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  1. #11
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

    Forse ti riferisci a me quando parli di "facile (e banale) ironia", ma è lo stato d'animo di quel momento, concordo col tuo articolo, e lo sai, ma, ragionando terra terra e non di massimi sistemi, non posso fare finte che dal 1979, anno d'inizio in grande stile delle tv berlusconiane, non sia successo niente, è stato un continuo degradarsi della società e il virus malefico ha infettato tutta la società e tutte le forze politiche, sinistra compresa, e oggi ci troviamo davanti questa situazione, che fare?

    Vorrei ricordare che il clima politico che dici aver mosso Tartaglia, non è l'unico che gira per l'Italia, c'è anche quello della repressione continua verso i lavoratori, dei morti sul lavoro, del controllo sociale, le politiche antiimmigratorie ecc..ecc.. l'elenco sarebbe lungo, e credimi, sono più interessato a questo che a quello che succede al berlusca, sono per questo antiberlusconiano? Solo i fessi possono pensare ciò e quelli ormai abituati all’assenza di pensiero critico.

    Gemeinwesen
    Muntzer il Sopravvissuto

  2. #12
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    Bella la 'difesa' di Muntzer! Mi pare innegabile quanto dice lui, ma resta il fatto che non dobbiamo lasciarci trascinare né tra le fila degli antiberlusconiani d.o.c. né tra quelle dei filo-B.

    Rimaniamo comunisti e marxisti e, per questo, capaci di analizzare, tenendo sempre ben presente il nostro obiettivo. ;-)

  3. #13
    Banda Müntzer-Epifanio
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    L'altra faccia di una brutta serata

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    Le violenze dei neofascisti, dei sostenitori di Berlusconi e della polizia contro chi contestava il premier durante il suo comizio milanese
    Io ieri sera in piazza Duomo a Milano c'ero.
    Terroristi non ne ho visti. Provocatori comunisti nemmeno.
    Ho visto i ragazzi di Azione Studentesca picchiare tutti quelli, tanti, centinaia tra il pubblico e i passanti che facevano riprese o che dicevano la loro contro Berlusconi in un paese dove ormai la libertà di espressione in un luogo pubblico è bandita.
    Ho visto un povero squilibrato che nella tensione di questo periodo non ha saputo trattenere un gesto senza dubbio deplorevole. Uno.
    Ho visto i nostalgici del fascismo. Signori distinti di una certa età che davanti ai giovani picchiatori dicevano "che bello, sembra di essere tornati indietro di mezzo secolo". Ho visto tanta gente vestita di viola guardarli sgomenta. E non erano vestiti di rosso. Erano proprio vestiti di viola.
    Ho sentito un giovane berlusconiano che diceva ai caschi blu: "lui lasciatelo stare, è dei nostri"
    Ho sentito un altro giovane che accusava i video operatori che documentavano l'evento di essere collusi con la Digos. Ostacolava il loro lavoro, coprendo la telecamera con le bandiere ed arrivando a strappare le telecamere dei giornalisti dalle loro mani e al tentativo di linciaggio di chi voleva solo raccontare. Affermavano, lui e i suoi colleghi, che la libertà di informazione di ciò che avviene nella pubblica piazza deve essere subordinata alla garanzia dell'anonimato del gesto di picchiare dei semplici cittadini che esprimono un'opinione contraria.
    Ho chiesto perché e mi sembrava domanda legittima.
    Mi sono sentita dire che dovevo andarmene perché avevo la faccia da comunista. Io. Che nessuna parola avevo proferito, attonita nell'osservare la deriva culturale del nostro paese.
    E' vero. E' deplorevole scagliare un souvenir contro un presidente del consiglio, ma nella foga di denunciare questa nefandezza facciamo lo sforzo di non dimenticarci e non distorcere il contorno e di non accusare di aver lanciato il duomo in testa al presidente tutti quelli, moltissimi, che manifestano solo il desiderio di vedere Berlusconi difendersi in tribunale come lui stesso aveva promesso.

    Laura, Milano



    Domani Peacereporter pubblicherà un video sulle violenze avvenute nel corso del comizio milanese di Berlusconi

    PeaceReporter - L'altra faccia di una brutta serata

  4. #14
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    Citazione Originariamente Scritto da Muntzer Visualizza Messaggio
    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

    Forse ti riferisci a me quando parli di "facile (e banale) ironia", ma è lo stato d'animo di quel momento, concordo col tuo articolo, e lo sai, ma, ragionando terra terra e non di massimi sistemi, non posso fare finte che dal 1979, anno d'inizio in grande stile delle tv berlusconiane, non sia successo niente, è stato un continuo degradarsi della società e il virus malefico ha infettato tutta la società e tutte le forze politiche, sinistra compresa, e oggi ci troviamo davanti questa situazione, che fare?

    Vorrei ricordare che il clima politico che dici aver mosso Tartaglia, non è l'unico che gira per l'Italia, c'è anche quello della repressione continua verso i lavoratori, dei morti sul lavoro, del controllo sociale, le politiche antiimmigratorie ecc..ecc.. l'elenco sarebbe lungo, e credimi, sono più interessato a questo che a quello che succede al berlusca, sono per questo antiberlusconiano? Solo i fessi possono pensare ciò e quelli ormai abituati all’assenza di pensiero critico.

    Gemeinwesen

    Mi riferivo a tutti quelli che hanno espresso contentezza per l'accaduto (e un po' anche a te ). Ritengo che non sia il solo Berlusconi ad aver ammorbato il clima culturale e quindi sociale con le sue televisioni, certo lui ha dato un contributo più che rilevante con le sue televisioni, ma non c'è nessuno che abbia provato a contrastare con contenuti forti sia politici che culturali i processi di marketizzazione della cultura. E' una faccenda che riguarda tutte le forze politico-culturali. Per quanto riguarda l'altra parte del tuo discorso nulla da eccepire, però siccome l'argomento è quello mi sono limitato a ragionare sull'accaduto, non mi piace buttarla... in politica.

  5. #15
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    "Berlusconi risponda a questo colpo di mano chiamando il popolo alle elezioni e proponendo ai cittadini un programma sostanziato su un unico punto: l’indipendenza nazionale contro chi vorrebbe ridurre l’Italia ad un covo di banditi al servizio di potenze straniere".

    Di chi sarà la frase? Di un berlusconiano d.o.c.?

    ...è di un certo G.P.: E? L?ORA DELLA SVOLTA DI G.P. | RIPENSARE MARX ANTICAPITALISMO E GEOPOLITICA

  6. #16
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    Citazione Originariamente Scritto da _Riccardo_ Visualizza Messaggio
    "Berlusconi risponda a questo colpo di mano chiamando il popolo alle elezioni e proponendo ai cittadini un programma sostanziato su un unico punto: l’indipendenza nazionale contro chi vorrebbe ridurre l’Italia ad un covo di banditi al servizio di potenze straniere".

    Di chi sarà la frase? Di un berlusconiano d.o.c.?

    ...è di un certo G.P.: E? L?ORA DELLA SVOLTA DI G.P. | RIPENSARE MARX ANTICAPITALISMO E GEOPOLITICA
    Ho letto l'intervento di GLG e i commenti a seguire...mah...

  7. #17
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    un commento interessante....

    Sull' "attentato" al Berlusca
    Aggressione a Berlusconi: è guerra civile borghese, non c?entrano nulla gli anni 70 Polvere da sparo
    L’aggressore è uno squilibrato e in piazza a contestare il leader del Pdl non c’erano i centri sociali ma giovani che sventolavano Il Fatto, quotidiano portavoce del giustizialismo populista più fazioso, «destra d’opposizione» qualunquista, reazionaria, ultralegittimista, borghese e forcaiola
    di Paolo Persichetti, Liberazione 14 dicembre 2009

    “Tutta colpa degli anni 70, madama la marchesa!”. Gli stessi che oggi ripetono come un ritornello questa frase, negli anni 70 se la prendevano con gli scioperi e i sindacati.
    Domenica sera, Silvio Berlusconi era stato appena colpito mentre salutava la folla alla fine del suo comizio che subito sulle televisioni e nei commenti a caldo dei politici venivano evocati gli anni 70, anzi il loro spettro. Prim’ancora che fosse reso noto il nome dell’aggressore, si era già scatenata la caccia al suo possibile identikit politico-culturale. Sospettati numero uno: gli «antagonisti» (che poi con gli anni 70 non c’entrano nulla). Sembrava proprio che dovesse essere uno di loro, anzi non poteva che essere un «militante dei centri sociali». Gli speaker trasmettevano ai telespettatori l’ansia spasmodica per una conferma del genere. Il leader della lega, Umberto Bossi, non aveva dubbi: il lancio di un souvenir acquistato su una bancarella limitrofa al luogo del misfatto altro non era che un «atto di terrorismo».
    Vedrete che fra un po’ ne vieteranno l’acquisto. Quando il nome del quarantaduenne Massimo Tartaglia è arrivato sulle agenzie, la giornalista di Canale 5, lasciando trapelare un certo rammarico, precisava che l’individuo era sconosciuto alla digos e non risultavano segnalazioni o precedenti penali a suo carico.

    Non era il tanto atteso «militante dei centri sociali» e nemmeno uno che aveva frequentato le galere per motivi politici. Niente di tutto questo. Si trattava soltanto di un anonimo cittadino senza militanza politica alle spalle, certo fomentato dall’antiberlusconismo dell’ultimo periodo ma con una decennale storia clinica legata ad uno squilibro mentale emerso, a quanto sembra, quando era diciottenne, tanto che la psicologa che lo aveva in cura era stata convocata in questura per assistere all’interrogatorio. L’uomo, infatti, è subito apparso agli inquirenti in stato confusionale, incapace di tenere discorsi coerenti. Se così stanno le cose, che c’entra allora il clima da anni 70 chiamato in causa anche il giorno successivo sui giornali? La domanda è più che mai opportuna perché rinvia alla giusta comprensione di quel che sta accadendo in Italia negli ultimi tempi. In piazza a contestare il comizio del presidente del consiglio non c’erano i centri sociali e nessun altra componente della galassia antagonista, ma alcune centinaia di giovani che sventolavano Il Fatto quotidiano portavoce del giustizialismo populista più fazioso e la cui ferocità è speculare solo ai discorsi dei leghisti e di alcuni esponenti del Pdl.
    Un pezzo delle molteplici anime che compongono il popolo viola, sicuramente il peggiore, certamente un settore che, nella caotica e instabile geografia dalle fragili identità culturali attuali, può essere classificato come una «destra d’opposizione»: qualunquista, reazionaria, ultralegittimista, forcaiola. Espressione dell’indignazione di ceti sociali medioborghesi che si abbeverano sui testi di Travaglio e Saviano, che guardano in tv Anno zero, ascoltano i discorsi di Di Pietro, leggono D’Avanzo e Bonini su Repubblica. Di nuovo la domanda: perché evocare gli anni 70?

    Un’epoca intrisa di marxismo dove gli attori in movimento erano altri e la società veniva letta utilizzando paradigmi meno semplificatori, legati ai conflitti e alle interazioni tra blocchi sociali e senza quella delirante contraddizione in termini presente oggi in chi assalta palchi in nome della legalità e della magistratura. Sorge il sospetto che alla fine gli anni 70 siano solo un comodo capro espiatorio verso il quale indirizzare la vendetta. In primis per quella guerra civile simulata, e tutta borghese, che Berlusconi in persona conduce con grande abilità. «Guerra civile legale» o «guerra civile fredda», sono solo alcune delle definizioni coniate dagli studiosi per descrivere situazioni di conflitto simili a quelle che si vivono in Italia oggi. Uno scontro molto duro divide verticalmente la borghesia italiana. L’ala condotta da Berlusconi fronteggia l’asse storico dei potentati economici italiani, capeggiati dal gruppo editoriale Repubblica-Espresso guidato da De Benedetti. Tanto più speculari sono le parti in conflitto, tanto più lacerante è il livello dell’inimicizia espressa.

    Il ceto politico ricalca questa divisione, diversamente da quanto accadeva durante la prima repubblica quando dietro le quinte anche Berlinguer e Almirante arrivavano a parlarsi, sia pur mimando in pubblico una reciproca distanza ostile. Uno scontro agitato da metafore buone per una popolazione ridotta a spettatrice sugli spalti delle arene giudiziarie. Le metafore sono quelle dei mafiosi da una parte e dei comunisti dall’altra con cui le due opposte fazioni si etichettano. La personalizzazione della politica, tanto efficacemente interpretata da Berlusconi, figlia del presidenzialismo virtuale che la costituzione materiale ha di fatto imposto a quella legale, attira come una calamita sul corpo del premier consenso e dissenso, venerazione e odio delle folle. Negli Usa 4 presidenti e un candidato sono stati uccisi, altri 10 hanno subito attentati. Stessa sorte per i capi di Stato francesi, compresi i due colpi di carabina esplosi contro Jacques Chirac il 14 luglio 2002. Verrebbe da dire: è il presidenzialismo, bellezza!

  8. #18
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    Vorrei fare qualche riflessione sull'argomento:tutte le osservazioni qui fatte per commentare non necessariamente si escludono ma aniz si integrano perfettamente.Se è vero quanto dice Muntzer sul ruolo di Berlusconi nella degenerazione culturale e sociale di questo paese ( che pero' va inquadrata come correttamente sottolinea Epifanio in un quadro di generale degenerazione dell'intera societa' occidentale e quindi non ascrivibile di certo al solo berlusconi..sarebbe veramente troppo attribuirgli un tale ruolo) è anche vero che Berlusconi oggi è scomodo per tanti attori sulla scena nazionale ed internazionale.In primis al blocco azionista , uso questo termine per comodita', capitanato da De Benedetti-Repubblica e compagnia decotta che indirizzano strali giornalieri contro Berlusconi per i propri interessi e poi cosa piu' rilevante per gli USA per le note vicende in campo di politica estera ( Southstream, accordi con Libia, asse Roma-Mosca etc ..) .

    Posto questi dati di fatto, compreso il fatto che il Dipartimento di Stato Usa ha chiaramente detto di volere un ricambio in Italia, il clima generato da certa magistratura, un neonato "popolo viola" ..do you remember le "rivoluzioni colorate di Soros " in Ucraina, Georgia e ora in Iran e una sinistra ormai allo sbando che vede nell'antiberlusconismo come ieri in certo "antifascismo" l'unico collante per riacquistare un po' di spazio politico completano un quadro che non lascia ben sperare per l'Italia in generale.

    Dice bene Epifanio: fuori da queste pastoie, ma se non si analizzano i fatti senza "lenti pseudoideologiche" si finisce per prendere lucciole per lanterne e allora si per fare il tifo per uno dei due schieramenti in lizza.

  9. #19
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    Citazione Originariamente Scritto da pietro Visualizza Messaggio
    [...]
    Dice bene Epifanio: fuori da queste pastoie, ma se non si analizzano i fatti senza "lenti pseudoideologiche" si finisce per prendere lucciole per lanterne e allora si per fare il tifo per uno dei due schieramenti in lizza.
    Diglielo ai signori geopoliticisti...

  10. #20
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    Predefinito Rif: Berlusconi colpito dal Duomo di Milano

    Citazione Originariamente Scritto da pietro Visualizza Messaggio
    un commento interessante....

    Sull' "attentato" al Berlusca
    Aggressione a Berlusconi: è guerra civile borghese, non c?entrano nulla gli anni 70 Polvere da sparo
    L’aggressore è uno squilibrato e in piazza a contestare il leader del Pdl non c’erano i centri sociali ma giovani che sventolavano Il Fatto, quotidiano portavoce del giustizialismo populista più fazioso, «destra d’opposizione» qualunquista, reazionaria, ultralegittimista, borghese e forcaiola
    di Paolo Persichetti, Liberazione 14 dicembre 2009

    “Tutta colpa degli anni 70, madama la marchesa!”. Gli stessi che oggi ripetono come un ritornello questa frase, negli anni 70 se la prendevano con gli scioperi e i sindacati.
    Domenica sera, Silvio Berlusconi era stato appena colpito mentre salutava la folla alla fine del suo comizio che subito sulle televisioni e nei commenti a caldo dei politici venivano evocati gli anni 70, anzi il loro spettro. Prim’ancora che fosse reso noto il nome dell’aggressore, si era già scatenata la caccia al suo possibile identikit politico-culturale. Sospettati numero uno: gli «antagonisti» (che poi con gli anni 70 non c’entrano nulla). Sembrava proprio che dovesse essere uno di loro, anzi non poteva che essere un «militante dei centri sociali». Gli speaker trasmettevano ai telespettatori l’ansia spasmodica per una conferma del genere. Il leader della lega, Umberto Bossi, non aveva dubbi: il lancio di un souvenir acquistato su una bancarella limitrofa al luogo del misfatto altro non era che un «atto di terrorismo».
    Vedrete che fra un po’ ne vieteranno l’acquisto. Quando il nome del quarantaduenne Massimo Tartaglia è arrivato sulle agenzie, la giornalista di Canale 5, lasciando trapelare un certo rammarico, precisava che l’individuo era sconosciuto alla digos e non risultavano segnalazioni o precedenti penali a suo carico.

    Non era il tanto atteso «militante dei centri sociali» e nemmeno uno che aveva frequentato le galere per motivi politici. Niente di tutto questo. Si trattava soltanto di un anonimo cittadino senza militanza politica alle spalle, certo fomentato dall’antiberlusconismo dell’ultimo periodo ma con una decennale storia clinica legata ad uno squilibro mentale emerso, a quanto sembra, quando era diciottenne, tanto che la psicologa che lo aveva in cura era stata convocata in questura per assistere all’interrogatorio. L’uomo, infatti, è subito apparso agli inquirenti in stato confusionale, incapace di tenere discorsi coerenti. Se così stanno le cose, che c’entra allora il clima da anni 70 chiamato in causa anche il giorno successivo sui giornali? La domanda è più che mai opportuna perché rinvia alla giusta comprensione di quel che sta accadendo in Italia negli ultimi tempi. In piazza a contestare il comizio del presidente del consiglio non c’erano i centri sociali e nessun altra componente della galassia antagonista, ma alcune centinaia di giovani che sventolavano Il Fatto quotidiano portavoce del giustizialismo populista più fazioso e la cui ferocità è speculare solo ai discorsi dei leghisti e di alcuni esponenti del Pdl.
    Un pezzo delle molteplici anime che compongono il popolo viola, sicuramente il peggiore, certamente un settore che, nella caotica e instabile geografia dalle fragili identità culturali attuali, può essere classificato come una «destra d’opposizione»: qualunquista, reazionaria, ultralegittimista, forcaiola. Espressione dell’indignazione di ceti sociali medioborghesi che si abbeverano sui testi di Travaglio e Saviano, che guardano in tv Anno zero, ascoltano i discorsi di Di Pietro, leggono D’Avanzo e Bonini su Repubblica. Di nuovo la domanda: perché evocare gli anni 70?

    Un’epoca intrisa di marxismo dove gli attori in movimento erano altri e la società veniva letta utilizzando paradigmi meno semplificatori, legati ai conflitti e alle interazioni tra blocchi sociali e senza quella delirante contraddizione in termini presente oggi in chi assalta palchi in nome della legalità e della magistratura. Sorge il sospetto che alla fine gli anni 70 siano solo un comodo capro espiatorio verso il quale indirizzare la vendetta. In primis per quella guerra civile simulata, e tutta borghese, che Berlusconi in persona conduce con grande abilità. «Guerra civile legale» o «guerra civile fredda», sono solo alcune delle definizioni coniate dagli studiosi per descrivere situazioni di conflitto simili a quelle che si vivono in Italia oggi. Uno scontro molto duro divide verticalmente la borghesia italiana. L’ala condotta da Berlusconi fronteggia l’asse storico dei potentati economici italiani, capeggiati dal gruppo editoriale Repubblica-Espresso guidato da De Benedetti. Tanto più speculari sono le parti in conflitto, tanto più lacerante è il livello dell’inimicizia espressa.

    Il ceto politico ricalca questa divisione, diversamente da quanto accadeva durante la prima repubblica quando dietro le quinte anche Berlinguer e Almirante arrivavano a parlarsi, sia pur mimando in pubblico una reciproca distanza ostile. Uno scontro agitato da metafore buone per una popolazione ridotta a spettatrice sugli spalti delle arene giudiziarie. Le metafore sono quelle dei mafiosi da una parte e dei comunisti dall’altra con cui le due opposte fazioni si etichettano. La personalizzazione della politica, tanto efficacemente interpretata da Berlusconi, figlia del presidenzialismo virtuale che la costituzione materiale ha di fatto imposto a quella legale, attira come una calamita sul corpo del premier consenso e dissenso, venerazione e odio delle folle. Negli Usa 4 presidenti e un candidato sono stati uccisi, altri 10 hanno subito attentati. Stessa sorte per i capi di Stato francesi, compresi i due colpi di carabina esplosi contro Jacques Chirac il 14 luglio 2002. Verrebbe da dire: è il presidenzialismo, bellezza!
    Analisi interessante e intelligente.

 

 
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