[Questo è un testo scritto circa un anno fa e pubblicato nel calendario dei compagni del Collettivo Tazebao. Sembra prevedere con triste lucidità la valanga di infamità e menzogne che in questi giorni inesorabilmente viene proposta a reti unificate e nei giornali a proposito del ventennale della caduta del muro di Berlino. Occasione per rinvigorire il mare di falsità e calunnie con cui da sempre l'"informazione" borghese descrive l’esperienza storica del movimento comunista internazionale. Ci sembra che a questa canea si possa rispondere molto efficacemente con una illuminante citazione, di cui non si potrà certo contestare la natura filocomunista, e che puntualmente è caduta nell'oblio:
“Quando crollò il muro di Berlino, i tedeschi dell’est immaginavano una vita di libertà in cui vi fosse abbondanza di beni di consumo e un termine ai sacrifici. Dieci anni dopo, un significativo 51% afferma che si era più felici all’epoca del comunismo”. (USA Today, 11 ottobre 1999, p. 1)]
Vent’anni fa, il 9 novembre del 1989, con l’evento simbolico della caduta del muro di Berlino, la borghesia proclamava la morte del comunismo e della lotta di classe. In realtà, i paesi socialisti dell’Europa orientale erano stati minato dall’interno dal cancro del revisionismo moderno che aveva negato la transizione al comunismo e aveva proceduto, sotto le bandiere della “destalinizzazione”, alla reintroduzione dei rapporti economici e sociali di tipo borghese. La vittoria del revisionismo fu dunque una vittoria del capitalismo che si proclamò come ordine naturale e immutabile tra gli uomini. Ma già allora, in Perù, le masse rivoluzionarie, sotto la guida del Partito Comunista, imbracciavano nuovamente la bandiera dell’Ottobre Sovietico combattendo, con la guerra popolare di lunga durata, il regime filoyankee. Oggi, nella situazione di crisi economica e di conseguente guerra imperialista, la lotta di classe e il comunismo rappresentano ancora, assieme al moto anticolonialista dei popoli oppressi, le bestie nere del capitalismo. Come spiegare, altrimenti, la messa fuori legge a livello internazionale delle organizzazioni comuniste tramite la loro inclusione, insieme ai movimenti di liberazione nazionale, nelle liste del “terrorismo” stilate da USA e UE? Come spiegare l’aumento dei prigionieri comunisti in tutto il mondo, spesso sottoposti all’isolamento carcerario, alla tortura o addirittura all’omicidio legale o extralegale? Come spiegare il fatto che governi i quali, con ipocrisia, continuano a definirsi comunisti , censurino la storia rivoluzionaria del proprio popolo come sta facendo la Cina socialimperialista rispetto al maoismo e alla grande Rivoluzione Culturale Proletaria? La verità è che il comunismo fa ancora molta paura perché l’essenza della realtà è a contraddizione e ogni contraddizione del sistema capitalista apre il sentiero al suo superamento storico, al comunismo.
Perché, come dissero Marx ed Engels, il comunismo è il movimento reale che abolisce l’esistente.
I compagni del Collettivo Tazebao – per la propaganda comunista
1989 – 2009 Viva il comunismo e la libertà