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    Predefinito Rif: ... pericolo abusi sessuali nel Clero cattolico...

    Don Lelio Cantini

    Lelio Cantini (Montespertoli, 28 gennaio 1923) è un sacerdote fiorentino accusato, a partire dal 2004 di «abusi sessuali pluriaggravati e continuati su minori», configurabili come pedofilia e pederastia, poiché le presunte violenze sarebbero avvenute sia nei confronti di bambini che di ragazzi di ambo i sessi. A seguito delle indagini si è configurata anche l'ipotesi di plagio[1].
    Tra il 1975 ed il 1985 l'ex parroco avrebbe assicurato alle giovani presunte vittime che tramite quei rituali - tra cui rapporti completi consistenti in fellatio e deglutizione del liquido seminale[2] - «si sarebbe realizzata la più piena comunione eucaristica», proibendogli ovviamente di riferire di tali pratiche all'esterno della parrocchia. Pena, la dannazione e l'allontanamento. Una delle ragazze abusate, all'epoca dei fatti dodicenne, ha dichiarato che Lelio Cantini la rassicurava dicendole che lei «era la prescelta come la Madonna, che aveva avuto Gesù a dodici anni». Tali frasi sarebbero servite a plagiarla, impedendole di parlare, ma non le avrebbero impedito l'insorgere di veri e propri conati di vomito al solo pensiero dell'accaduto[3]. Altri plagi sarebbero avvenuti per scopi diversi, come per esempio quello di creare un potere alternativo a quello ufficiale (secondo Cantini, corrotto), indirizzando con il ricatto i ragazzini al seminario: «Quelli lassù ti hanno scelto per fare il sacerdote e se non accetti ti caccio dalla parrocchia per sempre». Per plagiare le giovani menti, l'ex parroco si sarebbe avvalso della collaborazione di colei che veniva chiamata «la Veggente», per anni perpetua della parrocchia[4].
    Le presunte vittime, che avrebbero subito le molestie negli anni a partire dal 1975 fino a buona parte degli anni ottanta, hanno trovato il coraggio di scrivere quanto subito solo nel gennaio 2004, con il sacerdote ormai ultraottantenne. La lettera è stata indirizzata dapprima alla curia di Firenze e solo in seguito, dopo due anni di attesa, al Papa. All'epoca dei presunti fatti, l'età dei ragazzi e delle ragazze oscillava tra i 10 e i 17 anni[5].

    A seguito di tali denunce, don Lelio Cantini viene rimosso dal suo incarico nella parrocchia Regina della pace nel settembre 2005, con motivazione ufficiale: «problemi di salute» e viene trasferito a 30 km circa, nella parrocchia di Mucciano, nel Mugello, dall'arcivescovo Ennio Antonelli[6].

    Lo stesso cardinale Antonelli in una sua lettera pubblica[7], dichiara di aver agito in tal modo in quanto il reato era caduto in prescrizione anche per il diritto canonico. In seguito, anche dopo i ripensamenti del cardinale, dovuti alle evidenze cui è stato messo di fronte, la Congregazione per la Dottrina della Fede, in deroga alla prescrizione, avvia lo stesso il processo penale ecclesiastico.

    Per la chiesa cattolica la questione si chiude il 17 gennaio 2007, quando rende noti, sempre tramite il cardinale Antonelli i provvedimenti adottati contro l'ottantaquattrenne sacerdote nella condanna a conclusione del processo canonico: «il priore non potrà né confessare, né celebrare messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un'offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna»[3].

    Attualmente nessuna delle presunte vittime ha sporto denuncia alle autorità competenti, preferendo rivolgersi prima alle gerarchie religiose, ma a seguito dell'epilogo annunciato dal cardinale Antonelli, hanno ritenuto non soddisfacenti i provvedimenti inflitti e quindi stanno organizzando un'azione penale nei confronti dell'ex parroco. Don Lelio Cantini, dal canto suo, ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione in merito.

    In una lettera firmata da diciotto delle presunte vittime, inviata il 7 giugno 2007 all'arcivescovo Ennio Antonelli e, per conoscenza, anche alla Congregazione per la dottrina della fede, le vittime chiesero risposte soddisfacenti immediate, annunciando che se non fossero giunte entro un mese avrebbero richiesto il diretto intervento della Congregazione, alto organismo della Santa Sede.[8].

    Il 13 Ottobre 2008 l'ex "prete" è stato ritenuto colpevole dei delitti sessuali di cui era accusato da parte della Congregazione per la dottrina della fede, e per intervento del Pontefice è stato dimesso dallo stato clericale. [9]

    1. ^ Sacerdote allontanato per presunte violenze e plagi, la procura di Firenze apre un'inchiesta Toscana TV, 10 aprile 2007
    2. ^ Quindici anni sulle ginocchia di don Cantini, di Beatrice Borromeo, Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2010.
    3. ^ a b I peccati della Chiesa Aprileonline.info, 10 aprile 2007
    4. ^ Firenze, sesso dietro l'altare RaiNews24, 8 aprile 2007
    5. ^ Abusi in parrocchia, inchiesta a Firenze Corriere.it, 10 aprile 2007
    6. ^ Don Lelio, il prete accusato non dice la sua verità L'Espresso, 10 aprile 2007
    7. ^ Lettera pubblica del cardinale Antonelli Sette Religioni e Spiritualità, 14 aprile 2007
    8. ^ Le vittime di don Cantini "Per lui un processo penale" L'Espresso, 18 giugno 2007
    9. ^ Don Cantini "spretato" su ordine di Benedetto XVI - cronaca - Repubblica.it


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    QUINDICI ANNI SULLE GINOCCHIA DI DON CANTINI
    Parla la vittima di un prete pedofilo protetto dalla Chiesa


    “Diceva che era tutto normale, che anche la Madonna aveva partorito Gesù a dodici anni: don Cantini mi ha violentata per quindici anni e poi la Diocesi di Firenze ha provato a insabbiare tutto, nonostante le denunce”. Oggi Mariangela Accordi ha 48 anni, è un’insegnante. È sposata. Ma quando ne aveva 10, don Lelio Cantini, il prete della parrocchia fiorentina che frequentava, ha cominciato ad abusare sessualmente di lei. Nel 2005, Mariangela ha denunciato tutto al vescovo ausiliario di Firenze, monsignor Maniago. Non successe nulla. E nella Giornata mondiale contro la pedofilia, Mariangela e le altre vittime si scontrano con monsignor Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che non le ha mai ricevute e che ha confermato Maniago come suo vice.

    Mariangela, l’arcivescovo Betori dice che voi vittime non l’avete mai cercato.

    È una risposta ignominiosa. Hanno riscritto il Vangelo: le pecore devono andare dal buon pastore, tirargli la camicia e dirgli: “Oh, ci siamo, perfavore!”.Se vogliono sapere come sono andati i fatti, devono incontrare le vittime, non evitarle.

    Perché secondo lei non vi incontra?

    Ha paura che gli chiediamo: perché ha riconfermato Maniago, perché non andate fino in fondo?

    Ieri era la Giornata mondiale contro la pedofilia.

    E proprio ieri la Chiesa avrebbe dovuto pensare a noi. Quel poco che è stato fatto, è solo grazie alla nostra volontà di andare avanti. Fosse per la curia fiorentina, si sarebbe insabbiato tutto.

    Su quali basi lo dice?

    Andai insieme con mio padre e mia sorella dal cardinale di Firenze, Ennio Antonelli, dopo che don Cantini era stato trasferito a Mucciano. Mi disse: “Io cosa ci posso fare?”.

    Perché don Cantini è stato trasferito?

    L’hanno mandato a Mucciano, con la scusa di un prepensionamento, dopo le nostre prime denunce. Gli hanno anche fatto una festa di addio quando si è ritirato! È andato a rimettere a posto la parrocchia del luogo, in più d’estate si occupava dei bambini. E nessuno ha avvertito le famiglie di Mucciano del motivo per cui era stato trasferito. Lì agiva ancora più indisturbato di prima.

    E quando lo avete saputo, come avete reagito?

    Ero incredula. Sono andata a denunciare tutto a monsignor Maniago, che era già vescovo ausiliario di Firenze: “È tutto qui quello che riuscite a fare?” gli ho chiesto. Sono andata dandogli fiducia, sperando che trovandosi davanti una persona che aveva subìto abusi per quindici anni, avrebbe capito.

    Cos’ha risposto?

    Che non bisogna essere vendicativi.

    Il peccatore che viene perdonato.

    Gli ho detto: “Guarda che per me è stato faticoso non credere più a tutto quello che mi aveva insegnato don Cantini. Io davanti agli occhi ho gli abusi, tu no, caro Maniago. Te lo sto dicendo in faccia che queste cose sono successe”. Io ho dovuto ricominciare la mia vita. L’avevo improntata tutta sugli insegnamenti di don Cantini. A volte viene veramente la voglia di aprire la finestra e buttarmi giù.

    E monsignor Maniago?

    Lui volle convincermi che tutto quello che ci aveva insegnato don Cantini era giusto. Mi disse: “Don Cantini è un mistero”. Disse di mettere da parte gli abusi e di concentrarsi sul fatto che ci aveva mostrato come pregare, cos’è la Bibbia, come sentire la parola di Gesù. Per lui quella era la verità, e il resto era una semplice debolezza. Don Cantini è stato accusato pure di dominio delle coscienze. Ma Maniago diceva che era comunque un grande uomo.

    Insomma, nessuna azione contro don Cantini. Mi sono congelata. Tutto quello che ero riuscita a tirare fuori, monsignor Maniagocercavadi ributtarlo dentro. Cercò di dissuaderla dal denunciare pubblicamente tutto? Disse : “Attenzione, se parli, se scandalizzi chi crede nella Chiesa, sei colpevole quanto il pedofilo”. Poi aggiunse: “Ti conviene davvero perdere la faccia? L’opinione pubblica non ti capirà”. Per reazione ho deciso di andare ad Annozero.

    Le cose hanno incominciato a cambiare solo quando la stampa nazionale le ha portate alla luce.

    E meno male che un’enciclica dice: “La verità vi renderà liberi”. Non è vero. Loro la verità non la vogliono. Hanno la cultura del silenzio. Sono terrorizzati dal fatto che l’opinione pubblica sappia.

    Ora che la Chiesa sta cercando di ricostruirsi un’immagine, perché Betori riconferma monsignor Maniago a vescovo ausiliario di Firenze nonostante il suo comportamento omertoso?

    Glielo chiedo anch io: perché? Dicono di voler ripulire la chiesa, ma perché non a Firenze? Perché la Chiesa dice ai vescovi di denunciare i pedofili e poi si tiene stretta una persona come Maniago che si è comportata nel modo opposto?

    Don Cantini abusava solo di lei?

    Sono convinta che ci siano passate tutte le altre bambine del catechismo, anche quelle che non l’hanno detto pubblicamente. Ricordo le loro facce davanti a me, quando si era in fila e si aspettava.

    Quando si aspettava cosa?

    Di entrare a colloquio con don Cantini. Mi ricordo quanto tempo stavano e soprattutto le loro facce quando uscivano. Come la mia.

    Abusava di voi in questi colloqui?

    Sì, nel suo studio. Quel maledetto studio dove il prete ci violentava. Ora lo usa il nuovo parroco. Ma come si può continuare a lavorare in un posto simile?

    Quanti anni aveva lei quando gli abusi sono iniziati?

    Dopo la comunione: avevo nove, dieci anni.

    Come ha fatto don Cantini a convincervi a non raccontare tutto ai vostri genitori?

    È stato un lavoro lungo, con noi e anche con le nostre famiglie: si è prima guadagnato la stima dei nostri genitori. Con me faceva così: mi chiamava per darmi lezioni private di catechismo dicendo che ero speciale. Per me e per altre ragazze questo era un onore. Poi ci dava ruoli sempre più importanti, per esempio mi aveva nominata primacoristainchiesa. Nell’ufficio hac ominciato a prendermi sulle ginocchia, poi a chiedermi un bacio sulla guancia. È stata una cosa graduale. Poi ha cominciato a chiuderelaportaachiave. Mi diceva che la Madonna ha partorito Gesù a dodici anni, che faceva tutto quello che il Signore le chiedeva.

    Quindi non era fisicamente violento?

    Lui non ha usato violenza, o almeno io non l’ho riconosciuta come violenza per tanti anni. È ben diverso da uno stupro: è cuocere la tua preda lentissimamente, prenderne via via un pezzetto. Quando mi faceva bere il suo seme, nei rapporti orali completi, diceva che era un atto di comunione incredibile, di quelli che avvenivano solo nel giardino dell’Eden. Era la vera eucarestia, un modo per essere in comunione perfetta con lui.

    Come ha fatto a ribellarsi?

    Mi sono sposata, non l’ho più visto. Da quel momento non faccio più niente se non sono sicura che sia una mia scelta, solo mia.

    Il Papa ha ricevuto alcune delle vittime dei preti pedofili a Malta, vorrebbe incontrarlo ?

    Sì, glielo chiedo qui, ora. M’incontri, mi ascolti, conosca la verità. Sua Santità, faccia chiarezza perché lei si sta dando da fare, ma altri uomini importanti, dentro la sua Chiesa, chiudono gli occhi.



    di Beatrice Borromeo

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    Predefinito Rif: ... pericolo abusi sessuali nel Clero cattolico...

    Alto Adige, rimosso parroco 74enne per abusi su minori

    (Adnkronos) - Alois Kranebitter, sacerdote altoatesino di 74 anni, accusato di pedofilia e per questo allontanato dal vescovo di Bolzano e Bressanone Karl Golser dalle sue funzioni religiose e dal rapporto con minori, non dovrebbe subire alcuna conseguenza penale; infatti i reati da lui stesso confessati sono caduti in prescrizione e nessuna delle parti offese ha avanzato richiesta di risarcimento, forse anche per l'imbarazzo che vicende di questo tipo creano spesso piu' alle vittime che ai persecutori.

    Alois Kranebitter, secondo quello che ha dichiarato Josef Matzneller, vicario generale e responsabile della diocesi di Bolzano, ha iniziato la sua attivita' di molestatore gia' ''alla fine degli anni Sessanta, a Fie', dove in paese se ne parlava in quel periodo'': per questo ci fu un trasferimento del sacerdote, con l'offerta di sottoporlo a cure specifiche; poi divenne parroco a Vizze, dove pure ci furono vittime.

    Infine, l'8 marzo scorso, sul sito della Diocesi ci furono segnalazioni di 4 casi di donne, oggi adulte, moltestate dal prete, quando avevano 6-7 anni. Il sacerdote, chiamato in un confronto, ammise le sue colpe e venne rimosso.

    Chiesa: Alto Adige, rimosso parroco 74enne per abusi su minori compiuti 20 anni fa (2) - Libero-news.it

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  3. #13
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    Predefinito Rif: ... pericolo abusi sessuali nel Clero cattolico...

    Erchie, prete condannato
    per pedofilia a oltre tre anni

    La vittima ha trovato il coraggio di denunciare il prete solo da maggiorenne
    di VINCENZO SPARVIERO

    ERCHIE - Quelle morbose attenzioni riservate al pastorello sono costate decisamente care ad un sacerdote di Nardò che «bazzicava» spesso in provincia di Brindisi, dove peraltro è molto conosciuto anche al di fuori dell’ambiente ecclesiastico. Il religioso è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione per avere in qualche modo abusato di un minorenne di Erchie. Inoltre, i giudici hanno deciso per l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e per il divieto di avere contatti con i ragazzi, anche solo per le lezioni di catechismo.

    Dal canto suo - E. S. F. G., di 62 anni - ha sempre rigettato le accuse. Non sono stati dello stesso avviso i giudici che hanno emesso la sentenza dopo un processo lungo e delicato che si è svolto a porte chiuse. Il sacerdote rispondeva di violenza sessuale su minore e atti osceni. Si era imbattuto in un pastorello che con il suo gregge si aggirava spesso nelle campagne intorno alla stazione ferroviaria di Erchie e - secondo le accuse - non gli avrebbe dato tregua fin dal primo incontro, datato addirittura 2001.
    Un autentico tormento che dopo quasi tre anni aveva indotto il ragazzo a sporgere denuncia contro quell’uomo piuttosto maturo che lo tormentava, senza sapere che fosse addirittura un sacerdote.

    La vicenda - come si diceva - ha inizio una mattina di luglio del 2001, quando la presunta vittima ha poco più di quindici anni. Il sacerdote si sarebbe presentato al cospetto del ragazzo chiedendogli - tra le altre cose - se fosse mai stato con una ragazza o se avesse avuto rapporti sessuali con uomini. E tra una domanda e l’altra gli avrebbe praticamente messo in mano alcune riviste pornografiche che teneva in auto cercando - secondo le accuse - di trascinarlo nella vettura. Il minorenne, però, si sarebbe sottratto alla presa e l’uomo avrebbe battuto in ritirata.

    Sembrava finita lì. Invece era solo l’inizio di una persecuzione continua. Spesso, a quanto pare, l’uomo si sarebbe presentato dinanzi al giovane, e sempre con le medesime intenzioni. Una volta, addirittura, accompagnato da un giovane nero, con il quale si sarebbe intrattenuto in presenza del pastorello, che in quella circostanza sarebbe stato invitato a seguire i due nell’auto.

    Quella costante «presenza» avrebbe indotto il pastore a chiedere il sostegno del padre e in un’occasione il genitore avrebbe inseguito invano il sacerdote, fino a perderne le tracce. Le «visite», a quel punto, si sarebbero diradate, fino alla morte del padre del ragazzo. Alla ripresa delle molestie - mai denunciate alle forze dell’ordine - un altro amico del pastore si sarebbe offerto di tendere una trappola per incastrare il sacerdote. Ma anche in questa circostanza, l’uomo sarebbe riuscito a sottrarsi riuscendo a fare perdere le sue tracce.

    Con la maggiore età, e siamo alle ultime vicende, il pastore ha imboccato la strada della caserma dei carabinieri. A raccogliere la denuncia il maresciallo Roberto Borrello che, sulla base del numero di targa delle due «Seat» usate dallo sconosciuto, è risalito all’intestatario della vettura. Poi, c’è stato anche il riconoscimento fotografico. Infine, è spuntata la «professione» dell’uomo: sacerdote, all’epoca titolare di una parrocchia a Nardò e di una cattedra in una scuola media (nel frattempo è andato in pensione, ndr).
    Sulla base di altre testimonianze e delle indagini condotte dalla stazione di Erchie, ma anche dal Nucleo operativo e radiomobile di Francavilla, il cerchio si è chiuso. E in tribunale i giudici hanno pronunciato la loro prima sentenza. Di condanna.

    La Gazzetta del Mezzogiorno.it | Erchie, prete condannato per pedofilia a oltre tre anni

    ...trattasi di don Enzo Greco, sacerdote di 61 anni di Nardò, parroco a Santa Caterina e titolare di una cattedra in una scuola media...

    "Abusi su pastorello". Condannato don Enzo Greco - Forum di Panorama.it

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    15ENNE ADESCATA IN CHAT
    E VIOLENTATA DA UN PRETE

    di Matilde Andolfo

    Nel suo mondo ovattato fatto di solitudine e computer, una quindicenne napoletana probabilmente credeva di aver trovato un amico. Una persona di cui fidarsi e alla quale, probabilmente, confidarsi. Invece D.M., prete di San Giorgio a Cremano (Comune alle porte del capoluogo partenopeo, noto soprattutto per aver dato i natali all’attore Massimo Trosi), si è rivelato essere il suo aguzzino. L’ennesima storiaccia fatta di abusi ai danni di una minore, studentessa al secondo anno del liceo scientifico.
    Ieri pomeriggio la polizia stradale di via Cinthia (a Napoli) ha sorpreso il sacerdote e la ragazzina in un’area di sosta sulla tangenziale all’altezza di Capodimonte, mentre a bordo della sua auto veniva consumato un rapporto orale. Nell’abitacolo gli agenti hanno rinvenuto anche l’abito talare dell’uomo che, incredibilmente, fino a quel momento aveva taciuto la propria reale identità alla ragazzina. Per mesi, dallo scorso gennaio, il prelato ha corteggiato l’adolescente imbevendola di sogni e di illusioni. Sulla chat internet di Messenger si era presentato come un professore: grazie ad i suoi consigli, piano-piano era riuscito ad insinuarsi nella vita dell’adolescente. Per la ragazza quell’uomo gentile, simpatico, era divenuto un punto di riferimento. Chiusa nella stanzetta della sua casa al Vomero, lontano dallo sguardo di mamma, la 15enne credeva di aver trovato nel finto prof (ma prete autentico) un amico, un fratello maggiore, forse il padre che non aveva accanto (i genitori sono separati). Invece dopo mesi di conversazioni online, è scattata la trappola. La violenza in un afoso pomeriggio: un atto, è il caso di dirlo, consumato alla luce del sole. Mentre migliaia di auto viaggiavano verso il centro, la vettura del sacerdote si è fermata nella piazzola d’emergenza.
    Baci, carezze, effusioni fino alla richiesta di un rapporto proibito. Dinanzi a una scena simile, la polizia non ha avuto dubbi. L’uomo è stato fatto scendere dall’auto e identificato. La ragazzina è stata accompagnata da un’assistente sociale, che ha subito chiesto il monitoraggio dei comportamenti dell’adolescente servendosi anche di una perizia presso la neuropsichiatria infantile. Quindi è stata riaffidata alla madre. Ai servizi sociali ha raccontato i problemi a scuola (è stata rimandata in due materie), la separazione di mamma e papà, le difficoltà a comunicare col mondo, con i suoi coetanei. Piccoli disagi che agli occhi di persone giovani possono sembrare enormi. «Credevo fosse mio amico – ha raccontato tra le lacrime all’assistente sociale -. Non immaginavo fosse un prete». (da Leggo del 6 luglio)

    15ENNE ADESCATA IN CHAT E VIOLENTATA DA UN PRETE - Leggo

    “In amore non essere un mendicante, sii un imperatore. Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade...”

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    Cassazione: condannato sacerdote che faceva prostituire giovani

    La Cassazione ha confermato la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione e 17 mila euro di multa nei confronti di Giuseppe G., un anziano sacerdote che utilizzava l’associazione ‘Arcobaleno’ da lui presieduta per avviare giovani indigenti, tra i quali anche un minore del quale aveva abusato sessualmente, alla prostituzione.

    Senza successo il sacerdote ha contestato la condanna emessa dalla Corte d’appello di Bologna il 18 febbraio 2009, chiedendo almeno la concessione delle circostanze attenuanti dal momento che non aveva precedenti penali.

    Ma la Suprema Corte – con la sentenza 4879 – ha dichiarato “inammissibile” il suo ricorso condannandolo anche a pagare le spese processuali e a versare mille euro alla cassa delle ammende.

    Per i supremi giudici “dagli atti emergono l’assoluta negatività della condotta dell’imputato, il quale ha abusato per lungo tempo della sua posizione all’interno della comunità e della fiducia in lui riposta e il comportamento processuale assolutamente negativo (violazione delle prescrizioni inerenti la misura degli arresti domiciliari, tentativi di contattare i testi)”. Oltre alla testimonianza delle parti offese il quadro accusatorio ha trovato riscontro nelle intercettazioni.

    Cassazione: condannato sacerdote che faceva prostituire giovani

    Cesenatico: sfruttamento della prostituzione, in carcere don Giacomoni



    Le forze dell'ordine hanno bussato alle prime luci dell'alba di mercoledì al convento dove viveva don Giuseppe Giacomoni, il sacerdote 85enne titolare dell'associazione ''Arcobaleno'' arrestato nell'ottobre del 2006 con l'accusa di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Gli agenti hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove il prete dovrà scontare sei anni ed 8 mesi di reclusione così come stabilito dalla Corte d'Appello di Bologna.



    La delicata vicenda, fatta di ricatti sessuali e prestazioni mercenarie in cui è stato coinvolto anche un ragazzino straniero di 14 anni, è scoppiata nell'ottobre del 2006 quando, a finire il manette furono don Giacomoni, presidente e fondatore dell'associazione "Arcobaleno", che accoglieva migranti in difficoltà e minori; Giuseppe Farnedi, 63 anni, noto ristoratore di Cesenatico accusato di abusi sessuali sul 14enne ed il muratore romeno 26enne Dan Joan Cilean, coinvolto, ma in un solo caso, per concorso in sfruttamento della prostituzione.



    L'indagine della Squadra mobile di Forlì, inizialmente coordinata dal pm Alessandra Serra, poi passata al sostituto procuratore Fabio Di Vizio, aveva fatto emergere una realtà inquietante: l'uomo di chiesa, secondo l'inchiesta, gestiva un vero e proprio giro di prostituzione "cedendo" gli ospiti della comunità umanitaria di cui era il gestore (stranieri, persone indigenti e anche un minore), in cambio di denaro. Dan Cilean, considerato il braccio destro di Don Giacomoni, è stato condannato ad un anno e sei mesi di reclusione, mentre Farnedi ha patteggiato due anni di reclusione.

    Cesenatico: sfruttamento della prostituzione, in carcere don Giacomoni

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    Violenza sessuale ai danni di due giovani, prete patteggia


    Un prete molto noto nella Marsica, don Duilio Testa, di 80 anni, ha patteggiato un anno e 40 giorni di reclusione per violenza sessuale nei confronti di due ragazze. La decisione del Giudice del Tribunale di Avezzano, formalizzata nei giorni scorsi, è stata confermata oggi, seppur con comprensibile disagio, da fonti vicine alla Curia Diocesana dei Marsi.

    ll sacerdote da quanto si è saputo sarebbe stato immediatamente sospeso dalle sue funzioni. Don Duilio è conosciuto soprattutto a Trasacco (L'Aquila) dove fu trasferito nel 2004 dall'allora vescovo Lucio Renna, da Castellafiume (L'Aquila), per sostituire padre Emilio, l'unico frate francescano rimasto nella Chiesa della Madonna del Perpetuo soccorso, al centro di una violenta protesta dei fedeli che occuparono il luogo sacro per diversi mesi contro il trasferimento dello stesso frate.

    Secondo l'accusa Testa avrebbe costretto due giovani ragazze del posto a subire le sue avances nella canonica della Chiesa. Le indagini, che si sono protratte per diversi mesi, hanno permesso di accertare, anche con registrazioni, l'effettiva veridicità delle accuse. A seguito dell'avvio del procedimento, il sacerdote, assistito dal suo avvocato di fiducia, ha optato per il patteggiamento.

    Violenza sessuale ai danni di due giovani, prete patteggia / Cronaca / News / Home - il Capoluogo.it, Quotidiano on-line della citta di L'Aquila
    Ultima modifica di Giordi; 11-11-10 alle 10:40

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