolato italiano di Caracas ha emesso 13mila passaporti, con una media di 50 al giorno. A rivelare la voglia di lasciare il Paese guidato da Hugo Chavez è un`inchiesta condotta da "La Stampa" di Torino. Il motivo? Il timore che, dopo la nazionalizzazione delle imprese energetiche e telefoniche, Chavez possa rivalersi contro la proprietà privata, compresa quella delle case.
    E nel prossimo futuro la situazione potrebbe peggiorare. "Solo a gennaio la crescita di emissioni di passaporti è stata di almeno il 20% in più rispetto allo scorso anno", ha confermato alla testata torinese un alto funzionario dell`ambasciata italiana a Caracas. Gli italiani residenti in Venezuela, secondo il "Rapporto italiani nel Mondo 2006" della Fondazione Migrantes sono 73.128.
    Le code al consolato italiano (ma anche a quello spagnolo) - scrive il quotidiano - sono aumentate nelle scorse settimane, in coincidenza con l`attribuzione dei pieni poteri da parte del Parlamento venezuelano a Chavez. "Con il populismo di Hugo Chavez - si sfoga l`italo-venezuelano Daniel, laureato in ingegneria con tanta voglia di fare un master, `magari alla Bocconi di Milano` - il mio Paese non mi può offrire più nulla".
    Già alle 8 del mattino in avenida Mohedano, nel quartiere esclusivo de La Castellana, si può vedere la lunga fila di persone che attende il proprio turno per entrare nella sede diplomatica italiana. Due giovani neolaureati hanno creato il sito Quiero Vivir, trabajar, estudiar,oportunidades de emigrar a Estados Unidos, Australia, Espaa, Italia, Canada, visa, visado, costos, y mas para el inmigrante en aemigrar.com, che rappresenta un vero e proprio vademecum per chi da Caracas sogna di trasferirsi a Roma, Madrid e New York.
    Michele Castelli, punto di riferimento per l`Istituto italiano di Cultura a Caracas e ordinario di linguistica e dialettologia all`Universidad Central de Venezuela, non è tra quelli che torneranno in Italia ma non nasconde le preoccupazioni per le analogie che vede tra il Venezuela di oggi e la Cuba degli anni 60. "Il timore di esprimere opinioni che riscontrai all`Avana all`epoca - racconta - oggi si sta trasferendo qui, ma è soprattutto l`incertezza del futuro economico e politico a far sì che molti, soprattutto giovani, se ne vogliano andare". (Italia Estera) -

    Italiaestera.net - Italiani in fuga dal Venezuela


    carlomartello

  4. #4
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    Venezuela, italiani nell'incubo

    Nell'inferno delle carceri di Chavez


    *di Lorenzo Montanari E Paolo Della Sala *


    "Benvenuti nel cimitero dei morti viventi...Qui la vita non vale niente! I cani sono trattati meglio!" I detenuti italiani reclusi presso l'Internado Judicial de Los Teques, cittadina a quaranta chilometri da Caracas, ci accolgono con queste frasi lapidarie. Per giungere a questo carcere lugubre e fatiscente, dobbiamo risalire una collina lungo una stradina ripida che corre tra le baracche di un barrio, come si chiamano le favelas venezuelane. Entriamo nel cortile dove i detenuti hanno l'ora d'aria, accompagnati dal personale di una Ong del posto. I prigionieri sono al sesto giorno di sciopero della fame, per protesta contro i maltrattamenti delle guardie e le condizioni cui sono costretti a vivere. Incontriamo gli italiani: hanno perso chili e speranze, in questo inferno dantesco. Tutta l'Italia è rappresentata a Los Teques, da Bergamo alla Sicilia, da Roma a Napoli passando per Reggio Emilia e Bologna. "Gli abusi di ogni genere" ci racconta un detenuto "sono all'ordine del giorno. E' una tensione continua. Siamo psicologicamente a pezzi. Di notte non ci fanno dormire, oppure veniamo coinvolti in un pestaggio in corso". ...Se siamo qui certamente non è perché trasportavamo cioccolatini, ma i diritti minimi dovrebbero essere garantiti". Un altro ci ricorda che in carcere si deve pagare ogni cosa: "Qui tutto si paga a prezzi triplicati perché ogni cosa è gestito dai capi banda interni". "Il cibo è immangiabile" -grida un altro detenuto- "...Tutti i giorni si mangia arepa -un impasto di farina di mais fritto con sardine e acqua".

    Chi è diabetico non ha la giusta dose di insulina, e le medicine si pagano care. Alcuni hanno la dissenteria e chiedono disperatamente degli antib! iotici. Altri non riescono più a comunicare col proprio avvocato. C'è chi cerca soltanto una parola di conforto. C'è polemica tra gli italiani detenuti. Si sentono abbandonati e traditi: i sussidi economici erogati dal governo di Roma arrivano con grande ritardo. Accusano Teodoro Mascitti, vice console onorario di Los Teques, responsabile dell'erogazione dei contributi: "Il denaro arriva ogni quattro o cinque mesi, e quasi sempre senza arretrati. Questo non succede agli spagnoli o ai polacchi!". Passi il ritardo, ma è la mancanza degli arretrati a scatenare la rabbia dei detenuti. Per fortuna c'è anche l'altra faccia della medaglia, quella dell'efficienza e della solidarietà priva di burocrazia, che nasce dalla forza e dalla perseveranza di un sacerdote italiano. Si tratta di padre Leonardo Grasso, da dieci anni in Venezuela, che insieme alla ong Icaro assiste i detenuti italiani con un sostegno spirituale e anche con viveri e medicine di prima necessità.

    Alcuni finanziamenti arrivano grazie a una convenzione con il Consolato Generale di Caracas, che finanzia direttamente il progetto di assistenza. Un esempio di efficienza da parte delle nostre istituzioni, e di pragmatismo di
    una piccola Ong. "Tutto ciò -dice Padre Leonardo- nasce dalla volontà di rispondere alle necessità dei detenuti italiani che, anche se colpevoli, sono sempre delle persone con una loro dignità. Un dramma che incontriamo in tutti i penitenziari venezuelani". Italiani che non fanno notizia, e quindi sono dimenticati da tutti e lasciati in balia della violenza e di una burocrazia oppressiva. L'Italia ha in Venezuela il gruppo di carcerati più consistente di tutto il continente sudamericano. Secondo i dati del Ministero degli Esteri italiano si tratta di quaranta persone, tra uomini e
    donne. Secondo le Ong sono più di una sessantina, in maggioranza detenuti per traffico di droga, con una condanna media di otto a! nni. Qui non c'è garantismo, né arriva l'urlo di dolore dei Bertinotti e dei Prodi: siamo nel
    regno di Chavez. Fossero detenuti negli Stati Uniti diventerebbero dei Silvio Pellico, o almeno delle Silvia Baraldini. Nel regno marxislamico bolivariano vengono dimenticati.

    Il Venezuela detiene un triste primato: è la nazione con la più alta percentuale di morti negli istituti penitenziari. Con una popolazione carceraria di circa 19.000 unità, muoiono 350 prigionieri ogni anno, quasi uno al giorno, secondo quanto denuncia Humberto Prado -direttore dell'Observatorio Venezolano de Prisiones. I detenuti deceduti in carcere salgono di numero ogni anno, e a questi si deve aggiungere la mattanza "normale: 407 feriti nel solo primo semestre del 2006. Per non parlare degli arsenali di fucili, pistole, bombe lacrimogene e coltelli che emergono dopo
    ogni perquisizione, a causa della corruzione delle guardie carcerarie. A Los Teques le celle sono state completamente sventrate, per protesta, con i flessibili. I detenuti dormomo per terra, in stanzoni da ottanta persone con un solo bagno funzionante. Il carcere ha più di 800 prigionieri, invece dei 350 previsti. Quasi tutti sono in attesa di sentenza definitiva. Le norme igieniche sono quasi inesistenti e le infezioni ovviamente impazzano. In caso di malattia i detenuti devono pagare per avere cure in tempo utile. Ma spesso le cure vengono negate, per "motivi di sicurezza".

    La vita, nel carcere di Los Teques, rispecchia quella di tutto il Venezuela, moltiplicata per cento in termini di violenza, mancanza di regole sensate, prevaricazioni e burocrazia. "Qui l'odore della morte ti accompagna sempre", dice salutandoci un detenuto italiano. Non si vede l'alba e nemmeno il tramonto a Los Teques. Nel regno di Simòn Bolivar non c'è speranza per i poveri carcerati. Qui non vengono i medici cubani pagati da Chavez, il militare golpista abbracciato nel parlamento di Roma. In Venezuela i paladini degli oppressi toccano Caino, anzi lo prendono a calci.

    Identità Italia - Venezuela, italiani nell'incubo


    carlomartello

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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    Il "grande" Chávez...

    Passi la retorica anti-europea su Colombo, passino le ingerenze nelle politiche europee anti-immigrazione, ma i "nazionalisti" del forum a cui tanto piace Chávez cosa hanno da dire in merito ai compatrioti violentati da questo meticcio bifolco? :mmm:




    carlomartello

  6. #6
    Tringeadeuroppa
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    qualche post più sotto c'è la risposta del governo italiano alle cagate di carlomarello.
    Ultima modifica di No-social; 30-07-09 alle 09:56 Motivo: E' la tua ennesima storpiatura di nickname: dacci un taglio, o saremo costretti a segnalarti.

  7. #7
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    Le cagate sono solo le tue. Putin è un amico dell'Italia, Gheddafi o Chávez non lo sono, anche se con il primo si è scelta la strada del dialogo per fermare l'immigrazione, politiche che all'altro non sono piaciute come mostra il link. Quelli sopra riportati sono fatti. Gli italiani vengono trattati come già accadde un tempo in Libia, però oggi.
    Chávez è un criminale anti-bianco e niente di più, se si è italiani per simpatizzare con costui bisogna essere masochisti o traditori.

    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 29-07-09 alle 12:35

  8. #8
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    Buona parte degli italo-venezuelani sono una cricca di parassiti.
    Si adeguino al nuovo corso del Venezuela.

  9. #9
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    MARCO ZACCHERA (PDL) – VENEZUELA: DEPREDATI GLI ITALIANI

    L’on. Marco ZACCHERA (PDL), Presidente del Comitato Permanente per gli italiani nel Mondo, preoccupato per quanto sta succedendo in Venezuela, ha presentato al Governo un’interrogazione parlamentare in quanto il presidente Chavez, oltre che sul piano delle libertà personali e del pluralismo informativo, sta proseguendo in una serie di gravi limitazioni delle libertà economiche e negli ultimi tempi ha proceduto alla nazionalizzazione di numerosissime imprese, in diversi settori, molte delle quali di proprietà di cittadini italiani, italo-venezuelani o venezuelani di discendenza italiana e vivissima è conseguentemente la preoccupazione nelle nostre comunità dove numerose famiglie italiane si sono ritrovate in improvvise gravi difficoltà economiche, hanno perso i loro beni – spesso frutto di una vita di lavoro - e non hanno alcuna prospettiva di ritornarne legalmente in possesso.

    Gli indennizzi previsti – sottolinea Zacchera - sono del tutto aleatori e irreali rispetto all’ effettivo valore delle proprietà sequestrate e quindi chi perde la propria azienda non ha mezzi di sostentamento certi né può recuperare i propri risparmi e lasciare il paese ed il basso livello dei prezzi del petrolio ha acuito la crisi del regime di Chavez che in ogni modo interviene per ridurre l’agibilità politica dell’opposizione e la sua possibilità di operare in quelle città o regioni dove pure l’opposizione politica – anche recentemente - ha conquistato la maggioranza dei voti nonostante il forte sospetto di frodi elettorali e mentre non si contano le quotidiane denunce, anche a livello internazionale, per la sempre più cruenta repressione delle libertà individuali tanto da apparire evidente come il Venezuela si stia purtroppo avviando su di un percorso sempre più autoritario e violento.
    25 marzo 2009

    GIOVANI VENEZUELA: MARCO ZACCHERA (PDL) – VENEZUELA: DEPREDATI GLI ITALIANI


    Forza Italia chiede intervento per Comunita’ Italiana

    Dario Rivolta, Responsabile dell’Area Internazionale di FI e Vicepresidente Vicario di Azzurri nel Mondo, ha inviato una lettera al Sottosegretario Giampaolo Bettamio nella quale chiede un intervento perché si ottenga il ricollocamento della storica statua di Cristoforo Colombo nella piazza Venezuelas di Caracas divelta lo scorso ottobre 2004 da un gruppo di facinorosi del Presidente Chavez.
    La richiesta giunge in concomitanza dell’annuncio di una visita privata in Italia del Presidente Chavez prevista per il prossimo agosto.
    Per il Deputato Azzurro con tale atto si era voluto “oltraggiare” l’italianità del grande navigatore e nel suo complesso la comunità italiana numerosa nel Paese. La statua fu poi fatta a pezzi e appesa per i piedi come ulteriore simbolo di dileggio. Il nostro Ambasciatore in loco si mosse immediatamente per protestare e per chiedere la tutela nei confronti della comunità italiana ottenendo garanzie formali e rassicurazioni dalla Presidenza.
    A tutt’oggi, non risulta né che la statua sia stata riparata né, tanto meno, che sia stata rimessa nel luogo da cui era stata rimossa.
    La richiesta del Dirigente Azzurro è avvalorata dal fatto che “La visita privata del Presidente Chavez in Italia è tesa ad omaggiare la statua di Simon Bolivar sul Monte Sacro di Roma e il giuramento da lui ivi prestato.
    Pertanto, conclude Dario Rivolta “sarebbe auspicabile che il ripristino della statua fosse effettuata prima della visita a Roma .”

    Forza Italia chiede intervento per Comunita’ Italiana - Il Corriere d' Italia


    carlomartello
    Ultima modifica di carlomartello; 29-07-09 alle 12:47

  10. #10
    Hic Sunt Leones
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    Predefinito Rif: Chávez: via gli italiani

    Così si fa.

    Combattere le oligarchie e le lobby che non fanno gli interessi della propria Nazione, ma mirano solo a conservare i propri privilegi particolari.

    Bravo Chavez

 

 
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