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  1. #51
    Klassenkampf ist alles!
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    Predefinito Riferimento: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    Citazione Originariamente Scritto da MaRcO88 Visualizza Messaggio
    Evo assicura che il golpe in Honduras è stato promosso dagli Stati Uniti
    ]
    e allora perchè non si sveglia un po' e non la fa finita con la feccia golpista, razzista e nazista dichiarata che gli vuole fare la pelle? Tanto si sa come la pensano gli USA, o sotto il nostro stivale tramite i nostri tirapiedi, o morti. Ergo, Evo, svegliati, prima che ti diano la sveglia loro con una pallottola in fronte...

  2. #52
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    Predefinito Riferimento: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    HONDURAS
    Chávez ratifica il ritorno di Zelaya nelle prossime ore
    Il Presidente Hugo Chávez ha fatto queste dichiarazioni in Bolivia, a Canale 7.
    Hugo Chávez: (…) Zelaya stava usando questi fondi per i micro-crediti, i contadini, la sanità, la medicina e quando lo hanno sequestrato aveva di riserva vari milioni di dollari. Sono sicuro che sono dei mafiosi, banditi di strada... Vito Corleone è un cherubino e Al Capone un bambino piccolo a lato di Gorilletti e dei suoi banditi. Il popolo dell’Honduras li deve eliminare. Non possiamo essere d’accordo che si cacci via un presidente perchè non gli piace e che poi si dica che c’è un democrazia... Io torno a Caracas e la ministra degli Esteri honduregna, Patricia, è andata a Managua dove si celebrano i 30 anni del trionfo della Rivoluzione di Sandino. Patricia ha detto che tra poche ore entrerà in Honduras, che li c’è il popolo e il popolo ha bloccato quasi tutte le strade (...) il popolo è paralizzato è ingovernabile...
    Qui (in Bolivia) c’è un popolo che ama Evo: proteggetelo... Non lasciate tornare i fantasmi della borghesia, che trasformano noi in fantasmi, mentre siamo uomini che lottano per la giustizia... qualsiasi cosa faccia la borghesia, i popoli devono seguire la propria coscienza e i propri leaders. Sono stato qui dieci anni fa e vedo la differenza (...) la Bolivia ha seguito il suo cammino... non lo perdete e raddoppiate il passo (Trascrizione di Yeni Ortega di Cubadebate/ Traduzione Granma Int.).
    granma.cu -
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  3. #53
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    Predefinito Riferimento: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    www.resistenze.org - popoli resistenti - honduras - 22-07-09 - n. 283


    da www.redportiamerica.com/no_hubo_un_golpe.html
    traduzione dal castigliano di Ciro Brescia

    Washington: “Non c’è stato un golpe in Honduras”, che questo “episodio” serva di “lezione” a Zelaya e agli altri che seguono il modello venezuelano.

    di Eva Golinger

    21/07/09

    Dopo tre settimane di discorsi ambigui da parte di Washington sul colpo di Stato in Honduras, alla fine la diplomazia statunitense ha dichiarato che non considera un golpe quello che è accaduto in Honduras. Così lo ha confermato ieri il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, in una conferenza stampa a Washington. Un giornalista gli ha chiesto se il governo statunitense ha qualificato gli accadimenti in Honduras come un “colpo di Stato” ed il portavoce del Dipartimento di Stato ha risposto con un chiarissimo “No”.

    Durante questa settimana, dopo il nefasto golpe avvenuto l’ultimo 28 giugno, il Dipartimento di Stato lo ha negato rispondendo con chiarezza sui fatti accaduti. Dal primo giorno, la segretaria di Stato Hillary Clinton non ha riconosciuto i fatti come un “golpe” e nemmeno ha chiesto chiaramente la restituzione del presidente Zelaya al potere. In più, in tutte le sue dichiarazioni, si è sempre riferita “alle due parti” del conflitto, legittimando così i golpisti e responsabilizzando pubblicamente il presidente Zelaya.

    Da allora, nonostante i diversi riferimenti al “golpe” in Honduras, il Dipartimento di Stato negava di qualificarlo come un colpo di Stato, cosa che diversamente lo obbligherebbe a sospendere qualsiasi appoggio economico, diplomatico e militare. Il primo di luglio, i portavoce del Dipartimento di Stato lo spiegano in questo modo: “In riferimento propriamente al golpe, sarebbe meglio dire che si è trattato di uno sforzo coordinato tra i militari ed alcuni attori civili.”

    Inizialmente, i portavoce del Dipartimento dicevano che i loro avvocati stavano “analizzando” i fatti accaduti per giungere alla conclusione se ciò che è accaduto in Honduras si possa realmente definire un colpo di Sato o meno. Dopo la riunione tra la Segretaria di Stato Clinton ed il presidente Manuel Zelaya, il sette luglio passato, la diplomazia statunitense ha evitato di esprimere una opinione per non “influire” nel processo di “negoziazione” stabilito da Washington.

    Senza dubbio, lunedì 20 luglio è stato un giorno di chiarezza. Hanno ammesso davanti al mondo che Washington non considera che ci sia stato un colpo di Stato in Honduras. Assumendo questa posizione, il governo degli USA si sta unendo al regime golpista dell’Honduras e suoi alleati, la maggioranza dei quali sono antichi golpisti o agenti della intelligence statunitense. L’Unione Europea, le Nazioni Unite, L’Organizzazione degli Stati Americani e tutti i paesi dell’America Latina hanno stigmatizzato gli avvenimenti honduregni riconoscendo il colpo di Stato. L’amministrazione Obama, invece, rimane da sola con i golpisti insistendo che non c’è stato un golpe e legittimando in questo modo la rimozione dal potere del presidente Zelaya.
    Che serva di lezione per Zelaya e gli altri.

    Durante la stessa conferenza stampa del Dipartimento di Stato, il 20 di luglio, il portavoce Philip Crowley dice qualcosa di ancora più rilevante sulla posizione di Washington di fronte agli accadimenti in Honduras. Alla domanda su una ipotetica rottura tra il governo venezuelano ed il presidente Zelaya dovuta al processo di negoziazione in Costa Rica, Crowley ha detto quanto segue: “Noi crediamo che se dovessimo scegliere un governo modello ed un leader modello nella regione affinché gli altri paesi lo seguano, l’attuale leadership del Venezuela non sarebbe il nostro modello. Se questa è la lezione che ha appreso il Presidente Zelaya da questo episodio, bene, allora sarebbe una buona lezione.”

    Tale dichiarazione di Washington conferma che il colpo di Stato in Honduras è uno sforzo per attentare contro l’ALBA ed il bolivarianismo crescente e che si espande in tutta la regione. Rivela inoltre, che il golpe contro Zelaya è un messaggio agli altri governanti dell’America Latina che stanno stringendo le loro relazioni con il Venezuela. È come dire: “Se vi avvicinate al Venezuela, rischiate di essere defenestrati con un golpe o con altri tipi di aggressione”, che sarebbe appoggiata da Washington e giustificata come una misura per liberare la regione dalla minaccia chavista”.

    Un giornalista ha insistito sulla questione e ha chiesto al portavoce del Dipartimento di Stato: “Quando dice che il governo venezuelano non deve essere un esempio di governo per gli altri leaders…” e Philip Crowley ha tagliato cinicamente, “Credo di aver detto le cose con chiarezza…”.

    Visto il peso che implicano queste dichiarazioni, il giornalista insiste, “Potrebbe ripetere? (ridendo) è come giustificare il colpo di Stato, perché sta dicendo che se qualche governo tenta di seguire il modello socialista del governo venezuelano, sarebbe giusto defenestrarlo. Potrebbe spiegare le sue dichiarazioni sul Venezuela?”.

    Crowley ha risposto alla domanda con un silenzio di complicità. E dopo ha approfittato del momento per aggredire il Venezuela. “Abbiamo delle preoccupazioni sul governo del presidente Chávez non solo su quello che ha fatto nel suo paese – attacco alla stampa, per esempio – ed i passi che ha fatto per limitare la partecipazione ed il dibattito nel suo paese. Inoltre siamo preoccupati per la misura che ha preso con alcuni suoi vicini… e l’intervento che abbiamo visto da parte del Venezuela rispetto alle relazioni con gli altri paesi, Honduras da un lato e Colombia dall’altro. Quando abbiamo delle differenze con il presidente Chávez, lo diciamo sempre in maniera molto chiara.”

    Senza dubbio, queste ultime dichiarazioni confermano l’appoggio al colpo di Stato in Honduras e le sue motivazioni dietro agli avvenimenti. La lezione che sta dando Washington con questo golpe è una dichiarazione di guerra contro l’ALBA e specialmente contro il Venezuela.

    I suoi attacchi si intensificano tanto contro il Venezuela così come contro l’Ecuador e la Bolivia. Con l’accordo tra il presidente Obama ed il presidente Uribe in Colombia, per aumentare massicciamente la presenza militare statunitense in America Latina, la nuova amministrazione di Washington riafferma che la battaglia tra la pace e la guerra continua e che la lotta per la liberazione dei popoli latinoamericani dalla bestiale mano imperiale, è appena cominciata.

    evagolinger@hotmail.com

    Washington: Non c’è stato un golpe in Honduras
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  4. #54
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    Predefinito Riferimento: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    Intensa giornata di proteste antigolpista in Honduras
    I movimenti popolari honduregni hanno realizzato marce nella capitale ed in altre zone, contro il Colpo militare, alla vigilia di uno sciopero generale per il ristabilimento dell’ordine costituzionale.
    Migliaia di persone hanno attraversato i quartieri a nord di Tegucigalpa, per poi concentrarsi nel Parco Centrale capitalino, nel settore storico, convocati dal Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato.
    Una dimostrazione simile ha avuto luogo nella città di Lima, nel dipartimento nordico di Cortés, mentre oppositori del golpe hanno bloccato le strade nei dintorni di San Pedro Sula, la seconda città del Paese, a 250 chilometri al nord di Tegucigalpa.
    Anche le Organizzazioni del Fronte Studentesco contro il Colpo di Stato hanno effettuato una marcia nella capitale, in ripudio al Governo de facto ed in difesa delle conquiste realizzate nell’educazione che esso ha detto di voler annullare.
    Le organizzazioni femminili hanno invece realizzato un piantone di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti per esigere il non riconoscimento del Governo de facto, la cessazione dell’appoggio a tale Governo da parte dei settori di estrema destra, e misure efficaci contro i golpisti.
    Il dirigente del Movimento dei Contadini, Rafael Alegría ha affermato a Prensa Latina che le proteste popolari si manterranno fino al recupero dello stato di diritto e alla restituzione del Presidente costituzionale, Manuel Zelaya, disposta il passato giugno.
    Questa lotta va avanti da 25 giorni, e continuerà con la speranza di una soluzione a favore del popolo, e non del piccolo gruppo di oligarchi che hanno usurpato il potere, ha aggiunto.
    Alegría ha inoltre assicurato che oggi e venerdì i lavoratori paralizzeranno, assieme al popolo, istituzioni pubbliche, strade e manterranno le manifestazioni d’appoggio allo sciopero generale di 48 ore.
    Juan Barahona, Presidente della Federazione Unitaria dei Lavoratori, ha ricordato che le tre centrali sindacali hanno accordato tra loro la realizzazione dello sciopero nazionale in ripudio al golpe e per il ritorno di Zelaya.
    Alfredo Escobar, dirigente delle basi del Partito Liberale che rifiutano l’appoggio al golpe dei vertici del Partito, ha sottolineato che il popolo ha il diritto di scendere in strada per la difesa della legalità democratica.
    Escobar ha esortato la popolazione ad offrire un caloroso benvenuto al Presidente Zelaya nel suo ritorno al Paese, all’esaurirsi, ieri, di un periodo di tempo concesso per trovare una soluzione negoziata alla crisi (Traduzioni Granma Int)
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  5. #55
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    Predefinito Riferimento: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    Zelaya in marcia verso l'Honduras, «sono disposto a questo sforzo per la libertà e la democrazia»

    In sostegno a Micheletti una delegazione di deputati repubblicani Usa. Con il presidente deposto il guerrigliero Ede'n Pastora



    È passato quasi un mese da quando, era il 28 giugno, il presidente eletto dell'Honduras Manuel Zelaya è stato deposto da un colpo di stato che ha portato al potere Roberto Micheletti
    In ogni modo Zelaya in queste settimane ha tentato di rientrare nel suo Paese per essere al fianco dei tantissimi che ogni ora protestano contro il golpe e chiedono il ripristino del governo democraticamente eletto. Oggi Zelaya, dopo aver lasciato la capitale del Nicaragua, Managua, si è diretto ad Estelí, 25 chilometri dalla frontiera con l'Honduras e da lì in queste ore ha iniziato la sua eroica e pericolosa marcia verso l'Honduras.
    Il suo ritorno in Honduras, ha spiegato lo stesso presidente esiliato, «non è qualcosa che attenta la stabilità del paese», ma rappresenta «la ricerca di una soluzione e della stabilità. Speriamo che alla fine sia il modo migliore per iniziare un dialogo interno per risolvere il conflitto e porre fine alla repressione contro il popolo honduregno».
    Manuel Zelaya Rosales è consapevole della portata del suo gesto, teme per la sua vita e avverte la stampa e l'opinione pubblica: «se dovesse capitarmi qualcosa, il generale Romeo Vasquez Velasquez sarà il responsabile della mia morte»; contro di lui i militari ed il governo illegittimo che hanno imposto il coprifuoco, con lui il popolo. In un'intervista ha annunciato che «a volte il sacrificio è necessario per ottenere conquiste sociali, e sono disposto a fare questo sforzo per la libertà, la democrazia e la pace nel paese».
    In marcia verso l'Honduras, sono al fianco del presidente alcuni ex ministri del governo da lui presieduto e il capo di Stato del Nicaragua Daniel Ortega. Ma con loro a fare da scorta fino al confine c'è anche Ede'n Pastora, guerrigliero sandinista che guidò la presa del Palacio Nacional di Managua nel 1978 contro la dittatura dei Somoza. «Sto agendo volontariamente come rivoluzionario nicaraguese, centroamericano, bolivariano e sandinista».
    Ma alla marcia di Zelaya si contrappone un'altra marcia, quella di una delegazione di deputati repubblicani degli Stati Uniti che vogliono dare il proprio sostegno a Micheletti, convinti, secondo le parole del capo delegazione Connie Mack, che «l'uscita di Manuel Zelaya non è il risultato di un colpo di Stato». Affermazioni che devono suscitare qualche imbarazzo ad Obama, al quale il 22 luglio Zelaya si era rivolto con una lettera chiedendo l'intervento del presidente americano contro il golpisti.

    In questi giorni la Casa Bianca ha spinto affinché il presidente del Costa Rica tentasse una mediazione nel rispetto della Carta dei diritti interamericana, minacciando Micheletti di cambiare il segno dei rapporti bilaterali nel caso di un suo rifiuto. E intimando il presidente eletto a non mettere in moto azioni unilaterali che potrebbero aprire scenari di violenza in Honduras. Però azioni concrete ancora non sono state messe in atto e Zelaya attende «misure che aiutino a ristabilire l'ordine ed il sistema di diritto».

    Alessandra Valentini

    La rinascita 24.7.09
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  6. #56
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    Predefinito Riferimento: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    Il Presidente deposto Zelaya valica la frontiera dell'Honduras.

    PdCITV - Zelaya valica la frontiera dell'Honduras
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  7. #57
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    Predefinito Rif: Riferimento: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    Intervista a Manuel Zelaya

    Manuel Zelaya: «Il golpe non passerà»

    di Claudia Jardim

    su il manifesto del 02/08/2009

    Parla il presidente honduregno deposto: «Se la destra riprende in mano le armi per rovesciare presidenti riformisti, anche i popoli hanno il diritto di tornare a spingersi sulla stessa strada»
    Circondato da guardaspalle, il presidente deposto dell'Honduras Manuel Zelaya s'intrattiene con un gruppo di honduregni che hanno passato la frontiera con il Nicaragua nel posto in cui aveva dato appuntamento ai suoi sostenitori per ritornare nel paese, tutti insieme, dopo 26 giorni di esilio. L'entrata trionfale programmata da Zelaya è stata frenata dal governo golpista di Roberto Micheletti, che aveva decretato lo stato d'assedio nei dipartimenti le cui strade portano alla frontiera, nel tentativo di impedire la mobilitazione lanciata dal Fronte di resistenza al golpe. Decisi tuttavia a ricevere il presidente deposto, centinaia di honduregni si sono avventurati per le montagne del paese per dribblare la repressione dell'esercito. Fra abbracci e grida di «ritorna Mel», secondo il nomignolo con cui viene chiamato Zelaya dai suoi, la sicurezza del presidente mette in guardia sulla presenza di franchi tiratori avvistati su una collina circostante.
    Senza la moltitudine che si aspettava, Zelaya ha deciso di non passare la frontiera. Se l'avesse fatto, diceva un colonnello dell'esercito honduregno che «sarebbe stato immediatamente arrestato». Il presidente deposto aspettava l'esito di un «negoziato» con i militari che gli consentissero l'entrata, sia pure simbolica. Ma l'accordo non c'è stato.
    Seduto su una jeep circondata da suoi simpatizzanti, Manuel Zelaya ha conversato con Brasil de Fato. Visibilmente affaticato e apparentemente senza una strategia praticabile capace di garantirgli il ritorno alla presidenza, Zelaya ha detto alcune parole chiare e pesanti: «Se la destra ha ripreso in mano le armi per rovesciare un presidente riformista, anche il popolo ha il diritto di tornare sulla stessa strada».


    Il governo Usa ha criticato la sua decisione di tentare di tornare nel paese senza un accordo precedente con il governo golpista. Cosa ne pensa?

    Ho concesso tutte le tregue possibili e immaginabili. Sono stato estremamente tollerante e paziente, ho aspettato e appoggiato tutte le decisioni prese dalla comunità internazionale. Ho accettato quel che ha detto il segretario di stato Hillary Clinton. Intanto i golpisti continuano a reprimere il popolo honduregno, violando i diritti umani della popolazione, appropriandosi di risorse che non sono loro, usurpando la sovranità popolare, tradendo i poteri dello stato. Mi hanno strappato di casa all'alba a colpi di fucile, ammanettato. Non mi hanno mai accusato formalmente davanti a un tribunale, né adesso né prima. Ora si stanno inventando accuse contro di me, la mia famiglia e i miei ministri. I militari parlano di democrazia ma quando qualcuno esprime qualche opposizione viene immediatamente bollato come comunista, lo perseguono e poi fanno un colpo di stato. Il fatto è che l'oligarchia honduregna è estremamente conservatrice.


    Visto che non riesce a rientrare in Honduras, che cosa pensa di fare?

    Mantengo l'appello al popolo honduregno perché venga alla frontiera. Sono solo 12 chilometri fra El Paraiso, l'ultimo posto di blocco dell'esercito, e Las Manos. La gente può venire a piedi. E c'è anche un'altra possibilità. Ho a disposizione due elicotteri e posso atterrare in qualunque posto.


    Quali sono stati i fattori determinanti che hanno portato al golpe?

    L'Honduras è la terza economia più povera dell'America latina. Su ogni dieci honduregni, otto vivono nella povertà e tre nella povertà assoluta. Credo che una società che vive così da almeno un secolo debba essere analizzata nel tentativo di promuovere dei cambiamenti. E questi cambiamenti sono legati con la forma di governo. È evidente che l'oligarchia economica, privilegiata da questa situazione, dallo status quo, non vuole questi cambiamenti. Quindi l'unico modo di promuovere un cambio in Honduras è quello di ampliare gli spazi di partecipazione dei cittadini, i processi di partecipazione sociale. Su questo ho puntato e l'oligarchia mi ha denunciato come un nemico della patria e ha cominciato a cospirare contro di me. Ho aumentato il salario dei lavoratori, ho tentato di avviare la riforma agraria, ho aperto le porte al socialismo del sud e questo è stato considerato un delitto. Tutto questo ha fatto sì che l'élite economica - appoggiata dei vecchi falchi di Washington come Otto Reich e Robert Carmona e da alcuni congressisti Usa - avviasse la cospirazione che è poi sfociata nel golpe. Ma si sono sbagliati. Pensavano che fosse facile come nel secolo scorso, quando in quarantott'ore i golpisti riuscivano a dominare la situazione e soggiogare il popolo. Il popolo adesso è nelle strade già da un mese e dimostra di non accettare il golpe. Anche la comunità internazionale è cambiata. Ormai non subisce più i colpi di stato, perché sono illegittimi, sono un salto all'indietro, è il ritorno della forza contro la ragione, il ritorno della violenza contro le urne. È questo che ha provocato il golpe. La paura dei cambiamenti, la paura che il popolo si organizzi.


    La stampa honduregna la paragona al presidente venezuelano Hugo Chavez. Lei come definisce il suo governo?

    Il mio è un governo di centrosinistra. Di centro perché appoggiamo il liberismo economico e di sinistra perché appoggiamo i processi sociali, in qualche modo socialisti. Ho cercato di tenere una via di mezzo fra queste due opzioni. Ma anche così mi hanno bollato come nemico dell'oligarchia economica, solo perché ho aumentato il salario minimo dei lavoratori. Mi sembra del tutto iniquo aver subito un colpo di stato solo perché stavo proponendo un referendum consultivo per vedere quale fosse la risposta del popolo rispetto ai processi di partecipazione dei cittadini. Quel che è accaduto è ridicolo, il mondo sta ridendo dei golpisti, nessuno li riconosce.


    Molti considerano che gli Usa abbiano adottato una posizione ambigua in questa crisi. Hanno condannato il golpe ma non hanno imposto sanzioni economiche al governo di fatto di Micheletti. Qual è la sua opinione?

    L'amministrazione del presidente Barack Obama è stata coerente con la diplomazia multilaterale e ha dimostrato di voler risolvere il problema. Ma non si può dire lo stesso rispetto ad altri gruppi di potere negli Stati uniti. La vecchia guardia conservatrice sta appoggiando il golpe. Obama no. Il segretario di stato Hillary Clinton è stata chiara. Ma negli Usa ci sono molti interessi politici ed economici e c'è molta gente settaria che vuole imporre la sua ideologia.


    Lei sta cercando di ritornare al potere. Tuttavia finora il presidente di fatto Roberto Micheletti ha ripetuto che non accetterà la risoluzione dell'Osa, l'Organizzazione degli stati americani, che chiede di restituirle la presidenza. Cosa significa questo precedente per l'America centrale?

    Questo golpe uccide la forza della sovranità popolare. Costituisce un precedente nel senso che se la destra riprende in mano le armi per rovesciare presidenti riformisti, allora anche i popoli hanno il diritto di tornare a cercare le soluzioni dei loro problemi ricorrendo a questa strada, cosa che noi non desideriamo. Prima dicono al popolo che bisogna votare e che la democrazia è un suo diritto, e adesso le armi tornano ad aggredire la democrazia. Questo non si può permetterlo. Contro questo bisogna battersi.


    Con le forze armate, il Congresso e il potere economico schierati a favore del golpe, cosa cercherà di fare per recuperare il potere?

    Continuare a battermi e tenermi fermo nelle mie posizioni.

    ©Brasil de fato-il manifesto
    * Brasil de fato è il giornale dei movimenti sociali brasiliani, fra cui il Movimento dei Sem Terra e Via campesina

    http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m...DArticolo=29628
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  8. #58
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    Predefinito Rif: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora




    Un manifestante democratico ferito dall’esercito golpista chiede aiuto nelle strade di San Pedro Sula dove ieri ci sono stati 19 arresti e 42 feriti. Non è una studente iraniano o un figlio di papà di un’Università per ricchi di Caracas e allora i grandi media internazionali scelgono semplicemente di ignorare immagini che, se fossero funzionali ai loro disegni, farebbero girare in tutto il mondo.




    Honduras: nessuno si commuove : Giornalismo partecipativo

  9. #59
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    Predefinito Rif: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    Rivelazione durante l'incontro di Zelaya con Lula - Gli Stati Uniti ebbero un ruolo attivo nel golpe


    L'aereo militare su cui venne trasportato -in condizione di prigioniero- il presidente Zelaya, partì dalla pista della base militare degli Stati Uniti, situata nella località di Palmerola, a ridosso della capitale Tegucigalpa.
    La rivelazione è stata fatta da Zelaya, durante la sua visita in Brasile, al suo collega Lula ed altre alte autorità brasiliane. Zelaya ha precisato che non si trattò di uno "scalo tecnico", perchè l'aereo aveva la completa autonomia per coprire la breve distanza esistente tra l'Honduras e il Costarica.
    Zelaya venne fatto prigioniero da un commando di incappucciati, che fece irruzione nella sua residenza con un grande volume di fuoco, e venne poi abbandonato -in pigiama- in una pista dell'aeroporto di San Josè, capitale del Costarica.
    Gli anonimi sequestratori incappucciati, non si avvidero della presenza della figlia di Zelaya -Pichu- non riuscirono a localizzarla.
    La Pichu si salvò e riuscì a lanciare immediatamente l'allarme, che rimbalzò in varie capitali latinoamericane e in più di una cancelleria.
    Questo sicuramente salvò la vita di suo padre. E con ogni probalità impresse una svolta alla dinamica del golpe, determinandone un epilogo diverso dai piani prestabiliti dalle Forze Armate dell'Honduras che -come gli eventi successivi hanno dimostrato- rispondono solo agli ordini del Pentagono e del Comando sud.
    Ora sappiamo che gli Stati Uniti, non solo erano perfettamente informati sul golpe militar-imprenditoriale sferrato il 28 di luglio, ma autorizzò l'uso della propria base per imbarcare il "prigioniero Zelaya". Si tratta di una evidente collaborazione attiva con i golpisti.
    A questo punto, c'e' anche da chiedersi se le autorità del Costa Rica non erano state già state informate preventivamente, ed autorizzarono l'atterraggio furtivo e la ripartenza di un aereo militare straniero che trasportava un solo passeggero: un legittimo presidente destituito con la forza.


    Rivelazione durante l'incontro di Zelaya con Lula - Gli Stati Uniti ebbero un ruolo attivo nel golpe

  10. #60
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    Predefinito Rif: Colpo di stato in Honduras..l'Impero colpisce ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Giacomo79 Visualizza Messaggio
    Rivelazione durante l'incontro di Zelaya con Lula - Gli Stati Uniti ebbero un ruolo attivo nel golpe


    L'aereo militare su cui venne trasportato -in condizione di prigioniero- il presidente Zelaya, partì dalla pista della base militare degli Stati Uniti, situata nella località di Palmerola, a ridosso della capitale Tegucigalpa.
    La rivelazione è stata fatta da Zelaya, durante la sua visita in Brasile, al suo collega Lula ed altre alte autorità brasiliane. Zelaya ha precisato che non si trattò di uno "scalo tecnico", perchè l'aereo aveva la completa autonomia per coprire la breve distanza esistente tra l'Honduras e il Costarica.
    Zelaya venne fatto prigioniero da un commando di incappucciati, che fece irruzione nella sua residenza con un grande volume di fuoco, e venne poi abbandonato -in pigiama- in una pista dell'aeroporto di San Josè, capitale del Costarica.
    Gli anonimi sequestratori incappucciati, non si avvidero della presenza della figlia di Zelaya -Pichu- non riuscirono a localizzarla.
    La Pichu si salvò e riuscì a lanciare immediatamente l'allarme, che rimbalzò in varie capitali latinoamericane e in più di una cancelleria.
    Questo sicuramente salvò la vita di suo padre. E con ogni probalità impresse una svolta alla dinamica del golpe, determinandone un epilogo diverso dai piani prestabiliti dalle Forze Armate dell'Honduras che -come gli eventi successivi hanno dimostrato- rispondono solo agli ordini del Pentagono e del Comando sud.
    Ora sappiamo che gli Stati Uniti, non solo erano perfettamente informati sul golpe militar-imprenditoriale sferrato il 28 di luglio, ma autorizzò l'uso della propria base per imbarcare il "prigioniero Zelaya". Si tratta di una evidente collaborazione attiva con i golpisti.
    A questo punto, c'e' anche da chiedersi se le autorità del Costa Rica non erano state già state informate preventivamente, ed autorizzarono l'atterraggio furtivo e la ripartenza di un aereo militare straniero che trasportava un solo passeggero: un legittimo presidente destituito con la forza.


    Rivelazione durante l'incontro di Zelaya con Lula - Gli Stati Uniti ebbero un ruolo attivo nel golpe

 

 
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