Touché hefico:
Fine della ricreazione... io metterei in rilievo questo thread, addirittura, a perenne ricordo di come la chiesa ateista abbia i suoi dogmi, e di come i suoi fedeli gridino e strepitino, e invochino la punizione divina su chi bestemmia contro la loro divinità, per quanto stramba, incoerente e scioccamente illogica essa sia.
“Pray as thougheverything depended on God. Work as though everything depended on you.”
Scusate, qui Odifreddi parla di e per voi:
Le mie cosiddette “provocazioni” a proposito del Senso, della Verità, e di tutti i sedicenti concetti metafisici “con le maiuscole”, si limitano a comunicare a chi non lo sa, e a ricordare a chi l’ha dimenticato, che la scienza e la matematica non sono opinioni filosofiche o racconti letterari: quando un teorema è dimostrato, non si può decidere di non crederci, o dire che non piace. Sarebbe come se uno dicesse che non crede, o che non gli piace, che due più due fa quattro: liberissimo, naturalmente, ma non può poi pretendere di essere preso seriamente, o di non essere seriamente preso in giro.
A scanso di equivoci, che “non tutte le domande sensate ammettono risposta” è solo una formulazione colloquiale di uno dei maggiori teoremi del Novecento, dovuto a Kurt Gödel. Il quale ha appunto dimostrato che ci sono affermazioni sensate, nel senso di essere correttamente esprimibili nel linguaggio, che non ammettono una risposta, nel senso di non poter essere nè dimostrate, nè refutate.
L’insegnamento che se ne deve trarre, è che non si può supporre che soltanto perché uno ha posto una domanda (in particolare, di Senso), allora ci dev’essere una risposta. Anzi, nella maggior parte dei casi, e anche questo è stato dimostrato, la risposta non c’è: la cosa può piacere o no, ma cosí è la vita. Come insegnavano gli stoici, dovremmo dunque semplicemente accettare volontariamente l’inevitabile, e non desiderare l’impossibile. Amen.
Il non-senso fa senso? » Il non-senso della vita - Blog - Repubblica.it
P.S. sono d'accordo con Ugo mio bello, questo thread va messo in rilievo
Ultima modifica di Ludwig Feuerbach; 05-09-10 alle 17:34
Mille ulivi secolari per mille metri quadrati di superficie abitativa (più 52 [ettari, immagino...] di parco). Stiamo parlando di Villa Mammoli in provincia di Lucca, acquistata negli anni Ottanta dall’oncologo Umberto Veronesi, e oggi in vendita. L’annuncio ha subito colpito Tom Cruise che, dopo aver già acquistato un castello alle porte di Roma (leggi l’articolo dedicato), aggiungerebbe così un altro numero civico nel cuore del Bel Paese.
La trattativa è seguita dalla società Alessandro Proto consulting. La residenza, risalente al 900 d.C., si trova nella rinomata Lucchesia, si articola su 4 livelli, riccamente arredati e restaurati con gli affreschi che riproducono lo stemma del casato di epoca carolingia.
Impossibile non innamorarsi di questo edificio, immerso nel verde con vista lago.
foto qui: Villa Veronesi - CASA&DESIGN -
Ultima modifica di blaupunkt; 09-02-11 alle 10:32
L'uomo ama creare e costruire strade, questo è indubbio. Ma com'è che ama anche appassionatamente la distruzione e il caos? Ecco, ditemelo un po'! Ma su questo argomento voglio dire io stesso due parole a parte. Non sarà che ama tanto la distruzione e il caos (infatti è indubbio che talvolta li ama molto, è un dato di fatto), perché istintivamente teme di raggiungere lo scopo e di completare l'edificio che sta costruendo? Che ne sapete, forse quell'edificio gli piace solo da lontano, ma non da vicino;
forse gli piace solo crearlo, ma non viverci, e preferisce assegnarlo aux animaux domestiques, come formiche, montoni e via dicendo. Le formiche, infatti, hanno tutt'altri gusti. Loro hanno un edificio sorprendente di questo stesso genere, indistruttibile in eterno: il formicaio.
Col formicaio le stimabilissime formiche hanno cominciato, e col formicaio probabilmente finiranno, il che fa molto onore alla loro costanza e positività. Ma l'uomo è creatura frivola e disordinata e, forse, come il giocatore di scacchi, ama soltanto il processo del raggiungimento del fine, e non il fine in sé. E, chissà (non si può garantire), forse tutto il fine a cui tende l'umanità sulla terra consiste solo in questa continuità del processo di raggiungimento, in altre parole nella vita stessa, e non propriamente nel fine, che, s'intende, dev'essere null'altro che il due più due quattro, cioè una formula, perché due più due quattro non è già più la vita, signori, ma l'inizio della morte. Se non altro l'uomo ha sempre avuto una certa paura di questo due più due quattro, e io ne ho paura anche adesso. Supponiamo che l'uomo non faccia altro che ricercare questi due più due quattro, varchi gli oceani, sacrifichi la vita in questa ricerca, ma di raggiungerli, di trovarli veramente, quant'è vero Dio, ha quasi paura. Perché sente che appena li troverà non avrà più nulla da cercare. Gli operai almeno, terminato il lavoro, riceveranno il denaro, andranno all'osteria, poi finiranno alla polizia: eccoli impegnati per una settimana. Mentre l'uomo dove andrà? Se non altro, ogni volta si nota in lui una specie di imbarazzo al momento di raggiungere scopi simili. Gli piace la conquista, ma non altrettanto l'aver conquistato, e questo, s'intende, è terribilmente ridicolo. In una parola, l'uomo è fatto in modo comico; in tutto questo è evidentemente racchiuso uncalembour. Ma due più due quattro è comun- que una cosa sommamente insopportabile. Due più due quattro: ma secondo me è soltanto impudenza. Due più due quattro ha un'aria strafottente, vi si piazza in mezzo alla strada con le mani sui fianchi e sputa. Sono d'accordo che due più due quattro è una cosa magnifica; ma se si vuol lodare proprio tutto, allora anche due più due cinque è una cosuccia talvolta molto carina.
F. Dostoevskji - Memorie dal sottosuolo
Ultima modifica di blaupunkt; 09-02-11 alle 10:46
parte seconda...
Continuo tranquillamente a parlare delle persone dai nervi saldi, che non comprendono certe raffinatezze del piacere. Questi signori, anche se in determinati casi, per esempio, muggiscono come tori, a squarciagola, e magari ciò, supponiamo, fa loro grandissimo onore, tuttavia, come ho già detto, dinanzi all'impossibilità si rassegnano subito. L'impossibilità, vale a dire un muro di pietra? Quale muro di pietra? Ma è chiaro, le leggi di natura, le deduzioni delle scienze naturali, la matematica. Così se ti dimostrano, ad esempio, che discendi dalla scimmia, è inutile fare smorfie, prendila com'è. Così se ti dimostrano che, in sostanza, una gocciolina del tuo grasso dev'esserti più cara di centomila tuoi simili e che a questo risultato, alla fine, si ridurranno tutte le cosiddette virtù e i doveri e le altre farneticazioni e i pregiudizi, ormai devi accettarlo, non c'è niente da fare, perché due più due è matematica. Provate un po' a obiettare.
"Ma scusate", vi grideranno, "non ci si può mica ribellare: è come due più due fa quattro! La natura non vi interpella; a lei non interessano i vostri desideri e se vi piacciano o no le sue leggi. Voi siete obbligati ad accettarla com'è, e ad accettare di conseguenza anche tutti i suoi risultati. Un muro, quindi, è un muro... eccetera, eccetera". Signore Iddio, ma che me ne importa delle leggi della natura e dell'aritmetica, quando per qualche motivo queste leggi e il due più due fa quattro non mi piacciono? S'intende, non sfonderò quel muro a testate, se veramente non avrò le forze per farlo, ma neppure mi ci rassegnerò solo perché ho davanti un muro di pietra e non mi sono bastate le forze.
Come se un simile muro di pietra potesse veramente tranquillizzare e veramente racchiudesse in sé almeno una qualche parola di pace per il semplice fatto che è come due più due fa quattro. O assurdità delle assurdità!
F. Dostoevskji - Memorie dal sottosuolo
Ultima modifica di blaupunkt; 09-02-11 alle 10:52
morale della favola:
Dostoevskji aveva già smerdato Odifreddi con 150 anni di anticipo...ostridicolo: