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  1. #1
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    Predefinito Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Leggevo un (bel) po' di Popper per la tesi e mi sono imbattuto in una sua teoria che ha stimolato una riflessione non da poco. A prima vista, peraltro, mi trova d'accordo.

    Popper sostiene che la Chiesa cattolica - il cristianesimo in generale - debba molto della sua politica sociale alle posizioni marxiste; più che ricalcarle, in verità, il filosofo austriaco sostiene che le rivendicazioni generate dalle proteste marxiste abbiano riacceso l'attenzione della Chiesa per gli ultimi, i poveri, di diseredati, generando quindi l'attuale dottrina sociale.

    Teoria interessante che trovo a una prima analisi interessante e che vorrei approfondire, la citerò nella tesi... per ora ne ho fatto un post sul mio blog, che riporto in citazione qui sotto (ma voi visitate pure il blog e commentatelo, male non fa hefico.

    Credo che dobbiamo molto al marxismo se il cristianesimo di oggi è quel che è.
    Una dichiarazione così provocatoria richiede una spiegazione altrettanto forte e, anche se non sono ancora disposto a investire a fondo su questo punto, credo che meriti un approfondimento. L’argomentazione è tutt’ora in divenire ma ritengo meriti quantomeno l’affrontare un giudizio critico – e comparato – per poter uscire dall’empasse dell’auto-confermazione. Non è una meditazione comparsa dal nulla: piuttosto ho a che fare con una conferma giunta da voce autorevole; le letture di Karl Popper, argomento della mia tesi di laurea, hanno indubbiamente stimolato il processo e, sinceramente, devo all’epistemologo austriaco il fulcro del tema che illustrerò tra poco. La Società aperta e i suoi nemici: Hegel e Marx falsi profeti è indubbiamente la principale origine di queste pagine; vi rimando a pag. 237 dell’edizione Armando Editore per la lettura del testo integrale.

    In primo luogo, dobbiamo prendere in mano il marxismo originario, quello che chiamo puro marxismo. Parlo del marxismo di Marx: eliminiamo ogni influenza posteriore, ogni elaborazione dei suoi discepoli, seguaci o epitomi. Certamente l’influenza sociale di tutti questi fattori è stata importante – anche centrale, per il tema che trattiamo – ma è necessario partire da Marx per capirne l’influenza che ha avuto sul cristianesimo e individuare ancora oggi questa sua presenza.
    La seconda spunta dobbiamo metterla su una dichiarazione forte quasi quanto quella d’apertura: Marx era un ottimista e un buono. Sperava in un futuro migliore – addirittura vi credeva con così tanta forza da profetizzarlo – e si impegnava affinché questo futuro diventasse presente in breve, con la minima quantità di doglie e senza perdersi lungo la strada. Sicuramente ci sono affermazioni di Marx che contrastano con questa descrizione: non dobbiamo lasciarci spaventare dal suo materialismo, dal suo cinismo, dai progetti rivoluzionari: tutto sommato Marx si è reso un ingranaggio di un meccanismo molto più complesso di quanto credesse lui stesso in origine e non dubito che neppure lui fosse consapevole del fondo di bontà che si racchiudeva alla base della sua teoria. Le condizioni di vita degli operai dell’epoca erano veramente inumane e queste persone erano vittime di uno sfruttamento selvaggio da parte del ceto padronale: non potevano non alzarsi voci di protesta, voci di giustizia.
    Infine, ultimo elemento di partenza: il marxismo è fallato, non funziona e – nonostante l’allergia di Marx per le utopie – è vittima dell’utopismo della peggior specie, quello che Popper chiama storicismo. Non mi soffermerò ora sullo storicismo: c’è la mia tesi, per quello. Vi dirò solo che il marxismo si pone come teoria socio-economica di stampo scientifico, mentre si guarda bene dall’esserlo davvero. Affetto da dogmatismo, da ipotesi ad hoc, da passaggi forzati, il marxismo per come l’ha disegnato Marx non funziona. Essenzialmente credo che sia perché è stato pensato per una società di metà ottocento e identicamente applicato a una società di oltre mezzo secolo più tarda; il dogmatismo pseudo religioso dei marxisti ha impedito una sua rivisitazione, il che ha condotto completamente fuori strada i tentativi di rigida applicazione. Dopotutto, la socialdemocrazia in Svezia ha funzionato benissimo e a lungo.

    Fissate le basi, passiamo all’argomentazione vera e propria. L’etica cattolica “ufficiale” ( o gerarchica, preferisco chiamarla) dell’epoca era quanto di più vergognosamente anticristiano possiamo immaginare. Che a distanza di tempo molte dichiarazioni ci sembrino fuori luogo non impedisce di ritenerle in profondo contrasto con il messaggio evangelico. Il ministro Townsend – ministro in entrambe le accezioni che possono sovvenivi – scrisse che “la fame non soltanto è una pressione pacifica, silenziosa, incessante, ma, come motivo più naturale dell’industria e del lavoro, destra gli sforzi più potenti”, aggiungendo nel suo dipingere un’idea cristiana di società: “Sembra una legge di natura che i poveri siano in una certa misura sventati cosicché ve ne siano sempre per l’adempimento delle funzioni più servili, più sudice e più volgari della comunità. Il fondo di felicità umana viene in tal modo molto accresciuto, le persone più delicate sono liberate dal lavoro molesto e possono accudire indisturbate alle loro superiore missione”. Sembra quasi che queste siano “l’armonia, la bellezza, la simmetria di questo sistema che Dio e la natura hanno instaurato nel mondo”. Questo con il cristianesimo non ha nulla a che vedere, appare ovvio senza neppure dover argomentare: è semplicemente in collisione frontale con qualsiasi passaggio del Vangelo circa l’amore fraterno, il rispetto per i deboli, l’uguaglianza dei fratelli… e potrei proseguire per alcune righe. Sappiamo oggi che il cristianesimo – romano/cattolico ma non solo – si è rimesso in carreggiata; soprattutto grazie al Concilio Vaticano II l’attenzione al sociale e, in particolare, a quelle fasce più deboli e meno tutelate è emersa per quello che giustamente deve essere: il fulcro dell’opera di annuncio della Buona Novella, che poi è lo scopo della Chiesa. Il cambiamento è altrettanto evidente quanto l’incoerenza delle citazioni precedenti ed è in questo passaggio che possiamo provare a inserire il marxismo e le sue attuazioni sul globo. È infatti anche merito del marxismo – secondo me il marxismo ha svolto un ruolo centrale, in questo – se il cristianesimo ha assunto il suo ruolo attuale, riprendendo veramente le parole del Vangelo anche in quelle parti che giacevano dimenticate.
    Marx per il cristianesimo è stato l’idea correttiva, per usare una definizione di Kierkegaard; non la sola, io credo, ma una fondamentale. Molte altre idee correttive del cristianesimo moderno, quelle idee che l’hanno spinto verso un marcato impegno sociale, sono anch’esse derivate o frutto del marxismo; spesso frutto anche della paura della rigida applicazione marxista, come abbiamo visto in Russia, altre volte frutto di una volontà di reinterpretare il marxismo, rifiutandone il dogmatismo sistematico e gli eccessi di violenza, la ricerca della lotta di classe. Il marxismo, scrivevo prima, non funziona, non ha mai funzionato e, in quanto tale, non funzionerà certo nel futuro; è un bel disegno astratto che poco ha a che fare con la realtà. Però dobbiamo riconoscergli che l’idea fondante – una maggior giustizia sociale – non può essere rinnegata e, anzi, deve trovare sempre maggior spazio nella nostra società. Come un ariete che ha sfondato per primo i portali di una città assediata consentendo alle truppe di penetrarvi, il marxismo ha aperto una via in cui molti si sono inseriti e nella quale il cristianesimo ha ritrovato una radice che sembrava smarrita da tempo. Per questo non posso negare il debito d’onore che noi cristiani abbiamo contratto con i marxisti.

    Sono interessato a sviluppare il discorso; non mi interessa, però, sentire pareri di merito circa la bontà o meno della dottrina sociale della Chiesa. Nessuna sparata su quanto fa schifo/quanto è bello il post concilio: a me interessa sapere se anche secondo voi in questa dottrina si ravvede l'influenza delle rivendicazioni marxiste, dove e in che misura, o se queste hanno avuto un ruolo nella genesi della dottrina sociale attuale.
    Ok?

    Avanti con i commenti...
    Ultima modifica di Feyerabend; 27-07-11 alle 21:55

  2. #2
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Beh sicuramente e' vero il processo inverso...alcune posizioni socialiste che si fondano sul marxismo devono un tributo importante al Cristianesimo e alla Chiesa Cattolica...







    Gioia e dolore hanno il confine incerto...

  3. #3
    SMF
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Citazione Originariamente Scritto da Feyerabend Visualizza Messaggio
    a me interessa sapere se anche secondo voi in questa dottrina si ravvede l'influenza delle rivendicazioni marxiste, dove e in che misura, o se queste hanno avuto un ruolo nella genesi della dottrina sociale attuale.
    I principi della dottrina sociale della Chiesa non derivano dal marxismo, ma - sembra quasi banale dirlo - dalla Divina Rivelazione e quindi dal Depositum Fidei. Quello che è vero è che la Chiesa ha affermato o ribadito questi principi di fronte al diffondersi delle idee marxiste, ma senza prendere alcunché da quest'ultime.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Citazione Originariamente Scritto da ELROJO Visualizza Messaggio
    Beh sicuramente e' vero il processo inverso...alcune posizioni socialiste che si fondano sul marxismo devono un tributo importante al Cristianesimo e alla Chiesa Cattolica...
    Beh, si, questo credo che sia ormai assodato. Le prime comunità cristiane era più "socialiste" dell'URSS (ci vuole poco, in effetti).

    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    Quello che è vero è che la Chiesa ha affermato o ribadito questi principi di fronte al diffondersi delle idee marxiste, ma senza prendere alcunché da quest'ultime.
    Che è più o meno quel che sostengo io (e Popper): lo sviluppo, l'avanzare e il diffondersi del marxismo ha "dato una scossa" a un ambiente ecclesiastico che si era progressivamente distanziato dalle posizioni più consone.
    A essere acidi, anticristiani e a voler vedere sempre male, si potrebbe dire che la Chiesa ha mutato indirizzo per evitare un'emorragia eccessiva e per "attrarre" maggiormente le masse; discutibile ma scientificamente da tenere in considerazione.
    Ultima modifica di Feyerabend; 28-07-11 alle 09:38

  5. #5
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Citazione Originariamente Scritto da Feyerabend Visualizza Messaggio
    Sono interessato a sviluppare il discorso; non mi interessa, però, sentire pareri di merito circa la bontà o meno della dottrina sociale della Chiesa. Nessuna sparata su quanto fa schifo/quanto è bello il post concilio: a me interessa sapere se anche secondo voi in questa dottrina si ravvede l'influenza delle rivendicazioni marxiste, dove e in che misura, o se queste hanno avuto un ruolo nella genesi della dottrina sociale attuale.
    Il marxismo è una variante secolarizzata dell'escatologia ebraico-cristiana. Il cristianesimo sociale un tentativo di concorrere sullo stesso terreno della pseudoreligione marxista nel periodo in cui questa andava di moda.
    Ultima modifica di Troll; 28-07-11 alle 10:21

  6. #6
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Citazione Originariamente Scritto da Feyerabend Visualizza Messaggio

    Che è più o meno quel che sostengo io (e Popper): lo sviluppo, l'avanzare e il diffondersi del marxismo ha "dato una scossa" a un ambiente ecclesiastico che si era progressivamente distanziato dalle posizioni più consone.
    A essere acidi, anticristiani e a voler vedere sempre male, si potrebbe dire che la Chiesa ha mutato indirizzo per evitare un'emorragia eccessiva e per "attrarre" maggiormente le masse; discutibile ma scientificamente da tenere in considerazione.
    Non è quello che ho detto io.
    Io dico che la Chiesa, di fronte al diffondersi del marxismo, ha voluto ribadire a tutti i suoi principi.
    Tu dici che grazie al marxismo la Chiesa sarebbe ritornata ai principi che aveva abbandonato. E per me non è così.

  7. #7
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Che la Chiesa abbia difettato nell'applicazione di alcuni principi in campo sociale per secoli è evidente; o non si spiegano le diverse attenzioni portate a situazioni simili in epoche differenti.

  8. #8
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Citazione Originariamente Scritto da Feyerabend Visualizza Messaggio
    Che la Chiesa abbia difettato nell'applicazione di alcuni principi in campo sociale per secoli è evidente; o non si spiegano le diverse attenzioni portate a situazioni simili in epoche differenti.
    Non sono d'accordo.

  9. #9
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    Molto interessante. Io credo che la Chiesa non abbia preso dal marxismo quanto il marxismo dalla Chiesa. Accanto all'affinità di vedute tra Chiesa (in senso sociale) e il marxismo, ci sta una divergenza fondamentale, ovvero l'aspetto metafisico.
    Se davvero c'è stato un "incontro" questo lo è stato partendo però da due posizioni diametralmente opposte. Il primo passaggio può essere stato proprio la rerum novarum e il conseguente, progressivo ingresso da parte dei cattolici (italiani) alla vita politica dello Stato con l'affievolimento del non expedit.

  10. #10
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    Predefinito Rif: Cristianesimo e marxismo (secondo Popper)

    sinceramente io credo che sia l'incontrario, in genere sono stati alcuni comunisti che volevano rifarsi al cristianesimo e che il cristianesimo è la prima forma di comunismo nel mondo
    questa è in sintesi la loro interpretazione, ci sarebbero testi filosofici che lo dimostrerebbero
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

 

 
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