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Discussione: L'animale visionario

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    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels


    L’animale visionario



    Intervista al filosofo Romano Màdera

    a cura di Paolo Bartolini

    Riprendiamo questa interessante intervista dal sito megachip.info.


    Iniziamo con questa intervista al filosofo Romano Màdera una serie di microindagini sulle idee per la Transizione, piccole introduzioni a pensieri che potrebbero accompagnarci a lungo, ora che non vogliamo attardarci con gli schemi del XX secolo: la solita destra-sinistra, le isole culturali incomunicanti, gli scontri di civiltà, il mercato delle idee funzionale alle ideologie dell’accumulazione, sullo sfondo delle possibilità autodistruttive della nostra specie. Conosceremo invece menti creative, libri davvero originali, pensieri diversi. Forse conosceremo soluzioni ai problemi generati da un cambiamento difficile.
    Romano Màdera, lei in un suo libro particolarmente apprezzato – L’animale visionario (1999) – descrive l’essere umano come l’unica specie capace di “immaginare altrimenti”, di produrre dunque alternative che modifichino l’esistente liberando la dimensione del Possibile. Ciò è vero perché l’uomo, grazie allo iato che la cultura produce fra stimoli biologici e risposte differite dell’organismo, si trova ad agire in un mondo aperto, instabile, nel quale tracciare indispensabili orizzonti di senso. Nell’epoca del pensiero unico neoliberista intravede ancora degli spiragli per immaginare altrimenti il futuro dell’umanità?

    Segue: L
    Muntzer il Sopravvissuto

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    Il desiderio di servitù
    Postato il marzo 10, 2011 da ilpensieroattuazionistainmovimento

    Gli scandali, le rivolte popolari teleguidate, l’arroganza del potere sono tutte forme per soddisfare il desiderio nascosto di servitù.

    Invece che preparare un movimento di rivolta contro questa sottomissione, ci inganniamo con pittoreschi rituali spacciandoli come risposte al potere.

    Siamo noi stessi ad abbeverarci alla fonte della sottomissione. Riproduciamo le stesse condizioni di dominio dell’uomo sull’uomo. Invece che lotta di classe stiamo ancora investendo tempo ed energie in lotte all’interno di una classe ridotta al lumicino.

    Balletti indecenti. Personaggi osannati come idoli di cui ci si accorge sempre troppo tardi non essere tali. Una continua frenesia popolare sembra affogare nel nulla della menzogna.

    Senza un codice per accedere alla decifrazione del senso che accompagna questa volontà generale d’impotenza, vi saranno sempre e soltanto parodie, balli in maschera e tamburi battenti.

    Verrebbe voglia di rinunciare a conoscere le motivazioni nascoste di chi riesce a portare per il naso milioni di disperati (nel senso che hanno rinunciato alla speranza perché hanno rinunciato a ragionare con la propria testa) nelle piazze addobbate di cartelli, bandiere e musica per stordire.

    Eppure, in questo Grande Ballo In Maschera, la Storia avanza come un bulldozer passando sopra cadaveri ignari di essere morti per una storia che non era la loro. Tutti funzionali alla riproduzione del sistema. Tutti presi a riformulare gli stessi riti, le stesse dicotomie riciclando personaggi già fin troppo riciclati. Una grande presa per il culo compulsiva. Come se non vi sia più un punto di partenza, mentre quello di arrivo è differito indefinitamente. Ancora alle prese con i propri tabù, sia la sinistra della moderazione che quella dell’antagonismo, hanno rinunciato a vedere le contraddizioni del sistema, limitandosi a pontificare su quelle facilmente evidenti nel sistema.

    Perché questa scelta alla rinuncia? Per una evidente volontà di sottomissione. Rinuncia alla lotta. Abbandono totale a qualsiasi ideale di liberazione. Una grande messa a morte della Verità in nome della comoda lotta all’interno delle regole dettate dal potere stesso: sceglietevi un campo da gioco e seguite le regole. Posizioni stagnanti che affossano qualsiasi slancio vitale. Ci si esalta per nulla. Si prendono imposizioni come posizioni senza neppure interrogare non dico la ragione, ma almeno la coscienza. Rinunciando ad interrogarci abbiamo rinunciato a sapere.

    Tutta questa agitazione senza senso produce e riproduce il disegno di chi lo ha progettato.

    Pierre Bigo, in Cahiers internationaux de sociologie, afferma che l’economia politica marxista sarebbe incomprensibile se non vi si riconoscesse prima di tutto l’ispirazione filosofica, e che le idee sul valore, la moneta e il capitale non sono altro che la derivazione della presa di coscienza di una contraddizione tra la realtà empirica e la realtà umana naturale.

    Pensare che l’economia esiste per l’uomo e non l’uomo per l’economia, non è solo un modo di dire, ma un preciso modo di pensare. Un pensiero, che mette l’economia a disposizione dell’uomo, sicuramente non può accettare passivamente il gioco degli specchi che il sistema gli serve per servirsene. Un pensiero del genere non può accettare la cristallizzazione di una teoria. Non può non vedere la volontà imperialistica di una nazione come quella americana. Non può non distinguere una volontà popolare di ribellione da manovre neo-coloniali.

    Eppure Marx ci aveva messo in guardia dalla cecità essenziale dell’economia politica se non si riesce a coglierne il divenire storico, magari preferendo il momento della ricerca e della verifica empirica attraverso la lente deformata dell’assenza di una attualizzazione della teroia stessa.
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  3. #3
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    Predefinito Rif: L'animale visionario

    "Solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale" Marx-Engels

    Cara Elena, intanto benvenuta/o, non capisco perchè hai messo questo articolo qui, potresti aprire una nuova discussione, ciao.
    Ultima modifica di Muntzer; 11-03-11 alle 12:08
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    Ciao Elena, benvenuta!

 

 

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