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  1. #21
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    Predefinito Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Holuxar,

    il figlio segreto di Burzum...
    l'ultimo vichingo italiano....

    complimenti per il materiale,
    ma te lo dissi già in precedenza
    con tutti quei colori, quei link e quei post
    la gente non capisce nulla e non si sofferma a leggere.

    se posti 30 pagine tutte insieme, 40 link etc etc
    la gente cambia canale...

    consiglio personale eh.

  2. #22
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    Thumbs up Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Cito uno dei migliori forumisti di Stormfront Italia:

    “Holuxar ormai non ho più alcun dubbio, sei tu l'erede indiscusso del conte Gobineau” - Romano/Lucifero

    Esatto, ormai dovete chiamarmi Conte Holuxar
    E sono pure il figlio segreto di Varg Vikernes
    Il grande norvegese - pure lui fan di Gobineau - prestò farà uscire il suo nuovo album, Dem Hvite Guden!!


    http://forum.politicainrete.net/etno...oni-forti.html

    Burzum, ora, è un uomo libero! - Stormfront
    Burzum, ora, è un uomo libero! - Stormfront


    Adesso vi riporto questo mio scritto di oggi sempre sul tema Gobineau e la Rivoluzione Francese, sono considerazioni varie che volevo postare anche sul forum reazionario.


    Risvolti etnici e razziali della Rivoluzione Francese: la denordizzazione della Francia germanica (ex-Gallia romanizzata) e la sua odierna mondializzazione in stile minestrone multirazziale.
    Gobineau, Lapouge ed altri autori francesi interpretarono la rivoluzione francese in chiave etnica, come rivolta dello strato inferiore gallo-romano/non-germanico della popolazione (il terzo stato) contro l’aristocrazia dominante germanica. Del resto, già parecchi ideologi nobiliari della Francia pre-1789 avevano sottolineato la diversa origine etnica esistente fra le varie classi sociali della popolazione francese, che riguardava un po’ tutta l’Europa. Infatti è indubbio che mai nessun paese europeo sia stato etnicamente omogeneo, essendo i nobili quasi tutti di origine germanica a partire dal primo Medioevo ed essendo la vasta popolazione sottomessa di origine altrettanto varia. Poi ovviamente ci fu un certo livellamento etnico a causa dei miscugli fra le diverse classi sociali, per cui la netta stratificazione sociale degli inizi perse il suo senso ed il suo significato. Il peggio è che la Francia, che almeno fino ad un secolo fa era pienamente bianca, oggi invece non lo è più avendo quasi il 15-20% di popolazione negra-mulatta che si riproduce a ritmo frenetico mentre gli autoctoni bianchi fanno sempre meno figli.
    È stata proprio la rivoluzione francese, senza dimenticare oltre 2 secoli di livellamento centralizzatore di stato operato dalla monarchia assoluta dell’Ancient Regime, a portare definitivamente a questo status quo etnico-razziale politico attuale. Quindi la lettura della storia francese/europea di Gobineau e Lapouge andrebbe rivalutata, tenendo conto che dall’800 la situazione francese è enormemente peggiorata (infatti prima almeno gli autoctoni - fossero nordici, alpini o mediterranei - erano comunque bianchi!).
    La Rivoluzione Francese quindi non ha soltanto provocato un cambiamento politico e sociale, ma in primis ha significato la progressiva denordizzazione della Francia che si è trovata privata della sua originaria élite creatrice bionda e dolicocefala di origine germanica (franca, vichinga, burgunda, ecc.). L’aristocrazia francese fino a pochi secoli fa era infatti composta da famiglie ed individui in buona parte nordici che sono stati soppiantati sempre più dalla borghesia e dalla massa brachicefala alpina che formava lo strato autoctono sottomesso fin dall’antichità sia dai Celti che dai Romani e dai Germani.
    Vacher de Lapouge è stato colui che a fine ‘800 ha documentato, spiegato e riassunto meglio questa realtà con le seguenti parole:


    “Il fallimento della Rivoluzione – scrive Lapouge – è strepitoso […]. Questa è stata prima di tutto la sostituzione del brachicefalo al dolico-biondo nella detenzione del potere. […] Attraverso la Rivoluzione il brachicefalo ha conquistato il potere, e con un’evoluzione democratica questo potere tende a concentrarsi nelle classi inferiori, le più brachicefale. L’ariano quale l’ho definito è tutt’altra cosa, è l’Homo Europeaus, una razza che ha fatto la grandezza della Francia e che presso di noi è oggi rara e quasi estinta.”
    G. Vacher de Lapouge, L’Aryen, son rôle social, Paris, 1899, p. VII, 22 e 464

    “L'Aryen tel que je l'ai défini est tout autre, c'est l’ Europœus, une race qui a fait la grandeur de la France, et qui est aujourd'hui rare chez nous et presque éteinte.”
    G. Vacher de Lapouge. L'Aryen, son rôle social, 1899

    "A la formule célèbre qui résume le christianisme laïcisé de la Révolution: Liberté, Egalité, Fraternité, nous répondrons: Déterminisme, Inégalité, Sélection !"
    Georges Vacher de Lapouge. Préface à Ernst Haeckel. Le Monisme. Lien entre la religion et la science-profession de foi d'un naturaliste. Traduction française G. Vacher de Lapouge, Paris 1897


    Osservazioni a mio avviso molto interessanti, anche se Lapouge esagerava con il nordicismo; se moderate, le sue posizioni in ogni caso si rivelano abbastanza fondate.
    Fra l'altro vi ricordo che i folli delinquenti giacobini linciarono ed uccisero anche persone comuni solo per le loro caratteristiche fisiche, ogni francese biondo, bello, slanciato e di alta statura era un potenziale loro bersaglio, dato che nell'immaginario comune essere nordici equivaleva ad essere aristocratici. Furono colpiti anche francesi non appartenenti alla nobiltà solo perché avevano caratteristiche nordiche, come spiegava Rosenberg nel suo "Mito del XX secolo".
    Al giorno d’oggi invece quasi più nessuno fornisce questa interpretazione della storia, malgrado un certo grado di verità ci sia eccome in questo modo di interpretare le vicende francesi/europee, al di là delle forzature ideologiche e di certe semplificazioni. Oggi più che mai il miscuglio si è talmente generalizzato che fra residui di nobili, borghesi alti, medi e piccoli, contadini e ultimi proletari urbani non si nota quasi alcuna differenza, anzi è possibile trovare tipi più nordici quasi più fra gli strati sociali medio-bassi che fra le corrotte classi dirigenti fra le quali spicca il tipo brachicefalo alpino i cui tipi peggiori e deleteri (non tutti, ovviamente) possiedono una ristretta ed arrogante mentalità tipica della plebe arricchita. Oggi il tipo alpino è padrone della Francia multirazziale, giacobina e socialdemocratica - assai utile agli interessi all’ebraismo internazionale - ed i francesi nordici sono sempre più rari. Idem in tutta l’Europa centrale. Ecco perché l’aristocrazia non ha più senso.
    Non c’è dubbio che la Francia sia sprofondata nel baratro e si ritrovi ad essere un immondezzaio terzomondiale con le sue banlieues proprio a causa dell’ideologia giacobina che ha estremizzato l’iniziale fase moderata della rivoluzione francese (o anti-francese?). Il giacobinismo era un patriottismo/sciovinismo ideologizzato che poneva però già le basi del mondialismo, con il suo desiderio di omogeneizzare le diversità ed il suo antirazzismo fanatico militante; sono stati i giacobini a diffondere l’egualitarismo sostenendo che i negri colonizzati dalla Francia andassero considerati cittadini francesi con pari diritti esattamente come i loro signori bianchi. Il risultato è che oggi la Francia non è più una nazione bianca, ma un paese multirazziale ove non c’è più distinzione non solo fra germani, gallo-romani e la maggioranza pre-indoeuropea (le etnie bianche dalle quali ha avuto storicamente origine la Francia moderna) ma neppure fra bianchi, negri e miscugli razziali di vario grado. Con la fine del colonialismo francese in Africa è stata la Francia a subire la colonizzazione di popolamento in senso inverso, al punto che ormai sono maghrebini, senegalesi e negri-mulatti vari ad aver conquistato subdolamente l’ex-Gallia romanizzata. L’Europa intera si appresta a fare la fine della Francia, a partire dalla Scandinavia, dall’Inghilterra e dall’Olanda che sono già in una condizione quasi altrettanto grave.
    Ma torniamo al tema iniziale…
    Gobineau é stato colui che ha lucidamente delineato le reali fondamenta biologiche dell’élite aristocratica, spiegando come essa sia sempre stata formata da individui e famiglie di tipo prevalentemente nordico, tanto nell’antica India, Persia, Grecia, ecc. quanto nell’Europa medievale fino a pochi secoli fa: solo il sangue nordico fa la vera nobiltà.
    I vari pseudo-reazionari di oggi invece hanno completamente rimosso questa realtà e questo ideale, non capendo che una società reazionaria slegata dal principio etno-razziale di orientamento nordico non ha senso.
    Le residue famiglie aristocratiche europee di oggi sono quasi totalmente razzialmente degenerate a causa dei matrimoni fra stretti consanguinei o di interesse con ricchi ebrei o l’infiltrazione fra le loro fila di persone neppure bianche.
    Basta guardare i c.d. nobili della Svezia che nei loro tratti somatici hanno poco o nulla di nordico, al punto che ci sono molti borghesi e contadini svedesi più nordici di loro e che per tal motivo avrebbero più diritto di loro a far parte della nobiltà di casta. A che servono questi nobilastri, reazionari e monarchici da strapazzo?!
    Essere reazionari e favorevoli alla netta stratificazione sociale potrebbe avere senso solo se ci fosse ancora in Europa una vera aristocrazia di sangue nel senso originario, ossia formata da stirpi familiari dalla garantita purezza ereditaria appartenenti al tipo dolicocefalo biondo nordico, come lo era in seguito alle grandi conquiste dei popoli germanici che costituirono le ultime ondate ariane.
    Invece nell’Europa moderna, ma già nel periodo tardo-medievale, la nobiltà originaria era stata già dissanguata a causa delle troppe guerre fratricide, della denatalità e dei matrimoni misti con genti arricchite o nobilitate dal potere centrale, dalla chiesa cattolica e dai monarchi che però non avevano le stesse origini etniche dei signori. Chi si dimostrava utile agli interessi dei politicanti e dei chiesaioli di allora e ne era un servitore fedele poteva essere artificialmente nobilitato anche se non era di sangue nobile. La sovversione anti-aristocratica, ed anti-nordica che è un sinonimo, è stata quindi promossa dalla chiesa cattolica, dall’assolutismo monarchico e dal potere centrale socialdemocratico; altro che borghesia e capitalismo, lo stato centralizzato é il responsabile della disfatta europea.
    Una nobiltà europea non-nordica non ha alcuna legittimità né biologica, né etica né storica.
    Ecco perché non sono reazionario vecchio stile, bensì un identitario bianco rivoluzionario e selezionista.
    Ormai conta solo la razza bianca, nei suoi singoli individui di maggior valore (che siano nordici, alpini, dinarici o mediterranei é secondario dato che la qualità a livello personale é diversa dalla qualità ereditaria di stirpe) che si devono unire per la causa comune contro Zog ed il sistema mondialista per la preservazione delle nostre genti.
    Dall’internazionalismo bianco potrà venire la salvezza di tutta la razza bianca, oggi in pericolo di estinzione a causa dell’invasione allogena di colore, ed in seguito una nuova selezione che favorisca la riproduzione eugenetica dei migliori sia individualmente che a livello di stirpe.
    Un qualunque bianco, preso individualmente, può essere di buona qualità ed anche di eccellente valore per consapevolezza, carattere, senso dell'onore ed intelligenza; ma, a livello ereditario e per ragioni estetiche e attitudinali, é il tipo nordico a costituire l'aristocrazia biologica naturale della nostra razza.
    Ecco perché solo l’internazionalismo bianco, di tutti i bianchi (alpini, dinarici, mediterranei, ecc.) del mondo senza distinzioni - ma fondato principalmente sull’idea nordica - potrebbe dare di nuovo senso all’idea di nobiltà!
    14 Words - Holuxar









    Citazione Originariamente Scritto da Holuxar Visualizza Messaggio
    Gobineau fu forse il primo autore insieme a Disraeli e Knox a spiegare in maniera sistematica e totale la storia dal punto di vista razziale , indicando nella degenerazione attraverso la mescolanza dei signori ariani con gli schiavi non-ariani il mistero del declino delle antiche culture e civiltà ; il punto é che era esageratamente semplicistico e monocausale su questo , anche se c’era ovviamente molto di vero nell’ idea-base dell’Essai.
    Romualdi , più esattamente , scriveva ne Gli Indoeuropei che la razza significa e conta molto , ma non é proprio tutto…

    Serrano poi lodava Gobineau e la sua opera in un suo articolo sui Protocolli dei Savi Anziani di Sion , ma criticava il fatto che non avesse compreso il fatto che la causa del mescolamento consisteva anche nella guerra occulta ebraica contro la razza bianca…Gobineau probabilmente , se fosse vissuto oggi , l’avrebbe capito…Ma un secolo e mezzo fa il potere ebraico non era ancora così forte , quindi aveva ragione a non tenerne conto (anche se perfino l'ebreo inglese Disraeli , che Gobineau sicuramente conosceva e che era un valido pensatore , denunciava il complotto ebraico!!).
    Invece oggi ciò é sempre più evidente…
    Leggere questo mio 3d per una documentazione dettagliata sulla continua propaganda anti-bianchi e giudaica dei mass media e del cinema - con tanto di prove , nomi , fatti , ecc. - leggere questo mio 3d :

    MASS-MEDIA ZOG-CONTROLLATI ovunque!! - Stormfront
    MASS-MEDIA ZOG-CONTROLLATI ovunque!! - Stormfront


    Comunque consiglio queste letture :


    F. Castradori , Le radici dell'odio : il conte de Gobineau e le origini del razzismo , Milano 1991
    L. Poliakov , Il mito ariano : Le radici del razzismo e dei nazionalismi , Roma 1999.
    D. Losurdo , Nietzsche , il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio critico , Torino 2002 ; 2ed. Torino 2004.
    D. Losurdo , Controstoria del liberalismo , Bari-Roma 2005.
    A. D'Onofrio , Razza, sangue e suolo , Napoli 2007

    Sono tutti libri molto interessanti sul tema razziale...Saluti razzialisti.

    14 Words – Holuxar
    Ultima modifica di Holuxar; 19-12-09 alle 18:48
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  3. #23
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    Arrow Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Il gobineauiano doc Varg Vikernes, mi correggo qui da sopra dato che non posso più modificare il post precedente, ha deciso di cambiare il titolo del suo nuovo album...Invece di Den Hvite Guden, si intitolerà Belus!!



    Burzum - Discography - Official Releases - "Belus" 2010
    Burzum - Discography - Official Releases - "Belus" 2010
    "Burzum "Belus" 2010 Byelobog Productions COMING MARCH 2010

    Tracklist:

    Lukans Renkespill
    Belus' Død
    Glemselens Elv
    Kaimadalthas' Nedstigning
    Besøk Til Kelio
    Alvenes Dans
    Alvegavene
    Sverddans
    Keliohesten
    Morgenrøde
    Belus' Tilbakekomst
    The Return of Burzum
    It's been 11 long years and now the world will see the return of Burzum. The highly anticipated new album is entitled "Belus" after the name of the ancient European solar deity of light and innocence. "Belus" is not a religious album or an anti-religious album, nor is it a political one, but an attempt to explore the myths about Belus and unveil the oldest roots of our cultural heritage. The album deals with the death of Belus, his sombre journey through the realm of death and his magnificent return. In essence the album and the story of Belus is meant to be an entertaining story about something that once upon a time played a major role in the forming and shaping of Europe.

    "The album has been made according to my heart and spirit, and not to fit into any particular genre or category, or to live up to anyone's obvious expectations". The music can best be compared to the music of some of the old Burzum albums; in particular the ground breaking "Hvis Lyset Tar Oss" and the atmospheric brilliances of "Filosofem", only the ambient parts present on these albums has been almost completely left out on "Belus". "There is no special reason for this, other than coincidence and the fact that I have for some time made more and better music on the guitar rather than on the keyboard".
    "Inspiration for the album has come from a variety of sources, and I find my inspiration from fairy tales and myths, from classical music, from memories of what once was, from traditional music, from fantasy, from the wind and weather, from deep forests and running water, from the sky and the sunset, from misty mountains and from yellow leaves falling from age old trees".
    "My ambition with "Belus" is to create something I - and hopefully others too - can listen to for years and years to come without ever growing tired of it, and at the same time to share with my audience the experience of getting to know Belus, as he might have been perceived by the ancient Europeans". The combination of lyrics and music makes this a fairy tale different from most others, and should appeal to all those who like transcendental music and love to see different things from a different perspective. "If I can make you dream when listening to this album, I believe I have done a good job".
    "I am aware of the black metal association with the name Burzum, and I have no real and serious problem with that, but I personally see no reason to place "Belus" in any category. I think "Belus" musically transcends all existing categories, but if I have to choose one - and for the sake of simplicity - I will simply place it in the metal category".
    "Belus" will be released worldwide on Byelobog Productions on the 8th March 2010.
    December 2009"





    L'album uscirà quindi l'8 marzo 2010...
    Varg Vikernes ormai lo conoscono quasi tutti, e moltissimi lo disprezzano per come é stato criminalizzato dai mass-media, in Norvegia... Anche chi non segue e non ascolta black metal sa chi é, tanta è la pubblicità negativa che gli é stata fatta.
    Per me resta un grande uomo e musicista, attendo con ansia il suo ritorno...Hail Varg!
    Belarus sarà puro black metal gobineauiano
    14 Words! - Holuxar
    Ultima modifica di Holuxar; 19-12-09 alle 19:19
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
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    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  4. #24
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    Lightbulb Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009... - Page 2 - Stormfront

    Il Conte de Gobineau e la Rivoluzione Francese : 14 Luglio - Page 2 - Giovani.it - Forum


    Auguri anche quest’anno al Conte Joseph Arthur de Gobineau nell’anniversario della sua significativa (tanto più per un reazionario) data di nascita, il 14 luglio!

    Il suo capolavoro nella nuova edizione parziale delle Edizioni di Ar di Freda:


    Arthur De Gobineau - Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane



    Gobineau fu un pioniere anche nell’identificare la presenza di popoli biondi ariani nell’antica Cina; infatti le ricerche antropologiche ed archeologiche più recenti hanno definitivamente confermato l’esistenza di varie stirpi di razza nordica nell’intera Eurasia (dalla Russia e dalla Persia fino alla Corea e al Giappone) fra le quali quella dei Tocari:



    Gli indoeuropei nell'antica Cina
    Gli Indoeuropei nell'antica Cina | Giovanni Monastra
    Le Mummie di Tarim Gli Indoeuropei nell’antica Cina | Express-news.it
    «Nel terzo libro del suo famoso Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane, pubblicato negli anni cinquanta del secolo scorso, Arthur de Gobineau, descrivendo i flussi migratori dei popoli indoeuropei in Oriente, rileva che “verso l’anno 177 a.C. noi intravediamo numerose nazioni bianche dai capelli biondi o rossi e gli occhi azzurri, acquartierate sulle frontiere occidentali della Cina. Gli scrittori del Celeste Impero ai quali dobbiamo la conoscenza di questo fatto nominano cinque di queste nazioni… Le due più celebri sono gli Yüeh-chi e i Wu-suen. Questi due popoli abitavano a nord dello Hwang-ho, al confine col deserto del Gobi… cosicché il Celeste Impero possedeva, all’interno delle province del sud, nazioni ariane-indù immigrate all’inizio della sua storia” (1).
    Il de Gobineau traeva le sue informazioni dagli studi di Ritter (Erdkunde, Asien) e von Humbolt (Asie centrale), che si basavano sugli annali cinesi della dinastia Han, iniziata nel 206 a.C.
    Di fatto oggi sappiamo che già nel IV secolo a.C. le documentazioni storiche del Celeste Impero parlavano di popoli biondi, dallo spirito guerriero, presenti nelle zone di confine, in quello che oggi si chiama Turkestan cinese o Xinjiang (Cina occidentale). (…)»




    Ed infatti sono stati trovati i resti di questi antichi uomini alti e biondi, i Tocari:






    SCOPERTE IN CINA LE MUMMIE DI UOMINI ALTI E BIONDI - Repubblica.it » Ricerca

    “SCOPERTE IN CINA LE MUMMIE DI UOMINI ALTI E BIONDI
    Repubblica — 31 marzo 1994 pagina 24 sezione: CRONACA
    ROMA – Tremila anni fa, un gruppo di uomini alti e biondi viveva nella Cina occidentale, in quello che adesso è il deserto dello Xinjan. Per secoli il caldo secco ha conservato perfettamente le mummie, tanto che si vede ancora chiaramente che erano uomini bianchi e con i capelli chiari. Ce ne sono a centinaia, gran parte delle quali ancora sepolte nella necropoli. Le mummie sono state scoperte dall' orientalista dell' università di Boston, Victor Mair. Si potrà scoprire qualcosa sulla loro origine, analizzando il materiale genetico che verrà prelevato dai tessuti umani appena giunti in Italia. Verranno analizzati nei laboratori di genetica molecolare di Porto Conte, in Sardegna, dall' antropologo Paolo Francalacci, dell' università di Sassari. Le mummie più antiche scoperte nel deserto dello Xinjan sono rannicchiate, le altre distese. La loro età va dal 2000 avanti Cristo all' 800 dopo Cristo. "Forse - ha osservato Francalacci - sono arrivati dall' Europa del Nord o forse sono antenati dei Tokari, indoeuropei vissuti nella zona alla stessa epoca".”



    Sui Tocari in Cina, che erano di stirpe affine a quelle indoiraniche (Indiani, Persiani, Sciti, Sarmati, Osseti, ecc. lontani eredi del popolo Kurgan), Cavalli Sforza si è così espresso a proposito delle mummie del Taklamakan, nel deserto nello Xinjiang:
    “Si trattava di europei del nord, i più vecchi dei quali hanno almeno 3800 anni... Nella regione vi è un affresco del settimo secolo d. C., che rappresenta uomini bianchi dai capelli biondi e rossi...probabilmente questo popolo nordeuropeo è scomparso a causa delle invasioni mongole, ma rimangono geni in una popolazione della Cina occidentale, gli uygur, che vivono nello Xinjiang e rivelano una grande variazione di colori e forme del viso.” - L. Cavalli Sforza, Geni, popoli e lingue, Milano 1996.
    Erano i Tocari di cui parlarono Plinio nell’antichità romana e antichi documenti cinesi. Le mummie di queste persone alte e spesso bionde furono trovate ed analizzate da Victor Mair nel 1987, si veda l’articolo di Monastra a tal proposito.

    V. qui per ulteriori dettagli:

    I Tocari (Documentario) - Stormfront
    I Tocari (Documentario) - Stormfront

    Gli Indoeuropei nell'antica Cina‎
    Gli Indoeuropei nell'antica Cina - Stormfront

    Wapedia - Wiki: Tocari
    "È generalmente accettato che le mummie dalle caratteristiche est-europee (capelli biondi o rossicci, alta statura) ritrovate in Cina siano da collegarsi al Tocario della linguistica (vedi Mummie del Tarim)."

    Lost White Settlements - China, Canary Islands
    Lost White Settlements - China, Canary Islands

    Aryans: Culture Bearers to China
    Aryan(Nordic Alpine) Aliens: Aryans: Culture Bearers to China




    Gobineau sugli Indo-Ariani:


    “Questi uomini onorevoli non vedevano nulla degno di maggiore ammirazione di un guerriero sul suo carro, che, aiutato dallo scudiero, andava a consumare le sue frecce contro una tribù vicina. Questo scudiero, sempre presente nelle sculture egizie, assire, persiane, nei poemi greci o sanscriti, nello Shahnamah, nei canti scandinavi e nelle epopee cavalleresche del Medioevo, fu anche in India una figura militare di grande importanza. […] Ogni merito si eclissava davanti alla morte ricevuta combattendo. […] Indra stesso, incessantemente minacciato di vedersi strappare lo scettro da un mortale indomabile, tremava sempre. (4).” “A partire dal 3000 avanti Cristo cominciò una serie di successive migrazioni delle tribù ariane originarie della penisola caucasica che si spinsero, in epoche differenti, fino all’Irlanda e all’India. Si trattava di popoli guerrieri, nomadi, mangiatori di carne rossa, fieri della propria genealogia, rudi in ogni manifestazione della loro personalità, abili e istintivi combattenti. Possiamo identificarli con la forza maschile Yang del simbolo del Tao. Nel corso delle loro migrazioni vennero a contatto con la civiltà sviluppatasi nella valle dell’Indo. Questa venerava la divinità femminile Kali e non attribuiva nessun valore alla guerra e all’eroismo. […] Le più antiche forme di arti marziali sembrano essere originarie proprio di questa regione. Gli kshatrya, i guerrieri, praticavano una forma di combattimento chiamata vitaramuki che significa “uomo il cui pugno è chiuso a diamante” che, sin dal nome, presenta analogie che gli appassionati karateka non potranno ignorare. […]”



    Sulla storia razziale dell'antica India v. qui l'analisi di Hans Friedrich Karl Guenther dal libro "Tipologia razziale dell'Europa" (tradotto in italiano da Silvio Waldner e pubblicato dalle edizioni Ghénos di Ferrara) con miei commenti ed approfondimenti:


    L'India Aryana, dalle origini alla decadenza - Stormfront
    L'India Aryana, dalle origini alla decadenza - Stormfront

    Arianità della dottrina del risveglio, di Julius Evola
    http://forum.politicainrete.net/thre...ius-evola.html
    http://forum.politicainrete.net/filo...ml#post1296967

    Arya era il nome etnico con valenza autoelogiativa che si davano escusivamente gli Indoiranici e ciò significava forse “i nobili” o “i signori”, anche se gli Elleni parlavano di “Aristoi” in un medesimo senso così come i Celti e pure gli Slavi si autodefinivano “i gloriosi” (da “slava”, “gloria”): quindi questa mentalità vigorosa da conquistatori e dominatori era comune a tutti i primitivi popoli Indogermanici le cui élites guerriere e politiche erano fisicamente di razza prevalentemente nordica (alta statura, cranio dolicocefalo, pelle bianco-rosea, capelli ed occhi chiari).
    La stessa stratificazione sociale rispecchiava semplicemente la diversa tipologia fisica (non solo in India, in Persia ed in Grecia, ma pure in Scandinavia), l’abisso esistente fra vincitori e vinti, la cui fusione inizialmente si cercò di impedire con apposite leggi più o meno ovunque (a Roma divieto di matrimonio fra Patrizi e plebei) anche se dopo alcune generazioni essa avvenne comunque in varia misura (là dove gli immigrati indoeuropei erano solo maschi essa avveniva ancora prima); fu così che la divisione in classi o caste perse il suo originario significato di sistema (sia pure spesso tardivo) volto a garantire il mantenimento della purezza razziale nordica da parte dell’élite aristocratica.
    Ecco perché ormai in India il sistema della caste è una farsa ed una caricatura da svariati secoli, avendo perso la sua natura ed essendo stato erroneamente interpretato in senso puramente spirituale e metafisico, per venire incontro alle esigenze della popolazione ormai in larghissima parte di razza mista (del resto, la tesi dell’invasione ariana viene oggi smentita anche dalle caste elevate per evitare che le masse di sudra e fuori-casta indiani si convertano all’Islam, religione universalista e non-razziale più adatta al loro sentire. Quindi, per scongiurare che il proselitismo islamico faccia sempre più presa negli strati sociali inferiori, si nega l’originaria distinzione castale su base razziale).
    In realtà aveva un significato al tempo stesso metafisico/spirituale e razziale, non solo l’uno o l’altro, dato che agli antichi era ignota l’innaturale scissione fra interiorità ed esteriorità, fra anima/spirito e corpo, essendo lo stesso aspetto fisico il riflesso di una natura più profonda.
    In India ci fu forse il primo apartheid della storia (all’inizio però non era istituzionalizzato, diventò tale solo in seguito per evitare ulteriori connubi fra dominatori e dominati), anzi forse il secondo considerando che in Egitto vigeva nel 2000 circa a.C. il divieto per i negri della Nubia di oltrepassare il confine.
    Che tutti gli Indoeuropei parlassero lingue tutte strettamente imparentate fra di loro, dal greco al sanscrito, è cosa accertata da secoli.
    Che gli Indoeuropei associassero spontaneamente qualità spirituali e caratteristiche fisiche è cosa altrettanto ovvia; basta rifarsi ai poemi omerici (ove gli dei e gli eroi Achei come Achille sono descritti alti e biondi, mentre le masse anonime come scure di capelli e storpie come nel caso di Tersite che poi viene preso a bastonate perché osa intervenire, fra le risate generali) e allo stesso Rig-Veda che rimarca la diversa origine che separava sottomessi e dominatori (v. ad es. il libro di Kemp “March Of The Titans” che cita e fornisce tutti i passi in questione).
    Gli Arya dell’India sono pure detti “hari kescha – hari schmascharu” (“bionde teste” – “bionde barbe”) ed il loro naso dritto e regolare a radice alta viene contrapposto al naso schiacciato del tipo scuro indigeno (gli assoggettati addirittura vengono definiti “senza naso” per tal motivo).
    La civiltà vedica fu quindi creazione essenzialmente ariana da parte di uomini nordici (gli stessi numeri c.d. arabi sono una creazione loro), mentre quella di Harappa e Moenjo Daro fu opera in precedenza di bianchi mediterranei affini ai Sumeri (né indoeuropei né semiti) di ceppo dravidico; solo che poi questi primi bianchi europidi si fusero progressivamente con gli indiani scuri di ceppo australoide al punto da aver perso le loro caratteristiche originarie all’arrivo degli Arya in India.
    I popoli veddidi e gli altri dell’India vivevano praticamente allo stato brado, selvaggi più o meno alla pari degli aborigeni australiani con i quali erano legati da parentela; costoro formano ancora, in forma pura o mista, buona parte della popolazione del sud del subcontinente indiano.
    Quindi la grande civiltà indiana è stata storicamente opera di due diverse ondate di popoli bianchi, sia pre-ariani che ariani.
    La venerazione di divinità legate alla terra e alla vegetazione, la pratica dello Yoga ed affini, la credenza nella reincarnazione, ecc. erano tipiche dei popoli bianchi indo-mediterranei che andavano dalla Bretagna pittica alla Grecia pre-ellenica e dal Nord Africa all’India dravidica. Invece la spiritualità ariana era più legata alla figura del Dio Padre e ad una organizzazione politica patriarcale.
    Questo è stato documentato anche da Danielou e da Filippani Ronconi; almeno il primo preferiva esplicitamente la cultura indo-mediterranea a quella ariana considerando quest’ultima più rozza, ‘barbara’ e distruttiva per la sua forte impronta guerriera, ma non per questo ha negato che gli Arya fossero tipi bianchi nordici nè la realtà dell’invasione e della stratificazione su base razziale.
    Che gli Arya primitivi (come gli stessi primi Latini, Elleni, Celti, Germani, ecc.) apparissero all’inizio come ‘cattivi distruttori’ è palese, dato che erano guerrieri e pastori ed in quanto tali con usanze semi-nomadi; ma una volta che si installarono in India ebbero modo di mostrare tutta la loro capacità creativa ed organizzativa.

    Naturalmente quoto FurorTeutonicus, Agesilao22 e Giò91 che hanno ben riassunto quello che io stesso penso da anni ed ho più volte documentato altrove, proprio sul forum Stormfront Italia che è stato nominato anche in questa discussione...Quale sia la mia posizione in merito penso sia chiara quasi a tutti…
    Primahyadum, cara papessa, hai qualcosa contro noi forumisti di Stormfront?
    Jnana Tapas è il solito patetico eurasiatista provocatore, un bulletto forumistico da periferia e straccione di Scampia che fa la figura del minorato mentale, dato che spesso e volentieri risponde ad argomentazioni precise solo con faccine e poco più (quando riesce a scrivere più di 2 righette, anche se insulse, significa già che è migliorato); il coglioncello ignorante e saputello sputa fango su Stormfront e sul “Uait Paua” nord-americano (che non si riduce a figure caricaturali come i famosi “nazisti dell’Illinois” in stile film “Blues Brothers”) senza neppure sapere che David Duke, che ne è il fondatore insieme a Don Black, è stato invitato da autorità islamiche in Siria, Libano ed in buoni rapporti di stima reciproca pure con il presidente iraniano Ahmadinejad (che costui ha nell’avatar) al punto che alcuni anni fa è stato invitato alla conferenza sul revisionismo olocaustico e sulla questione medio-orientale in Iran…Ad imbecilli di tal risma però non varrebbe neppure la pena di rispondere, come mi sono illuso di fare troppe volte sperando che potessero mettere in funzione il cervello, una risata omerica li seppellirà…Ma tornando alla discussione e ai contenuti…

    La cosa ridicola è che si accusano i vari Romualdi, Dumezil, Benveniste, Haudry, De Benoist, Onorato Bucci ed altri illustri studiosi di avere chissà quali reconditi interessi personali ed intenti ideologici e di essere quindi inattendibili (di fatto, solo Romualdi era dichiaratamente politicizzato); peccato che poi vengano considerati attendibili gli “storici” ebrei (George Mosse, Leon Poliakov, Raul Hilberg, Eric Hobsbawm, ecc. Questo ultimo comunista nostalgico dichiarato e filo-sovietico) che scrivono sulla “shoah” e sul “nazismo” o gli “scienziati antirazzisti” come i vari Boas, Lewontin, Montagu, Diamond, Montalcini, ecc. che erano ebrei e pure militanti in movimenti politici di estrema sinistra negli Usa, oppure lo stesso Cavalli Sforza che su “La Repubblica” ha scritto l’elogio politico di Obama ad es…E senza dimenticare i tre altri comunisti italiani dichiarati come Vattimo, Canfora e Losurdo, fra gli altri (il primo è un filosofastro pseudo-nicciano da strapazzo, eppure gli ultimi 2 sono storici molto interessanti). Questa è tutta gente automaticamente “imparziale”, “obiettiva”, “neutrale” ed “intellettualmente onesta”, eh? 2 pesi e 2 misure eh?
    Se Haudry è inattendibile a priori perché “vicino all’estrema destra francese”, allora pure qualunque storico ebreo è inattendibile a priori quando scrive di “antisemitismo” e “razzismo” dato che le sue origini lo influenzano chiaramente (non a caso, Dumezil fu accusato a torto di “simpatie naziste” ed ebbe fra i suoi accusatori fanatici proprio 2 ebrei come Ginzburg e Momigliano che erano ricorsi a vere e proprie menzogne, falsificazioni e calunnie contro di lui per screditarlo)…
    Come vedete l’accusa può trasformarsi facilmente in un boomerang, dato che ogni studioso poi ha comunque le sue idee e le sue origini personali che possono influenzarlo anche inconsapevolmente…
    In realtà, finchè uno non si lascia palesemente tracinare dalle sue idee, facendo propaganda spudorata per portare acqua al suo mulino, ma mantiene un minimo di obiettività può essere considerato serio.
    Per cui ad es. io riconosco una certa indubbia serietà anche a studiosi ebrei come Poliakov o la Arendt, che non si sono fatti trascinare più di tanto dalla loro ebraicità di origine ed anzi hanno scritto libri ben documentati.
    Gli stessi Canfora e Losurdo li leggo con molto piacere, hanno scritto diverse opere fondamentali.
    E sarebbe ora che si riconoscesse lo stesso di Haudry, che di propaganda politica ne ha scritta ben poca, è un indoeuropeista serio; per giunta non si capisce cosa avrebbe da guadagnarci nel sostenere che i primi Indoeuropei di alcune migliaia di anni 4 erano spesso tipi nordici, dato che lui non lo è avendo visto io una sua foto in una rivista! Se uno fosse alto, dolico-biondo e con gli occhi azzurri potrebbe anche avere qualche vantaggio personale a dichiarare che gli Ariani dominatori erano tipi nordici, se non altro a livelo psicologico potendosi vaneggiare ed indirettamente essere accostato a loro, ma se uno non lo è…Cioè, tenete conto che fra i c.d. “nordicisti” gli unici tipi davvero nordici forse erano solo Gobineau e Ciola, mentre gli altri avevano caratteristiche da europeo medio, spesso coi capelli scuri e brachicefalo, nonché di altezza media (a che “pro” perciò esaltare un tipo fisico che non era il loro? Masochismo? autolesionismo? No, semplice onesta intellettuale…).
    Quindi è più probabile che siano i molti negatori odierni della tipologia nordica dei primi Indoeuropei ad essere ideologicamente prevenuti oltre che interessati a rimuovere la realtà per motivi di invidia, dato che non avendo loro in persona le suddette caratteristiche fisiche non vogliono che queste siano messe in evidenza…
    Questo ragionamento vale a maggior ragione per gli Indiani di oggi; è chiaro che a costoro non fa piacere che venga riconosciuta la loro radicale differenza fisica dagli antichi creatori della civiltà vedica, perché vorrebbero credersi loro i legittimi discendenti di essa! Non ci vuole molto a capire – basta osservarne uno in carne ed ossa - perché un indiano medio trovi fastidioso il fatto che si rimarchi e si ricordi la diversa origine razziale degli antichi dominatori Arya…
    A lui fa ben più comodo credere che gli Arya fossero autoctoni ed avessero un aspetto fisico simile al suo, negando così ogni teoria dell’invasione dell’India da parte di popoli conquistatori provenienti dall’Europa…
    Che molti “saggi” Indù di oggi neghino che il termine “Arya” avesse anche una precisa connotazione razziale si spiega infatti facilmente in base al fatto che sovente sono di razza mista (non sempre, ma spesso) e quindi cercano di sviare il discorso interpretando unicamente in senso “spirituale” la questione; così possono rivendicare il loro ruolo di “maestri” ed “autorità legittime”, pur non essendo che in piccola parte discendenti degli antichi dominatori dell’India, ormai di fatto biologicamente estinti allo stato puro (anche se continua ad esistere una minoranza di Indiani bianchi negli strati sociali superiori).
    In pratica, la negazione dell’origine europea e nordica degli Arya primitivi serve a giustificare gli interessi politici e la vanità personale degli Indù ipermescolati di oggi, che così si appropriano indebitamente di un’eredità culturale e spirituale che apparteneva ad uomini di ben altra razza in origine.
    Come vedete, a cercare di piegare la realtà storica ai propri comodi scopi sono proprio certi saggi indiani di oggi e non gli studiosi europei (tedeschi, inglesi, ecc.) dell’800 come spesso si dice.
    Del resto, se non è vero che i dominatori Arya fossero bianchi e nordici, come si spiega ancora oggi la presenza di una minoranza di persone indiane di statura superiore alla media locale, con gli occhi azzurri, grigi o verdi ed i capelli castani, biondi o biondo-rossicci che si trovano nell’India del nord, in Pakistan ed Afghanistan eh?
    E come si spiega l’idealizzazione del tipo fisico europeo che sopravvive tuttora nell’inconscio collettivo di una parte della popolazione indiana al punto che anche in annunci pubblici gli uomini cercano donne dalla pelle chiara e con tratti somatici da bianchi (attori ed attrici indiani/e più famosi/e sono infatti spesso bianchi).
    E non trovate scuse patetiche, tipo che siano discendenti di colonizzatori europei moderni perché non è vero, se non in minima parte…
    Ad es. i Kalash, i Pashtun ed altre stirpi di lingua indoeuropea vivono là da alcuni millenni ed assomigliano molto di più ad un europeo medio (alcuni potrebbero sembrare Tedeschi del Nord, Fiamminghi o Svedesi) che ad un indiano o pakistano medio di oggi…
    La realtà è che le masse indiane contemporanee c’entrano con gli antichi Arya Indoeuropei tanto quanto le masse iraniane di oggi c’entrano con gli antichi Achemenidi o le masse greche attuali con gli Eupatridi di Atene e gli Spartiati di Sparta del VI-V secolo a.c. od ancora i proletari della suburra romana con gli antichi Patrizi, ossia poco o nulla in sostanza. Sono i discendenti dei sottomessi, o degli allogeni penetrati successivamente in quei paesi, che si atteggiano a discendenti dei lontani signori, senza averne la legittimità.
    Eppure, a testimonianza del passaggio e della presenza degli antichi dominatori di un tempo, restano qua e là in tali paesi dell’Eurasia alcune persone che hanno conservato almeno alcune caratteristiche fisiche nordiche che erano proprie di quelle stirpi indoeuropee di epoche remote.
    Certo è comunque che la degenerazione sia fisica che spirituale ha colpito tutti gli individui, i popoli e tutte le razze, chi più e chi meno a seconda dei casi…
    Il mio discorso è quindi relativo al passato, dato che le gerarchie odierne sono spesso fittizie, non avendo più una solida base né biologica nè spirituale ma essendo dovute al possesso di denaro o di potere politico usurpato attraverso una ipocrita retorica populista.
    Quindi oggi certi discorsi sono relativi, anche se resta più che mai doveroso impedire una ulteriore degenerazione razziale con abbassamento della qualità media dei popoli bianchi (auspicherei anche l’utilizzo di misure eugenetiche positive e volontarie volte a favorire la riproduzione dei migliori, ma purtroppo è utopia ormai); oggi non mi interessa una posizione a favore del vecchio colonialismo, della supremazia europea sul mondo o altro, voglio semplicemente che il mondo bianco argini la marea di colore che ci invade e che le restanti differenze vengano conservate attraverso la separazione razziale, per difendere la pluralità delle razze e delle culture ed in primis le nostre.
    Personalmente, per la cronaca e giusto per chiarire prima che qualcuno mi accusi di essere un fanatico visionario nordicista in stile otto-novecentesco o comunque uno che si crede superiore a chissà chi, non mi reputo troppo elevato né razzialmente né spiritualmente o intellettualmente; sono di media intelligenza e cultura, ho gli occhi azzurri ed i capelli castano chiari, ma non sono né alto di statura né dolicocefalo, per cui neppure io ho particolare convenienza concreta ad esaltare il puro tipo nordico (che peraltro forse neppure esiste più), essendo io appunto un misto fra le principali sottorazze europee della razza bianca; se lo faccio è perché mi piace esteticamente e perché studiando la storia delle civiltà mi sono reso conto che egli è ne è stato spesso il principale artefice (anche se certamente non esclusivo), formando i ceti dirigenti e gli strati superiori di molte popolazioni sia europee che extraeuropee, tutto qui.
    In ogni caso, mi sta a cuore la sopravvivenza dell’intera razza bianca nelle sue diverse varianti; e questo a prescindere da qualsivoglia giudizio di valore di tipo qualitativo su eventuale superiorità od inferiorità razziale (comunque sempre relativo ad un qualche particolare ambito ed arbitrario se assolutizzato), semplicemente perché ne faccio parte.
    Come è normale che le altre razze difendano se stesse, così è o dovrebbe essere naturale per noi bianchi difendere la nostra.


    P.S. Adesso vi saluto, grazie per l’accoglienza, e vi lascio con articoli vari sugli Arya in India e sul buddhismo (Buddha era un principe di razza bianca, con lineamenti del volto regolari, capelli scuri ed occhi azzurri, discendente di una famiglia regale e nobiliare, forse di origine Scita…Evola aveva sostanzialmente ragione a scrivere che almeno il Buddhismo originario, prima di snaturarsi in senso più universalista, aveva un carattere di arianità) a partire da un mio post su SF-I:

    IRAN ARYAN NATIONAL FRONT - Page 9 - Stormfront
    IRAN ARYAN NATIONAL FRONT - Page 9 - Stormfront

    Razze e caste in India | Alfonso De Filippi
    Razze e caste in India | Alfonso De Filippi
    Les Enfants Terribles, Heimat. Razze e caste in India (A. De Filippi)
    Les Enfants Terribles, Heimat. Razze e caste in India (A. De Filippi)

    Il razzismo indiano
    Il razzismo indiano il-razzismo-indiano&catid=60politicainterna&Itemid=62

    White Revolution » Buddha Was White
    White Revolution » Buddha Was White




    Riguardo all’aristocrazia medievale in Europa, Gobineau sosteneva la superiorità delle stirpi germaniche anche per giustificare la superiorità della classe sociale nobiliare che originariamente da esse discendevano in Francia e che in una qualche misura formava ancora parte della nobiltà francese prima dello scoppio della rivoluzione francese; ma, in realtà, egli sapeva bene che ormai da secoli la maggior parte dei nobili francesi non erano discendenti dei guerrieri e dei conquistatori germanici (che si dissanguarono in gran numero sia nelle varie guerre intra-europee che durante le crociate medievali in Medio Oriente) bensì nobili fittizi di corte e di toga (dichiarati tali per i servigi resi allo stato o alla chiesa), perciò non veri nobili di spada e di sangue.
    La nobiltà moderna di Francia, quella di Versailles e dell’assolutismo monarchico che infatti Gobineau criticava, di germanico aveva ben poco già molto tempo prima del fatidico 1789…C’era più sangue germanico fra i liberi contadini della Normandia che fra la maggior parte dei c.d. nobili in tutta la Francia…Solo una piccola parte dei nobili francesi di fine ‘700, di solito quelli di campagna, doveva aveva ancora evidenti tratti somatici nordici.
    Il giacobinismo poi, con il suo centralismo politico ed il suo fanatico pseudo-nazionalismo nemico delle libertà locali, non fece altro che estremizzare ulteriormente il processo di accentramento statale, già iniziato e portato avanti dai monarchi francesi secoli prima; a tal proposito, le analisi di Gobineau e Tocqueville erano davvero illuminanti.
    Ecco perché è inesatto dire che Gobineau mirava a giustificare politicamente lo status quo del potere nobiliare dell’800 e dei secoli precedenti; non è proprio così, anche se ovviamente è vero che la rivoluzione francese prima e il sistema napoleonico dopo diedero il colpo di grazia all’eredità germanica in Francia ed infatti lui si scagliò contro tutto ciò, ma sempre sapendo che il fenomeno degenerativo risaliva già almeno alla fine del medioevo e all’inizio dell’età moderna.
    Giuste queste osservazioni dal forum identitario e preservazionista germanico “Skadi”:


    Separatist/Autonomous Movements in the Germanic Enclaves - Skadi Forum
    “France is quite particular in Europe. With the French revolution, France was centralized in Paris. Regional identities (Norman, Occitan, Breton, Basque, Alsacian...) were suppressed by the Republic which believed in "a nation, one and indivisible". This vision of the world is very leftist and universalist... most people would think it as a far right thing, but the fact of the matter is, universalism is originally a leftist and republican ideal, it suppresses racial and ethnic identities.”


    Riguardo alla classificazione “standard” delle diverse sottorazze europee (a livello di fenotipo), essa ai tempi in cui Gobineau scrisse l’Essai (metà anni ’50 dell’800) non esisteva; iniziò ad esserci verso la fine dell’800, ed infatti fu Lapouge uno dei primi a parlare di “razza alpina brachicefala” contrapposta alla “razza nordica dolicocefala” (il “tipo nordico” lui lo definiva di solito “Homo Europeaeus” rifacendosi a Linneo, oppure “Ariano” o semplicemente “dolico-biondo”) nell’area dell’Europa centrale sulla quale concentrò buona parte delle sue ricerche antroposociologiche.
    Gobineau divideva semplicemente la popolazione francese in una massa inferiore assai eterogenea ed incrociata (dalla composizione non ben definita, ma con influssi che riteneva semitici), più la popolazione di ceto medio del terzo stato detta generalmente gallo-romana ed una nobiltà in prevalenza germanica; riteneva che la stratificazione sociale fosse anche razziale, con l’elemento germanico prevalente nei ceti alti e nelle élites e invece sempre meno diffuso man mano che si scendeva di rango sociale (con l’esclusione di una parte dei liberi contadini della Francia del nord).
    Gobineau comunque non parlava di “razza nordica” per definire gli antichi popoli indoeuropei, appunto perché li riteneva originari dell’Asia centrale e dell’India del nord e non del nord Europa; in ogni caso sottolineava il fatto che tutti gli “Ariani” conquistatori (tanto gli Indiani ed i Persiani quanto gli Elleni, i Celti ed i Germani…più tutti gli altri in giro per il mondo) erano, prima di mescolarsi con gli assoggettati, originariamente bianchi, alti e biondo-rossicci.
    Fra questi ovviamente riteneva i Germani quelli rimasti relativamente più puri nell’epoca moderna, in quanto gli ultimi eredi delle varie ondate ariane precedenti, mentre gli altri per lui si erano già ultra-imbastarditi nell’antichità (degli Slavi e dei Celti in Europa ne parlava abbastanza male appunto per tal motivo, pur riconoscendo che in origine anche loro facevano parte della grande famiglia ariana).
    Diciamo quindi che non aveva ancora gli strumenti essenziali per stabilire esattamente le classificazioni razziali, anche se a grandi linee la sua interpretazione razziale della storia era sensata in base ai dati disponibili dell’epoca e a certe sue illuminanti intuizioni.

    Comunque, fatte queste precisazioni, quoto Longobard da questo altro 3d sulla “Razza Ariana”:



    La Razza Ariana - Page 20 - Stormfront
    “Per essere precisi, il Conte De Gobineau, nel suo "Saggio sull'ineguaglianza delle Razze umane", riferendosi in particolare al suo paese, la Francia della metà dell'800, sosteneva che i nobili, discendenti dell'antica aristocrazia feudale di origine Germanica erano gli elementi migliori della Nazione, mentre il grosso della popolazione Francese non aristocratica, la "plebe", era formato da un miscuglio di popolazioni diverse, principalmente non Germaniche.
    Ai suoi tempi i concetti di Razza Nordica (alla quale egli però in pratica fa riferimento chiamandola "Germani", o semplicemente "Ariani") e Razza Alpina non si erano ancora delineati chiaramente, ma già distinguendo tra un'aristocrazia di origine teutonica e una plebe non germanica egli in pratica abbozza la futura distinzione, codificata da Lapouge, tra componente Nordica e componente Alpina e Mediterranea del popolo Francese.”

    “La verità è che De Gobineau e Lapouge (…) Entrambi acerrimi nemici della Rivoluzione Francese e sostenitori (soprattutto De Gobineau) dell'Ancient Règime, identificavano le origini dei mali della società loro contemporanea appunto nella Rivoluzione Francese e in particolar modo nella strage di aristocratici che vi fece seguito e che effettivamente decimò la nobiltà feudale di origine teutonico-germanico-Nordica.
    La borghesia mercantile che ne prese il posto alla guida del paese, e che effettivamente era di razza prevalentemente non Nordica, e quindi Alpina, era detestata appunto per motivi prettamente politici da questo scienziato, che le attribuiva caratteristiche antitetiche rispetto a quelle virtù tradizionalmente riconducibili (secondo lui) ai nobili, cioè gusto per l'avventura, iniziativa, classe, creatività, insomma quelle virtù che consentono all'umanità di progredire sotto il dispotismo illuminato della Monarchia Assoluta sostenuta dalla classe aristocratica.
    La borghesia invece, il cd "Terzo Stato", era una classe di mercanti, gretti, avidi, opportunisti, operosi a volte ma privi di creatività ed iniziativa, insomma spettatori passivi più che attivi partecipi del progresso civile e culturale, buoni esecutori di ordini anche se a volte riottosi alla disciplina, ma assolutamente disastrosi una volta divenuti i padroni.
    De Gobineau non fece altro che gettare le premesse perchè queste differenze socio-economico-politico-culturali tra aristocrazia Germanica e borghesia Alpina venissero attribuite a specifiche qualità e difetti riconducibili alle rispettive Razze per così dire "di riferimento".
    Così tutto ciò che era aristocratico e quindi positivo, nobile e bello doveva per forza derivare da virtù insite nella Razza Germanica o Nordica, virtù tipicamente "Ariane", trasmesse al popolo Francese dagli invasori Teutonici, mentre al contrario i mali della presente società ed il malgoverno borghese non potevano che essere causati da una "inferiorità" del sostrato pre Germanico e pre Ariano, appunto Alpino, peraltro maggioritario presso il popolo oltre che presso la classe borghese, e questo spiegava come mai il popolo si fosse alleato con la borghesia contro i nobili, una sorta di "richiamo della razza".
    Perchè i non Nordici, o Alpini (secondo le successive classificazioni) erano così caratterialmente inferiori ai Nordici Ariani, e perchè presentavano tali e tante differenze fisiche rispetto a loro (statura più bassa, mani piccole con dita corte e tozze, arti corti, occhi e capelli più scuri, pelle opaca, naso schiacciato, testa tonda e brachicefalica con fronte bassa)?
    La ragione doveva risiedere in un'origine necessariamente non Europea degli Alpini, il cui colore della pelle non poteva, a differenza dei Mediterranei, essere ricollegato a migrazioni dall'Africa o dal vicino Oriente, e che quindi dovevano costituire il residuo di un'antichissima migrazione pre Ariana di popoli asiatici in Europa, ai quali gli Alpini odierni sarebbero stati vagamente somiglianti soprattutto per la brachicefalia craniale, la bassa statura, il naso mesorrino (cioè piccolo e schiacciato), e la scarsa creatività e fantasia, tipiche di una Razza di dominati e non di dominatori, abituata al duro lavoro e dotata di senso pratico, ma non atta al comando e alla guida di un Paese.
    Da tutto ciò gli Utenti saranno in grado di capire quanto la valutazione razziale degli Alpini da parte di questi primi esimii Nordicisti sia stata vittima di un forte pregiudizio politico che la associava ai disastri della Rivoluzione Francese, e quanto poco si basasse su di un esame prettamente scientifico della razza e delle sue caratteristiche antropologiche!”



    Esatto, ovviamente un certo ideale di relativa superiorità (di ordine estetico ed attitudinale) del tipo fisico nordico poteva avere ancora un senso nell’800 o nei primi decenni del ‘900, ma va contestualizzato; è evidente che ormai risulta divisivo e dispersivo (pur non mancando di una certa validità), al punto che è molto meglio concentrarsi sulla necessità di unire l’intera razza bianca!!!

    Concludo riportando anche qui questo simpatico articolo di Adinolfi sui mondiali di calcio di Sudafrica 2010 nel quale viene citato anche Gobineau:




    Africa addio:africa-addio&catid=7:alterview&Itemid=13
    vorreitrovareunsenso: Hanno fatto più le vuvuzelas di de Gobineau

    “Africa addio
    Scritto da Gabriele Adinolfi
    Sabato 03 Luglio 2010 12:00

    Hanno fatto più le vuvuzelas di de Gobineau"





    14 Words! - Holuxar
    Ultima modifica di Holuxar; 14-07-10 alle 22:36
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Il conte de Gobineau nacque 195 anni fa, esattamente il 14 luglio del 1816 e fra 5 anni sarà il duecentesimo anniversario della sua nascita: auguri di buon compleanno a questo nobile gentiluomo francese!


    Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009... - Page 3 - Stormfront

    Pictures - pictures of gobineau

    Holuxar su Gobineau:
    http://forum.politicainrete.net/dest...antasy-19.html


    Gobineau è un autore di sicura attualità che andrebbe rivalutato, malgrado varie parti della sua opera siano ormai irrimediabilmente datate e sorpassate per via dei molti errori che contenengono, essendo stato il primo grande filosofo della storia ad esporre sistematicamente ed organicamente l’idea nordica.
    L’idea nordica è non solo il frutto della constatazione della maggiore bellezza estetica del tipo nordico (che pure ha la sua importanza non secondaria, dato che l'occhio vuole la sua parte e che tradizionalmente buono e bello sono sinonimi), ma soprattutto la necessaria conseguenza della visione antropologico-razziale della storia, la quale ci ha edotto sul fatto che il tipo nordico dolicocefalo e biondo ha quasi sempre costituito l’élite nobiliare che ha reso gloriosa la razza bianca nel suo complesso.
    Se è giusto difendere la razza bianca nella sua totalità, è comunque nel miglior tipo nordico (oggi purtroppo sempre più raro ovunque ed in via di estinzione) che dobbiamo vedere l'ideale realizzato.
    E questo sia detto senza voler denigrare nessun altro tipo bianco, dato che a tale conclusione giunsero spesso vari autori europei di genio che nel fenotipo avevano ben poco di nordico in realtà (come Vacher de Lapouge e Ludwig Woltmann, per citarne 2 fra i più significativi) e quindi non erano certo guidati né da un pregiudizio ideologico autoesaltatorio nè dalla volontà di fare i propri interessi etnici o di classe.

    Hans F. K Günther secondo me è stato forse il migliore seguace ed erede culturale del conte normanno (poichè ne approfondì le ricerche storico-antropologiche e le geniali intuizioni letterarie con assai maggiore rigore scientifico, insieme al francese Lapouge, a Grant, Stoddard, Hoskins ed altri nord-americani od inglesi come Roger Pearson che era amico proprio di Günther, senza poi dimenticare Julius Evola, Adriano Romualdi e Gualtiero Ciola in Italia) e così lui stesso si espresse sull’importanza decisiva di Gobineau come precursore e pioniere dell’idea nordica:




    Racial History Research Website
    http://www.theapricity.com/earlson

    The Racial Elements of European History
    The Racial Elements of European History

    Chapter XII: THE NORDIC IDEAL -- A RESULT OF THE ANTHROPOLOGICAL VIEW OF HISTORY
    Chapter XII
    “The French Count Arthur Gobineau (1816-82), was the first to point out in his work, Essai sur l'inégalité des races humaines (1853-5), the importance of the Nordic race for the life of the peoples. Count Gobineau, too, was the first to see that, through the mixture of the Nordic with other races, the way was being prepared for what to-day (with Spengler) is called the 'Fall of the West'. Gobineau's personality as investigator and poet ('all the conquering strength of this man') has been described by Schemann,1 and it is, thanks to Schemann, through his foundation in 1894 of the Gobineau Society (to further Gobineau's ideas), and through his translation of the Essay on the Inequality of Human Races, which appeared 1898-1901, that Gobineau's name and the foundations he traced for the Nordic ideal have not fallen into forgetfulness.2 The very great importance of Gobineau's work in the history of the culture of our day is shown by Schemann in his book, Gobineaus Rassenwerk (1910).
    It is evident that Gobineau's work on race, which was carried out before investigations into race had reached any tangible results, is in many of its details no longer tenable to-day. The basic thought of this work, however, stands secure. From the standpoint of racial science we may express ourselves as to Gobineau's work in somewhat the same way as Eugen Fischer, the anthropologist: 'The racial ideal must and will force its way, if not quite in the form given it by Gobineau, at any rate from the wider point of view quite in his sense; he was the great forerunner.' (…)
    Although in France a statesman and historian like Alexis de Tocqueville and an anthropologist like Broca had been attracted by Gobineau's work on race; while men like Renan and Viollet-le-Duc had been influenced by him, and men like Albert Sorel and Le Bon had become his followers -- it was not till late years that the importance of Gobineau was again recognized. But in Germany, too, where men such as A. von Humboldt, I. H. Fichte (Fichte's son), A. von Keller, and, above all, Richard Wagner were his champions, and where Lotze came under his influence, Gobineau would probably have been forgotten without Schemann's efforts. In our day (1924) Gobineau is fashionable in France. His imaginative works are coming out in new editions; well-known reviews devote special numbers to Gobineau, the artist; indeed, we may speak of an over-valuation of this side of Gobineau's work, while the very small number of the followers of his race-theory is dwindling more and more in France. (…)
    The Nordic movement in the end seeks to determine the spirit of the age, and more than this spirit, from out of itself. If it did not securely hold this confident hope, there would be no meaning or purpose in any longer thinking the thoughts of Gobineau.”

    “Il conte francese Arthur de Gobineau (1816-1882), fu il primo a sottolineare nel suo lavoro, Essai sur l'inégalité des races humaines (1853-5), l'importanza della razza nordica per la vita dei popoli. (...) Se mancasse una fiduciosa speranza nella vittoria, non avrebbe più alcun senso pensare ancora alle dottrine di Gobineau.”
    - Hans F. K Günther

    Hans F. K Günther, Rassenkunde Europas, München 1926; tr. it., Tipologia razziale dell’Europa, Ferrara 2003.
    1
    Tipologia razziale dell'Europa
    Tipologia razziale dell'Europa | Silvio Waldner
    Dr. Hans Gunther
    Dr. Hans Gunther - Stormfront

    http://www.stormfront.org/forum/t610833

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    http://studirazziali.xoom.it/virgiliowizard/gunther/




    14 Words! - Holuxar
    Ultima modifica di Holuxar; 14-07-11 alle 17:31
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
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  6. #26
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    Predefinito Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

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    Ma qui abbiamo la traduzione italiana del trattato guntheriano sul mondo greco-romano!

  7. #27
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    Predefinito Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Citazione Originariamente Scritto da Nicolas Eymerich Visualizza Messaggio
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    Ma qui abbiamo la traduzione italiana del trattato guntheriano sul mondo greco-romano!
    Nasizmo.

  8. #28
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    Predefinito Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Se c'è qualcuno che ha letto tutta stà pappardella alzi la mano :gluglu:
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  9. #29
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    Predefinito Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Bel topic. Bravo Holuxar.

  10. #30
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    Arrow Rif: Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009...

    Su “Stormfront Italia” vari forumisti hanno contestato certe mie affermazioni “nordiciste” contenute nel 3d su Gobineau, vi riporto anche qui su DR di PIR la mia risposta…
    Ringrazio pure Marco d'Efeso per il complimento.





    Omaggio al Conte de Gobineau : 14 luglio 1816 - 14 luglio 2009... - Page 7 - Stormfront

    Il Manifesto di epoca fascista pubblicato sull’interessante rivista “La Difesa della Razza” (pur in larga parte pieno di inesattezze storico-antropologiche e a tratti grottesco nel linguaggio e nei contenuti concettuali, come ammise giustamente Julius Evola fra gli altri) esprimeva questo valido punto di vista che io stesso condivido e che può essere definito “nordicista” nel senso ideale del termine:

    “(…) La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano–nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità. (…)”

    Direi che nel complesso questa definizione ed argomentazione è molto buona.
    Si tratta di un “nordicismo moderato” costruttivo che non discrimina chi nordico non è - cioè la gran parte degli italiani e degli europei, dato che il tipo nordico puro purtroppo è ormai quasi inesistente ed in via di estinzione, anche se influssi nordici si possono notare in tutti i popoli bianchi in maggiore o minore misura - ma che indica un “modello ideale” estetico ed attitudinale da seguire.
    Per chiarire ancora: il mio orientamento è quello di un nordicismo moderato dato che sono prevalentemente un fautore dell’idea nordica all’interno della vasta corrente del razzialismo bianco; le ragioni di questa mia preferenza sono sia di tipo estetico che storico ed attitudinale, poiché riconosco in un certo tipo nordico quelle doti di più elevata energia eroica unita ad un freddo autocontrollo nonché una indubbia signorilità fisiognomica che lo rendono maggiormente nobile nel modo di apparire e di essere.
    Certamente si può contestare l’idea che il tipo nordico sia il più bello dicendo che è un giudizio di valore puramente soggettivo, però a me sembra abbastanza autoevidente ed infatti non ha senso cercare di dimostrarlo con argomentazioni logiche trattandosi di una immediata percezione estetica che uno ha per natura oppure non ha!
    Di sicuro un motivo ci sarà, secondo me, se tanto nell’antica Ellade e nell’antica Roma quanto nell’Europa medievale e nell’Italia rinascimentale ad essere celebrati come tipi ideali di bellezza erano uomini e donne dai capelli biondi-rossi, dagli occhi azzurri-verdi-grigi e dai tratti somatici in prevalenza nordici (negli stessi manifesti della Rsi o della prima guerra mondiale, spesso i soldati italiani venivano rappresentati idealmente come uomini con lineamenti nordici, ma con capelli castani o bruni), che poeti ed artisti indicavano come simili a divinità.
    Sul piano storico, al di là del fattore estetico, si può ugualmente mostrare una certa relativa preponderanza nordica, almeno a partire dalle prime conquiste indoeuropee negli ultimi millenni che hanno condotto alla formazione di élites politico-militari nelle quali tale tipo era ben diffuso; senza per questo ignorare minimamente il ruolo altrettanto importante svolto dagli altri bianchi in tanti altri millenni della precedente e successiva storia.
    Come ho già scritto nel 3d su Kemp ed in molti altri, nessuno può dubitare del fatto che la più antica civiltà di Creta, dei Balcani, delle Isole Britanniche e dell’intera Europa settentrionale, centrale e meridionale pre-indoeuropea sia da attribuire di volta in volta al tipo mediterraneo, a quello alpino, dinarico o falico in varia misura a seconda dei luoghi.
    Non si tratta quindi di insultare o denigrare nessun altro tipo bianco medio, appartenenti in prevalenza ad altre sottorazze o frutto di incroci fra diverse di queste, anche perché sennò finirei per insultare e denigrare me stesso per primo!
    Fra l’altro, va sempre tenuto presente che il tipo nordico propriamente detto (che un tempo si trovava con più frequenza nell’intera area mediterranea nonché in zone extraeuropee, date le molteplici migrazioni da esso intraprese nel corso dei millenni…ed erano proprio i più eroici ad emigrare!) è oggi sempre più raro anche in Nord Europa e Scandinavia, dove mostra spesso ibridazioni con il tipo falico e/o balto-orientale, per cui è un discorso in linea di principio che prescinde da interessi contingenti.
    Come ho già fatto notare, alcuni fra i nordicisti più estremi tipo Lapouge o Woltmann avevano una fisionomia ben poco o quasi per nulla nordica - si può infatti benissimo sostenere il nordicismo senza essere prevalentemente nordici, perché si tratta di fissare un principio ideale e non c’è bisogno di incarnarlo nella propria persona - eppure sostenevano le loro posizioni con convinzione.
    Nordicismo non vuol dire considerare a priori qualunque tipo nordico come migliore degli altri, dato che l’evidenza storica palesa pure l’esistenza di grandi personalità di altra sotto-razza e razza umana così come la mancanza di doti eccellenti in vari nordici, ma solo fare una media ed indicare come modello ideale il tipo nordico.
    Ma non sta scritto da nessuna parte che ogni grande uomo o donna debba per forza, per essere considerato tale, mostrare di possedere un elemento prevalentemente nordico.
    L’espressione sul “miglior tipo nordico” va intesa nel seguente modo, mi spiego più precisamente riformulando la frase: “noi bianchi dobbiamo vedere l’ideale realizzato nei migliori fra i nordici”, cioè intendevo dire che non si tratta di idolatrare il tipo nordico in sé e per sé (con un feticismo puramente estetico per lo stallone dal bel fisico e dai bei tratti, alto, dolicocefalo e biondo, a prescindere da tutto il resto), ma quei singoli individui nordici che oltre a possedere una notevole bellezza estetica hanno incarnato od incarnano nel modo più eroico (con il loro senso dell’onore cavalleresco e della fedeltà personale) una certa visione del mondo.
    In pratica, il modello ideale è rappresentato dai tipi più onorevoli presenti in passato fra la nobiltà persiana ed indiana, fra la nobiltà tracia ed illirica, fra la nobiltà ellenica e romana, fra la nobiltà celtica e germanica, un Seneca o un Platone, un condottiero animato dalla volontà continua di autosuperarsi per creare un impero come il macedone Alessandro Magno, un sublime e colto organizzatore politico-sociale come lo svevo Federico II, un genio artistico, ingegneristico e scientifico multiforme come il toscano rinascimentale Leonardo da Vinci, i grandi navigatori ed esploratori portoghesi che si sono spinti faustianamente oltre i confini del mondo allora conosciuto ed un imperatore come Dom Pedro del Brasile, un pensatore e letterato d’eccezione come Gobineau medesimo, Montesquieu, Tocqueville e tanti altri, un impavido come Napoleone Bonaparte (discendente da una famiglia metà nobile e metà borghese di origine longobarda, stanziatasi inizialmente fra Liguria e Toscana e poi trasferitasi in Corsica) od il Duca Amedeo di Savoia-Aosta, ecc. i migliori uomini di pensiero e/o di azione e non certo uno scandinavo degenerato di oggi che si sfinisce e si suicida lentamente a forza di alcool, droga ed altre sostanze.
    Come infatti scrisse Clauss, i migliori fra i nordici furono proprio non quelli che restarono bensì quelli che emigrarono dalla loro patria originaria andando in cerca di continue avventure eroiche! Tutti i primitivi Indoeuropei che si spostarono in Grecia, in India, Persia e Cina, nel Vicino e Medio Oriente e così via imponendosi come dominatori, i Goti del medioevo, i Variaghi Svedesi che fondarono la Russia, i Longobardi che si stabilirono un po’ in tutta Italia ed i Normanni che giunsero tanto in Inghilterra e Francia quanto in Puglia e Sicilia, i Vandali che conquistarono il Nord Africa, i grandi esploratori e navigatori moderni Iberici, ecc.
    Ed ovviamente a mio avviso meritano uguale stima tutti i grandi della storia, non solo i bianchi non-nordici d’eccezione come l’indomabile Bob Mathews che era palesemente scuro di occhi e di capelli, ma anche qualche fiero guerriero etipe, zulu o watusso che si è battuto per la sua tribù rifiutando una civilizzazione esteriore a lui estranea o chiunque altro umano abbia una condotta esemplare. Una certa virtù eroica nel modo di essere e di comportarsi non è ovviamente patrimonio esclusivo dei nordici né dei soli bianchi in generale, dato che simili caratteristiche possono anche essere apprezzate in individui ed etnie di altre razze umane.
    Fermo restando che è ai bianchi che un bianco deve sentirsi più affine, e così ogni altro umano nei confronti della gente della propria razza.
    Se fra i bianchi è il tipo dolico-biondo che rappresenta un modello di eccellenza a livello fisico e fisiognomico (esso infatti è ben rappresentato nelle statue greche, il cosiddetto profilo greco con naso dritto a radice alta parallelo alla fronte è in realtà quello dell’uomo nordico) e che è stato spesso ben presente storicamente nella nobiltà guerriera (dall’India ariana all’Islanda germanica); ebbene, allo stesso modo, fra le genti a prevalenza negroide è il tipo etiope, zulu o watusso (alto e slanciato, con lineamenti più eleganti e più carico di disciplinate doti guerriere) a costituire una sorta di Herrenrasse da prendere come modello di bellezza e da considerare come il tipo del dominatore per eccellenza (in tutta l’Africa centrale e subsahariana) a livello storico. In ogni macro-razza c’è un tipo che può essere considerato come quello può vicino all’ideale.
    Riguardo alle élites nobiliari della storia, ci sono molti indizi a sostegno del fatto che molte fra loro fossero composte da nordici: ai tempi della civiltà eurasiatica (Traci, Illiri, Frigi, Sarmati e tribù iraniche varie delle steppe), medio-orientale (Ittiti, Mitanni, Filistei, Amorriti od Amorrei, ecc.), indo-iranica e greco-romana nel loro periodo di maggior splendore, dell'Egitto pre-dinastico e faraonico delle prime fasi, perfino in Polinesia e nell’America pre-colombiana dei vichinghi figli del Sole Incas nonché in Oceania dove la nobiltà maori si autodefiniva Arya come gli Eroi dell’India del nord, nonché nell’Europa medievale egemonizzata da aristocrazie guerriere nordiche di origine germanica (i cui discendenti almeno parziali formarono anche il successivo nucleo moderno dei Conquistadores, degli esploratori e navigatori Portoghesi e Spagnoli, nonché dei geni artistici, letterali, filosofici e scientifici della Francia e del Rinascimento Tosco-Italiano) dalla Scandinavia alla Sicilia e dall’area iberica alla Russia.
    Con questo non intendo dire che gli appartenenti alla nobiltà siano stati una schiatta superiore in assoluto, ma sicuramente sono convinto ed è innegabili che parecchi grandi uomini di pensiero e di azione siano usciti da questo ceto sociale sovente prevalentemente composto da tipi nordici, emergendo non per la loro ricchezza economica ma per le loro doti innate. Ad esempio (come documentò Ludwig Woltmann) anche dopo la rivoluzione francese - scoppiata per colpa della pseudo-nobiltà di corte già degenerata di Versailles, la quale in termini culturali aveva prodotto meno dell’1% di geni rispetto alla totalità della popolazione francese dell’epoca e che era formata da borghesi arricchiti più che da discendenti genuini dei Germani - almeno 60 fra i 250 più illustri uomini francesi provenivano dalle fila della pur minoritaria, decimata e spodestata nobiltà di sangue! Questa è la prova che una certa superiorità di quei nobili francesi di origine germanica - i cui avi salvarono l’Europa dissanguandosi eroicamente in guerre continue come durante le crociate - derivava non dal denaro o dal prestigio sociale, ma dal sangue e da doti innate!
    Del resto, è altrettanto evidente che diversi grandi geni bianchi del pensiero e dell’azione siano nati anche in famiglie alto-medio-piccolo-borghesi, operaie o contadine, emersi anche loro per doti ereditarie od individuali d’eccezione: ad esempio Leonardo Da Vinci medesimo non apparteneva al ceto nobiliare essendo figlio di un ricco nataio e di una bella contadina, eppure era un tipo palesemente nordico come sappiamo dalle sue descrizioni e dal suo autoritratto.
    Gobineau interpretava il Rinascimento Italiano come un riemergere ed una rivolta del vasto substrato pre-germanico della popolazione autoctona contro il germanesimo dominante; ma, in realtà, su questo punto si era abbastanza sbagliato poiché parecchi fra gli stessi esponenti di genio dell’epoca mostravano essi stessi almeno alcuni tratti nordici (nella fisionomia del volto, negli occhi e capelli chiari, nella struttura fisica o nella forma della testa, ecc.) come Leonardo da Vinci in primis, ed erano di almeno parziale origine etnica germanica come testimoniano molti cognomi e le dettagliate indagini genealogiche sulle loro famiglie svolte da Lapouge e Woltmann!!
    Inoltre i grandi musicisti tedeschi ed italiani erano spesso tipi prevalentemente dinarici (con influssi mediterranei o nordici) provenienti dai ceti medio-bassi, il grande filosofo Nietzsche era prevalentemente un brachicefalo alpino come Lapouge e così via. Anche nello stesso Patriziato romano e fra gli Eupatridi ateniesi si potevano vedere influssi dinarici, alpini o mediterranei pur essendo di base nordici in maggioranza.
    Per non parlare poi delle più antiche civiltà pre-indoeuropee, chiaramente create in maggioranza da tipi mediterranei, alpini ed in generale non-nordici.
    Adesso mi auguro sia più chiaro il senso del mio pensiero.

    Ecco che ritengo di aver risposto alle accuse che mi sono state mosse e che ho appena letto, almeno ho notato che questa discussione si è ravvivata poiché per 2 anni è passata quasi inosservata qui su Stormfront Italia malgrado io la reputi di grande interesse in quanto incentrata sul Conte de Gobineau ed altri autori di orientamento culturale prevalentemente nordicista che hanno fatto validi studi antropologici e razziali sulla storia delle popolazioni di razza bianca e del genere umano nel suo complesso.
    Ringrazio Evoliano, Non Conforme, Rivoluzione Bianca, Complotto Giudaico e Dani14 per la difesa nei miei confronti, anche se non pensavo ce ne fosse bisogno.
    In effetti mi stupivo un po’ che nessuno avesse ancora protestato, perché so che tali questioni sono molto controverse anche qui dentro.
    In ogni caso, non mi sembra ci sia nulla di disdicevole nei miei post al contrario di quanto sostiene Partenopeo, il mio casomai è un bel nordicismo
    Battute a parte, non ha senso ridurre il tutto astrattamente ad una diatriba fra “nordicismo” e “mediterraneismo”, dato che altrimenti ci dovrebbero/potrebbero essere anche i sostenitori del “dinaricismo”, dell’“alpinoismo”, del “falicismo” e così via; infatti la macro-razza bianca si divide almeno in 5-6 sotto-razze e mica solo in quelle due!!
    Nei grandi uomini bianchi della storia, oltre alla componente nordica che soprattutto è stata sovente prevalente nella nobiltà e negli strati sociali superiori, si possono facilmente notare influssi di un po’ tutte queste altre sotto-razze per cui ognuno potrebbe con una certa ragione sostenere le sue posizioni.
    Per Partenopeo: la Scandinavia ha una popolazione in cui si mischiano il tipo nordico, quello falico e quello balto-orientale (soprattutto in Finlandia) con alcuni influssi alpini (soprattutto in Norvegia e Danimarca) dovuti ad una certa immigrazione dall’Europa centrale avvenuta là alcuni secoli fa; comunque svedesi, norvegesi, danesi ed anche gli islandesi hanno dato un valido contributo alla civiltà europea (nella scienza, nella letteratura, nell’arte, nella musica, nello sport, ecc. Vedi le saghe scandinave, il filosofo danese Kirkegaard, il narratore norvegese Knut Hamsun ed il politico Quisling, lo scienziato Niels Bohr anche se lui era in parte ebreo, i grandi tennisti svedesi come Borg, Edberg, Enqvist, i grandi musicisti black metal come Varg Vikernes e mille altri, ecc.) pur essendo solo pochi milioni dato che l’intera Scandinavia insieme avrà meno di ¼ degli abitanti della Germania per dire!
    Se la Scandinavia, che è già penalizzata dal clima e dall’ambiente, avesse avuto numericamente gli stessi abitanti della Germania o di altre nazioni europee probabilmente ci sarebbe stata una gara alla pari; ma così non ha senso fare un confronto perché essa è sempre stata penalizzata dalla sua relativamente scarsa popolazione che le ha impedito una egemonia effettiva ed un ruolo di rilievo, avendo essa pure fornito buona parte della sua gente migliore e più eroica ad altri popoli in seguito alle grandi migrazioni storiche!
    Si può ben dire che i migliori uomini Scandinavi o di origine scandinava furono quelli che donarono a certe nazioni europee la loro nuova nobiltà, quelli che giunsero in Russia, in Gran Bretagna, in Francia e fino in Sicilia!
    Gobineau in persona ci è stato forse donato dalla Scandinavia, dato che lui si vantava di discendere da un Pirata Norvegese giunto in Francia di nome Ottar Jarl!

    14 Words! – Holuxar
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